FUL | Firenze Urban Lifestyle #16

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anno

03

n• sedici

Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 - Direttore responsabile Riccardo Basile Proprietario Fabrizio Marco Provinciali • Realizzazione grafica Ilaria Marchi

In questo numero:

Treedom

Jonathan Tegelaars WoodenKammer

Fabbrica Europa gente della notte

Short Skin Plush and Safe Godblesscomputers thinks

Bella di notte Ode alla seta

Move On Surf UNUSUAL FLORENCE

1.



Le giornate si sono allungate, è arrivato il caldo, la libertà di svestirsi e un'irrefrenabile voglia di vivere la notte. L'estate non è solo mare, afa e bikini è vagare per le strade al tramonto con i sandali ai piedi, è sorseggiare un cocktail all'Off bar, un gelato da Badiani, una pasta dal pastaio. Cinema all'aperto, piazzale di notte con la musica a palla, pescaia con la tua lei e una bottiglia di vino. Un salto al baretto del Giardino dell'Orticoltura, un barbecue improvvisato alle Cascine. I concerti super affollati, le strade deserte. Il parcheggio sotto casa e le zanzare che ti danno il tormento. La fuga verso il mondo e l'aperitivo alla spiaggetta per raccontarsi le vacanze. Insomma, un'estate a Firenze. Numero estivo speciale, più corposo, più musicale, più originale che mai. Seguiteci su #firenzestate Annalisa Lottini P.s. Veniteci a trovare anche nel sito FUL e nella pagina facebook.

www.firenzeurbanlifestyle.com

FUL *firenze urban lifestyle*

Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 Direttore responsabile Riccardo Basile Proprietario FMP Editore e realizzazione grafica Ilaria Marchi

Ideazione e coordinamento editoriale Marco Provinciali e Ilaria Marchi Se sei interessato all'acquisto di uno spazio pubblicitario: marco@firenzeurbanlifestyle.com • tel. 392 08 57 675 Se vuoi comunicare con noi ci puoi scrivere ai seguenti indirizzi: ilaria@firenzeurbanlifestyle.com ufficiostampa@firenzeurbanlifestyle.com webmaster@firenzeurbanlifestyle.com redazione@firenzeurbanlifestyle.com commerciale@firenzeurbanlifestyle.com

ringraziamenti

Un grazie speciale: a Martina Ricci, Stefano Ricci, Antico Setificio di Firenze, Lapo Pancani, Duccio Chiarini, Federico Garcea, Aroldo production, Tommaso Pucci, Sfera Cubica, l'estate che sta arrivando, il Gelsomino, Sandro Bini, Rari Nantes.



16 p. 8/11

p. 12/13

nel regno di treedom

Il caos artistico di Jonathan Tegelaars

p. 14/15

p. 16/17

verde

musica

Plush and Safe

arte

reportage

Godblesscomputers thinks

bella di notte

p. 18/19

p. 20/21

Short Skin

ricordi D'estate a Firenze

p. 22/23

p. 24/25

La gente della notte non si ferma mai...

surf uno sport per tutti

p. 26/27

p. 28/29

FABBRICA EUROPA

Move On birra e vinili in Piazza Duomo

p. 30/31

p. 32/33

WoodenKammer: a ricevimento dal Moradi.

Ode alla seta

p. 34/35

p. 37

IL PROGETTO UNUSUAL FLORENCE

un fiorentino all'estero

p. 37

p. 38

uno straniero a Firenze

la pagina dell’artista

cinema

reportage

riflessioni sul contemporaneo

arte

mappa

rubrica

pillole

sport

l'altra Firenze

artigianato

rubrica

rubrica


Ilaria marchi

niccolò brighella

Firenze è la mia città. La amo e la adoro. Mi piacciono i vicoli stretti, le realtà nascoste. Girarla con la mia vecchia bicicletta era una cosa fantastica, era, perché adesso me l’hanno rubata, mannaggia!!! Non vi dico l’età ma sono una giovane grafica a cui piace respirare la libertà, mangiare cose buone e ridere con gli amici. •

Nasco il 16 giugno del 1978 in un antico paese della periferia fiorentina. Scrivo il mio primo racconto da bambino, narrando le vicende di un cucciolo di coccodrillo che, per caso e per fortuna, con l’ausilio di una stufetta e delle nevi eterne del Kilimanjaro, genera il grande fiume Nilo. Da allora, in un certo senso, non sono mai più sceso da quella esotica montagna (e mi sono innamorato di stufe e termosifoni). •

Marco provinciali "Il gatto nella foto è Pandoro, il gatto della mia infanzia, periodo in cui alla domanda cosa vorrai fare da grande rispondevo sempre, il paninaio! Cotto e bel paese il mio preferito, anche ora che divido il mio tempo tra Ful e la realizzazione di guide ed eventi gastronomici.” •

Julian Biondi

Jacopo Aiazzi

Sono nato venticinque anni fa nelle “hills” fiorentine, sognando di conoscere in ogni suo angolo quella città che vedevo affacciandomi dal balcone. Cresciuto, mi sono messo di impegno nel mio progetto e sono contento di dire che, nonostante il parer comune, Firenze riesce sempre a stupirmi. Sono un laureando in “Media&Giornalaio”, amo leggere qualsiasi cosa e vorrei scrivere di qualsiasi cosa. Per ora non posso che definirmi: “studente per vocazione, barman per necessità e cazzeggiatore di professione”. •

Nasco a Fiesole alle 5:30 di mattina del 23 settembre 1985, con una mano sopra la testa e dal peso di 4kg e passa. Più fastidioso di così non potevo essere. Sono nato il giorno in cui è morto Giancarlo Siani, un giovane giornalista di ventisei anni ucciso dalla camorra a Napoli. Oggi ho la sua età e ancora non ho assimilato tutte le sfumature che il giornalismo può assumere. L'unica cosa di cui sono consapevole è il desiderio di coltivare questa conoscenza. Più appassionato della scrittura in quanto tale che dal giornalismo, apprezzo ogni forma di quest'arte. La cosa che più mi codifica come italiano è l'amore per la pastasciutta, con qualsiasi sugo. •

S i lv i a B r a n d i Nata a Firenze Torregalli il 28 settembre 1987 (Bilancia ascendente Sagittario), di residenza isolottiana ma scandiccese d'adozione, a 20 anni decide che ha voglia di farsi qualche giro e passa 3 anni fra Londra, l'Australia e Parigi. Adesso è a Firenze in pianta semi stabile perché nella vita non si può mai dire. Per FUL traduce gli articoli in inglese, vivendo così nella paura che gli articolisti sentano nella traduzione stravolto il significato delle loro parole e l'aspettino sotto casa. Il traduttore è un mestiere duro ma qualcuno deve pur farlo. •

redazione mobile .6

Annalisa Lottini Pisana di nascita e fiorentina di recente adozione, arriva a FUL tramite il tip tap. Ama i libri e il loro mondo, la danza in tutte le sue forme e stare in compagnia. Lavora nell'editoria barcamenandosi tra mille passioni e impegni. Nei ritagli di tempo corregge le bozze di FUL in una attenta e faticosa caccia al refuso. •

m a r ta p i n t u s Inizia a scrivere a 6 anni con una poesia che recitava: “Il mondo è fatato, fatto tutto di gelato, con tante caramelle fatte tutte di frittelle (…)”. Nel corso della vita abbandona la poesia per dedicarsi alla prosa, senza però mai rinnegare la visione infantile. Lavora un anno a Barcellona come giornalista di viaggi, scoprendo che la sua poesia altro non era che un reportage: una descrizione dell’essenziale che, come disse la volpe, è invisibile agli occhi. •

La nostra redazione è in completo movimento, composta da fiorentini autentici e da coloro che hanno trovato a Firenze la loro seconda casa. La centrale operativa è nella zona Sant'Ambrogio ma l’occasione di incontri e riunioni è sempre una


jacopo visani

riccardo sartori

"Non studio, non lavoro, non guardo la tv, non vado al cinema, non faccio sport. @JacopoVisani.•

Ventitré anni, amante degli spostamenti, nasco ad Arzignano, cresco a Vicenza, studio a Ferrara ed ora Firenze. Compagna di viaggio la macchina fotografica o meglio, la Fotografia. Una passione nata da un regalo che desidero trasformare in lavoro. Mia caratteristica è non essere bravo in niente, ma impegnarmi in tutto per ottenere il miglior risultato. La foto più bella? La prossima... •

Renzo Ruggi Nato ai piedi del Monte Amiata 24 anni fa. Studente di comunicazione all’Università di Firenze. Adoro scrivere, specialmente quando ho qualcosa da dire. Mi interesso di moda e costume, e amo l’artigianato in ogni sua declinazione. Per velocizzarmi, corro. Se rimane un po’ di tempo, realizzo oggetti in pelle e cuoio. •

to m m a s o pac i n i

m a rco fa l l a n i

Nato a Firenze 31 anni fa. Fin da piccolo manifesta uno spiccato interesse nei confronti delle immagini offerte dal mondo che le circonda. Durante l'adolescenza inizia ad entrare in confidenza con l'apparecchio fotografico e al momento dell'iscrizione all'università, decide di approfondire la sua passione iscrivendosi al corso di laurea in Grafica e Fotografia sotto la facoltà di Architettura di Firenze. Laureatosi con il massimo dei voti che poteva permettersi, decide di emigrare a Londra dove vive per quattro anni tra foto, tavoli di ristoranti e clubs fino a quando non ha deciso di rimpatriare a Firenze pochi mesi fa. •

Amo il cibo, il vino e il sole, odio quasi tutto il resto. Proprio in questo "bel paese", io ci trovo tutto questo. Per tre volte son scappato dalla piccola Firenze che alla fine ho sempre amato ma comunque torno sempre. •

M a r t i n a S c a p i g l i at i Quello della Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell’Italia Settentrionale a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento. Gli Scapigliati erano giovani tra i venti e i trentacinque anni, nutriti di ideali e amareggiati dalla realtà, propensi alla dissipazione delle proprie energie vitali. «…tutti amarono l’arte con geniale sfrenatezza; la vita uccise i migliori » (in introduzione, La Scapigliatura e il 6 febbraio, Sonzogno, Milano, 1862). Martina nata nel 1985. Sa leggere la musica, ama scrivere e cantare, è Dottoressa Magistrale in Giurisprudenza. Vive a Firenze col suo adorato Jack Russel Napoleone, di anni 8. •

Un ot r e z e ro ci n q ueuno Nasco il 17. Di venerdì. Fino a 15 anni mi prendo sul serio, poi smetto. Passo la maggior parte del mio tempo in teatro, sul palcoscenico, in platea e in ufficio, a cercare un nesso convincente tra i dialoghi di Eduardo e il TFR. Vivo a Firenze da 10 anni e traslocando di casa in casa per circa 12 volte, ho imparato a conoscere tutte le vie. Anche quelle piccole, tipo Via d'Ardiglione. Nella vita avrei voluto fare la cantante, ma a 10 anni la maestra del coro mi disse TU LAGGIù, FAMO CHE MòVI SOLO LA BOCCA, SENZA SòNO. Non mi sono mai più ripresa e per questo profondo instancabile potente senso del continuo fallimento, faccio l'attrice.•

buona scusa per approfittare di una visita ai vari gestori di bar o locali che ormai da anni conosciamo. Una redazione mobile che trova nel supporto della rete il collante necessario per la realizzazione di ogni nuovo numero.

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FUL verde

Nel regno di

Treedom

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Avventure nate per gioco che diventano un’impresa eco-sostenibile. Storia di due giovani fiorentini che rendono il mondo piÚ verde. Testo di Annalisa Lottini, foto di Treedom


F

irenze, due studenti di scienze politiche con la passione per Farmville sono riusciti in quella che è davvero una impresa ecosostenibile: si chiama Treedom e si occupa di neutralizzare le emissioni di CO2 di aziende e privati cittadini piantando alberi in tutto il mondo. Loro sono Federico Garcea e Tommaso Speroni. Dopo la laurea hanno lavorato per una startup di biocombustibili, poi il successo di una cena a impatto zero gli ha fatto scoprire le enormi potenzialità di questo mercato. Da lì grazie al sostegno dell’Incubatore Tecnologico di Firenze, a piccoli passi, con coraggio e un po’ di fortuna nel 2010 sono riusciti a fondare Treedom. Nel primo anno i due soci si dividevano i compiti di reperire clienti e piantare gli alberi. Ma gestire la manodopera in nazioni come Camerun, Argentina, Senegal, Malawi, Burkina Faso e Kenya era molto difficile senza una approfondita conoscenza del territorio e una presenza costante. Per questo hanno cominciato a collaborare con le ONLUS locali che già si occupavano di riforestazione. Con gli anni il numero di collaboratori, progetti e clienti è cresciuto. Adesso Treedom dà lavoro a sedici giovani, in una nuova sede più spaziosa dove in pausa pranzo si annaffia l’orto o si gioca a calcetto. L’ambiente di lavoro è rilassato e gli orari flessibili, ma l’impegno e la passione irrefrenabili. Recentemente sono nati alcuni progetti di riforestazione in territorio nazionale, come la piantagione di agrumeti nei terreni

ENGLISH VERSION>>>>

Florence, two students of Political Science with a passion for Farmville succeeded in a real eco-sustainable enterprise: it’s called Treedom and its goal is to neutralize business and private’s CO2 emissions by planting trees all over the world. They are Federico Garcea and Tommaso Speroni. After graduating they worked for a biofuel’s start-up and discovered the great potential of this market. Thanks to Incubatore Tecnologico of Florence, with a bit of luck and a bit of bravery they founded Treedom in 2010. During the first year the two partners in business tried to find clients and plant the trees, but it was hard to deal with manpower in places like Camerun, Argentine, Senegal, Malawi, Burkina Faso and Kenya so they started cooperating with local noprofit organizations. Since then, the number of collaborators, projects and clients has increased and now Treedom gives work to sixteen young people in a brand new spacious office. They have also developed some reforestation projects on the national territory, like the ones on the Mafia seized lands in Scampia, on Vesuvio and in Catania. Internationally they have opened a new branch in Kenya and they’re now trying to penetrate the North American market. Among the most important clients there are: Enel, H&M, Unilever, Volkswagen, Sofidel, AXA, Jovanotti, 3M, Michelin, Gruppo L’Espresso, Mercedes-Benz and many others. On the website, www.treedom.net, it is possible to calculate the impact of our long and short journeys (for example, a return flight from Buenos Aires to Florence equals to 3.205,28 kg of CO2 emissions while catching the tram from Scandicci to Florence is around 2,64 kg of CO2 per day), but also our daily consumption of water, gas and light. If you think your lifestyle has a hard impact on the environment, you can choose your favourite tree and ask them to plant it for you. There’s the giant baobab of Burkina-faso (4,000 kg of CO2), jatropha of Malawi (25kg of CO2), as well as mango, orange, cocoa and lemon trees (etc). Once the seed has been planted, the tree is geolocalized and you can follow its growth through mail updates. Federico and Tommaso are always looking for new initiatives, though. We are sure they will have news very soon!• 9.


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confiscati dalla mafia di Scampia, e di oliveti sul Vesuvio e a Catania, grazie alla collaborazione con l’associazione Libera Terra. In ambito internazionale invece hanno aperto una sede a Kisi in Kenya e stanno tentando di penetrare nel mercato nord americano. Tra i clienti più importanti: Enel, H&M, Unilever, Volkswagen, Sofidel, AXA, Jovanotti, 3M, Michelin, Gruppo L’Espresso, Mercedes-Benz e molti altri. Ma la neutralizzazione dell’impronta di carbonio non è riservata solo alle grandi aziende, ciascuno di noi può calcolare qual è l’impatto ambientale del proprio stile di vita e decidere di neutralizzarlo. Pensate che un viaggio in aereo andata e ritorno da Firenze a Buenos Aires equivale a 3.205,38 Kg di emissioni di CO2. Certo, in questo caso si tratta di una distanza considerevole ma anche prendere la tramvia da Scandicci a Firenze ha un suo peso, parliamo di circa 2,64 Kg di CO2 al giorno. Sul sito Treedom.net è possibile non solo calcolare l’impatto dei nostri piccoli e grandi spostamenti ma anche dei consumi di acqua, gas e luce e dei lussi che ci concediamo quotidianamente

(andare a mangiare fuori, dormire in hotel, guardare la tv, ecc...). Se pensate che il vostro stile di vita abbia un effetto eccessivo sull’ambiente o semplicemente volete fare colpo sul vostro compagno/a, basta scegliere che albero piantare. Si va dal gigantesco baobab in Burkina Faso (4.000 kg di CO2) al jatropha in Malawi (25kg di CO2), un arbusto perenne e velenoso dal quale però si ricava olio combustibile. Sono disponibili anche alberi di mango, mandarino, mangrovia, karité, mimosa africana, moringa, arancio, caffé, limone e cacao. Il più economico è la mangrovia, 5,90 euro e il più costoso è il baobab, 49,90 euro. I più richiesti: il mango, il cacao e il baobab. Un volta piantato il seme, l’albero sarà geolocalizzato e potrete seguire la sua crescita attraverso aggiornamenti mail. Ma un sogno tira l’altro e Federico e Tommaso sono sempre alla ricerca di nuovi spunti e iniziative. Nella mente la realizzazione di un progetto per le aree verdi di Firenze in primis e poi di tutte le città d’Italia... Torneremo sicuramente a trovarli e siamo sicuri che sentirete ancora parlare di loro. •

www.treedom.net

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FUL arte

Il caos artistico di

Jonathan Tegelaars Testo e foto di Niccolò Brighella

J

onathan Tegelaars è uno degli artisti più stimolanti del panorama cittadino. Principalmente interessato all’espressività cromatica del collage, ma anche alla pittura e alla fotografia, Jonathan, nato a Firenze nel 1988, assorbe i numerosi stimoli esterni e li rielabora attraverso un lungo processo creativo che costituisce il fulcro stesso della sua opera. Abbiamo approfittato della mostra Scissioni Inverse, a ContestaRockHair per parlare con lui. Anni fa, quando ti ho conosciuto al Montanina Summer Kunst, dipingevi, e l’anno scorso ho avuto l’onore di vedere la tua mostra di fotografie in bianco e nero realizzate alla Specola, ma da tempo la tua principale forma espressiva passa attraverso collage policromatici, ricchissimi di elementi perfettamente armonizzati, come sei arrivato a questa soluzione?

«Il collage è insieme al disegno la mia prima forma di espressione: ho cominciato quasi dieci

anni fa. Studiando pittura ho avuto la fortuna di viaggiare in tante capitali, e nei miei quaderni, oltre alle copie dei musei, si accumulavano pezzi di carta: biglietti, foglie seccate, flyers di

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ENGLISH VERSION>>>>

locali, testimonianze del viaggio. Come coi disegni ho fatto “uscire” questi ritagli dai quaderni e i collage sono diventati lavori a sé stanti. Inizialmente mischiavo pittura, elementi vegetali, carte colorate, poi gradualmente mi sono spostato sull’immagine stampata, fotografica e tipografica». C’è stata un’evoluzione nel tuo modo di realizzare i collage, un mutamento iniziato forse al Killabros TV di Galiga che si è poi concretizzato nei collage dai colori dominanti a ContestaRockHair...

«L’evoluzione nel mio lavoro procede per salti. Un salto è avvenuto nella

preparazione della mostra per il Pop Café la scorsa estate. Ricordo di essermi documentato molto su numerosi autori di collage contemporanei. Capii di dover cambiare il modo di selezionare le fonti dalle quali attingevo, e di ritagliare e associare i pezzi scelti. Uno di questi collage, infatti, è stato usato per il flyer del Killabros di Galiga». Stai esponendo a Contesta, quali sono prossimi progetti in cantiere? «Per l’esposizione a Contesta ho scandagliato tre diversi modi di fare collage: nella prima parte ho esposto quelli ispirati dalla poesia visiva intrapresa dai movimenti fiorentini degli anni ‘60/’70, per i quali ho collaborato con Millelemmi in veste di paroliere. Nella seconda parte ho organizzato un caos di strane creature ispirato dal Giardino delle delizie di Bosch e dalla Caduta degli angeli ribelli di Brueghel. Infine è presente la serie di collage dai colori dominanti, come li hai giustamente chiamati. Penso innanzitutto di esplorare e sviluppare ancora questi tre filoni, sui quali sento di essermi appena affacciato. E poi, forse, sarò pronto per un altro salto!». •

Jonathan Tegelaars is one of the most interesting artists of the local scene. Born in Florence in 1988, Jonathan is mainly concerned with the cromatic expressivity of collage. He absorbs the various external stimuli and turns them into the core of his works thanks to a long creative process. We had the chance to interview him at Scissioni Inverse, held in ContestaRockHair. Years ago, when I met you for the first time you were painting, last year I saw your photo exhibition at La Specola but it’s been a long time since you started to experiment with collage. How did you get there? «Collage together with drawing are my first expressive means: I started almost ten years ago. While studying painting, I travelled to many big cities and gathered in my notebooks pieces of paper, dried leaves, flyers on top of my drawings. At some point they became works of art in their own». There is an evolution in your collages... «My work evolves through leaps. One happened during the preparation of my exhibition at Pop Café last summer. I studied several contemporary collage artists and I understood that I had to change the way in which I chose my sources and I cut and composed the selected pieces». Do you have any future projects, after the exhibition in ContestaRockHair? «In Contesta I tried three different ways of making collages: in the first one I drew inspiration from the visual poetry of the ‘60/’70’s Florentine movement. In the second, I composed strange creatures in a chaotic scene inspired by The Garden of Earthly Delights by Bosch and The Fall of the Rebel Angels by Brueghel. In the third one there is the preponderance of dominant colours. Once I will have exploited these three paths completely, I will be ready for another leap!». •

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FUL musica

Plush and Safe Godbless computers thinks Testo di Marta Pintus foto Gabriele Chiapparini e Gianluca Zannoni

guarda il video

I

l 12 maggio è uscito Plush and Safe, l’ultimo disco di Godblesscomputers edito da Tempesta Records e Fresh Yo!. Lorenzo ed io ci conosciamo da un po’, ma era tanto tempo che non ci sentivamo. Questa intervista è stata più una chiacchierata intima con un vecchio amico che l’incontro con uno degli artisti più interessanti dell’attuale panorama italiano di musica elettronica. Plush and Safe conferma non solo la sua grandezza artistica ma anche la sua evoluzione musicale e spirituale. Plush and Safe, il tuo ultimo disco, come lo descriveresti? Plush and Safe non è un disco pigro, è qualcosa che avevo bisogno di fare, volevo raccontare delle storie ed esprimere sensazioni... Sono d’accordo. Una cosa che ho notato subito dopo aver ascoltato il disco è il divario che c’è con Veleno (il disco precedente, ndr), sia per quanto riguarda ciò che racconti che per le emozioni che riesci a trasmettere… è un disco profondamente intimo. È un disco più autobiografico di Veleno, che invece raccontava un percorso di suoni nei quali perdersi. Questo ha una struttura differente. È composto da più tracce: in parte ho mantenuto il mio stile, i miei suoni e il mio approccio malinconico, ma mi sono misurato anche con pezzi e ritmiche differenti, come Somewhere away from me che è suonato solo col piano e non ha batteria. Il piano elettrico è molto presente nel disco. Cosa ti ha avvicinato tanto a questo strumento? Il piano elettrico ha delle sonorità che mi piacciono molto, forse perché viene utilizzato nella musica soul. Emotivamente parlando è lo strumento con .14

ENGLISH VERSION>>>>

Plush and Safe, the last disc by Godblesscomputers, edited by Tempesta Records and Fresh Yo! has been published on 12th May. I met with Lorenzo, an old friend of mine, for a chat. His last album is a confirmation of his talent and represents an evolution in his work as an artist. How would you describe Plush and Safe? It wasn’t made out of boredom. It’s a disc I really needed to do. I had stories to tell, emotions to express. I perfectly agree. It’s much more personal. It’s more autobiographical than Veleno, my previous album, that was more like a journey of sounds in which you could get lost. This one has got a different structure. I measured myself with different rhythmics and songs. For example, Somewhere away from me, is just piano, no drums. The electric piano is very present in the disc. Why did you turn to it? I like its sound a lot, maybe because is used in soul music. Emotionally speaking, it’s the instrument with which I can express myself better: when I was a child I played it for many years. In my


tour there’ll be one on the stage. The name Plush and Safe is freely inspired from Basquiat’s writing: «Plush safe he think». Why? Basquiat is a fascinating artist but not more than others and my disc is not inspired by him. The name came browsing a book with his first works. The sentence aimed to criticize the human beings’ search for security and stability. He thinks that keeping everything under control inhibits creativity, as if the necessary premise for being creative is never being secure and calm. The sentence perfectly described the period I was living. New uncertainties entered my life and loosing control was a stimulus to create something different. Closer is the first single and one of my favourites... It’s the first one I composed. Last summer has been a tough time in my life, it’s set a before and after. Closer reflects this feeling. It’s a piece I like very much and every time I listen to it, I am surprise that it’s mine. It’s like it existed already before I wrote it. That’s so michelangiolesque... Maybe... I have the impression that all the pieces of Plush and Safe existed already, they were echoing in my head, they were emotions that were trying to find a shape.•

cui riesco meglio ad esprimermi e che sento più vicino: da bambino l’ho suonato per molti anni. Nel live che presenterò in questo tour ce ne sarà uno sul palco. Il nome Plush and Safe si ispira liberamente ad una scritta di Basquiat che recita: «Plush safe he think». Come è nato questo collegamento? In realtà Basquiat è un artista che mi affascina ma non più di altri e nel disco non mi ispiro alle sue opere. Il nome è nato mentre stavo sfogliando un libro con alcuni dei suoi primi lavori. L‘obiettivo della frase era quello di criticare la perenne ricerca di sicurezza e stabilità da parte degli esseri umani, perché, a suo avviso, tenere tutto sotto controllo non ti permette di creare, come se il prerequisito necessario alla creatività fosse non essere mai tranquillo e sicuro. La frase si adattava molto bene al periodo che stavo vivendo sia emotivamente che umanamente: nuove insicurezze sono entrate nella mia vita e questa perdita di controllo mi ha dato stimoli per creare cose differenti. Per questa ragione Plush and Safe è un disco molto sentito, intimo e ogni brano rappresenta un momento particolare dell’ultimo anno. Closer è il primo singolo del disco, di cui il 6 maggio è uscito il video. È sicuramente uno dei pezzi dell’album che preferisco, lo trovo molto coinvolgente ed emozionante, me ne parleresti un po’? È un pezzo al quale sono molto legato ed è il primo che ho composto di questo album. L’estate scorsa è stata per me un periodo molto difficile, ha segnato una linea di demarcazione, un prima e un dopo. Closer rispecchia a pieno questo sentimento. È un pezzo che mi piace davvero tanto e ogni volta che lo riascolto mi emoziona e mi stupisco di averlo scritto io. È come se fosse esistito già prima che lo componessi… Un’affermazione molto michelangiolesca… Be’ un po’ sì ed è una cosa alla quale ho pensato molto in questo periodo. Ho come l’impressione che tutti i pezzi di Plush and Safe esistessero già, cose che risuonavano nella mia testa, emozioni che in qualche modo dovevano trovare una forma, un canale espressivo che, nel mio caso, è la musica. Durante l’estate 2014 ho buttato giù tante idee e le ho lasciate sedimentare, fino a che non ho sentito che era arrivato il momento di riprenderle in mano e costruirci intorno il disco. Come è nata la collaborazione con Francesca Mati? • Leggi il resto dell'intervista su www.firenzeurbanlifestyle.com

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FUL reportage

bella di notte intervista a una lucciola Testo Jacopo Aiazzi, foto di Sandro Bini www.sandrobini.it

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egli ultimi anni si è dibattuto molto sulla condizione delle prostitute e in questi giorni la questione è tornata in prima pagina. Un gruppo trasversale di 70 deputati e senatori ha proposto una sorta di “manifesto” bipartisan per riformare la legge Merlin. La proposta prevede la riapertura delle case chiuse in localizzate “zone rosse”, la partita Iva e l’obbligo per i clienti di indossare il preservativo. Sarebbe il secondo grande cambiamento dagli anni Cinquanta quando sono stati aboliti i “bordelli di Stato” e così siamo andati a intervistare una “bella di notte”. Da quanti anni fa il mestiere e come ha cominciato? Sono cittadina extracomunitaria, ho iniziato lavorando in un night. Sono stata sposata due volte. Ho cominciato a prostituirmi dopo la seconda separazione. Ho avuto un periodo molto difficile, tormentato, ma oggi vivo bene, da sola. Spero di guadagnare tanti soldi per la vecchiaia, per quando il mio corpo non sarà più un’attrazione.


Dove lavora? Da quasi cinque anni in una località di provincia, sulla strada. Faccio anche molti clienti a domicilio. Sono i migliori, quelli che pagano di più: dai 300 ai 500 euro per due o tre ore. Ogni tanto c’è qualche festino… Non ha paura? Gira cocaina o altre droghe in questi “festini”? Per precauzione memorizzo sul mio cellulare il numero del cliente. In genere sono uomini abbastanza facoltosi che diventano habitué, alcuni hanno problemi erotici, ma dico subito che non accetto volgarità basate sulla violenza, né eccitanti a base di droghe. Bevo solo acqua che mi procuro da sola, per evitare sorprese. C’è qualche cliente particolare che le è rimasto impresso? Chi fa il mio mestiere deve essere a prova di riservatezza. Comunque ci sono clienti giovani, spesso poco dotati, ma sono più numerosi i “nonnini”, ultrasessantenni che vogliono fare sesso perché la moglie non li soddisfa più. In genere con questi clienti bastano poche coccole per accelerare l’orgasmo. Certo, ogni tanto trovo gente depravata. Ti chiedono di fare la pipì, di metterti in una certa posa, il cosiddetto “vizietto”, ti propongono di più se si tralascia il “guanto”. Come funziona il mercato a Firenze? Ho letto molti articoli sulla questione, ma non è mai citato il discorso di chi stabilisce le zone e gli alloggi rifugio. È una spartizione rigida, contrattata. Ogni metro di strada di determinate zone viene assegnato pagando una tariffa in base alle caratteristiche somatiche della lavorante. Da sempre ci sono le bande che si spartiscono il territorio, ma è un gruppo italiano che comanda e si affida alle varie organizzazioni straniere. L’italiano è l’unico che può garantire una base logistica e seguire la gestione dei soldi. Gli affitti sono cari e si cambia casa ogni 28 giorni circa. Spesso vengono scoperti gli alloggi-alcova, ma non si legge mai il nome di un proprietario o di un’agenzia. Riservatezza totale. Secondo lei, quanti sono gli alloggi disponibili in provincia? Non tengo la contabilità, non mi interessa. Tuttavia nel mio giro le voci corrono e si parla di una settantina di alloggi o forse più. La metà di questi sono fissi, gli altri sono saltuari. Un lavoro di ricerca affidato a persone introdotte e poi gestito soprattutto da trans o gay. Loro, per me, sono stati finora i più affidabili. Come si può eliminare la prostituzione dalle strade? Cosa ne pensa della nuova proposta di legge? Ho girato diverse nazioni. Solo con le case chiuse e leggi rigorose, che vengono fatte rispettare, si può vincere non una guerra, ma una ragione di civiltà. Credo, però, che ci siano tanti interessi nel lasciare le cose come stanno. In Italia sulla prostituzione in strada ci vivono più persone di quanto si pensi. Ci sono le poverette che dormono negli alberghi, i loro protettori, le spese legali, gli studi medici e di laboratorio d’analisi, i taxi. Tutto un giro che conta migliaia di ragazze e trans. È un lavoro molto pericoloso e spesso siete vittime di abusi e violenze. Come vi difendete? Il controllo ferreo del territorio da parte delle bande è il rimedio più efficace. Col cellulare non solo si avverte quando si sale sull’auto del cliente, ma c’è un vero e proprio

lavoro di squadra, le amiche sono pronte a segnalare a chi è di guardia ogni minimo sospetto, a prendere nota della targa. Spesso più che di violenza fisica siamo vittime di scippi o rapine. Perché ha scelto di rispondere alle nostre domande? Me lo ha chiesto il legale al quale mi sono rivolta in momenti difficili. Ho testimoniato in processi contro organizzazioni pericolose di sfruttatori internazionali che adesso sono in carcere. Non dico dove, ma ho rischiato la vita. Se proprio devo uscire di giorno, indosso parrucca e occhiali da sole. Non ho protettori; mi proteggo da sola. • Scoprite i retroscena dell’intervista sul nostro sito

ENGLISH VERSION>>>> ENGLISH VERSION>>>>

When did you start working as a prostitute and how? I’m an immigrant, I started working in a night-club. I got married twice and after the second separation I became a prostitute. I went through very hard times, but now I’m ok, by myself. I hope to make a lot of money, I’ll need it when I’ll be old and my body won’t be attractive anymore. Where do you work? I’ve been working for 5 years in a village, on the street. I also work at some of my customers’ places, they’re those who pay more: from 300 to 500 euros for two-three hours. Sometimes there are parties... Aren’t you afraid? Are there cocaine or other drugs at the parties? I always save the customer’s number on my mobile. They’re usually quite wealthy people which become habitués, some of them have erotic issues but I immediately make clear that I won’t accept vulgarities based on violence or drugs. I only drink water I take with me from home. Is there someone who impressed you more than others? There are young guys, often bad-endowed, but the most part are over-sixties. They don’t have sex with their wives anymore. Sometimes I find perverted people. They ask you to pee, to stand in a particular pose and offer more money not to use the condom. How does this market work in Florence? There’s a stiff and contracted division. Every metre of street in designated areas is assigned by paying a rate based on the somatic characteristics of the worker. There have always been gangs dividing the territory, but the Italians hold control. They are the only ones who can deal with money and accommodation. Rents are high and we have to change apartment every 28 days. When a place is discovered the name of the owner or the agency never comes out, total secrecy. How many accommodation there are in the province of Florence? I heard there are seventy, or more. Half of them is steady, the other half occasional. The research work gets committed to some introduced people and then is managed by trans and gays. To me, they’re the most reliable so far. How can we cancel prostitution from the streets? What do you think of the new law proposal? I have lived in different countries and only if there are rigid laws and designated brothels you can have civilization. I think there are a lot of interests in leaving the things as they are now, more people than you imagine profit from it: prostitutes sleeping in hotels, their protectors, legal expenses, medical practices, analysis, taxis... It’s a dangerous job and you’re often victim of abuses or violence. How do you defend yourselves? The most effective remedy is territory control operated by gangs and team work: girlfriends are always ready to signal suspects to the “manager on duty”. But there are more robberies and muggings than physical violence. Why did you answer our questions? My lawyer asked me to do so. I testified in trials against dangerous organizations and some people are in jail now. I risked my life. When I get out during the day I wear wig and sunglasses. I have no protectors, I protect myself. •

17.


Short Skin crescere cambiando pelle

Testo Annalisa Lottini, foto tratte dal film

D

al 23 aprile è al cinema Short Skin, l’esordio cinematografico di Duccio Chiarini, giovane regista fiorentino di origini pisane, che si era fin’ora cimentato solo con dei cortometraggi e un documentario. Il suo progetto è stato selezionato insieme ad altri due dalla Biennale College di Venezia ed è stato finanziato con un micro-budget di 150.000 euro e realizzato in tempi da record: 7 mesi per finire di scrivere la sceneggiatura, fare i casting, girare, montare, postprodurre. Nonostante queste evidenti limitazioni e alcune ingenuità, Short Skin, è stato accolto molto bene sia da pubblico che da critica ed è riuscito ad arrivare nelle sale cinematografiche. Potrebbe sembrare scontato, ma in realtà per una pellicola che esce dalla Biennale e che è autoprodotta, non lo è affatto. Non è scontato che succeda in Italia con la contrazione del numero delle sale e del suo pubblico, né che succeda nei cinema di altre 15 nazioni. Un successo inaspettato che ha travolto regista e cast e che li sta portando in giro per il mondo. Il film ha partecipato al Festival di Berlino e nelle prossime settimane uscirà a Seattle, New York, Parigi. Prossimamente in Grecia, Norvegia e molti altri paesi.


l’idea di mostrare che il sesso maschile, il cosiddetto sesso forte, ha le sue fragilità. E farlo ambientando Nel cuore del film

la storia tra i giovani d’oggi, che sono poi i giovani di sempre, cambiano solo le maschere e i vestiti che si indossano per difendersi dal mondo esterno e dalle proprie paure e insicurezze. La storia di Edoardo e del suo problemino, quella pelle prepuziale troppo poco elastica per lasciargli godere le gioie dell’autoerotismo e del sesso, è una storia tanto intima quanto universale. La consulenza di psicologi e sessuologi che lavorano nelle scuole è stata preziosa per capire quanta e quale pressione ricevono oggi i ragazzi rispetto alle loro performance sessuali. Si dà per scontato che tramite internet e la tv sappiano già tutto, ma la prima volta rimane sempre la prima volta. E il timore di essere giudicati quando si è davanti all’altro sesso non scompare mai.

Crescere significa non solo accettare di avere un problema ma anche di doverlo risolvere.

E per Edo l’unica soluzione è la tanto temuta operazione. Con la sensibilità che lo contraddistingue, saprà farsi coraggio per affrontare tutte le sue paure e finalmente partire, con il sorriso sulle labbra, per andarsi a conquistare ciò che gli spetta.

Gli attori sono quasi tutti alla prima esperienza e fisicamente si allontanano dai canoni della perfezione oggi tanto sbandierati al cinema e in tv. Non sono né troppo magri, né troppo grassi. Né troppo chiacchieroni, né troppo silenziosi. Sono veri, perfettamente imperfetti. Chiarini è stato accostato al Virzì di Ovosodo, paragone certo lusinghiero ma nel quale si ritrova fino a un certo punto. Duccio lo adora, i suoi film lo hanno emozionato e fatto piangere. Ci sono elementi comuni come l’ambientazione, un certo tono dolce amaro e persino una spiccata somiglianza fisica fra i personaggi, ma per lui sono cose un po’ esteriori. Short Skin affronta tematiche diverse e in realtà prende a riferimento il cinema francese degli anni ‘70; in particolare la pellicola Un amore di gioventù. L’ispirazione originaria del soggetto oltre che essere autobiografica è stata tratta da una graphic novel di Gipi, LMVDM - La mia vita disegnata male, che il regista ha avuto modo di discutere con Gipi stesso quando ancora non c’erano i fondi per realizzarlo. Si sono incontrati un giorno, per caso, sul treno. E il consiglio del fumettista è stato di girarlo, anche con una videocamera digitale. Magari proprio a Pisa, a casa della nonna. Il sogno si è avverato – i dettagli sono stati un po’ diversi – ma rimangono ancora tante cose da fare: seguire il cruciale momento della distribuzione, partecipare alle prime nazionali e internazionali, rilasciare interviste... e per il futuro, l’idea di un nuovo film che spera di girare l’anno prossimo. Intanto Short Skin è al cinema. Buona visione! • www.shortskin.it

ENGLISH VERSION>>>>

Short Skin, in cinemas from 23rd April, is the first movie by the young Florentine director Duccio Chiarini. His project was selected by Biennale College Venezia and realized in a very short time (only 7 months) and with a micro-budget (150.000 euros). In spite of these limitations and some inaccuracies, Short Skin has been very well received both by the critic and the public and arrived to the movie theatres. Not only to the Italian ones, already a big success for an auto-produced project, but also into other 15 countries. At the core of the movie, the idea that the male sex, the strong one, has got his weaknesses. Edoardo and his little problem, a short foreskin, makes it impossibile for him to enjoy masturbation and sex. The advice of psychologists and sex specialists who work in schools has been precious to understand the pressure the teenagers have on their sexual performances. It’s easy to give for granted that they know everything from the internet or the tv, in reality the fear to be judged by the other sex is always present. Growing up is admitting to have a problem and also accepting its solution. For Edo, the only solution is the dreaded surgery. But with his sensibility, he will find the courage to overwhelm his fear and conquer what he wants. The actors are almost all at their first experience. Physically they are far from the beauty canon proposed by tv and cinema. They are full of imperfections, and so real. Chiarini has been liken to Virzì and his movie Ovosodo. A flattering comparison that has got some truth but Duccio’s reference is not the Italian cinema, it’s more the French cinema of the 70s and in particular a movie called Un amore di gioventù. The original inspiration for the subject came in part from his autobiographical experience and in part from a scene by Gipi’s graphic, LMVDM - La mia vita disegnata male. Inspiration that Duccio had the opportunity to discuss directly with the cartoonist. Now that his dream has come true, there are still many things to do and plans to make for the future. In the meantime Short Skin is in the cinemas! •

«Chiarini racconta per tocchi precisi e delicati, sa fare cinema bene e dimostra una notevole sensibilità psicologica e ambientale, conosce l’arte del racconto». Goffredo Fofi 19.


Ubriachi di felicita 9 Luglio 2006. Mi ero appena diplomata e l'Italia vinceva i Mondiali. Con i miei amici, appena finita la partita, ci siamo fiondati in piazza Poggi, rigorosamente in due in motorino. Ricordo un immenso, bellissimo casino. Strade e piazze piene di gente. Clacson che suonavano, Seven Nation Army dei White Stripes... Eravamo ubriachi di felicità. E di Tennent's.

Il rospo dell'ennesima estate

Estate 2013. Primi giorni di lavoro al Rivalta Cafè. A suon di comande da dieci spritz alla volta cercavo di ingoiare il rospo dell'ennesima estate passata a fare da bere alla gente. Un giorno arriva Lei, la nuova cameriera. Quella sera ci dividemmo una bevuta sulla spalletta dell'Arno. Ora ci dividiamo un appartamento ed uno Yorkshire.

Senza alcuna menata. Nessun bisogno di fissare, anche se ci andavi da solo, trovavi subito qualcuno con cui stare in compagnia, in una bolla verde, lontano dalla luce e dall’afa del giorno. Bottiglie da casa senza alcuna menata. Poi Verdena, Elio e le storie tese, Ottavo Padiglione, Carmen Consoli e tanti altri che, anche se non ti piacevano, te li guardavi comunque volentieri perché erano tutti rigorosamente gratis. Senza l'Anfi, siamo diventati di colpo tutti un po' più vecchi.

Capelli rosso fuoco Da ragazzo frequentavo spesso il Forte Belvedere. All’epoca c'erano varie mostre, come quella di Botero, e andavo lì con i miei amici anche solo per passarci il pomeriggio. Un giorno stavamo seduti lungo le scalinate nel grande corridoio di accesso, cercando riparo dall’afa, e la luce era un coltello luminoso che tagliava l’aria cupa e ombrosa. Una ragazza coi capelli rosso fuoco, i vestiti disordinati e sporchi,

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sedette al sole. Era davanti a me e mi dava le spalle, la sua chioma risplendeva come il tramonto. Fu il mio primo scatto. Per anni ho tenuto quella foto appesa in casa, poi il tempo se l'è portata via, così come quella lunga e caotica parte della mia vita. Amavo l’eterea bellezza senza volto della ragazza dai capelli di fuoco. Ricordo ancora il suo nome.


Senza bisogno di parole Limonia di Villa Strozzi, che poi io non so nemmeno dov'è. O forse c'ero già stata anni fa a vedere quello spettacolo... ma non ne sono troppo sicura. Beh comunque, sono ancora davvero troppi i posti che non conosco di Firenze... Quando arrivo al bar, lui è a tavola con un gruppo

di amici, mi presenta, facciamo un po' di conversazione e poi ce ne andiamo. In realtà ci appartiamo sul prato di fronte alla villa. È piena notte, musica di tango in lontananza, un cielo appena velato, l'erba fresca. Gli occhi si scrutano al buio, timorosi, ma i nostri corpi si trovano, senza bisogno di parole.

D'estate a Firenze Il rosso dei tetti Estate 2010: per salire fin su alla vetta del Duomo, ho dovuto aspettare la visita di due fantastici amici, Leire (basca) e Jesus (messicano)… fino a quel momento non avevo mai trovato il tempo, o la voglia, per vedere il rosso dei tetti fiorentini da quella prospettiva. Dovettero avvisarci più volte della chiusura prima che decidessimo di interrompere le chiacchiere di anni senza vederci.

In tarda serata si parte per il mare Firenze d'agosto è un'altra cosa. Disponibile e abbandonata, le strade deserte e tanti posti vuoti. Città ovattata senza più rumori. I sopravvissuti si salutano con lievi cenni, fa troppo caldo. Ai tempi si andava al Kontiki a giocare a ping pong oppure a calcino. Poi venne l'Anfi, la spiaggetta e le prime storie d'amore. Caricare la macchina, costumi e bici. In tarda serata si parte per il mare. 21.


FUL reportage

La gente della notte non si ferma mai... Un sabato sera dal pastaio in via Campo d’Arrigo Testo di Marco Fallani foto di Tommaso Pacini

C

orreva l’anno 1991, un Jovanotti ancora in erba cantava Gente della Notte con una calma e una leggerezza che la dicevano lunga sulla sua esperienza di vita notturna. E già da un anno – dal 14 febbraio del 1990, per la precisione – Alfonso aveva aperto la sua attività. È conosciuto da tutti come il pastaio di Campo d’Arrigo. Coincidenza vuole che quasi tutti i suoi lavori siano iniziati per San Valentino. In effetti, la passione ha un ruolo importante nella sua vita, come quella per la notte e per gli impasti ma soprattutto per i ritmi dolci che iniziano al tramonto. Siamo andati in cerca proprio di esperienze notturne, in questo nuovo numero di FUL che avete fra le mani. A Firenze di gente interessante che la notte la vive, per lavoro o per svago, ce n’è tanta, fidatevi. Sono appena le nove di sera, quando Alfonso arriva in pasticceria e la prima cosa che fa è controllare che il laboratorio sia in ordine. Le brioche e i cornetti non bastano mai il sabato e si assicura di averne in abbondanza. (NB: avete sentito bene adesso apre anche il sabato notte). Lavorando il tempo passa veloce e i primi clienti non tardano ad arrivare, sono sulla quarantina, la “vecchia Guardia”. Alle due è il turno dei netturbini, sono in quattro e vanno dal pastaio a rilassarsi un po’, cogliendo anche l’occasione per dare una pulita alla prima mandata di cartacce accumulatesi per strada. Il loro .22

lavoro inizia poco prima di mezzanotte, iniziano in ufficio dove prendono la “cartellata” (zona assegnata) e finita quella aiutano i gruppi rimasti indietro. Campo di Marte, con tutti gli alberi che ci sono, è una zona molto impegnativa e loro rimpiangono ancora le vecchie scope in saggina. Ormai da qualche anno si aggirano con le odiate “ecoarancioni”, adottate più per motivi economici che per rispetto all’ambiente. Niente al confronto delle saggine.

Il ritmo sale, i clienti aumentano, i volti si fanno più sorridenti e sconvolti, mentre la lancetta corre sul nuovo giorno. Alle tre e mezzo si illumina la serata. Due

fidanzati si incontrano, lei però non sembra affatto malata, come avrebbe dovuto essere. Anzi deve avere una fame da lupi, visti i tre cornetti ordinati e il bel ragazzo che stringe fra le mani. Grande intrattenimento, altro che il solito tran tran. Sono ormai le quattro passate quando entra Luca, un noto dj fiorentino, ha staccato da poco e la fame è tanta. Insieme a lui c’è la sua ragazza (fantastica creatura che lo segue pure quando va a suonare) si fermano spesso al pastaio per prendere il necessario per finire la serata nel migliore dei modi, come piace a loro, quando


lui, prima di andare a letto, mette musica solo per lei. Il lavoro notturno è detto “lavoro usurante”. Così lo definisce la legge italiana con il D. Lgs. n. 66 del 2003 che tutela i lavoratori che operano in tale orario garantendo loro condizioni particolari. Dall’obbligo di sorveglianza sanitaria a carico del datore di lavoro, finanche al pensionamento anticipato.

Questo perché i ritmi imposti al nostro corpo dal lavoro notturno portano concrete ripercussioni sulla salute. L’alterazione dei ritmi sonno-veglia e l’artificiale alternarsi delle fasi luce-buio determinano una desincronizzazione dei normali cicli biologici. La sindrome legata all’alterazione di questi ritmi è detta “da fatica generica” e si manifesta sotto forma di svogliatezza, apatia e sbalzi d’umore. Sono le cinque e mezzo. Mi bruciano gli occhi. Lascio il pastaio con la consapevolezza di aver spiato per una sera le vite degli altri. Prima di tornare a casa c’è tempo per l’ultima birretta. La gente della notte torna a casa, lasciando il posto ai “diurni” inconsapevoli che niente si è fermato. Buongiorno. •

ENGLISH VERSION>>>>

It was 1991, Jovanotti was singing Gente della Notte and Alfonso had already started his enterprise. He’s known as the Pastaio of Campo d’Arrigo and passion has an important role in his life, passion for pastries and the sweet rhythm of the night. We went in search of nighttime experiences, for this new FUL issue you’re reading. There’s a lot of people living and working overnight in Florence. Alfonso arrives at 9 pm and the first thing he does is to check if everything is in order in his laboratory. Brioches and pastries are never enough especially on Saturday nights (yes, he’s now open Saturday nights too). The first customers who arrive are in their forties, the “Old Guard”. 2.00 am is the dustmen’s shift, a group of four who come here for a break. Their work starts just before midnight: they go to the main office to take their “cartellata” (assigned area), and when they finish they help each others. There are a lot of trees in Campo di Marte’s neighbourhood, a very hard job and sometimes they miss the good old sorghum brooms. More customers arrive with smiling but somewhat upset faces. At 3.30 am a guy meets his girlfriend who was supposed to be sick at home. Instead, she’s very hungry and has got three croissants and a good looking man in her hands. Great entertainment. It’s past 4.00 am and Luca, a well known florentine dj, enters with his girlfriend. They often stop here before going home, where he plays music only for her. Nighttime work is a “physically demanding occupation”. Law protects nighttime workers by guaranteeing specific conditions, such as advanced retirement. Alteration of sleep-wake patterns may determine apathy, mood swings and indolence. It’s 5.30. My eyes are burning and I leave this place where I have peeked at other people’s lives. Good morning. •

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surf FUL sport

uno sport per tutti

Testo di Marco Provinciali, foto Alessandro Lulli, Aroldo, Cecca, Tommaso Pucci

A

vete mai provato il brivido di cavalcare un’onda? Senza dubbio il surf è uno sport di grande fascino, quasi esotico, che attrae per la sua spettacolarità e che genera curiosità ma anche l’invidia di riuscire a fare qualcosa che apparentemente può sembrare impossibile, contrario alle leggi della fisica. Uno sport che ci porta con la mente a Bondi Beach, nella baia di Sidney, sulle spiagge della California o ancora più in là verso le mitiche Hawaii. Certo a nessuno verrebbe mai in mente di associare il surf a Firenze! Ci vogliono mare, vento e onde e a Firenze non ce ne sono... Ma negli ultimi anni il surf e le varie discipline ad esso connesse sono diventate accessibili per un pubblico sempre più vasto di curiosi e audaci sportivi. Un pubblico che si sta diffondendo a macchia d’olio anche sulle coste della Toscana: dalla Versilia fino a Capalbio, sono molti i punti in cui è possibile surfare durante tutto l’anno e con onde dalle discrete dimensioni. Sono davvero tante le discipline connesse al mondo del surf, tra tutte, il SUP (acronimo di Stand Up Paddling) che negli ultimi anni ha avuto un‘autentica esplosione, dovuta sia alla semplicità di approccio per i neofiti che alla molteplicità delle situazioni in cui la si può

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esercitare. Di origine hawaiana, questo sport rappresenta un’antica forma di surf che permette di pagaiare e dunque spostarsi per lunghe distanze sia in mezzo alle onde che in acque ferme. Le origini del SUP non sono molto chiare, ma già se ne trova menzione nelle memorie del capitano James Cook mentre navigava in acque polinesiane nel XVIII secolo. Lo stesso capitano afferma di aver avvistato degli indigeni intenti a pescare con delle lance stando in piedi su rudimentali tavole e utilizzando dei remi per spostarsi. Racconti simili sono stati trovati anche nelle memorie di Robert Louis Stevenson e Jack London, due secoli più tardi.

 Una disciplina dalle origini antiche ma che soltanto pochi anni fa è diventata di moda grazie all’idea di alcuni istruttori hawaiani. Si può utilizzare sia per surfare onde di varie dimensioni, sia per fare delle semplici escursioni lungo la costa o esplorare punti nascosti di fiumi e laghi altrimenti non >>>Tipologie di Surf raggiungibili, se non con natanti a motore. Tow-in surfing / un’altra Fiumi come l’Arno, per esempio. E, infatti, tecnica per prendere l’onda già da due anni anche Firenze ha la sua che consiste nel farsi trainare scuola di SUP – Toscana SUP – presso la da una moto d’acqua. Una volta spiaggetta Easy Living di San Niccolò. Da acquisita velocità sufficiente il surfista lascia la presa sulla maggio a settembre è possibile prendere fune che lo traina e inizia lezioni per avvicinarsi a questa disciplina. a cavalcare l’onda. Questa Quindi non è poi così sbagliato dire che si tecnica viene utilizzata su onde può surfare a Firenze... un surf duttile che «giganti» e dense, con una non ha bisogno di onde, un’attività nuova velocità tale da sconsigliare di utilizzare il take-off con le sole da poter svolgere in città che ha dalla sua braccia. molti benefici fisici: dal miglioramento dell’equilibrio, alla tonificazione dei glutei Windsurf / utilizzando vele leggere e tavole piccole e e degli addominali. Il SUP è ideale anche maneggevoli, si possono per chi soffre di mal di schiena in quanto cavalcare onde anche molto rafforzando i muscoli lombari dà una postura grandi e in condizioni ventose più corretta e per chi deve placare i piccoli proibitive. dolori causati da uno stile di vita sedentario. Bodyboarding / il bodyboard è È proprio per questa serie di fattori che il una tavola piccola e squadrata, SUP ha avuto un’ottima accogliennza anche con una o due pinne, lunga circa a Firenze e, come ci conferma Tommaso un metro. Per prendere le onde Pucci della scuola Toscana SUP, sempre più si utilizzano anche delle piccole fiorentini si stanno avvicinando a questa pinne di superficie ai piedi che servono a raggiungere una disciplina. Se siete curiosi di provarlo o velocità maggiore. solamente di vederlo, il prossimo 4 e 5 luglio si terrà la terza edizione della Uffizi Skimboarding o tavola da battigia / lo skimboard è una SUP Race, una competizione per agonisti e piccola tavola di legno o di amatori di questa nuova realtà sportiva. •

ENGLISH VERSION>>>> Surf is a sport of great fascination, almost exotic, very spectacular. It attracts a lot of curiosity and envy too, for being able to do something apparently impossible. Florence doesn’t have the elements for practicing this sport: wind, waves and sea, it’s not Bondi Beach or Hawaii. However, in the last years some more accessible disciplines connected to the world of surf have spread. One is called SUP (Stand Up Paddling) and was born in Hawaii. It’s an ancient form of surf that allows to paddle and move for long distances with and without waves. The origins of this discipline are not clear but James Cook mentioned it in his memories, while sailing in the Polynesian Sea in 18th century. Similar accounts are found in Robert Louis Stevenson and Jack London’s memories, two centuries afterwards. Nowadays SUP is back to fashion thanks to some Hawaiin in-

structors. It’s used to surf on waves of different dimensions but also for excursions along the coast or the exploration of hidden spots of rivers and lakes. Rivers like Arno, for example. Two years ago was born the first SUP school in Florence – Toscana SUP – on the Easy Living beach in San Niccolò. From May to September you can take classes to learn this sport. Practicing SUP has many physical benefits: it’s good for those who suffer from backache because it strengthens lumbar muscles, it gives a better posture and it’s recommended for those who have pains related to their sedentary lifestyle. For these reasons, says Tommaso Pucci, director of Toscana SUP, the number of Florentines who take up this activity is growing year after year. On 4th and 5th July it will be held the third edition of the Uffizi SUP Race, a competition for professionals and amateurs. Come and see it with your eyes! •

materiale simile alle normali tavole da surf, appuntita e piatta. Il surfista la lancia sulla sabbia bagnata prima che arrivi l’onda, dopodiché si lancia a piedi uniti su di essa e spinge verso l’acqua cercando di fluttuare tra le onde e raggiungere così la parete surfabile.

Bodysurfing / consiste nel cavalcare le onde con il solo ausilio del proprio corpo oppure con un paio di pinne di superficie, imitando sostanzialmente i movimenti dei delfini. Per utilizzare questa tecnica bisogna possedere buone doti natatorie e inoltre è necessario che le onde siano sufficientemente alte e potenti.

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FUL riflessioni sul contemporaneo

FABBRICA EUROPA Testo di Unotrezerocinqueuno, foto Fabbrica Europa

I

l 2 dicembre 1977 John Cage porta al Teatro Lirico di Milano Empty Words: la performance avviene di fronte a un numeroso gruppo di studenti che manifestano un crescente disagio rispetto a questa lunga lettura del compositore americano, si lamentano, si infastidiscono e lo infastidiscono. Ma invece di andarsene, di abbandonare la sala, di addormentarsi o di fingere interesse, essi trasformano questa sensazione di noia in vera e propria rivolta: si organizzano, urlano cori, dichiarano lotta aperta all’artista. Ascoltare l’audio di questo evento è un’esperienza, vi giuro, unica in termini di coinvolgimento e di riflessione. Ascoltarlo, mentre si assiste al Ballet Preljocaj, storica formazione francese che prende il nome dal suo coreografo, che ne fa partitura fisica è pura esperienza di meraviglia. L’altra sera, mentre assistevo seduta sui seggiolini rossi della Stazione

Leopolda a questo spettacolo che porta il nome di Empty Moves, ho capito perché (ho creduto di capire perché) Fabbrica Europa esiste (esiste ancora?). Sì, la prendo un po’ alla larga. Parto dal nome che ha sempre avuto il doppio pregio di suonare bene e di dire una cosa vera, forse inconsapevolmente. E non solo perché l’Europa è una fabbrica, un luogo di assemblaggio, di sintesi, di

noi l’Europa dobbiamo ancora farla, fabbricarla, costruirla. E laddove l’economia pare aver fallito, la sperimentazione ma anche perché

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giusta base da cui ripartire pare proprio l’arte, intesa come cultura. L’arte è abituata ad abitare la soglia, a vivere in bilico sui confini, a non porsi domande in termini di stretta territorialità. Anzi quando lo fa diventa automaticamente strumento di consenso e fanatico intrattenimento. Il problema di cui soffre l’arte però, quella performativa in particolare, è che mal si rivolge alle masse, con difficoltà diventa evento a grande coinvolgimento, e non so se sia per volere dell’artista o per disinteresse del pubblico. Davvero non lo so. Sta di fatto che i numeri non tornano perché per fabbricar l’Europa e per farlo attraverso l’arte non possiamo privarci del grande pubblico. Abbiamo poco tempo e serve che il meccanismo funzioni,

serve che le cose da dire le ascoltino in molti.

Ecco perché Fabbrica Europa: è un festival che si rivolge al grande pubblico, che riesce, nell’ambito del settore contemporaneo, a fare quello che a Firenze solo il Teatro della Pergola riesce a fare. E cioè a far dire al pubblico IO VADO LÌ e non IO VADO A VEDERE QUELLO SPETTACOLO: arriva cioè a quella cosa che è il sogno di ogni persona che si occupa di direzione artistica, a rendere il proprio programma un luogo che le persone frequentano per fiducia. Ora, a detta di molti, pare che il tempo sia passato e che questo festival, giunto alla sua 22esima edizione, invecchi male, nonostante la grande presenza di giovani anche in ruoli chiave, nonostante la proposta di livello, nonostante la grande cura per gli allestimenti. C’è chi dice che il problema sia nella sostenibilità economica di questo enorme meccanismo, c’è chi lamenta l’assenza del teatro a favore della sola danza e c’è pure chi semplicemente dice ENGLISH VERSION>>>> che non è più tempo. Milan, December 2nd 1977, John Cage is Credo che Fabbrica Europa sia oggi prima di tutto una domanda che potremmo più o touring with his performance Empty Words.

l’arte contemporanea è per molti? Può davvero esserlo? meno formulare così:

La risposta di quegli studenti in piedi al Teatro Lirico di Milano il 2 dicembre del 1977 era sì: per questo non se ne andavano, per questo si arrabbiavano. E noi, che non ci arrabbiamo più, cosa rispondiamo? •

A consistent number of students manifest discomfort, they complain, they are bothered by this long reading. But instead of leaving, sleeping or just faking interest, they turn this sensation of boredom into a protest: they sing choruses, they overtly declare war to the artist. Listening to the record of this experience it’s a unique experience in itself. Listening to it while watching Ballet Preljocaj – the historical French group named after its choreographer – interpreting it with their bodies is pure marvel. So last night, seating on the red chairs of Stazione Leopolda while watching Empty Moves, I understood why (I thought I understood why) Fabbrica Europa exists (does it still exist?). The very name Fabbrica Europa immediately, and maybe somewhat unconsciously, says something true. Europe is not only a factory, a place of synthesis, assembly, experimentation but also a place that needs to be built. Where economy seems to have failed, art (meant as culture), is the base upon which start again. Because art lives on the threshold, it’s not protective of a territory. Its problem is to speak to the masses and get them involved and I don’t know if this happens for the general disinterest of the public or because of the artists’ will. However, we don’t have much time and we cannot build Europe without the big audiences. This is why Fabbrica Europa exists: it’s a festival that addresses the big public and that has conquered the faith of his playgoers. They go THERE and not to see THAT PERFORMANCE. Many say that time has passed and that the festival, now at its 23rd edition, is getting older in spite of the many young people involved in the organization, of the programme’s quality and the attention for the staging. Some say the problem is economic, others complain the absence of plays in favour of dance performances. I believe that Fabbrica Europa today is first of all a question: is contemporary art for many? Can it really be so? The answer of the students protesting against John Cage in 1977 was yes, that’s why they got angry. We don’t get angry, what is our answer? • 27.


FUL lifestyle

, L ALTRA FIRENZE:

Move On

birra e vinili in Piazza Duomo Testo di Niccolò Brighella, foto Niccolò Brighella e Jasmine Salley

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​N

ato dalla collaborazione tra Andrea Bracali, musicista, Marco Valenza, proprietario, e Paolo Becagli, architetto, Move On è una delle nuove realtà più interessanti di Firenze. Situato in pieno centro davanti a Battistero e Duomo, ospita una birreria al piano terra e un negozio di vinili fornitissimo al primo piano in cui è possibile ascoltare dischi affacciandosi sulla piazza più famosa della città. Abbiamo parlato con Andrea Bracali per scoprire chi e cosa c’è dietro a questa attività. ​Come nasce l’idea del Move On? «L’idea iniziale era quella di creare un luogo dove abbinare due cose che da sempre stanno assieme, birra e musica, e di avvicinare, anche, due eccellenze italiane: la produzione di birra che ora è in grande crescita, e il mercato del vinile. Il tutto sfruttando al massimo questa location, un contesto di grande prestigio e bellezza, Piazza Duomo davanti al Battistero e alla Cattedrale». ​L’eccellenza come scelta, quindi, che non si limita al prodotto e alla location, ma anche allo staff. «Sì, Michele e Mike hanno grande competenza e possono dare un vero supporto alla clientela, teste pensanti e pronte dietro alla vendita dei vinili». ​Ci sono scelte precise nella selezione dei prodotti che proponete al pubblico? «Musicalmente, la proposta, rigorosamente in vinile, è selezionata per dare al cliente il maggior numero di stimoli possibili, lo scibile musicale oggi è pressoché illimitato, tocchiamo quindi tutti i generi: dall’elettronica alle colonne sonore, dalla world music al rock. ​Per quanto riguarda le birre abbiamo deciso di vendere prodotti italiani, artigianali, ne abbiamo di molto validi nel nostro paese, come le A Modo Mio. Ma bisogna rispettarne la qualità anche nello spinarle a una certa pressione». ​Ho amato molto l’iniziativa del Record Store Day con il live di Killabros TV. Al piano terra era possibile bere birre di ottima qualità e fare aperitivo, per poi salire al piano superiore e assistere allo show, comprare vinili, affacciarsi sul Duomo... «Sì, questa divisione degli spazi è nata anche dal desiderio di rivalutare il piano superiore, che ha una vista straordinaria, in modo non convenzionale, con un negozio di dischi in questo caso. Sicuramente faremo altre iniziative simili a quella del Record Store Day, come dj set e live acustici, appena avremo in cantiere qualcosa sarete i primi a saperlo». •

ENGLISH VERSION>>>>

Born thanks to the collaboration of Andrea Bracali (musician), Marco Valenza (owner) and Paolo Becagli (architect), Move On is a new interesting place to discover. Located in the very centre of Florence, right in front of Battistero and Duomo, it hosts a brewery and a record store. We interviewed Andrea Bracali to get to know more about it. What is the idea behind Move On? We wanted to create a place that could combine two things that have always been associated, beer and music, two Italian excellences. Excellence as a choice that is not only directed to the products and the location, but also to the staff. Yes, Michele and Mike are very competent and can help customers in their choices. How do you select your products? Music is only available in vynil and is selected to offer as many stimuli as possible. We keep all genres, ranging from electronic to soundtrack, from world music to rock. Beers are rigorously Italian and handcrafted, but you have to pay attention also at how you pour them. I really liked Record Store Day initiative with Killabros TV: downstairs good beers, upstairs the show, the record store and the breathtaking view... The division of the spaces aims at enhancing the first floor with its view, in an unconventional way we decided to place the store there. We will organize more events with dj set and live music, you'll be the first to know! • 29.


FUL arte

WoodenKammer:

a ricevimento dal Moradi. Testo di Martina Scapigliati

Gennaio 2011

Eravamo tutti e tre, io Luca e Andrea, nella piazza di Virreina, nel quartiere di Gràcia. Il nome gli si addiceva. C'era, quella sera, una festa organizzata dai tanti nativi di Palma di Mallorca che vivono a Barcellona. In pieno centro abitato si levavano delle altissime pire sulla cui brace la gente cuoceva carne su carne. Buttata ai piedi di una cabina, ho raccolto una piccola tela bianca, di buona qualità, per strada qua si trova di tutto. Probabilmente nello stesso momento, nel quartiere del Born, dove io e Andrea vivevamo, il nostro compagno d’appartamento, il sedicente Moradi, lasciava il suo alloggio per l’ultima volta con la mia borsa, che conteneva un Mac nuovo ed un taccuino di disegni quasi finito ancora da fotografare. Non mi separavo mai, tranne, fatalmente e per scrupolo, quella sera. C’erano più di sessanta disegni in quel taccuino. Tutto ciò ha provocato questo. All’amicizia. Sedicente Moradi.

<<<Selfie n°1 .30


A

rtista, bricoleur, artigiano dei sogni, modellatore di idee: il Moradi interviene prevalentemente nel tessuto urbano fiorentino, passa dallo spray alla scultura in legno, predilige la leggerezza. La giungla che da mesi ha preso vita tra i gironi cittadini, ha la sua paternità. Dal 16 maggio al 4 giugno Moradi è al Museo Bellini, Lungarno Soderini 5, con la raccolta personale WoodenKammer, curata dallo storico dell’arte Yan Blusseau (già #finestraconvista). Il titolo della mostra vuole reinterpretare il termine tedesco Wunderkammer: fenomeno europeo tardorinascimentale, le kammer erano scrigni, vere e proprie raccolte enciclopediche che mettevano insieme oggetti straordinari tra scienze, natura e arte. A ricevimento da Moradi ci si trova immersi tra mirabilia, naturalia e artificialia. Le splendide stanze del Museo Bellini, perfettamente scenografiche, contribuiscono al carico dell’atmosfera: al centro della prima stanza, una testa irradia come un pensiero di fronte a un paesaggio costruito su collage, e tutto ciò che la circonda è simbolo. Il legno con cui l’artista opera – di fiume, di mare o di secoli precedenti, disseppellito dalle storiche cantine del museo –, ha dalla sua connaturata bellezza: Moradi ne lavora i pezzi, l’intervento è minimo, giusto asseconda le naturali magnetiche attrazioni, pochi chiodi. Il tutto quasi non prende peso, minimalismo puro, arte della terra. Nasce così come uno stregato serraglio di animali, insieme a uno scheletro umano, una testa decapitata e teschi, mani, intrecci uterini, cuori, denti, lingue e ingegnose armi ben precise. Poi, avviene il prodigio: la scultura è la vita delle cose! L’insieme genera un senso di meraviglia così comunicativo. Ingegneria perfetta di bioarchitetture magnifiche, che la natura ha di per sé disegnato con estrema fantasia, grazia e mistero, rielaborata con poesia. Un coccodrillo coriaceo, un alce dal petto gonfio, elegante. E perfino degli insoliti, ispiratissimi kalashnikov, catalogati nella sezione «selfie». Per Moradi, «Ogni forma è in Natura». Del naturale e del soprannaturale: in questa mostra l’artista confonde i campi. Dietro questo, la collezione dice sempre tutto in merito al collezionista. •

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ENGLISH VERSION>>>>

Artist, bricoleur, artisan of dreams, sculptor of ideas: Moradi works mainly on the Florentine urban fabric, alternating graffiti and wooden sculpture, his style is lightness. From 16th May to 4th June, Moradi is at Museo Bellini, Lungarno Soderini 5, with his personal exhibition, Woodenkammer, curated by art historian Yan Blusseau (known also for #finestraconvista). The title of the exhibition is a reinterpretation of the German term Wunderkammer. In the late Renaissance period, kammers were chests, encyclopedic collections that gathered extraordinary objects of science, nature and art. At Moradi’s we find ourselves surrounded by mirabilia, naturalia and artificialia. The gorgeous rooms of Museo Bellini are a perfect scenario that contributes to the atmosphere: in the middle of the first room, a thought radiates out of a head in front of a collage landscape, and all around is symbol. The artist uses plain wood: he works on the pieces with the smallest interventions, just a few nails. Pure minimalism, art of the earth. A strange enchanted family of animals: together with a human skeleton, heads and skulls, hands, hearts, teeth, tongues and weapons. Then, the prodigy: sculpture is the life of things! The combination is astonishing. A perfect engineering of magnificent bio-architectures, designed by nature, with fantasy, grace and mystery, is poetically rielaborated. A leathery crocodile, a proud and elegant elk. Also some unusual Kalashnikov, catalogued in the «selfie» section. According to Moradi, «Every shape is in Nature». Natural and supernatural: in this exhibition the two fields are mixed up. Having said that, the collection always speaks everything about the collector. •

Linguaccia

Linguaccia 31.


FUL artigianato

Ode alla seta Testo di Renzo Ruggi, foto gentilmente concessa da Stefano Ricci /ASF by Rossano B. Maniscalchi

L

a parola “seta” evoca esotismo, lusso ed eleganza anche oggi dopo cinquemila anni di storia. Furono i cinesi verso il 3000 a.C. a scoprire che da alcuni bozzoli biancastri si poteva ricavare un filamento lungo, impalpabile e assai luminoso. Tessendo le secrezioni del baco del gelso si ricavano tessuti lucenti, dal drappeggio unico, rimasti a lungo un segreto, oltre che appannaggio imperiale. Si narra che la corte cinese non fosse rimasta sedotta soltanto dal piacere tattile e visivo di un simile materiale ma dal contenuto allegorico racchiuso

la seta è l’arresto di una metamorfosi, una gestazione interrotta anzitempo per saziare l’umana voluttà. Il baco infatti dopo la nascita si nutre unicamente di nella sua genesi:

foglie di gelso. Diventato adulto o quattro settimane inizia a secernere un filamento, lungo fino a tre chilometri, con il quale forma un bozzolo. All’interno del bozzolo il baco diventa crisalide e poi farfalla. Nella fase d’incubazione della crisalide interviene l’uomo che interrompe il processo mediante bollitura. La crisalide muore all’interno e il filamento può essere utilizzato in tutta la sua lunghezza. Così non sarebbe se la farfalla riuscisse ad uscire lacerando il bozzolo e rendendo inutilizzabile la seta. Dotata di una carica simbolica al limite dell’erotismo approdò nella città e nell’epoca storica più adatta ad esaltarne le potenzialità: la Firenze prospera e gaudente dei Medici. I rasi cangianti, damascati e complessi broccati erano prerogativa dei mercanti fiorentini e di una delle corporazioni più influenti del Rinascimento: quell’Arte della Seta in grado di finanziare numerose opere di Filippo Brunelleschi tra cui la cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore e lo Spedale degl’Innocenti di piazza S.S. Annunziata. Dopo qualche anno dalla soppressione dell’Arte, alcune tra le più importanti famiglie fiorentine coinvolte nella lavorazione serica non si rassegnarono alla possibile estinzione di un capitolo così unico della storia della città e decisero di consorziarsi in un’unica grande bottega: era il 1786 quando a San Frediano nacque

ENGLISH VERSION>>>>

Around 3000 b.C. the Chinese discovered that a long, bright fibre could be extracted from the mulberry worm’s cocoon. The Chinese court was fascinated not only by the tactile and visual pleasure of silk but also by the allegoric content of its genesis: silk is the interruption of a metamorphosis, an unfinished gestation decided by men. After it is born, the worm only eats mulberry leaves. When adult it starts to secrete a fibre that it will be used for the cocoon. Inside the cocoon, a worm becomes a chrysalis and then a butterfly. During the chrysalis incubation period the process is interrupted by men through boiling. The chrysalis dies and the fibre can be used. If the butterfly could get out ripping the cocoon, the silk would not be usable. Silk arrived in Florence during the Medici period and had its own corporation, one of the most influential and powerful in the Renaissance. The corporation of Arte della Seta financed works such as the Brunelleschi’s Cupola and Spedale degl’Innocenti in S.S. Annunziata’s square. After its suppression, some of the most important Florentine families involved in the manifacture of silk decided to form a consortium: in 1786 the Antico Setificio Fiorentino started its business in San Frediano neighborhood. In the garden of Via Bartolini, there’s a perfectly working vertical warper realized during the 18th century. Perfectly coordinated hands and feets weave manually fabrics which are dyed in boiling water with the addition of natural extracts that give uniques colours and nuances: from “filaticcio toscano” to “ermisino” and the typical “focature”. These precious and rare fabrics got back into production in 1954, when the king of silk Marquis Emilio Pucci di Barsento became the major stakeholder of the silk factory. His son Alessandro restored all the machines. Fabric designs are still kept in the historical archive and may be reproduced upon request. In 2010 the factory was bought by Stefano Ricci, a florentine designer who brought the silk factory to worldwide success.• .32


l’Antico Setificio Fiorentino. Un'opera straordinaria non solo per l’inedito “format” ma anche per la quantità di attrezzi, documenti e disegni tutt’ora conservati in riva all’Arno. A far bella mostra di sé in fondo al giardino di via Bartolini, un orditoio verticale perfettamente funzionante realizzato nel ’700 sulle specifiche di Leonardo da Vinci. All’ interno domina il movimento coordinato di mani e piedi intenti a tessere un gran numero di stoffe tinte manualmente in una vasca d’acqua bollente ed estratti naturali che garantisce colori unici da un bagno all’altro: dal “filaticcio toscano”, nelle nuances della natura fino all’ “ermisino”, un raro taffetà di matrice rinascimentale in pura seta con effetto cangiante adatto sia per sofisticati tendaggi che per abiti da cerimonia passando per le tipiche “focature” dello shantung

e del tussah. Tessuti preziosi e rarissimi rientrati in produzione dal 1954, quando il re della seta stampata, il Marchese Emilio Pucci di Barsento, divenne socio di maggioranza del setificio. Il figlio Alessandro restaurò tutti i macchinari: uno su tutti il piccolo telaio del ’600 su cui vengono ancora create frange ed effettuati lavori di restauro. I disegni delle stoffe sono gelosamente custoditi nell’archivio storico e possono essere riprodotti su richiesta del cliente. Nel 2010 l’industria serica fu ceduta a Stefano Ricci, designer fiorentino d’indiscussa capacità imprenditoriale che ha portato il setificio alla ribalta mondiale. La committenza, al pari del prodotto è di primo ordine: su tutti le dimore storiche italiane ed estere: il Quirinale, Palazzo Madama, Palazzo Pitti e il museo degli Uffizi per citarne alcune. •

33.


FUL mappa

UNA MAPPA NON CONVENZIONALE

IL PROGETTO UNUSUAL FLORENCE Testo di Martina Scapigliati, mappa Unusual Florence, foto Francesca Lotti, style Erika Costa

I

nnanzitutto sono stati Irene Zarrilli e Matteo Querini di Boutique Nadine e Barbara Fontani di Amblè. Hanno deciso, giovani e ispirati, di creare una rete che stia dentro al circuito turistico e non, che avesse il carattere inusuale come quello dei piccoli scrigni che hanno creato e dove lavorano: tre anni fa è nato così il progetto Unusual Florence.

Spazi creativi oltre che negozi, un itinerario non convenzionale

, dove sono indicati quegli esercizi fiorentini che si accordano tra loro, oltre che per la qualità eccellente dei prodotti, per il target originale. Le ragazze hanno realizzato una bella mappa cartacea, oggetto di per sé amabile, grazie al lavoro del grafico Luca Maggini.


ENGLISH VERSION>>>>

At the beginning it was Irene Zarrilli and Matteo Querini of Boutique Nadine and Barbara Fontani of Amblè. They decided to create a network inside the existing tourist circuit characterized by the distinctive “unusual” character of the places they run. So it’s born the project Unusual Florence. A non-conventional itinerary between creative spaces, shops and all those stores that could share not just the excellence of their products but also their original target. Thanks to the graphic designer Luca Maggini, they realized a nice map. With time the project gathered sixteen partners, all located in the old town centre. It’s a statement against the shopping malls advocating the return to the charm of small shops and workshops. The circuit includes a wide range of commercial activity: from food to clothes, perfumes, design, art galleries, fashion stores, bookshops, kids, a hostel and also a bed & breakfast. Unusual Florence collaborated with Fabbrica Europa for its Unusual Party (held at Stazione Lepolda) and with Taste for events dedicated to food and haute cuisine. It organizes unusual markets, like the one held at Ostello Tasso, and runs editorial and photographic projects. This is their blog: unusualflorence.blogspot.com. Enjoy an unusual Florence! •


Il progetto si è sviluppato grazie alla collaborazione di sedici esercizi commerciali concentrati negli indirizzi del centro storico, ma sono in corso evoluzioni e cambiamenti, nel numero e anche nello spazio. Dunque ci si incontra nei luoghi indicati per scoprire tante piccole meraviglie, specchio delle personalità di chi le ha create,

Basta con lo shopping nelle catene commerciali, torniamo al fascino delle botteghe sapientemente create. arredate e arricchite.

E si spazia dal food all’abbigliamento, dalla profumeria al design, dalla galleria d’arte all’atelier di moda, dalla libreria artistica al negozio per bambini, dall’ostello al bed & breakfast. Ci sono Sacha e Melisa, lei libraia lui chef, che hanno creato la Brac. Lorenzo Raggiunti Bruzzichelli, l’Ostello Tasso. Sileno Cheloni, mastro profumiere di Aquaflor. Filippo Anzalone di Bjork. Michele Chiocciolini e il suo atelier di moda. Il ristorante In fabbrica dell’argenteria Pampaloni. Le splendide suites di SoprArno. La Rari sul fiume, la galleria d’arte Aria Art Gallery… Date uno sguardo ai sedici scatti di Francesca Lotti nati dalla collaborazione tra Unusual Florence e Gerard Firenze, altro nome che ha fatto recentemente ingresso nella rete: gli inusuali ci mettono la faccia. Unusual Florence ha collaborato con Fabbrica Europa per il suo Unusual Party festeggiato alla Stazione Lepolda e con Taste nella kermesse di appuntamenti dedicati al cibo e alla cucina di qualità. Si è occupato di progetti editoriali e fotografici. Propone mercatini insoliti, come quello che si è tenuto all’Ostello Tasso. Ecco il blog di riferimento: unusualflorence.blogspot.com. A breve, molte novità. Una buona “unusual” Firenze a tutti.•

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ful uno straniero a firenze /\ un fiorentino all'estero

simone

Mi chiamo Simone Fabbroni, sono nato a Firenze 49 anni fa. Abito in Messico da due anni e mezzo circa. Ho iniziato a fare il dj nel 1985 al Central Park di Firenze, ho lavorato poi allo Yab Yum e per tre anni a Riccione tra Paradiso e Prince. Nel 1997 mi sono trasferito a Londra dove ho vissuto per due stupendi anni. Fondatore di alcune one nights storiche in città: POWER_Liquid_Apnea su tutte. Fino al 2008 sono stato co-proprietario e direttore artistico dell’Exmud club di Firenze. Da un anno produco scarpe col marchio RAH. Cosa porteresti a Firenze dal Messico? Il clima gentile di questa terra ricca. La potenza della natura che si manifesta ovunque. I tacos di Pancho. I vulcani e il Pacifico. L’IVA al 16%. Questa società semplice, con una struttura, sì incasinata, ma comunque scorrevole, che permette di inserirsi senza troppe difficoltà. La serenità di questo popolo semplice e fiero. Un esercito di sciamani (forse non bastano!). Cosa porteresti in Messico da Firenze? La nostra meravigliosa lingua, così ricca di sfumature e vocaboli. Il nostro cibo, i nostri vini e le nostre abitudini alimentari. Le nostre bellezze storiche. Le persone che mi mancano veramente. L’Artemio Franchi la domenica. La mia collezione di dischi. My name is Simone Fabbroni, I was born in Florence 49 years ago. I’ve been living in Mexico for 2 years and a half. I’ve started working as a dj at Central Park club in Florence, then I worked at Yab Yum and in Riccione at Paradiso and Prince clubs. In 1997, I moved to London where I spent 2 amazing years. I created some great events there: POWER_liquid_apnea among the others. Until 2008 I was co-owner and artistic director of Exmud club in Florence. In last year I have started to produce shoes under the brand RAH. What would you bring to Florence from Mexico? The temperate climate of this rich land. Here the power of nature is everywhere. Pancho’s tacos. The volcanoes and the Pacific Ocean. 16% VAT. This simple society and its structure which is indeed messy, but flowing, and allows foreigners to integrate easily. The serenity of this unpretentious and proud population. An army of shamans (that probably wouldn’t be enough). What would you take to Mexico from Florence? Our marvelous language, so rich in meanings and words. Our food, our wines and our food habits. Our historical beauties. Some people I really miss. The Artemio Franchi stadium on Sundays. My collection of records.•

valeria

Valeria Farill, messicana e da poco anche italiana. Art Manager, ha lavorato alla gestione e al coordinamento di gallerie e musei italiani e internazionali. È arrivata a Firenze nel 1999 e ci vive da più di dieci anni. Attualmente è curatrice del progetto Forward e madre di un italo-messicano di 5 mesi. Che cosa porteresti dal Messico in Italia? Porterei gli avocado Haas, perché qua è impossibile trovare un avocado decente. Importerei un po’ di giovani imprenditori e amici calorosi. Porterei un po’ più di cultura contemporanea, tecnologia per le pratiche burocratiche e laicità per le scuole e per il governo. Ah sì; i colibri e le confezioni giganti di shampoo. Che cosa porteresti dall’Italia in Messico? La sanità pubblica, il vino, la prima giornata di sole dopo un inverno particolarmente freddo. Mi porterei anche il trasporto pubblico e la vicinanza con la campagna e con il mare. La finocchiona, la ’nduja e il grana. I treni e le pinete vicino al mare. La cultura di trasportarsi camminando e con la bici. Lo stile nel vestire. L’arte nascosta in ogni angolo delle città. Valeria Farill is a Mexican who has recently become Italian, too. She’s an Art Manager, has been working in management and coordination of Italian and international museums and galleries. She arrived in Florence in 1999 and has been living here for over a decade. She’s now the curator of Forward, a contemporary art project, and mother of a 5-months Italian-Mexican boy. What would you bring to Florence from Mexico? I’d bring Haas avocados because it’s impossible to find a decent one here. I’d bring some young entrepreneurs and loving friends. I’d bring a bit more of contemporary culture, technology applied to bureaucracy and secularity in schools and government. Oh... and also hummingbirds and giant shampoo packs. What would you take to Mexico from Florence? The public health system, the wine and the first sunny day after a cold winter. I’d also take the public transportation and the proximity to both the countryside and the seaside. Finocchiona, ‘Nduja and Grana cheese. Trains and pinewoods nearby the beach. The culture of getting around by bike or on foot. Clothing style. The art hidden behind every corner of the cities.•

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la pagina dell'artista* per il numero XVI è a cura di Duccio Maria Gambi www.ducciomariagambi.com

Complemento Liquido e Isometrico pezzi unici in serie limitata. Edizione NERO, design gallery, Arezzo. © Michael De Pasquale

Duccio è un designer e artigiano con base a Parigi vive. Nel suo atelier sviluppa e realizza progetti per le sue collezioni o su commissione, ogni pezzo è unico. La sua attuale ricerca si concentra sul cemento, su come dargli forma e sul suo linguaggio. Duccio Maria Gambi is a furniture and interior designer based in Paris. In his studio and workshop he develops and realizes projects for his own collections and on commission. Every object is unique, series are numbered. His main research is based on concrete casting technics and language. .38



Porto turistico Cala de’Medici Rosignano Solvay

www.pescebueno.com

NEI VOSTRI WEEK END AL MARE


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