Periscopio catalogo issuu

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a cura di Giorgio Di Genova Enzo Le Pera


iorgio Di Genova / Roma 1933

Laureato in Lettere alla Sapienza, dove ha frequentato la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’arte. Ha svolto un’intensa attività di critico su quotidiani (l’Unità, Paese Sera, Mondo Nuovo), settimanali (Nuova Generazione, Vie Nuove) e di saggista. Ha insegnato Storia dell’arte contemporanea nelle Accademie di BBAA di Catania, Napoli, Roma e ha tenuto conferenze sull’arte in Italia ed all’estero. Commissario per il Padiglione italiano alle Biennali di Venezia nel 1984 e nel 2011. Ha curato numerose personali ed antologiche di artisti italiani e stranieri. Dal 1972 ha firmato più di 20 monografie e diversi volumi, tra cui Periplo delle peripezie del cosiddetto Ente autonomo la Biennale (Roma, 1972), Il fantastico erotico (Bologna, 1983); e ha scritto diversi saggi sul Futurismo. Dal 1990 ha pubblicato con la Edizioni Bora di Bologna la monumentale Storia dell’arte italiana del ‘900, per generazioni, in 10 tomi.

nzo Le Pera / Castelsilano (Kr) 1940

Laureato in Legge, ha avuto esperienze come avvocato e come professore nelle scuole pubbliche. Nel 1973 ha fondato la Galleria d’arte Il Triangolo, a cui è subentrato il figlio Giorgio, e ha organizzato e curato, sia nella Galleria, come anche in altre sedi in Italia, 270 mostre personali dei più grandi artisti italiani e stranieri. Commissario del Premio internazionale Limen arte di Vibo Valenzia, per tutte e sette le edizioni, del Premio Sulmona, della BeneBiennale di Benevento e di altri ancora. Ha pubblicato, tra l’altro: Gli artisti della Calabria, e-book, Pellegrini, 2013; Mappa degli esperti d’arte, Le Nuvole, 2006 e successive edizioni in proprio; Enciclopedia dell’Arte di Calabria, Ottocento e Novecento, Rubbettino, 2008; La Calabria e l’arte, Dizionario degli artisti calabresi dell’Ottocento e del Novecento, Gazzetta del Sud, 2005; Arte di Calabria tra Ottocento e Novecento, Rubbettino, 2001.


a cura di

Giorgio Di Genova Enzo Le Pera

nota introduttiva di

Enzo Le Pera testi di

Giorgio Di Genova Maurizio Vitiello


Sommario PROVINCIA di COSENZA

C I T T A’ d i CORIGLIANO CALABRO

Volume a cura di Giorgio Di Genova Enzo Le Pera Commissione critica Giorgio Di Genova Enzo Le Pera Maurizio Vitiello Progetto grafico e impaginazione Fiorentina Giannotta www.fiorentinagiannotta.com fiorentina@fiorentinagiannotta.com con la collaborazione della Galleria d’Arte “Il Triangolo”, Cosenza Si ringraziano gli artisti per aver fornito i testi e provveduto a realizzare le foto delle proprie opere © 2016 Grafiche ROMANO Srl Viale Don Mottola - Cas. Post. 33 89861 TROPEA (VV) Tel.: +39 0963 666424 Fax. +39 0963 666907 www.romanoartigrafiche.it info@romanoartigrafiche.it Misure espresse base x altezza E’ vietata la riproduzione non autorizzata anche se parziale

NOTA INTRODUTTIVA Enzo Le Pera

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TESTI CRITICI Giorgio di Genova L’arte attuale vista con un periscopio espositivo Maurizio Vitiello Incontriamoci a Corigliano Calabro...

ARTISTI

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GRUPPI ARTISTI MADÌ

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G.A.T. Gruppo Astrattismo Totale

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PERFORMANCE

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Nota introduttiva Enzo Le Pera

Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima George Bernard Shaw “Periscopio sull’arte in Italia 2016” credo si possa considerare la continuazione più vasta e articolata di altra rassegna, “Artisti calabresi al Castello”, che si è tenuta nel marzo-maggio del 2015. Allora la mostra si incentrava sugli artisti calabresi inseriti nel volume “Percorsi d’arte in Italia”, curato da me e da Giorgio Di Genova, per l’editore Rubbettino. La presente spazia invece su un panorama artistico più vasto e nasce da una mia idea espressa durante un colloquio all’artista Maria Credidio che si è fatta portavoce e interprete dell’esigenza di continuare a fare arte a Corigliano, chiedendo ai responsabili dell’ “Associazione Culturale White Castle” la disponibilità delle sale per la realizzazione dell’iniziativa. Avuta risposta positiva, come per me di consueto mi sono rivolto al mio amico Giorgio Di Genova per condividere con lui l’impegno della scelta degli artisti e per domandargli anche il testo in catalogo, la cui impaginazione ho voluto fosse realizzata da Fiorentina Giannotta, architetta e pittrice in mostra. Mentre invece all’amico Maurizio Vitiello, che ho altresì coinvolto come giuria tecnica, ho chiesto un breve testo di carattere generale. Infine non ho voluto risparmiare la fatica fisica agli artisti Andrea Biffi e Isidoro Esposito, affidando loro la responsabilità dell’intero allestimento. La rassegna stampa è curata dalle giornaliste Emilia Pisani e Anna Patrizia Pugliese.

Questo l’antefatto della rassegna, che vede la partecipazione di ben 112 artisti nazionali e internazionali e che spero proprio possa avere un prosieguo nel futuro, magari con cadenza annuale e/o biennale. Se l’arte è immortale, e se certamente rappresenta la più nobile espressione dell’uomo, nelle sale del Castello abbiamo la plastica rappresentazione di questo assunto; dipinti sculture istallazioni performance fotografie sono a disposizione dell’occhio del visitatore per confortarlo nel diuturno cammino della vita e per curargli lo spirito. L’arte non ha un solo colore e non conosce una sola lingua; in questa molteplicità si annida la sua forza e la sua valenza in grado di affratellare uomini di diversa estrazione, di diverse culture, di diversa umanità.

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L’arte attuale vista con un periscopio espositivo Giorgio Di Genova

La produzione artistica in atto in Italia è un mare magnum sterminato. Fare emergere dal tale mare magnum un periscopio, girandolo a 360°, permette di osservare molte situazioni espressive. Non tutte ovviamente, perché è impossibile farlo in una sola ricognizione. Tuttavia il risultato di una sola ricognizione, come la presente, può benissimo restituire sia la temperie del momento che l’idea della dialettica ricchezza delle inflessioni espressive e tecniche attuali, che è poi lo scopo di questa rassegna di Corigliano. Da decenni l’arte contemporanea è in continuo fermento e fermentazione. Il già raggiunto viene costantemente modificato, quando non addirittura arricchito di impreviste soluzioni, che ora utilizzano quanto già consolidato tecnicamente ed ora lo contrastano, non di rado estremizzando le conquiste del secolo scorso, che, come ho avuto modo di sottolineare in più occasioni, sono il superamento della verosimiglianza, l’aver ricondotto al proprio sema ontologico gli strumenti del comunicare (segno, materia cromatica, gesto), restituendo in taluni casi ruolo di protagonismo a ciascuno e l’aver affidato valore comunicativo ai supporti ed ai materiali utilizzati, proseguendo gli azzardi di quell’onnivoracità che ha caratterizzato dal 1912, cioè dopo la pubblicazione del Manifesto tecnico della scultura futurista di Boccioni, l’arte contemporanea. Tale onnivoracità, ovviamente, è presente anche in questa rassegna, nella quale convivono tradizione quali pittura iconica e disegno, ed innovazione, documentata in vari lavori da quelli polimaterici a quelli sperimentali, passando per le espressioni aniconiche sia del versante geometrico (pure posteuclideo) sia informale, per i connubi più disparati di pittura e scrittura, o segnaletica, di pittura e scultura, nonché di iconismo

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e aniconismo, senza trascurare le opzioni plastiche, iterative, simboliche ed altro fino alle foto, alle stampe su tela, alle installazioni e alla performance. Penso che sia opportuno partire dal disegno che alla fine del Trecento Cennino Cennini nel suo Trattato della pittura definiva “fondamento dell’arte”. A suo modo Nicola De Luca combina tradizione e innovazione nel suo accurato ritratto femminile a grafite su cotone, come in certa misura fa anche Alessio Serpetti disegnando, anziché su carta, su cartone oro con grafite e carboncino I custodi dell’arcano regno dei sogni, tutt’altro volto femminile rispetto quello di De Luca che ci fissa silente, appunto come icona del Silenzio. Quanto è naturalista De Luca altrettanto è visionario Serpetti, il quale circonda la scapigliata donna di tronchi, formati da serrate fronde, contenenti affioramenti di nudi femminili e terminanti, secondo l’illogicità dei sogni, in cime di pilastri sulle cui cime si elevano una fiamma ed un serpente, a mo’ di controcanto dei frastagliati filamenti del cielo con lo spicchio di luna. Quanto sia fondamentale il disegno lo si può constatare nelle opere di quegli artisti di temperamento grafico, come Alessio Cignetti, Andrea Granchi, Mario Molinari, Salvatore Oppido e Giovanni Trimani, ognuno dei quali declina in modi personali tale predisposizione, il primo per fare il “ritratto” di un millenario ulivo, il secondo per mettere in scena all’interno del sipario del mantello del suo alter ego una battaglia ariostesca extra moenia di un castello assediato, il terzo per schierare con la sua consueta ironia, in tal caso con sottinteso calcistico, cinque “palleggiatori”, il penultimo per esaltare su tessuto la sua ottica incisoria affidata alla Digital art,

mentre l’ultimo lo fa contornando con bordi vistosi le immagini. Ad essi va aggiunto Mimmo Emanuele, il quale fa risaltare il disegno del busto della giovinetta per contrasto con le cromie del fondo su cui volano gli aquiloni, che è l’esatto contrario di quanto fa Luciana Mascia, la quale disegna in azzurro col pennello il dietro di un nudo femminile sospeso su una confusa, come i suoi ricordi, scena, ottenuta con detriti di gesso, colle e tempere sgretolate. Va senz’altro inserita nel drappello dei temperamenti grafici Fiorentina Giannotta, artista irresistibilmente attratta dall’opzione decorativa, per la quale ama immergere tra le modulazioni di colore e disegno appunto i suoi personaggi, com’è nella fattispecie J. Corey calato nei giardini fioriti della sua immaginazione. Volendo, potremmo accomunare, nonostante i suoi gai accenti multicolori, anche il neofuturista Antonio Fiore, il quale crea le dinamiche movimentazioni dei suoi scenari cosmici appunto con i contorni disegnati delle singole forme. Il dinamismo è dominante anche nell’acrilico di Giuseppe Mele, il quale, immergendosi in fondali marini, si contrappone al pittore di Segni sia per climax che per ambientazione della scena. Di spiccato temperamento grafico è anche Renato Tagliabue, come sta ad attestare la scattante Nike di Samotracia da lui elaborata con pastelli e acrilici su un fondo ottenuto con tecnica digitale. Nelle opere sin qui osservate si alternano iconismo e geometrismo, due filoni che attraversano come vene la presente rassegna. Mentre i pennelli di Giovanni Federico e Graziella Paolini Parlagreco competono con l’ottica fotografica, e più il primo nel suo nudo avvolto nel panno che copre il capo (inconscia eco di Magritte?), ma lascia scoperto un seno, Gelsomina

Rasetta diluisce in pittoricismo tale ottica. Più complessi sono i discorsi di Rosario Tortorella e di Nicola Romilio. Il primo dipinge con gran perizia una dettagliata scena visionaria, in cui partendo dall’uovo rappresenta in sintesi la sua idea di filogenesi della vita; il secondo ricorre ad una summa di giustapposizioni, in cui combina una natura morta e la citazione del più noto dipinto di Pelizza da Volpedo, spezzandone la “fiumana” con scene di violenta protesta e fiamme, allusive della contestazione dell’ottobre 2011 a Roma. E, se nella sua semplificazione dell’immagine Grazia Savelli nel suo taglio cinematografico ricorre al materismo, Nuccio Schepis s’ispira alla Transavanguardia nella sua coppia di teste che ricordano non poco Paladino. Simili oscillazioni incontriamo nei paesaggi. All’oggettiva resa pittorica immersa nel tonalismo romano del Portale di San Sebastiano sulla via Appia della romana Rita Mazza ed all’en plein air di un angolo del paesaggio della natia Calabria di Luciano Tigani fanno da controcanto la freschezza dell’acquarello della veduta di Scilla di Anna Kap e il pittoricistico Vesuvio di Carlo Cottone, che sembra preparare il terreno al “fauvismo” di Salvatore Marsilio. Se la scena urbana di Antonio D’Amico e la scena primordiale di Ernestina Zavarella declinano il lessico informale con soluzioni diverse, con effetti cupi ottenuti da combustioni da D’Amico ed addirittura colature dalla Zavarella, a se stante è l’agglomerazione dei cromatici frammenti paesistici di Tina Saletnich. Per quanto attiene al lessico informale, esso in questa indagine costituisce il filone più cospicuo e ricco di inflessioni, che vanno dal materismo al gestualismo segnico, dal tachisme al lirismo con scansioni iterative

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e puntate nel monocromo. A queste ultime appartengono le stesure orizzontali in rosso di Dario Solidoro, a cui si contrappongono le multicolori materiche segmentazioni giustapposte di Francesco Guidoni, ma anche le rosa e bianche verticali stesure a spatola che intonacano la parete di Mimmo Sancineto, ben diversa dalla composizione a zone cromatiche che Massimiliano Ferragina estrae dal fondo nero, nel cui cangiantismo, volendo, si può cogliere un afflato lirico, del tutto antitetico a quello che Roberto Tigelli ottiene con l’estrema spremitura delle evaporazioni delle sue interiorizzazioni di Michelangelo. Altra spremitura è l’azzurro della forma che il pennello di Fabio Nicotera leviga ottenendo effetti di sussurrata plasticità, altrimenti allusa nelle curve forme più materiche dell’abbraccio realizzato da Claudia Passaglia. Tutt’altri effetti ottiene Gino Berardi con la sua pittura frantumata dalla nervosa concitazione gestuale e segnica, concitazione che sta alla base della pirotecnica esplosione dei coriandoli cromatici di Nicola Pica. Al contrario di loro Sonia Babini controlla i suoi frammentari ricordi, facendone un mazzo, come si fa con i fiori, mentre Rosy Daniello dissemina su un virtuale mare le sue barchette di carta a mo’ di svolazzo ben più movimentato delle svirgolature con cui Paride Bianco contrassegna le dinamiche della sua percezione dei colori. In più di una di queste ultime opere si intravede in filigrana un riferimento a qualcosa di concreto, qua a barchette di carta, là a un gallo tra le vele, altrove il riferimento è allusivo, com’è nella rugosa nascita dell’Aurora della spagnola Victoria Villar, o ancora più indirettamente, ma concretamente, nell’Istrice di Natale Saccoliti, il quale infilza con sottili aculei,

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reificazione dei suoi segni tracciati all’interno della forma quadrangolare. Con questo lavoro si fa un passo, ancor timido, verso le opere oggettuali e polimateriche, che comprendono le corde che legano la tela con le rosse impronte di mani della drammatica opera di Daniela Loi, gli elementi vegetali e la velina su carta del composito, quanto raffinato nelle tessiture, lavoro di Stefano Catalini, l’argilla, il gesso con cui Ernesto Spina costruisce le due affrontate teste di mostruosi rettili che si sfidano sul fondo blu della tavola, la tonda agglomerazione di pezzi di legno, sorta di pianeta da Vittorio Dimastrogiovanni sospeso nel cielo della pittura sopra ai bianchi minuscoli pesce e chiocciola. Forme tonde sono anche Memoria tiepida n. 7, costruita da Margherita Levo Rosenberg con serrato accorpamento di frammenti di pellicole radiografiche, acetato ed altro, Il centro è il Sacro della coppia Oronzo Liuzzi e Rossana Bucci, i quali hanno illuminato con led il legno elaborato con collage, interventi in acrilico e fogli metallici. Se Adamo Modesto costruisce con cartoncini colorati le sue suggestive sculture e i suoi bassorilievi, come il presente 507p-3a015 su cartone, Walter Necci in cartone realizza una sorta di cornice irregolare con cui inquadra la rete di nastri, che in questo caso prendono il posto delle usuali catene, e Mario Vitale, sovrapponendo a cartoni ondulati sagome ritagliate e dipinte, dà vita ad affollate scene di profili umani e di animali, mentre il bolognese Vittorio Guarnieri da decenni ha eletto il polietere a supporto-opera, su cui crea con interventi a pettinatura metamorfiche ritmiche frastagliate, talora bine e contrapposte. Senza la lezione dell’Informale non credo sarebbero stati possibili molti discorsi, tra cui quello relativo alle criptiche sagome dipinte

da Andrea Biffi. Il fatto che l’artista celi le sembianze in modo pressoché totale (senza il suo commento nessuno avrebbe potuto individuare le modulate morfologie né tanto meno decifrare l’acronimo T.S.B.) potrebbe dipendere dai risvolti autobiografici dell’opera, tradotto in rebus per pudore. E’ tipico del simbolico dire e nel contempo non dire. Infatti il simbolo è formato da una parte irrazionale e da una razionale. Ed a questo “velo” Biffi è ricorso nella sua opera. Per altri aspetti simbolica è anche la mano destra dipinta sotto la luna piena da Gianni Celano Giannici e dotata di un titolo che è un’avvertenza, Mr. De La Palisse n’était pas ma main droite, riecheggiante il Ceci n’est pas une pipe da Magritte ideato con tutt’altri significati. Celano Giannicci gioca sul significato ovvio derivato da una canzoncina che i soldati cantavano dopo la morte di Jacques Chabanne, signore di La Palice, per ironizzare circa il tema dell’identità individuale e non solo. Senza la lezione dell’Informale non sarebbe stato possibile neanche ideare il discorso di Maria Pia Daidone, che ha spostato le strips narrative del passato in iterazioni di dorati morfemi rettangolari contornati da rette a reticolato, dietro cui compaiono appunto gli ori. Pure Lucia Buono, altra artista di afflato decorativo, a suo modo è iterativa. Da barese ella compone le sue trame pointillistes, ispirandosi ai mosaici delle pavimentazioni delle chiese San Nicola a Myra e a Bari. Sulla scorta di tali modelli crea una sorta di pittura “musiva” di motivi armonici, da lei stessa attribuiti a un “lirismo panico” e derivati da una personale “lievitazione emozionale”. Contraltare di tali soluzioni è la pittura di derivazione disneyana di Edoardo Stramacchia. Egli ritaglia strisce di fumetti di Topolino o Paperino e, dopo averle incollate sul supporto, interviene con cancellazioni e aggiunte di colore in

modo da formare come per affioramento i personaggi disneyani, talora marcati con una linea nera e qui disseminati nello spazio per metafora della diaspora delle popolazioni mediorientali in atto da anni. Più sereni sono i motivi che affiorano dalla particolare tecnica utilizzata da Monica Melani. Ella fa gocciolare aniline su uno strato di acqua contornato da “sponde” di panno, poi con una sorta di decalcomania affidata ai panni intrisi di colore ricava su una superficie piana motivi che echeggiano immagini che ella con appositi interventi aiuta a meglio definirsi. I motivi parasomatici di Realtà parallele ne sono un esempio, ricomplicato dalle sovrapposizioni. Alla base dei lavori della Daidone, Melani e Stramacchia più manifestamente si esplicita un aspetto tipico del fare arte: quello della coazione a ripetere, a cui si deve lo stile di ciascun artista e, di conseguenza, la sua riconoscibilità. La coazione a ripetere, tuttavia, talora è piuttosto criptica, per cui non si nota. Ma altre volte è più visibilmente dichiarata, come nel caso di Luciano Puzzo, il quale affida alla scritta NO, stagliato all’interno della sua pittura con sommessi echi visivi, il suo dissenso generalizzato alle guerre, al malaffare, alle ingiustizie, ecc. nel mondo d’oggi, talvolta riferito più specificamente al momento esistenziale con l’aggiunta di NOW. La scrittura, del resto, entra nell’ambito dell’opera sia per ribadirne il tema, come fa Maria Romeo nell’Overlap Adom/Moda, distribuendo asimmetricamente le lettere sul volto di una avvenente donna per scompaginare semanticamente il significato corrente di una malia, appunto la moda, che è sempre un affaire commerciale, che comprende profumi, riviste femminili ed altro. Copertine di riviste femminili ritroviamo anche sul virtuale tavolo di Mariannita

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Zanzucchi, metafora di un momento della quotidianità, dichiarata dalla scritta Storie di ordinaria amministrazione, in concreto rafforzata dal gesto neodadaista dell’applicazione di oggetti reali (collana, occhiali, forbici), ciascuno direttamente riferiti ad un uso relativo ai tre assemblages collagistici. Una A spicca tra le caotiche scritte sui ritagli di lattine che il nisseno Franco Spena ha applicato su cartavenezia a mo’ di illustrazione delle sovrastanti righe del “testo” da lui stilato con la medesima tecnica. Infatti da anni Spena realizza suggestive opere con ritagli di lattine, sempre corredate da scritte. Ed è forse per questa ragione che egli considera libro l’insieme della sua produzione, da cui ha estrapolato la presente pagina. Altri aspetti della coazione a ripetere sono presenti nell’opera segnaletica di Giulio Calandro, ma con variazioni evidenti nella diversità, che va da quelle sagomate a quelle dipinte ed ancora delle prime e del pennello, che accentuano visivamente la tridimensionalità dell’opera. Se la mano che dipinge vuole ribadire che si tratta di un’opera d’arte, la direzione delle frecce verso l’alto simboleggia l’elevazione fattuale e spirituale del fare arte. Un reale cartello segnaletico autostradale, nella fattispecie quello di pericolo, ma con il punto esclamativo formato significativamente da un pugnale, spicca nell’opera di Roberta Buttini, Essendo collocato al centro del ventaglio si fa matrice di simboliche immagini riferite a diversi luoghi del mondo, alle loro culture, amplificando il significato simbolico dell’opera, con cui l’artista intende esprimere i suoi timori circa i pericoli dell’attuale mondializzazione, che in nome di interessi commerciali, genera conflitti bellici, simboleggiati dalle bandiere stracciate, insidia l’ecosistema naturale,

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compresa la genetica. Con il fortemente segnico discorso di Barbara Giacopello, la quale fa danzare sulla superficie con ritmiche studiate, ma nient’affatto prevedibili, curvilinei morfemi neri e rossi, condensazioni ci avviciniamo al versante aniconico, che con l’evidente ratio morfogenetica personale dell’artista rasenta il geometrico. Nel territorio dell’aniconismo geometrico invece coabitano alcuni artisti, con inflessioni più o meno euclidee, più o meno rigorose. Tra tutti il più rigoroso fino a rasentare un’assolutezza geometrica è il dialogo con lo spazio della scultura di Caterina Arcuri. Ella sembra aver visitato il mondo delle idee, dove anche le forme geometriche sono modelli di purezza e dove governa l’ordo spaziale. Nelle sue opere le forme quadrate, le forme rettangolari, le forme sferiche, le forme ovali si accostano, sovrappongono, si distribuiscono nello spazio, esaltando la reciproca purezza, che spesso per l’utilizzo di superfici di acciaio inox si moltiplica nelle riflessioni per lo più immanenti. Diversa è la purezza pittoplastica di Renzo Eusebi, il quale sistemando sul supporto in andamenti diagonali, anche contrapposti, forme rettangolari di tavole dipinte con colori primari, nero e bianco crea suggestive composizioni, che, pur contraddicendo la fissità mondrianesca con interiori dinamiche, mantengono memorie del Neoplasticismo. Più movimentate sono le composizioni di forme geometriche e orientate diversamente da Miryam Risola inserite nei sei quadrati di differente colore. Ella giustamente definisce Patchwork quest’opera che gioca sulle aperture e la diversa disposizione degli elementi. Con Francesco Varlotta siamo agli antipodi di questa ottica. Infatti il suo Analogico notturno sul mare, evidentemente ispirato da Ostia, in cui egli risiede, è di una robusta

compattezza degli elementi geometrici, che simboleggiano la luna e una finestra ed un interno (il suo studio) ed un esterno: i lampioni illuminati del lungomare (la curva con i bianchi digradanti cerchi) ed il mare (l’azzurro sotto di essa). Del tutto diversamente risolve i riferimenti ai paesaggi urbani Paolo Viterbini, il quale li geometrizza attraverso una pittura stenografica di puntini e linee disposti in ordinate ritmiche in modo da creare geometriche topografie di tali luoghi visti dall’alto di indubbia originalità linguistica. Mario La Carrubba, invece, rende atmosferici gli elementi geometrici che levitano nelle sue vedute, in cui cerca di condensare i quattro elementi di natura con un afflato lirico governato da una costante lucidità esecutiva e formale. L’abruzzese Rena Saluppo s’ispira ai corpi nella città per le sue simboliche astrazioni. Per tale motivo predominanti sono nelle sue composizioni le linee curve che creano sinfonie di modulazioni e di teneri cromatismi dai dinamici intrecci. Intrecci di linee curve e colori variati incontriamo anche in Fabiola Di Tella. Ella tuttavia non spazia liberamente sulla superficie, come fa la Saluppo, bensì tende a mantenere un centro da cui s’irradiano le compenetrazioni di morfologie curve, per di più contenenti colori non stesi compattamente. Una geometria “altra” è quella a cui si ispira, nonché pratica, il Madì, movimento internazionale che prende il nome dalle sillabe iniziali di Materialismo Dialettico. Nato in Argentina con a capo Arden Quin, il quale l’ha esportato in Francia, mantenendo la normativa i cui dettati erano la complanarità, la assoluta liberazione da ogni riferimento con la realtà e dalla cornice, la vivacità cromatica e la gioiosità delle opere realizzate in diversi materiali.

Il Madì è stato introdotto in Italia dal 1991 per merito del compianto Salvador Presta. Da allora è stato abbracciato da numerosi artisti, otto dei quali sono qui presenti. Tra essi il palermitano, ma lombardo d’adozione, Piergiorgio Zangara e la napoletana Marta Pilone utilizzano il plexiglass, il primo per creare opere a parete e sculture coloratissime con connubi di forme circolari e rettilinee sempre diversi e nuovi; la seconda dai cerchi a nastro inseriti ciascuno nell’altro ha tagliato sezioni di nastri curvi, per ottenere una sorta di spaziali parentesi aperte, che abbina avvitandoli al centro per mantenere la praticabilità di farli ruotare come le opere precedenti. Anche la sua conterranea Carmen Novaco, ultima adepta del Madì, si serve del plexiglass, ma combinandolo con acciaio e alluminio, con cui crea dinamiche agglomerazioni essenziali nelle forme e nei colori. Il milanese Reale Frangi ed il napoletano Aldo Fulchignoni, invece, prediligono il legno, che sagomano in modi molto diversi, Frangi per realizzare opere a parete, in cui la tridimensionalità è ottenuta percettivamente in virtù dell’accostamento dei tagli diagonali dei bordi, studiato al fine di creare col concorso delle stesure ad acrilico un angolo, com’è nel suo Due spazi opposti (paralleli); Fulchignoni, al contrario, per costruire con quattro ¾ di cerchi, due bianchi e due neri una scultura giocata sulle contrapposte positure vieppiù ribadite da rette invisibili che si prolungano oltre le curve, come raggi tronchi, facendo da controcanto alle rette visibili. Collaterale all’utilizzo del legno è il multistrato con cui il lombardo Gianfranco Nicolato per sovrapposizione di vari elementi, contraddistinti da colori e forme, incorpora una serpentina gialla tra le superfici azzurre. Come la Pilone, anch’egli offre la possibilità al fruitore di intervenire manualmente per modificare l’opera. Le striate opere del

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lombardo Giuseppe Minoretti sono su tela, ma la loro anima è di legno. Sagomate con tre morfologie simili ma diverse, anche per quanto riguarda gli angoli del lato superiore e di quello inferiore, le superfici vengono differenziate dalle spaziature, dalle interruzioni e dagli sbalzi delle rette tirate in rosso e azzurro fino a distinguere cinque effetti di vibrazioni visive omologhe e diverse. Infine col pugliese Franco Cortese è il ferro a fare da supporto per la pittura. La sua nero-verde Struttura con linea verde è di un equilibrio assoluto, ancorché le forme a triangoli isosceli siano lievemente sbalzate rispetto alla verticale “linea” verde centrale che li sorregge, a conferma dell’accurata sottigliezza ideativa e perfezione esecutiva tipica di Cortese. Per il campano trio del Gruppo Astrattismo Totale (GAT), formato dai pressoché coetanei Mario Lanzione, Giuseppe Cotroneo e Antonio Salzano, non si può individuare un unico “credo” come quello dei madisti. Al di là del più generico astrattismo, ciascuno procede per sentieri differenti. Lanzione, sempre attratto dalle trasparenze determinate dalla luce, al punto da talora sostituire alle classiche velature di colore la carta velina, è più propenso a superare la geometria per effetti liberi sulla scia dell’Informale, che gli permette di realizzare le sue Lacerazioni. Cotroneo, che è approdato alla pittura dopo una cospicua produzione di sculture in terracotta, sulla scorta di essa è giunto a sublimare il materismo in una serie di segni e aculei in ferro, in intrecci e contrapposizioni spaziali di varie ritmiche spaziali, talora contrastate, poi tradotti in ispida, per così dire, energia pittorica, di cui un esempio è Segni, contro segni nello spazio qui proposto. Salzano è giunto, dopo un radicale processo di stilizzazione, a composizioni di chiara

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impronta euclidea, supportata da vivaci cromie, che da qualche tempo limita a rettangoli inseriti in monocromatici fondi bui, che ne accentuano la luminosità. Alcuni artisti si distinguono da tutti gli altri in quanto declinano assieme due opzioni espressive diverse, come con pregnanza espressiva fa Maria Camilla Pallavicini, immergendo in una pittura movimentata da ribollimenti di coaguli, filamenti segnici, crepe, macchie di palese derivazione informale, figure geometriche, la cui forma viene così fortemente insidiata, ma non obnubilate come invece accade nella digital art su tavola Vele a mare di Gustavo Pozzo, il quale travolge le accorpate forme geometriche in tempestose folate di colore omologo. In altri casi a venire coniugate sono le opzioni iconiche ed aniconiche. Ora piuttosto elementarmente fa Maurizio Diana in Orizzonti n. 74, in cui, ponendo la foto di un uomo e una donna su rosso “orizzonte” con colature, le fa inghiottire dalla tenue luce di un tramonto simile a una velatura, che è la trasposizione degli effetti che egli ottiene in altri lavori a olio e collage su plexiglass con una luce dietro. Alessandro Maio coniuga due cornici di scorcio con trasparenti forme ectoplasmatiche, una delle quali occhiuta, i cui intrecci sinuosi entrano in collisione visiva con le limpide geometrie delle cornici. Altra cornice, ma di diverso disegno, è quella aggettante al centro del dipinto La Piazza dei Miracoli di Edoardo Pisano, avvezzo a dipingere porte, la quale entra fisicamente in contrasto con lo sfondo su cui s’intravvedono la Torre pendente e il Duomo di Pisa. Più complessa e articolata è la summa in 9 riquadri delle contaminazioni linguistiche di Natino Chirico. In essa l’artista calabrese mette assieme lavori d’impianto informale e di strutture geometriche, soluzioni aniconiche

con moltiplicazioni iconiche, una delle quali citazione del famoso Tuffatore della omonima Tomba di Paestum. Dal suo canto Rossana Bucci ricopre la parte destra di una parete dipinta secondo i criteri dell’Informale con decine di foto di famiglia affastellate a significare un forte grumo di memorie. Pur non essendo fatte da lei, queste fotografie involontariamente introducono il discorso sulla fotografia d’autore. Su tutte s’impone la vezzosa ragazza vistosamente, quanto eccessivamente, mascherata fotografata nel corso della manifestazione Comics & Games di Lucca da Valter Sambucini, il quale ancora una volta attesta la sua curiosità per taluni aspetti della società attuale, come ha fatto nella cospicua serie delle foto sui tatuaggi. Senza dubbio la Cosplayer da lui ritratta deve essere stata la più imprevedibilmente mascherata (e stavo per scrivere addobbata). Ed è ciò che egli ha voluto bloccare con il suo consueto limpido scatto fotografico. Altro documento, nient’affatto ludico, è lo scatto con cui Gaetano Gianzi ha inteso documentare per futura memoria l’arrivo recente di una nave di Migrantes nel porto della natia Corigliano Calabro. Il taglio dell’inquadratura ha in primo piano la folla di migranti che aspetta di poter sbarcare dalla nave che li ha salvati. Anche Lucia Paese è intervenuta su foto digitale con acrilici e addirittura stucco per ottenere quella sorta di ossimoro fotografico che è l’impasto voluto per raffigurare La dimora degli spiriti. Diverso è l’intervento di manipolazione che Franco Gordano attua sulla foto digitale per ottenere una visione notturna, pressoché simile ad un negativo fotografico. Torniamo al positivo con la scena di una installazione di Anna Romanello, ma, avendo alle spalle una cospicua produzione calcografica con forti tendenze pittoriche,

ella non può fare a meno di intervenire sulla foto con xilografia e non solo, arricchendo in tal modo pittoricamente la staticità dell’immagine fotografica. Questi ultimi lavori appartengono al versante delle nuove sperimentazioni, al quale va ascritta anche la scena di un’installazione stampata su tela da Angela Marchionni, la quale non manca di fare interventi pittorici in azzurro sulla parete, quasi a voler arricchire parzialmente lo statuto fotografico dell’opera. Naturalmente in questa rassegna non mancano installazioni vere e proprie con il corollario di una performance. L’installazione di Maria Pia Campagna è un personale inno al mare, di cui ella ci offre 9 rettangoli di variazioni regolarmente distribuite all’interno di una complessa struttura in alluminio ricca di pieghe nei bordi e di rilievi all’interno. Più impositiva è la lignea finestra dipinta in bianco con un’anta, che quando si apre mostra una foto a figura intera di Duchamp nel 1948 messo all’angolo da Irvin Penn, scelta da Angela Consoli. Sotto di essa l’artista ha scritto “Padre nostro” a significare quanto ella, come artista concettuale ed altro, deve al grande dadaista, ma con una sottile ironia per il sottinteso richiamo della preghiera dei cristiani. Cum spes è la scritta che compare (sic!) ai lati del legno dell’installazione di Maria La Mura, la quale lo arricchisce di circolari “segni” materici in ceramica e filo zincato, i più piccoli dei quali appaiono come fiorellini. E’ una opera semplice appartenente alle ricerche sperimentali dell’artista campana. Volendo, potremmo accostare al versante delle installazioni anche il circolare affresco Incastro temporale di Alfredo Pino. Alquanto composita, la terracotta rappresenta un orologio attraversato da un’ampia frattura che lo divide in due parti,

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su cui sono affrescate immagini e motivi ricavati dall’antichità classica, circondati da numeri romani indicativi del tempo che passa inesorabilmente, nonostante tutto. Molto suggestiva l’installazione di Vito Sardano, il quale, dopo una lunga esperienza di riciclo artistico degli oggetti industriali usati nel suo lavoro, con cui realizzava composizioni di grande originalità, è giunto ad una lievitazione del loro utilizzo estetico, giungendo a realizzare straordinarie aggregazioni in una continua conquista dello spazio che gli ha permesso installazioni (anche ambientali) di inattese quanto attraenti metamorfosi, tra cui Neutroni in difficoltà è un esempio soprattutto per l’elemento sul pavimento molto simile ad una torta. La performance ispirata dai miti di Eco e Narciso ideata da Maria Credidio, in cui protagonista è la danzatrice Carla De Bellis, è documentata nei suoi momenti con una serie di scatti fotografici in all over azzurro, che creano un’atmosfera fortemente intrisa di mistero, del tutto opposta a quanto fa Giulio De Mitri. Infatti il lavoro della Credidio comprende suoni, voce recitante e danza, in sintesi è teatrale, ed i giochi di luce e ombre dello spettacolo contribuiscono non poco a coinvolgere il fruitore, ancorché manchi nel presente caso la partecipazione fisica.

Last but not least resta la scultura. Curiosamente ben tre sono gli scultori che usano il legno. Tra essi il lucano Donato Linzalata presenta un legno di cerro patinato, che chiude la sua verticalità, dovuta al fatto che egli lavora sempre su tronchi, con un elemento orizzontale, stilizzazione di un contenitore per pane. Infatti le stilizzate forme lignee di Linzalata sono sempre allusive a forme antropomorfe, in genere femminili, come La portatrice

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di pane qui presente. Anche la scultura in legno di castagno di Angelo Barillari è una orizzontale e filiforme figura femminile, ma a differenza di quelle dello scultore lucano, in cui le forme vengono alluse in motivi astratti, Barillari mantiene la struttura somatica, ancorché stilizzata, del femminile, magari aggiungendoci qualcosa di “altro”, come fa in questo caso per completare l’idea della Donna candela. Verticale è anche il legno dipinto di Isidoro Esposito, il quale non solo squarcia per tutta la sua lunghezza la scultura per metterne a vista le viscere dipinte di azzurro e contenente organi genitali, ma anche un uovo vero (a differenza di Tortorella), aggiungendo ai piedi di essa una grande quantità di altre uova vere, trasformando in tal modo l’insieme in pregnante opera ambientale. Di tutt’altro registro è il gesso a patinatura finto metallo di Luigi Marazzi, che ha modellato un grande braccio con un apprensivo uomo collocato sulla mano poggiata a terra per rappresentare il suo discorso sul rapporto tra l’uomo e la divinità e sulla necessità dell’uomo di essere protetto. Ben diverso è discorso del salentino Salvatore Sava, il quale da anni è ispirato dalla natura. In questo caso egli ha realizzato una sorta di siepe fiorita con steli di ferro e fiori di pietra, naturalmente smaltata in verde. Sava si distingue per il suo linguaggio plastico che va molto oltre quelli della scultura tradizionale, appunto per la personale concezione della natura, che poco tempo addietro gli ha fatto addirittura creare opere sonore simili alla presente, che come questa erano inserite tra la vegetazione spontanea. Dalla natura prende spunto anche Salvatore Spedicato, il quale ha sempre tenuto presente la natura nelle sue sculture, anche le più astratte. Non è difficile individuare un fogliame nei ritmi del modulo iterato a creare calibrati ritmi visivi. Tra tale

stilizzatissimo fogliame in ferro dipinto Spedicato ha inserito un uccello “disegnato” in fil ferro a ribadimento del suo contatto con la natura. Anche Franco Paletta per dare loro luminosità dipinge le sue sculture in nastri di acciaio. Egli definisce tali opere Corpi vuoti, a cui appartiene quella qui inviata, la quale a differenza di altre simili affida i suoi effetti cangianti al solo azzurro. Non si poteva concludere la presente rassegna in miglior modo che con il rodigino Morgan Zangrandi. Infatti la sua opera è un invito a riconsiderare il nostro presente come archeologia del futuro. In altri termini egli mette in una teca i reperti arrugginiti del presente e lo fa con un’eleganza ed un rigore che potrebbe far invidia ai direttori dei nostri musei. La sua opera si pone come ottimo sigillo alla presente traversata della produzione artistica attuale della cui dialettica pluralità dei discorsi si è reso in quest’occasione un minimo spaccato.

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Incontriamoci a Corigliano Calabro… Maurizio Vitiello

Scrivo prima di conoscere il numero delle partecipazioni degli artisti e delle artiste di tutt’Italia, ma so che operatori e operatrici si sono dati convegno, per incontrarsi al Castello Ducale di Corigliano Calabro, fortezza risalente all’XI secolo, prestigiosa location di interesse storico-artistico, fra i castelli più belli e meglio conservati esistenti nell’Italia meridionale, che sorge sul colle Serratore, a dominare la città e la piana di Sibari. Si avverte la voglia, quasi la necessità d’incontrarsi per parlare d’arte, per discutere d’arte, per comprendere il futuro dell’arte, ma anche, e lo scrivo con franchezza, di mettersi in discussione, di confrontarsi, di assicurarsi una posizione di merito. Insomma, si ha voglia d’incontrarsi in giro per la bell’ Italia, che merita di essere vista, visitata, vissuta e la Calabria, come tutte le altre regioni italiane, merita di essere attraversata dall’arte contemporanea e dai suoi autori bravi e dalla sue autrici significative. Pittori, scultori, designers, fotografi, grafici, che sono in Calabria convenuti con opere di diversa declinazione linguistica, si propongono, senza mezzi termini, con facciale presenza e ciò fa pensare che si ha voglia di un confronto chiaro e aperto, senza problematiche sottese o inespresse. Il lusso dell’incontro e la consistenza dello scontro motivano presenze di rispetto. L’importante, per chi opera nel mondo delle arti visive, è profilare nei nuovi segmenti interpretativi presentati centralità di ricerca e d’indagine. Il linguaggio dell’arte si sviluppa con uno studio attento della sua semantica. L’arte vive d’arte, l’arte sviluppa l’arte, la coscienza del sé artistico riesce ad alimentare i tracciati di nuove condizioni analitiche e riuscire a programmare una nuova frontiera visiva dipende, non soltanto, ma anche, da un concorso di attenzioni e di molteplicità di visioni.

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Ho conosciuto artisti e artiste che dal figurativo simbolico e/o sul terreno delle radici etno sono passati a consegne astratte, da visioni romantiche sono passati ad acuminate soglie astratte, da plurime e parallele implementazioni linguistiche hanno ristretto il campo indagato in osservazioni segniche; c’è sempre voglia di cambiare il senso della propria partecipazione all’arte e mi rendo conto che in una vita possono cambiare prospettive e funzioni. Comunque, l’importante è la tensione creativa, il senso del futuro nelle opere odierne, il peso cognitivo nelle capacità estroflessive delle opere. Questo momento a Corigliano Calabro invita a un approfondimento sui sentieri dell’arte contemporanea. Gli artisti hanno voglia di superare il forte momento di crisi e hanno palesato un caldo interesse. Inquadrature, campiture, segnature, sottolineature, incisioni, luci, tagli di riflessione, angolazioni nuove, motivi, ragioni s’affollano, ed è giusto che sia così. Le varianti portano al dialogo, alla conversazione, al confronto serrato o meno. Sociologicamente la gara è vita; la contesa diventa un contributo alla creatività di forte respiro di questi protagonisti. Queste occasioni permettono la lettura delle produzioni ultime per comprendere e considerare il contributo sull’arte odierna nelle diverse declinazioni e, quindi, di conoscere e valutare un ventaglio del mondo. L’arte può attivare la capacità di stimolare la parte sensitiva e istintiva delle persone e aumentare la sensibilità mentale della lettura critica e su questa base si comprende che l’arte può farci meglio conoscere il mondo e quello che ci circonda. Ogni lavoro mira all’impatto sociale; offre, principalmente, interpretazioni. Corigliano Calabro alimenta e corrobora

il circuito comunicativo tra istituzioni e pubblico, anche in ottica di rendere fruibile a tutti l’arte e il suo portato culturale. Certamente, la coscienza analitica con la possibilità di sviluppare la propria sensibilità, raggiungere autonomia e capacità critica nell’osservare, leggere e trasformare il mondo circostante non si ottiene con un solo episodio espositivo, ma con una lunga teoria di piccole, medie e grandi esposizioni di italiani e stranieri. Il prendere insieme e con sé, grazie ai sensi e al pensiero, vissuto estetico e, nel contempo, sociale suggerisce un percorso creativo volto a rinnovare, modificare, se non a riformulare, la capacità interpretativa del proprio sguardo sul mondo, lontano e vicino. Strumenti critici e operativi potranno far “vivere la bellezza” e aiutare i giovani a sviluppare sensibilità nella lettura delle opere d’arte contemporanee e, una volta divenuti adulti, consentirà loro di essere cittadini consapevoli e attenti al proprio patrimonio culturale, alla contemporaneità artistica, alla conservazione dei beni culturali, oggi a una svolta epocale. Anche un solo libro o anche un solo quadro è un viaggio alla scoperta del mondo, oltre a essere una disciplina utile a far acquisire contenuti di conoscenza; le opere d’arte sono utili strumenti per esplorare “l’identità del mondo”, che da sempre è fondo e patrimonio di musei. I musei sono guida certa per chi ha voglia di affrontare l’arte per conoscere il mondo, per conoscersi e per sviluppare ragionamenti a beneficio di tutti, perlomeno si spera. I linguaggi presenti nei musei possono incidere un solco attivo della proiezione di una dimensione creativa. Come ha riaperto stabilmente al pubblico, dallo scorso mese di luglio, la Sezione d’Arte Contemporanea, oggi intitolata a Graziella Lonardi Buontempo, al terzo piano del

Museo di Capodimonte, l’unico museo di arte antica in Italia che vanta una consistente dotazione contemporanea, si dovrebbe volere una costellazione museale d’interesse contemporaneo. La rilevante collezione napoletana, che si è costituita, man mano, attraverso l’attività espositiva di artisti di fama internazionale, che si sono confrontati, tranne in rare eccezioni, con gli spazi e le opere di Capodimonte, può essere presa a esempio, per la qualità dei nomi e con tutte le dovute differenze, perché si ribalti in altra terra e in altra dimensione un’oggettiva richiesta, che dovrebbe nascere dalle autorità locali, con la possibilità di acquisire tracce del contemporaneo in corso, il che non è poco. I sentieri culturali meritano di essere seminati. Napoli, estate 2016

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Caterina ARCURI

Sonia BABINI

Catanzaro, 1963

Atri (Te), 1971

88100 Catanzaro / caterina.arcuri@teletu.it / +39 0961 61839

via Caccianini, 3 / 60025 Pineto (Te) / www.soniababini.it / sonia.babini@gmail.com / + 39 320 1166083

“Intrigante nelle opere dell’artista è proprio il passaggio dalla memoria (emozionale) al rigore, raffinatissimo, con il quale dà vita a forme, solo apparentemente algide. La geometria che le connota nell’addizione di materie che mescolano caldo e freddo, dal legno alla terracotta sottoposta al terzo fuoco fino all’acciaio inox e al plexiglas, parlano di uno sguardo capace di posarsi sulla vita delle cose per riportarle a nuova vita, fino all’origine, alla “nuda essenza”… “…È un dettato narrativo che del resto si fa cifra narrativa del suo lavoro… dove l’artista insiste su forme primarie richiamate come eÍdola, immagini della mente sottoposte ad un ordine compositivo che parla di assenza e presenza. Arcuri presta il suo sguardo al mondo per ritrovarvi una misura, poi se ne solleva dando corpo ad un’aspirazione: riduce all’essenziale le forme che non sono un doppio dell’esistenza, ma un altro modo per parteciparvi, di sentirsi nel flusso del tempo.”

Coltiva da sempre la passione per la pittura, sviluppa una sua specifica cifra stilistica elemento ormai riscontrabile in tutta la sua attuale produzione artistica. Per Sonia è l’idea a scaturire dal colore e non viceversa. Solo una volta assemblato istintivamente il colore sulla tela può, infatti, prendere corpo il soggetto di turno. Nel caos cromatico della piena di colore Sonia vede fluttuare figure ed immagini che aspettano solo di essere sottratte all’anonimato e al silenzio iniziale. Ha partecipato a numerose mostre di prestigio ricevendo diversi premi di grande rilevanza nel panorama artistico contemporaneo. Le sue opere sono presenti in Italia (Roma, Milano, Ferrara, Torino, Napoli, Palermo, Spoleto, Bergamo ecc.) ed all’estero (Mosca, Montecarlo, Cannes, Parigi, Barcellona, Londra, Orangeville Toronto) in Musei, Gallerie d’arte, Pinacoteche, collezioni private e recensite su note riviste (Mondadori) importanti cataloghi d’Arte archiviati presso la biblioteca del Metropolitan Museum of Art di New York, illustrazioni testi Universitari, copertine di libri e periodici.

Ada Patrizia Fiorillo da: Prove sul campo, in A. P. Fiorillo, La scultura dopo il duemila, idolatria e iconoclastia, Gutenberg Edizioni, 2015

Stazione d. L. / 2015 Forex, PVC, Dibond specchiante / cm 92,5 x 137,5 x 7

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L’eco dei ricordi / 2015 Acrilico / cm 100 x 120

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Angelo BARILARI

Gino BERARDI

Acri (Cs), 1967

Pietranico (Pe), 1945

via Carducci, 23 / 32040 Valle di Cadore (Bl) / abarilariscultore@libero.it / +39 339 4778073

via Francia, 6 / 65015 Montesilvano / www.ginoberardi.it / info@ginoberardi.it / +39 329 6137608

Giovanissimo si trasferisce al nord Italia, dove frequenta corsi di scultura con una speciale predilezione per quella lignea. L’esperienza maturata con diversi maestri della scultura dà vita alla propria produzione artistica. Ha partecipato a numerose rassegne, le più importanti delle quali sono state: Casa dei Carraresi, Treviso; Villa Bassi Rathgerb, Abano Terme.

Si tratta di un’interessante ricerca plastica in cui astrazione e allusione figurale si coniugano armoniosamente, e dove si percepisce la capacità dell’artista di sbozzare il legno sfruttandone la naturale cromia. Punto focale di questa composizione è l’occhio che, nella sua rappresentazione anti naturalistica, evoca un senso di mistero, lasciando aperti molteplici chiavi di lettura.

La sua esperienza artistica inizia da metà degli anni ’60; già insegnante di ruolo nella scuola media superiore, nonché giornalista pubblicista, ha ideato e condotto programmi televisivi, e fondato il centro culturale ‘‘Spazio&Arte’’. Ha soggiornato per dieci anni all’Estero, dove ha completato la sua formazione artistica e culturale, incontrando e frequentando noti personaggi del mondo dello spettacolo, della politica, dell’arte e della cultura, come Max Ernst a Zurigo, Mario Schifano, Franz Borghese, Remo Brindisi, Michele Cascella, Bernard Tapie. Da più di cinquant’anni è presente sulla scena artistica nazionale ed europea, con esposizioni personali e collettive. È stato invitato a molteplici premi, manifestazioni e concorsi nazionali, tra gli ultimi: il Premio Sulmona e il Limen Arte di Vibo Valentia, presieduti da giudici e critici di spessore nazionale ed internazionale, come Vittorio Sgarbi, Duccio Trombadori, Giorgio Di Genova, Maurizio Vitiello, Enzo Le Pera, Loredana Finicelli, Schantal Mayer, Habis Chiha ed altri.

Dall’iniziale vicinanza all’impressionismo, di cui si ricorda il periodo delle marine con barche, dei paesaggi innevati e dei paesaggi primaverili, ha successivamente sviluppato un percorso stilistico coerente, creando opere di grande rigore estetico all’interno dei canoni dell’arte astratta e informale.

Paolo Levi

Donna Candela / 2015 Scultura di legno di ciliegio / altezza cm 110

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Gallo tra le vele / 2011 Tecnica mista su tela / cm 70 x 60

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Paride BIANCO

Andrea BIFFI

viale G. Mameli, 94 / 57127 Livorno / biancoparide@tiscali.it / +39 347 9161602

via Carlo Alberto dalla Chiesa, 39 / 87064 Corigliano Scalo (Cs) / www.andreabiffi.eu / info@andreabiffi.eu +39 0983 88661 / +39 347 1366197

L’Ostativo è la necessità per rilevare un calco da un bassorilievo. Il calco è la copia transeunta; è l’oggettività che si presenta alla luce. Le monete si ottengono per pressione da una matrice che deve essere la copia esatta, ma ribaltata o contraria agli spessori da ottenere. L’ostatismo copia gli spessori e diventa matrice, impone la poiesis, che svincolata da essere imitazione, è la percezione fatta materia. L’oggettività del calco ottenuto da una carta o da una tela non obbliga di de-finire, ma presentare la possibilità di intervenire, per decifrare il “come si fa” e non il “cosa si fa”; dove il soggetto interpretato è un di per sé.

Pittore, scultore, designer, poeta; nato a Bari, ha conseguito il diploma di Maestro d’Arte presso il locale Istituto Statale d’Arte. Già docente nei Licei Scientifici, opera a Corigliano Calabro (Cs) e partecipa a rassegne d’arte nazionali ed internazionali. Ha esposto in vari importanti musei. E’ recensito su importanti riviste e cataloghi d’arte moderna e contemporanea. Apprezzamenti e interesse sono stati espressi da critici di chiara fama, come, fra tutti, Achille Bonito Oliva e Vittorio Sgarbi.

Bim Bum Bam / 2016 Acrirlico su tela / cm 91 x 101

“T.S.B.” Rebus dei Loghi / 2016 Smalto su tavola / cm 100 x 150

Martellago (Ve), 1944

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Bari, 1943

L’acronimo T.S.B. Rebus dei Loghi, sta per TASCA-SLIPBUSTA: Tre oggetti-simboli, loghi da me molto abusati, portatori di segreti messaggi. Evidente è la voluta centralità del logo S., da cui si sviluppa un diafano e sinuoso corpo di donna, particolare che inevitabilmente relega le altre (T.B.) a mere comparse. La sagoma che in basso, si palesa parzialmente è quella dell’artista. Il “logo S.” creato, si rivelerà essere “lo strumento” più idoneo a suscitare interesse in colei che ne è attuale musa ispiratrice.

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Rossana BUCCI

Lucia BUONO

via Ardigò, 52a / 70033 Corato (Ba) / rossanabucci@libero.it / +39 349 8684908

via Trento, 2 / 70127 Bari / luciabuono@libero.it / +39 080 5337978 / +39 338 1629797

Corato (Ba), 1969

Bari, 1957

Bucci afferra il passato e misura il presente con le sue scatole memoriali e istintive, che custodiscono tutto il sapore della terra, della tradizione, con un genuino intimismo che raccoglie frammenti esistenziali, assemblati e rivissuti attraverso un vitalismo cromatico. Ossessioni e mitomanie, speranze e attese. La sensibilità dell’artista si percepisce in ogni progetto, oggetto o manipolazione. Lo strappo fisico diventa emotivo, la verità si occulta e a tratti risorge, l’occhio scruta una dimensione trans-conoscitiva, extrasensoriale. Nei lavori di Bucci la lacerazione è sempre accompagnata da una sorta di compensazione emotiva, fatta di recuperi o semplicemente citazioni affettive.

Dopo la maturità classica si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bari al corso di Decorazione di Mimmo Conenna. Ha continuato la sua formazione conseguendo diplomi di specializzazione e master (A.I.A.S.; A.BB.AA., Bari, Università degli studi, Bari). Insegnante al Liceo artistico “Pino Pascali”di Bari. Hanno scritto: M. N. Varga, E. Crispolti, M. Crescentini, M. Bignardi, A. D’Elia, S. Fizzarotti, M. Vinella, L. P. Finizio, M. Vitiello, P. e A. Marino.

Lucia Anelli

Il motivo a nastro presente nelle decorazioni musive dei pavimenti delle chiese di San Nicola a Myra e a Bari è alla base del lavoro ed è simbolicamente rappresentato nel fondo dei riquadri dell’opera in alto e in basso. Da questo si diffondono i miei segni e dalla loro continuità nascono forme che nel riquadro centrale si ripiegano su se stesse fino ad unirsi diventando, così, simbolo del legame che unisce i due luoghi più rappresentativi della storia del Santo. La tessitura dei miei segni, a “lievitazione emozionale”, penso sia l’espressione di un “lirismo panico” e la manifestazione onirica della “tensione idealistica all’armonia”. Oltrepassando la soglia del piacere visivo, ho voluto spostare l’attenzione verso gli ”universi dell’anima” e verso una partecipazione più profonda dei segreti della vita.

Partorire una nuova vita / 2014 Tecnica mista / cm 100 x 70

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Legame mediterraneo (da Myra a Bari) / 2016 Acrilici su tela di juta / cm 50 x 150

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Roberta BUTTINI

Giulio CALANDRO

via Antica Romana di Quinto, 99 / 16166 Genova / www.robertabuttini.com / buttiniroberta@libero.it +39 335 6467599 / +39 338 1932023

Via Regina Margherita, 9 / 82020 Molinara (Bn) / +39 0824 994 093 / +39 339 4212273 / giuliocalandro@tiscali.it

Mondializzazione si nutre di tecniche di mercato, di turismo d’informazione mentre Universalità, ben differente, è costituita da valori di diritto dell’uomo, della libertà, della cultura e della democrazia. Mondializzazione è un rapporto sociale di dominio e sfruttamento in scala planetaria. Dietro all’anonimato del processo ci sono vittime e beneficiari senza volto, rappresentanti di questa mega macchina. Mondializzazione è la “onnimercantilizzazione” del mondo, il lavoro, i servizi, i beni, il corpo, gli organi, il sangue, la manipolazione genetica entrano nel circuito commerciale, così anche i prodotti culturali, distruggendo l’ambiente in modo irresponsabile. Nel mio lavoro ho inserito il segnale stradale indicante “pericolo“ rafforzato dal pugnale, il richiamo ai simboli delle nazioni e le bandiere stracciate indicano l’attuale periodo storico. Tutti noi, illusi di questa forma universale di libertà rischiamo di perdere l’identità e la cultura della propria origine.

Diplomato al Liceo Artistico Statale di Benevento nel 1983 e all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1987. Docente di Discipline Plastiche di ruolo dal 1993, si distingue sin da subito per curiosità nello sperimentare l’utilizzo di nuovi materiali. Le sue sculture parlano a un pubblico amante delle forme eclettiche.

Mondializzazione n.1 / 2010 Olio, metallo su tela / cm 100 x 108

Inizio / 2016 Tecnica mista / cm 100 x 150

Villafranca in Lunigiana (Ms), 1940

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Benevento, 1965

Le frecce, sottoposte e sovrapposte alle macchie di colori, oltre ad indicare un senso direzionale “ascensionale”, con le ombre proiettate creano una chiara tridimensionalità dell’opera. Il tutto concorre ad un elemento fondamentale che è l’equilibrio tra spazio e forze razionali e irrazionali. Sono equilibri di forma, spazio e colori che ci provengono dalla natura stessa dell’uomo e che sono alle origini della ricerca e della nascita della pittura.

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Maria Pia CAMPAGNA

Stefano CATALINI

47853 Coriano (Rn) / mpcampagna@gmail.com / +39 339 4140912

via Fontanelle, 13 / 62010 Mogliano Marche (Mc) / www.stefanocatalini.org / stefano.catalini@libero.it / +39 368 7871091

Maria Pia Campagna presenta, tanti ritagli del mare, di un mare che si è lasciato plasmare dalle sue dita intinte di colore su una superficie metallica che se da un lato assorbe l’immagine dall’altro riflette come in uno specchio. Maria Pia Campagna è riuscita a restituire dell’acqua lo svariare del colore dal celeste/grigio fino al rosso delle vittime dell’emigrazione, utilizzando un impasto spesso, che, prima di essere pigmento si fa materia come l’onda che incessante muove, come una forza che sale da dentro, la superficie del mare. Il mare ci attrae come le sirene per Ulisse per divorarci, oppure ci respinge come Ulisse naufrago sulle sponde dell’isola dei Feaci, nell’ultimo viaggio prima di approdare alla sua isola, Itaca. Ma è proprio il racconto da cui derivano tutti i racconti, l’Odissea, che narra le vicende di un viaggio per mare dopo la conquista di Troia. Un viaggio che non è più un mito, ma esperienza, narrata da Odisseo ad Alcinoo e alla sua corte. Anche nell’installazione di Maria Pia Campagna il mare è archetipo ed esperienza, nascita e morte, attrazione e rifiuto, infinito e sponda.

L’arte di Stefano Catalini nasce da una pulsione costruttiva e formativa originaria, profonda, sentita e condivisa con spontaneità e naturalezza. Ogni sua opera, di piccole o grandi dimensioni, è sia origine che emanazione di infinite altre possibilità espressive, tutte colte al momento opportuno con saggezza, umanità e raffinatezza.

Mercatino Conca (PU), 1948

Mogliano Marche (Mc), 1961

L’artista marchigiano offre sempre con tatto al pubblico i suoi “pezzi” come fossero piatti pre-libati necessari a fissare le tappe di un percorso-rito agnostico. Catalini punta sempre alla massima qualità della materia (e del percepire/sentire/toccare) ma senza ostentare spudorati “effetti”, o texture “intimidatorie” capaci solo, in realtà, di far perdere il con-tatto con la parte migliore (perché generalmente inaudita) della ritualità estetica. Le sue opere hanno tutte una grande potenzialità di crescita e di proliferazione perché sono “senza margini”, fanno pensare a sezioni della vita intrauterina dell’esistenza, una vita infinita e tutt’altro che sine macula.

Silvia Cuppini, 2016

Claudio Nalli

Il mare/ 2016 Metallescente su alluminio / Installazione cm 84 x 73,5 / Modulo singolo cm 28 x 24,5

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Tracks Transferred / 2016 Grafite, elementi vegetali, velina su carta / cm 34 x 44

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Gianni CELANO GIANNICI

Natino CHIRICO

via Bon Peluffo, 9 / 17045 Quiliano (Sv) / giannicelanogiannici@gmail.com / +39 347 5839738

via Stefano Jacini, 30 / 00191 Roma / chirico.natino@gmail.com / +39 336 744260

Dipinge da sempre. Nel 1963 si trasferisce ad Albissola dove Tullio D’Albissola gli darà il suo studio. Strige amicizia con Fontana, Fabbri, Crippa, Jorn, Lam, Sabatelli, Elde, Carlé e tiene la sua prima personale. Nel 1970 è a Parigi, dove lavorerà per parecchi anni stringendo amicizia con Arman, Cesar, Peverelli, Rotella, Restany.

Studia a Milano, all’Accademia di Brera, e poi a Roma, dove si diploma in Discipline Pittoriche. Artista a tutto tondo, spazia dalla pittura alla scultura, dal disegno all’incisione. Dal 1973 espone in Italia e all’estero in oltre 120 mostre, di cui 80 personali. Le sue opere sono presenti in musei e collezioni private.

Castel S. Giovanni (Pc) , 1941

Reggio Calabria, 1953

Rassegne: Biennali di Parigi e Venezia,Triennale di Milano, Autour du Surrealisme (sala personale), Baukunst (Colonia); Giovane Pittura Europea (Palais des Expositions, Cannes ). Fiere: Fiac, Arco, Start Strasburgo, Art Basel, Art Basel Miami, Miart, Interarte (Valencia), Chicago Art. È autore del trofeo ATP conferito ogni anno al n.1 del tennis al mondo.

Ritmo Vitale è un’opera significativa di Natino Chirico, perché segna un momento di felice sintesi tra la tradizione figurativa e coloristica del Maestro e la sua nuova strada di ricerca materica e di contaminazione linguistica. Il ritmo vitale è quello del cuore che batte, qui palpitante di colore, e insieme quello della musica, rappresentata nella figura danzante di Michael Jackson e nel cd dipinto. Ma è anche quello dello slancio verso l’ignoto delle sagome del Tuffatore di Paestum e quello del plexiglas colorato si flette e si frantuma giocando con la pittura. Un’opera materica, forte e allegra che sapientemente unisce passato, presente e futuro.

La serie “Mr. De Lapalisse n’était pas” nasce per sottolineare l’unicità dell’individuo e l’eternità del pensare e far Arte con ironia.

Mr. De Lapalisse n’etait pas ma main droite/ 2016 Acrilico e tornalina su tela / cm 100 x 150

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Ritmo vitale / 2015 Olio, acrilico e tecnica mista su tela e metacrilato / cm 90 x 90

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Alessandro CIGNETTI

Angela CONSOLI

00100 Roma / alessandro.cignetti@tin.it / +39 345 7693261

74015 Martina Franca (Ta) / www.angelaconsoli.net / angelaconsoli@hotmail.com / +39 328 1235328

Alessandro Cignetti lavora sulla moltiplicazione di fatti emozionali che vengono reiterati su tematiche per lui assorbenti, coinvolgenti le quali costituiscono una forte sottolineatura degli elementi formali e cromatici che, con intensità, di volta in volta, riesce a tirare fuori, nella sua incessante ricerca del nuovo. In questa occasione ci siamo soffermati su due situazioni ( una figurale e ritrattistica, l’altra maculare e gestuale) che si prestano ad una certa ribaltabilità, con molteplici punti di porosa confluenza, diventando in qualche modo speculare, facendo intravedere nella macchia, la figuralità e viceversa nella figuralità, l’incedere della macchia. Francesco Gallo

Artista polimaterica e concettuale, sviluppa la sua ricerca nella rivitalizzazione di oggetti in disuso, vecchie porte, persiane, cassetti, pezzi di legno, un tempo appartenuti al quotidiano di qualcuno. Questi contenitori di memoria sono recuperati nei pressi di luoghi legati alla tradizione rurale del territorio pugliese. Attraverso alchimie con altri oggetti di uso comune, fotografie, giochi di parole, messaggi verbali e lacerazioni nella stessa materia, con una visione intensa e contemporanea Angela Consoli rimette in gioco questi pezzi di vita.

Roma, 1943

In questa opera, l’albero d’ulivo è il soggetto solitario in tutta la sua maestosità: il tronco è come un vortice che parte dal terreno per impadronirsi del cielo; ricco di venature, nodosità, piccole cavità, l’albero porta i segni del suo trascorso, come metafore della vita.

Ulivo millenario / 2014 Tecnica mista su tela / cm 100 x 100

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Locorotondo (Ba), 1973

padre nostro è un omaggio a Marcel Duchamp considerato universalmente un precursore dell’arte concettuale e contemporanea. L’opera, esposta la prima volta in una chiesa, gioca sul significato ironico ed irriverente del titolo.

padre nostro / 2014 Tecnica mista su finestra / porta / cm 85 x 110

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Carlo COTTONE

Maria Pia DAIDONE

Napoli, 1949

Napoli, 1947

via Saverio Altamura, 2 / 80128 Napoli / lucianama@libero.it / +39 081 5797172 / +39 347 3831579

piazza IV Giornate, 64 / 80128 Napoli / www.mariapiadaidone.it / info@mariapiadaidone.it +39 081 0502188 / +39 339 6166373

Il Vesuvio e le sue suggestioni, sensazioni di gioia e di disperazione, e i colori dell’aria, del cielo, del mare, che cambiano come respiri del monte. Con colori brillanti l’artista continua a inseguirne le forme, che mutano come la luce del giorno, e i disegni di rughe e sentieri, ferite del tempo e di mano dell’uomo. Con fare veloce e tratti decisi insegue emozioni recenti e impressioni di tremendi episodi violenti, esprimendo la voglia e l’insofferenza di essere nato e di vivere a Napoli. Quel monte, che incombe, che sembra dormire innocente, distrae dal pensiero di morte, perché la natura colora di vita quei luoghi, così l’esplosiva energia dei colori dell’arte fa leggere al mondo la forza che emana e il germoglio di un fiore nel nero profondo di lava e del nulla che lava produce.

Opera tra Londra, Napoli e Cantalupo nel Sannio (Is).Ha esposto, tra l’altro: “Museo Mineralogico Campano” e Museo Archeologico , Vico Equense; “Museo dei Tarocchi”, Riola di Vergato; “Museo Zoologico”, Napoli; PAN, Napoli; 54° edizione Biennale di Venezia; Studio Arte Fuori Centro, Roma; “Lavatoio “Contumaciale”, Roma; “Open Space”, Cantalupo nel Sannio; “Castel dell’Ovo”, Napoli; “L’Approdo”, Avellino; “Arte/Studio Gallery”, Benevento; “Casa di Ù”, Napoli. Rassegne: “Incendium” e “Napoli per Gabo”, PAN, Napoli; “Subjetividade feminina e emancipação pela arte“, Salão Negro, Congreso Nacional, Brasilia; Museo Archeologico Nazionale, Napoli.

Vesuvius - Palpitazioni vitali / 2016 Olio su tela / cm 70 x 50

Aurum 7 / 2016 Tecnica mista su legno / cm 60 x 60 x 7

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Le ultime redazioni pittoriche e plastiche dell’artista accolgono accostamenti di sacro e profano, comprendono gli stordimenti e le vertigini del nostro tempo e ci rimandano alle dimensioni mitiche di tempi antichi. Le opere della serie “Aurum“, sono rese con un impianto compositivo quasi totalmente investito nelle qualità cromatiche dell’oro. Maurizio Vitiello

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Antonio D’AMICO

Rosy DANIELLO

Rossano (Cs), 1961

Cerignola (Fg), 1944

C.da Petraro, 43 / 87067 Rossano (Cs) / pittoreantoniodamico.blogspot.com / iydamic@inwind.it / +39 328 3619845

71100 Foggia / rosydaniello@libero.it / +39 0881 740188 / +39 339 1990471

Tra le esposizioni più recenti ricordiamo: 2013, Rassegna di Artisti Calabresi, Palazzo Arnone, Cosenza, a cura di Marcello Guido; 2014, Personale, Vaccheria Foti, Rossano; 2015, “ Percorsi d’Arte, ” Castello Ducale, Corigliano, a cura di Enzo Le Pera; Expo Milano, Cascina Triulza; Premio Sulmona; Pinacoteca Civica, Volterra; 2016, Castel dell’Ovo, Napoli, mostra “Libera Ispirazione”, a cura di Simona Pasquali.

Rosy Daniello, insegnante di discipline pittoriche, nel 1993 ha co-fondato il circolo “La Merlettaia” di Foggia, con cui produce performances e iniziative culturali. La sua espressione artistica trae ispirazione dalla scrittura delle donne; a Mary Cassat, Margherite Yourcenar, Etty Hillesum sono dedicate alcune sue istallazioni.

… La pittura per secoli ha sempre accompagnato e incentivato le grandi direttive comportamentali, e Antonio D’Amico non sbaglia nel restituire al linguaggio pittorico un ruolo sociale che viaggia oltre la semplice e salottiera equazione: “Dipinto = bello“.

Com’è profondo il mare. La poesia è lì carica di struggente bellezza. E la meraviglia continua a riprodursi negli animi di chi scopre il profondo nelle cose. Il mare e il cielo sono in eterna compagnia e sanno parlare di cura. Nel vuoto onde come carezze segnano scie, sono voci lontane. Il desiderio spalanca le porte, percorre strade, scalzo, a riva attende di navigare. Il faro illumina la vita in attesa. Il cuore segue le onde. Soffio di gesto sul bianco del foglio. Tutto è infinito. L’umanità si riconosce anche nel male inseguendo lo sguardo della saggezza.

Ghislain Mayaud

La pittura di Antonio D’Amico è forte, cupa con risvolti di matrice espressionista , all’antitesi dell’uomo che è dolce e sorridente sempre. I paesaggi sono sempre squarciati da lampi, gli alberi sono contorti: uno psicanalista potrebbe trovare molta materia per scrivere un saggio. Enzo Le Pera

Elementi metropolitani / 2015 Olio, acrilico, resina combustione su tela / cm 60 x 80

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Quando è profondo il mare / 2016 Olio, acrilico e foglietta d’oro e argento su tela / cm 100 x 100

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Nicola DE LUCA

Fabiola DI TELLA

Torre di Ruggiero (Cz), 1953

Castel di Sangro (Aq), 1979

viale Vittorio Veneto, 22 / 88060 Torre di Ruggiero (Cz) / posta@nicoladeluca.it / +39 328 5930164

via Roma, 24 / 67030 Villetta Barrea / fabioladitella@libero.it / +39 0864 89212 / +39 347 0848274

La parola passa sicuramente attraverso la comprensione del tempo ed è quasi sempre un nuovo, a volte angosciante, dubbio che stimola la coscienza e pulisce i tanti pensieri che la fanno nascere. Con questo lavoro, ho voluto mettere in evidenza la straordinaria forza del silenzio che circonda la parola, nell’attimo in cui viene pronunciata. La figura è colta proprio in quella frazione di tempo, amplificata da gesti ed espressioni che proiettano nell’interlocutore stati d’animo che non hanno suono, perché viene pulito dal filtro dell’incertezza o della razionalità. E se è vero ciò che si dice, che a volte, poiché non ascoltata, la parola muore appena detta, l’emozione trasmessa dalla gestualità (parole del silenzio) può vivere dentro in eterno.

Si laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università della Tuscia, discutendo una tesi in scenografia cinematografica. Successivamente diventa assistente personale della coreografa- architetto Lucia Latour, fondatrice del gruppo Altroequipe. Entra in contatto poi con il Maestro Achille Perilli, cofondatore del gruppo FORMA 1, movimento d’ avanguardia artistica italiana degli anni ‘50. Il contatto con il Maestro Perilli è fondamentale per l’inizio del percorso astratto della giovane artista, che attraverso l’uso del colore sperimenta nuove forme che prendono vita autonomamente sulla tela.

Le parole del silenzio / 2016 Grafite su carta cotone / cm 75 x 40

Il colore astratto / 2016 Acrilico su tela / cm 80 x 80

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“Il Colore astratto” fa parte del percorso generativo che ho iniziato già da un po’ e che ho rappresentato nella mia prima personale di pittura “La Forma e il Colore: sperimentando.....” nell’ agosto di quest’anno, presso il Museo Futuro Remoto a Villetta Barrea (Aq). La ricerca inizia dall’ osservazione delle forme della natura e dei relativi colori, e sull’ emozione che questi ultimi suscitano nell’ animo umano. L’inizio di un viaggio interiore nasce e si manifesta attraverso il getto del colore, protagonista delle mie opere, che riempie e anima le forme astratte, create in modo assolutamente istintivo sulla tela bianca.

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Maurizio DIANA

Vittorio DIMASTROGIOVANNI

via dei Tulipani, 12 / 00061 Anguillara S. (Rm) / www.mdiana.net / mauriziodianapittore@gmail.com / +39 333 2921791

via Pistoia, 12 / 73100 Lecce / vittolilia@libero.it / +39 328 3766463 / +39 320 1107609

“I luoghi si precisano, commenta il pittore, nelle immagini fotografiche e l’immagine umana diviene frammentaria a guisa di un’immagine all’infrarosso termico, dove le parti più calde appaiono rosse e le più fredde blu”. Ultimo soggetto affrontato, gli “Orizzonti” mettono in esergo una pleiade di ritratti di amici e di personalità spesso accanto a una figura indistinta, della quale il viso e il tronco appare come su uno schermo velato, paesaggi improbabili divisi da una linea di orizzonte crivellato da colori rossastri che induce il movimento della luce, e portando, “l’ultima luce” nel prolungamento globale della “Figurazione Illuminata”. Stanare il ricordo del tempo a partire dalle tracce della memoria, riesumare delle effigi immemori e dei siti in rovina livellati attraverso i secoli, innestandoli alle istanze del presente, questa è la finalità maggiore di Maurizio Diana, la cui opera singolare e contrastata ci invita all’anamnesi.

Si diploma all’Istituto d’Arte e inizia la sua attività artistica di natura astratto-geometrica ispirata alla classicità greca. Dopo altre ricerche artistiche, formali e tecniche, approda agli attuali risultati sintetizzati nell’opera La buona stella. “.. le tecniche e i materiali lo rivelano un artefice abile e valente; .. tinteggia con gli acrilici, che distende per velature, suggerendo gamme cromatiche che variano dall’indaco al blu, scuro come mare profondo come l’Adriatico lontano dalle coste; … o quelli delle terre rosse, che riportano in mente certe immagini del Salento. E quindi conclude con l’incollare minuti pezzi di legni, di molteplici varietà… il pesciolino e la lumachina, abitanti del mare e della terra, dense di rimandi simbolici, che alludono a una natura trascurata dall’uomo”.

Roma, 1939

Lecce, 1936

M. Guastella

Gérard Xuriguera, 2015

Orizzonti n° 74 / 2015 Olio su collage su tela / cm 100 x 100

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La buona stessa / 2015 Polimaterico su tela / cm 100 x 100

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isti Mimmo EMANUELE

isti Isidoro ESPOSITO

Ofena (Aq), 1950

Rossano (Cs), 1952

via E. Moschino, 16 / 67100 L’Aquila / +39 0862 411557 / +39 349 7772002

via Giovanni da Verrazzano, 8 / 87067 Rossano (Cs) / isidoroesposito52@ live.it / +39 / 0983 513247 / +39 348 2826911

Pittore, grafico, acquerellista, ritrattista. Ha esposto a Roma, Toronto, Verdelais (Francia), Pescara, Sulmona, Avezzano, Sora, Avellino, Fondi, Berchem (Belgio), Agnone, Orvieto, Roseto. Deve anche la sua notorietà a ritratti di personalità famose quali: S. Pertini, Giovanni Paolo II, San Pio X, I. Silone, San Pio da Pietralcina, C. A. Ciampi, S. Berlusconi, V. Bellini, Benedetto XVI, G. Napolitano, S. Mattarella. Premi recenti: Saturnino Gatti e Muso Macs Greccio. Ha al suo attivo circa cinquanta pubblicazioni in qualità di illustratore. Alcune sue opere ricordano i temi cari a Patini.

Completa gli studi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli con Domenico Spinosa. Esposizioni: Palazzo Te, Mantova; Accademie di Belle Arti d’Italia e della Svizzera, 1975; Forte Trionfale Roma, 1976; Premio Lario, Villa Olmo, Como, 1979; Expo Arte, Bari, ed. 1998 e 1999; Galleria del vicolo Quartirolo, Bologna, 1989; Contemporanea 2007, Palazzo S. Bernardino, Rossano; Biennale Magna Grecia, San Demetrio Corone; Museo del Presente, Rende; Premio Internazionale “Limen Art”, VII edizione, 2015. Sue opere sono presenti nel Museo di Arte Contemporanea, Camera Commercio, Vibo Valentia.

La sua tecnica preferita, della quale è giustamente riconosciuto maestro, è molto delicata, un misto di china nera o blu ed acquerelli che permette di dare colore e luminosità alle sue opere. La luce è un elemento molto importante, perché è indice di purezza e speranza. Il suo stile è sempre impregnato di sociale, “di sofferenza sublimante lo spirito”.

Tornano a volare gli aquiloni / 2016 Tecnica mista (china - acrilico) / cm 55 x 45

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L’opera “Uovo Cosmico e origine del mondo” è un’interpretazione dell’artista come uovo, scintilla di vita che si stacca dal nulla, e della dea Cibele che la crea. La scultura è come un totem magico e la dea Cibele come Sirena gravida. Che danza sulle onde marine, pronta a generare il creato con il suo uovo deposto sull’acqua e fecondato con il concorso del serpente Ofione. Creazione tra sacro e profano.

Uovo Cosmico e Origine del Mondo / 2016 Scultura lignea dipinta con acrilici + uova vere con base lignea / cm 255 x 28 x 7

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Renzo EUSEBI

Giovanni FEDERICO

24020 Castione della Presolana (Bg) / www.rensoeusebi.it / info@renzoeusebi.com / +39 0346 61337 / +39 335 5471517

via Giarabub, 5 / 00139 Roma / gfederico.it / gianlucafederico@libero.it / +39 328 3333639

Artista a tutto tondo (si esprime con la stessa forza e naturalezza anche in scultura e nell’installazione ambientale) Eusebi ha compiuto gli studi artistici a Roma. Dotato di un gesto sicuro e personalissimo unito ad un innato senso del colore, pratica un’espressione di forte impatto e carica di forza vitale dove protagonista è lo spazio inteso come materia, energia, esplosione, movimento e mistero. Negli anni ‘70 e ‘80 inizia ad esporre nelle più importanti fiere internazionali tra cui Basilea, New York, Chicago e San Francisco. Nel ‘97 si dimette dal Transvisionismo per aderire al G.A.D. (Gruppo Aniconismo Dialettico) fondato dallo storico dell’arte Giorgio Di Genova, che di lui scrive:

Talora Federico raggiunge una sensualità prepotente e urgente come nella figura seduta frontale, che scopre un seno e le cosce e sembra una segregata sul punto d’esser fotografata contro il nero tormentato del muro. Dunque, la sensualità più vitale e desiderosa di vita e di liberazione convive con la segregazione, la perdita d’identità, la cancellazione.

Montalto Marche (Ap), 1946

Gagliato (Cz), 1942

Dario Micacchi

Eusebi ha messo a nudo il suo io esistenziale, pieno di grumi emotivi, di asperità caratteriali, di sbalzi umorali, ma solido, coriaceo e compatto. E totalmente immerso nella fisicità.

OP. N.08 / 2015 Tecnica mista su tavola / cm 70 x 70

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Ricerca d’identità / 1981 Olio su tela / cm 70 x 90

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isti Antonio FIORE

Massimiliano FERRAGINA

Ufagrà

Catanzaro, 1977

Segni (Rm), 1938

via Tuscolana, 813 / 00174 Roma / www.ferraginart.onweb.it / massifer2000@yahoo.it / +39 338 3613864

viale A. Milani, 2 / 00037 Segni (Rm) / afiore@antoniofiore.it / +39 06 9768665 / +39 347 6352712

... Il suo è un linguaggio intensamente personale che lo conduce a imprimere sul quadro emozioni e stati d’animo a cui a volte risulta impossibile dare una definizione oggettiva e razionale. Forma e colore diventano elementi complementari di uno studio di ricerca che permette all’artista di regalare un’emozione e di dare a se stesso una risposta alle tante domande che solo la sensibilità di chi ama e fa arte può porsi. La sua curiosità intellettuale lo porta a sperimentare il colore, focalizzando la sua analisi soprattutto sui colori primari: in questo processo di sperimentazione concettuale e stilistica l’autore si propone di dominare le cromie, che si sciolgono, diventano liquide e malleabili. Questo studio e questa attenzione esasperata nei confronti di tutti gli aspetti del processo creativo, fanno sì che l’impulso soggettivo di Ferragina dia vita ad un’astrazione carica di forza immensa.

Questo dipinto è tra i più recenti della mia ricerca quarantennale sull’energia cosmica, sullo spazio e sul dinamismo futurista. La mia cosmopittura prosegue con questi viaggi cosmici negli sconosciuti spazi siderali. Scrive Giorgio Di Genova “Egli col suo ribollente lessico cosmico…ha rielaborato la compenetrazione, la simultaneità e le linee-forza del dinamismo futurista. Ogni sua opera è una sorta di sinfonia delle componenti lessicali del Futurismo storico, aggiornato dalle gaie “note” affidate al pentagramma del suo prorompente estro metamorfico. Con tali “note” ha creato magmatiche musiche visive, fluttuanti ed esplosive, costantemente direzionate verso l’alto, talora oggettivando la sua propensione all’horror vacui in opere sagomate, talaltra spingendosi ad accogliere addirittura sagome metalliche di astronavi..”

Monica Ferrarini

Illusioni oltre il nero / 2016 Tecnica mista, carta acriclico vernice su tela / cm 100 x 100

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Buco nero n. 2 / 2016 Acrilico su tela / cm 100 x 100

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Barbara GIACOPELLO

Fiorentina GIANNOTTA

via delle Sette Chiese, 5 / 00145 Roma / www.barbaragiacopello.com / bgiacopello@libero.it / +39 06 5741971

via fra’ Benedetto, 32 / 87045 Dipignano (Cs) / www.fiorentinagiannotta.com / fiorentina@fiorentinagiannotta.com

Si diploma all’Accademia di Belle Arti. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. Viene inserita in “Percorsi d’Arte in Italia” (edizione 2015 e 2016 - Rubbettino Ed.). Riceve una segnalazione dalla Commissione al XLII Premio Sulmona per il suo lavoro. Viene premiata nella prima edizione del Premio “La fragolina d’oro” a Nemi (Rm).

Autrice delle pale d’altare per la chiesa di Santa Maria della Fiducia a Giorgilorio (Lecce). Ha partecipato più volte al “Premio Sulmona”, al “Premio Limen Arte” e alla “Triennale d’arte sacra contemporanea” di Lecce. Una sua opera è presente nella “GASC - Galleria d’Arte Sacra Contemporanea” della città barocca. È stata presente alla “54a Biennale d’Arte di Venezia”, Padiglione Italia. In ambito internazionale ha esposto ad Innsbruck, Los Angeles e Miami.

Roma, 1969

“Marosi #1“, rappresentata con un’estrema semplicità cromatica accentua il movimento, cifra stilistica peculiare dell’artista, invade lo spazio e avvolge lo spettatore coinvolgendolo visivamente ed emozionalmente. Scrive di lei M. Vitiello; “Barbara Giacopello… amplia sempre più le sue doti interpretative per sviluppare innovative riflessioni, che combinano segni, spazi, movimenti…”

Marosi # 1 / 2016 Acrilico su tela / cm 70 x 50

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New York, 1964

James Corey risulta avvolto da una folla di segni e disegni, simili a floreali presenze moltiplicate all’infinito, tra pattern e decor. Un improbabile amico, o antenato, che vive in un’altrettanto improbabile natura -decorata fino all’inverosimile con pennelli da ceramista e vernici d’auto-, in un’atmosfera rarefatta e artefatta, quasi onirica.

J. Corey / 2016 Smalti industriali su tela / cm 100 x 100

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Gaetano GIANZI

Franco GORDANO

via Fausto Gullo, 2 / 87064 Corigliano Calabro (Cs) / info@gaetanogianzi.it / +39 0983 885059 / +39 339 5699024

via Popilia, 71 / 87100 Cosenza / francogordano@libero.it / +39 0984 413830 / +39 338 7761018

Medico radiologo di professione, fotografo per passione. Alla fotografia si è dedicato da giovanissimo –a Roma fotografa J F Kennedy– superando in breve lo ‘’stadio’’ amatoriale e arrivando a maturare un proprio inconfondibile stile. Oggi è ritenuto uno tra i più interessanti fotografi calabresi, dotato di un bagaglio tecnico culturale completo che gli permette di esprimere compiutamente una raffinata e naturale sensibilità... qualcuno dice così! Collabora con enti, associazioni, istituzioni e riviste. Nel 2003 idea il festival ‘’Corigliano Calabro Fotografia’’ di cui è direttore artistico. Presidente dell’Associazione Culturale ‘’Corigliano per la Fotografia’’, sodalizio organizzatore del suddetto festival ed altre iniziative. Per cinque anni assessore alla Cultura e al Turismo nella città di Corigliano Calabro.

Poeta, poetavisivo, scrittore. Libri di poesie: La Stanza del Poeta; Lo sguardo del pittore; Silica Glass. Plaquettes poetiche: Anime; Quella strana traccia; nihil; Morte per acqua. Racconti: La Fontana. La sua attività visiva, che risale agli anni ‘90 del secolo scorso col poemetto-visivo “Il treno blu” e con la presenza alla mostra “La balbuzie degli occhi”, trova una personale cifra negli anni 2000 con l’uso del digitale (Museo della Sibaritide, Ophen Virtual di Salerno, Galleria Nazionale di Cosenza e varie edizioni di Tornare@Itaca tra Cosenza, Grimaldi e Milano). Nel 2015 gli vengono dedicate due serate al Museo delle arti e mestieri di Cosenza, dove presenta un ciclo di 30 foto “Poeti del Novecento”. Nel 2016, allo stesso MAM, nell’ambito della X edizione di Tornare@Itaca, ripresenta “Il treno blu”.

Corigliano Calabro (Cs), 1948

Cosenza, 1948

Migrantes, scatto realizzato nel porto di Corigliano Calabro il 4 settembre2016 allo sbarco di rifugiati provenienti dall’Africa subsahariana, Libia e Maghreb.

Paesaggio di metafisica sospensione. Un potente riflesso di luna piena squarcia la fitta densità della notte, facendo emergere l’esile profilo di alberi spogli e d’una grande fontana muta in un’ atmosfera di mistero e di ambigua attesa.

Migrantes / 2016 Fotografia / cm 70 x 50

La grande fontana / 2008 Foto digitale manipolata stampata su cartoncino arg. / cm 45 x 32

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Andrea GRANCHI

Vittorio GUARNIERI

via Giosué Borsi, 44 / 50124 Firenze / studiogranchi@tiscali.it / +39 055 2049761

piazza della Pace, 4 / 40134 Bologna / www.guarnierivittorio.it / vittorio.guarnieri@hotmail.com +39 051 6141484 / +39 328 1311186

Firenze, 1947

Sabbioncello San Vittore (Fe), 1946

Non sempre la materia, prima e dopo essere stata artisticamente trattata, può riscattare la propria condizione di apparente morfia e staticità. In chiave con i presupposti le “Metamorfosi Figurative”, opera in gommapiuma dell’artista ferrarese Vittorio Guarnieri, nella quale gli occhi di chiunque potrebbero ritrovare con facilità paesaggi naturali ed orizzonti immaginari. Tali metamorfosi consistono di due parti distinte, e ciò che in basso emerge, in alto si bilancia in una rientranza, e così è per ogni spessore ed ogni luce, che ritrova nell’altro il suo contrario e complemento. Intuendo il procedimento si scorge il taglio, prima diritto poi frastagliato, che ha inciso lo spessore della materia, per penetrarla e sdoppiarla. È sempre emozionante il momento in cui la massa originaria svela la sua interiore ricchezza.

A lungo titolare della cattedra di Pittura nelle Accademie di Belle Arti di Carrara e di Firenze è riconosciuto tra i protagonisti del «Cinema d’Artista», ambito nel quale realizza numerose opere, viene invitato alla Biennale di Venezia (1978) e incaricato di curare manifestazioni di rilievo internazionale per il Comune di Firenze, per la Cinémathèque Française di Parigi e a Philadelphia. E’ invitato alla Biennale di Milano (1974) alla Triennale di Milano (1981) e alla Quadriennale a Roma (1986). Sue opere sono in collezioni pubbliche in Italia e all’estero tra cui il “Museo Novecento” di Firenze. E’ il Presidente della “Classe di Pittura” dell’Accademia delle Arti del Disegno.

L’opera, Ariosto osserva Rinaldo e i cavalieri all’assedio di Parigi, fa parte di un ciclo di lavori in sintonia con il testo dell’ “Orlando Furioso” dell’Ariosto. Qui vi è una interpretazione in chiave dinamica, e di scontro di opposti caldi e freddi, della furibonda battaglia che vede Rinaldo travolgere il campo dei “saracini” sotto le mura dell’assediata Parigi (Canto trentunesimo, 53). L’idea è quella di un Ariosto quasi novecentesco che osserva dall’alto e muove le fila del proprio complesso poema.

Ariosto osserva Rinaldo e i cavalieri all’assedio di Parigi / 2016 Affresco su tavola armata di rete metallica / cm 50 x 60

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Bologna, luglio 2016 Paola Calzolari

Metamorfosi figurative inv. n° 230 / 2014 Polietere / cm 60 x 120 x 8 : 2

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Francesco GUIDONI

Anna KAPP

via dei Tigli, 70 / 00072 Ariccia (Rm) / francescoguidoni@libero.it / +39 340 0992258

via Filippo Giuliani, 39 / 87038 San Lucido (Cs) / capparellianna@yahoo.it +39 0982 848336 / +39 347 9161787 / +39 347 6900073

Ha terminato gli studi come scultore nel 1988 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ma la pittura lo ha attirato, ha preso il sopravvento e lo ha spinto ad agire nel quotidiano, dando forma ed espressione alle contingenze e contraddizioni del tempo. Negli ultimi anni nei suoi quadri sono comparse sempre più spesso quelle che l’artista chiama ‘zone di coerenza’, zone dove i segni di colore della spatola sono sempre più strutturati.

Anna Kapp, vive ed opera a San Lucido sul Tirreno Cosentino.

Roma, 1960

Questo quadro: “Luce coerente – 1” dove il verticale e l’orizzontale sono le uniche dimensioni rimaste ed il colore è contemporaneamente chiuso in sé ed aperto all’esterno, è il punto di arrivo/partenza di quella che credo sarà un’importante nuova fase della mia pittura.

(Anna CAPPARELLI)

Lattarico (Cs), 1946

Acquerellista nel senso più classico, Anna Kapp esprime la sua sensibilità per la luce, per la natura e per il paesaggio che la circonda con grande spontaneità e raffinatezza. La varietà esplorativa della sua produzione, denota un susseguirsi variegato di approcci alla tecnica usata, con la quale Anna si misura ora elaborando minuziosi scorci urbani e rurali, ora abbandonandosi all’intimità dell’improvvisazione, restituendo di volta in volta scene di spazi immobili e a-temporali, o puri e irripetibili attimi di luce in cui la percezione sensoriale, nell’immagine, si traduce in vibranti stati d’animo. Tetti a Scilla è l’impressione poetica di un paesaggio terreno nella cui vivida riproduzione aleggiano l’incanto del mito, la pregnanza della storia, la fissità della metafisica, il calore bruciante della vita. Un pezzo che unisce insieme ciò di cui si alimenta il segreto di Anna Kapp: il connubio tra la maestria del pittore nell’uso del colore e il potere sensitivo di uno spirito sapiente. Maria Rosaria Gallo

Luce coerente - 1 / 2015 Olio su tela / cm 51 x 58,5

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Tetti a Scilla / 2010 Acquerello / cm 34 x 46

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Mario LA CARRUBBA

Maria LA MURA

corso Carlo Caneva, 58 / 00159 Roma / www.webalice.it/linartista / mariolina44it@yahoo.it / +39 06 4390784

via Santa Maria / 84012 Angri (Sa) / maria.lamura@hotmail.com / +39 081 948040 / +39 392 5944690

Mario La Carrubba presenta qui un’opera in cui i vari punti focali, se pure agganciano l’elemento visivo dell’ ”inquadratura” dell’opera, appaiono caoticamente metodici, in un incontro nella terra di confine tra inconscio e razionalità dove protagonista è il colore e la sua vaporizzazione elargito con saggezza e pazienza sopra i diversi strati “a velatura” della pittura ad olio. Le geometrie che celano altre ipotesi di nuovi orizzonti sconosciuti, si stagliano imponenti come strutture di una civiltà futuribile arresa alla disarmante combinazione tra l’uomo e la natura. Nella totalità dell’opera vige un componente fondamentale, lo spaziotempo nel quale è possibile viaggiare salendo a bordo di una sfera trasparente, simbolo spesso presente nel lavoro di Mario La Carrubba.

Docente in materie artistiche. Maturità artistica, diploma di laurea in decorazione e laurea specialistica di “Arti Visive” presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. E’un’artista poliedrica: si muove su una piattaforma sperimentale, con una matrice astratto-informale, accentuazione all’inciso e al rilievo materico. I suoi lavori: acquaforte, xilografie, serigrafie, pitture, sculture e ceramiche diventano installazione presentate anche con performance.

Roma, 1944

Nocera Inferiore (Sa), 1973

L’opera “Cum spes” di Maria La Mura s’incanala, con marcata matrice sperimentale, a inseguire una particolare traiettoria, da leggere come segmento speculare della vita dell’artista. L’impegno plastico, nella determinazione espressiva, prende la consegna di dialogare con lo spazio. L’accertato rilevante segno materico, invece, sviluppa un assunto dinamico e assume la capacità profonda di valenza interiore, intimamente legata a una forza di luce soprannaturale, di risoluzione salvifica.

L’artista fin dai suoi primi lavori mette al centro dell’opera il fruitore come se egli stesso fosse il passe-partout per varcare l’ingresso di un universo avvolto in un magico cromatismo, contemplando anche l’importanza del suono, laddove fino a poche opere prima si intravvedevano nuovi elementi figurativi, andando avanti questi sono stati in parte sostituti da lettere e numeri quasi a voler simboleggiare il suono lasciato dei quattro elementi in una complessa formula fisico chimica. Iolanda La Carrubba

Cromaticamente Semiramide / 2014 Olio su tela / cm 60 x 80

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Maurizio Vitiello

Cum Spes / 2016 Ceramica con vetri miniati colorati - Legno e filo zincato (installazione) / cm 100 x 150

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Margherita LEVO ROSENBERG

Donato LINZALATA

corso Aurelio Saffi, 9_10 / 16128 Genova / www.levorosenberg.com / m.levo.rosenberg@fastwebnet.it +39 333 3472001 / +39 010 5536450

C.da Grotte di Gesù, 1 / 85013 Genzano di Lucania (Pz) / www.donatolinzalata.com / donato.linzalata@alice.it +39 0971 774323 / +39 340 3472411

Ponti (Al), 1958

Genzano di Lucania (Pz), 1942

Vive e lavora tra Ponti, Genova e Tel Aviv. Artista di formazione scientifico/umanistica, dalla personalità ed espressione poliedriche, si dedica alla pittura fin dall’adolescenza. All’inizio degli anni novanta - già psichiatra ed arte terapeuta - approfondisce la sua ricerca con nuova e diversa consapevolezza, declinando il suo fare artistico come esito formale del processo, di pensiero ed emozionale, che s’innesca nella relazione fra l’artista, gli eventi, le persone e gli oggetti che la circondano, con la loro funzione e le memorie di cui sono partecipi. Le Memorie Tiepide fanno parte del ciclo delle conazioni, che l’artista ha iniziato nel 2005 e presentato per la prima volta nel 2006, in un personale alla galleria Ghiglione di Genova.

Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli con Emilio Greco. E’ stato definito artista del mito per la suggestione delle sue sculture: in legno, materiale predominante, in ferro, in marmo, in cotto, atte a stupire. Attinge dalle sue radici etnoantropologiche che hanno origine nell’aspra terra lucana. Hanno per icona la verticalità dell’albero e come materiale il legno, essenziale nell’arcaico, diffuso nell’antico e marginale nel moderno. “Dai suoi intagli affiorano totem in cui la figura umana è ancora riconoscibile, emblematica come in Gaugin, o al contrario, in cui gli elaborati geometrici hanno il sopravvento. Fino a combinazioni di entrambe le istanze, figurativa e astratta […]”. Premi: Prima Biennale Internazionale, Lecce; Triennale d’Arte sacra, Lecce, premio speciale della critica, X Edizione Florence Biennale 2015. Nel 2011 espone alla 54ª biennale di Venezia, Regione Basilicata e Sala Nervi Torino.

“Levo Rosenberg stringe d’assedio le emozioni e le costringe a formarsi in quei materiali che ha eletto tra le varie possibilità derivate dalla tecnologia attuale… tra il fascino della serialità e la grandiosità michelangiolesca: invenzioni ritmate da reticoli con la regolarità classica della commozione”. Ettore Bonessio di Terzet

Sa distinguere il tipo di legno; ha fiuto. Sceglie l’ulivo per la durezza, il pioppo e il castagno per la dolcezza, l’acacia per la flessibilità… Li plasma con mestiere. Sbozza, leviga. E, nel contempo, controlla contorti assetti, valuta intricate conformazioni, ricava o colloca aggettazioni, insiste con intarsi, esalta rigogliose nodosità, stende bande cromatiche, inserisce pulsanti gore di colore. L’artista modella “totem” non per rappresentare idoli o feticci, ma plastiche verticalità, su cui addensa indirizzi semantici e percorsi iconici. Memoria tiepida n.7 / 2008 Acetato, dc-fix, pellicole radiografiche, spilli su rete metallica / cm 75 x 75 x 15 ca.

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Portatrice di pane / 1991 Scultura sottrattiva, legno: cerro patinato / cm 100 x 200 x 20

Maurizio Vitiello

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Oronzo LIUZZI

Rossana BUCCI

Daniela LOI

via Mercato, 20 / 70033 Corato (Ba) / oronzoliuzzi@hotmail.com +39 320 4229046

via Ardigò, 52a / 70033 Corato (Ba) / rossanabucci@libero.it +39 349 8684908

via Antonio Meucci, 9 / 09131 Cagliari / www.danielaloi.it / danielaloi@gmail.com / +39 329 9260853

Fasano (Br), 1949

Corato (Ba), 1969

Quando l’anima dialoga con l’infinito si compie il più grande miracolo. E nel silenzio denso di risposte si apre un varco oltre l’orizzonte, lasciando emergere una forza inarrestabile. La pratica della scrittura – declamazione poetica – assemblaggio emozionale prosegue con estremo entusiasmo nel binomio, oramai inscindibile e quasi necessario, Liuzzi-Bucci. Il cerchio e il suo fulcro energetico alimentano l’ultimo lavoro tutto incentrato sull’essere, la ricerca del sé e dell’altro. Il vigore che scaturisce dal nucleo vitale si spande nello spazio, lo travolge e coinvolge in un cortocircuito di scambi esperienziali. E luce. La stessa che guida e suggerisce il naturale transito dall’immagine al simbolo.

Cagliari, 1965

In “Sacrifice Mater” la figura della Dea Madre si manifesta attraverso le impronte delle mani, impresse dall’autrice su una tela grezza carica di materia (solcata da corde, metafora del mondo vegetale, che la attraversano come traiettorie di mappe astrali, alludenti al tempo e allo spazio), raffiguranti sia il grido di dolore della Terra, offesa e martoriata, che la fertilità della stessa, e la conseguente, ciclica rinascita, simboleggiata dal primordiale colore rosso sangue.

Lucia Anelli

Il Centro è il Sacro / 2015 Collage, fogli metallici lavorati a freddo, acrilico su legno e led / diametro cm 90

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Sacrifice Mater / 2010 Tecnica mista - Corde / cm 80 x 120

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Alessandro MAIO

Luigi MARAZZI

98070 Terranova (Me) / www.alessandromaio.it / alm8203@libero.it / +39 320 7828578

via Aldo Gargano, 18 / 00047 Marino (Rm) / gimara80@gmail.com / +39 340 5391809

Personali: 2014, Gadam, Civica Galleria “Antonino Meli”, S. Marco d’Alunzio; Museo d’arte contemporanea “Armando Penna”, Messina; 2016, Galleria “L’Altro Artecontemporanea”, Palermo. Collettive: Triennale di arti visive, Roma; Last paradise, Chiostro del Bramantte, Roma; Spoleto Arte; InterConnessioni, “Museo del Presente”, Rende; Percorsi d’arte in Italia, “Il Mitreo Iside” Roma; MareVigliosaMente, Tusa. Hanno scritto di lui: Alessandro Celli, Felicia Lo Cicero, Paolo Levi, Daniele Radini Tedeschi, Vittorio Sgarbi.

Vive e lavora a Marino nel suo studio in Largo Cortile Trinca.

San Marco d’Alunzio (Me), 1966

Marino (Rm), 1980

Luigi Marazzi ha frequentato l’Istituto d’Arte Paolo Mercuri (ora Liceo), successivamente ha seguito il corso di Scultura con il M. Alfio Mongelli, presso l’Accademia di belle Arti di Roma. Nel 2007 si abilita all’insegnamento e attualmente insegna Discipline Plastiche e scenoplastiche.

L’opera in gesso patinato che espongo in questa rassegna appartiene ad una serie di sculture dedicate al rapporto tra l’uomo e il divino, mettendo in evidenza la precarietà dell’essere umano nel trovare nuova vita e speranza nella forza creatrice.

In questo mio lavoro ho voluto rappresentare il principio fisico della conservazione dell’energia. La parte astratta puo’ essere associata ad una figura con un grande occhio che si nutre di materia e successivamente la rilascia in altre forme. Il “grande occhio” osserva il tutto e crea la realtà visibile ai nostri sensi, che nel dipinto è rappresentata dalle velature geometriche sovrapposte.

Il grande osservatore / 2016 Olio su tela / cm 100 x 70

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Good Proof III (La prova divina) / 2015 Gesso patinato / cm 19 x 28 x 40

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Angela MARCHIONNI

Salvatore MARSILLO

www.youtube.com/user/beatrixv / +39 051 6546021 / +39 333 4990324

viale Pico della Mirandola, 129 / 00142 Roma / www.salvatoremarsillo.com / bibenda.marsillo@libero.it +39 329 0559000

Angela Marchionni, marchigiana di nascita e bolognese di adozione, laureata in pedagogia all’Università di Urbino, artista eclettica e poliedrica ama spaziare a tutto tondo il mondo artistico. Regia, poesia, scrittura, edizioni d’arte, grafica, fotografia digitale, questi sono solo alcuni degli spazi creativi di Angela. La sua curiosità la porta a sperimentare e cercare nuove sfide continuamente, i suoi lavori parlano di donne, di attualità, dell’animo umano.

Salvatore Marsillo è un artista romano, sperimentatore di diversi campi delle Arti Visive, dalla pittura alla grafica, dalla scultura alla fotografia. La sua produzione pittorica si divide in tre serie principali: gli “Arcipelaghi delle Differenze”, i “Labirinti dell’Irrequietezza” e le “Foreste Nascenti”, ognuna espressiva di una fase del proprio viaggio interiore e artistico. Marsillo ha partecipato a diversi concorsi nazionali e internazionali nonché a mostre personali a Roma e a Napoli.

S. Angelo in Vado (Pu), 1948

Roma, 1971

“Se penso ad un laboratorio dove confluiscono esperienze e linguaggi diversi, mi affiora nella memoria la cucina di Angela, quando abitava a Bologna, ed eravamo vicine di casa. (…) Era uno spazio di incroci, metamorfosi e di andirivieni tra registri espressivi diversi, dove venivano del tutto eliminate le categorie gerarchiche tra gesti di cura dei corpi, che costruiscono la vita e quelli del fare artistico. Sul tavolo si preparava il cibo, un libro d’artista, un dipinto, una scultura, si scriveva una poesia. (…) Donatella Franchi da: Cucinando arte Pro\vocazioni Ed. Beatrix V.T. 2013

D’amare / 2013 Stampa su tela con interventi - Tiratura unica / cm 70 x 100

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L’opera presentata rientra della serie delle “Foreste Nascenti”, caratterizzate da accentuato dinamismo e impatto cromatico a rappresentare il fermento e lo stupore della nascita, quella nascita simbolica nella quale culmina ogni percorso catartico e rigeneratore, quando dalla materia magmatica viene alla luce il nostro nuovo Io.

Foreste nascenti / 2016 Acrilico su tela / cm 100 x 80

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Luciana MASCIA

Rita MAZZA

via Saverio Altamura, 2 / 80128 Napoli / lucianama@libero.it / +39 081 5797172 / +39 338 5952356

00100 Roma / rita-mazza@tiscali.it / +39 339 4936612

Il tempo trasforma ogni cosa, sciupando bellezza di morbidi corpi e di volti di donne, in cui si sostanzia immanenza divina; il segno lasciato dal tempo emoziona l’artista, che insegue stupita e ispirata l’azione incessante e impietosa del tempo, che è devastante, e cerca bellezza in tutte le cose che vede e ricorda. Se narra le forti emozioni vissute lo fa con nuovo stupore per quel che sa fare con l’uso di colle, detriti di gessi e tempere sgretolate.

Collettive: 2003: “Museo dell’Infiorata”, Genzano; 2005: “La città moderna”, Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Anticoli Corrado; 2006: “Roma Classica”, Biblioteca Nazionale Centrale, Roma; 2006: “Omaggio a Subiaco”, Rocca Abbaziale, Subiaco; 2007: “I luoghi di Enea”, Museo Archeologico Lavinium; 2007: “Art’Expression”, Municipio di Penta di Casinca; 2008: ”Lazio, andando e stando”, Galleria Incontro d’Arte, Roma; 2009: “La Collezione d’Arte Contemporanea”, Archivio Centrale dello Stato, Eur Roma; 2010: “Quintessenze”, Scuderie Aldobrandini, Frascati; 2012: “2° Festival Internazionale dell’Arte”, Ambasciata della Repubblica dell’Iraq presso la Santa Sede, Roma; 2012: “Spoleto Festival Art 2012“; 2013: “In viaggio con Calvino”, Casa dell’Architettura, Roma; 2015: “XLII Premio Sulmona”; 2016: Premio “La Fragolina d’Oro”, Nemi.

Napoli, 1948

Roma, 1953

Ricerca armonia tra forme accennate e colori sbiaditi da polveri e pigmenti, lasciati a coprire dettagli, rimpianti e languori. Vuol dire che pure se il tempo trasforma ogni cosa e rende alla terra quel che da all’uomo, la terra e la mano dell’uomo contrastano la sua azione cercando bellezza in quel che rimane e in quel che continuano a fare.

Il “Portale di San Sebastiano sulla via Appia”, fa parte di una serie di dipinti dedicati alla Basilica di San Sebastiano, costruita per volere dell’imperatore Costantino nel IV secolo sulla via Appia Antica a Roma

Come sospesa / 2016 Tecnica mista su tela / cm 50 x 70

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Portale di San Sebastiano sulla via Appia / 2010 Olio su tela / cm 25 x 35

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Monica MELANI

Giuseppe MELE

Referenze: Il Mitreo arte contemporanea, via M. Mazzacurati 61 / 00148 Roma /www.monicamelani.org info@monicamelani.org / +39 06 65678224

via Paganelle, 44 / 88834 Castelsilano (Kr) / giuseppe.mele038@libero.it / +39 0984 994082 / +39 329 7406970

La fisica quantistica suggerisce l’esistenza di infinite realtà parallele che “Non sono condizioni in cui viviamo… ma modi in cui pensiamo” (Einstein), attività generate dalla coscienza/esperienza che esistono simultaneamente, come quando, pur guardando un canale TV, altre frequenze continuano ad esistere e trasmettere. Da qui l’affascinante ipotesi dell’esistenza di infinite versioni del pianeta terra, delle strutture che lo compongono, della gente che lo abita ma anche di una stessa sostanza/ vibrazione/quanto che ne costituisce le infinite forme e versioni. Una ipotesi che l’artista intuisce, indaga ed imagina da oltre 30anni. Una ricerca che nel 1999 dà vita alla pittura energetica metodo melAjna®, per una Nuova e multidimensionale percezione/visione dagli ampi ed inesplorati orizzonti, per un rinnovato valore e ruolo dell’Arte e dell’Artista nell’evoluzione della società e della coscienza contemporanea.

Si diploma presso I.S.A di San Giovanni in Fiore, sez. Arte della Stampa e Restauro del Libro e completa gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, corso di Scultura. Titolare di cattedra di Discipline Plastiche e Scultoree presso Liceo Artistico “E. Santoni” di Crotone. Opere bronzee in sedi pubbliche: “L’ estasi di San Pio”, piazza Municipio, Cerenzia; “San Teodoro”, chiesa antica Cerenzia. del Santo; Crocifisso ligneo, chiesetta di San Leonardo, Castelsilano. Il suo curriculum è depositato presso la Fabbrica di San Pietro - Città del Vaticano, Roma.

Realtà parallele / 2016 Acquerello metodo melAjna ® e stampa su carta su tela/ cm 100 x 74

Mostri marini / 2016 Acrilico su tela / cm 70 x 100

Roma, 1960

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Castelsilano (Kr), 1970

L’opera rappresenta, simbolicamente il tragico mondo dei fondali marini, ricchi di misteri e di nuove scoperte racchiuse in forme quasi astratte e spigolose. Le forme cercano di liberarsi in un tragico gioco di luce e ombre per imbarcarsi in acque e terre sconosciute.

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Adamo MODESTO

Mauro MOLINARI

via Pian due Torri, 31 / 00146 Roma / www.AdamoModesto.it / info@AdamoModesto.it / +39 347 3319453

via Paolina, 25 / 00049 Velletri (Rm) / www.mauromolinari.it / arte@mauromolinari.it / +39 328 6947561

Allievo di Cascella e Leoncillo, dal 1986 partecipa a collettive e personali in Italia e all’estero (Belgio, Brasile, Emirati Arabi, Olanda, Portogallo, Spagna, Ungheria). Il suo lavoro è stato trasmesso nel 2005 da RAI EDUCATIONAL. Sue opere presso la Direzione Generale dell’INPS, Roma; al porto di Civitavecchia e in musei italiani, tra cui: MUSEO DEL 900 ITALIANO, Pieve di Cento; MUSLNF, Senigallia; MUSEO SAN FRANCESCO, Mercatello sul Metauro; RACCOLTA CIVICA, Cisterna di Latina; MAGA, Museo Arte Gallarate.

Mauro Molinari è nato a Roma e vive e lavora a Velletri. La sua lunga ricerca artistica è contrassegnata da cicli diversi come quelli dedicati alla pittura scritta, alla reinterpretazione degli antichi motivi tessili, e nell’ultimo decennio al racconto della città e della sua caotica umanità. Ha esposto in più di 500 mostre personali e collettive in musei e gallerie in Italia e all’estero. Si è avvalso dell’apprezzamento e della presentazione di noti critici. Sue opere sono in musei e collezioni pubbliche e private.

San Martino S.M. (Ch), 1936

Fin da studente della scuola d’arte sono stato impegnato alla realizzazione di opere con nuove tecniche e alla sperimentazione di materiali di facile reperimento e bassi costi . Dopo una lunga esperienza sono arrivato all’impiego dei cartoni ondulati, che in questa opera ho voluto proporre per la mostra Periscopio sull’arte in Italia. Dare una nuova vita, in un contesto artistico, ad un materiale di recupero è stata la rappresentazione di questa opera.

507p-3a-015 / 2015 Collage su cartoni / cm 70 x 50

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Roma, 1942

Il palleggio spensierato del ragazzo con il mondo è un invito metaforico a non prendere a calci la nostra terra.

Palleggio / 2015 Acrilico su tela / cm 100 x 80

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Walter NECCI

Fabio NICOTERA

via Aterno, 45 / 00075 Lanuvio (Rm) / walternecci@live.it / +39 06 9374250 / +39 392 7304447

via Vincenzo De Filippis, 148 / 88100 Catanzaro / nicoterafabio@libero.it / +39 333 9538711

Da sempre sente il bisogno di comunicare i suoi stati d’animo attraverso una sua “golosità“ artistica, che lo porterà a sperimentare i più svariati materiali e modi di lavoro sia in pittura che scultura.

Vive ed opera tra Catanzaro, Roma e Basilea. Dopo la maturità artistica, presso il Liceo Artistico Statale di Catanzaro, si laurea in pittura presso l’ Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Ultime mostre: 2016, Un mosaico per Tornareccio, “ Per Maria” XI Edizione per il Giubileo della Misericordia, a cura di Tiziana D’Acchille e Gabriele Simongini; I’m On Fire, a cura di Martina Cavallarin, testi Martina Cavallarin, Galleria d’ Arte Ellebi, Cosenza; 2015, “ Precarietà”, a cura di Jasmin Glaab, testi Jasmin Glaab e Patrizia Mazzei, Galleria Kunsthalle Kleinbasel, Basel; Glaser/ Kunz – Kunst- Kabinett, Villa Renata, Socinstrassen, 16, 4051, Basel.

Roma, 1951

L’opera è stata da me creata per una mostra itinerante in varie città d’italia il cui scopo era di far conoscere la malattia della alopecia. La “Solitudine esistenziale” é la causa più frequente che genera appunto questa malattia.

Catanzaro, 1975

Pagine è un ciclo di lavori che ha l’intento di raccontare, con estrema sintesi, come con pochi elementi si può esprimere qualcosa, cioè eliminando il superfluo, l’inutile e così facendo, quello che appare è solamente una forma vergine, capace di immortalare su di sé tutto quanto gli si trova intorno e di fronte, scrivendo ogni volta, attimi di vita e cose sfuocate.

Solitudine esistenziale / 2014 Tecnica mista su tela cartone resina acrilici / cm 70 x 100

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Pagina / 2016 Tecnica mista su tela / cm 80 x 80

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Salvatore OPPIDO

Lucia PAESE

via Tasso, 169C / 80127 Napoli / soppido@libero.it / +39 338 7610363

via Pastrengo, 130 / 87041 Acri (Cs) / lucia.paese@hotmail.it/ +39 0984 954551 / +39 347 1878377

Napoli, 1945

San Pietro in Guarano (Cs), 1954

Maestro riconosciuto per l’uso sapiente e raffinato delle tecniche incisorie, affida ad una delicata introspezione il senso della propria azione per valorizzare il ruolo della “manualità” artistica in un contesto sovrannazionale. Ha esposto in Italia e all’estero. Il suo lavoro viene seguito con attenzione ed interesse dalla critica ed in particolare suscita consenso la sua capacità di disporre con sapienza delle diverse tecniche. Questa sua maestria, unanimemente riconosciuta, lo ha reso un caposaldo fondamentale per gli artisti più giovani di cui è da tempo mentore e guida. Ha insegnato per molti anni grafica presso diversi Istituti d’Arte e ha collaborato con diverse stamperie ed editori, realizzando molte edizioni. Le sue opere sono presenti in collezioni private e fondazioni.

Grande giocatrice / 2016 Digital Art su tessuto e plastica / cm 62 x 150

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Pittrice figurativo espressionista, performer nonché fotografa, è impegnata, oggi, in percorsi sperimentali dell’Arte Contemporanea in una nuova espressività che prende il nome di LocusArs… movimento artistico culturale nato in seno al programma CERTIS. Sperimentatrice e ricercatrice nell’ambito delle arti visive, da anni, divulga il suo pensiero e la sua opera attraverso un’intensa attività didattica rivolta alle scuole del suo territorio.

L’opera in catalogo fa parte del progetto “Radici” che nato tre anni fa negli anni si sta arricchendo di nuove immagini e di nuovi significati. Gli scatti fotografici stampati su tele, con l’intervento del colore, diventano opere pittoriche di grande forza e impatto emotivo. Esse, indagano la contemporaneità mettendo in risalto i punti di forza e le criticità del nostro territorio in un epoca in cui la globalizzazione toglie certezze e punti di riferimento. Ed ecco, dunque, immagini, segni e cromatismi che raccontano di abbandoni, di rassegnazione, di urla silenti, di energie castigate, ma anche e soprattutto di rinascita. Le opere offrono un messaggio importante ai giovani che nel progettare e vivere il proprio futuro devono sempre rivolgere un occhio attento al passato. E’ necessario, dunque, abbeverarsi alle radici artistiche, culturuali, storiche e sociali del proprio territorio per poter assaporare nuove essenze, per confrontare passato e presente e mettere in collegamento luoghi e persone.

La dimora degli spiriti / 2011 Foto digitale su tela con intervento di colore acrilico e stucco / cm 100 x 150

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Franco PALETTA

Maria Camilla PALLAVICINI

via Santa Chiara, 41 / 87036 Rende (Cs) / www.francopaletta.com / info@francopaletta.com +39 0984 016580 / +39 368 7233042

via XXIV Maggio, 43 / 00187 Roma / +39 06 83467000

Franco Paletta, scultore e pittore immaterialista, docente accademico, artista internazionale, ha una copiosa produzione di sculture, pitture e disegni, che riflettono le sue varie esperienze plastiche e pittoriche. Le sue opere hanno un notevole valore artistico per la lucida essenzialità delle sua estetica. Sono particolarmente famose le sculture “corpi vuoti luminosi” per l’alto valore spirituale che trasmettono.

Ha frequentato negli anni sessanta a Salisburgo la “Scuola del Vedere” di Oscar Kokoshka, a cui deve la sua prima formazione. In seguito ha visitato la Spagna lavorando a fianco del paesaggista Benjamin Palencia.

Cetraro (Cs), 1948

Roma, 1940

L’opera pubblicata, elevandosi verso l’alto, si presenta colorata, luminosa, aerea, aperta e leggera. Il materiale che la circoscrive è ridotto ai minimi termini, per comunicare la sensazione di immaterialità. Vuole essere un inno allo spirito che si spoglia della materia, della società dei consumi “usa e getta”.

“Nelle opere a tecnica mista di Maria Camilla Pallavicini l’impianto geometrico persiste convivendo con il segnismo in modi molto evidenti. In esse le tessiture creano atmosferiche cortine cromatiche, in cui si agitano movimenti soffiati, ma su cui i segni vengono calligraficamente tracciati, ora in svirgolature qui bianche, là rosso cupo a mo’ di sincopata scrittura araba, ora in damascature, ora in impercettibili graffi al negativo, o ricolmi di luce, ora infine come grate di libere circonvoluzioni poste a far da diaframma visivo a rettangoli formati dalle variazione cromatiche. Negli anni Novanta il sostrato di ogni dipinto della Pallavicini contiene un’epifania geometrica che emerge sotto il pulviscolo segnico come per magia.” Giorgio Di Genova, da Storia dell’Arte Italiana del ‘900, Generazione Anni Quaranta, Bora

L’opera fa parte dell’Astrazione immateriale, teorizzata e sostenuta anche nell’insegnamento accademico dal maestro.

Corpo vuoto luminoso / 2010 Acciaio Verniciato / cm 38 x 93 x 36

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Notturno / 2016 Tecnica Mista / cm 80 x 80

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Graziella PAOLINI PARLAGRECO

Claudia PASSAGLIA

via S. Colombo,1 / 95027 San Gregorio (Ct) / paoliniparlagreco@alice.it

via Quattrucci, 152 / 00046 Grottaferrata (Rm) / claudia.passaglia@email.it / +39 340 4772493 / +39 06 94316008

Alessandria, 1936

Genova, 1952

“Movimento incompiuto” è il primo quadro di un trittico intitolato “Sinestesie sulla comunicazione”. In un mondo dove comunicare sembra facile, dove la dimensione tempo è stata annullata ed in tempo reale è possibile avere e dare informazioni , esprimere opinioni ed intenzioni, emozioni ed idee, parlare ad un numero in(de) finito di persone, una domanda: ma comunichiamo veramente? Che cosa ci aspettiamo che sia la comunicazione? Con questo quadro ho iniziato a rifletterci. Usando un numero limitato di colori e varie superfici, ho cercato di esprimere l’idea del tentativo della comunicazione come movimento incompiuto. Ogni linea è spezzata. Ogni superficie modificata. Ogni abbraccio è interrotto, ogni colore coperto, graffiato, aggrumato, troppe idee disturbano, è un movimento continuo di noncomunicazione. Il tentativo di scandagliarne le varie sfumature continua …

Questa bionda dallo sguardo penetrante, comodamente seduta sulla poltrona imbottita, tappezzata con un tessuto damascato di velluto di seta color verde reseda, rappresenta alcune delle cose che in questo periodo mi piace dipingere, come le mani femminili in primo piano e i tessuti, tipo quello di mussola leggera dell’abito bianco, vaporoso, dalle sfumature delicate, della fanciulla suddetta il cui ginocchio, scoperto, sparisce nella cornice del quadro.

Bionda in poltrona / 2011 Olio su tela / cm 80 x 70

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Movimento Incompiuto / 2012 Acrilico e resine su tela / cm 40 x 80

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Nicola PICA

Alfredo PINO

via Campo Sportivo, 29 / 82030 Ponte (Bn) / www.picarte.it / info@picarte.it / +39 347 5973702

via Arcivescovado, 31 / 88100 Catanzaro / alfredopino1962@gmail.com / +39 339 4877211

Fin da piccolo dimostra grande attitudine al disegno e alla scultura. Terminati gli studi inizia il suo percorso d’arte e sulla sua strada incontra un maestro di affreschi che segnerà la sua vita artistica. Si ritiene un artista eclettico e sperimentatore di diverse tecniche. Per un periodo di tempo abbandona la pittura e si avvicina al mondo della scenografia ed al restauro; collabora con diversi scenografi sia teatrali che cinematografici. Negli ultimi anni capisce che la sua strada è la pittura e decide di riprendere la tavolozza. Fino ad oggi ha spaziato con le sue opere dall’impressionismo, espressionismo all’astratto informale. Non disdegna di affrontare temi di attualità, ama i colori puri e tutto quello che riesce a costruire con loro, imprime le sue emozioni sulla tela con una pittura graffiante e materica.

Diplomatosi al liceo classico si dedica esclusivamente all’arte, intraprendendo una ricerca sui legami tra cultura classica e cultura contemporanea, privilegiando l’affresco e l’opera materica in genere, fino alla scultura in terracotta, vetroresina e altri materiali. Dal 1983, data della sua prima personale, vasta è l’attività espositiva in Italia e all’estero, con la partecipazione a fiere d’arte in tutta Europa. Nel 2009 apre a Catanzaro lo spazio “alfredopino artestudio”, dove lavora ed espone in permanenza le sue opere, organizzando inoltre vari eventi culturali.

Ponte (Bn), 1963

IL BOSONE DEL COLORE fa riferimento al BIG BANG dell’universo con la nascita della luce e quindi anche dei colori.

IL BOSONE DEL COLORE / 2015 Acrilico / cm 70 x 50

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Catanzaro, 1962

L’opera presentata “Incastro temporale” del 2009 riassume la sua ricerca artistica: il sapore antico e la tecnica utilizzata dell’affresco riportano a rimembranze lontane, mentre lo squarcio materico e lo stile della composizione conducono alla concezione matericoinformale della cultura contemporanea. Il frammento di orologio indica l’inevitabile e perenne trascorrere del tempo sulle cose e nella memoria dell’uomo.

Incastro temporale / 2009 Affresco / diametro cm 100

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Edoardo PISANO

Gustavo POZZO

Pod. Fonte Bertusi / 53026 Pienza (Si) / info@fontebertusi.it / +39 0578 748077 / +39 333 4273921

via Salita Cariati, 8 / 80132 Napoli / pozzogustavo@yahoo.it / +39 333 2971783

Nato ad Avellino il 23 Luglio 1944, già docente di Storia dell’Arte presso il Liceo Poliziano di Montepulciano, ha operato prevalentemente a Napoli e poi si è trasferito in Toscana. Numerose personali dal 1969, l’ultima a Napoli nel 2014 presso il Maschio Angioino. E’ tra i promotori di “Prop Art”.

Artista autodidatta, disposto verso la fotografia digitale, spazia il proprio interesse in tutte le forme innovative provenienti dalle nuove tecnologie. Si è formato negli studi dei maestri M. Fortunato e S. Oppido apprendendo i segreti della pittura e della grafica incisoria. La sua tematica è incentrata sull’osservazione delle immagini catturate in maniera random e trasformate secondo lo stato d’animo in opere informali. Attualmente lavora con intensità nel campo delle varie tecniche incisorie. Ha esposto sia in Italia che all’estero.

Avellino, 1944

Attraverso la memoria ho raccolto i frammenti della mia esistenza, gli oggetti particolari appartenuti al mio vissuto, strani relitti legati alle mie ossessioni. Compagni dei miei pensieri che testimoniano i passaggi cadenzati ma costanti del mio percorso di vita. Tutto ciò l’ho rimesso in vita, riassemblandolo con amore e passione, rivelando i miei READY MADE, per fissare nei lavori attuali il segno “dell’ultimo tratto” quasi a volerli far rivivere all’infinito e nell’eternità. Ho accolto “dentro” anche la presenza di immagini dei miti e dei presagi omerici, quale testimonianza dell’antichità classica greca, indispensabile radice della nostra storia e cultura dalla quale non è possibile prescindere...

La Piazza dei miracoli / 2015-2016 Tecnica mista (rilievi-olio-smalto-cera) / cm 86 x 63

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Napoli, 1941

La sua pittura non è altro che una trasformazione matematica delle immagini trasposte, per dirla alla maniera di Marcel Proust, sono nascoste dentro i suoi occhi, svelate dall’animo in cui il confine tra realtà e verità si dissolve e si dilata.

Vele a mare / 2015 Digital Art su tavola / cm 100 x 100

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Luciano PUZZO

Gelsomina RASETTA

via Angelo Emo, 147 / 00136 Roma / www.lucianopuzzo.it / lucianopuzzo@libero.it / +39 06 39750312 / +39 347 1212200

65015 Montesilvano Colle (Pe) / gelsomina.rasetta@libero.it / +39 085 4681457

…Al centro si accende e vibra come segnale di allerta un urlato NO. Pare proprio che Luciano Puzzo abbia trovato una sintesi estremamente afficace nel suo percorso tematico dell’AFONIA come incapacità dell’uomo di mantenere un contatto vero con la realtà.

L’artista ha esposto in numerose personali e collettive in spazi istituzionali di città italiane e capitali estere. Significativa è la raccolta di attenzioni critiche e la documentazione del curriculum.

Nino Portoghese, 2015

Dal ciclo Donna Donne: una storia antica e moderna “Fame d’Amore“. Un incontro con il colore mediterraneo, con la sua bellezza e il suo silenzio, con la corrispondenza che a volte esso rivela e con i desideri più profondi del cuore. Donna, donne immerse nella tradizione, nella storia. Nessuno ha più fede nelle antiche preghiere, le parole suonano opache. Viviamo tutti senza riferimenti. “Fame d’Amore” curva il tempo e lo spazio, raccoglie e dona, protegge; è l’amore che allontana lo sfruttamento, la guerra, la disperazione.

Siracusa, 1946

Nocciano (Pe), 1943

…Reazione che invece suggerisce Luciano Puzzo, il quale frena l’animazione delle sue Afonie (la sua sommessa protesta dei segni) dietro la scura griglia di giganteschi “NO” che, pur composti dalla consueta accelerazione ritmica, segnica e tonale, si stagliano decisi nel “dissenso urlato” e biunivoco che rovescia la negazione letterale in messaggio positivo: “ON”, speranza di accendere l’attenzione di chi guarda, in tal modo segnalando l’urgenza di contrastare energicamente, ognuno a suo modo, la diffusa tendenza ad allontanarsi dalle problematiche del contemporaneo. Laura Turco Liveri, 2015

No Now 5 / 2016 Acrilici e vernici su tela / cm 100 x 140

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Fame d’amore / 2009 Tecnica mista su tela / cm 80 x 100

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Miryam RISOLA

Anna ROMANELLO

via Tanzi, 8 / 70121 Bari / miryam.risola@libero.it / +39 080 5542984 / +39 339 6503837

via Modena, 5 / 00184 Roma / annaromanello@tin.it / +39 335 6278017

Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bari, docente di arte e immagine. Ha esposto: “Quadriennale di Roma” a cura di E. Crispolti; “Triennale di arte contemporanea”, Lecce; – “Biennale di Venezia” 2013 a cura di Vittorio Sgarbi; “Galleria della radio nazionale Slovacca”, Bratislava; “Biennale di Frosinone”; “Biennale di Roma” 2014 a cura di Achille Bonito Oliva; “Biennale di Salerno” 2014; “Biennale di Benevento” a cura di Giorgio di Genova, Enzo Le Pera, Maurizio Vitiello. Mostre personali in molte città d’Italia presentate da Rosario Pinto.

Artista-performer, dopo gli studi a Parigi, all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts sperimenta nuove tecniche di stampe calcografiche a colori simultanei all’Atelier 17 di Hayter con artisti e incisori di fama internazionale. Le sue opere sono in numerosi musei, gallerie e collezioni pubbliche tra cui: The British Museum Londra, Biblioteca Nazionale Parigi, MAON Museo “A. Capizzano”, Calcografia Nazione Roma.

Bari, 1954

Corigliano Calabro (Cs), 1950

Nelle opere di Myriam Risola si leggono ritmi giusti, variazioni delicate e dinamicità capillari di una voglia d’astrattismo concettuale. Il nostro vivere pulsa nelle composizioni di Myriam Risola, il “sacro” ed il “profano” s’incontrano per non unirsi, ma per specchiarsi pacifici. L’impero sensibile delle sue elaborazioni svetta per equilibrata condizione e si fa magistero, riconosciuto. Dopo la Quadriennale e la Biennale, partecipa e vince la BeneBiennale 2016 a Benevento.

Quest’artista costruisce per strati come la memoria. Le sue incisioni sovrappongono segni, materiali, memorie di letture, studi, incontri, affetti. Sulla preziosa carta di cotone, sulle lastre di metallo o sul legno, il segno solca: incide, traccia, graffia con violenza, scarnifica, scava eppure restituisce pienezza, si fa colore, scultura. “In queste creazioni” dice Anna Romanello “c’è il gusto delle ombre, le flou, lo sfumato, la materia che acquista corpo. La fotografia, che utilizzo come supporto all’incisione, ha acquistato una valenza neo pittorica”. Le immagini sembrano avere una vita propria, lasciano trasparire un legame profondo con un tempo archetipico. Lori Falcolini

Maurizio Vitiello

Patchwork / 2016 Acrilico su tela / cm 100 x 150

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Museo del Mare Maddalena / 2014 / Foto su carta cotone Hanemühle con interventi in xilografia e tecnica mista Installazione totale cm 120 x 100 composta da 4 opere

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Maria ROMEO

Nicola ROMILIO

via Montessori / 87064 Corigliano Calabro (Cs) / infomariaromeo@libero.it / +39 338 8704584

c.da Fonte da Popolo / 64028 Silvi (Te) / nickluciano@libero.it / + 39 328 6760364

In una società osmotica ed in continua trasformazione, il pannello pubblicitario diventa per Maria un mezzo per evidenziare la continua fluttuazione dei valori nella nostra società. ADOM/MODA, è unità che riflette il modello sociale e transitorio di MODA e quello metafisico, di ADOM. Ella riferisce, quando il valore tra significato e significante non corrisponde al medio inter pares è soltanto arbitrario; perciò, la rappresentazione nel triangolo semiotico serve ad ordinare e a correlare elementi per creare senso. Scrive di lei G. Di Genova: “…a guidare la calabrese nelle sue composizioni di particolari di pellicole pubblicitarie non è la “ratio” geometrica, bensì è il rapporto tra le immagini ed i loro dettagli, che ella giustappone al fine di ottenere visive condensazioni semantiche.

Il dipinto è stato realizzato a gennaio 2014. Ho voluto rappresentare su tela il frutto delle mie “riflessioni” intitolando l’opera: “Gli effetti della crisi economica”. In primo piano rappresento una natura morta: un bicchiere d’acqua, una fetta di pane, una zucca e delle cipolle. Questa l’immagine desolante è il risultato di oltre sessanta anni di cattiva politica, periodo in cui i nostri politici hanno pensato a rinpiguare le loro tasche a scapito della collettività; poi nello sfondo ho voluto rappresentare il dipinto “Il quarto stato” dell’artista Pelizza da Volpedo, che inizialmente l’artista intitolò “La fiumaia”. Il riferimento è al popolo che avanza inesorabilmente alla conquista della propria dignità. Questa “citazione” viene squarciata violentemente da un’altra rappresentazione: la contestazione dei giovani di Roma, nell’ottobre 2011, da cui il nome “gli indignati”.

Adom / Moda / 2016 Overlap / cm 70 x 90

Gli effetti della crisi economica / 2014 Olio su tela / cm 80 x 100

Scala Coeli (Cs), 1966

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S. Buono (Ch), 1945

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Natale SACCOLITI

Tina SALETNICH

87011 Cassano all’Ionio (Cs) / nsaccol@tin.it / +39 0983 886981 / +39 339 5493348

www.tinasaletnich.net

L’opera si compone di un impasto materico contenente svariati segni. Posta centralmente, in un riquadro ben delineato, è accompagnata perimetralmente, da uno spazio vuoto in juta, che ospita tracce e materia trasbordante. Essa mostra i segni di una inquietante manipolazione, perpetratasi su una materia molle, trafitta da corpi dalla forte connotazione segnica. L’ immagine registra l’istante in cui energie, azioni, forma e segni, coesistono in quelle particolari condizioni fisiche-chimiche, durante il connubio tra materia amalgamata e aculei d’istrice infilzati. Le forme rappresentate sono uniche: restano connesse solo a quell’istante, dopo, esse variano come è sempre stato nell’evoluzione! La rappresentazione esprime uno stato formale ancestrale, presente in un tempo, durante l’evoluzione e trasformazione della materia, contenente in nuce, l’aspetto finale di forme note oggi.

Tina Saletnich, con il suo segno fiabesco e insieme significante, fa vivere i frammenti dell’immagine al di fuori del contorno geometrico, con un procedimento che richiama –in termini stilistici- la grafica attiva di Klee e insieme la pratica scompositiva cubista.

Istrice / 2011 Tecnica mista / cm 71 x 71

Paesaggio emotivo / 1999 Monotipo digitale / cm 70 x 90

Corigliano Calabro (Cs), 1955

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Roma, 1968

Mentre con la magia del colore, Tina Saletnich movimenta la stesura compatta delle sagome e lascia trasparire nell’à plat di superficie una luce medio-tonale che conferisce alla composizione un andamento ritmico e una vibrazione lirica che richiamano l’iridescenza balliana, all’interno della bipolarità (Boccioni-Balla) del futurismo. Luigi Tallarico

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Rena SALUPPO

Valter SAMBUCINI

67039 Sulmona (Aq) /renasaluppog@tiscali.it / +39 0864 211009 / +39 338 5061490

03018 Paliano (Fr) / www.valtersambucini.it / valsam@libero.it / +39 347 3224360

L’astrazione lirica assume un valore analogico e di preziosa sintesi evocativa in un dipinto come L’incontro, tessuto di linee messe in corrispondenza di figure allusive e di un felice accordo tra superfici colorate e profondità spaziali. Tutto l’insieme di figure e di linee muta di fronte ai nostri occhi, si scompone e ricompone attorno alle sagome di due corpi appena accennati secondo un leggero passo di danza che mima il respiro della vita nel compiuto incontro d’amore. (…) Il passaggio inevitabile della trillante ‘danza delle ore’ cristallizza l’immagine di una armonica sinfonia visiva dove lo screzio delle figure si ricompone in una acuta risonanza del cerchio cromatico. È questo sentimento gioioso del vivere (…) che (…) persuade e attrae nella riuscita pittura di Rena Saluppo.

Ingegnere informatico, si è dedicato alla fotografia da giovanissimo; già dagli anni 70 si è occupato di tecnologie multimediali ed è arrivato a organizzare un centro di formazione dedicato alla fotografia.

Pescara, 1967

Roma, 1953

Questa foto di Valter Sambucini appartiene al ciclo di opere realizzate nell’ambito delle manifestazioni annuali di Lucca Comics & Games, sottoposto all’invasione colorata dei Cosplayers, una moderna contaminazione di trasgressioni carnascialesche, teatro e noti personaggi dei fumetti, nel confine tra storie e memorie. L’odierna dittatura dell’Immaginario, ha bisogno di simbolizzazione nel suo significato “estetico e rituale” e l’aspetto interessante della ricerca dell’autore è stata quella di coglierne soprattutto l’aspetto di “festa pacata” dove portare la maschera non è considerato un reato, dove la bellezza è una pura manifestazione di armonia e piacere per gli occhi, ma dove anche la bruttezza riacquista dignità di personaggio e si inserisce in una colta citazione.

Duccio Trombadori

Carla Guidi

L’incontro / 2015 Olio su tela / cm 100 x 70

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Cosplay character / 2012 Fotografia / cm 50 x 70

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Mimmo SANCINETO

Vito SARDANO

corso Garibaldi, 112 / 87012 Castrovillari (CS) / mimmosancineto@ilcoscile.it / segreteria@ilcoscile.it +39.0981.22.632 -/+39.328.35.17.305

via Giovanni XXIII, 10 / 70043 Monopoli (Ba) / www.sardanovito.com / sardanovito@gmail.com +39 080 808004 / +39 347 7156095

Raffinato seguace di grandi maestri, quali Andrea Alfano, Mimmo Rotella, Angelo Savelli, Toti Scialoja, ne ha assimilato il linguaggio colto e spontaneo, pur emancipandosene presto per recuperare costantemente memorie rimaste latenti nel contesto in cui opera: ecco quindi la rappresentazione dei “muri” della sua terra, “indagati e riprodotti quasi per farne rivivere i depositi di vita vissuta, che vi sono rimasti come incardinati dentro” (Claudio Strinati). Sui “muri” disegna talvolta porte, finestre e balconi serrati, dietro i quali si avverte tuttavia l’operosa presenza di un uomo che, assediato da modelli culturali nei quali non si riconosce, si rifugia nei sogni di libertà e salvezza.

Quello di Sardano è un linguaggio originalmente nuovo, ottenuto con oggetti cercati e selezionati nell’ambito del suo lavoro di progettista industriale. Per le composizioni multimediali si può parlare, a buon diritto, di poesia dell’oggetto.

Cerchiara di Calabria (Cs), 1940

Monopoli (Ba), 1948

Ho vissuto in prima persona, con il Nouveau Réalisme, il fenomeno capitale del ventesimo secolo, l’affermazione della valenza autoespressiva dell’oggetto industriale e della sua virtù concettuale. Non posso quindi che essere particolarmente sensibile all’attuale percorso creativo di Vito Sardano, poiché esso s’inserisce nel cuore della più attuale e scottante problematica della nostra cultura in totale mutazione; attraverso il trattamento dell’oggetto, è del destino dell’immagine e del ruolo dell’arte nella nuova civiltà emergente che si tratta.

Questo dipinto è rappresentativo di un tema molto caro all’artista: un muro sul quale il tempo, gli agenti atmosferici, gli interventi dell’uomo hanno prodotto screpolature, crepe, guasti, che diventano metafore della vita coraggiosa che comunque resiste tenacemente a tutte le difficoltà e agli ostacoli.

Pierre Restany

Muro in rosa / 2015 Tecnica mista / cm 80 x 80

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Dalla serie To Overshoot In/Contemporanea “neutroni in difficoltà” / 2012 cm 90 x 90 x 54 / installazione al muro cm 95 x 96 x 20

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Salvatore SAVA

Grazia SAVELLI

via Galileo, 64 / 73010 Surbo (Le) / salvatoresava@virgilio.it / +39 0832 364269 / +39 348 6927524

via Amarena 33 / 16142 Genova / www.graziasavelli.com / graziasavelli@hotmail.com / +39 347 8046903

E’ da tempo immemore che Salvatore Sava consente al suo sguardo d’artista di porre grande attenzione all’ambiente, in quanto oggetto/soggetto da sottoporre a difesa e tutela, non fosse altro che per quel suo coincidere con il senso stesso della vita, e quindi della creazione. Artistica oltre che genetica. Nell’attestazione che l’idea è la forma dell’opera, e in un’ulteriore sviluppo/indagine sul rapporto natura-artificio, lo scultore salentino, quanto mai preoccupato da certi accadimenti paesaggistici degli ultimi anni, sui quali molto si è parlato, ma per i quali poco si è fatto, rivendica il ruolo dell’artista/creatore e procede ad una sorta di sostituzione della vegetalità minacciata, costruendo, in un mimetismo assolutamente palese (senza equivoci, quindi), una sorta di nuova macchia mediterranea con virgulti di ferro rugginoso e di calcare locale dall’inequivocabile valore estetico a cui il giallo acido (flowers, forse) conferisce particolari significati, sollecitando riflessioni e suggerendo azioni che possano lasciare il segno.

La pittura di Grazia Savelli appare lenta e meditata, a volte apparentemente dura e maschia, ma in realtà è piena di speranza; uno spaccato dei tempi moderni, una cronaca sincera di vita contemporanea.. La sua tecnica originale, ottenuta con impasti particolari, conduce a un bianco e nero ed a ruvido screpolato intonaco che esaltano l’essenza dell’istante che vuol far vivere, producendo un raro effetto emozionale. Le sue figure rappresentano soprattutto donne, ragazze spesso. Riesce a sintetizzare con rara efficacia il vissuto che vuole rappresentare: le basta, infatti, una figura, un’ombra, su una improbabile strada o sull’ipotetica parete di una casa o altrove. Per apprezzare appieno le sue opere occorre però assumere un atteggiamento riflessivo, ricercarne l’implicito, non limitarsi a considerare il loro aspetto descrittivo. In particolare l’opera mostrata nella foto rappresenta una giovane donna seduta su una panchina; osservatela con attenzione e, per iniziare questo percorso virtuale, fatevi guidare dal titolo. Avrete allora l’impressione di un viaggio interiore, da cui tornerete più ricchi, più consapevoli.

Surbo (Le), 1966

Pizzo Calabro (Vv), 1942

Toti Carpentieri

Salento 2020 / 2016 Ferro, pietra leccese, smalto - Scultura / cm 56 x 51 x 45

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Dubbi. Dell’attesa Olio su MDF / cm 100 x 50

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isti Cosimo Giorgio SCHEPIS

isti (Nuccio SCHEPIS)

Reggio Calabria, 1955

Alessio SERPETTI Roma, 1975

via Santa Croce, 7 / 89018 Villa San Giovanni (Rc) / nuccio1955@yahoo.it / +39 338 2401023

00030 San Cesareo (Rm) / www.alessioserpetti.com / info@alessioserpetti.com / +39 338 7547052

Ad un occhio esperto non è difficile riconoscere nelle teste di Schepis reminiscenze di arte primitiva africana ripresa dal cubismo Picassiano delle demoiselles d’Avignon. O di altri artisti come Modigliani, Brancusi , Nauman, Cucchi. Ma per l’artista non si tratta di citazionismo.

Frequenta sin da giovanissimo i Corsi di Arti Figurative diretti da Carlo Marcantonio dapprima presso l’Accademia Prenestina del Cimento, poi alla Scuola d’Arte “Casa Romana”. Partecipa ad importanti eventi nazionali e internazionali: Biennale di Chianciano (2011), Biennale di Roma (2012), Biennale di Londra (2013), Biennale di Barcellona (2015); Triennale di Roma (2011); Spoleto Arte incontra Venezia (2014 e 2015); Premio Sulmona (2015). La sua ricerca figurativa è stata oggetto di analisi in alcuni volumi di natura scientifica adottati nel 2012 come testi di studio dal Dipartimento di Storia dell’Arte Moderna dell’Università di Roma “La Sapienza”.

Le teste di Schepis rappresentano il contenitore della sua esistenza pervasa da una tormentata e fragile malinconia. Non sono allegre ma sono partorite da grandi tormenti; c’è una tormento Fichtiano, una ricerca di Assoluto ma il ritrovarsi con solo cose.

Le teste, per lo più mozzate, poggiano spesso su colonne che per l’artista sono simbolo di salvezza, protezione, punto fisso, appoggio per la sua incessante ricerca di stabilità cercata purtroppo nelle tensioni e nei drammi dell’ umanità che per definizione non avranno mai fine.... L’alta tensione della creatività artistica, simile ad un caldo amplesso, si esaurisce con l’ultimazione dell’opera che lo porta ad un agognato momentaneo decesso mentale o di elettroencefalogramma piatto. Michela Mantovani

Sky Blue / 2012 Tecnica mista su cartone telato / cm 83 x 103 / Foto di Giuseppe Vizzari

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Disegna paesaggi incantati, figure trasognate, visioni fantastiche e suggestive proiettate in una dimensione eterna e senza tempo. Il gioco di luci ed ombre è accentuato dal colore-non colore del bianco e nero; un unico tono impreziosito dal fondo dorato che confonde in un caldo abbraccio cromatico, intimistico e poetico, verismo e surrealismo. La ricchezza e la complessità di queste opere, quel loro carattere quasi mistico, l’effetto “sorpresa”, l’aspetto immaginifico di ogni composizione consente all’artista di rendere comprensibile ciò che di incomprensibile percepisce la nostra psiche, il nostro inconscio: l’emotività che caratterizza il nostro essere. Roberta Filippi

I custodi dell’arcano regno dei sogni / 2012 Grafite e carboncini su cartone oro / cm 30,5 x 35

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Dario SOLIDORO

Salvatore SPEDICATO

84010 San Marzano sul Sarno (Sa) / darsolidoro@yahoo.it / +39 349 8238480

via Alfieri 1 / 73010 Arnesano (Le) / +39 0832 324526 / +39 0832 327382 / +39 320 2108299

Laureato in Economia e Commercio, ha intrapreso la sua passione per la pittura come autodidatta nel 2008, sviluppando la sua ricerca su una piattaforma sperimentale con una matrice astrattoinformale. L’accentuazione al rilievo materico costituisce la base della sua ricerca per dare corpo nel tempo a un’immagine che sia la rappresentazione di un mondo interiore apparentemente invisibile ma reale. La tecnica utilizzata è prevalentemente olio su tela. Il suo è un messaggio di ottimismo e di fiducia nella capacità dell’uomo di esprimere con pienezza i valori dell’umanesimo.

Anche in quest’opera Salvatore Spedicato conferma quell’andare oltre l’informale che da sempre caratterizza ed identifica il suo operare in ambito scultoreo, ben oltre quel personalissimo variare nell’uso dei materiali e la capacità di far convivere l’iconico con l’aniconico. Ma nella conferma dello stesso. Rivendicando più che mai quella sua appartenenza generazionale e geografica che proprio l’opera in questione testimonia in maniera quanto mai inequivocabile e definitiva.

Dal 2008 partecipa a varie rassegne, premi d’arte nazionali e mostre collettive e personali. Alcune mostre degli ultimi anni: 2010, ”Un quadro per l’Africa”, mostra collettiva, Galleria Barbato, Scafati; 2014, San Marzano sul Sarno, Galleria Civica, mostra personale; 2016, Civitella del Tronto, mostra collettiva “Destinazione Arte”; 2016, BeneBiennale, Benevento.

Ecco, allora, che la texture che rimanda alla foglia d’olivo e che lo identifica da tempo, come più volte abbiamo scritto, diviene la parte per il tutto, costruendo una vegetalità/oggettualità altra ed oltre che conferisce nuovi significati alla consistenza del ferro e alle sue successive colorazioni, giocando tra vuoti/pieni e sovrapposizioni di piani. In una sorta di invenzione rarefatta ribadita dalla filiforme sagoma del volatile, simbolo ulteriore dell’ascensionalità/verticalità dell’opera e dell’infinito desiderio di libertà dell’artista in quanto tale.

Horgen (Zurigo), 1968

Arnesano (Le), 1939

La materia si sovrappone allo scorrere dell’esistenza. Le linee orizzontali esprimono la ferita. Il colore rosso la sofferenza, ma anche la sorgente della passione e fonte dell’energia vitale.

Frammenti / 2014 Olio su tela / cm 70 x 100

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Toti Carpentieri

Albero e uccello / 2000 Ferro dipinto / cm 29 x 52 x 17

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Franco SPENA

Ernesto SPINA

viale Stefano Candura 2G / 93100 Caltanissetta / spefrancesco@alice.it / +39 0934 22642 / +39 338 1688686

via Paolo e Francesca / 87030 Carolei (Cs) / spinaernesto19@alice.it / +39 368 7210588

Opera come artista e come critico, nel campo della Scrittura Visiva. Tra le mostre curate: “Parole in vista, momenti della scrittura visiva e del libro d’artista in Italia”, Montedoro (CL); “Scritture celibi”, Università di Pavia. Ha partecipato alla 52ª Biennale di Venezia con il progetto “Camera 312 promemoria per Pierre” dedicato a Pierre Restany, curata da R. Maggi; “La parola mostra il suo corpo: forme della verbo visualità contem-poranea”, a cura di A. Accattino, Museo della Carale, Ivrea, 2008.

Ha compiuto studi artistici presso l’Accademia di belle arti di Catanzaro, insegna Arte e Immagine. Ultime mostre: 2016, Cosenza, Galleria ELLEBI, a cura di Martina Cavallarin; 2015, Vibo Valentia, Complesso Valentianum, Premio Internazionale Limen Arte, VII edizione, sezione Maestri di Calabria, a cura di Vincenzo Le Pera; 2015, San Demetrio Corone (Cs), Collegio Sant’Adriano, VIII Biennale Magna Graecia Arte contemporanea, a cura di Roberto Sottile.

Caltanissetta 1944

Cosenza, 1963

L’opera è una pagina del libro d’artista in progress realizzato con ritagli di lattine di bibita, materiale che Franco Spena utilizza per realizzare le sue opere. In questo caso l’artista finge una scrittura che allude a un testo possibile in una composizione costituita da un riquadro superiore, che rappresenta un’immagine che illustra il testo mentre, nella parte inferiore, i frammenti di lattina seguono l’andamento di un racconto che prosegue dalle pagine precedenti e che continua nelle pagine successive.

Una pagina del libro che sto scrivendo / 2016 Ritagli di lattine su cartavenezia / cm 35 x 50

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Il lavoro nasce da un pensiero, da una riflessione e dall’osservazione attenta del mondo e della natura nel suo continuo mutare, per poi trasformarsi in progetto, che a sua volta si sviluppa in ricerca dei materiali, ”personaggi” da inserire come in una regia cinematografica , materializzandosi in superfici fatte di elementi anche tridimensionali, creando spesso ambienti abitati da elementi irrazionali che irrompono su una superficie estremamente razionale, a volte minimale. I materiali usati sono: l’argilla, il gesso, il cemento, il legno, la cera, la colla vinilica, i pigmenti di colore e altri che vengono inseriti a seconda delle esigenze.

Stratificazione 1 / 2016 Tecnica mista su tavola / cm 40 x 40

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isti Giuseppe SPINA

isti detto Pippo

Ionia (Ct), 1942

Edoardo STRAMACCHIA Anfo (Bs), 1949

via Ungheria, 8 / 87036 Rende (Cs) / pippo.spina@gmail.com / +39 0984 446204

via Basiletti, 23 / 25121 Brescia / http://edoardostramacchia.carbonmade.com / edoardo.stramacchia@virgilio.it +39 349 5942555

Docente di Matematica , Fisica ed Informatica, oggi Spina è un vero“Digital Workers”, un artefice dell’arte digitale. Dal 2009 fa parte del gruppo “ARTS; ARTI VISIVE PER L’EUROPA” di Avellino. Collabora in tutte le dinamiche organizzative con l’associazione culturale “ART STUDY SPACE” diffusione arti visive a Rende (CS) per la divulgazione artistica.

L’opera fa parte del ciclo del “ CAOS”, lavori ispirati al disorientamento dell’epoca che stiamo vivendo,dove ogni punto di riferimento morale, politico e sociale è messo in discussione.

L’arte di Pippo Spina si colloca in modo indelebile nel filone artistico iniziato negli anni sessanta, con l’ampliamento dei nuovi lessici e delle nuove grammatiche visive. Pratiche espressioniste non più referenziali nè tantomeno rapportabili con la realtà. Spina innesta, nel suo lavoro, alle molteplici risoluzioni consentite dall’elettronica, il concetto della forma-luce, che riesce sapientemente a modulare mediante “associazione”. La scelta di semplicità, serialità e chiarezza luministica, scansionate con severità e sapienza dall’artista, configurano un mondo favolistico e immaginifico: la vicenda di un fenomeno cosmico non è la mera rappresentazione di una bellezza “dormiente”, silenziosa, assente ma la configurata traiettoria della vita dove inizio e fine si incontrano. Tant’è che, da animatore della luce, Spina, gioca con la compenetrazione della forma, dove ogni singola forma rimanda ad altre e contemporaneamente le racchiude. Mimmo Legato

Onde cosmiche / 2015 Tecnica Digitale (stampa su tela) / cm 100 x 100

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In -MIGRANTI 3- il dramma dei popoli in fuga da guerre e fame è trasfigurato con un’icona pop di un personaggio dei fumetti. L’uso del linguaggio del fumetto contrasta drammaticamente con la tematica del titolo e suggerisce una fuga dalla realtà, per tuffarci in un mondo che ci riporta all’innocenza dell’infanzia.

Migranti 3 / 2016 Collage + acrilico su tela / cm 80 x 80

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Renato TAGLIABUE

Luciano TIGANI

via Piercecchi, 2F / 64021 Giulianova (Te) / www.renatotagliabue.com / info@renatotagliabue.com +39 085 8004992 / +39 339 7929413

89024 Polistena (Rc) / www.lucianotigani.net / artelucianotigani@gmail.com / +39 0966 932866 / +39 338 3606510

Ha partecipato a varie Biennali (Benevento) e Triennali d’arte (Verona) e le sue opere sono entrate in importanti collezioni pubbliche e private. Nel suo lungo percorso ha esposto in Italia e all’estero (Innsbruck, Bratislava) e importanti critici si sono interessati al suo lavoro su dizionari e riviste del settore.

Inizia lo studio del paesaggio, della prospettiva; scopre la bellezza della natura che lo circonda e si perfeziona nell’olio con la tecnica della pittura paesaggista a macchia. Pittore autodidatta, comincia a dedicarsi intensamente all’arte, allestendo personali sia in Italia sia all’estero. Numerosi i critici di fama che si interessano alla sua arte, tra cui Paolo Levi, Giorgia Cassini, Miriam Zerbi.

Milano, 1940

La “Nike di Samotracia” vista al Louvre ha continuato a persistere negli occhi e nella mente passeggiando per le strade di Parigi: il quadro “Bijoux de Paris” ha voluto fermare uno dei momenti in cui ho visto una particolare associazione tra l’antico ed il moderno, costante di tutti i miei lavori.

Bijoux de Paris / 2016 Pastelli e acrilici su elaborazioni digitali / cm 105 x 105

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Polistena (Rc), 1966

Uno scorcio d’Aspromonte invade lo sguardo dell’osservatore che immerso nelle tonalità del verde sente quasi il profumo della terra di Calabria. Il sole cangiante pervade di riflessi le rocce che si animano di pathos. È un emozione personale riversa sulla tela, che trasmette all’osservatore gli intimi legami dell’artista nei confronti del paesaggio natio.

Riflessi / 2016 Olio su tela / cm 60 x 50

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Roberto TIGELLI (Tichtl de Tutzingen)

Rosario TORTORELLA

via Nicolò degli Aldegardi, 8 / 34142 Trieste / robertotigelli@gmail.com / +39 393 3138589 / +39 334 9421997

via Spirito Santo II pr. S. Anna, 74 H / 89128 Reggio Calabria / www.rosariotortorella.com / info@rosariotortorella.com +39 380 7532176 / +39 320 8797564

Questa è l’anima, il fondo spirituale di noi stessi: “Essere di più” è la vera ricchezza e la più autentica nostra identità. Un cammino verso il Tutto o verso il Nulla s’impone. è povertà che pretende uno spessore. Non è separazione, ma profondità dell’Essere di cui noi portiamo traccia. Distruggere questa traccia, non valorizzare significa impoverire e ridurre a Nulla il fondo di noi stessi.

Ha esposto in personali e collettive, in Italia (Reggio Calabria, Milano, Roma, Catanzaro, Padova, Genova, Benevento) e all’estero (Parigi e Barcellona). Partecipazioni: “ArtePadova 2011”, XXII Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea; Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea “Arts Atlantic”, La Rochelle 2011; “Premio Iside 2013” (3° classificato), e 2015 (4° premio per la scultura). Ha ricevuto: Menzione di merito artistico alla “BeneBiennale, Benevento 2014; 1° premio per Migliore Opera “Fantasy”, Sezione Pittura al Premio ARTCONTEST 2016, Vibo Valentia.

Trieste, 1950

Reggio Calabria, 1964

“Mission” rappresenta la missione dell’uomo di preservare la sua dimensione più qualificante, quella spirituale, fatta di ragione ma anche di fede, dalla quale dipende il suo futuro e la sua stessa esistenza: l’uovo, inizio della vita, matematica e geometria del DNA, essenza ed anima dell’essere.

Energia di luce 2 (Attraverso l’interiorizzazione delle opere di Michelangelo)/ 2016 Tecnica mista su tela / cm 100 x 100

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Mission / 2015 Olio su tela / cm 90 x 60

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Giovanni TRIMANI

Francesco VARLOTTA

via Goito 24 / 00185 Roma / www.giovannitrimani.it / press@giovannitrimani.it / +39 338 1766068

piazza Fiamme Gialle, 8 / 00122 Ostia Lido (Rm) / francesco.varlo@libero.it / +39 06 56386862 / +39 349 6858262

Diplomato al Liceo Classico San Giuseppe Istituto de Merode, ha studiato presso la facoltà di Architettura di Roma la Sapienza. Vive e lavora a Roma presso la sua casa-laboratorio. Allievo del Prof. Franco Giacchieri, illustre artista romano, Giovanni Trimani si considera un operatore dell’immagine.

Ha insegnato disegno e storia dell’arte nelle scuole pubbliche. Percorso artistico: Figurativo, memore di cadenze neocubiste - Esperienze avanguardistiche Pop Art, New Dada - Astrazione geometrica. Attualmente la sua produzione: antirappresentativa e antinaturalistica, autonoma nell’utilizzo degli elementi della pittura “forma-colore-spazio” ha uno spiccato senso costruttivo e sensitivo.

Roma 1974

Rionero in Vulture (Pz), 1938

Guardo, sento, apprendo, accumulo per poi con dolcezza o con istintiva sete di grazia trasmettere il mio mondo, il mio continente, la mia energia… La mia Arte riporta in luce quella dignità negata. Nelle mie opere c’è gioia, sesso, piacere, ma anche quella linea spezzata che traccia il sublime delle nostre emozioni. Più delle parole possono le immagini. Se compri una cosa bella non ti chiedere quanto varrà tra dieci anni, goditela ogni giorno.

Padre / 2015 Acrilico su tela / cm 70 x 100

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“Il rivoluzionario modo espressivo dell’astrattismo ha sostituito alla religio: FigurativaNaturalistica-Mimetica- un’autonomia creativa di forma, colore, spazio. Nell’opera “Analogico – Notturno sul mare” realizzata secondo i canoni dell’astrazione geometrica “ordine-rigore-chiarezza-progettazione” è presentata in uno spazio intuitivo, una composizione dinamica oscillante.

Analogico notturno sul mare / 2016 Olio su tela / cm 100 x 100

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Victoria VILLAR

Mario VITALE

via Cervantes, 2 / 4°L Foz (Lugo) 27780 Spagna/ victoriavillarsan@gmail.com +34 633270281 / +34 638158021 / +34 617518639

Via Abruzzi 4D / 20068 Peschiera Borromeo (Mi) / mariovitale0@gmail.com

Ha complementato la sua formazione filologica all’ Università di Santiago (Spagna) con studi di pittura nella stessa città. Ha scritto due libri (Plenitudes, ed.Entrelineas, 2008) e ha unito letteratura e arte nella sua ultima raccolta di poesia con poemi da lei illustrati (El Caleidoscopio, ed.Círculo Rojo, 2014). Ha inoltre partecipato a diverse mostre d’arte realizate a Galicia (IFEVI, Vigo; Pontevedra, 2012) e Asturias (“La Magia de la Vida”, casa culturalle di Luiña, 2013). Nelle sue opere eccelle la poesia visiva e l’uso di materiali diversi. Alcuni dei suoi lavori sono anche esposti in gallerie d’arte virtuale come “Altered_Essence.

L’esperienza di Mario Vitale affronta fin dagli esordi le problematiche inerenti al riconoscimento formale delle immagini, non solo in una valenza linguistica, ma con un carico magmatico di motivazioni interiori, legate ad uno stato di inquietudine esistenziale. L’esercizio necessario per comprendere il vivere della contemporaneità si ricava, nell’opera di Vitale, dal rapporto con la realtà in densi umori pittorici da cui si evidenziano lacerazioni, consunzioni, figure totemiche in una sintesi strutturale libera e mutevole che la realtà suggerisce. L’artista, nonostante il suo andare sempre più ad accendere il respiro della materia, non rinuncia al racconto attraverso una condizione sospesa tra visibile e invisibile. Ossessivo è il colore, in grado di trasmettere un’energia che sfiora il senso del dramma. I brividi di un rosso mediterraneo dagli andamenti scheggiati, la vena espressiva dei bianchi che raggiunge l’intensità di un grido interiore, l’accelerazione visiva dei toni cupi tra il blu e il nero: tutto ciò dà la sensazione di aprire spiragli fuggevoli nell’esistere.

Lugo (Galicia - Spagna), 1973

In questa opera, “Balla l’Aurora” (tecnica mista), poesia visiva e espressionismo astratto ci avvicinano a un paesaggio cosmico dove stelle e figure umane offrono il movimento di questo momento rapido e transitorio: l’alba che nasce. I versi, mimetizati nella globalità del quadro, trasmetteno con forza il suo messaggio, che si rivela energicamente allo spettatore.

Comiso (Rg), 1949

Le figure, oscure densità sulla terra, oppure i volti enigmatici scanditi da diversi piani di percezione visiva, a volte raggelati nei contorni geometrici, a volte dilatati in ombre sospese su altre ombre, in piani strutturali scomposti e ricomposti su ambigue verità. Fabrizia Buzio Negri

Balla l’Aurora / 2016 Tecnica mista / cm 70 x 70

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Senza titolo / 2012 Acrilico / smalto su cartone ondulato montato su masonite / cm 70 x 80

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Paolo VITERBINI

Morgan ZANGROSSI

Viale dei Cerri, 5 / 00072 Ariccia (Rm) / paoloviterbini@alice.it / +39 347 0056406

via G. Marconi, 18 / 45010 Gavello (Ro) / www.morganzangrossi.it / mzangrossi@libero.it / +39 348 7321581

Allievo di Eduardo Palumbo, riordina con lui la sua pittura figurativa seguendo la lezione di Monet, Cézanne e dei Futuristi che saranno per lui un importante punto di riferimento. Frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, seguendo i corsi di Giulio Turcato. Con la Società Dante Alighieri espone presso il Consolato Italiano di Miami, in Croazia e Slovenia; espone anche a New York, Hong Kong e a Londra presso l’Istituto Italiano di Cultura. In Italia a Roma, Milano, Lecce, Napoli, Terni, Ascoli Piceno, Messina, Reggio Calabria, Padova, Benevento, Lecce. Tra la diverse pubblicazioni è presente nella “Storia dell’Arte italiana del ‘900, generazione anni Quaranta” di Giorgio Di Genova, edizioni Bora.

Cosa rappresentano per noi, esseri umani, i reperti archeologici conservati nei musei di tutto il mondo? Cosa, se non la testimonianza della nostra presenza su questo pianeta, nel corso dei millenni: oggetti di ogni genere sono esposti a ricordarci quanto, nel bene e nel male, siano stati fondamentali per il nostro progredire. Spesso oggetti comuni, usati per sfamarsi, lavorare, istruirsi, divertirsi e perché no, sognare. E gli oggetti contemporanei, quelli che totalitarizzano in maniera così assoluta le nostre vite? Come saranno considerati dalla nostra progenie, fra centinaia di anni?

Rovigo, 1974

Castel Gandolfo (Rm), 1946

Con i suoi lavori, la sua ricerca, l’artista rodigino Morgan Zangrossi prova a dare delle risposte: ci proietta in un futuro lontano, dove ritroviamo dentro “distanti” teche, gli oggetti più amati/odiati degli ultimi vent’anni; l’autore si è accanito sui reperti e usando vernici al ferro e speciali acidi, li ha arrugginiti, usando la ruggine come metafora del deterioramento morale che proprio l’uso di questi media ha portato.

Dall’inizio degli anni novanta dipinge il paesaggio urbano, restituendo memorie visive diurne e notturne di una metropoli vista dall’alto attraverso un personale lessico pittografico fatto di curve, punti e linee di immagini stenografiche, topografiche, segniche.

Mandala urbano / 2016 Acrilico / cm 80 x 100

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Archeological find XXI century b.C. / 2016 Componenti hardware ricoperti di ruggine vera / cm 50 x 45 x 22

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Mariannita ZANZUCCHI

Ernestina ZAVARELLA

via Reggio Calabria,3 / 00161 Roma / za.mariannita@gmail.com / www.mariannitazanzucchi.it / www.terreingognite.net +39 349 6702798

via Verolengo, 24 / 00167 Roma / e.zavarella@gmail.com / +39 06 6621065 / +39 348 2837226

Ho ceduto alla tentazione del collage, poi modificato mediante interventi con matite colorate e acrilici. Una specie di tavolo di lavoro, dove inavvertitamente vengono appoggiati alcuni oggetti: gli occhiali, le forbici e una collana. Dal semplice gesto di appoggiare casualmente sul tavolo, e in particolare sui collage, quegli oggetti al volerli dipingere come li vedevo, il passo è stato breve.

Fin da bambina coltiva la passione per le arti –musica, danza, disegno-, esprimendo ben presto una predilezione per la pittura e il suo aspetto coloristico. Laureatasi in Estetica, acquisisce la formazione in Musicoterapia e Arteterapia , e frequenta corsi di pittura a olio, acquarello, acrilico. Inizia nel maggio 2014 a esporre le sue opere in Abruzzo con una personale a Pratola Peligna (SM), cui faranno seguito diverse mostre collettive a Sulmona, Assisi, Roma. L’ultima sua mostra è del febbraio 2016, “Lo spirito dell’Eros”, collettiva effettuata presso Il Mitreo Arte Contemporanea di Roma.

Parma, 1955

Roma, 1964

Un quadro nel quadro dove realtà e finzione coesistono, tentativo di fissare un’immagine, a mo’ di diario. “Storie”, perché dietro ad ogni oggetto c’è una storia e “di ordinaria amministrazione” perché esprimono una quotidianità, una funzionalità (occhiali, forbici) o semplicemente il desiderio di bellezza (la collana). La ricerca della bellezza reclama l’onestà della sua richiesta, in un mondo di strumenti.

Storie di ordinaria amministrazione / 2016 Tecnica mista / cm 60 x 80

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Il dipinto FECONDAZIONE PRIMORDIALE nasce dallo stupore e dalla sperimentazione: lo stupore dell’autrice di fronte al risultato prodotto da un gioco pittorico nuovo per lei, quello di lasciar gocciolare e schizzare con il pennello dei colori molto liquidi sulla tela, il verde mare e il magenta… E’ dall’osservazione, dall’ “ascolto” quasi della direzione che quei segni prendevano sulla tela, che è scaturita tutta la composizione, mano a mano imponendosi come una compenetrazione primordiale di elementi –terra, acqua, fuoco-, impasto equilibrato tra colori caldi e freddi, trasparenze cromatiche ed elementi materici. E per il fertile prodotto di quel semplice gioco iniziale, e le polarità offertesi alla vista… spontaneo è sgorgato il termine FECONDAZIONE.

Fecondazione primordiale / 2016 Acrilico e tecnica mista su tela / cm 100 x 100 x 2,5

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Franco CORTESE

Reale FRANGI

viale del Lilium, 1A / 70038 Terlizzi (Ba) / www.madi-international.com / cortese.f@libero.it +39 080 3510344 / +39 348 3847323

via Romagna, 57 / 20900 Monza (Mb) / www.realefrangi.it/ reale.frangi@gmail.com / +39 02 342205 / +39 329 2167667

Giovinazzo (Ba), 1949

Milano, 1933

Se io prendo una parte di una superficie e la manipolo, secondo un mio pensiero, essa assumerà infinite forme che spazieranno in un infinito spazio. Parte di questo spazio, che io prendo, avrà nel suo insieme infinite immagini che trasmetto al fruitore, il quale legge il suo contenuto astratto, non reale, ma libero di segni, colori ed emozioni.

Diplomato in pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Bari. Nel 2004 entra nel Movimento Internazionale MADI. Sue opere si trovano in gallerie, musei ed enti pubblici e privati, tra i quali: Pinacoteca Provinciale, Bari; Forum Artis Museum, Montese; Museum of Geometric and MADI Art, Dallas; Young Museum, Revere; National Art Gallery, Kuala Lumpur; Madi Museu, Sobral; Museo MAGI ‘900, Pieve di Cento; MACLA Museo de Arte Contemporàneo Latinoamericano, La Plata; Pinacoteca Comunale, Gaeta; Nemzetközi Mobil Madi Muzeum, Vác; MTA MADI Gallery, Györ; Museo Civico d’Arte Contemporanea “Umbro Apollonio”, San Martino di Lupari; Musèe du Château de Carros, Nizza; Musèe d’Art et d’Histoire, Cholet; Sala Madi made in Italy, Pinacoteca Camera di Commercio, Vibo Valentia; Madi International Galerie Orion, Parigi; Galleria Marelia, Bergamo; Galerie Aller Simple, Champlan; Galleria Scoglio di Quarto, Milano.

Trasmetto le mie emozioni tramite il segno ed il colore,affinchè ogni soggetto potrà avere una sua immagine carica di colore in continui spazi liber,i alla ricerca delle infinite immagini che vivono in opere con tutti i materiali che la natura ci può fornire: ferro, plastica, vetro, cartone, specchi, etc. Quando inizio a creare un’immagine, studio le varie soluzioni che si presentano, partendo da una base geometrica nella sua costruzione matematica (la geometria è la costruzione di ogni cosa vivente, che si sviluppa nelle sue infinite composizioni creando una realtà). Indi la geometria e la matematica stanno alla base di ogni cosa per creare infinite immagini.

Da anni la ricerca geometrica è parte essenziale della sua opera che assume forme multidirezionali. Negli ultimi anni semplifica i suoi interventi, riducendo la forma all’essenziale, al contrarsi e dispiegarsi della lamina come esplorazione delle pieghe dello spazio e del tempo.

Struttura con linea verde / 2016 Vernice su ferro / cm 45 x 100 x 4

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Due spazi opposti (paralleli) / 2015 Acrilico su tela legno / cm 67,5 x 45

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Aldo FULCHIGNONI

Giuseppe MINORETTI

80100 Napoli / a.fulchignoni@deltaceramica.it / +39 081 2396351 / +39 349 4293953

via A. Manzoni, 33 / 22036 Erba (Co) / robybaby996@hotmail.it / + 39 031 641985 / +39 340 7739420

Ha compiuto gli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti ,conseguendo il diploma di scenografia. Dal 1955 è presente nella scena artistica nazionale ed internazionale con mostre personali e collettive. Dal 1960 si dedica all’insegnamento di storia dell’arte. Negli anni il suo percorso artistico è stato caratterizzato da quattro momenti: figurativo, post-futurista, astratto-geometrico e Madì, movimento di cui entra a far parte nel 2000. Ha esposto in Musei e in Gallerie private nei seguenti paesi: Australia, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Giappone, Italia, Olanda, Polonia, Russia, Slovacchia, Spagna, Svizzera, Texas, Ungheria, Uruguai, USA, Venezuela.

“...Il mio fine è questo: suggerire l’imponderabile attraverso le impercettibili vibrazioni di uno stato d’animo, di una sensibilità ragionata che tende ad abbandonare la vivacità coloristica. Un quasi bianco che trattiene il colore e ne rimanda riverberi privi di aloni, luci specchiate sottratte alla corrosione. Utilizzare lo spazio senza imprigionarlo: questo è il mio scopo. Mi propongo di generare nello spirito un respiro un’attenzione evocativa dell’oggetto concettuale e poetico; una lievitazione di linee, di segmenti che con la loro immaterialità escano dalla geometria dell’astrazione classica. ...”

Napoli, 1935

Erba (Co), 1938

Il modulo di quest’opera è realizzato con ¾ di cerchio, recante all’interno spicchi forati. I numerosi tagli situati lungo la circonferenza, danno la possibilità di variare la composizione, mentre i colori alternati dei moduli, bianco e nero, ne aumentano il ritmo dinamico. L’espansione spaziale e il dinamismo sono alla base della mia ricerca che continua con nuove esperienze, nell’intento di sollecitare la fantasia creativa del fruitore , poiché essa è insita in ogni uomo a volte anche inconsapevolmente. Realizzo manualmente tutte le fasi lavorative delle mie opere. Prediligo materiali naturali, godo del rapporto uomo-materia: ciò stimola la mia creatività.

3/4 di cechio in biano e nero / 2016 Acrilico su legno / cm 26,3 x 31x 43,5

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Composizione L.O.F. (O.343) / 2016 Acrilico su tela / cm 59 x 73

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Gianfranco NICOLATO

Carmen NOVACO

via sant’Anna, 38 / 20090 Vimodrone (Mi) / gianfranconicolato@gmail.com / +39 02 25001702 / +39 334 5424987

via Salute, 51 / 80055 Portici (Na) / carmennovaco@hotmail.it / +39 335 5751959

Dal 1957 al 1963 studia pittura e scultura all’Accademia Belle Arti di Brera. Nel 1963 viene segnalato al Premio San Fedele di Milano. Dal 1970 realizza opere dove emergono forma, colore, e spazio. In seguito elabora opere poligonali che si proiettano nella tridimensionalità introducendo ulteriori ritmi. Nel 1994 aderisce al Madi Italia dove partecipa alle più importanti rassegne: 1997 Arte Madi Museo Nacional de Arte Reina Sofia Madrid - 1999 Da Madi a Madi MAGA Gallarate - 2002 Arte Madi Italia Museo Magi 900 Pieve di Cento BO - Madi Museum The Kilgore law center Dallas - 2006 Dal Suprematismo al Supremadismo Mosca - 2011 Conscience Polygonale de C.a.Quin a Madi Contemporain Ville de Carros Nizza - 2014 Madi piccolo formato Orie Art Gallery Tokio.

L’opera presentata è una delle prime da me realizzate e rispecchia pienamente i parametri previsti dai canoni dell’arte Madi. Nella costruzione delle opere, mi avvalgo dell’impiego di vari materiali, tra cui il plexiglass, l’acciaio e l’alluminio, i quali combinati ai vari colori selezionati formano quei cromatismi puri ed essenziali, che creano una moltitudine di reflessi tesi ad esaltare la forma compositiva dell’opera a seconda dell’angolazione da cui viene osservata, oppure ottenendo diverso ma altrettanto soddisfacente risultato, con la manipolazione esercitata occasionalmente dallo stesso fruitore.

Vimodrone (Mi), 1938

Portici (Na), 1948

Nell’opera Varianti sinuosa 2001, si addentra a tal punto nei meccanismi delle strutture in modo da permettere modificazioni con interventi manuali rendendo così attivamente partecipativa la fruizione di ciascuno di noi.

Variante sinuosa / 2001 Smalto ad acqua su multistrato / cm 65 x 70 x 8

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Forme in movimento / 2015 Legno, plexiglass, alluminio, colori acrilici / cm 56 x 84

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Marta PILONE

Piergiorgio ZANGARA

piazza S. Poli, 14 / 80055 Portici (Na) / martapilone@gmail.com / +39 081 7751127 / +39 320 5712190

via Giovanni XXIII, 27 / 20093 Cologno Monzese (Mi) / pgzangara@hotmail.com / +39 02 2532386 / +39 349 1747182

Le esperienze produttive di Marta Pilone hanno un ancoraggio fecondo nel rapporto con la materia che viene plasmata dalla cura meticolosa dell’artista con indirizzo progettuale che si modella secondo linee di sviluppo astrattista. Lo sviluppo, nel corso del tempo, dell’attività dell’artista ha visto Marta Pilone conquistare un equilibrio compositivo sempre più serrato e stringente, governato da una logica interna che sembrerebbe ispirata da un calcolo ben strutturato e da una progressione di studio implicante un intenso lavoro di premeditazione immaginativa.

Anche con l’opera presente, che ovviamente continua a far parte del percorso evolutivo della mia ricerca nel rispetto dei principi Madi, intendo lasciar libero il fruitore di provare le proprie emozioni e di sviluppare un proprio pensiero: cerco di chiamarlo ad assumere un ruolo attivo con una sua partecipazione diretta per entrare nel mio stesso gioco costruttivo.

Portici (Na), 1947

Palermo, 1943

Le dinamiche propriamente astrattive e l’adesione stessa dell’artista alla temperie “Madista” potrebbero ragionevolmente la misura propositiva di una deliberazione produttiva di una lunga lena meditativa se non venisse a soccorrere, per una più accorta rivelazione delle specificità d’intervento, la dichiarazione della Pilone di non aver mai inteso rendere la fase iniziale e progettuale dell’opera quella d’una sua disposizione prescrittiva e normativa, avendo ella, piuttosto, esigenza di lasciar sorgere il proprio della datità dell’opera come prodotto emergente da una occasionalità più ricca e coinvolgente sul piano della disposizione emotiva, ciò vale a rendere la produzione della nostra artista particolarmente ricca e suggestiva, sicuramente di profonda coerenza “geometrica” e, al tempo stesso, vibratile sul piano della sensibilità partecipativa, riuscendo a maturare una profilatura ”cinestetica” di notevole pregnanza che lascia atterrare l’opera della Pilone come quella di una delle figure più integranti della produzione astrattista contemporanea.

Altro mio proponimento è quello di creare un’opera che con le sue qualità intrinseche, dovute alla sua corporeità e alla sua forma aperta, ai materiali, trasparenti e coprenti, lucidi ed opachi che determinano proiezioni e rifrazioni ampliandone e moltiplicandone l’immagine, riesca a dialogare con lo spazio divenendo in tal modo una cosa vera, oserei dire viva e che non possa mai essere scambiata per la rappresentazione di un qualcos’altro di già esistente.

Rosario Pinto dal quotidiano “Roma”

Giallo/Nero / 2016 Plexiglass forgiato a caldo / cm 43 x 50 x 10

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Opera Madi N 269 / 2016 Legno + plexiglass / cm 49 x 77 x 7,5

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G AT


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Giuseppe COTRONEO

Mario LANZIONE

via G. De Vita, 24 / 82100 Benevento / www.giuseppecotroneo.it / cotroneo-giuseppe@virgilio.it / +39 349 7943545

via Fasanella, 1 / 82100 Benevento / artestudio-gallery@virgilio.it / mariolanzione@gmail.com / +39 333 9242084

Si diploma al Liceo Artistico di Benevento nel 1972, conclude gli studi al corso di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, laureandosi sotto la guida del Maestro Augusto Perez. E’ titolare della cattedra di scultura al Liceo Artistico Statale di Benevento. Durante il percorso formativo alla ricerca della sua identità artistica, influenzato dalla carica positiva del Maestro Perez, partecipa a diverse collettive, personali e alla Quadriennale di Roma del 1973.

Studia al Liceo Artistico di Salerno e all’Accademia di Belle Arti di Napoli. E’ docente di Discipline Pittoriche per gli Istituti d’Arte e i Licei Artistici.

Benevento, 1951

S. Egidio M.A. (Sa), 1951

Già dal 1975, la pittura di Mario Lanzione si è caratterizzata come ricerca di un nuovo linguaggio dell’Arte Astratta: quello di coniugare l’esperienza dell’Informale con l’Astrattismo Geometrico. La materia e la geometria, le componenti essenziali dei due filoni artistici, vengono evidenziate attraverso l’uso delle carte veline che, con le loro trasparenze e velature, rivelano il carattere poetico dell’artista mentre le impalcature e le sovrapposizioni geometriche permettono una fusione Razionale e Irrazionale della pittura di Lanzione. L’opera “Lacerazioni” del 2016 (emo/vela/zioni) sono brandelli di epidermide che affiorano dalle trasparenze delle carte veline. Una testimonianza della “materialità” dell’uomo e della sua sofferenza per una vita vissuta alla ricerca di una dimensione “spirituale” dell’esistenza umana.

L’opera “Segni, controsegni nello spazio” del 2016 di Giuseppe Cotroneo, si inserisce nel progetto del Gruppo “Astrattismo Totale” che si è caratterizzata come ricerca di un nuovo linguaggio dell’Arte Astratta: quello di coniugare l’esperienza dell’Informale con l’Astrattismo Geometrico. La materia e la geometria, le componenti essenziali dei due filoni artistici, vengono evidenziate attraverso l’uso dell’accumulo materico del fondo e dalla sovrapposizioni di triangoli allungati (come degli aculei) che creano un’energia “spaziale”.

Segni, contro segni nello spazio / 2016 Tecnica mista su tela / cm 100 x 100

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Lacerazioni / 2016 IN-Collage. Carte veline e acrilici su tavola / cm 100 x 150

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G AT Antonio SALZANO Nocera Superiore (Sa), 1950

via Taverne, 62 / 84015 Nocera Superiore (Sa) / antoniosalzano3@virgilio.it / +39 081 5142232 / +39 328 6505388

Rosario Pinto lo inserisce nel volume “Il ‘900 a Salerno”. Le arti e gli artisti nel secolo del ‘900 nel territorio salernitano. Tra gli altri, hanno scritto della pittura di Antonio Salzano: Pasquale Maffeo, Maurizio Vitiello, Massimo Bignardi, Giuseppe Bilotta, Mario Maiorino, Geppino Siano, Giorgio Agnisola, Angelo Panerai, Enzo Fabiani, Rosario Pinto, Marco Alfano, Mario Lanzione, Paolo Carlo Monizzi, Giorgio Di Genova e Gianluca Covelli.

Da un esordio in chiave neocubista che lo portava, alla fine degli anni Sessanta, a creare opere come “Ipocriti” (1969), il nostro perviene, col tempo, a sintetizzare le forme intorno ad una nuova dinamica della scansione geometrica all’interno della quale, però, non privilegia l’ordinamento ortogonale o la definizione della varia gamma dei segmenti lineari, ma si dirige ad indagare un mondo presieduto dalla linea curva.

Veduta astratta / 2014 Acrilico su tela / cm 100 x 100

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FOR Maria CREDIDIO

Carla DE BELLIS

via Castriota, 137 / 87069 San Demetrio Corone (Cs) credidioarte@libero.it / +39 338 8265241

carla.i.debellis@gmail.com

Terranova da Sibari (Cs), 1957

Arpino (Fr), 1948

Maria Credidio è Artista poliedrica del divenire. Ha preso parte alla Biennale Internazionale di Venezia e del Brasile. Dopo la tragedia dell’11 settembre è stata presente nella 34^ strada di Manhattan con istallazioni per un “Progetto di Pace”. Le sue opere si trovano presso importanti centri d’Arte e musei, “Spazio Thetis” Arsenale di Venezia, “MAON” di Rende, Civico Museo Parisi-Valle (NO), Museo LIMEN di Vibo Valentia. È annoverata nel catalogo “Arte Moderna dal Secondo dopoguerra ad Oggi” n. 38, editoriale Giorgio Mondadori. Carla De Bellis ha insegnato Letteratura italiana e Critica letteraria e Letterature comparate presso l’Università “La Sapienza” di Roma e fa parte dell’Associazione “Fondazione Roma Sapienza”. Le sue raccolte poetiche sono state pubblicate a Roma presso Empirìa; a Genova presso San Marco dei Giustiniani è apparsa l’antologia di antiche liriche persiane curata con I. Mansub Basiri. Da molti anni presta alla poesia la propria voce recitante e, in tempi più recenti, la interpreta attraverso la danza.

L’opera di Maria Credidio, con la performance di Carla De Bellis, si ispira ai miti di Eco e Narciso e intende reinterpretarli realizzando l’integrazione di arti visive e arti della parola e dei suoni, in una sorta di traslato connubio tra Narciso concentrato sulla visione di sé e Eco ridotta a puro suono. Mentre la danzatrice lotta con l’ombra di un velo e i suoi versi sono la voce dolente di Eco, un volto ritratto entro sei neri specchi assorbe la luce e l’ombra, misteriosamente assorto in sé stesso.

Maria Credidio “Nel buio dello specchio” / Installazione 2016 Foto di Luca Policastri

Carla De Bellis “Nel buio dello specchio” / Performance 2016 / durata 6 minuti Foto di Luca Policastri

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Organizzazione dell’evento: Associzione culturale “White Castle” Si ringraziano:

Provincia di Cosenza, Comune di Corigliano Calabro, Biblioteca Nazionale Cosenza, Rotary international, Inner Wheel per la concessione del gratuito patrocinio; Associazione culturale “White Castle”, per la concessione delle sale del Castello; Giacomo Felicetti per il servizio fotografico. Special thanks to: Gioielleria Scintille Montesanto. Degustazione di vini e prodotti calabresi courtesy: Agroalimentare Assolac ; Aziena agricola Romano ; Cantine Spadafora srl ; Ippolito 1845 ; OP Sibarit . Collaborazione Galleria d’Arte Il Triangolo.

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Galleria d’Arte “Il Triangolo”

viale Alimena 31d / 87100 Cosenza +39 0984 73633 / +39 338 2892515 www.galleriailtriangolo.com / info@galleriailtriangolo.com

La Galleria d’Arte “Il Triangolo” di Giorgio Le Pera è nata nel 1973 per iniziativa di suo padre Enzo. Nel corso del tempo ha ospitato oltre 260 mostre personali dei più importanti artisti internazionali (Dalì, Dufy) e italiani (Bartolini, Borgonzoni, Cagli, Carrà, Caruso, Crippa, Drei, Fioroni, Guerrieri, Guttuso, Levi, Morandi, Notte, Paulucci, Pozzati, Rotella, Sassu, Tamburi e altri), come anche di molti promettenti giovani pittori. Per molti anni ha partecipato all’Arte Fiera di Bologna e ad Exo Arte di Bari. Rappresenta un punto di riferimento per l’arte nel centro-sud. La galleria nel 1981 ha organizzato la 1a edizione del Premio Nazionale Cosenza ‘81, vinto da Salvatore Fiume, con l’opera “Gatti in amore”. Si interessa di arte moderna e contemporanea e di pittura calabrese tra otto e novecento.

Giovanni OMICCIOLI

Via Croce a Ustica / 1957 Olio su cartone su tavola / cm 70 x 50

Antonio MARASCO

Apologia meccanica / 1967 Olio su tela / cm 50 x 60


ARCURI BABINI BARILARI BERARDI BIANCO BIFFI BUCCI BUONO BUTTINI CALANDRO CAMPAGNA CATALINI CELANO GIANNICI CHIRICO CIGNETTI CONSOLI COTTONE DAIDONE D’AMICO DANIELLO DE LUCA DI TELLA DIANA DIMASTROGIOVANNI EMANUELE ESPOSITO EUSEBI FEDERICO FERRAGINA FIORE GIACOPELLO GIANNOTTA GIANZI GIORDANO GRANCHI GUARNIERI GUIDONI KAPP LA CARRUBBA LA MURA

LEVO ROSENBERG LINZALATA LIUZZI LOI MAIO MARAZZI MARCHIONNI MARSILLO MASCIA MAZZA MELANI MELE MODESTO MOLINARI NECCI NICOTERA OPPIDO PAESE PALETTA PALLAVICINI PAOLINI PARLAGRECO PASSAGLIA PICA PINO PISANO POZZO PUZZO RASETTA RISOLA ROMANELLO ROMEO ROMILIO SACCOLITI SALETNICH SALUPPO SAMBUCINI SANCINETO SARDANO SAVA SAVELLI

SCHEPIS SERPETTI SOLIDORO SPEDICATO SPENA SPINA E. SPINA G. STRAMACCHIA TAGLIABUE TIGANI TIGELLI TORTORELLA TRIMANI VARLOTTA VILLAR VITALE VITERBINI ZANGROSSI ZANZUCCHI ZAVARELLA ARTISTI MADÌ CORTESE FRANGI FULCHIGNONI MINORETTI NICOLATO NOVACO PILONE ZANGARA G.A.T. GRUPPO ASTRATTISMO TOTALE

COTRONEO LANZIONE SALZANO PERFORMANCE CREDIDIO DE BELLIS


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