PRENDIMI • FREE PRESS
marzo-aprile 2015
anno 03
n• 15
Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 - Direttore responsabile Riccardo Basile Proprietario Fabrizio Marco Provinciali • Realizzazione grafica /Editore Ilaria Marchi
La Crusca e il web
attivisti della danza la rinascita dei tribuna Ludu
La palla ovale conquista la città lo spreco alimentare Bemer, il calzolaio
79rosso
CUCINA
PRODOTTI
SALUTE
BENESSERE
CIBO, CIBI & GRANDI CHEF
A CASTIGLIONCELLO 24.25.26 APRILE 2015 CHIC BIRRA &cheap nostra
street FOOD
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OLIO E.V.O.
WINE &CO.
forum
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Se siete alla ricerca di un numero fortunato, giocate il 15. Sì, perché FUL festeggia il numero 15 del 2015. E lo fa con tante novità: a partire dall'assetto della redazione, nuove rubriche e una rinfrescatina alla grafica. 15 diventa simbolo di cambiamento e rinnovamento, con tutte le paure e le incertezze che momenti del genere comportano. Ma una volta che si affronta, il passaggio si rivela molto più semplice di quanto non sembrasse all'inizio. Questo editoriale è dedicato a Daniel C. Meyer che fin dal primo numero ha diretto con grande passione e professionalità la rivista e che da poche settimane ha deciso di lasciarci. La sua uscita dal gruppo è stato un momento di rottura in quello che era ormai un sistema rodato e consolidato nel tempo, ma anche una occasione per cambiare, rinnovare e migliorare. E quindi lo dedico anche a tutti i collaboratori che restano e stanno continuando a lavorare con l'impegno di sempre a questo progetto comune. In queste pagine troverete nuove idee, nuovi modi di vivere e raccontare la città, le sue eccellenze, le sue sfide. Guardate avanti e non abbiate paura di buttarvi. Da FUL un abbraccio a Daniel e a tutti voi lettori. E vai col 15! Annalisa Lottini P.s. Veniteci a trovare anche nel sito FUL e nella pagina facebook.
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FUL *firenze urban lifestyle*
Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 Direttore responsabile Riccardo Basile Proprietario FMP Editore e realizzazione grafica Ilaria Marchi
Ideazione e coordinamento editoriale Marco Provinciali e Ilaria Marchi Se sei interessato all'acquisto di uno spazio pubblicitario: marco@firenzeurbanlifestyle.com • tel. 392 08 57 675 Se vuoi collaborare con noi ci puoi scrivere agli indirizzi: marco@firenzeurbanlifestyle.com • ilaria@firenzeurbanlifestyle.com
ringraziamenti
Un grazie speciale ad Annalisa. A Vera Gheno, ricercatrice per l’Università di Firenze e responsabile del canale Twitter dell’Accademia della Crusca e Paolo Belardinelli, responsabile Ufficio stampa Accademia della Crusca, Mario Gomez per essersi sbloccato e ovviamente a tutta la redazione.
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L'ALTRA FIRENZE: 79ROSSO, L'INDIRIZZO DELL'ARTE
UN PASSO DOPO L'ALTRO
arte
artigianato
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Piazza S.S. Annunziata
stazione Campo di Marte
Piazza Oberdan
te A.
Vesp
ucci
Piazza del Duomo Piazza della Repubblica
Pon
Piazza Beccaria via Gioberti
Piazza
soul Santa Croce kitchen
private gallery
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San Ponte ta Trin ita
Piazza della Signoria Palazzo Vecchio
Vecch
scuola pablo tango-firenze
Ponte
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San Niccolò Villa Bardini Forte Belvedere
via Gianpaolo Orsini Giardino delle Rose
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Piazzale Michelangelo
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Giardino di Boboli
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Niccolò
Ponte
Santo Spirito
alle Grazie
Porta San Frediano
Piazza Tasso
FIRENZE, LA CRUSCA E IL WEB
p. 16/17
Orto Botanico Piazza San Marco
Mercato di San Lorenzo
alla Ponte Car raia
comunicazione
stazione S.M.N.
MAPPA
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UNITI IN NOME DELLA DANZA
L'ELEFANTE ROSA CHE FINGIAMO DI NON VEDERE: LO SPRECO ALIMENTARE
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p. 26/27
FUOCO, RITMO E FURORE: LA RINASCITA DEI TRIBUNA LUDU
LA PALLA OVALE CONQUISTA LA CITTÀ
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5di5
UN FIORENTINO ALL'ESTERO
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UNO STRANIERO A FIRENZE
LA PAGINA DELL’ARTISTA
danza
music
rubrica
rubrica
verde
sport
rubrica
rubrica
ILARIA MARCHI
NICCOLÒ BRIGHELLA
Firenze è la mia città. La amo e la adoro. Mi piacciono i vicoli stretti, le realtà nascoste. Girarla con la mia vecchia bicicletta era una cosa fantastica, era, perché adesso me l’hanno rubata, mannaggia!!! Non vi dico l’età ma sono una giovane grafica a cui piace respirare la libertà, mangiare cose buone e ridere con gli amici. •
Nasco il 16 giugno del 1978 in un antico paese della periferia fiorentina. Scrivo il mio primo racconto da bambino, narrando le vicende di un cucciolo di coccodrillo che, per caso e per fortuna, con l’ausilio di una stufetta e delle nevi eterne del Kilimanjaro, genera il grande fiume Nilo. Da allora, in un certo senso, non sono mai più sceso da quella esotica montagna (e mi sono innamorato di stufe e termosifoni). •
MARCO PROVINCIALI "Il gatto nella foto è Pandoro, il gatto della mia infanzia, periodo in cui alla domanda cosa vorrai fare da grande rispondevo sempre, il paninaio! Cotto e bel paese il mio preferito, anche ora che divido il mio tempo tra Ful e la realizzazione di guide ed eventi gastronomici.” •
JULIAN BIONDI
JACOPO AIAZZI
Sono nato venticinque anni fa nelle “hills” fiorentine, sognando di conoscere in ogni suo angolo quella città che vedevo affacciandomi dal balcone. Cresciuto, mi sono messo di impegno nel mio progetto e sono contento di dire che, nonostante il parer comune, Firenze riesce sempre a stupirmi. Sono un laureando in “Media&Giornalaio”, amo leggere qualsiasi cosa e vorrei scrivere di qualsiasi cosa. Per ora non posso che definirmi: “studente per vocazione, barman per necessità e cazzeggiatore di professione”. •
Nasco a Fiesole alle 5:30 di mattina del 23 settembre 1985, con una mano sopra la testa e dal peso di 4kg e passa. Più fastidioso di così non potevo essere. Sono nato il giorno in cui è morto Giancarlo Siani, un giovane giornalista di ventisei anni ucciso dalla camorra a Napoli. Oggi ho la sua età e ancora non ho assimilato tutte le sfumature che il giornalismo può assumere. L'unica cosa di cui sono consapevole è il desiderio di coltivare questa conoscenza. Più appassionato della scrittura in quanto tale che dal giornalismo, apprezzo ogni forma di quest'arte. La cosa che più mi codifica come italiano è l'amore per la pastasciutta, con qualsiasi sugo. •
REDAZIONE MOBILE .6
S I LV I A B R A N D I Nata a Firenze Torregalli il 28 settembre 1987 (Bilancia ascendente Sagittario), di residenza isolottiana ma scandiccese d'adozione, a 20 anni decide che ha voglia di farsi qualche giro e passa 3 anni fra Londra, l'Australia e Parigi. Adesso è a Firenze in pianta semi stabile perché nella vita non si può mai dire. Per FUL traduce gli articoli in inglese, vivendo così nella paura che gli articolisti sentano nella traduzione stravolto il significato delle loro parole e l'aspettino sotto casa. Il traduttore è un mestiere duro ma qualcuno deve pur farlo. •
La nostra redazione è in completo movimento, composta da fiorentini autentici e da coloro che hanno trovato a Firenze la loro seconda casa. La centrale operativa è nella zona Sant'Ambrogio ma l’occasione di incontri e riunioni è sempre una
RENZO RUGGI
ANNALISA LOTTINI Pisana di nascita e fiorentina di recente adozione, arriva a FUL tramite il tip tap. Ama i libri e il loro mondo, la danza in tutte le sue forme e stare in compagnia. Lavora nell'editoria barcamenandosi tra mille passioni e impegni. Nei ritagli di tempo corregge le bozze di FUL in una attenta e faticosa caccia al refuso. •
Nato ai piedi del Monte Amiata 24 anni fa. Studente di comunicazione all’Università di Firenze. Adoro scrivere, specialmente quando ho qualcosa da dire. Mi interesso di moda e costume, e amo l’artigianato in ogni sua declinazione. Per velocizzarmi, corro. Se rimane un po’ di tempo, realizzo oggetti in pelle e cuoio. •
RICCARDO SARTORI Ventitré anni, amante degli spostamenti, nasco ad Arzignano, cresco a Vicenza, studio a Ferrara ed ora Firenze. Compagna di viaggio la macchina fotografica o meglio, la Fotografia. Una passione nata da un regalo che desidero trasformare in lavoro. Mia caratteristica è non essere bravo in niente, ma impegnarmi in tutto per ottenere il miglior risultato. La foto più bella? La prossima... •
M A R T I N A S C A P I G L I AT I
M A R TA P I N T U S Inizia a scrivere a 6 anni con una poesia che recitava: “Il mondo è fatato, fatto tutto di gelato, con tante caramelle fatte tutte di frittelle (…)”. Nel corso della vita abbandona la poesia per dedicarsi alla prosa, senza però mai rinnegare la visione infantile. Lavora un anno a Barcellona come giornalista di viaggi, scoprendo che la sua poesia altro non era che un reportage: una descrizione dell’essenziale che, come disse la volpe, è invisibile agli occhi. •
Quello della Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell’Italia Settentrionale a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento. Gli Scapigliati erano giovani tra i venti e i trentacinque anni, nutriti di ideali e amareggiati dalla realtà, propensi alla dissipazione delle proprie energie vitali. «…tutti amarono l’arte con geniale sfrenatezza; la vita uccise i migliori » (in introduzione, La Scapigliatura e il 6 febbraio, Sonzogno, Milano, 1862). Martina nata nel 1985. Sa leggere la musica, ama scrivere e cantare, è Dottoressa Magistrale in Giurisprudenza. Vive a Firenze col suo adorato Jack Russel Napoleone, di anni 8. •
M A RCO FA L L A N I Amo il cibo, il vino e il sole, odio quasi tutto il resto. Proprio in questo "bel paese", io ci trovo tutto questo. Per tre volte son scappato dalla piccola Firenze che alla fine ho sempre amato ma comunque torno sempre. •
buona scusa per approfittare di una visita ai vari gestori di bar o locali che ormai da anni conosciamo. Una redazione mobile che trova nel supporto della rete il collante necessario per la realizzazione di ogni nuovo numero.
7.
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FUL OF ART
L ALTRA FIRENZE:
79rosso, , l indirizzo , dell arte Uno spazio condiviso che offre agli artisti che operano in città un luogo espositivo differente dalle solite gallerie d’arte. Un hub creativo che ha come talent scout una delle migliori illustratrici al mondo, Noumeda Carbone. Testo Niccolò Brighella
79rosso
è uno spazio condiviso in Via dei Serragli, nel cuore di Oltrarno, un hub creativo ideato e portato avanti da Chiara Solari, Noemy Torelli, Silvia Masetti e Stella Papini, dove tre diverse realtà, ENTR’ARTe, Anomie e Sistema Studio, collaborano a un obiettivo comune: fornire agli artisti che operano in città un luogo espositivo differente dal modello classico delle gallerie d’arte. Abbiamo approfittato della residenza artistica di Noumeda Carbone per scoprire una tra le realtà più interessanti del panorama artistico e professionale fiorentino.
Noi ci somigliamo, Anna Capolupo .8
Parliamo prima di tutto del progetto 79rosso, com’è nato e quali sono i suoi obiettivi? 79rosso: «Ci siamo incontrate due anni fa, quasi per caso, nello spazio di via dei Serragli che oggi è anche la sede del progetto. Legate da interessi comuni e da caratteristiche professionali che ci avevano già portato ad altre forme di collaborazione, abbiamo deciso di dare vita a un progetto tutto nostro, curato con passione ed entusiasmo. Abbiamo così trasformato il nostro interesse per la creatività in 79rosso.
Un progetto che vuole raccontare un’arte non solo contemplativa, ma capace di coinvolgere tutti i sensi. Da vicino. Un modo per dar voce a quella che secondo noi è un’esigenza reale del quartiere che ci ospita (ma non soltanto!), ovvero a quel bisogno di spazi fruibili e partecipati, che si fanno luogo di incontro per la città, distaccandosi dagli ambienti formali e a volte poco accessibili che Firenze offre ai suoi artisti. Per questo cerchiamo di coinvolgere non solo creativi affermati, ma anche, e soprattutto, creativi talentuosi che desiderano confrontarsi con soluzioni alternative. Pittori, fotografi, illustratori possono trovare in 79rosso uno spazio dove esprimersi, proprio in Oltrarno, in questo caratteristico quartiere che sempre più va mostrando un rinnovato interesse per realtà e iniziative culturali
Le persone sono invitate a partecipare all’arte proposta: non solo e artistiche.
come semplici spettatori, ma anche, in occasione delle residenze, partecipando ai live painting e agli open studio, momenti nei quali incontrare l’artista ospite per approfondire il suo lavoro, le sue tecniche e per conoscere il suo processo creativo».
La vostra iniziativa, relativa alle residenze artistiche in collaborazione con Noumeda Carbone, è tra le più interessanti della città, qual è il suo obiettivo? 79rosso: «Come accennavamo, 79rosso offre agli artisti la possibilità di realizzare mostre e piccoli eventi oppure permette a “progetti d’artista” di trovare un luogo d’esecuzione che noi definiamo residenza artistica: è questo l’aspetto più interessante del nostro progetto.
L’obiettivo delle residenze è dare la possibilità di fruire di uno spazio di lavoro informale; l’artista ha a sua disposizione una
parete bianca di undici metri di lunghezza, una sorta di pagina, adatta ad accogliere l’estro creativo che pensiamo possa trovare più forza espressiva, anche grazie alla contaminazione interdisciplinare che il nostro spazio offre. Importante è la collaborazione con Noumeda Carbone, artista di fama internazionale. Il suo ruolo possiamo definirlo di talent scout, perché si occupa di trovare e proporre i nomi più interessanti del panorama artistico contemporaneo per il progetto di residenze, oltre a segnalare le iniziative su diversi canali di interesse. Le mostre sono un altro ramo del progetto che accoglie quegli artisti in cerca semplicemente di un luogo per esporre le proprie opere, in un contesto più informale, conviviale e dinamico». Quali progetti avete in cantiere per il futuro? 79rosso: «79rosso è un progetto giovane e in divenire, cresce ogni giorno, si modella sulle esperienze ma anche sulle proposte spontanee di partecipazione che arrivano dagli artisti, sempre attento a cogliere esigenze e tendenze della città per offrire eventi e incontri di interesse. Attualmente stiamo concludendo la programmazione di questa prima stagione e lavorando a quelle che potranno essere le idee future. Per il momento preferiremmo non svelare troppo e vi invitiamo a seguirci!».•
www.79rosso.it
ENGLISH VERSION>>>>
79rosso is a shared space in Via dei Serragli, in the heart of Oltrarno, a creative hub created by Chiara Solari, Noemy Torelli, Silvia Masetti e Stella Papini where local artists can find a different model of exhibitive space. Where does the 79rosso project come from and which are its goals? 79rosso: «We met two years ago in Via dei Serragli in the space that has become the location of our project. We decided to start something together and managed to transform our interest for creativity into 79rosso. It’s a project whose aim is to exhibit works of art that involves all senses, closely, not only contemplative art. It gives voice to our neighborhood’s need of shared spaces to meet up, in opposition to the more formal places Florence normally offers to its artists. We try to involve professional and non-professional creative talents, people who want to test alternative solutions. 79rosso is a place where painters, photographers, designers express their selves. People are invited to take part to the art we propose: not just as spectators but actively participating to live paintings and open studios, where you may get to know the guest artist and examine his work and techniques». The idea of the artistic residences organized together with Noumeda Carbone is one of the most interesting in Florence. What’s its goal? 79rosso: «As we were saying, 79rosso offers the possibility to realize exhibitions and small events or to host the project of an artist, the socalled artistic residence. The goal of the residence is to offer an informal work space; the artist has an 11-meters-long white wall, like a giant blank page, ready to receive his creative inspiration. The cooperation with Noumeda Carbone is very important as she acts as a sort of talent scout». Any future projects? 79rosso: «79rosso is a young project in constant evolution, it changes every day according to the experiences and the ideas of the artists involved. It tries to meet our city’s needs and trends in order to offer interesting events. We are now completing the schedule of this very first season and working on future ideas. We prefer not to reveal too much, just keep following us!». • 9.
Noumeda Carbone è un’artista mixed media e una illustratrice freelance, originaria di Parigi e residente a Firenze. Vincitrice di premi prestigiosi come il 3x3 Illustration Professional Show N°7 2010 merit Awards (New York) e il Design & Illustration AWARD all’Art Takes London 2011. Tra i suoi clienti troviamo Leo Burnett, Pitti Immagine, Vogue | The trend blog, Breil, Saatchi & Saatchi Milano, Ferragamo, London Lyric Opera, The Guardian e molti altri. I suoi lavori sono pubblicati su importanti magazine: il 200 Best Illustrators Worldwide Lürzer’s Archive Specials 09/10, Big Book of Fashion Illustration, Rolling Stone Magazine e Glamour magazine, solo per citarne alcuni. Il lavoro di Noumeda spicca per uno stile grafico visionario, surreale, mistico, erotico e intimo, ricco di dettagli intricati. «Amo l’errore, la piccola sorpresa tra le linee, la luce».
dettaglio di The distance between me and you Noumeda Carbone
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FUL ARTIGIANATO
Un passo dopo l'altro. La nuova vita dell’azienda nata dalla passione di un ciabattino autodidatta, Stefano Bemer, divenuta punto di riferimento della calzoleria su misura a livello mondiale. Testo di Renzo Ruggi, foto di Bemer
ÂŤuna tradizione tesa a mantenere il fuoco, non adorare le ceneriÂť. 11.
N
el 1983 Greve in Chianti non aveva calzolai. Stefano Bemer, appena congedato dalla leva militare, pensò bene di fare il ciabattino. I primi clienti arrivarono con uno spot sulla radio locale: chi avesse portato un paio di scarpe da accomodare avrebbe ottenuto la loro riparazione gratuitamente. In breve tempo Stefano riesce a fare una scarpa dal principio alla fine e decide di trasferirsi a Firenze. È l’inizio di un’epopea lunga trent’anni. A far da sfondo il quartiere di San Frediano: meta di pellegrinaggio per chi desidera un panino al lampredotto, un paio di scarpe fatte a mano o l’ascesi mondana: Daniel Day Lewis, tre volte premio Oscar, trovò la normalità che andava cercando al desco di Bemer sedendovi come apprendista una decina di mesi, prima che Scorsese lo raggiungesse per convincerlo ad accettare la parte in Gangs of New York. Una circostanza fortunata, foriera d’attenzioni (e clienti), che proiettò la bottega d’Oltrarno nel gotha mondiale della calzoleria. Lì dov’è tutt’ora, anche dopo la prematura scomparsa del fondatore nel luglio 2012. L’azienda, dopo un valzer d’offerte, è andata a Tommaso Melani, amministratore delegato di Scuola del Cuoio, marchio fiorentino di alta pelletteria. Tommaso, manager di razza, dichiara subito l’obiettivo: «realizzare il miglior ready to wear possibile» ossia scarpe pronte completamente fatte a mano con le stesse tecniche del su misura: vero fiore all’occhiello del marchio. Il tutto nella nuova sede della Stefano Bemer Srl: una chiesa
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sconsacrata all’ombra di Torre San Niccolò. Nei suoi locali trova posto anche una scuola per formare gli artigiani di domani, le mani in grado di avverare un progetto tanto ambizioso. «Al momento, abbiamo a disposizione solo una decina di calzolai specializzati: cifra assolutamente insufficiente a soddisfare la domanda dei nostri prodotti. Conto, negli anni avvenire, di quintuplicare il nostro organico aumentando esponenzialmente la produzione. Senza fretta e senza compromessi: prima che un apprendista possa mettere le mani sulla scarpa di un cliente devono passare almeno un paio d’anni. Quando avrò raggiunto tale obiettivo mi siederò e godrò lo spettacolo». La produzione su misura, limitata a poche centinaia di paia l’anno, dovrebbe crescere di pari passo. È il non plus ultra: una scarpa costruita su un calco ligneo del tutto corrispondente al piede del cliente, completamente personalizzabile nei pellami e nelle fogge. «Per apprezzarla fino in fondo, una nostra scarpa va spiegata senza annoiare i clienti anzi, cercando di divertirli». Melani ha le idee chiare pure su questo: si è guadagnato il biglietto d’ingresso e il diritto d’assiduità ad un microcosmo fatto di connoisseurs e stampa specializzata attraverso eventi come quello svoltosi nella meravigliosa cornice di Villa Cora durante l’ultimo Pitti, in cui si sono date appuntamento le eccellenze internazionali della sartoria, orologeria, automobilismo e, naturalmente, calzoleria. È questa la nuova frontiera della comunicazione nella moda e nel lusso: una complementarità tra nicchie che condividono lo stesso target di pubblico in grado di offrire una panoramica completa sul meglio dell’artigianato mondiale. «E pensare che Stefano acquistava spazi pubblicitari su La Nazione per garantirsi un po’ di visibilità» chiosa Melani. Ma Stefano era un artigiano e il suo testamento non si trova scritto in un comunicato stampa. I suoi vecchi apprendisti sono la sua eredità e il perno della rinascita del marchio. Sono loro la costante tra vecchio e nuovo, il fil rouge tra tradizione e innovazione: una tradizione tesa a mantenere il fuoco, non adorarne le ceneri. • www.stefanobemersrl.com
ENGLISH VERSION>>>>
There were no cobblers in Greve in Chianti in 1983. Stefano Bemer decided to become one. He got his first clients thanks to a radio ad: he would have repaired shoes for free. He soon became able to make shoes, not just to repair them, and decided to move to Florence, where he started his business in San Frediano’s neighborhood. The three-timesOscar-awarded Daniel Day Lewisworked as an apprentice at Bemer’s shop for 8 months, just before Scorsese convinced him to play in Gangs of New York. This fortunate event made Bemer’s shop famous internationally. The workshop is still in its original location although his founder’s premature death in July 2012. Many offers were made after Bemer’s death, now his business belongs to Tommaso Melani, a top manager who made his goal clear «We’ll realize the best ready-to-wear ever possible», which means handmade shoes made using tailoring techniques. This is happening in the new Stefano Bemer Srl headquarter: a deconsecrated church nearby Torre San Niccolò. There’s a school in there too, where tomorrow’s artisans are formed. «At the moment we only have 10 specialized shoemakers at our disposal and they’re not enough to satisfy the demand of the market. I’d like them to quintuple over the next years. No hurry and no compromises: at least a couple of years are needed before an apprentice can start working on one of our client’s shoes. When I’ll reach my goal I’ll sit down to enjoy the show». The tailor made production should grow at the same pace: a shoe made onto wooden moulds of the same size of the clients’ feet, then entirely customizable (leather choice, style…) according to the clients’ taste. «In order for our clients to appreciate the final product, we need to explain the shoe in an entertaining way». Melani has very clear ideas about this: he entered this connoisseurs’ microcosm and specialized press through exclusive events such as the one in Villa Cora during the last Pitti edition, where the excellences of dressmaking, watchmaking, motoring and shoemaking were gathered together. This is the new frontier in communication between fashion and luxury: complementarity among niche markets having the same customer target so to offer a complete overview of the world’s best craftsmanship. «If you think that Stefano used to buy advertising spaces on La Nazione (local newspaper, TN) to get some publicity…» But Stefano was an artisan and his last will is not written in a public announcement. His former apprentices are his inheritance and the core of his brand’s rebirth. A bond between tradition and innovation: a tradition that wants to keep the fire on, not to adore its ashes. •
13.
FUL COMUNICAZIONE
FIRENZE, LA CRUSCA E IL WEB ENGLISH VERSION>>>> Scrivere dei post o dei tweet non equivale a scrivere un libro, questo lo sappiamo tutti, e spesso non si rispettano le regole grammaticali, ma il linguaggio del web è davvero un sintomo di decadenza della lingua italiana? Lo abbiamo chiesto all’Accademia della Crusca, la più antica accademia linguistica del mondo. Testo di Jacopo Aiazzi
A
bbreviazioni, distorsioni, scivoloni verbali e una punteggiatura colorita sono gli aspetti principali dell’italiano utilizzato su internet e in particolare sui social network. Per sapere se questo sia un sintomo di decadenza o, al contrario, di evoluzione della lingua, abbiamo incontrato una persona che vive sul web e che si occupa della “salvaguardia della lingua italiana” per un’istituzione di altissimo prestigio. Si tratta di Vera Gheno, ricercatrice per l’Università di Firenze e responsabile del canale Twitter dell’Accademia della Crusca, un’istituzione dalla lunga storia e le solide radici che ha saputo mantenersi al passo con i tempi. Il linguaggio giovanile che pervade oggi i social network, fatto di abbreviazioni e influenze straniere, rappresenta la decadenza della nostra lingua oppure la sua evoluzione? VG: «Premesso che il linguaggio giovanile apparirà sempre barbaro alle generazioni precedenti, visto che per definizione tenta sempre di distaccarsi dallo status quo, quell’amalgama che è in uso sui nuovi media, o per lo meno su alcuni tipi di media, non va considerato un sintomo della decadenza della lingua italiana, ma casomai della sua vitalità, che si manifesta anche attraverso la capacità di adattarsi a nuovi mezzi di comunicazione. Il web apre nuovi canali di comunicazione; ognuno di questi canali si porta dietro delle caratteristiche comunicative, in parte necessarie, in parte considerabili un vezzo. La chiave è sapersi muovere in vari contesti comunicativi scegliendo sempre la varietà di lingua più giusta per quel singolo contesto: la lingua è come un guardaroba, bisogna sapere scegliere l’abito giusto per ogni occasione». .14
Abbreviations, grammatical errors, redundant punctuation are the main characteristics of the Italian used on the internet and in particular in the social networks. We have interviewed Vera Gheno, researcher for the University of Florence and social media manager for the Accademia della Crusca. The social networks’ slang is to be considered the decline of our language or its evolution? VG: «Young people’s language will always seem barbaric to the previous generations, as it tends to be detached from the status quo. It shouldn’t be considered as a symptom of decline but of vitality, of the ability of the language to adapt to new communication systems. The key is to know how to deal with the different contexts of communication and choose the right language for each specific context. Language is like clothes, you should wear the right one for each occasion». What does Accademia della Crusca advice to improve the competence of the language: make use of the internet or not? VG: «Internet is just a medium, so it depends how you use it. Engage in cultural activities might help us to improve our language, other activities might not. It’s like having a lot of books: they widen your culture only if you read them». Which are the most common mistakes we make on the internet? VG: «Orthography is the most badly treated one: accents, apostrophes, commas in wrong places and dialectal interferences. There’s an important thing to say though, we need to make a distinction between those who know the rules and choose not to use them in order to privilege the content, and those who don’t know them». The majority of Florentines think that Italian comes from the Tuscan vernacular. What’s your relationship with Florence and its dialect? VG: «Florence wasn’t just the cradle of Italian language, but also the place where the most ancient language academy was born and still is. Thanks to the fact that many of our academics are from all over Italy and there are also many foreign associates, the soul of the Accademia speaks many languages. Our job is to analyze Italian with all its regional dialects and not just Florentine». How did you end up working for the Accademia della Crusca? VG: «For the studies I made and my personal passion. In my opinion, language has a magical feature: you can concentrate on big issues or tiny details but in both cases you will be rewarded with surprises and satisfactions, as you may see in our section dedicated to linguistic advice. A linguist never gets bored!».•
L’Accademia della Crusca cosa consiglia per migliorare il proprio italiano, utilizzare assiduamente il web oppure tenersene alla larga? VG: «Il web è un mezzo, per cui dipende tutto da come lo impieghiamo. Se ci facciamo attività culturali, può anche aiutarci a migliorare le nostre competenze linguistiche. Altrimenti no. È un po’ come dire che possedere molti libri contribuisca a migliorare la propria cultura: i libri non servono a niente finché non li leggiamo». Quali sono gli errori più comuni dell’internauta medio nostrano? VG: «L’ortografia è sicuramente uno dei livelli più bistrattati: “pò” con l’accento, “qual’è” con l’apostrofo, “organiziamo” con una zeta sola, accenti gravi e acuti confusi (quindi “perchè” e “é” invece delle forme corrette “perché” e “è”), le virgole messe tra soggetto e verbo, infine ci sono anche le interferenze legate alle specifiche competenze dialettali di molti italiani (come potrebbero essere certe doppie in Veneto, per esempio). C’è però da distinguere il caso della persona che davvero non conosce la regola da chi la regola sceglie di ignorarla perché considera meno importante la forma del messaggio rispetto al suo contenuto. Chiaramente su questo non posso essere d’accordo». Per la maggior parte dei fiorentini l’italiano nasce dal vernacolo toscano. Qual è il vostro rapporto con Firenze e con il suo dialetto? VG: «Firenze non è stata solo la culla della lingua italiana, ma è anche la città che ospita la più antica accademia di lingua oggi in attività. Il rapporto tra Firenze e la Crusca è inscindibile, chiaramente. Ma grazie al fatto che oggi gli accademici (e anche i nostri presidenti) provengono un po’ da tutta Italia – con soci perfino all’estero – l’anima dell’Accademia non è esclusivamente fiorentina, bensì fa convivere al suo interno tante anime linguistiche diverse. Il fiorentino viene ancora oggi studiato con attenzione – ad esempio attraverso il progetto del Vocabolario del Fiorentino Contemporaneo – ma anche gli altri dialetti e italiani regionali vengono analizzati con meticolosità, come si conviene a una Crusca “italiana” più che “fiorentina”». Cosa l’ha portata a lavorare per l’Accademia della Crusca? VG: «Il percorso di studi – di tipo linguistico, ma spostato sul contemporaneo – e la passione personale. La lingua ha una caratteristica per me quasi magica: ci si può concentrare sulle macro-questioni, ma anche sulle piccole cose, e ognuno dei due casi riserva sorprese e soddisfazioni, come si può vedere anche dalla ricchezza della nostra sezione dedicata alla consulenza linguistica. Un linguista, insomma, non si annoia mai!». •
VOCABOLARIO DEL FIORENTINO CONTEMPORANEO ASSERPENTATO agg. – usato posposto ad altro aggettivo, per lo più di significato negativo, per rafforzarne il valore COCCOLO s. m. – pasta di pane lievitata fritta in pezzi GIROPESCA s. m. – percorso molto più lungo del necessario per raggiungere una meta; figuratamente vale anche giro di parole per evitare una risposta diretta RONCIATA s. f. – caduta rovinosa (spec. in “battere una ronciata”) ZIBA, ZIBO s. m. e f. – zitella, scapolo, con valore spregiativo Questi e molti altri lemmi sono liberamente accessibili previa registrazione gratuita al sito www.vocabolariofiorentino.it Per gentile collaborazione di Matilde Paoli, redattrice del Vocabolario del Fiorentino Contemporaneo.
www.accademiadellacrusca.it Su Twitter @accademiacrusca
la lingua è come un guardaroba, bisogna sapere scegliere l’abito giusto per ogni occasione 15.
stazione S.M.N.
Orto Botanico Piazza San Marco
Mercato di San Lorenzo
Piazza S.S. Annunziata
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Piazza del Duomo
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Piazza della Repubblica
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n Leo n Sa
fuori città
trattoria del pesce
via cassia per siena, 122 bargino www.latrattoriadelpesce.it
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molo
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via tosco romagnola, 112 empoli www.molo73.it
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se non leggi
non correre questo rischio ci trovi qui
partners
bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie
stazione Campo di Marte
Piazza Oberdan
Piazza Beccaria
via Gioberti
private gallery
1
osteria il piacere
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shake gelateria artigianale
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mago balducci
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plaz
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vagalume
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bar il giardino
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moyo
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bar argentina
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caffè rivalta
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soul kitchen
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private gallery
via gabriele d’annunzio, 149 via degli avelli, 2r via marconi, 24r via pietrapiana, 36 - www.plaz.eu via pietrapiana, 40r via giovanni sercambi, 33r via dei benci, 23r - www.moyo.it via della mattonaia, 67r lungarno corsini, 14r www.rivaltacafe.it via dei benci, 34r www.soulkitchenfirenze.it via ghibellina, 69r
parrucchieri, centri bellezza 1
scuola pablo tango-firenze
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Ponte San N
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San Niccolò
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lapo via dei fossi
via dei fossi, 34-36r www.lapoviadeifossi.it rasoi hair jazz
via ghibellina, 55r www.rasoihairjazz.com fluente
via giovanni boccaccio, 15 www.achilleparrucchierefirenze.com
& beauty center via monalda, 1 facebook: florence garden urban spa florence garden urban spa
sport e ballo
via Gianpaolo Orsini
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scuola pablo, tango-firenze
via rocca tedalda, 40 www.pablotangofirenze.it
bici e accessori 1
Piazzale Michelangelo
serendipity
piazza della vittoria castiglioncello
re/ciclo’
centro di riciclo via romana, 154r
moda, design e accessori
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bicoque
piazza della vittoria, 10 castiglioncello
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dè
www.de-productions.com castiglioncello
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spazio mağaza
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hora mundi
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michele chiocciolini
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la gare
via santa monaca, 2 via dei fossi, 21r www.horamundi.it via del fico, 3r www.michelechiocciolini.it
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borgo ognissanti, 24-26r facebook: gare.ventiquattro
FUL DANZA
Uniti in nome della Danza
Quella del danzatore è una professione che richiede impegno e dedizione e che oggigiorno ha pochissime tutele specialmente quando non hai un ingaggio. Tra un lavoro e l’altro, sei da solo e non sai dove allenarti. Gli Attivisti della Danza stanno cercando insieme di trovare una soluzione a questi problemi. Testo di Annalisa Lottini, foto di Attivisti della Danza
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i solito si comincia da piccoli o comunque da giovani. La musica è un richiamo troppo forte, il corpo ha bisogno di scuotersi di dosso le tensioni, di allungarsi, di testare i suoi limiti e andare oltre. Quella del danzatore è una professione che richiede impegno e dedizione e che oggigiorno ha pochissime tutele. Anni e anni di studio, l’accademia, esperienze con compagnie nazionali e internazionali e poi? E poi tra un lavoro e l’altro, sei da solo e non sai dove allenarti. Ne abbiamo parlato con gli Attivisti della Danza, un gruppo di danzatori e coreografi che stanno cercando insieme di trovare una soluzione a questi problemi. Chi sono gli Attivisti della Danza? AdD: «È un gruppo aperto di danzatori e coreografi indipendenti con base a Firenze e dintorni che si incontrano per riflettere attivamente sulle esigenze della nostra professione in Italia. All’interno di questo
Sharing Training, un progetto di condivisione delle “pratiche del corpo”, volto a dibattito è nato lo
garantire una continuità di incontri/lezioni per danzatori professionisti, condotti a rotazione dai membri del gruppo». Come e quando si è costituito il vostro gruppo? AdD: «Nel settembre 2012 alcuni di noi hanno iniziato l’esperimento di Sharing Training. Un po’ alla volta altri danzatori professionisti hanno preso parte al progetto. Nel maggio 2013 durante il Convegno Emergenze! Creazione e produzione della danza contemporanea in Italia, un incontro che ha riunito operatori e professionisti della danza, abbiamo proposto alcune riflessioni relative alla professione del danzatore in Italia. Siamo stati così invitati a prendere parte al tavolo ENGLISH VERSION>>>> del contemporaneo del Comune di Firenze a seguito del They usually start from a very young age, unable to resist the urge to dance on quale abbiamo redatto un documento intitolato “Dignità any music they hear. Be a dancer it’s a profession that requires commitment and devotion but that lacks legal protection. e futuro della danza contemporanea” che riassume tutti i Who are the Dance Activist? nostri obiettivi ed è stato realizzato con un appello a tutti i AdD: «It’s a group of independent dancers and choreographers from Florence danzatori professionisti». and surroundings that meets to discuss the needs of our profession in Italy». Cosa vi proponete di ottenere? When and how your group was born? AdD: «I “grandi obiettivi” che ci siamo prefissati sono nel AdD: «In September 2012 some of us started the experiment of Sharing documento che abbiamo redatto insieme nel maggio 2013 Training – a project for sharing “body routines” with the aim of guaranteeing a continuous training for professional dancers. Each dancer takes turn to teach (v. box a p.21). Per ottenerli stiamo lavorando a piccoli passi, the other members of the group. Then in May 2013 during the conference on the individuando obiettivi a breve e medio termine, dividendoci production of contemporary dance in Italy, we put forward some considerations i compiti e sperimentando modelli di auto-organizzazione. on the profession of the dancer in Italy and this lead us to be invited to the table Lavorare insieme ci sta aiutando a consolidare l’identità of contemporary held by the Municipality of Florence. After that we wrote a del gruppo, a conoscerci meglio sia a livello interpersonale document entitled “Dignity and future of contemporary dance” that sums up
sentirci parte di una comunità di artisti della danza. L’obiettivo più ambizioso è quello di far che professionale, a
nascere un Centro Coreografico o Casa della Danza, che sia in linea con le realtà europee». Qual è il vostro rapporto con le istituzioni e il territorio? AdD: «Pur rimanendo autonomi, ci proponiamo di
all our goals». What are your goals? AdD: «We are working on a step by step program, trying to break down the “big goals” (like the creation of a Choreographic Centre or House of Dance) into smaller ones. This is allowing us to get to know each other better both on a personal level and professional one. We feel like we are part of a community». What is your relationship with the institutions and the territory? AdD: «We are an independent group but constantly in communication with the public and private realities of Florence. Many associations and artists have offered us their spaces and are supporting our cause. The Municipality of Florence, for example, has given us a space at the Murate for 3 months. That experience has been fundamental for us because now we know how it could be to have a “house”. We believe in the power of networking and we want to be close to the citizens, the art of dance is not just for an elite or for “experts”». Which are your projects for the future? AdD: «At the moment we are nomads. We keep doing our Sharing Training and we have a performance scheduled for 18th April at the I Macelli di Certaldo called Sharing DANCE. We look forward to seeing you there!».• 19.
mantenere un dialogo continuo con le realtà del territorio, sia pubbliche che private. Molti spazi, associazioni e artisti ci hanno offerto il loro supporto e hanno sotenuto la nostra causa. Il Comune di Firenze ci ha ospitato nello spazio de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea da settembre a dicembre 2014. Lì abbiamo svolto un’esperienza di co-abitazione con CAB008 (Cristina Rizzo e Marina Giovannini). Questa è stata un’esperienza fondamentale: il fatto di avere uno spazio stabile per tre mesi ci ha fatto provare cosa vorrebbe dire avere una “casa”. Moltissimi professionisti della danza si sono avvicinati al progetto, come succede nei centri di Londra o Parigi.
Crediamo nel potere del fare rete, vogliamo restare vicino ai cittadini, rifiutiamo l’idea che l’arte della danza sia elitaria e solo per “esperti”. Questo è stato il carattere degli eventi che abbiamo organizzato finora. Ad esempio DANCE DANCE DANCE Festa per tutti! una cena di autofinanziamento presso la Casa del Popolo di Settignano. Più di 100 persone al di fuori della “cerchia dei danzatori” hanno partecipato e sono venute a sostenere la causa». Quali sono i vostri progetti per il futuro? AdD: «Al momento siamo nomadi. Continuiamo con lo Sharing Training e abbiamo in programma un evento a I Macelli di Certaldo che si chiama Sharing DANCE e si svolgerà il 18 aprile. Ovviamente siete tutti invitati!».•
www.attivistidelladanzafirenze.tumblr.com www.facebook.com/attivistidelladanza attivistidelladanza@gmail.com
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DIGNITÀ E FUTURO DELLA DANZA CONTEMPORANEA Dal manifesto degli Attivisti della Danza A seguito di una riflessione comune sulla drammatica situazione della danza contemporanea in Italia, un gruppo di danzatori e coreografi indipendenti indica le condizioni indispensabili per svolgere con qualità la propria professione e garantire la sopravvivenza di quest’arte: •
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Istituire una Casa della Danza in linea con le realtà internazionali che sia luogo di riferimento per danzatori e coreografi, in grado di coordinare attività che si svolgono anche in spazi già esistenti e attrezzati. Garantire le condizioni ottimali per la ricerca e la sperimentazione svincolando il processo creativo da fini puramente commerciali. Programmare un sistema dinamico e continuativo di residenze artistiche. Offrire training costante e a prezzo agevolato per danzatori professionisti. Creare un portale web unico e specifico in cui confluiscano tutte le informazioni relative alle attività del settore. Promuovere il dialogo interdisciplinare tra le arti. Educare e coinvolgere il pubblico grazie al carattere aperto delle iniziative proposte.
FUL VERDE
L'elefante rosa che fingiamo di non vedere:
LO SPRECO ALIMENTARE. Nonostante la crisi economica, le famiglie italiane buttano via cibo per un valore di circa 338.000 € all’anno. SenzaSpreco si prefigge di combattere lo spreco alimentare ed educare i cittadini al consumo consapevole. Testo di Marco Fallani, foto SenzaSpreco, illustrazione GAS
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onostante la crisi economica, le famiglie italiane buttano via cibo per un valore di circa 338.000 € all’anno. Siamo sinceri, quante volte ci è capitato di buttare via qualcosa dimenticato in frigo? Oppure gli avanzi di una cena con amici (mai che avanzi da bere, eh!). Capita che quelle fettine di carne siano diventate un po’ scure, che sia venuta la muffa sul formaggio, oppure sui mandarini che erano a contatto con le mele. Abbiamo perso l’abitudine a “scattivare” e salvare il salvabile, sempre più spesso usiamo la strada veloce del consumismo e buttiamo via. Perché il tempo è sempre poco, perché c’è da lavorare tanto e spesso mangiamo fuori casa. Probabilmente è proprio a causa dello stile di vita e del costo sempre inferiore degli alimenti
lo spreco domestico ha assunto dimensioni preoccupanti. se
Per fortuna c’è chi si batte attivamente contro questo fenomeno. Abbiamo incontrato Jacopo Visani, portavoce del progetto SenzaSpreco, nato all’interno della cooperativa Le Mele di Newton. Jacopo ci racconta che solo nel 2009 in Italia sono andate sprecate 277.000 tonnellate di derrate alimentari, l’equivalente in peso di 1.500 balenottere azzurre!
Il progetto SenzaSpreco si prefigge di trasformare i problemi dello spreco alimentare in opportunità di cambiamento sociale. Una questione molto complessa e stratificata che ha richiesto un approccio integrato su tre livelli di azione: il marketplace, i servizi su misura e la formazione. Marketplace: una piattaforma web che permette a tutte le industrie coinvolte nella filiera di produzione, trasformazione, distribuzione e vendita di prodotti agroalimentari
di mettere annunci riguardo alle loro eccedenze. In questo modo i prodotti prossimi alla data di scadenza, con confezioni danneggiate, o non conformi agli standard estetici del mercato, potranno generare comunque dei ricavi: essere acquistati a prezzi scontati o essere donati a enti caritatevoli. Dai primi di marzo questa piattaforma entrerà nella fase di testing, per poi essere operativa al 100% da giugno 2015. Servizi su misura: consulenze specifiche per le aziende al fine di creare delle micro-filiere contro lo spreco alimentare. Un esempio pratico: SenzaSpreco ha messo in contatto l’istituto alberghiero Chino Chini di Borgo San Lorenzo con l’azienda di distribuzione ortofrutticola Lunica di Vicchio, creando un canale privilegiato grazie al quale l’azienda potrà vendere le proprie eccedenze a prezzi scontati alla scuola alberghiera che le utilizzerà per i laboratori e la mensa.
il problema dello spreco alimentare è anche culturale, lo dimostrano Formazione:
le dimensioni dello spreco domestico. Per questo SenzaSpreco offre strumenti informativi, laboratori, workshop, seminari ed eventi per le scuole e per le aziende. Il fine è quello di attuare dei cambiamenti normativi a livello istituzionale, delle vere e proprie sfide volte a creare delle dinamiche di produzione più virtuose e in questo senso comuni e stato hanno ancora molto da fare. Un esempio pratico è la politica verso i prodotti che riportano la dicitura: “da consumarsi preferibilmente entro”, che non individua la data di scadenza ma il momento ottimale per il consumo e che solo in alcuni comuni è permesso donare. Un altro esempio è la tassa sui rifiuti, in quasi tutti i comuni è direttamente proporzionale ai metri quadri degli esercizi, un sistema più virtuoso sarebbe una tassazione in base alla quantità e alla “qualità” dei rifiuti. SenzaSpreco è un progetto davvero innovativo ma non si può sostituire al lavoro delle istituzioni, che si devono adoperare attivamente per diffondere una maggior consapevolezza del problema. Ed è altrettanto necessario che ognuno di noi faccia la sua parte: quindi la prossima volta che avete degli avanzi, invitate degli amici a cena prima di buttare via tutto, ma fategli portare da bere! • www.senza-spreco.it
ENGLISH VERSION>>>>
Despite the economical crisis, Italian families waste food for the amount of 338,000 € per year. How many times we throw away something left in the fridge for too long? We don’t have the good habit of reusing what’s not fresh anymore, we don’t have time and often eat out. Our lifestyle is one of the main causes the domestic waste is now so worryingly big. Luckily someone is taking care of this problem. We met Jacopo Visani, spokesman for SenzaSpreco project. Jacopo tells us that in 2009, 277,000 tons of food produce were wasted, the equivalent of 1,500 blue whales! SenzaSpreco aims to transform the issue of waste into a social change opportunity. It is a complex task that requires three different leveles of action: marketplace, customized service and education. Marketplace: a web platform which allows the industries involved in the production, distribution and trade of agribusiness products to advertise their excesses. In this way, those products which are about go bad, could still e produce an income: they could be bought at a discounted price or be given to charities. As of March this year the web platform entered the testing phase, and will become fully operative in June 2015. Customized services: specific experts advice for firms so to create a micro-chain against food waste. A practical example: SenzaSpreco put Istituto Alberghiero Chino Chini in touch with fruit and vegetables trade firm Lunica in Vicchio, creating a privileged channel through which the firm can sell its excess of food to this school, which will then use it for its laboratories and canteen. Education: food waste is a cultural problem. SenzaSpreco offers information, workshops, seminars and events. Its goal is to achieve some changes in the law. A clear example is the policy applied to those products having the indication “best before”: that date is not the real expiry date but the best time for consumption and only some districts allow their donation. SenzaSpreco is a real innovative project but can’t replace the work of the institutions, and they should really do something to increase awareness regarding this matter. It is also necessary that we pay attention: next time you have leftovers, invite friends for dinner before throwing everything away! •
FUL OF MUSIC
Fuoco, ritmo e furore: la rinascita dei Tribuna Ludu. Dopo sei anni dall’ultimo album i Tribuna Ludu tornano sulla scena musicale con un nuovo disco, il concept album Le Furie. Testo di Marta Pintus, foto di Clauda Cataldi
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opo sei anni dal loro ultimo album i Tribuna Ludu (Federico Fragasso, Simone Vassallo, Francesco d’Elia, Lorenzo Maffucci) tornano sulla scena musicale con un nuovo disco: Le Furie. C’è chi dice che siano un gruppo rock che supera il rock da dentro, chi sostiene che facciano “industrial in italiano” e chi, ancora, li definisce postpunk. Noi abbiamo ascoltato l’album a pochi giorni dalla sua presentazione live sul palco del Glue il 14 marzo e, al di là di ogni definizione, siamo sicuri che i Tribuna Ludu ci faranno ballare, sudare e divertire come matti tra instancabili batterie, suoni in distorsione e ataviche pulsazioni elettroniche. Come nasce il progetto Tribuna Ludu? FF: «I Tribuna Ludu nascono nel 2005, abbiamo partecipato un po’ a casaccio alle selezioni del Rock Contest, inviando una cassetta registrata male e ci siamo ritrovati in finale. Dopo la mia esperienza in Inghilterra nel 2004 – dove scoprii che è più bello ballare che pogare – al ritorno in Italia, con Simo e Cri (Cristiano Bianchi, ex-bassista del gruppo, ndr) individuammo una formazione tipica del rock (basso, chitarra e batteria, ndr) col desiderio di ampliarne gli orizzonti ritmici». .24
Dove finisce il rock e comincia il resto? SV: «Il rock finisce abbastanza presto, almeno nella nostra testa, nel senso che ci allontaniamo molto dallo stile dei The Who, per capirsi. Le altre influenze provengono dall’elettronica, dall’hip hop, la musica africana e italiana (Battiato, CCCP). Il concetto è fare rock senza gli stereotipi del rock ma partendo dal groove». FF: «Nei nostri pezzi il ritmo è sempre centrale. Rumore, ritmo, fuoco e possibilmente blasfemia… (ride)». SV: «Direi che facciamo rock in italiano, senza che ci piaccia il rock italiano, cosa che ci aiuta a svincolarci da forme pregresse e a trovare soluzioni nuove». Come nascono e si sviluppano i pezzi? FF: «I pezzi dell’ultimo disco nascono da piccole demo registrate da me che gli altri hanno sviluppato in qualcosa di più bello e musicale». SV: «Fede tende sempre a ridurre la componente musicale all’essenza: siamo concettuali e il bello è che nei Tribuna Ludu di musica c’è ben poco… (ride)». E i testi vengono prima o dopo la musica? FF: «I testi sono delle parole che vanno a concretizzare un ritmo, tant’è che a volte Rumore, ritmo, fuoco nascono in un inglese maccheronico, fino a che non troviamo la parola giusta che si e possibilmente incastra con la ritmica. Detto questo, mi piace blasfemia… scrivere e ritengo i testi molto importanti, basti pensare che il nostro ultimo disco, Le Furie, è un concept album ispirato alla tragedia greca, l’Orestea di Eschilo». Le Furie nasce dopo una lunga separazione: i Tribuna Ludu si sono sciolti per due anni per poi riunirsi nel 2011… cosa è rimasto del passato e cosa c’è di nuovo? SV: «Abbiamo abbandonato tutta la componente funk, divenendo più minimali e riducendo tutto sempre più all’essenziale. Inoltre abbiamo aggiunto sonorità e ritmiche ispirate ad alcuni gruppi anni ’90, tipo i Prodigy». FF: «Abbiamo dato spazio a ciò che più ci ispirava, liberamente, anche perché, quando ho cominciato a scrivere, non stavamo suonando insieme. Quando ho presentato il lavoro a Simo e Cri, c’è stato subito un grande feeling, sia umano che musicale. Questo ci ha permesso di lavorare in armonia tra noi e di essere più radicali di prima, partorendo un’opera veramente corale». Le Furie, come accennavi, sono un concept album che si ispira alla trilogia greca dell’Orestea. Da dove viene la scelta del concept album e perché questa tragedia? FF: «Ho scoperto che mi piace molto lavorare a tema, trovo affascinante sviluppare a fondo una tematica, sia musicale che concettuale. L’Orestea fin dal liceo è uno dei testi che più mi hanno attratto. L’opera affronta il tema della colpa: dal compimento di un atto brutale, passando per l’assunzione fino alla liberazione. Questo processo catartico ha ispirato riflessioni ed elucubrazioni che hanno preso forma nei testi de Le Furie che – ci tengo a dire – non vuole assolutamente essere un album didascalico, anzi è molto personale». •
ENGLISH VERSION>>>>
Six years after their last cd the Tribuna Ludu (Federico Fragasso, Simone Vassallo, Francesco d’Elia, Lorenzo Maffucci) are back with a new album. Where does Tribuna Ludu’s project come from? FF: «Tribuna Ludu was born in 2005, we took part to the selections of a Rock Contest and incredibly we managed to get to the grand final. When I came back to Italy after my experience in England in 2004, Simone Cristiano and I formed a typical rock group (bass guitar, guitar and drums, ndr) with the aim of widening our rhythmic horizons». Where does rock end and the other influences begin? SV: «Rock ends quite early in our minds, we’re quite far from The Who style. Other influences come from electronic music, hip hop, African and Italian music (Battiato and CCCP). The kind of rock we like to do doesn’t follow stereotypes and finds its origins in groove music». FF: «Rhythm is central to our songs. Noise, rhythm, fire and possibly blasphemy». SV: «I’d say we make rock in Italian, which doesn’t necessarily mean we like Italian rock». How do you create your songs? FF: «Our last album came from short demos I recorded and the others developed in something more beautiful and lyrical». SV: «Federico tends to reduce musical component to its core: we’re conceptual and the good thing is that there’s not so much music in our music!». Lyrics come before or after the music? FF: «Lyrics makes rhythm more concrete, I very much like writing and to me lyrics are very important, our last album Le Furie took inspiration from the Greek tragedy Orestea by Eschilo». Le Furie came after a long separation: Tribuna Ludu broke up for 2 years then got back together in 2011... what did you keep and what’s new? SV: «We abandoned some funk components and became more minimalistic. We also added some sounds from ‘90 bands, like Prodigy». FF: «We gave space to what we liked the most. When I showed my work to Simone and Cristiano there was an immediate feeling, which allowed us to work in harmony and give birth to a common work». As you were saying, Le Furie is a concept album which took inspiration from the Greek trilogy Orestea. Why did you choose this tragedy? FF: «I found out that I really like to work on a theme and from there expand my view. Orestea has always been a tragedy I am really keen on. Its main topic is guilt: from the completion of a brutal act to the assumption of responsibility and the final liberation. This process inspired me reflections that took shape in Le Furie’s lyrics». •
www.tribunaludu.bandcamp.com
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FUL SPORT
LA PALLA OVALE CONQUISTA LA CITTA Il rugby sta conquistando l’Italia e anche Firenze. Scopriamo insieme la storia di questo sport che si sta ritagliando uno spazio nei nostri cuori: uno sport spettacolare e un po’ violento, ma che propone un modello di comportamento leale e di fair play. Testo di Julian Bondi, foto Firenze Rugby
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omplice il patriottismo alla aglio-oliopeperoncino che ci contraddistingue, da quando abbiamo scoperto che l’Italia è nel Sei Nazioni di rugby, ci sentiamo un po’ tutti dei piccoli grandi appassionati di questo sport di cui di solito si loda il fair play e la scenicità. Almeno una volta, è capitato a tutti di dire che il rugby «è violento sì, però poi le due squadre a fine partita vanno sempre a bersi una birra insieme». Ma la tradizione del rugby a Firenze è invece poco conosciuta. Noi fiorentini, da sempre amanti devoti sia del calcio storico che di quello moderno, stiamo scoprendo piano piano e solo recentemente di avere una gran bella squadra di omaccioni armati di paradenti. Alcuni li abbiamo persino visti giocare nell’arena di Piazza Santa Croce portando i colori del proprio quartiere, e anche l’occhio meno audace si sarà accorto di quell’enorme costruzione che sorge davanti all’Artemio Franchi... Be’, quello è il Mario Lodigiani, uno stadio dalle dimensioni non trascurabili intitolato ad un grande rugbista fiorentino nonché ex tecnico della nazionale. L’attività rugbistica nella nostra città risale al 1931, in quello che era il neonato polo sportivo di Campo di Marte. I primi appassionati di
palla ovale erano studenti universitari che iniziarono a praticare a livello >>>IL SEI NAZIONI amatoriale questo giuoco d’oltre manica. Per i neofiti, si tratta del più Cinquant’anni dopo nacque il importante torneo internazionale CUS Firenze 81, una nuova società di rugby a 15 dell’emisfero che aveva l’ambiziosa missione di settentrionale. Nato nel 1883 promuovere la cultura del rugby tra i col nome di Home Championship, giovani e giovanissimi, e di accrescere all’inizio si disputò tra le l’interesse agonistico nei confronti quattro Nazionali delle Isole di questa disciplina. Le squadre britanniche (Galles, Inghilterra, juniores cominciarono a scalare le Irlanda e Scozia), divenne poi classifiche nazionali e finalmente, a Cinque Nazioni nel 1910 con partire dalla stagione 1999-2000, la l’ingresso della Francia e prese la prima squadra arrivò in serie A, con formazione attuale nel 2000 con la ferma intenzione di restarci a lungo. l’ammissione dell’Italia. La Royal Attualmente la Aeroporto Firenze Bank of Scotland è lo sponsor Rugby – la squadra ha preso questo ufficiale e il nome completo del nome nel 2007 –, rappresenta una torneo è quindi RBS Six Nations. delle formazioni più temute a livello nazionale, ed è destinata a crescere grazie alle promettenti reclute che si stanno formando nei vivai giovanili. A Firenze, dagli under 6 agli under 20, si contano ben cinquecento tesserati. Questa esponenziale crescita ha dato modo alla società Firenze Rugby 1931 di espandere i propri orizzonti. È stata aperta una nuova sede per il rugby educativo a Bagno a Ripoli e, nel 2012, è nata la prima squadra di rugby femminile. È nata anche la Molesta Quindicina, formazione di beach rugby e I Ribolliti, una compagnia goliardica di vecchie glorie del rugby fiorentino che partecipa a manifestazioni sia nazionali che internazionali. Nell’estate del 2013 lo stadio Lodigiani a lungo tempo trascurato, ha subìto una serie di importanti ristrutturazioni che fanno sì che ad oggi possa ospitare importanti manifestazioni. Lo scorso febbraio si sono sfidate in una tappa del torneo più importante del mondo – il Sei Nazioni – la formazione femminile italiana e quella irlandese (attuali campionesse in carica). Purtroppo non abbiamo portato a casa il risultato sperato ma, come abbiamo visto negli ultimi anni, la strada intrapresa dal rugby italiano e fiorentino, dopo una faticosa partenza, potrebbe darci delle grosse soddisfazioni negli anni a venire. Al di là del risultato, comunque, nel dopo partita li ritroveremo tutti al pub a ridere e scherzare insieme. •
www.firenzerugby1931.it www.rbs6nations.com
ENGLISH VERSION>>>>
Since we discovered that Italy plays in the Six Nations’ Championship we all became a bit more passionate for this sport, well known for its fair play and for being rather scenic. At least once we all said that rugby «is a rough sport, but at the end of the match the two teams go together for beers». In Florence, we've always loved both modern and historical football (Calcio storico fiorentino), but only recently we›ve become aware of our rugby team. We saw some of them playing in the arena of Piazza Santa Croce carrying their neighborhood’s colors, and even the most distracted ones must have noticed the huge building nearby Artemio Franchi stadium… that’s Mario Lodigiani stadium, dedicated to the great Florentine rugby player. The rugby in our city started in 1931 in the area of Campo di Marte. The first rugby amateurs were university students. Fifty years later CUS Firenze 81 was born, a new association aimed at promoting
the culture of rugby among young people and at increasing the professional interest towards this discipline. The junior teams started climbing the national charts and finally, as of 1999-2000, the first team got to Serie A. At the moment, Aeroporto Firenze Rubgy is one of the strongest team in Italy and is growing thanks to some promising young newcomers. In Florence, the Rugby Association now counts five hundred members. This growth gave Firenze Rugby 1931 association a chance to broaden its horizons. A rugby educational association and a female association were recently founded. In Summer 2013 the Lodigiani Stadium was entirely renovated and it’s now suitable to host big events, like the Six Nations’ female rugby match Italy vs Ireland, held last February. Unfortunately we didn’t win but we now know that rugby will give us big satisfactions in the future. Whatever the outcome, after the match we’ll find all players drinking together at the pub. •
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ful 5di5
5di5 LES DETAILS
Riccardo Sartori - street style photographer - Firenze - www.ledetails.tumblr.com Il progetto consiste nel capire come le persone vestono durante la vita di tutti i giorni e cosa le spinge a scegliere determinati capi. Il vestirsi è in un qualche modo un progetto che rispecchia la nostra idendità il nostro umore o il nostro modo di fare. Mi piace la moda e con queste foto fatte in strada vorrei indagare sul processo che spinge le persone a vestirsi.
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ful uno straniero a firenze /\ un fiorentino all'estero
LORENZO
Lorenzo Ciari, 35 anni, sposato con due figli di 7 e 2 anni. Dopo aver conseguito il dottorato in Economia presso l’Istituto universitario europeo e aver lavorato nell’ambito della consulenza economica a Roma, si è trasferito a Londra, dove lavora come economista presso la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Cosa porteresti a Londra di Firenze? Di Londra ci sono tre cose che amo e che porterei a Firenze se potessi. La multiculturalità, i trasporti pubblici e il verde urbano. Londra è una città dove culture diverse riescono, per quanto possibile, a integrarsi e contaminarsi, arricchendo quotidianamente il proprio bagaglio culturale e umano. È una città dove ci si può sempre spostare senz’auto e il sistema di metropolitane consente di liberarsi di notevoli quantità di stress quotidiano. È poi una città dove ovunque trovi parchi e giardini, dai giganteschi Hyde e Regent’s Park ai giardini di quartiere, tutti mantenuti e curati in modo spasmodico dalle amministrazioni di quartiere. Qui puoi passare una domenica coi bambini, fare sport o semplicemente goderti una passeggiata osservando i cervi che liberi abitano Richmond Park. Cosa porteresti a Firenze di Londra? Firenze è casa, e quel senso di appartenenza che tutti i fiorentini possiedono ti porta costantemente a rimpiangerla, a sentirne nostalgia. Di Firenze mi manca la possibilità di riuscire in pochi minuti a passare dal fascino delle vie del centro storico agli ambienti rurali di posti come Monteloro, dove ho ancora la mia casa e cerco rifugio quando possibile. Mi manca il cibo, anche a costo di essere banale. Londra è ricca sotto questo aspetto, ma le polpette di lampredotto di Piazza della Passera non ce le trovi. E poi mi manca lei, che proprio quando me ne sono andato ha comiciato a volare e ad illuminarci gli occhi. Però è venuta a trovarmi da poco, e ha brillato anche a Londra anche se per una sera. Lorenzo Ciari, 35 years old, married and father of two children of 7 and 2. After the PhD in Economy at the European Univesity and a job as economic consultant in Rome, he moved to London, where now works as economist for the European Bank for Reconstruction and Development. What would you take to London from Florence? The multiculturalism, public transports and the green urban areas. London is a city where different cultures succeed in integrating and mixing and you can enrich your own cultural baggage. It’s a city where you can move without using a car and the underground system somehow reduces your daily stress. Everywhere you can find parks and gardens, from huge ones such Hyde Park and Regent’s Park to the neighborhood’s gardens, all of them equally and perfectly kept. You can spend a Sunday there with your children, practice some sports or simply stroll around observing the free deers in Richmond Park. What would you bring from London to Florence? Florence is home and that sense of belonging that all Florentines have leads you to feel nostalgic. I miss to be able to go from the charm of the little streets of the historical centre to the rural countryside in a few minutes. Places such Monteloro, where I still have a house and go whenever I can. I miss food, even if it’s banal to admit it. London has a rich food offer, but when it comes to the lampredotto meatballs of Piazza della Passera you can’t find them. And then I miss her, that started to fly and light our eyes right when I left. But she came to visit recently and she shone in London too, even if only for one night. •
DEVAN
Mi chiamo Devan Daniel Kalathil Palankandi. Sono italo-indiano, nato e cresciuto sull’Himalaya in India, abito a Firenze da 12 anni. Mi sono laureato in media e giornalismo e dopo aver intrapreso diversi percorsi di lavoro, finalmente mi sono dedicato alla mia passione: il calcio. Cosa porteresti dall’India a Firenze? Anche se negli ultimi tempi l’India è in crescita, resta comunque un paese del terzo mondo con una forte differenza tra lo stile di vita dei ricchi e quello dei poveri. Ma anche chi non ha una casa, è molto più felice di tanti italiani. Le persone sono più indipendenti e rischiano di più, non hanno paura di partire e andare lontano per lavoro o per studio. Inoltre l'India ha una grande spiritualità, lì tutto è legato a un dio... al destino... alla speranza che non muore mai. Anche se non sono tutte istruite, le persone sono di una disponibilità immensa. In Italia quelli che sono credenti sono molto più pratici e calcolano tutto alla virgola. Ma non si può mai essere davvero pronti o perfetti. La perfezione non esiste. Cosa porteresti da Firenze in India? La mia esperienza di studio in Italia mi ha fatto conoscere sia i luoghi, che il calcio (che qui è come una religione) e le usanze italiane. L'efficienza e l'ordine sono alcune qualità che possono essere d'esempio per gli indiani. In India tutto viene fatto con una calma pazzesca mentre gli italiani apprezzano e cercano la puntualità e rispettano quasi sempre i tempi di esecuzione. Inoltre avere un minimo di ordine è fondamentale se vogliamo che il sistema funzioni. In India non si fa la fila nei negozi, c'è molto caos e disordine e anche trascuratezza rispetto ai luoghi in cui si abita. My name is Devan Daniel Kalathil Palankandi. I am Italian-Indian, born and raised on the Himalaya in India. I have been leaving in Florence for 12 years. I got a degree in Media and Journalism and after trying several working paths, I finally dedicated myself to my real passion: soccer. What would you bring from India to Florence? Even if in the last few years India has been growing, it is still a country of the third world, with a great gap between the lifestyle of rich and poor people. But even homeless people are more happy than many Italians. People are more independent and they risk more, they are not afraid of going abroad for work or study reasons. Moreover India has got a deeper spirituality. There everything is linked to a god... to destiny... to a never ending hope. Even if many people are not educated, they are incredibly available. In Italy those who believe are much more practical and calculating. But you can never be ready or perfect. Perfection doesn’t exist. What would you bring from Florence to India? Thanks to my study experience in Italy I got to know the places, soccer (that here is like a religion) and the Italian customs. Efficiency and order are some qualities that Indians should learn. In India everything is done with extreme slowness while Italians appreciate and seek punctuality and respect almost always the times of execution of a job. Some order is necessary if we want the system to function. In India there are no queues in shops, there is chaos and disorder everywhere and the places in which people live are often shabby. •
29.
la pagina dell'artista* per il numero XV è a cura di Eduardo Laita eduardolaita.tumblr.com
Sempre mi sono piaciuti l'arte e il design, perciò ho intrapreso il mio percorso professionale attorno al mondo della creatività. Osservo la natura, le persone, i luoghi, le cose che ci circondano e disegno con tanti colori per rappresentare un mondo pieno di diversità. I have always liked art and design, so I have developed my career around creativity. I look at people, \places, things around the world, and I draw with several colours to represent a world full of diversity. www.eduardolaita.tumblr.com Instagram: @elaita .30
Porto turistico Cala de’Medici Rosignano Solvay
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NEI VOSTRI WEEK END AL MARE