FUL | Firenze Urban Lifestyle #3

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free press

mar z o-aprile 2012 n°03 Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 - Direttore responsabile Daniel Meyer Proprietario Fabrizio Marco Provinciali • Realizzazione grafica Ilaria Marchi


Stone Island Edwin Grifoni HTC CP Company Levi's Lee San Francisco Crossley Roberto collina Bellwood

piazza della vittoria

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- castiglioncello (li) 57016


Care lettrici, cari lettori, ci lasciamo alle spalle un inverno freddo e burrascoso, e ci apprestiamo a dare il benvenuto alla primavera: il periodo in cui Firenze riesce ad essere – se possibile - ancora più bella e straordinaria. La primavera: il momento della rinascita, del risveglio e della trasformazione, in cui i cicli e i ricicli della natura ci mostrano -quasi ci ostentano- con maggiore evidenza la loro grande verità: che il cambiamento è l’essenza stessa della vita, mutevole e inafferrabile. Il cambiamento, la trasformazione, i cicli e i ricicli della vita, mai uguale a sé stessa. E questo numero di FUL, è proprio dedicato alla rinascita, perché, per dirla con Lavoisier, «nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Ovviamente, sempre con un occhio di riguardo a ciò che di bello e interessante succede da queste parti. E allora seguiteci, in questo nuovo straordinario viaggio attraverso le tante rinascite e i cambiamenti che attraversano questa città, vitale come non mai dopo il forzato letargo imposto dal freddo invernale. Dall’inchiesta sul riciclo dei rifiuti urbani alla “seconda vita” degli abiti riciclati, dalla riconversione degli spazi urbani abbandonati al guerrilla gardening, dalle ri-generazioni del collettivo No Dump all’eterna primavera musicale di Alex Neri e Francesco Farfa: questi - e tanti altri ancora- gli argomenti che fanno da filo conduttore a questo numero di FUL, nel segno della rinascita, del cambiamento e della ri-conversione. E non è un caso che Firenze sia la culla del Ri-nascimento: perché mai come in questa città il nuovo e il vecchio convivono, in un gioco di fusione e contrapposizione. Una città come nessun’altra, che in fondo al suo spirito non cambia mai e, nonostante le sue mille rinascite, riesce sempre a farsi amare per il suo fascino inconfondibile. Unico al mondo. • Daniel Meyer

Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 Direttore responsabile Daniel Meyer Proprietario Fabrizio Marco Provinciali Realizzazione grafica Ilaria Marchi

Ideato e realizzato da Marco Provinciali e Ilaria Marchi. Coordinamento editoriale Marco Provinciali e Ilaria Marchi. Ci puoi contattare per l’acquisto di uno spazio pubblicitario tramite posta elettronica all’indirizzo: marco@firenzeurbanlifestyle.com tel. 392 08 57 675 Se vuoi collaborare con noi ci puoi scrivere all’indirizzo: marco@firenzeurbanlifestyle.com oppure ilaria@firenzeurbanlifestyle.com visita il nostro sito www.firenzeurbanlifestyle.com pagina facebook FUL *firenze urban lifestyle*

ringraziamenti

Livio Giannotti, Amministratore Delegato di Quadrifoglio S.p.a., Giacomo Salizzoni e sua moglie Melissa, Farfa, Alex Neri, Giacomo Zaganelli, Marenna, NODUMP, Samuele Gallori

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Ristorante Albergo Molo73 all’uscita di Empoli Est via Tosco Romagnola, 112 - Empoli tel. 0571 1603084 - info@molo73.it

www.molo73.it

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Un elegante ristorante di stile unico che dedica la sua attenzione alla cucina del pesce. Il locale, dotato al piano superiore di 7 confortevoli camere, offre inoltre servizio di bed & breakfast.


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Il percorso di un rifiuto, e il rifiuto di un percorso

Intervista a Livio Giannotti, amministratore delegato della Quadrifoglio S.p.a, per capire del perché, oggi più che mai, riciclare sia divenuta un’assoluta necessità.

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La mappa dell'abbandono

Lo scappare all’estero di molti giovani può divenire talvolta una forma

di studio di ciò che nella nostra realtà può e deve essere migliorato: lo spunto berlinese del dare una nuova vita a vecchie strutture in disuso rappresenta una intelligente forma di risparmio e decoro urbano.

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No dump: la resistenza creativa degli anticonsumisti

Un collettivo artistico, composto da studenti e laureati di architettura, che, dando libero sfogo alla propria creatività, vuole riappropriarsi di quella capacità manuale necessaria alla realizzazione di molte piccole, grandi opere.

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I maestri della consolle

Francesco Farfa e Alex Neri raccontano il loro nuovo progetto di collaborazione.

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Padri che “aspettano” un figlio

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Samuele A Tutto Tondo

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Una problematica questa a cui non viene quasi mai prestata attenzione, abbiamo chiesto ad un sessuologo di spiegarci alcuni aspetti di questa delicata questione sessuale.

Speranzoso sognatore. Imprenditore autodidatta con in testa una piccola, semplice e gustosa idea.

Guerrilla gardening: etica e azione della rivoluzione “in verde” Ognuno ha il diritto e dovere di imparare a creare il proprio

“piccolo grande orto” per fronteggiare all’imponente crescita della cementificazione urbana

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Qèc

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Rubrica:

Ovvero, come spiderman può a volte cambiare il corso di una vita

Respira che ti passa


Come disse qualcuno, «Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare…». Non ho mai sognato, o neppure pensato, di fare il giornalista. È stato il giornalismo che ha trovato me: è come se ci fossimo sempre conosciuti, ma ci siamo incontrati solo grazie ad una serie di coincidenze. Io questo lo chiamo Destino… Viaggiare, conoscere persone interessanti, intrufolarsi dappertutto, soddisfare la propria curiosità, imparare sempre qualcosa di nuovo, dialogare coi lettori, scrivere… che volere di più?

Whitethings

Firenze l’è la mia città. La amo e la adoro. Mi piacciono i vicoli stretti, le realtà nascoste. Girarla con la mia vecchia bicicletta era una cosa fantastica, era, perché adesso me l’hanno rubata, mannaggia!!! Non vi dico l’età ma sono una giovane grafica a cui piace respirare la libertà, mangiare cose buone e ridere con gli amici.

Daniel Meyer

Ilaria Marchi

Marco Provinciali

Alle ore 7 del 13 giugno 1982 sono entrato in contatto con le prime facce umane. Dopo un mese, assieme a Pablito Rossi, Tardelli e tutti gli italiani ero già campione del mondo ed il calcio divenne per me una malattia. Mi piace mangiare un po’ tutto, amo il vino e anche la birra… in fondo la condivisione di una tavola è la cosa più bella che ci sia… Mi occupo di comunicazione e collaboro con alcune testate locali e nazionali… FUL mi piace tantissimo!!!

Nessuna notizia di Gurb. È il titolo di un libro, ma poteva essere anche il nome in codice della nostra avventura; poi, le pagine bianche dei nostri blocchi hanno virato la scelta su Whitethings, ancora più indecifrabile. Ciò che ci accomuna, come Gurb, è lo sguardo inconsapevole e stupito sulle cose che ci circondano. Per il resto, siamo completamente diversi: una misteriosa alchimia professionale per la cultura, l’editoria e gli eventi, basata su amicizia ed affinità elettive, che preferiamo definire i nostri “artifici dell’immaginario”. www.whitetithings.it info@whitethings.it

Cristina Battaglini

PSYMON

Alice Colombini

Tommaso Baroncelli

Cristina Battaglini 26enne vagabondante tra Germania ed Austria, attualmente vive a Graz in veste di assistente di lingua italiana. Neolaureata in Studi Rinascimentali si chiede che ne sarà di lei, ma non sgomenta. Intanto scrive, poesia e svolge ardite performance poetiche in giro qua e là. Collabora come giornalista freelance in diverse riviste. Chiamatela anche Ladycri.

Gli amici d’infanzia lo chiamano Psymon e si dice che sia nato nel 115 dopo Freud. La foto lo ritrae alla tenera età di 2 anni non ancora compiuti (con un pizzico di fantasia, aggiungeteci un po’ di barbetta e lo ritroverete allo stato attuale). Crescendo a ritmo di soul music e nutrendosi di cinema d’autore e di letteratura americana, Psymon ha seguito il consiglio dei suoi amici ed è diventato uno psicologo, esperto in sessuologia clinica. Chi lo conosce bene assicura che solo l’amore per i suoi figli supera quello per la sua professione. Viaggiare è per lui un piacere, così come giocare a tennis e vendemmiare.

Sono Alice Colombini , vivo a Firenze e sono una psicologa…… Quando sono nata alle 7.05 del 25 marzo 1981 il sole era in Ariete e la Luna in Scorpione, la mia carta del cielo parla chiaro: impulsiva e paziente, ha bisogno di agire, va incontro alla vita con energia, in modo prorompente, vivere è una sfida e un’avventura, non manca mai di coraggio ma la franchezza e l’onestà possono a volte cacciarla in situazioni imbarazzanti. Ma questa sono io…. Incredibile!

Firenze, 23 Luglio 1979. Nasco pigramente 23 giorni dopo la scadenza del tempo, il primo giorno disponibile del Leone. Sin da piccolissimo rimango per ore incantato ad ascoltare musica ed a guardare i dischi girare nel piatto… Colleziono vinili, leggo molto, mi piace cucinare e amo il buon vino. Credo che le belle canzoni aiutino ad essere persone migliori.


Jacopo Petrini

Teresa Tanini

Jacopo Aiazzi

Jana Kim

Sono nato il 30 settembre dell’87, poco dopo un tromba d’aria ha scoperchiato il tetto di casa... Ero arrivato al mondo. La mia mamma passo’ tutta quell’estate in acqua sperando che mi innamorassi del mare... Nel resto della mia vita ho speso tanto di quel tempo in contatto con Nettuno che sicuramente se ne sara’ un Po pentita... Amo il surf lo skate e la natura e le persone vere.

Fiesole, 1982. Vive e lavora a Firenze. Ha da sempre un rapporto conflittuale con i propri capelli. Un amore immenso per il mare e un’antipatia profonda verso le meduse. Ascolta tanta musica, non si sveglia la mattina, incline alla risata rumorosa, arrossisce per lontane associazioni di idee. Quando può ficca il naso nel mondo reale e virtuale alla ricerca di (belle) cose da vivere, regalare o anche solo da raccontare.

Nasco a Fiesole alle 5:30 di mattina del 23 settembre 1985, con una mano sopra la testa e dal peso di 4kg e passa. Più fastidioso di così non potevo essere. Sono nato il giorno in cui è morto Giancarlo Siani, un giovane giornalista di ventisei anni ucciso dalla camorra a Napoli. Oggi ho la sua età e ancora non ho assimilato tutte le sfumature che il giornalismo può assumere. L'unica cosa di cui sono consapevole è il desiderio di coltivare questa conoscenza. Più appassionato della scrittura in quanto tale che dal giornalismo, apprezzo ogni forma di quest'arte. La cosa che più mi codifica come italiano è l'amore per la pastasciutta, con qualsiasi sugo.

Il viaggio è dunque il mio destino, dagli Urali fino a qua… e ancor più in là, passo dopo passo, scatto dopo scatto, perché uno dei tesori che veramente ci appartiene è ciò che la memoria conserva di ogni soggetto che abita il mondo.

redazione mobile

Jacopo Bertocchi: anno zero 1978. Mi fanno felice due bottiglie di vino, Darwin e le sue teorie sull’evoluzione, Dawkins e “l’illusione di Dio”, Ungaretti e gli scritti “Ragioni d’una poesia”, Belmondo, Truffaut e la nouvelle vague francese, Modigliani e Ciampi, i dialoghi dei film di Moretti, i capelli di Pasolini, il celato senso dell’umorismo di Emilio Fede. Mi stupisco ancora per chi pensa di capire il jazz, Belèn e Corona, le donne che camminano impedite sui tacchi, i vecchini che passano ore a guardare le faccende degli altri, i muratori che lavorano e fumano una sigaretta intera senza toccarla con le dita, il vento che fa venire il mal di testa.

La nostra redazione è in completo movimento, composta da fiorentini autentici e da coloro che hanno trovato a Firenze la loro seconda casa. La centrale operativa è nella zona delle Cure ma l’occasione di incontri e riunioni è sempre una buona scusa per approfittare di una visita ai vari gestori di bar o locali che ormai da anni conosciamo. Una redazione mobile che trova nel supporto della rete il collante necessario per la realizzazione di ogni nuovo numero.

Martina Scapigliati

Quello della Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell’Italia Settentrionale a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento. Gli Scapigliati erano giovani tra i venti e i trentacinque anni, nutriti di ideali e amareggiati dalla realtà, propensi alla dissipazione delle proprie energie vitali. « …tutti amarono l’arte con geniale sfrenatezza; la vita uccise i migliori » (in introduzione, La Scapigliatura e il 6 febbraio, Sonzogno, Milano, 1862). Martina è nata nel 1985. Sa leggere la musica, ama scrivere e cantare, è in procinto di terminare gli studi per la Laurea Magistrale in Giurisprudenza. Vive a Firenze col suo adorato Jack Russel Napoleone, di anni 7.

Jacopo Bertocchi

Lorenzo Giorgi

Lorenzo Giorgi. 28 anni, barman, viaggiatore ed aspirante fotoreporter, come molti miei coetanei ancora alla ricerca di un ruolo in questo tempo. L’importante è riderci su, dopotutto «le fotografie sono come le barzellette, se le devi spiegare vuol dire che non sono venute bene».


Vivere la città

il percorso di un rifiuto, e il rifiuto di un percorso Intervista a Livio Giannotti, amministratore delegato della Quadrifoglio S.p.a, per capire del perché, oggi più che mai, riciclare sia divenuta un’assoluta necessità. Testo di Daniel Meyer, infografica Ilaria Marchi, dati Quadrifoglio.org

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ulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Se per Lavoisier, nel XVIII secolo, questa era una constatazione, pura e semplice – per quanto innovativa e trascendentale -, oggi forse questo è ancora di più, è un imperativo categorico: riciclare, oggi, è diventata una necessità. Ovunque, e anche a Firenze. E’ quindi da prendere con una certa fiducia la recente pubblicazione dei dati sulla raccolta differenziata fatta da Quadrifoglio, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti sul territorio di Firenze e dei comuni limitrofi: nel 2011 la percentuale di raccolta differenziata, a Firenze, ha superato quota 45%; rispetto al 2010, un incremento dell’ 1,81%. Giusto per capire: su 246.311 tonnellate di rifiuti solidi urbani, 98.791 sono rifiuti differenziati. Firenze, con il suo 45,04%, ha il primato nazionale a confronto con gli altri capoluoghi di regione. Soddisfatto Livio Giannotti, Amministratore Delegato di Quadrifoglio S.p.a.: «Questo risultato è il frutto di un impegno importante della società, ma anche di un progressivo accrescimento della sensibilità dei cittadini nell’attenzione verso una pratica di sostenibilità ambientale. Raggiungere il 45% in una realtà complessa come Firenze non è semplice; soprattutto per una città che, oltre ai circa 370mila abitanti, deve considerare che nella produzione di rifiuto incidono circa 9 milioni

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di presenze turistiche, quindi con un utilizzo dell’area urbana fortemente stressato». Ogni giorno, viene messa su strada una fila di camion di circa quattro chilometri. Un'organizzazione fatta di uomini e macchine molto delicata, precisa come un orologio: se c’è un intoppo si creano subito disagi a catena, con ripercussioni anche pesanti. Una volta che sono stati raccolti, i rifiuti sono solo a metà del loro percorso di “metamorfosi”: il viaggio continua, di trasformazione in trasformazione, in un processo affascinante a metà tra le teorie di Lavoisier e qualcosa di più metafisico. Mediamente, una quantità tra il 20 e il 30% dei materiali raccolti sarà avviato al riciclo, e rinascerà “a nuova vita”, sotto nuove forme. Il processo più affascinante, in questo senso, è quello compiuto dalla cosiddetta frazione organica del rifiuto, che viene trasferita nell’impianto di compostaggio di Case Passerini, che può trattare circa 70mila tonnellate l’anno di rifiuti organici. Visionati e ripuliti dalle impurità più macroscopiche, i rifiuti vengono triturati e immessi in bio-celle; ognuna può caricare circa 300 tonnellate. Attraverso un processo di fermentazione industrializzato, in circa due settimane il materiale subisce una fermentazione, permanendo per oltre tre giorni ad una temperatura superiore ai 50 gradi centigradi (fino a 70-75 gradi cen-


tigradi) e poi venendo raffreddato, igienizzato e stabilizzato. Dopodiché viene trasferito in una seconda aia dove permane per venti-trenta giorni con un sistema di insufflaggio dal basso di aria e di aspirazione dall’alto. Poi viene raffinato, attraverso una vagliatura e una setacciatura, e si arriva ad ottenere un ammendante (cioè un concime) di qualità, che viene utilizzato sui terreni agricoli. Questo processo prevede decine di analisi molto rigorose. E’ suggestivo pensare che, mai come in questo caso, dai rifiuti nasce nuova vita, dato che le superfici concimate con queste sostanze riciclate daranno vita ad alberi, piante e coltivazioni. Diversa invece la destinazione dei rifiuti differenziati inorganici: vetro, plastica, tetrapak e i metalli (alluminio,acciaio ecc…) vengono trasferiti all’impianto Revet di Pontedera, e lì vengono selezionati e smistati.

sere utilizzati in sostituzione ad esempio del legno. Le pellicole e gli shopper (le borse della spesa, per intendersi) già di per sé costituiscono uno scarto, ed eventualmente possono essere utilizzate per produrre energia: avendo un alto potere calorifero, sono un ottimo combustibile per i termovalorizzatori, per produrre energia elettrica o energia termica. Compattate con altri polimeri possono invece dare origine ad altri tipi di prodotti. Infine la carta: Quadrifoglio ha il primato nella raccolta di questo prezioso materiale. Una volta raccolta, viene selezionata e pulita attentamente, e la carta da macero e quella a fibra lunga (che è più pregiata, come ad esempio gli imballaggi di cartone) vengono separate e inviate alle cartiere che le utilizzano per la loro produzione.

La filiera è tutta Toscana: i gestori e tutti gli impianti lavorano in sintonia sul territorio, coordinando il proprio lavoro. Dietro tutto questo c’è una strategia, o forse per meglio dire una filoPiù complessa la lavorazione del tetrapak. Anzitutto, viene in- sofia, ben precisa, come spiega Giannotti: «Potremmo specuviato ad una cartiera specializzata per la lavorazione del tetra- lare sulla carta e sulle plastiche, inviandole ad esempio in Cina attraverso grandi compagnie di trapak, che è fatto di carta (75%), polietiding: è una scelta che a cui non abbialene (20%) e alluminio (5%); con la Una volta che sono mo mai aderito perché riteniamo che parte cartacea viene ottenuta una carta stati raccolti, i rifiuti la sostenibilità vada letta nella sua acdi particolare pregio, detta cartalatte, cezione più ampia possibile: è necessacon il poliaccoppiato plastica-allumisono solo a metà rio ridurre». E, per farlo, «è necessario nio viene prodotto invece un amalgadel loro percorso utilizzare il minor quantitativo possima che si chiama Marilene, da cui si di “metamorfosi”: il bile di energia». possono produrre sottovasi e oggettistica varia. viaggio continua, di Per ritornare al punto di partenza, che trasformazione in è anche un punto di arrivo, “nulla si Per quanto riguarda la plastica, è più crea, nulla si distrugge, tutto si trasforcorretto forse parlare di “plastiche” trasformazione, in un ma”. Ma è necessario che questo perché si suddividono in vari tipi. processo affascinante enunciato diventi una sorta di mantra: a metà tra le teorie di l’educazione al rispetto dell’ambiente e Il Pet (che quello ad esempio delle bottiglie d’acqua) viene anzitutto seleLavoisier e qualcosa di alle pratiche di raccolta differenziata è fondamentale. Quadrifoglio ha realizzionato per colore (bianco, verde, blu più metafisico zato delle iniziative ad hoc, rivolte alle ecc…) e poi inviato al Corepla (Conscuole. «Ma –aggiunge Giannotti - è sorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio ed il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plasti- necessario che questa sensibilità entri nelle case: perché è lì ca). Con il Pet riciclato si producono vari prodotti, soprattutto che si produce il rifiuto, è lì che bisogna accrescere la cultura della sostenibilità». La Regione Toscana ha lanciato invece la una fibra utilizzata per imbottiture, e produzione di “pile”. Con le plastiche pesanti invece si può produrre una miscela campagna “Transformer. L’energia che viene dai rifiuti”, rivol(un compound) che a seconda del tipo di lavorazione può es- ta ai più giovani. sere riciclato per produrre vari tipi di prodotti come secchi, E non è un caso che tanta parte del lavoro di informazione su vasi, sottovasi, scope, spazzolini e altro. Più recentemente, si è questi temi sia fatta sui ragazzi: perché rappresentano il futuro. arrivati a produrre una vasta gamma di prodotti come ad Un futuro che parte dalle piccole cose di ogni giorno. E, anche esempio plastiche per scooter. Questo materiale può altrimen- se niente si crea e niente si distrugge, l’uomo ha sempre moti venire pulito e triturato per essere trasformato in un granulo strato troppo talento nella seconda delle due cose. Un motivo che viene utilizzato dalle varie industrie di stampaggio di pro- in più per cambiare le nostre abitudini, e pensare a riciclare. E dotti in plastica, oppure per produrre trafilati che possono es- a costruire un futuro.• I vetri vengono selezionati per colore e preparati per l’invio alle vetrerie, i metalli vanno invece verso le fonderie.

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vetro - metallo -plastica Cosa va messo nella campana celeste multiraccolta: Bottiglie e flaconi in vetro Bottiglie e flaconi di plastica Sacchetti, anche a rete Scatole in polistirolo o in plastica rigida Blister Cellophan e nylon da imballaggio Lattine in alluminio Barattoli di metallo per alimenti Ogni altro contenitore in metallo Contenitori in poliaccoppiato per latte, succhi di frutta, spremute, passata di pomodoro, panna, vino e acqua. Schiacciati per ingombrare meno!!

Cosa NON va messo nella campana celeste multiraccolta: Barattoli di metallo che contenevano prodotti tossici o infiammabili Piatti e tazze in ceramica e porcellana Oggetti in terracotta Giocattoli e casalinghi, custodie di CD, musicassette e DVD Piatti, posate e bicchieri in plastica Bidoncini e cestini Elementi di automobili

organico Cosa va messo nel cassonetto dell'organico: Scarti vegetali e animali di cucina, bucce di frutta, gusci d’uova Scarti di manutenzione di piccole aree verdi, come erba tagliata e piccoli rami

Cosa NON va messo nel cassonetto dell'organico: Tutti quei prodotti che non sono di origine vegetale o animale Prodotti tessili anche se di origine vegetale o animale

carta e cartone Cosa va messo nel cassonetto con il coperchio giallo: Carta (giornali, riviste, libri) Cartone (scatole, scatoloni) Quaderni e opuscoli Sacchetti di carta Fogli in genere

Cosa NON va messo nel cassonetto con il coperchio giallo: Scatole per latte e succhi di frutta che hanno anche parti in plastica e alluminio; sono i cosiddetti poliaccoppiati La carta termica di fax e scontrini Carta con residui di colla Carta unta o molto sporca Bicchieri e piatti di carta

non differenziati Cosa va messo nel cassonetto non differenziato: Tutti quei rifiuti urbani che non appartengono alle categorie sopraelencate

Cosa NON va messo nel cassonetto non differenziato: carta pulita, vetro, metallo, legno, rifiuti organici, plastica, rifiuti pericolosi, rifiuti ingombranti, inerti

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foto di Raffaele Ferrari

"Il vivaio del Malcantone è un'associazione no profit che si occupa di promozione, formazione della cultura artistica contemporanea. L'associazione fornisce spazi prove a giovani compagnie e a professionisti, crea momenti di formazione e scambio, ospita e promuove rassegne, residenze artistiche esposizioni, incontri, festival, nella prospettiva di generare contesti aperti alla sperimentazione, al confronto e alla riflessione, ponendo particolare attenzione agli aspetti processuali del fare ricerca"

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Luoghi

LA mappa dell'abbandono

Lo scappare all’estero di molti giovani può divenire talvolta una forma di studio di ciò che nella nostra realtà può e deve essere migliorato: lo spunto berlinese del dare una nuova vita a vecchie strutture in disuso rappresenta una intelligente forma di risparmio e decoro urbano. Testo di Cristina Battaglini, foto Giacomo Zaganelli

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bbandonare vuol dire perdere oppure comunità nei confronti di una memoria storica scomparente ritrovare? La domanda può sembrare più legata all’industria che all’arte, così come alla qualità scriteriata, ma è un interrogativo sul quale architettonica di questi spazi in disuso, ci è parso un elemento la nostra società contemporanea dovrebbe molto interessante su cui basare il nostro progetto». La riflettere. L’abbandono implica una mappa dell’abbandono vuole essere un vero e proprio database momentanea o duratura giacenza di una cosa per una sua “non territoriale che ha la funzione di evidenziare location che, in più utilità”. Una cosa può essere abbandonata per essere poi un futuro prossimo, potrebbero essere riconvertite in altri riconvertita ad altro? Certo che sì, per di più se la domanda luoghi fruibili dalla società. Giacomo, originario di Firenze, in questione riguarda i luoghi. Spesso ci imbattiamo in spazi ora residente nella capitale della riconversione per eccellenza che avevano una funzione, ed essendo venuta a mancare la di luoghi in disuso, Berlino, ha avuto anche la brillante possibilità di utilizzo di quel dato luogo, viene abbandonato. idea di presentare il progetto al comune fiorentino - che ha Come riconvertire questi luoghi? La questione è spesso di accolto fin da subito positivamente il progetto, soprattutto complicata gestazione, ma tracciare una mappa dei luoghi nella persona dell’Assessore Cristina Giachi -. L’iniziativa, abbandonati ci sembra un’occasione interessante per mettere in fin dalla sua creazione, è sull’homepage del Portale Giovani e, sempre con il patrocinio del Comune, è azione una possibilità di riscatto di questi spazi. Ci ha pensato Esibisco, laboratorio la mappa dell’abbandono stato organizzato un incontro sul tema degli spazi improduttivi come risorsa d’idee, che ha realizzato la mappa rappresenta un’occasione per progetti artistici culturali e sociali. dell’abbandono. Il progetto è nato circa un anno fa, un vero e proprio censimento interessante di riscatto La capitale tedesca è stata sicuramente per la cultura e per uno degli input ideativi più determinanti degli edifici abbandonati della città di per la mappa dell’abbandono. La Firenze, che si è rapidamente esteso alla l’intera comunità Stadtbad berlinese, la piscina comunale Toscana e che si sta tuttora espandendo a raggio sul territorio della Liguria e dell’Emilia Romagna. di Wedding - quartiere emergente della scena berlinese - è L’ideatore, Giacomo Zaganelli, insieme con altri dell’equipe stata riconvertita in un importante centro per l’arte, il vecchio creativa ci spiega da dove è nata l’idea di questo progetto. «Far scalo merci di Gleisdreieck sarà invece ultimato a giugno di comprendere quanto l’enorme mole di edifici abbandonati quest’anno e trasformato in un bellissimo parco di circa trenta possa rappresentare un’interessante risorsa per progetti di ettari in centro. Il vecchio aeroporto nazista di Tempelhof è vario tipo, ma soprattutto per quelli a matrice socio-culturale, stato convertito nel 2010 a parco cittadino. Nonostante il e un’efficace alternativa all’estremo consumo di territorio rinomato ecologismo d’oltralpe, andando contro i costruttori che sta colpendo l’Italia negli ultimi anni. Basti pensare d’immobili, le difficoltà si sono fatte sentire anche lì: l’idea di che per ogni nuovo bambino nato ci siano quarantaquattro riconversione in parco ha avuto però la meglio. Il Künstlerhaus vani vuoti. - continua Giacomo – Inoltre sensibilizzare la Bethanien si trova all’interno di un vecchio ospedale a

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ˆfoto: il dito di Novoli Kreuzberg da più di trenta anni e rappresenta uno dei centri di ricerca sull’arte più importante della città, e ancora, una delle più antiche stazioni ferroviarie della Germania, l’Hamburger Bahnhof, dal 1987 adibita a museo per l’arte contemporanea è una vera e propria calamita di eventi e rassegne di fervido interesse per il pubblico. Il museo, oltre a raccogliere opere di arte contemporanea, ospita anche il Joseph Beuys Medien Archiv. Tutte testimonianze queste a provare che investire sulla riconversione dei luoghi porta benessere.

Generare interessi, dunque, per un’esplorazione urbana che nasce prima di tutto da un attaccamento ai luoghi natii. Conoscenza del proprio territorio allora, alla base di tutto, unito a un riavvicinamento urbano che ora più che mai sembra necessario per progredire intelligentemente. Esibisco è ovviamente aperto alle segnalazioni da parte delle persone per espandere sempre di più la sua mappatura. Per ogni segnalazione si prega dunque di contattare direttamente gli interessati al progetto sul sito www.esibisco.com. •

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Creatività

No dump: la resistenza creativa degli anticonsumisti Un collettivo artistico, composto da studenti e laureati di architettura, che, dando libero sfogo alla propria creatività, vuole riappropriarsi di quella capacità manuale necessaria alla realizzazione di molte piccole, grandi opere. Testo di Jacopo Aiazzi, foto NODUMP

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n passato i giochi dei bambini erano creati da scarti domestici. Fino a qualche anno fa la manualità dei più piccoli era enfatizzata da creativi balocchi di costruzione come il Lego. Chiunque abbia passato il tempo con questi giochi non può che ripensare con nostalgia a quei momenti, rammaricandosi della loro segregazione in qualche cassetto per lasciare spazio a videogame, macchinine telecomandate e bambole parlanti. Spesso abbiamo sentito dire che la manualità e la fantasia sono state soppiantate dall'elettronico e dal virtuale ma c'è ancora qualcuno che resiste e che fa della creatività e della manualità un lavoro e uno stile di vita. Qualcuno di cui merita parlare. I ragazzi del collettivo artistico No Dump fanno parte di questa

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“resistenza” all’asettico e al consumismo senza freni. I No Dump sono un gruppo di circa dieci persone, tra studenti e laureati di architettura e design industriale. Si chiama collettivo artistico, proprio perché si sono conosciuti all’interno del collettivo di architettura, dal quale si sono divisi per favorire la creatività a discapito della politica. La loro storia inizia a dicembre 2009 con il festival “Ri-generazioni” a Massaciuccoli, quando ancora No Dump non era neanche un’idea. Parteciparono come componenti del collettivo di architettura di Firenze, trasformando una stanza in un acquario cibernetico. Pesci, polpi e una balena quasi a grandezza naturale, tutto realizzato con parti di computer recuperate, per sottolineare l’aspetto dell’inquinamento marittimo per mano umana. Da questa


esperienza, oltre a vedere la nascita di No Dump, è venuto sfoggiava la scritta Imodium, per contestare il fatto che “oggi fuori uno degli scopi di questo gruppo: riappropriarsi della non è la notorietà a procurare gli sponsor, ma viceversa, manualità che in passato, per architetti e designer, era d’obbligo riducendo così le opere a messaggi subliminali e gli sponsor in e oggi è stata sostituita dal costante uso del computer. Durante strumenti di censura”. Sempre nel 2010 hanno costruito delle l’evento “D! Dimmelo tu”, una settimana di performance mascherine d’ossigeno, attaccate poi a molte pensiline degli giovanili e incursioni urbane tenutasi a ottobre 2010 e autobus, realizzate con semplici fondi di bottiglia colorati di patrocinato dal Comune di Firenze, hanno creato un’idra di giallo e legati a sacchetti di plastica trasparenti. Il messaggio forassite che fuoriusciva dal pavimento piastrellato di piazza che portavano era inequivocabile e scritto su ogni mascherina Santissima Annunziata. Le tre teste della bestia mitologica “No Dump avvisa i gentili viaggiatori che in mancanza di aria erano composte di carene di motorini gentilmente regalate pulita è consigliabile indossare le mascherine d’emergenza!”. da alcuni meccanici. Ma non soltanto opere mastodontiche, Non possiamo però parlare di No Dump riferendoci solo alle i ragazzi di No Dump sanno anche sfruttare le piccolezze. opere di contestazione e al lavoro di recupero. Grazie al Comune di Firenze, hanno partecipato alla “Notte Questo gruppo spesso è anche impegnato attivamente nella Bianca” dello scorso anno, donando alla città una luce diversa. riqualificazione dell’ambiente cittadino. Da piccole azioni, come fornire dei cestini di legno truciolato Con l’utilizzo di copri-lampade conici per la raccolta differenziata al bar che e plastica colorata, la luce di ottantotto Quello che gli lampioni, da Ponte Vecchio fino a San altri buttano o non d’estate apre i battenti nel parco dei Cigni, alla Fortezza da Basso, a eventi totalmente Frediano, si è ravvivata di diversi colori, regalando un bel gioco di luci dirette e utilizzano, per loro dedicati alla socializzazione e all’espressività è un’opportunità artistica delle autoproduzioni. Ad aprile di riflesso sulle acque dell’Arno. Sulla si terrà infatti la nuova edizione di base di ogni lampione è stata attaccata un’etichetta che illustrava i materiali utilizzati. Il loro lavoro, “Diladdarte”, l’evento organizzato dal circolo di San Niccolò infatti, non finisce con la realizzazione dell’oggetto con e patrocinato dal Quartiere uno, che ospiterà la terza edizione materiali di recupero, ma continua con il constante tentativo dell’“Icchè ci vah ci vole” al parco della Carraia. La giornata, di sensibilizzare il pubblico al riciclo e al riutilizzo. Così un organizzata dai ragazzi del collettivo artistico No Dump, divano fatto di camere d’aria di biciclette è diventato un oltre alla partecipazione d’innumerevoli artisti locali, tra oggetto d’arredo molto apprezzato. La loro filosofia non musica e arti visive, prevede una rivisitazione dello scarso si limita alla contestazione del consumismo scellerato che utilizzo che viene fatto normalmente del parco. Quello che determina una prematura “fine del ciclo vitale” dei materiali. gli altri buttano o non utilizzano, per loro è un’opportunità. Uno sguardo rivolto alla realtà locale, a ciò che li circonda, La digitalizzazione delle reti televisive ha probabilmente spesso fornisce loro validi spunti. Nel 2010, in collaborazione ravvivato la scintilla creativa di questo gruppo. Da diversi con l’associazione culturale RiotVan, hanno contestato il mesi, infatti, stanno raccogliendo tutti i televisori abbandonati brainstorming della “Festa della Creatività”. Travestiti da accanto ai cassonetti o che gli vengono ceduti da amici e pittori hanno affisso per le vie cittadine alcune delle opere conoscenti. Non ci rivelano il loro progetto ma ci dicono che più famose “sporcate” dai vari sponsor. Così “La Venere” del molto probabilmente sarà un lavoro “ben visibile”. Incuriositi Botticelli era coperta dal logo della Imetec e “L’urlo” di Munch aspettiamo l’evento che rivelerà il mistero.•

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Personaggi

I maestri della consolle

Francesco Farfa e Alex Neri raccontano il loro nuovo progetto di collaborazione. Testo di Marco Provinciali e Tommaso Baroncelli, foto Giacomo Barsotti

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a loro è una carriera ventennale iniziata nei nei loro “luoghi di fortuna”. Camerette, cantine o sale studio principali club toscani attorno alla secon- improvvisate alle cui pareti, per evitare spiacevoli litigi con i da metà degli anni 80 e sviluppatasi poi tra il vicini, viene affisso qualsiasi genere di materiale isolante, povecchio e il nuovo millennio, facendo ballare listirolo, scatole di uova e quant'altro sia possibile affinché la intere generazioni al ritpotenza del sound rimanga tra le mura mo di beat dai suoni meravigliosi. Non Alex e Francesco sono della propria stanza. Dei veri e propri esageriamo per niente se affermiamo bunker dove oggi, in tempi grigi e aridi sulla cresta dell'onda di emozione, diviene ancora possibile che la loro musica ha toccato le tappe da più di vent'anni più importanti del panorama mondiacoltivare il proprio sogno; perché non le. Delle vere “forze della natura” doc'è dubbio, la professione del DJ è “figa” tati di un talento e di un orecchio dalla sensibilità infinita. e per molti, spesso, una vera e propria ambizione professioDue figure fondamentali dell’house music italiana a cui, da nale. Alex e Francesco sono sulla cresta dell'onda da più di anni, molti giovani ragazzi s’ispirano, studiandoli e mixandoli, vent'anni, moltissimi per una carriera da interprete musicale! .16


Pensateci bene sono pochi coloro che riescono per un periodo così lungo. Ovvio, alti e bassi sono quantomeno scontati, ma il nome di Farfa e di Alex Neri è noto, ai più, lungo tutto lo stivale. La prima collaborazione avvenne nel lontano 1995 quando alla consolle dello Yab erano gli assoluti protagonisti del mercoledì notte fiorentino. Negli anni, molte sono state le volte in cui hanno avuto occasione di collaborare, ma in questo 2012 il duo FARFA+NERI si è già presentato al pubblico in alcuni importanti eventi - come quello dello scorso gennaio, al Tenax, - dove la loro musica ha fatto letteralmente impazzire un pubblico eterogeneo composto di più generazioni. Come sempre ci verrebbe da dire… Li abbiamo incontrati e intervistati per farci raccontare in esclusiva, emozioni, punti di vista e progetti futuri. Francesco Farfa e Alex Neri... due dj che hanno portato la “Club Culture” nel mondo. Da quanto vi conoscete? Ci conosciamo dal 1990. Il nostro primo incontro probabilmente è avvenuto all’Alambra di Sarzana, dove Alex era resident. Parliamo del progetto del 2012. Com’è nata l’idea? L’idea è nata dalla voglia di stare insieme e confrontarci, suonare e farsi compagnia “godendo” della musica. Provando a capire l’uno le sensazioni dell’altro durante un nostro back to back… e’ un ulteriore esperienza per lo spirito che alla nostra età necessita di essere fortemente alimentato. Stimatissimi deejay ma anche produttori affermati... quanto è importante unire le due cose? E’ la parola “unire” importante di suo. Immaginate due “vecchietti” come noi che si rimettono a scartabellare le loro emozioni passate con la musica per tanti anni e che cercano una forma nuova per trasmetterle (non ritrasmetterle...). E’ molto importante avere un approccio nuovo anche quando si propongono pezzi storici del nostro background, al fine di presentare freschezza e genuinità, senza essere nostalgici. Ci teniamo a precisare che il nostro set è nuovo al 95% e che proponiamo poche “chicche” del passato. Che tappe toccherete? Solo in Italia o anche qualche puntata all’estero? Il nostro obiettivo sono poche date ma ben fatte. Soprattutto nei club dove interessa veramente la nostra cosa e non solo dove si vuole fare business pensando alla “trade union” commerciale. Ovvio che l’estero è un obiettivo. Abbiamo già toccato Ibiza e Madrid ... cerchiamo di seminare bene. Per adesso qual è stata la risposta del pubblico? La risposta del pubblico è stata grandiosa. E’ bello vedere un’eterogeneità cosi come si vede alle nostre serate. Ovviamente fa piacere tirar fuori dalle case i “veterani”che ci amano da anni, ma che, ahimè, escono pochino. Altrettanta soddisfazione è poter essere accettati dai giovanissimi di oggi che sono i protagonisti della night life. Altri progetti per il 2012? Creare musica nuova probabilmente sotto pseudonimo e cercare fare piu' date possibili insieme (impegni pro/personali permettendo).• 17.


Sessualità

Padri che “aspettano” un figlio Una problematica questa a cui non viene quasi mai prestata attenzione, abbiamo chiesto ad un sessuologo di spiegarci alcuni aspetti di questa delicata questione sessuale. Testo di Psymon, foto Marco Morosini dal libro NO COPYRIGHT

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er inaugurare la mia collaborazione con questa rivista e catturare la vostra attenzione, avrei potuto parlarvi di bunga bunga o di bondage, argomenti d’attualità che alimentano il gossip e stuzzicano la fantasia popolare. Avrei anche potuto proporvi un tema significativo come la bisessualità o bizzarro tipo il bestialismo. Invece trovo più utile ed urgente parlarvi di “babbi”, di padri in attesa per l’esattezza, e ve ne spiego subito i motivi. Firenze si è dimostrata una città attenta e sensibile alla questione paternità, in particolar modo grazie all’impegno dell’Associazione Medu (Medici per i diritti umani) che sta portando avanti da diversi anni il progetto “Maschi per obbligo” e che tempo fa ha organizzato un convegno presso il Salone Brunelleschi dell’Istituto degli Innocenti dal titolo “Anche i padri aspettano un figlio”. A parte questi casi isolati, raramente si parla di padri e di paternità. E praticamente mai si parla della sessualità dell’uomo durante la gravidanza della partner. Non se ne parla al bar, tra gli amici, dove di solito non si va al di là della battuta sconcia. Non se ne parla nelle pubblicazioni scientifiche, dal momento che la quasi totalità delle ricerche sulla sessualità in questa particolare fase della vita di coppia si sono concentrate sul vissuto della donna. E non ne se parla nemmeno ai corsi pre-parto, dove il più delle volte la questione viene liquidata velocemente dagli operatori sanitari, magari ricordando che le contrazioni uterine durante l’orgasmo possono dare inizio al travaglio e che è opportuno cercare nuove posizioni durante i rapporti sessuali per fare in modo che il peso del corpo dell’uomo non gravi sul ventre della donna. Stop.

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Il resto, come spesso accade quando si tratta di sessualità, rimane nel campo minato del “non detto”, perché parlare di sessualità crea disordine. E’ un doppio tabù, quindi, quello che ci apprestiamo ad infrangere: discutere di sessualità e di paternità. Essendo sovente relegato ai margini dell’evento gravidanza rispetto alla diade madre-bambino, l’uomo può incontrare delle difficoltà ad esprimere i suoi vissuti legati al processo psicoaffettivo del diventare padre, e può vivere un senso di isolamento e di impotenza che si riflette anche nella sfera sessuale.

identità. Altre paure riguardanti l’incolumità del bambino, a volte inconsce e spesso generiche, possono influenzare la sua sessualità, almeno attraverso l’ansietà al momento dei rapporti con la partner. Anche le paure provate dalla donna possono avere delle ripercussioni sulla sessualità dell’uomo, a patto però che egli stesso partecipi a quelle paure. Un esempio particolare di paure condivise riguarda quei padri in attesa che, di comune accordo con la partner, decidono di non essere presenti in sala parto per salvaguardare la sessualità post-partum della coppia, dal momento che temono di rimanere impressionati dalla dilatazione dell’organo sessuale femminile.

Il padre in attesa, infatti, può provare dei sentimenti di ambivalenza nei confronti della partner o del bambino poiché Un’altra fonte di disagio per la sessualità del padre in attesa egli si identifica ed entra in competizione con loro. Se si può derivare dalle modifiche estetiche che intervengono nel identifica con il bambino, l’uomo può abbandonare il suo corpo della partner. E’ bene chiarire però come spesso sia ruolo di adulto di fronte alla partner e, con un movimento la rappresentazione del corpo di donna che sta diventando regressivo, adottare quello di un bambino di fronte alla madre, madre a mettere a disagio l’uomo (la donna che diventa madre, con la conseguente ricerca di carezze affettive a discapito dei infatti, può riattivare in modo fantasmatico quello che era il rapporti sessuali. Se si identifica con la partner, invece, il suo desiderio incestuoso del bambino nei confronti della propria madre) e non tanto un corpo del quale desiderio inconscio di avere un bambino si siano modificate solamente le linee può manifestarsi con la Sindrome della E’ anche vero che ci Couvade. Il termine couvade è stato sono alcuni uomini che estetiche. Del resto, basta pensare che esistono numerosi siti internet per adulti introdotto in antropologia per indicare durante la gravidanza che hanno creato un’apposita categoria un rituale magico compiuto dal padre, della propria di video dal contenuto pornografico di comune osservazione in molte culture, che comprende aspetti dietetici (rispetto partner stabiliscono denominata pregnant, per rendersi conto di quanto diversi uomini trovino da parte del padre di precise regole delle relazioni estremamente attraente l’aspetto fisico dietetiche dopo la nascita del figlio) e extraconiugali della donna durante la gravidanza. aspetti pseudomaterni (rappresentazione ritualizzata del parto compiuta o frequentano Nonostante molte coppie mettano in dall’uomo contemporaneamente al parto prostitute, e che per atto delle carezze sessuali reciproche della donna), la cui funzione è quella in sostituzione dei rapporti sessuali di agevolare il passaggio dell’uomo alcuni di loro si tratta completi, va segnalato come durante della prima volta. alla nuova condizione di padre. Nella la gravidanza diversi uomini ricorrano cultura occidentale l’equivalente della alla masturbazione, una pratica magari sospesa dopo il “couvade rituale” è dato dalla “couvade psicosomatica”, i cui periodo dell’adolescenza. E’ anche vero che ci sono alcuni sintomi più comuni (mal di denti, aumento di peso, disturbi uomini che durante la gravidanza stabiliscono delle relazioni gastrointestinali e manifestazioni dermatologiche) sono extraconiugali o frequentano prostitute, e che per alcuni di loro stati osservati nella popolazione dei padri in attesa con una si tratta della prima volta. Forse sarebbe opportuno indagare percentuale che oscilla dal 10% al 75%, un dato poco chiaro che il mondo onirico dell’uomo durante la gravidanza, in quanto testimonia l’indifferenza del mondo accademico-scientifico nei sembra popolato da prevedibili sogni erotici compensatori confronti della paternità. Di fatto, però, è stato riscontrato che quando l’attività sessuale della coppia diminuisce, ma anche alla sintomatologia classica sopra elencata si accompagna anche da sogni inquietanti riguardanti il bambino che lo renderà una diminuzione dell’attività sessuale. padre, avvalorando pertanto l’esistenza di una conflittualità In seguito ai primi movimenti del feto, un avvenimento intrapsichica tra sessualità e paternità. che per molti padri in attesa sembra segnare il passaggio Concludo lasciando sul campo (spero un po’ meno minato) dall’astrazione alla concretezza dell’evento gravidanza, un’ultima riflessione: se consideriamo l’approdo alla paternità diversi uomini sviluppano la paura di ferire il bambino con come un’emozionante avventura, che ruolo svolge allora la il pene durante i rapporti sessuali. In realtà, questa paura può sessualità in questa preziosa e rischiosa impresa? E’ un potenziale esprimere una connotazione sadica della sessualità maschile nemico di cui l’uomo deve diffidare, o è la miglior guida che egli abitualmente rimossa e non è l’unica che colpisce l’uomo durante questo delicato periodo di rimescolamento della sua può assumere per non smarrire il cammino? A voi la parola… •

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Gente coraggiosa

Samuele A Tutto Tondo

Speranzoso sognatore. Imprenditore autodidatta con in testa una piccola, semplice e gustosa idea. Testo Whitethings

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ˆfoto Whitethings

a piccolo per timidezza rifiutava con garbo l’offerta di un panino, anche se moriva dalla voglia di addentare una rosetta con la mortadella. Oggi Samuele Gallori, 42 anni, crea e distribuisce panini in tutta la città e non solo. Otto mesi fa, ha ideato e messo su”Panino Tondo”, in via Montebello, un’impresa nuova e vecchia allo stesso tempo: fare panini tondi, buoni e caldi con consegna a domicilio, coinvolgendo tra i suoi fornitori solo botteghe del quartiere, perché come ci racconta “ voglio dimostrare che è possibile lavorare in maniera etica, corretta, consapevole e sana”. Così Panino Tondo ha deciso di puntare solo su collaborazioni che abbiano un fine etico, a chilometro zero e sostenibile, valutando sia la professionalità e la correttezza, ma anche i requisiti sanitari e la sicurezza sul posto di lavoro, adottati dai vari fornitori. Inoltre in pochi mesi di attività ha sostenuto anche associazioni come Emergency, creando un panino ad hoc, dove una parte del ricavato veniva devoluto all'associazione umanitaria. "In questo momento più che mai c'è bisogno di realtà piccole o mediograndi, che possano garantire al consumatore qualità e che possano rac-

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contare la verità, che sappiano cambiare rapidamente, e che manca solo di mangiare a casa qualche volta in più, riesco solo possano dare fiducia al consumatore" afferma Samuele, ap- qualche volta a fare un “pranzo familiare”, la domenica, l’unica poggiandosi ad un bancone bianco con a fianco le sue ultime pausa di orario di Panino Tondo. scelte in fatto di packaging, tutto biodegradabile e composta- Ma il percorso per realizzarlo non è stato semplice. “E se il progetto va bene, diventate soci con me”. Con queste parole, bile quasi al 100%. Il cibo è stato da sempre la passione segreta di Samuele ma Samuele ha presentato alla banca la sua idea per la richiesta una passione per avere successo deve incarnarsi in un’idea vin- di un prestito, con il candore positivo e speranzoso di tutti i cente. E’ quanto è successo a Gallori. Cresciuto a pane-vino- sognatori e la sua carica entusiasta. e-zucchero (dal nonno) e burro-e-alici (dalla nonna), il gusto “Ci porti un business-plan”, fu invece la risposta del funzionario di banca. Una risposta da ragioniere contro un sognatore. per i sapori non lo ha mai abbandonato. Neppure dopo il diploma, negli anni ’90 in informatica e l’i- Samuele non si lascia intimorire. Si arma di coraggio e buonizio di una carriera che sembrava portarlo altrove rispetto al na volontà e si mette a studiare management per le piccogusto e alla cultura del cibo. Per la precisione nel mondo del- le imprese di notte. Qualche giorno dopo presenta il piano la tecnologia fotografica. Un mondo che gli fornisce nozioni economico alla sua banca, che gli ha poi concesso il piccolo manageriali, perché una passione e un’idea comunque devono finanziamento richiesto. Il resto sono sapori, grandi soddisfazioni e una marea già di sapersi misurare con il mercato. Ma raggiunto il livello manageriale, si sente stretto in un ruolo nuove idee e di progetti, incontri e nuove opportunità. Sì perche non è il suo. E decide di andare controcorrente, di pre- ché Panino Tondo in otto mesi ha messo insieme 3mila clienferire il sogno alla routine. Lascia così il business e lavora in ti, ha fatto 2100 panini al mese, ha registrato 1260 panini su un suo bar in Piazza Indipendenza. Ma anche i cappuccini e Facebook. le brioche (accompagnati da musica dal vivo) non riescono a E ancora: 400 chili di carne consumata in un mese, 80 ordini soddisfare il suo desiderio di “condivisione” e socializzazione. al giorno, 27 le coppie che hanno prenotato il menù per San Finchè, otto mesi fa, appunto, apre “Panino Tondo” scegliendo Valentino. E tutto questo grazie a 12 fattorini, 4 cuochi, 3 ada tavolino il nome: “doveva essere una cosa semplice, che si detti al frontdesk, che ogni mattina preparano, confezionano e consegnano bagels, le famose ciambelle di pane, panini, ma ricorda, un po’ come la mela….”. L’idea? “Unire le realtà del centro, ricostituire il tessuto tra le anche “zuppe toniche” e “calmanti” in collaborazione con “In Zuppa”, il sogno di un altro cuoco piccole botteghe del quartiere”, è stailluminato e impegnato nella culto il principio ispiratore assieme alla L’idea? “Unire le realtà tura e diffusione del cibo sano. geniale semplicità di un “panino a del centro, ricostituire “Dalle migliori ricette della tradichilometro zero”, per dimostrare che il tessuto tra le piccole zione americana, riviste con ingrea Firenze, oltre ai fast-food, sopravvibotteghe del quartiere”, è dienti nostrani nascono gli hamvono e – nel suo caso – nascono, nuove imprese che scelgono di dare pristato il principio ispiratore burgers. Carne di manzo scelta e controllata di provenienza solo toorità alla qualità delle materie prime, assieme alla geniale per comporre panini “tondi” con un scana, verdure fresche, mozzarella, semplicità di un “panino a fontina, bacon e pane sfornato a look ammiccante, che strizza l’occhio chilometro zero” Firenze ogni mattina. all’hamburger americano ed al gusto Tra tanti numeri mirabolanti a nordeuropeo. “Bottegaio si, ma in versione moderna” afferma Samuele “Non due zeri che rappresentano forse il migliore fiore all’occhiell’immagine del gestore furbetto che cerca di fregare il cliente”, lo di Panino Tondo ci sono gli zero chilometri per il reperima la convinzione di un “sistema” di esercizi che, fornendo gli mento delle materie prime e zero lavoro nero. Tutti, dal prielementi essenziali per la sua cucina, riescono a creare un cir- mo all’ultimo fattorino, sono dipendenti contrattualizzati. A cuito “virtuoso” dove tutti lavorano, senza speculare sui turisti norma insomma, nell’Italia del lavoro nero e dello schiavismo e fidelizzando i fiorentini. Questa è una piccola grande rivolu- dei precari. Ma l’avventura per Samuele è destinata a nuove zione di concetto, capace di ricostruire anche i legami umani imprese. “Siamo sempre aperti al nuovo”, e ci confida con un sorriso il suo ultimo progetto per il quale sta preparando una del “borgo” e delle persone che lo abitano. “Se Renzi vince le politiche con Facebook, perché non do- vera e propria sorpresa per la città, un progetto legato anche al vevo riuscirci io con le mie idee?”, si chiede Samuele. È così cibo Vegan, una linea certificata bio, sempre e solo nell'ottica che nasce la campagna di comunicazione fai-da-te di Panino della buona e corretta alimentazione piuttosto, come ci tiene a Tondo. Social network a raffica, bella grafica e attenzione al precisare " che a una filosofia o un modo di essere". packaging, oltre a tante ore e ore di lavoro.” Mi piace lavorare, Una sfida intelligente e coraggiosa, tollerante e di apertura mi diverto, sono sempre preso da nuove idee, nuove sfide, mi dove c’è spazio per i panini di tutti.•

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Verde in città

Guerrilla gardening: etica e azione della rivoluzione “in verde” Ognuno ha il diritto e dovere di imparare a creare il proprio “piccolo grande orto” per fronteggiare all’imponente crescita della cementificazione urbana Testo di Martina Scapigliati, foto guerrillagardener.it

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econdo l’ultimo rapporto-shock di FAI e WWF, nel 2032 l’Italia sarà invasa dal cemento. Scompariranno settantacinque ettari di terreno al giorno. Lotta severa all’abusivismo e un occhio di riguardo al lavoro dei cosiddetti “giardinieri d’assalto” dovrebbero essere le priorità ecologiche dei nostri tempi. Quella del guerrilla gardening -letteralmente giardinaggio d’assalto- è una realtà singolare e relativamente nuova, approdata nel Belpaese solo pochi anni fa. Pur avendo radici antiche, il movimento nasce ufficialmente nel 1973 in America, quando il gruppo Green Guerrilla trasformò un lotto abbandonato nell’area di Bowery Houston a New York in uno splendido giardino, tuttora esistente e protetto dal Dipartimento Parchi. Si tratta, infatti, di un movimento di resistenza al degrado urbano che aspira a far rinascere le città, le zone abbandonate grigie e cementificate, un metodo di ricreazione creativa e interazione sociale, che porta alla

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rinascita di luoghi trascurati ma anche e sicuramente verso una resurrezione personale: una consapevolezza diversa, una nuova educazione al rapporto con la natura e i suoi tempi, la sua armonia e bellezza. Ognuno può seminare, piantare, coltivare fiori o, perché no, verdure, imparando a creare il proprio “piccolo grande orto” e introducendo, a fronte del concetto della “spesa a kilometri zero”, quello del “metro zero”, il tutto esclusivamente ispirato al rispetto dei criteri del biologico. Si sviluppa così, coltivando in proprio, l’idea di “sovranità alimentare” -ovvero ristabilire l’equilibrio che la produzione massificata di ortaggi ha definitivamente rimosso- imparando sempre qualcosa di nuovo: ad esempio, che coltivare una pianta di pomodoro accanto ad una di basilico, a differenza d’interminabili filari monocoltura, contribuisce a creare nel terreno un supporto chimico particolare ed un microsistema fatto di piccoli insetti, che aiuteranno la pianta a sviluppare un proprio apparato immunitario, senza bisogno di tutti i


prodotti chimici nebulizzati sugli ortaggi intensivamente prodotti. E’ un giardiniere d’assalto, Giacomo Salizzoni, architetto, fotografo, video-maker bolognese di nascita ma ormai fiorentino d’azione -promotore del blog volutamente in lingua inglese guerrillagardener.it- a spiegarci che il processo di urbanizzazione, sviluppatosi negli ultimi decenni, ha causato un aumento rapido delle zone edificate rispetto alle aree verdi della terra, facendo prevalere la figura del cittadino su quella del coltivatore e del contadino. Un processo che però non è riuscito a rimuovere l’ancestrale richiamo a un vecchio e sano stile di vita. Ciò significa che il cittadino può trasformarsi in “agricoltore urbano” e farlo condividendo il suo desiderio con una comunità di donne e uomini, giovani e anziani, adulti e bambini, della stessa o di diverse culture o religioni. Un richiamo a chiunque voglia ritrovare anche solo un contatto tattile con la terra, mangiare cibi biologici, imparare, condividere, riconnettersi con la natura, incontrare nuove persone con lo stesso sogno. Per qualsiasi di queste

Marmugi– che consiste nel dare nuovo valore e nuova vita a un grande spazio cementato abbandonato e luminoso, situato in Borgo Pinti presso l’Istituto Barberi, associazione che si prende cura di ragazzi disabili. Nel progetto di Giacomo compaiono numerose collaborazioni tra associazioni e privati, la manutenzione dell’orto sarà garantita grazie al lavoro dei ragazzi dell’istituto e di tutti i cittadini che vorranno collaborare. Serviranno: una serra, dei contenitori per la terra, pallet e pancali in legno e si potranno costruire pergolati, raccoglitori di acque piovane, perfino un laboratorio di falegnameria, dove riutilizzare materiali come copertoni e gli stessi pancali. Tutto è riciclabile e utile. Tutto può rinascere e far nascere qualcos’altro. Il cortile può vivere di nuova vita, di colori e profumi, diventando un luogo d’incontro, scambio e crescita. “Non dimentichiamo che in principio era l’Eden, rappresentato in molte raffigurazioni come un giardino carico di frutti” – afferma Salizzoni e aggiunge – “Tra le Sette Meraviglie del mondo c’erano i giardini pensili di Babilonia.

buone ragioni, il guerrilla gardening offre un’occasione di Pensiamo poi alle innumerevoli trovate tecnologiche coesione e rinascita. Tutto è cominciato in Via dell’Agnolo qui dell’uomo per crescere le piante in condizioni avverse, al a Firenze, quando Salizzoni lo scorso Maggio ha avuto l’idea legame inscindibile che esiste e mai sopito tra uomo e natura, di creare il primo Community Garden sfruttando la tecnica alla relazione che nasce tra la coltivazione e quella ripresa etica della subirrigazione, un metodo speciale che si crea, nel senso d’inclusione sociale, per il grande risparmio nell’utilizzo di Guerrilla gardening tra sovranità alimentare e educazione acqua. ambientale”. Le altre invenzioni di casa è un movimento All’inizio Giacomo ha ricevuto visibilità Salizzoni sono sul loro tetto. Giacomo di resistenza al grazie ad un lavoro, che gli ha permesso e la moglie Melissa hanno creato “l’orto degrado urbano che appeso”, grazie al quale si possono di imparare a migliorare nella scelta dei materiali da utilizzare e nelle tecnologie aspira a far rinascere sfruttare anche spazi piccoli, coltivando da applicare. Servendosi di una trentina in verticale. In semplici sacchi o borse di il verde nelle città. di contenitori di plastica gentilmente tela, si possono poi seminare, con ottimi offerti da Ikea e con l’aiuto di numerosi risultati, piante da fiore o da orto. Per finire, giardinieri d’assalto, sono state create fioriere “spontanee” segnaliamo le Seedcards: cartoncini ritagliati che contengono dove sono germogliati vari generi di vegetali. Adesso è pronto una serie di semi. Basta strapparne un lembo e infilarle nel per il prossimo progetto -da realizzare grazie al sostegno terreno. La Natura fa il resto. In fondo, come diceva Honoré dell’entusiasta Presidente del Quartiere Uno, Stefano de Balzac: “L’arte, è natura concentrata.”•

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Angoli di città

Qèc

Ovvero, come spiderman può a volte cambiare il corso di una vita Testo e foto di Teresa Tanini

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architetto Mariantonietta Davoli, o come tutti la chiamano, Marenna,non sapeva cucire. Mamma di un giovanissimo aspirante uomo ragno - in un lontano Febbraio fatto di coriandoli e stelle filanti – decise comunque di tentare l’impresa: con pazienza, amore, qualche punto storto e tanta inventiva, un pigiama, un paio di calze e un passamontagna rosso si trasformarono come per magia in un’impeccabile uniforme da Mr.Spiderman. Da quel giorno, nella vita di Marenna, qualcosa è cambiato. Nel 2009, qualche anno dopo quel carnevale, Marenna apre le porte del suo atelier che, manco a farlo apposta, chiama proprio così, Qualcosa è Cambiato, per gli amici Qèc. Qèc nasce da un’idea semplice, tipica delle vite di un tempo: “non si butta via, può sempre tornare utile”. A questa concezione Marenna aggiunge senso etico, abilità - conquistata provando e riprovando, perfezionando e migliorando – creatività e buon gusto. Quello che ne viene fuori è un atelier di abbigliamento di capi unici creati riciclando vecchi abiti, stoffe e tessuti. Marenna “recupera, ritaglia, scompone, riassembla, mixa e trasforma” – in inglese suonerebbe tipo taiQèc nasce da un’idea lormade recycling - ma fa semplice, tipica delle anche altro: donandogli una forma nuova, racconta la vite di un tempo: “non si butta via, può memoria delle cose. La vita sempre tornare utile precedente dei tessuti utilizzati per la realizzazione di un capo - “pantaloni di Rebecca”, “cappotto del nonno Mario” - è infatti trascritta con cura su ogni etichetta. Macchine da cucire, aghi, fili e ditali lavorano da Qèc come sotto incantesimo: una gonna a fiori diventa una maxi bag, un rigoroso cappotto in gabardine una blusa dal taglio insolito, quelle che un tempo erano tende si trasformano in uno spumoso abito da sposa, mentre seriose camicie da uomo divengono vestiti dall’aria vagamente bon ton. Da Qualcosa è Cambiato è possibile acquistare un modello appena sfornato, scegliere uno degli infiniti tessuti stoccati nell'impenetrabile magazzino (più simile, a dire il vero, ad un emporio delle meraviglie) e farsi cucire addosso quello che si desidera o, infine, salvare dall’oscurità dell’armadio uno scampolo della propria vita affidandolo all’estro e alle sapienti mani di Marenna: indosserete un pezzetto del vostro passato ricreato secondo un esclusivo progetto di architettura sartoriale. Tra i clienti più affezionati, secondo indiscrezioni di comari del quartiere, pare ci sia un cospicuo numero di supereroi.•


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Respira che ti passa A cura di Alice Colombini Respirare è un bisogno, una necessità ma anche un piacere. Noi respiriamo dal primo momento in cui siamo venuti al mondo e possiamo continuare a stare al mondo proprio perché respiriamo.Questa certezza talvolta può rendere scontato il fatto che quotidianamente il nostro organismo ha l’assoluta necessità di immettere aria nei nostri polmoni, togliendo a questo gesto la ritualità, il fascino e la solennità che meriterebbe. È un po’ come dopo tanti anni di matrimonio, di convivenza o di fidanzamento, ci abituiamo talmente a quel rapporto continuo, perpetuo e duraturo che rischiamo di darlo per scontato dimenticando di ricordare a noi stessi, o nei casi più appassionati alla persona amata quanto questa sia vitale per noi (almeno che lo sia sempre!). A tal proposito in questo numero vorrei parlare proprio dei bisogni, delle esigenze, e delle richieste talvolta nascoste che il nostro corpo tenta di inviarci… Sicuramente ritmi frenetici e mancanza di tempo non ci aiutano , ma possiamo iniziare almeno a riconoscerli per poi ascoltarli e quando possibile assecondarli. I bisogni a cui mi riferisco sono quelli scanditi dal nostro corpo, (e non mi riferisco solo a quelli fisiologici…) ma ad alcuni più profondi, forse innati ma estremamente multiformi e mutevoli, quelli che possono aiutarci a stare meglio, quelli che esulano dal materialismo e che ci riportano ai nostri ritmi naturali, ai ritmi del nostro corpo e della nostra mente. Può capitare di metterli in secondo piano per la necessità di omologarsi al resto della società, ma poi riemergono e tornano a fare capolino.Quello che ho pensato di proporvi, è un esercizio grafico, che forse vi permetterà di fare una fotografia della vostra vita in questo periodo e darvi il modo di riflettere sul vostro modo di utilizzare e gestire il tempo e i vostri spazi. Questo grafico riporta 8 differenti aree che raggruppano le principali sfere della vita della maggior parte di ogni essere umano, vi chiedo di attribuire un punteggio in base a quanto tempo, spazio ed energie dedicate a quello specifico settore. Più il punto che sceglierete sarà vicino al centro della sfera più la percentuale si accosterà a zero, più il punto si avvicinerà alla circonferenza, maggiore sarà la percentuale che deciderete di attribuire a quell’area. Una volta fatto vi invito ad osservare il vostro grafico per qualche istante e successivamente ponetevi delle domande…. questa è la “torta” della vostra vita. Sentite rispettate le vostre priorità? E le vostre esigenze? Sentite di investire bene il vostro tempo? Vi ritenete soddisfatti del rapporto tra ciò che fate e ciò che vorreste fare? Buon lavoro!

Se avrete voglia di condividere con me le vostre riflessioni, di proporre argomenti da trattare o anche condividere le vostre esperienze questo è l’indirizzo mail al quale potete contattarmi a alicecolombini@gmail.com

Alice Colombini psicologa. Psicoterapeuta in formazione presso la scuola di specializzazione Biosistemica, Presidente di Associazione Spontanea www.associazionespontanea.com associazionespontanea@gmail.com

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il plaz è un locale nato nel dicembre 2008 con uno stile unico e multifunzionale. Sin da subito la nostra clientela ha apprezzato la scelta di proporre ogni fine settimana musica dal vivo; un mezzo per diversificarsi ma anche per dar voce, e visibilità, a moltissimi artisti emergenti che trovano nei nostri spazi un palco dove poter esibirsi. Al PLAZ si può fare di tutto, colazione, pranzo e cena. Si possono festeggiare lauree e compleanni, si possono bere ottimi aperitivi, accompagnati da un generoso buffet, e si può anche esporre la propria vena artistica: fotografie, quadri e quant'altro da voi realizzato divengono, per un periodo di tempo concordato, accessori del nostro arredamento. La cucina è Urban: si possono mangiare hamburger, sandwiches, pizze, insalate, pastasciutte e di tanto in tanto anche qualche proposta orientale. Per maggiori informazioni o eventi seguiteci on line alla nostra pagina facebook, oppure sul nuovo sito: www.plaz.eu

via pietrapiana, 36 - 50121 - Firenze • tel 055 242081

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26 Marzo 2012 APERTURA OUTLET in via Tizzano 59/B - Grassina (FI) per info: 055.645540 .28 www.isabelle.it


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