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BOWLAND musica
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VAN GOGH E I MALEDETTI arte
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ERBA DEL CHIANTI agricoltura
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Pronti, partenza, via! Questo è l’anno in cui mettere a frutto le esperienze passate e creare giorno per giorno il vostro benessere. Come farlo? Circondandosi delle persone giuste, quelle che vi sapranno ascoltare, supportare e fornire stimoli interessanti. Quelli come noi, che hanno avuto il coraggio di credere in un sogno e portarlo avanti con passione per ben 8 anni, che vivono con voi a Firenze e la raccontano con occhi nuovi e sempre aperti. Il nostro proposito per il nuovo anno? Serrare i ranghi e sentirvi più vicini, instaurare un dialogo più diretto con voi lettori, perché voi siete la nostra città.
arte
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IL MUGELLO MEDICEO natura
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FABBRICATO VIAGGIATORI locali
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Buona lettura Annalisa Lottini
OOO @ THE STUDENT HOTEL design
AVETE QUALCOSA DA RACCONTARE? La creatività non conosce confini: fotografia, moda, danza, musica, design, viaggi, letteratura, cinema, teatro, natura... qual è la vostra musa? Contattateci per proporre collaborazioni, articoli, eventi. Like us on Facebook. Tweet us. Follow us. Read us. Love us. www.firenzeurbanlifestyle.com redazione@firenzeurbanlifestyle.com FB: ful.magazine IG: ful_magazine Twitter: ful_magazine
Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 Direttore responsabile Riccardo Basile Proprietario FMP Editore e realizzazione grafica Ilaria Marchi
Ideazione Marco Provinciali e Ilaria Marchi Coordinamento editoriale Annalisa Lottini Se sei interessato all’acquisto di uno spazio pubblicitario: marco@firenzeurbanlifestyle.com tel. 392 08 57 675 Se vuoi comunicare con noi ci puoi scrivere ai seguenti indirizzi: ufficiostampa@firenzeurbanlifestyle.com redazione@firenzeurbanlifestyle.com commerciale@firenzeurbanlifestyle.com In copertina Blub
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SIMONE LOGUERCIO vino
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LA PIÙ ANTICA SCUOLA DI CHIRURGIA storia
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LE CHIOCCIOLE DI ARCENNI gusto
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CANTARE VENDETTA musica
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LEONARDO DA VINCI 5di5
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SPAZI SOSPESI architettura
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GIUSEPPE TANGARO pagina dell'artista
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ful musica
TRE RAGAZZI E UN SOGNO: I BOWLAND Tra i finalisti di X Factor 2018, conosciamo i BowLand: un progetto trasversale tra sperimentazione elettronica e echi mediorientali. Testo di Sara Coseglia, Foto di BowLand
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uesta è una fiaba moderna che profuma d’Oriente. I protagonisti arrivano da lontano e nella loro storia Firenze, che ha avuto un ruolo cruciale, e Teheran non sono mai state così vicine. È proprio la capitale fiorentina, infatti, ad aver sancito il sodalizio artistico e ad aver segnato la strada di tre amici e giovani talenti dal cuore persiano. Di chi parliamo? Sembra che nascondano un segreto, eleganti ed eterei, loro sono gli ipnotici BowLand. Ne abbiamo sentito parlare tanto grazie alla loro partecipazione all’ultima edizione di X Factor ma facciamo un passo indietro. Leila Mostofi detta Lei Low, Pejman Fani e Saeed Aman, .4
di Teheran, si conoscono dai tempi delle superiori e si trasferiscono in Italia, a Firenze, un po’ per caso e un po’ no, in momenti diversi, per proseguire gli studi. Quando, casualmente, Lei Low decide di registrare la propria voce su una demo e di farla ascoltare a Saeed e Pejman, inizialmente unici membri del gruppo, germoglia e prende forma il power trio dei BowLand. «Per noi è stato uno shock. Prima facevamo musica per divertimento ma, dopo aver sentito la voce di Leila, abbiamo creato un vero e proprio progetto.» BowLand. Ci siamo chiesti un po’ tutti il significato di questo nome che in lingua persiana vuole dire “alto” o “forte”. Scarabocchiato su di un foglio nell’arco di mezz’ora, è stato scelto dal trio per il senso simbolico ed evocativo di comunicare il loro voler mirare in alto. Ma BowLand è anche un mondo astratto, una dimensione sensoriale e onirica in cui spazio e tempo si interrompono, fatta di immagini sonore dipinte dall’erotismo vocale di Leila e dalle suggestioni elettro-esotiche attentamente costruite da Saeed e Pejman. Significativa sarà per loro, nel 2016, la vittoria del contest Toscana100band, promosso dalla Regione Toscana, grazie al quale il trio riesce ad autoprodurre e pubblicare il primo lavoro, l’album d’esordio Floating Trip.
Un viaggio fluttuante, una traversata su di una piccola barca che, in esplorazione, galleggia tra le onde del trip hop e dell’ambient attraverso antiche sonorità tribali e reminiscenze della tradizione del sud del mondo e della terra d’origine. Si tratta di undici pezzi homemade, di ben quarantanove minuti di ascolto, pensati e concepiti all’interno di un appartamento condiviso che diventa uno studio di registrazione naturale. Strumenti millenari e rudimentali come il didgeridoo australiano, la kalimba africana e lo scacciapensieri coesistono sinergicamente e organicamente con i beat elettronici dei synth e dei campionatori, creando un linguaggio musicale unico in cui Oriente e Occidente, passato e futuro si incontrano, si compenetrano. Il progetto BowLand va oltre il mero concetto di musica. Non si parla solo di talento, che è fuori dubbio, c'è dell’arte. Come il suono di un macinaspezie, di un bicchiere o di una goccia d’acqua possano essere fonte naturale e base di una trama sonora che gioca con elementi dicotomici in cui il materiale diventa immateriale. In Floating Trip sembra quasi di ascoltare dei riti ancestrali dai ritmi ballabili, come l’intro di Accidents. In ogni traccia le parole sono solo conseguenza della musica, elemento primario e genesi di tutto. Immagini, suoni e colori ispirano le parole dei loro testi, composti
Il progetto BowLand va oltre il mero concetto di musica. Non si parla solo di talento, ma di arte.
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da Lei Low, che diventano musica attraverso un attento lavoro di sperimentazione. Ma quali sono i modelli di riferimento dei BowLand? In cuffia tanta house, musica elettronica e grandi voci: dalle Cocorosie, ai Portishead, a Nicolas Jaar, ai Gorillaz ma c'è anche Björk, PJ Harvey, Massive Attack, Thom Yorke e i loro Dei, così definiti, (come dargli torto) i Radiohead. Sul palco Lei Low, Pejman e Saeed si guardano poco perchè c'è una connessione mentale a legarli. Le loro performance propongono brani presi e rivisitati e pezzi inediti in cui anche grafica e illustrazioni, curate dalla stessa Lei Low, hanno un ruolo fondamentale nell’esperienza del pubblico. I BowLand sono tre ragazzi che vengono da lontano, hanno una storia da raccontare e hanno trovato il modo e i mezzi giusti per farlo. •
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ENGLISH VERSION>>>> This is the modern fairy tale of three talented protagonists coming from Teheran and meeting in Florence, where they started their artistic project. We’re talking about BowLand, a hypnotic and elegant band that stunned the public with their performance at X Factor. Leila Mostofi, aka Lei Low, Pejman Fani and Saeed Aman, know each other since high school and move to Florence, more or less by chance, to continue their studies. When Lei Low records her voice in a demo and let it listen to Saeed and Pejman, they immediately decide to form the power trio of BowLand. «For us it was a shock. Before we made music just for fun but, after hearing Leila’s voice, we created a real music project.» BowLand: in Persian language means ‘high’ or ‘strong’ and it was chosen by the group for the evocative meaning of ‘aiming high’, but BowLand is at the same time an abstract world, an oniric and sensorial dimension, made of images created by the sensual voice of Leila and the electro-exotic suggestions of Saeed and Pejman. In 2016 they won Toscana100band contest, promoted by Regione Toscana, and thanks to it they could publish their first album: Floating Trip. Ancient instruments as Australian didgeridoo, African kalimba and wind chimes coexist with electronic beats and synths, creating a unique musical language in which East and West, past and present constantly mix. BowLand’s project overcomes the mere concept of music: we’re not just talking about talent, which is unquestionable, but about art. Some noises are made by spices mills, glasses or drops of water, becoming inspirations and natural sources of a sound plot. Who are their reference models? Of course house and electronic music and big voices such as Cocorosie, Portishead, Nicolas Jaar, Gorillaz , Björk, PJ Harvey, Massive Attack, Thom Yorke and their ‘personal gods’ Radiohead. Their performances propose covers and new tracks in which graphic and illustrations, made by Lei Low herself, play an important role for the public’s experience. BowLand: three guys coming from far away with a story to tell and the right means to do it.•
XXXVIII STAGIONE CONCERTISTICA 2018 / 2019 Giorgio Battistelli direttore artistico
Daniele Rustioni direttore principale
Thomas Dausgaard direttore onorario Celso Albelo Salvatore Accardo George Andguladze Giordano Bellincampi Mario Brunello Francesca Dego Pietro De Maria Lorenzo Fratini Gianluigi Gelmetti Kerem Hasan Niklas Benjamin Hoff mann Tiina-Maija Koskela Hennig Kraggerud Jan Lisiecki Raffaella Lupinacci
Alexander Malofeev Michele Marelli Michele Mariotti Edgard Moreau Angela Nisi Eva Ollikainen Maxime Pascal Erica Piccotti Miriam Prandi Beatrice Rana Federico Maria Sardelli Peppe Servillo Markus Stenz Eduardo Strausser
Coro del Maggio Musicale Fiorentino Orchestra Haydn di Trento e Bolzano C o n s e r v a t o r i d e l l a To s c a n a YO Y O Yo u t h O r c h e s t r a Yo u t h O R T con il contributo di
orchestradellatoscana.it 7.
ful arte
VAN GOGH E I MALEDETTI La nuova mostra immersiva nella chiesa di Santo Stefano al Ponte targata Crossmedia Group ha aperto i battenti e vi aspetta fino al 31 marzo 2019 Testo di Rita Barbieri, Foto di Crossmedia Group
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egli ambienti caratteristici della chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte si rinnova l’appuntamento con le mostre immersive e multimediali del gruppo Crossmedia. Visitabile dal 6 dicembre 2018 al 31 marzo 2019, questa volta si ispira alla figura di Van Gogh e di quei pittori definiti “maledetti” per via dei loro costumi trasgressivi per l’epoca e per la loro tempra artistica, che trova libero sfogo solo sulla tela. Insieme a Van Gogh, gli artisti inclusi sono: Paul Cézanne, Paul Gauguin, Henri de Toulouse-Lautrec, Chaïm Soutine e Amedeo Modigliani. A ognuno di loro è dedicato, nella prima sala del percorso, un riquadro apposito che riassume in capisaldi la vita, .8
le opere più rappresentative e le citazioni d’autore: un modo per contestualizzare e capire quali fossero i “peccati” e le “maledizioni” che li accomunavano o distinguevano dagli altri. Interessante per lo spettatore e innovativo dal punto di vista dell’allestimento, l’inserimento di un puzzle di immagini da scomporre e ricomporre: blocchi di legno girevoli che, sul retro del dipinto, riportano aneddoti e curiosità tutte da scoprire. Un modo interattivo e originale per informarsi secondo il gusto personale, senza ricorrere a didascalici percorsi stereotipati e poco flessibili. Ma è nella sala centrale che la mostra si manifesta in tutta la sua forza e imponenza scenica: un caleidoscopio roboante e onirico, in cui le immagini circondano lo spettatore danzando intorno a lui,
facendosi tappeto, parete, soffitto. Lo sguardo si perde, la mente vaga, i sensi sono rapiti dal vortice, le coordinate sono annullate: i quadri non sono più davanti a noi, ma “intorno” a noi. «Santo Stefano al Ponte si trasforma nella “Cattedrale dell’immagine”: a differenza delle altre mostre multimediali le immagini non saranno più proiettate sui monitor-pannelli ma direttamente sulle pareti dell’ex chiesa permettendo di godere dell’altare di Giambologna, della balconata di Buontalenti e delle tombe terragne. Altra novità, un fiore all’occhiello dell’esposizione, la sala degli specchi dove sarà proiettato in loop un video di 8 minuti sulle opere di Van Gogh, dal ramo di mandorlo fiorito ai girasoli, perfetto per scattarsi foto ricordo immersi nell’arte» dichiarano gli organizzatori. In effetti la sala degli specchi, altro elemento di novità rispetto alle mostre precedenti, è sicuramente di grande effetto: utilizzando le superfici riflettenti, i giochi di luce e la tecnologia più avanzata, sembra veramente di essere catapultati in un altro mondo! Al termine di questa esperienza, si può raggiungere la cripta e le postazioni dotate di Oculus, per sperimentare la realtà virtuale 3D. In questo caso, la sensazione di fare un “tuffo” dentro l’arte è amplificata: un viaggio sensoriale che porta, muovendoci in più direzioni, a navigare, volteggiare e camminare dentro camere, studi, luoghi segreti dei più importanti artisti. Una realtà irreale, illusoria magica ed evocativa che permette di astrarre e distrarre magistralmente, come in un gioco di prestigio, o di specchi, ben riuscito. In fondo ricordiamo che, come diceva Flaubert, «La prima qualità dell’Arte è l’illusione»: lasciamoci ingannare allora da questi artisti e dal loro fascino “maledetto”...•
«Lo sguardo si perde, la mente vaga, i sensi sono rapiti dal vortice, le coordinate sono annullate: i quadri non sono più davanti a noi, ma “intorno” a noi»
Van Gogh e i maledetti Chiesa di Santo Stefano al Ponte Piazza Santo Stefano, 5 – 50122 Firenze vangogheimaledetti.com
ENGLISH VERSION>>>> In the converted church of Santo Stefano al Ponte, the appointment with the immersive multimedia exhibitions of Crossmedia Group is renewed: from 6th December 2018 to 31st March 2019, you can appreciate the art of Vincent Van Gogh and many other “cursed” artists: Paul Cézanne, Paul Gauguin, Henri de Toulouse-Lautrec, Chaïm Soutine and Amedeo Modigliani. In the first room there is a short summary of their lives and works: an interesting way to understand their environment, “sins” and “curses”. The viewer is invited to put together a puzzle of paintings and images, on the back there are clues, explanations and anecdotes about the life of the artists. But it’s in the central room that the exhibition shows powerfully and impressively, a dreamlike kaleidoscope of dancing images appearing all around viewers, over the carpet, on the walls and over the ceiling: paintings are not in front of the public anymore, they are around them! A brand new element is the outstanding mirror room in which, using light effects and advanced technologies, it really seems to be catapulted into another world. After that, in the crypt, there are the Oculus stations where you can experiment with 3D virtual reality. Let’s take a dip in art and enjoy a sensorial trip sailing, walking and flying in rooms, studios and secret places of the most famous “cursed” artists! • 9.
ful agricoltura
CHIANTI: VINO, OLIO E... ERBA! Gennaio 2017, la marijuana light diventa legale in Italia. L'eccellenza da testare in Toscana è Erba del Chianti. Testo di Federica Gerini, Foto di Erba del Chianti
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on un THC inferiore allo 0,2%, niente principio attivo psicotropo, solo il CBD che rilassa la muscolatura e combatte le ansie. Tutto più che lecito e regolare, ormai lo ha decretato anche il Ministero dell’Agricoltura. L’eccellenza da testare in Toscana è Erba del Chianti. L’azienda nasce pochi mesi fa, a luglio, e ha già conquistato il primato regionale nel settore. I motivi? Sono da rintracciare nella qualità del prodotto, nel modus operandi, nelle tecnologie all’avanguardia, nei terreni e soprattutto nelle idee. La produzione avviene in collina, nel Chianti, zona già famosa in tutto il mondo per dare forma a vini e oli pregiati. La squadra è capeggiata da Leonardo e Tomas, due che nel commercio ci sono cresciuti e oggi, da grandi, hanno fondato il loro brand di canapa. Se vi immaginate che dietro Erba del Chianti ci siano due ragazzi un po’ freak che cavalcano un’onda, vi sbagliate. Loro ci sanno davvero fare. Hanno creato una struttura tentacolare in cui ogni persona ha un ruolo e svolge il suo lavoro al meglio. Una famiglia in cui tutti danno il massimo perché credono nel gruppo e nel progetto. I prodotti sono tanti e anche molto diversi tra loro. Gran parte della produzione è incentrata sulle infiorescenze che vengono vendute in due modalità differenti: o in bustina o in un contenitore trasparente, in base alla quantità. La
«Se vi immaginate che dietro Erba del Chianti ci siano due ragazzi un po’ freak: vi sbagliate. Leonardo e Tomas ci sanno davvero fare».
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qualità non cambia, sempre la migliore. Quella che quando sviti il tappo profuma tutta la stanza. Ma oltre alle infiorescenze, hanno creato una linea di cosmetici sempre a base di canapa. Una volta estratti i semi, si realizza un olio e successivamente lo si miscela con altri prodotti – sempre esclusivamente – naturali. Ci sono lo shampoo e il balsamo al miele e canapa, il bagnoschiuma alle alghe marine e canapa, la crema mani al lime e canapa, la crema all’acido jaluronico e canapa. Prodotti esclusivi con cui concedersi una dolce coccola per la cura del nostro corpo. La selezione beauty la trovate già sul sito, mentre ciò che bolle in pentola e sta per essere servito in tavola è tutto da scoprire. Una delle tante novità? A breve saranno pronti alcuni prodotti alimentari. Quali? Barrette energetiche con frutta secca, tanto per stuzzicare l’appetito. Erba del Chianti è un calderone che bolle e ribolle. Non si ferma. Sempre in movimento e sempre a pensare a nuovi progetti da includere in quello che da sogno è già diventato realtà. •
ENGLISH VERSION>>>> Cannabis with a lower THC, no psychoactive principle, it is now legal: just muscular relaxation and no anxiety. The best? Try Erba del Chianti. The company was born a few months ago, in July, and is already number one in Tuscany. Why? For the quality of the products, the technology used, the fields and the ideas. The production is set in the Chianti hills, the team is lead by Leonardo and Tomas. If you imagine two freak guys, you’re wrong. They are really good entrepreneurs who created an organized structure in which every member has his own role, a family in which everyone believes in the project and work at the best of his capacities. The products are many and different. Most of the production is constituted by the inflorences who are sold in small bags or transparent boxes, depending on the quantity. The quality is the same, always the best. There is also a line of hemp cosmetics. An oil made with the seed is mixed with other natural products. You can find honey and hemp shampoo and conditioner, seaweeds and hemp bath foam, lime and hemp hand cream, jaluronic acid and hemp cream. Soon you will be able to buy food products as well: energy boosting snacks with dried fruits, for example. • 11.
ful arte
ZEB: PITTURA, PENSIERO E CONTRADDIZIONI Dieci anni fa scompariva misteriosamente il noto writer e pittore toscano. FUL traccia il profilo di un artista modernissimo prima della sua corsa verso il buio. Testo di Francesco Sani e Silvia Forzini, Foto dell’Archivio Filippo Lotti
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n giorno di fine primavera del 2008 la Polizia di Livorno recupera una Fiat Palio lasciata lungo la statale del Romito, poco distante dal ponte di Calignaia. L’auto abbandonata è di proprietà di David Fedi, quarantenne livornese la cui scomparsa è stata denunciata dalla famiglia un mese prima. Anche la celebre trasmissione della RAI Chi l’ha visto? si è occupata di lui. David Fedi, writer e pittore, in arte ZEB, è considerato uno dei più talentuosi giovani artisti toscani. Già dalla fine degli anni ’90 è riconosciuta la modernità delle sue opere, esposte e apprezzate anche all’estero, per la scelta delle immagini e del colore. L’Università di .12
Diabolik 1997, acrilico su MDF
Firenze gli ha fatto tenere un seminario sulla street art e il Comune di Livorno sta per rendergli omaggio con una grande mostra alla Fortezza Medicea. Qualcuno teme un folle gesto, l’auto era vicino a quello che è stato ribattezzato il “ponte dei suicidi”, ma il cadavere non è mai stato rinvenuto, qualcun altro ipotizza un’operazione di marketing dello stesso artista per attirare l’attenzione. Nel suo appartamento tutto è in ordine, ci sono il cellulare, il passaporto e persino il manoscritto del suo primo libro. Aveva già preso accordi con una casa editrice per mandare in stampa quello che sarebbe dovuto essere un romanzo inchiesta sugli affari della malavita nel litorale. Pare abbia
ricevuto delle minacce anonime per questo, gli inquirenti però non hanno rilevato niente di significativo in merito. O forse non sono andati abbastanza a fondo, ma questa è un’altra storia. Di fatto sono passati dieci anni e di ZEB non c'è nessuna traccia. Sparito nel nulla, lasciando dietro di sé quasi 400 opere, di cui un centinaio recuperate dal noto curatore d’arte Filippo Lotti che gli ha dedicato l’ultima mostra nel 2013, nonché alcune frasi dissacranti vergate in spray nero sui muri di Livorno, ormai scolorite dal tempo. La più celebre resta «Sono venti anni che mi pare di parla’ co’ muri!». Per conoscere meglio l’arte di David Fedi, tramite il Montecatini Terme Contemporary Art, FUL ha incontrato la persona che gli è stata più vicina nel suo percorso artistico subito prima della scomparsa: Filippo Lotti, appunto. «ZEB – fa notare Lotti – combina riferimenti alla pittura surrealista, Amedeo Modigliani, i fumetti (Diabolik in particolare) e la Pop Art. Tecnicamente proiettava sulla tela un’immagine e la distorceva o fondeva in un’altra, pur conservando una certa geometricità del contorno». Al centro del quadro, si ripete quasi ossessivamente, lo sguardo minaccioso di Diabolik spesso insieme all’intrigante Eva Kant. Senza dubbio l’originalissima operazione della deformazione ha conferito all’artista una riconoscibilità assoluta, secondo Lotti «Pure Roy Lichtenstein usava sovrapporre retini tra lo spettatore e l’immagine, ma mai aveva avuto l’idea di deformare un protagonista del fumetto». Meticoloso e preciso nelle pennellate, i suoi quadri, se osservati da lontano, sembrano stampe anziché acrilico su tela: «Queste peculiarità lo rendono non assimilabile ai moderni artisti di street art, bensì ai pittori veri e propri». Tuttavia, chi lo conosce bene, coglie dietro le sue opere una sorta di amarezza nei confronti di una città che non apprezza la sua arte o peggio la invidia. Un’amarezza che ZEB ha bisogno di comunicare, scrivendo sui muri e dando sfogo al proprio disagio. A tal proposito il parallelismo con Diabolik è illuminante: come il personaggio delle sorelle Giussani è il genio del crimine che si vendica della società con il riscatto economico, così l’artista vuole riscattarsi, in quanto pittore, dalle contraddizioni della società e delle sue regole. «Questa intolleranza alle regole ha influito sul suo percorso, basti pensare che a partire dalla seconda metà degli anni ’90 ha avuto modo di collaborare con importanti gallerie e di partecipare a fiere d’arte nazionali, ma la sua incapacità di rispettare pur minime direttive commerciali lo ha portato a non assecondare il mercato dell’arte e le sue richieste». In ciò la raffigurazione di Diabolik assume una sorta di alter ego che sfida i mercanti d’arte perché, come diceva Picasso, «la pittu-
Tutte l'altre avvampirate 2008, acrilico su tela 30x30
«Pure Roy Lichtenstein usava sovrapporre retini tra lo spettatore e l’immagine, ma mai aveva avuto l’idea di deformare un protagonista del fumetto»
Vampiro rumeno 2008, acrilico su tela 30x30
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Diabolik e Eva 1997, acrilico su MDF
Modigliani J.H. e occhi verdi 1998, acrilico su MDF
ra è lo strumento offensivo-difensivo contro il nemico». «Contemporaneamente – precisa il curatore d’arte – il graffitaro che è in lui lancia messaggi con scritte taglienti che appaiono puntualmente sui muri, tutti rigorosamente firmati ZEB, sfidando non tanto chi si occupa del decoro urbano quanto la coscienza di chi legge. Ricordo "Ha vinto il peggio perché il meglio è uguale a loro" per citare una delle più famose a sfondo politico, dopo le elezioni del 2008». Questi messaggi servivano a creare momenti di riflessione, in linea con alcune sfumature del suo carattere: la curiosità e la brama di conoscere. Una personalità complessa, che avrebbe potuto raccontare molto altro, e che si sarebbe sicuramente divertita a provocare e denunciare le contraddizioni dell’Italia odierna. «Pare che l’artista – conclude Lotti – sentisse su di sé un peso: vedeva certi fatti, li urlava tramite le sue opere, ma nessuno riusciva a comprenderlo». Il 16 dicembre scorso il Comune di Livorno ha ricevuto in donazione da Filippo Lotti e dalla sorella del pittore due quadri di David Fedi, adesso esposti alla nuova Biblioteca dei Bottini dell’Olio. Di lui rimane anche il fascicolo aperto in questura per allontanamento volontario, mentre in città girano voci che sia in Corsica o a Marsiglia a vivere un’altra vita. Noi vogliamo credere che ZEB sia vivo e che, dovunque si trovi adesso, produca pittura ancora più moderna, con tecniche evolute e, magari utilizzando un altro pseudonimo, continui a scuotere le coscienze e a far riflettere sulle miserie della società del nostro tempo.
ENGLISH VERSION>>>> A day at the end of spring 2008, Livorno Police found a Fiat Palio, left along Romito street, not very far from Calignaia bridge (known also as the suicides’ bridge). The car belongs to David Fedi, a 40–year-old man from Livorno, who disappeared a month before. David Fedi, writer and painter, known as ZEB, is considered one of the most talented young Tuscan artists. Since the end of the 90s, his works have been exhibited and appreciated even abroad, for the image’s choice and colors. Now 10 years have passed and there is still no trace about him: he is completely vanished, leaving about 400 pieces, 100 of which have been already collected by Filippo Lotti, the curator who dedicated him an exhibition in 2013. To get more information about it, FUL met Filippo Lotti at Montecatini Terme Contemporary Art: «ZEB mixed up surrealism, Amedeo Modigliani’s elements, comics (especially Diabolik) and pop art. Technically he projected an image on a canvas and then he distorted it, mixing it with another one» says Lotti. Diabolik’s glance is always there, often associated to Eva Kant’s figure: there is an interesting parallelism between the artist himself and Diabolik. In fact, as the thief takes revenge on society through economic buy-back, the artist wants to break free from the social boundaries through his art. «At the same time – continues Lotti – he was a street artist and a street-writer. His warnings on the walls claim our attention and make us think.“Ha vinto il peggio perché il meglio è uguale a loro” (“The worst won, because the better was equal to them”) after 2008’s elections or «Sono venti anni che mi pare di parla’ co’ muri!» (“It’s 20 years now that I seems to be speaking to the walls”) to quote the most famous ones. Last 16th December, Filippo Lotti and Zeb’s sister donated two of his paintings to the Livorno municipality. They are now exposed in the new Biblioteca dei Bottini dell’Olio. Zeb’s writings remains upon Livorno’s walls, his file is still open for the police, while in the city rumors say that he is currently living another life in Corse or Marseille.•
www.davidfedi.it www.mocamontecatini.it .14
ful natura
I LOVE TREKKING: IL MUGELLO MEDICEO Qui ebbe origine il massimo splendore di Firenze, qui la natura ha modellato amene colline e montagne, qui il paesaggio è da godere a piedi. Siamo alle porte della città del Giglio, in Mugello, terra natale della famiglia più potente di tutti i tempi, i Medici. Testo di Benedetta Perissi Foto di Benedetta Perissi
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a verde vallata situata alle porte di Firenze chiamata Mugello e nota ai più, fiorentini e non, per il Moto GP e i podi di Valentino Rossi, non è solo sede di un autodromo di fama internazionale, è anche terra di origine di una famiglia, La Famiglia, la dinastia più potente di sempre, i Medici. Granduchi, regine, papi, prodi condottieri, il casato si distinse per numerose personalità di spicco in vari ambiti – storici, politici, artistici – conseguendo una ricchezza smisurata e con essa anche il potere. I componenti di questa famiglia, primo fra tutti Lorenzo il Magnifico, resero grande Firenze e l’Italia nel periodo rinascimentale. Impegnati a esercitare il potere assoluto su Firenze e altri territori, presi dalle loro faccende finanziarie e a scansar (più o meno) congiure, le generazioni di questa fami-
glia si ritrovarono chiamate fuori dalla propria terra di origine. Ma non senza lasciare beni architettonici di inestimabile valore nel loro grembo materno. Le ville medicee sono palazzi rurali con la funzione di residenze estive per il riposo e lo svago della famiglia e nucleo economico delle attività agricole della zona. Sono disseminate a Firenze, nelle sue vicinanze e in tutta la Toscana, ma le prime a essere edificate furono le ville del Trebbio e di Cafaggiolo, in Mugello. La villa o castello del Trebbio pare fosse stata la prima a essere realizzata, di proprietà di Giovanni Bicci de’ Medici (colui che dette inizio alla fortuna del casato) mentre il castello di Cafaggiolo, fu “villa delle delizie” di Lorenzo il Magnifico. Le ville e le loro proprietà in generale si trovano principalmente nell’area compresa tra S. Piero a Sieve, Barberino di Mugello e Scarperia; un’area all’epoca strategica, attraversata da arterie di comunicazione, le transappenniniche, che rendevano possibili scambi commerciali tra la piana di Firenze e quella bolognese. Entrate a far parte del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, le ville sono inserite anche in un contesto naturale di rara bellezza. Attraversata da un tratto del fiume Sieve, la valle del Mugello si compone di paesaggi montani della catena appenninica e di am-
bienti più propriamente collinari, come quelli regalati dallo scorrere della Sieve, dove si trovano le ville medicee. È una terra da conoscere a piedi, che permette di intraprendere escursioni di vario tipo e impegno fisico. L’itinerario trekking che conduce alla scoperta delle ville e della storia dei Medici si snoda tra poggi, rigogliosi boschetti di querce e filari di cipressi, che lasciano spazio alle immagini imponenti del castello del Trebbio e di Cafaggiolo. Si tratta di un’escursione ad anello con partenza e arrivo a San Piero a Sieve, con un kilometraggio e un dislivello in salita alla portata di tutti. Tutti coloro un minimo avvezzi al cammino, s’intende, da considerare uno step in più rispetto al fiorentino da vinaino, sicuramente attratto dalla storia di quelli che furono i signori della sua tanto amata città, ma poco abituato ad andare oltre i due passi sui sampietrini dopo un buon bicchiere di vino. Un’idea per chi non ha intenzione di superare l’ora di camminata e vuole mantenere il proposito di godersi una giornata fuori Firenze, ma dentro alla sua storia e al Mugello, è la visita al Parco mediceo del Pratolino o di Villa Demidoff. La tenuta acquistata a metà del ʼ500 dal Granduca Francesco I de’ Medici e trasformata in villa dal Buontalenti, fu suc-
Le ville medicee sono palazzi rurali con la funzione di residenze estive per il riposo e lo svago della famiglia e nucleo economico delle attività agricole della zona
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cessivamente demolita dai Lorena. Oggi rimane il bellissimo parco in cui era immersa, diventato giardino all’inglese e uno dei luoghi più belli ed affascinanti da vedere appena usciti dalla città. Di particolare interesse sono la cappella del Buontalenti e la fontana monumentale del Gigante dell’Appennino. Luoghi mugellani che aprono porte sul passato, un passato variopinto e grandioso alla corte della famiglia più potente di tutti i tempi; luoghi avvolti dal fascino dei tempi che furono e da una natura lussureggiante quanto l’estro e i geni medicei.• Una trek experience di Andare a Zonzo www.andareazonzo.com ENGLISH VERSION>>>> The green valley of Mugello, not far from Florence, is not just the place of Mugello racetrack but also the place of birth of Medici’s family, the most powerful dynasty of Florence. Ville Medicee are rural palaces built to be the summer residences of the family and the economic center of their agricultural business. They are located in Florence, in its surroundings and all over Tuscany. The first who were built were the ones of Trebbio and Cafaggiolo in the Mugello’s area. The Trebbio castle belonged to Giovanni Bicci de’ Medici (the one who started the fortune of the dynasty), while Cafaggiolo castle was the delightful villa of Lorenzo il Magnifico. Their villas are mainly located in the area comprised between S. Piero a Sieve, Barberino di Mugello and Scarperia; a very strategic area for the time, because it was crossed by communication routes (transappenniniche) that made possible the commercial exchanges between Florence and Bologna. Part of the UNESCO heritage, the villas are set in an amazing natural context. The Mugello valley includes the Appennini mountains, the Sieve river and hills, upon which the villas are located. It’s a land to discover on foot, to explore thanks to various trekking paths. To see the Medicean villas there is a ring-shape itinerary, starting and finishing in S. Piero, an easygoing trekking both for length and difficulty. For those who don’t want to walk for more than one hour, but appreciate to spend a day out, we recommend to visit Parco mediceo del Pratolino (also called Villa Demidoff ). Of the original structure nowadays only the amazing English garden remains, including Buontalenti’s Chapel and the monumental fountain of Appennino’s Giant, but it’s still one of the most beautiful and fascinating place outside Florence. • .18
DATA CITTÀ TEATRO
DATA CITTÀ TEATRO
DR NEST
ALESSANDRO BARICCO ALESSANDRO LEGGE BARICCO LEGGE
MADE BY
1 e 2 febbraio
ore 21.00
PRODUCED BY
ELIO GERMANO
Lyric
ALESSANDRO MADE BY BARICCO TOMMASO AROSIO ALESSANDRO BARICCO ELEONORA DE LEO TOMMASO AROSIO NICOLA TESCARI ELEONORA DE LEO company Direzione NICOLA TESCARIArtistica Alberto Canestro
SALES BY
dance
SALES BY
22 e 23 febbraio
La mia battaglia
21 e 22 marzo
8-9-10 marzo ore21.(10/316.45)
ore 21.00
www.floez.net
A Familie Flöz production in co-production with Theaterhaus Stuttgart, Stadttheater Wolfsburg and L’Odyssée Périgueux, with support from the Schleswig-Holstein Music
A Familie Flöz production in co-production
Festival and Theater Duisburg. with Theaterhaus Stuttgart, Stadttheater Supported byWolfsburg the Capital and L’Odyssée Périgueux, with
from the Schleswig-Holstein Music Cultural Fundsupport and with the and Theater Duisburg. Supported by kind support Festival from Fonds the Capital Cultural Fund and with the kind Transfabrik, asupport German-French from Fonds Transfabrik, a German-
PAOLO ROSSI fund for the performing arts. French fund for the performing arts.
Il re anarchico
Lyric
e i fuorilegge di Versailles
ph.Carlos QuezAdA
dance company Direzione Artistica Alberto Canestro
Caravaggio amor vincit omnia
coreografia alberto canestro musica enrico fabio cortese
Caravaggio
GUL UL UNO SPARO NEL BUIO
amor vincit omnia
coreografia alberto canestro musica enrico fabio cortese
Special guest
Special guest Matteo Miccini
Matteo Miccini
Stuttgart Ballet
uno spettacolo di Koreja
Stuttgart Ballet
18 gennaio ore 21.00
19 gennaio ore 21.00 25 25 gennaio ore 21.00 venerdì
gennaio
venerdì
25 gennaio
ore 21:00
da un’idea di Gemma Carbone con Gemma Carbone scritto da Giancarlo De Cataldo, Gemma Carbone, Giulia Maria Falzea, Riccardo Festa assistenti alla regia Giulia Maria Falzea e Riccardo Festa musiche di Harriet Ohlsson costumi di Marika Hansson luci e scene di Gemma e Carlo Carbone con la consulenza artistica di Salvatore Tramacere cura tecnica Alessandro Cardinale ricerca attoriale in collaborazione con Marco Sgrosso con il supporto di Konstnärsnämnden, ABF, Teatro Dimora Arboreto, Armunia - Centro di residenza artistica Castiglioncello - Festival Inequilibrio e Residenza IDRA coproduzione Naprawski (SVE) organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere presenta comunicazione Paola Pepe promozione Antonio Giannuzzi amministrazione Anna Petrachi, Fabiola Centonze segreteria Gabriella Vinsper
31 gennaio ore 21.00
7 febbraio ore 21.00
Via delle Cascine 41 Firenze
ore 21:00
Via delle Cascine 41 Firenze
VERNIA O NON VERNIA: QUESTO È IL PROBLEMA
info@teatrokoreja.it 0832.242000
Foto: Pino Le Pera
teatrokoreja.it
RNIA: VERNIA O NONRVOEBLEMA QUESTO È IL P
la ricetta segreta per amarsi 100 anni senza abbrutire 8 febbraio ore 21.00 PER GRANDI e
ore 21.00
Giacomo Poretti
FARE UN’ANIMA di GIACOMO PORETTI
con la collaborazione di LUCA DONINELLI musiche originali di FERDINANDO BAROFFIO scene di ILARIA ARIEMME
regia di ANDREA CHIODI
i, Pablo Solari
14 febbraio ore 21.00 16 febbraio ore 21.00
NAPRAWSKI
piero Solar Galassi, Giam ne ai testi Paola o Sabiu Uzzi • Collaborazio e del M° Marc Vernia e Paolo o Sabiu • Musich Scritto da Giovanni ia e il M° Marc Con Giovanni Vern
21 febbraio ore 21.00
2 marzo ore 21.00
High Beat Management
Puccini locandina_app_esecutivo.indd 1
LA BELLA ADDORMENTATA Pupi di Stac 20 gennaio ore 16.45
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO Pupi di Stac 10 febbraio ore 16.45
03/11/18 11:25
LA REGINA DELLA NEVE Centrale dell’Arte 24 febbraio ore 16.45
Informazioni: biglietteria@teatropuccini.it www.teatropuccini.it 055/362067 – 210804 Teatro Puccini via delle Cascine 41 50144 Firenze acquisto nei punti vendita Box Office/Ticketone e su www.teatropuccini.it
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studio
PARTNERED BY
PRODUCED BY
ph.Carlos QuezAdA
PARTNERED BY
ful locali
UNA FABBRICA CHE NON SMETTE MAI DI MUOVERSI Fabbrica di idee. Laboratorio del gusto. Bistrot di eventi. Creativi del caffè. Maniaci del movimento. Instancabili esploratori di cocktail e buon vino. Il gusto che incontra il “bere bene”, la ricerca continua, le idee nuove e la musica. Tutto questo è Fabbricato Viaggiatori
S
iamo a Fabbricato Viaggiatori, il nuovissimo locale appena inaugurato all’interno della Palazzina Reale, accanto alla Stazione di Santa Maria Novella. Forme razionali, oro, marmo e piante la fanno da padrone, fin dall’ingresso. Un lungo bancone che percorre tutto il Bistrot, fino ai binari del treno (non si accede dall’interno della stazione) dove si apre su un salottino dall’arredamento vintage con divanetti e tavolini. All’interno le indicazioni sulle cose che puoi fare sono molto chiare: #MANGIA, #BEVI, #INCONTRA, #SCOPRI e per finire #ASCOLTA. Intanto scopriamo un edificio che fu ideato nel 1935 dal Gruppo Toscano. Un gruppo di rilevanza storica, tra cui spicca il nome dellʼarchitetto di fama internazionale Michelucci (avete presente la chiesa che si incontra percorrendo l’Autostrada del Sole diret.20
ti verso mete marine?). Fabbricato Viaggiatori, fu progettato e realizzato da questo gruppo, ma una volta finito ci si rese conto dell’importanza artistica del luogo e la preziosità dei materiali usati, e così, fu gentilmente destinato alla famiglia reale (i Savoia) e rimase a loro per lungo tempo (fortunelli i nostri amici piemontesi!). Oggi Fabbricato Viaggiatori è un luogo destinato al viaggiatore, creato per soddisfare tutte le esigenze prima o dopo un viaggio (da mangiare a fare il biglietto, da bere a riposarsi e andare al bagno)… insomma, esiste un poʼ in tutte le stazioni. Si riappropria nuovamente della sua identità mettendo al centro chi viaggia nel senso più amplio del termine. Tutti noi stiamo facendo un viaggio verso qualcosa, che sia tornare a casa o cercare di realizzare quello che vorremmo essere “da grandi”. Come veri viaggiatori ci sediamo per scoprire come riempirci la pancia: colazioni lunghe e internazionali (uova strapazzate con bacon, pane burro e marmellata, avocado toast) che prendono i nomi dal paese in cui potreste mangiarli, poi il pranzo con piatti espressi ogni giorno (almeno 3 primi e 3 secondi), una proposta di hamburger che vanno da L’ULTIMO BACIO AL BINARIO con formaggio, bacon e cipolla caramellata o il PRENDO LA FRECCIA E VADO A HONOLULU di pollo, con salsa avocado e lime. E la sera? Fabbricato Viaggiatori la sera diventa un vero e proprio ristorante, dove, accomodati su alti sgabelli si può aprire un’ottima bottiglia di vino (con circa cinquanta etichette diverse tra le quali scegliere) e ordinare alla
Oggi Fabbricato Viaggiatori è un luogo destinato al viaggiatore, creato per soddisfare tutte le esigenze prima o dopo un viaggio (da mangiare a fare il biglietto, da bere a riposarsi e andare al bagno)…
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I PROSSIMI EVENTI (totalmente a ingresso gratuito)
> 26/01
Alkalino Dj Set (musica/ospiti internazionali)
> 01/02
FUL presenta il nuovo numero della rivista (rivista/musica/degustazione cibo)
> 09/02 Turismo digitale (musica/arti visive)
> 14/02
INTRO-SPETTIVA presenta DON KARATE (musica/jazz /ricerca )
> 28/02
FV presenta Federico Bria, illustratore (vernissage/mostra temporanea)
>08/03
Co.Lore_La consolle è femmina (musica)
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carta: un menù che soddisfa i palati più difficili, con proposte anche vegetariane, e poi se vuoi fare l’aperitivo ci sono le mezze porzioni! Un bistrot, caffetteria, cocktail bar, cantina e perché no… spazio eventi. Fabbricato Viaggiatori vanta un salotto sui binari che si trasforma in secret music garden durante gli eventi serali, e ben due spazi interni che si trasformano a seconda delle necessità: una macchina creativa che si apre continuamente a nuove proposte, che collabora con realtà di più svariato tipo, che si muove in continuo rispetto del luogo che la ospita ma che si pone l’obiettivo di rivalutare quell’area della città che sembra così scura e “maledetta”. E quando ci affacciamo sui binari, per fumare una sigaretta prima di andarcene, anche la voce di Trenitalia che dice “IL TRENO PER MILANO È IN PARTENZA DAL BINARIO 3” rende l’atmosfera davvero armonica. Del resto, dove lo trovate un locale sui binari? •
graphic: fristudio.it
DI FIRENZE IN PIAZZA DEI CIOMPI Colazione Pranzo Aperitivo Cena Live music Piazza dei Ciompi FB: plazflorence / IG: plazflorence tel. 055 242081
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ful design
THE STUDENT HOTEL: DESIGN CONTEMPORANEO PER UNO SPAZIO FUORI DALL’ORDINARIO Incontro con lo studio Q-Bic che ha progettato gli spazi dell’Out Of Ordinary allo Student Hotel di Firenze. Testo di Francesco Sani, Foto di Alessandra Cinquemani
L
o sbarco a Firenze di The Student Hotel è stato fragoroso. Innanzitutto l’ambizioso recupero del grande edificio su viale Lavagnini, sorto a scopo diplomatico nel 1864, sede degli uffici delle Ferrovie dello Stato a lungo lasciato a se stesso, poi la festa d’inaugurazione: ovvero l’evento dell’anno in città. La scorsa estate se ne è scritto e parlato a lungo e non solo per il colpo d’occhio così smart e fresco dell’hotel del gruppo olandese TSH. Il punto più alto di questo intervento di riqualificazione architettonica è infatti il modernissimo OOO (acronimo per Out Of Ordinary), il ristorante interno, quello annunciato con una curiosa campagna pubblicitaria di cartelloni giganteschi che non è passata inosservata per le misteriose tre grandi “O” nere su sfondo rosa. Oltre alla cucina dello chef Fabio Barbaglini, il luogo comprende un bar, un bike rental e un negozio di vinili, l’Out Of Ordinary Music Store, supportato dal nuovo impianto audio realizzato da K-Array. Abbiamo incontrato lo studio di architettura Q-bic dei fiorentini Marco e Luca Baldini e ci siamo fatti raccontare come è nato il loro concept innovativo e dove sta andando il mercato del design contemporaneo. Considerato il carattere del TSH, viene da chiedersi se, nella storia del disegno industriale, la nostra epoca sarà ricordata come quella in cui il Made in Italy ha perso appeal a vantaggio del concettualismo nordeuropeo. O magari, semplicemente, si è allargata “la geografia” del design grazie al successo di altre scuole come quella olandese o britannica. A questo proposito allo studio Q-bic non hanno dubbi: «Le scuole nordiche sono sempre state un riferimento del design, ma è pur vero che recentemente hanno sperimentato e azzardato con forme e colori, molto di più rispetto a quello che è avvenuto in Italia». Il risultato sono prodotti più “pop” e accattivanti, che stanno entrando in nuovi mercati. Ma «è a causa della globalizzazione dei gusti dei committenti, favorita dal web – ci tengono a precisare
«Q-Bic ha pensato l’OOO come un ambiente “contaminato”, perché l’avventore abbia una visione d’insieme di ciò che accade nello spazio».
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– che oggi capita di trovare nell’area mediterranea dei locali più tipici di Amsterdam o Stoccolma. Bisogna anche ricordare che noi italiani negli anni ’60 siamo andati a vedere cosa facevano in nord Europa per svecchiare il nostro disegno, e molte storie di successo dei nostri marchi sono nate da quella contaminazione». Il design italiano è sempre stato influenzato dall’arte illustrata e dalla tradizione artigianale, mentre quello nordico è più legato all’utilità e non segue l’idea dello “status” e della bellezza del Made in Italy. «I nordeuropei concettualmente sono più legati alla funzionalità delle cose, senza per forza andare a discapito dell’estetica, seguono un rigore formale che ormai li contraddistingue. Potremmo dire che sono più “democratici”, perché la semplicità è preponderante rispetto alla nostra ricerca del bello, all’artigianalità e alla scelta di materiali pregiati». D’altra parte sono paesi di storica tradizione socialdemocratica e questo culturalmente può aver influito anche nell’espressione di un disegno più “sociale”, anziché esclusivo. «Naturalmente questo incide nel costo... la qualità dei nostri manufatti resta più alta ed è pensata per durare, i loro materiali sono quasi sempre più economici». Q-Bic ha pensato l’OOO come un ambiente “contaminato”, perché l’avventore abbia una visione d’insieme di ciò che accade nello spazio. Il suo progetto lo ha fatto entrare nella rosa degli studi selezionati in via preliminare da TSH (in quella che era la loro prima grande operazione fuori dall’Olanda), la scelta finale per gli interni dell’hotel è caduta sullo studio bolognese Rizoma, mentre Archea ha curato il recupero architettonico del palazzo. «Noi però, con i nostri 18 anni di esperienza in architettura e interni per i locali di ristorazione, ci siamo potuti occupare delle attività a piano terra. Da subito abbiamo cercato di non replicare format di successo, bensì di trovare qualcosa di diverso per una struttura dedicata a un pubblico giovane, contemporaneo ma non di lusso. Individuata la direzione, per creare il concept il passo è stato breve, tradurre l’idea in un’opera concreta è invece stato ben più lungo, soprattutto per un luogo che comprendesse anche un music store, un bar, il noleggio di biciclette, il parrucchiere, ecc…». Quello di Firenze è l’unico hotel della catena TSH che racchiude così tante attività, inoltre gli spazi dell’OOO sono aperti a tutti e non esclusivi. È possibile rilassarsi al bar mentre il dj Teo Naddi, oltre a consigliarti i dischi, suona live con tanto di stazione web radio. Va da sé che il tema dell’audio, sempre più centrale nella progettazione architettonica degli spazi pubblici, svolge un ruolo importante per garantire una migliore fruizione del locale. «Volevamo che la musica fosse diffusa nel modo più capillare possibile e, siccome tutto è improntato alla qualità, l’audio doveva essere estremamente gradevole nonostante gli spazi alti e stretti: volumi bassi ma ottimi in qualunque punto capiti di stazionare. Quindi – conclude Marco Baldini – ci siamo affidati ad un impianto KArray, realtà locale particolarmente attenta alla riproduzione eccellente del suono, con prodotti top di gamma anche quando si parla di piccole dimensioni». L’azienda del Mugello ha progettato l’impianto e fornito un sistema di speaker così piccoli da essere quasi invisibili, capaci di integrarsi perfettamente con il design del luogo. L’avventore si guarda intorno e si chiede; da dove viene la musica? •
ENGLISH VERSION>>>> The arrival of The Student Hotel has had a huge impact on the city. First of all for the ambitious restyling of the building in Viale Lavagnini, originally designed for diplomatic purposes in 1864 and then turned into the head office of Ferrovie dello Stato, and secondly for the opening party which was the greatest event of the year. The highest point of the restyling, at the first floor, is the modern restaurant OOO (acronym for Out Of Ordinary), but there are also a bar, a bike rental and a vinyl’s store, Out Of Ordinary Music Store, enhanced by the new sound system realized by K-Array. We met Q-bic, the Florentine architecture studio by Marco and Luca Baldini, and we asked them how their innovative concept was born: «The Nordic school has always been a reference point for design, but it’s true that recently they have experimented and dared with shapes and colors, more than we do in Italy. The results are more captivating and “pop” products». Italian design has always been influenced by artisanal tradition and art, while Nordic design is more connected to utility than the Mediterranean aesthetic standards. «In North Europe they are more linked to the function of things, without affecting aesthetic, they follow a formal structure that it’s now peculiar of their style. We can say that they are “democratic” because simplicity prevails over the beauty’s sake and the choice of fine materials». The one in Florence is the only hotel of the chain that contains so many activities and, furthermore, the OOO spaces are open to everybody and not exclusively to the hotel’s guests: it’s possible to relax in the bar, while dj Teo Naddi plays live music and there is also a web radio. Indeed audio is another extremely important feature: «We wanted music to be spread as widely and capillary as possible and since everything is characterized by quality, we wanted to have a pleasant audio experience in all the different spaces: low volumes but high quality in every point of the OOO. Therefore – said Marco Baldini – we choose a K-Array sound system, a local reality specialized in the excellent reproduction of sound, with top products even in small dimensions».• 25.
ful vino
SIMONE LOGUERCIO, MIGLIOR SOMMELIER D’ITALIA 2018 È fiorentino il vincitore del concorso “Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc”, lo abbiamo intervistato per voi. Testo di Francesca Berretti, Foto di?
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G
ià premiato come Miglior Sommelier della Toscana 2018, Simone Loguercio, sommelier del ristorante Konnubio e della Delegazione AIS di Firenze, si è conteso la finale per il miglior sommelier d’Italia con altri tre esperti assaggiatori toscani: il pistoiese Valentino Tesi, secondo posto, il livornese Massimo Tortora e il lucchese Simone Vergamini, terzo posto ex aequo. La nazionale del vino parla toscano dunque, e proprio in occasione dell’evento AIS “Food & Wine in Progress”, che si è tenuto presso la Stazione Leopolda, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con il vincitore. Il 2018 si è rivelato un anno d’oro per te ma torniamo indietro nel tempo… come ti sei avvicinato al mondo del vino? In realtà quasi per caso. Studiavo Architettura e nel tempo libero aiutavo un mio amico che aveva un bar lavorando come barman. La curiosità però mi ha spinto ad approfondire le mie conoscenze sui distillati e sul vino e a iniziare il corso AIS. Dopo il terzo livello la mia vita è cambiata ed è stato proprio lo studio dell’abbinamento cibo-vino che ha modificato il mio approccio al mondo della sommellerie. Da quel momento non sono più riuscito a non abbinare un vino a un piatto e viceversa. È quindi iniziato tutto un po’ per gioco e alla fine è diventata una mia grande passione e soprattutto la mia professione. Oggi non faccio l’architetto ma il sommelier. Quale vitigno ami particolarmente? Il Sangiovese: il re della Toscana. Da un lato scontroso, dall’altro invece elegante, a volte più immediato e a volte da aspettare, austero e aristocratico. Un vitigno dalle tante sfaccettature a seconda del territorio e la Toscana ne è un’espressione fantastica: dal Sangiovese del Brunello e quello del Chianti Classico al Prugnolo Gentile di Montalcino e di Montepulciano. È il vitigno che più mi rappresenta, a cui mi sento vicino e che mi piace di più. Quale vino invece ci consigli di tenere d’occhio per il futuro? Il Trebbiano Spoletino. Facendo il percorso come Ambasciatore del Sagrantino di Montefalco ho avuto modo di conoscere questo vino, che è un po’ diverso dal Trebbiano Toscano, e credo che sia molto interessante.
Un bravo sommelier dovrebbe essere anche un esperto in cucina. Qual è il tuo rapporto con la cucina? Lo definirei un rapporto spasmodico. La cucina è una parte importante della mia vita. Amo cucinare, anche se purtroppo spesso non ho tempo di farlo. Il cibo però è un po’ un pensiero fisso. Mi piace mangiare e mi piace bere. Cosa non dovrebbe mai mancare nella carta dei vini di un ristorante toscano? Non devono sicuramente mancare: una bollicina italiana come il Trentodoc, un grande Sangiovese che sia Chianti Classico o Brunello, e qualche Barolo. Hai appena ricevuto un riconoscimento molto importante, quali sono i vantaggi e quali aspettative hai adesso? Il titolo di Miglior Sommelier d’Italia è un grande onore ma anche un grande onere, un impegno da portare avanti. Non ho aspettative e cerco di vivere alla giornata, prenderò quello che verrà, anche se ci sono dei progetti in cantiere... ma non mi voglio sbilanciare: work in progress! Come vedi il futuro del sommelier e secondo te come è cambiata questa figura negli ultimi anni? È cambiata tanto e in positivo. Oggi il sommelier è un vero e proprio professionista. Non solo consiglia il vino ma c'è un grande studio dietro. Io personalmente ogni volta che inserisco un vino in carta conosco bene sia il produttore che il vino: l’ho bevuto e lo bevo negli anni. Quindi consigliare un vino in realtà equivale a raccontare una storia. Il sommelier oggi non è più solo un operatore ma un comunicatore. Comunica i personaggi, i territori e le sfumature organolettiche rendendo ogni prodotto diverso da un altro. Inoltre sono cambiate le aspettative dei consumatori che sono sempre più appassionati e intenditori. Tante persone frequentano corsi di avvicinamento al vino quindi anche la conoscenza del vino in generale è aumentata. Il consumatore di oggi si aspetta sicuramente qualcosa in più dal sommelier. •
Consigliare un vino equivale a raccontare una storia
ENGLISH VERSION>>>> Already awarded Best Sommelier of Tuscany 2018, Simone Loguercio, sommelier of Konnubio restaurant in Florence and member of the local AIS delegation, won the final as Best Italian sommelier competing with three other Tuscan experts: Valentino Tesi from Pistoia, second place, Massimo Tortora from Livorno and Simone Vergamini from Lucca, third place ex aequo. 2018 has been a ‘golden year’ for you but let’s go back, how did you enter into the world of wine? Honestly, more or less by chance: I was studying architecture and in my spare time I helped a friend of mine, who owned a bar, working as a barman there. I was curious about spirits and wines, therefore I started AIS’ course. After the third level, my life changed and the study of food and wine pairing modified my approach to the world of sommellerie. Since that moment I have not been able to stop pairing food and wine anymore. Which vine do you love more? Sangiovese: the king of Tuscany. On one hand it is surly, on the other hand it is elegant, sometimes is more predictable, sometimes less, but it’s always dignified and aristocratic. Which kind of wine do you recommend us to keep an eye on for the future? Trebbiano Spoletino. Being Sagrantino di Montefalco’s Ambassador I had the chance to taste this wine and I found it extremely interesting. A good sommelier should be also a cooking’s expert. What is your relationship with food? Cooking it’s an important part of my life: I love cooking even if I don’t have much time to do it. Food is almost always on my mind: I love eating and drinking. What should be always included in a good wine list in a Tuscan restaurant? You surely can’t avoid an Italian sparkling wine as Trentodoc, a fine Sangiovese (Chianti Classico or Brunello), and some Barolo. You have just obtained a very important prize: which are your current expectations? It is a great honor to be Best Italian Sommelier and a great responsability at the same time: I don’t have any expectations but a lot of projects. How do you see the future of sommeliers and how has their role changed over the last years? The role has changed a lot and in a good way. Nowadays the sommelier is a proper expert: he doesn’t only suggest wines, there is also a big study behind that. Personally, everytime I put a wine on the list, I perfectly know the wine and its producer, I drank it and I will keep on drinking it. To recommend a wine is like to tell a story: a sommelier today is not a mere provider, but a real communicator.• 27.
ful storia
SANTA MARIA NUOVA: LA PRIMA SCUOLA CHIRURGICA DELLA TOSCANA Un documento inedito dimostra che la più antica scuola di chirurgia toscana aveva sede proprio a Firenze, in barba ai senesi! Intervista allo storico Francesco Baldanzi. Testo di Rita Barbieri, Foto di Fondazione Santa Maria Nuova
L
a prima scuola chirurgica della Toscana è sorta all’ospedale di Santa Maria Nuova. Lo testimonia un documento inedito conservato all’Archivio di Stato di Firenze e scoperto dallo studioso di scienze storiche Francesco Baldanzi. Noi di FUL lo abbiamo intervistato per saperne di più. Francesco di che documento si tratta? Perché è così importante? Finora si pensava che la più antica scuola chirurgica toscana fosse quella senese dell’ospedale di Santa Maria della Scala (attestata intorno al 1599) dato che non si era riusciti a trovare documenti della scuola fiorentina anteriori al 1630. I nuovi reperti emersi invece, spiegano che a Santa Maria Nuova esisteva una scuola chirurgica già negli anni Ottanta del Cinquecento. Si tratta della testimonianza di un giovane chirurgo che aveva passato quattro anni, come apprendista, in Santa Maria Nuova a imparare il “cerusico”: non tutti sanno infatti che all’epoca ci si esercitava alla chirurgia a partire dagli 11 anni, cioè alla stessa età degli apprendisti che entravano nelle botteghe artigiane. Questo documento è importante anche perché testimonia l’interesse e l’attenzione del potere politico verso la questione della sanità pubblica e della figura del medico, per così dire, “professionista”. Cosa intendi per medico “professionista”? .28
Al tempo, molti erano i “medici improvvisati”, che si basavano sulla loro esperienza diretta: oltre alle università non c’erano molte scuole di formazione, e ancora meno per l’insegnamento pratico, così spesso i medici e i chirurghi si facevano le ossa sul campo, in particolare negli ospedali, luoghi di morte più che di guarigione. Si era rotto da poco con la tradizione galenica, grazie all’opera di Andrea Vesalio, e la nuova concezione moderna della medicina guardava al corpo come a una specie di fabbrica. A metà del Cinquecento, iniziano a reperirsi testi di farmacopea “moderna” e il primo è attestato a Firenze negli ultimi anni del Quattrocento, il così detto Ricettario fiorentino, che più volte fu aggiornato ed edito sotto la dinastia dei Medici. La prova della presenza di una scuola di chirurgia, e le numerose norme di regolamentazione della professione, fanno supporre che Firenze, molto all’avanguardia rispetto al periodo e alle città rivali, volesse gestire in maniera attenta la questione, arginando il più possibile l’abusivismo medico. Erano anni importanti dal punto di vista delle scoperte e degli studi anatomici, giusto? Assolutamente. In questo periodo, sono molti gli approfondimenti sul corpo umano: si ricorre spesso alla dissezione dei cadaveri, generalmente quelli di prigionieri condannati o di persone indigenti, per fare indagini e operazioni. Sono anni fondamentali per il progresso
della scienza e questo documento sembra confermarlo. Ma, all’epoca, cosa era esattamente Santa Maria Nuova? Oltre a un ospedale e alla sede della scuola di chirurgia, era il luogo in cui i medici laureati venivano a “impratichirsi”. Il Santa Maria Nuova era riconosciuto come uno dei migliori ospedali della Toscana dato che già nel Medioevo aveva una sua “medicheria”. Inoltre, da altre evidenze, appare chiaro che la sua fama fosse già internazionale: numerosi sono i casi di studiosi di medicina che da Paesi oltre confine giungevano a Firenze per imparare e fare pratica. Una ricerca davvero interessante la tua, come sei arrivato a questi risultati? In modo un po’ traverso, direi. Sono nato fondamentalmente come studioso di Storia della Chiesa e, quasi per caso, mi sono imbattuto in testi che riguardavano la formazione dei chirurghi e dei medici. Mi sono appassionato subito all’argomento, tanto che ho deciso di farne il centro della mia tesi magistrale. Attraverso un lungo lavoro di archivio, sono infine giunto a trovare questo documento, di cui si presupponeva l’esistenza, ma che ancora non era stato rinvenuto. Un progetto molto bello, pensi di continuare a occupartene in futuro? Mi piacerebbe molto. Vorrei approfondire le ricerche e scoprire di più sulla questione, magari con un dottorato. Al momento però proseguo i miei studi autonomamente, principalmente per passione e curiosità personale: è un campo su cui c'è ancora tanto da indagare. Inoltre proseguire ricerche su Santa Maria Nuova risponde anche alla curiosità che l’ospedale sta suscitando nel panorama cittadino; grazie al lavoro dell’omonima fondazione è stato valorizzato sia il ricco patrimonio artistico sia la storia dell’istituzione ospedale con un percorso museale di recente apertura e regolari cicli di conferenze. Chissà cosa emergerà da ulteriori ricerche... una cosa è certa Firenze a cavallo tra Cinquecento e Seicento, in lotta tra tradizione e innovazione, tra luci e ombre è un soggetto sempre e comunque interessante. •
Il Santa Maria Nuova era riconosciuto come uno dei migliori ospedali della Toscana dato che già nel Medioevo aveva una sua “medicheria”.
ENGLISH VERSION>>>> The first surgery school of Tuscany was founded in Santa Maria Nuova hospital: the proof is inside an unedited document found by a history scholar Francesco Baldanzi. We met him to get more information. Francesco, what kind of document is it? Why is it so important? Until now, we thought that the most ancient Tuscan surgery school was Santa Maria della Scala hospital in Siena (dated around 1599), because we weren’t able to find any document prior to 1630. I luckily found one: it’s a certificate belonging to a young surgeon who spent four years in Santa Maria Nuova hospital as an apprentice. It testifies that there was a surgery school inside the hospital around 1580 and that there was interest in professional doctors. Who was a “professional” surgeon at that time? In that period there were a lot of “improvised” surgeons, who had to base their job on direct experience: apart from universities there weren’t so many professional schools, therefore surgeons and doctors learned the ropes with hands-on experience, especially in hospitals, places at the time where it was easier to die rather than to heal. The Galenic tradition was overcome thanks to Andrea Vesalio’s work, and the new modern medicine considered the body as a sort of factory. In the second half of the XVIth century, the first books of modern pharmacopeia started to be available and the first Italian one was the Ricettario fiorentino, updated and edited many times in the Medici’s era. Supposedly Florence was, at that time, very advanced compared to other cities and the political power wanted to manage properly the medical matter, reducing the problem of illegal doctors. What was exactly Santa Maria Nuova hospital at that time? A hospital, a surgery school but also the place in which the graduated doctors did their apprenticeship. Many documents report that it had international notoriety. It’s a really interesting research: how did you get these results? I’m specialized in History of the Church, by chance I came across some documents concerning the doctors and surgeons’ formation. I was immediately fascinated by that and I decided to write my dissertation on it: thanks to a long archive’s work, I found this document whose existence was hypothesized but never demonstrated before. Do you think you’ll keep working on this subject now? I’d like to, maybe with a PhD, for now I keep studying it on my own. Researching Santa Maria Nuova hospital also means to cooperate with Santa Maria Nuova foundation, enhancing the artistic and historical heritage of the place.• 29.
ful gusto
CHIOCCIOLE DAL CUORE DELLA TOSCANA Superiamo i pregiudizi: l’uomo mangia le chiocciole da millenni e oggi sono considerate una vera e propria prelibatezza. Eppure nessuno sa che vengono anche allevate, l’Azienda Arcenni Tuscany ci ha spiegato come. Testo di Francesca Berretti, Foto di Arcenni Tuscany
N
ella zona dell’Alta Valdera in provincia di Pisa, precisamente nel comune di Capannoli, si trova Arcenni Tuscany, un’azienda che alleva chiocciole. La Valdera è un incantevole territorio collinare della Toscana, caratterizzato dalla presenza di borghi medievali, ricco di storia e tradizionalmente conosciuto per la fertilità dei terreni. È proprio qui che Arcenni Tuscany alleva chiocciole della specie Helix Aspersa Muller, conosciuta anche come lumaca zigrinata, diffusa nell’area mediterranea ma anche in Francia. La chiocciola è certamente uno degli alimenti più antichi della storia: prelibate per i Greci e apprezzate dai Romani, gustate nelle corti francesi del XVI secolo e protagoniste della cucina popolare dell’Ottocento. Piatti a base di lumache sono presenti nei volumi fondanti della nostra cultura gastronomica come La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene di Pellegrino Artusi. Le nonne le raccoglievano e le cucinavano in casa e fortunatamente le loro ricette si sono tramandate fino a oggi. Come vengono allevate però, pochi lo sanno... Arcenni Tuscany le fa crescere esclusivamente all’aperto su un terreno di oltre 25 ettari, dentro spaziosi recinti costruiti per permettere alle lumache di riprodursi e crescere in un habitat naturale. La vegetazione seminata ogni anno insieme alla grande attenzione all’alimentazione garantisce un’elevata qualità del prodotto. Ma cosa mangiano le chiocciole? Verdure e ortaggi come bietole,
cavoli, cardi e carote. Durante la primavera e l’estate sono ghiotte anche di girasoli, di cui apprezzano particolarmente fiore e foglie. Anche la loro nutrizione è esclusivamente naturale, priva di mangimi, pesticidi e additivi chimici. Il radicchio che viene seminato all’interno del recinto, per mezzo delle foglie laminari e molto sviluppate, le protegge dai raggi solari. Un sistema di irrigazione nebulizzata conserva l’umidità necessaria per piante e animali, creando un ecosistema perfetto. Il meticoloso lavoro dei riproduttori garantisce l’alta qualità e la continuità del prodotto a ciclo naturale. In seguito all’accoppiamento, della durata di ben 24 ore, e che può avvenire anche due volte all’anno, la lumaca madre depone le uova nella terra. Queste si schiudono dopo venti/trenta giorni e le larve che sopravvivono impiegano un tempo variabile a diventare adulte. La lumaca si accoppia in estate mentre durante l’inverno va in letargo, si chiude nel guscio, sigillando l’apertura verso l’esterno (creando una sorta di velo calcareo). Per essere raccolta deve avere il guscio duro e una perfetta bordatura (quando il guscio si presenta leggermente orlato nella parte anteriore). La bordatura indica infatti che la chiocciola è diventata adulta e che di conseguenza ha raggiunto la sua pezzatura definitiva: non crescerà più nonostante continui a mangiare, è il momento giusto per raccoglierla. Viene raccolta manualmente senza l’ausilio di macchinari e poi lasciata spurgare in gabbie apposite situate in luoghi freschi e ventilati.
Un piatto prelibato ma anche un cibo sano e a impatto zero.
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Tutto il percorso di nascita e crescita della chiocciola avviene all’interno dell’allevamento, nel rispetto delle stagioni e del ciclo biologico del mollusco. Arcenni Tuscany cura con passione e attenzione, passo dopo passo, la crescita della chiocciola in modo da ottenere carni genuine e naturali. Lo scopo è quello di portare in tavola prodotti dal sapore autentico, frutto di una produzione artigianale di alta qualità, rigorosamente made in Tuscany. Data la vita frenetica di oggigiorno, oltre alla vendita di chiocciole a vivo, già pulite e spurgate, Arcenni Tuscany offre una serie di prodotti naturali subito pronti per essere gustati: chiocciole ai porri, chiocciole in umido, ragù di chiocciole, patè di chiocciole (anche con tartufo) e la tipica zuppa toscana con chiocciole. La zuppa, ispirata all’antica ricetta delle nonne di Peccioli (Alta Valdera) buonissima e gustosa, è l’emblema della tradizione, rappresenta la riscoperta e il recupero di territori e usanze tipiche. Le chiocciole sono sicuramente un prodotto da riscoprire perché hanno caratteristiche nutrizionali notevoli: sono prive di colesterolo, contengono proteine, vitamine e minerali e hanno un bassissimo contenuto di grassi. Non solo dunque un piatto prelibato ma anche un cibo sano, consigliato nella dieta di uno sportivo e a impatto zero: il suo allevamento, infatti, non produce reflui o emissioni inquinanti. Insomma, un’interessante risposta alla crescente domanda di proteine animali a ridotto impatto ambientale. Arcenni Tuscany Via della Fila 58 - 56033 Capannoli (PI) www.arcennituscany.com
CHIOCCIOLE IN UMIDO Ricetta suggeritaci da Mollica’s www.facebook.com/mollicasfood
100 chiocciole già spurgate 1 cipolla o 1 aglio 1 carota 1 costola di sedano Nepitella (timo) 600 gr di conserva o pelati (o 2 cucchiai abbondanti di concentrato) Olio extravergine di oliva Sale e pepe In una casseruola rosolate la cipolla, la carota e il sedano precedentemente ben tritati nell’olio. Fate appassire bene il soffritto. Unite le chiocciole e la nepitella e lasciate andare per 5 minuti. Aggiungete la conserva o i pelati, aggiustate di sale e pepe e cuocete a fuoco dolce per almeno altre 2 ore e mezzo. Durante la cottura se notate che il sugo si asciuga troppo allungate con poco brodo vegetale alla volta.
ENGLISH VERSION>>>> In the Alta Valdera area, near Pisa in the municipality of Capannoli, there is Arcenni Tuscany, a company growing snails of Helix Aspersa Muller’s species, which is common in the Mediterranean area and also in France. Snails are surely one of the most ancient food: they were appreciated by Greeks and Romans, served in the French courts during XVIth century and also appeared in popular cookbooks like La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene by Pellegrino Artusi. How do they grow? Arcenni Tuscany grows them outside, over a 25-hectarefield, inside specific fences built to allow them to live in a natural environment. They eat only natural vegetables (kales, carrots, chards and, during summer, sunflowers), no chemical additives and pesticides are used thus guaranteeing the high quality of the product. After the reproduction, lasting almost 24 hours and happening maximum twice in a year, ‘mother snail’ lays eggs in the ground and they disclose after 20/30 days. The reproduction happens during the summer while in winter they hibernate, closed in their shell. When they have hard shells and perfect borders, they can be harvested. Snails are definitely a product to rediscover also due to their important nutritional values: no cholesterol, high proteins, vitamins and minerals and very low fats. They are not only a gourmet food but also a healty one. Arcenni Tuscany, besides fresh snails, offers also different ready preparations such as Tuscan soup, paté, snails’ sauce and much more. •
CONSIGLI, CURIOSITÀ E VARIANTI
C'è chi le fa semplicemente lessare in acqua con qualche foglia di nepitella, ma così non hanno un gran sapore. Un pizzico di peperoncino aggiunto al sugo sta molto bene. Le varietà più utilizzate sono le Marinelle e i Martinacci.
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ful arte
BLUB, UN ‘TUFFO’ NELLA NOSTRA STORIA… CON MASCHERA NATURALMENTE! Perché non ricordare o imparare direttamente dai muri? Testo di Francesca Nieri, Foto di Blub
L
'arte quella gentile, quella che riesce a strapparti un sorriso o un bel pensiero anche in una giornata di pioggia quando frughi nella borsa alla ricerca dell’ombrello che non vuol saltar fuori, l’arte che si inserisce senza invadenza, in punta di piedi, nel tessuto urbano perché è stata prima pensata e poi adattata per quello specifico angolino di città, l’arte che rielabora con quella dolce ironia i grandi del passato e i contemporanei.
Quando sei sott’acqua non c'è peso, il tempo si ferma, i pensieri se ne vanno e fluttui in simbiosi con questo elemento. A questo ci ha abituati BLUB, artista fiorentino (o fiorentina chissà…) ormai famoso in tutta Italia, e non solo, per i suoi soggetti con maschera che ci osservano diretti, immersi nell’acqua. Interventi discreti e studiati, realizzati quasi sempre attraverso la tecnica della poster art o paste up, che non vanno a incidere sull’aspetto urbano in maniera invadente perché quasi sempre inseriti .32
su sportellini del gas o della luce. «Personalmente fin dall’inizio ho scelto gli sportelli, uso colla totalmente vegetale, prediligo quelli messi male o imbrattati e realizzo coperture di misura precisa» sottolinea l’artista. Piccoli gesti, regali colorati per gli occhi di chi incrocerà il loro sguardo, attimi di fantasia che non vogliono polemizzare sulla società o criticare qualcosa o qualcuno. Come lo stesso Blub ha più volte affermato: «Con la mia arte non faccio proteste o condanne al sistema (in fondo il sistema siamo noi), io mi propongo di vedere un mondo migliore, persone migliori (come può esistere un mondo migliore senza persone migliori?). Questo vuol dire essere migliori nel proprio quotidiano fatto di piccoli gesti, pensieri, azioni. Che utilità ha il criticare o polemizzare puntando il dito all’esterno senza prima fare un lavoro su stessi? Beh… non stai cambiando certo le cose, anzi le rafforzi». Con questa nuova veste Blub riesce a valorizzare personaggi o dipinti famosi dando loro un nuovo look a tinte blu, dove lo sguardo, incorniciato, ha un ruolo centrale e attrae in maniera quasi magnetica l’attenzione dei passanti. L'elemento dell’acqua, generatore di vita e simbolo di purificazione e pace, fa da contorno, quasi a voler mettere in una dimensione senza tempo i personaggi che vi si immergono. «Quando sei sott’acqua non c'è peso, il tempo si ferma, i pensieri se ne vanno e fluttui in simbiosi con questo
elemento. In questa dimensione sospesa ripropongo personaggi che, con il loro esempio, hanno lasciato un segno di grandezza che sopravvive ancora oggi. Senza tempo». Così potrà capitarti di imbatterti nel doppio ritratto dei duchi di Urbino di Piero della Francesca vicino a Ponte Vecchio, di passare per una via incrociando la Venere di Botticelli, il David di Michelangelo e poi ancora Marilyn Monroe, Andy Warhol, Freddie Mercury – tutti rigorosamente con maschera da sub. In piazza Beccaria vicino a un noto bar potresti incontrare il re leone, l’indimenticabile icona della Fiorentina, Batistuta, con la sua criniera fluttuante nell’acqua, fino ad arrivare vicino a San Frediano dove potresti scorgere il celebre ratto di Banksy rivisitato e decisamente più bagnato! E così la storia rinascimentale e contemporanea riesce a far capolino tra un monumento e l’altro di Firenze, incuriosendo i passanti, piccole chicche di bellezza e, perché no, conoscenza... E così il modo più originale di ricordarsi del cinquecentesimo anniversario dalla morte del celebre scienziato e artista, Leonardo Da Vinci, è proprio scorgendo la sua famosa Dama con l’ermellino sott’acqua, o vedendo il misterioso sguardo della Gioconda con maschera, o ancora incrociando in qualche vicolo lo stesso Leonardo Da Vinci reso molto più simpatico, ironico e umano dal tocco di Blub. Queste tre opere furono tra l’altro le primissime a essere realizzate e attaccate per la città: «Il progetto nasce per caso in Spagna a Cadaques, nella tarda estate del 2013. Accogliendo la richiesta di una famiglia del posto, dipinsi su uno sportello della loro recinzione esterna l’immagine di un bambino riccioluto con la maschera da sub ispirandomi al loro figlio. Rientrato a Firenze, per gioco, ho mascherato la Gioconda, poi la Dama con l’ermellino, infine Leonardo da Vinci. La mia prima triade di opere. Su stimolo di amici, scansionai le opere e una notte, in loro compagnia, per la prima volta, le attaccai negli sportelli esterni nel quartiere di San Niccolò a Firenze, il quartiere degli artisti. Era il 5 novembre 2013; nella nostra semplicità era un modo per ricordare l’alluvione e il salvataggio di Firenze e delle sue opere dalle acque che avevano sommerso la città. “L’arte non affoga” divenne quel giorno “L’arte sa nuotare”». Un voler rendere eterni attimi di storia che hanno reso possibile il nostro presente. Alla fine le immagini hanno questo potenziale, arrivano dirette, incuriosiscono, insegnano e stimolano la memoria molto più di centinaia di parole scritte o ascoltate. Quindi perché non ricordare o imparare direttamente dai muri? • IG: @lartesanuotare - @blubfriends FB: Blub L’arte sa nuotare
ENGLISH VERSION>>>> Everyone knows Blub’s gentle art, that decorates the city without invading it. The Florentine artist, famous all over Italy and abroad for his subjects looking at us through a diver’s mask, his discrete interventions of poster art or paste up. «From the very beginning I chose doors, the ones that were damaged or dirty, and I realize poster of the same dimension using vegetal glue» pinpoints the artist. Small gestures, coloured gifts for the eyes who will see them, that don’t want to criticize society. Blub sais: «With my art I don’t protest or condemn the system (we are the system in the end), I want to see a better world, better people (how can exist a better world without better people?). This means you have to be better in your daily life, in the small things. What’s the use of pointing your finger outside if you don’t work on yourself first? You are definitely not changing anything, actually you are making it worse». With his works Blub adds value to already famous characters and paintings. Their new blue look attracts the attention of passers-by. The water, symbol of purification and peace, encircles the subjects. «Inside the water there is no weight, the time stills, the thoughts go away and you fluctuate in symbiosis with this element. I re-propose characters that with their example have left a mark that it still pretty much alive. Timeless.» So you might bump into the double portrait of the Dukes of Urbino by Piero della Francesca near Ponte Vecchio, in Botticelli’s Venus, Michelangelo’s David and also Marilyn Monroe, Andy Warhol, Freddie Mercury – everyone obviously wearing a diver’s mask. The most original way to celebrate the 500 years from the death of Leonardo da Vinci is to find his famous Lady with an Ermine underwater, o seeing the mysterious look of the Gioconda plus mask, or Leonardo’s portrait now become more friendly, ironic and human thanks to Blub’s touch. These were actually the first three works realized by Blub in the city: «The project was born by chance in Cadaques (Spain), in the late summer of 2013. A family asked me to paint a door outside their fence with the image of their curly-haired son. When I came back to Florence, I masked the Gioconda, then the Lady with an Ermine and finally Leonardo da Vinci. My friends suggested me to scan the works and one night I attached them for the first time to some doors in San Niccolò neighbourhood. It was the 5th of November 2013; with our simplicity we wanted also to remember the flood of Florence and how its works were saved from the waters. That day “The art doesn’t drown” became “The art can swim”». • 33.
ful musica
CANTARE VENDETTA Nel padiglione mondiale della musica on web, Scudetto: il nuovo contributo elettropop che nasce dalla perfetta combinazione tra Alessandro Fiori e Giacomo Laser. Testo di Martina Scapigliati, Foto di Scudetto
È
nato il nuovo progetto musicale Scudetto: duo composto dagli artisti Alessandro Fiori e Giacomo Laser. Il disco ha visto la luce lo scorso settembre, si intitola Vendetta. Ecco come ve lo spieghiamo. Alessandro Fiori (Arezzo, 1976): cantautore, violinista, diplomato all’accademia d’arte drammatica, pittore e scrittore italiano. Nella sua carriera ha collaborato con grandi nomi della musica (Andrea Chimenti, Paolo Benvegnù, Marco Parente, solo per citarne alcuni). La sua voce e le sue musiche hanno una grazia dal forte potere lirico: qualsiasi cosa canti o suoni Fiori, i suoi versi hanno un’intima e prepotente vocazione alla poesia. Giacomo Lanzeta, in arte Giacomo Laser o Gioacchino Turù, Jacky per le amiche: è un artista e musicista italiano classe ’85, originario di Ivrea e di stanza a Firenze, dichiara di «essere fatto di essere umano». Giacomo collabora con musicisti (I Camillas, Pop X, per citarne altri...) ed è suo il progetto Gioacchino Turù e Vanessa V. Complice un fascino funesto, Turù surriscalda l’atmosfera di vibrazioni estemporanee, affamate di curiosità veloce, a sfondo inquieto, sexual-filosofico-delirante-provocatorio. La musica degli Scudetto è ritmo incandescente e fiammante per boys and girls, melodie squarciagola, da ballare fin laggiù
«Non c'è scampo alla storia, viene riformulata e riscritta costantemente e gli Scudetto l’hanno fatto così: a canzoni beffarde e sintetizzatori».
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nello stomaco, dove la Vendetta arriva suggerendo: nonla-passerete-liscia. Non c'è scampo alla storia, viene riformulata e riscritta costantemente e gli Scudetto l’hanno fatto così: a canzoni beffarde e sintetizzatori. Ecco la tracklist: 1 Rossetto 2 Championship Manager 3 Courmayeur 4 Ema Stokholma 5 Calcio Nucleare 6 Hurrà Juventus 7 Cago Io Puzzi Te 8 Roma-Perugia 2-2 9 Wanda Nara 10 Inno Nazionale Sport 11 Soccer Karaoke Abbiamo intervistato gli Scudetto, ha risposto per noi Giacomo Laser. Alessandro Fiori, Giacomo Laser. Raccontateci in poche parole la vostra vita, da dove parte e dove intende arrivare. Siamo la miglior victim trap in circolazione. Abbiamo lavorato sodo per arrivare a questo. Partiamo da basi umili per arrivare alla fama. Va******o a tutti! Come avete iniziato a fare musica? In quali progetti siete/ siete stati coinvolti? Ale ha un passato accademico, mentre Jacky è un autodidatta. Abbiamo molti gruppi con cui suoniamo: i Nirvana, i Led Zeppelin… Ale suona con i Beach Boys e i Duran Duran. Da chi è nata l’idea del progetto “Scudetto” e perché? A chi si rivolge? Ovviamente è nata a Jacky perché è il più intelligente del gruppo… nasce grazie al Lugano Buskers (meraviglioso festival estivo a Lugano), poiché Jacky è parente di un politico svizzero influente. Si rivolge a chi ha voglia di estate e di leggerezza… per staccare da giornate di studio e lavoro con serenità e gioia. In Italia, la musica elettropop ci viene proposta oggi attraverso molti gruppi (I Cani, Cosmo, ecc.). Come si inserisce il vostro disco nello scenario della musica elettropop italiana? Noi non sappiamo fare di conto, tendiamo a vivere la vita come un’avventura senza ansie, per poi riguardarci e avere i sensi di colpa… siamo i maestri della victim trap. Qual è l’immaginario che percorre la vostra musica? Senso di impotenza, calcio, serate con gli amici, ostriche, debiti, matrimoni, morte, amore. E l’amore? È la parte del corpo invisibile più leggera. Rifiutate un discorso di massa e di mercato? Noi vorremmo essere il pane in cassetta al supermercato, noi non rifiutiamo… noi ci lamentiamo! Il vostro atteggiamento nei confronti dell’arte? Siamo tra gli ultimi artisti del ’900. Abbiate pietà di noi.•
ENGLISH VERSION>>>> Scudetto, a new musical project composed by Alessandro Fiori and Giacomo Laser, is born: their album, Vendetta, has been released last September. Alessandro Fiori (Arezzo, 1976) is a singer and author, violinist, graduated at Accademia d’arte drammatica, painter and Italian writer: during his career he worked with many artists such as Andrea Chimenti, Paolo Benvegnù, Marco Parente. Giacomo Lanzeta, aka Giacomo Laser o Gioacchino Turù, Jacky for the friends, is an Italian artist and musician, born in 1985 in Ivrea, currently living in Florence: he cooperates with many musicians and he has his own project, Gioacchino Turù and Vanessa V. Their music is a powerful beat for boys and girls, to dance until the end, reaching the inner chords, where Vendetta is just coming to suggest: you’re not going to get away with... Alessandro Fiori, Giacomo Laser, tell us your lives in few words. We are the best victim trap around here: we worked hard to reach this point, we started from humble basis to reach the success: F**** everybody! How did you start? In which project have you been involved? Ale has an academic past, while Jacky is a self-taught man. We have many groups with whom we play: Nirvana, Led Zeppelin… Ale plays with Beach Boys and Duran Duran. Who had the idea of Scudetto first? Why? Who is your public? Obviously it is Jacky’s idea, because he is the most intelligent of the group. It was born at Lugano Buskers (an amazing summer festival in Lugano), because Jacky is a relative of an important Swiss politician. In Italy, electro-pop music is proposed by many groups. How does your album fit in this scenario? We are not able to count, we try to live life as an adventure without anxiety, to then look backwards and have regrets. We are masters of victim trap. What is your musical imagery? Sense of helplessness, soccer, evenings with friends, oysters, debts, marriage, death, love. And what about love? It is the lightest invisible part of the body. Do you refuse a mass market involvement? We would like to be like bread in supermarkets: we don’t refuse, we want to complain! Your attitude towards art? We’re among the latest artists of ’900. Please, have mercy on us.• 35.
ful 5di5
LEONARDO DA VINCI Curiosità che non tutti sanno
Anatomia Leonardo è stato uno dei più grandi studiosi di anatomia di tutti i tempi, sezionava animali e anche esseri umani (un tabù per l’epoca). Fu il primo a intuire che il cuore non serviva a scaldare il sangue ma a farlo circolare nel corpo, tanto che alcune strutture anatomiche cardiache hanno in seguito preso il suo nome (il fascio moderatore di Leonardo da Vinci e la trabecola arcuata di Leonardo). Ma non sempre i suoi studi erano corretti, infatti riteneva (sbagliando) che nel cervello ci fossero tre ventricoli.
Cucina Nel Codice Atlantico, Leonardo narra di aver inventato una grande macchina in grado di fare uno “spago mangiabile”, ma anche gli “antenati” del cavatappi, dell’affettatrice, del frullatore e del trita aglio. Inoltre era bravissimo a fare le torte, come scrive in una lettera a Ludovico il Moro, ed era vegetariano.
Umorismo Giorgio Vasari riporta nell sue Vite una barzelletta sconcia del grande genio col gusto della battuta salace: «Una aveva i piedi molto rossi e, passandole appresso, uno prete domandò con ammirazione donde tale rossezza dirivassi; al quale la femmina subito rispuose che tale effetto accadeva perché ella aveva sotto il foco. Allora il prete mise mano a quello membro, che lo fece essere più prete che monaca, e, a quella accostatosi, con dolce e sommessiva voce pregò quella che ’n cortesia li dovessi un poco accendere quella candela».
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Scrittura Mancino mai corretto che scriveva da sinistra a destra, Leonardo sapeva usare la calligrafia “normale”, ma con difficoltà e solo se indispensabile. Non a caso, faceva scrivere ad altri le sue missive. Inventò un prototipo di penna stilografica con la quale ha vergato molti dei suoi quaderni.
Omosessualità Nel 1476 Leonardo fu processato per sodomia insieme ad altri suoi compagni che frequentavano la bottega del Verrocchio a Firenze. L’accusa era quella di aver molestato il diciassettenne Jacopo Satarelli, apprendista orafo. L’omosessualità di Leonardo è un dato accertato, ma risulta difficile immaginarlo nelle vesti di un molestatore di giovani. Comunque, dopo un breve periodo in carcere, tutti gli imputati vennero assolti.
ful architettura
ARCHITETTURA PER IMMAGINI per immaginare l'architettura a cura dell'Ordine e della Fondazione degli Architetti PPC della provincia di Firenze www.architettifirenze.it
spazi sospesi
Fotografia tratta dall’archivio della Fondazione Architetti Firenze. Palazzo Medici Riccardi. dicembre 2018 La panca di via è un elemento in pietra collocato alla base della facciata principale di numerosi palazzi storici fiorentini. Il suo scopo era molteplice: proteggere la base degli edifici, rifinire stilisticamente il palazzo e dare riposo ai viandanti e agli umili che attendevano un lavoro o dei doni dalla famiglia. La panca di via era una cortesia che il nobile dimostrava alla città che gli aveva permesso di sviluppare la sua ricchezza tramite il commercio e l’artigianato; era un’opera pubblica messa a disposizione della popolazione.
Questa rubrica, annualmente, girerà intorno ad un tema specifico. Questʼanno vogliamo mettere in evidenza tutte le Belle Architetture della provincia di Firenze che ci è preclusa a causa di barriere. Mandaci la tua fotografia seguendo il regolamento di “spazi sospesi” su www.architettifirenze.it architettifirenze@archiworld.it 37.
ful pagina dell'artista
per il numero XXXV è a cura di
GIUSEPPE TANGARO
Lavatrice by Giuseppe Tangaro IG: giuseppe_tangaro
Giuseppe Tangaro nasce ad Andria nel 1996. Respira arte sin dalla prima infanzia grazie al nonno pittore e il padre architetto. Frequenta il Liceo Artistico, avvicinandosi parallelamente al mondo del writing e delle lettere. Nel 2015 comincia a studiare tipografia e stampa manuale presso il CFP Bauer di Milano, lì scopre il mondo del lettering e della calligrafia attraverso i corsi dell’Associazione Calligrafica Italiana. Si trasferisce a Firenze nel 2017, dopo aver vinto una borsa di studio per un corso di specializzazione in Grafica per la Comunicazione visiva presso l’Istituto Europeo di Design e, successivamente, inizia a lavorare come grafico freelance nel campo dell’editoria, della musica e della moda. Giuseppe Tangaro was born in Andria in 1996. He breathed art since childhood thanks to his grandpa who was a painter and his father, an architect. He went to Liceo Artistico while getting closer to the world of writing and letters. In 2015 he started to study typography and manual printing at CFP Bauer in Milan. There he discovered lettering and calligraphy through the courses of Associazione Calligrafica Italiana. He moved to Florence in 2017, after winning a scholarship at the European Institute of Design for the course in Graphic for the Visual Communication. He now works as a freelance graphic designer in the publishing, music and fashion industries. .38
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