marzo - aprile
anno
07
n • t r e n ta
Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 - Direttore responsabile Riccardo Basile Proprietario Fabrizio Marco Provinciali • Editore Ilaria Marchi
in questo numero:
Elektro Domestik Force • BEAT STORE • Simone Cipriani SURfACE • Simone Lisi • Power Yoga • Pure Stagioni • Alexandra Wong Italia Rinnovabile • Giancarlo Barzagli • Elena Degl'Innocenti 1.
da LUNEDì a VENERDì dalle 20:00 alle 21:00
VINO:
ROSSO BIO BIANCO BIO
COCKTAIL:
SPRITZ NEGRONI AMERICANO PROSECCO
BIRRA:
4 LUPPOLI SPECIAL SOL BOTTIGLIA
€ 5 A O T T TU Per Prenotazioni: 055.242081 fb: plazflorence Via Pietrapiana 36/38r-Firenze
30
p. 4/7
street art
TUSCANY'S URBAN COLOR CORRECTION
p. 8/11 gusto
SIMONE CIPRIANI
p. 12/13
Lʼessenziale è la giusta misura, è ciò che serve, piace ed è necessario. Ma non sempre è così facile riconoscerlo, per fortuna cʼè chi ci riesce e ci guida: come lo chef Simone Cipriani del ristorante Essenziale, Silvana Alfonso e il suo Power Yoga, o il primo album della band SURfACE. Cʼè chi invece ritiene essenziale educare alla bellezza come il collettivo Elektro Domestic Force, o alla qualità come Caterina Bruni nel suo BEAT STORE e Federico Marinelli con Pure Stagioni. Alexandra Wong, designer del SACI, offre una nuova essenziale identità ai Musei del Bargello, Italia Rinnovabile di Marco Catellacci un modo per rispettare la natura e ridurre lʼimpatto ambientale. Lʼartista ospite del numero è Elena Degl'Innocenti con le sue opere di ispirazione orientale, la rubrica 5di5 è a cura di Giancarlo Barzagli. FUL: essenziale a Firenze.
shopping
BEAT STORE
p. 14/15 libri
SIMONE LISI
p. 16/17 benessere
POWER YOGA
p. 18/20 musica
SURFACE
Buona lettura!
p. 22/24
Annalisa Lottini
gusto
Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 Direttore responsabile Riccardo Basile Proprietario FMP Editore e realizzazione grafica Ilaria Marchi
Ideazione Marco Provinciali e Ilaria Marchi Coordinamento editoriale Annalisa Lottini Se sei interessato all’acquisto di uno spazio pubblicitario: marco@firenzeurbanlifestyle.com • tel. 392 08 57 675 Se vuoi comunicare con noi ci puoi scrivere ai seguenti indirizzi: ilaria@firenzeurbanlifestyle.com ufficiostampa@firenzeurbanlifestyle.com redazione@firenzeurbanlifestyle.com commerciale@firenzeurbanlifestyle.com Foto in copertina Zoltan Tasi on Unsplash
PURE STAGIONI
p. 26/28 design
ALEXANDRA WONG
p. 30/31 green
ITALIA RINNOVABILE
p. 32 5di5
GIANCARLO BARZAGLI
p. 33
uno straniero a Firenze
Abbonamenti
Volete ricevere la vostra copia di FUL direttamente a casa? Scrivete a commerciale@firenzeurbanlifestyle.com
CHISEI OHIRA
p. 33
un fiorentino all’estero
MARTINA BILLI
p. 34
pagina dell'artista
www.firenzeurbanlifestyle.com
FUL *firenze urban lifestyle*
ELENA DEGL'INNOCENTI 3.
FUL STREET ART
La via si fa andando intervento all’Istituto Tecnico Turistico Marco Polo di Firenze
TUSCANY’S URBAN COLORS CORRECTION
Quando l’arte urbana nasce tra e per la gente. Intervista al collettivo Elektro Domestik Force. F oto
di
testo di
V ittorio M arrucci ©E lektro D omestik F orce F rancesca N ieri
D
opo le prime due edizioni di City Colors Correction, in collaborazione con il Comune di Pontedera e con la cooperativa sociale Onlus Ponteverde, il progetto del collettivo Elektro Domestik Force ha nuovamente vinto l’edizione 2017 del bando Toscanaincontemporanea estendendosi a tutta la Toscana come Tuscany’s Urban Colors Correction e invadendo di colore anche le città di Volterra, Firenze e Chianciano Terme. Questa macchia colorata non sembra voglia arrestarsi qui: infatti, proprio in questi giorni il collettivo sta portando avanti un nuovo intervento a Pontedera. Abbiamo fatto due chiacchere con Nico “LÖPEZ” Bruchi, elemento storico, insieme a Umberto Staila (Daniele Orlandi), della crew alla quale negli anni si sono aggiunti nuovi membri: Ginevra Giovannoni “Rame13”, Cosimo Grandoli “Cionsi”, Andrea Montagnani “Mozzart”, Marco “Sera” Milaneschi, Vittorio Marrucci. .4
ENGLISH VERSION>>>> After two editions of City Colors Correction, in cooperation with Comune di Pontedera and cooperativa sociale Onlus Ponteverde, the project of Elektro Domestik Force wins another time the 2017 edition of Toscanaincontemporanea, extending to the whole Tuscany and invading even Volterra, Firenze and Chianciano Terme with a wave of colors. Tuscany’s Urban Colors Correction is the name of their project, and we interviewed Nico “LÖPEZ” Bruchi, one of the first member of the crew. What is EDF crew? EDF crew was born from the enthusiastic hearts of two (and later three) guys who wanted to share experiences of personal and artistic growth, among
La via si fa andando intervento all’Istituto Tecnico Turistico Marco Polo di Firenze
colors, challenges and dirty clothes, out of the surrounding discontent and out of what our future could have been: that’s why in 2002/3 we decided to create our own street to the future: beauty, style, love, skills, humanity and also UTOPIA! That’s how color correction started. What do you mean by color correction and what is your mission? Color correction is a process of editing used in cinema, video and photography. It’s the final moment of the editing phase when you correct anomalies and create a mood for the content. Somehow we wanted to transpose it into our world, becoming “coloristi” by correcting and coloring the damaged and neglected urban images. Our mission is to create social art interventions in as many Tuscan sites as possible and create a network between them. How important is the link between art and its social context? The essence of our work originates from the study of the context in which we will intervene. Style and a good execution are not enough, we want to create a shared memory with the viewers, inviting them to live in a real fairytale with a moral. Every wall, every space has got its own story, we want them to be ‘telling’ architectures.
Per chi ancora non vi conoscesse, qual è la storia del vostro collettivo? Chi sono le menti che l’hanno creato, quando nasce e da quale background? Come mai dopo 14 anni di attività avete sentito l’esigenza di aprire la vostra crew a nuovi artisti e cosa hanno portato di nuovo questi elementi? La EDF crew più che dalla mente, nasce dal cuore. Dai cuori entusiasti di due ragazzi (poi divenuti tre) che avevano il desiderio comune di condividere un’esperienza di crescita, tra colori, sfide, incontri e vestiti sporchi. Probabilmente eravamo molto insoddisfatti di quello che avevamo intorno, di quello che sarebbe potuto essere il nostro futuro, così, nel 2002/3 abbiamo deciso di creare la strada per i nostri sogni. Sono passati 15/16 anni e di nuove esperienze ne continuiamo a fare a pacchi, con il solito entusiasmo, con grande curiosità, con piacere e con parecchio divertimento. Ci piacciono le persone, ci piace stare in mezzo alla gente che si esprime e quindi, dopo la fusione creata tra Joke, Lopez e Umberto Staila, è nata l’esigenza di condividere maggiormente questa esperienza. Abbiamo deciso di prendere con noi Sera, vecchio amico, writer storico e stimato artista, Moz e Cionsi, due ragazzi più giovani che si sono sempre ispirati a noi e che hanno sempre visto in EDF una luce, Rame13 che era entrata nella crew di Moz e Cionsi, quella che conoscevamo meno ma di cui non abbiamo più potuto fare a meno; Vittorio Marrucci, altro importante amico e stimato fotografo e infine la cara Lara Dell’Unto, una appassionata di arte come poche. Cosa hanno portato di nuovo questi elementi? Bellezza, capacità, stile, amore, vivacità, solidarietà, umanità e anche UTOPIA! Li amiamo tutti quanti ed è sicuramente stata un’ottima mossa. Stare in gruppo non è facile, ma è l’unica soluzione per vincere sfide di un certo livello. 5.
Umberto Staila e Nico Lopez, elementi storici della crew
Tuscany’s Urban Colors Correction si sta espandendo come una grande macchia colorata a tutta la Toscana. Cosa può essere corretto o avere una seconda vita grazie al colore? Qual è la mission di questo progetto? La “color correction” è un processo di editing che viene utilizzato nel cinema, nel video, nella fotografia. È uno dei momenti finali del montaggio, dove si sceglie il look delle immagini, si correggono anomalie, bruttezze stilistiche, per creare il mood di un contenuto video/fotografico. In qualche maniera abbiamo voluto trasporre la “color correction” nel nostro mondo, diventando anche noi dei “coloristi”, cercando di dare un look e di correggere certe “immagini urbane” caratterizzate da trascuratezza e colori desaturati dal tempo. Ecco che la mission viene da sé: realizzare interventi di arte sociale in quanti più luoghi possibili della Toscana e mettere in rete tra loro i comuni. Mi piace la vostra definizione di arte sociale. Quanto è importante per voi che l’intervento artistico sia collegato al luogo e al suo tessuto sociale, generando uno scambio con le persone che lo andranno a vivere? L’essenza del lavoro e della nostra ricerca nasce esattamente dallo studio del contesto in cui il nostro intervento va a collocarsi. Lavoriamo molto sui concetti e cerchiamo di creare sempre contenuti propositivi e incoraggianti, perché non basta lo stile o la buona esecuzione, noi vogliamo creare un ricordo condiviso con lo spettatore, aiutarlo a calarsi in una riflessione che riteniamo importante, oppure portarlo a vivere una vera e propria favola, con tanto di morale. La chiamiamo “arte sociale” perché nasce da un ascolto, uno scambio con coloro che ospitano il nostro intervento. Ogni muro ha una storia, quindi la prima domanda è sempre e solo una: “Per cosa è nato questo muro? Qual è il suo significato?”. Ogni muro, ogni spazio, vogliamo che assuma la forma di una architettura “narrante”. Se per catalogare il nostro lavoro espressivo la parola “artista” è forse quella più di uso comune, per catalogare la nostra sensibilità, la parola “sociale” diventa quella più pertinente. La vostra arte ha anche un importante ruolo educativo e spesso i vostri interventi arrivano alla fine di percorsi partecipati con i ragazzi delle scuole. Tra i lavori
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La pietra degli dei a Volterra inaugurato in occasione dell’annuale festa San Luca degli Alabastrai
Il clan di Giano a Chianciano Terme
comune che raccoglieremo tra qualche anno, un seme di valore che speriamo venga ricordato e che generi coscienza e bellezza. Nei vostri muri si trovano spesso riferimenti al vivere il qui e l’ora, il presente. Ma se doveste pensare al futuro, quali sogni vorreste realizzare come crew e dove vorreste arrivare con il vostro progetto? È nel presente che si genera il futuro, è nel presente che viviamo e possiamo fare cambiamenti, quindi, è sempre nel presente che dobbiamo ricordarci di vivere bene, con passione, con solidarietà, amore, perché queste cause porteranno effetti meravigliosi nel futuro. Il nostro progetto verte su questo, da sempre. Siate la strada dei vostri sogni. • Il vento e il principe al Parco dell’Albereta di Pontedera
realizzati nel 2017 spicca quello all’Istituto Marco Polo di Firenze. Non mi sento di definirlo di riqualificazione, ma piuttosto di “accensione”. Quanto è importante educare al bello e ai sogni le nuove generazioni? Grazie della bellissima domanda. Sicuramente l’esperienza del Marco Polo, che quest’anno proseguirà, è un’apertura meravigliosa per il mondo dell’arte urbana e dell’istruzione. Gran parte del merito va al preside, che l’arte ce l’ha nel cognome (Ludovico Arte) e che ha saputo vedere oltre e che, ogni giorno, mette in discussione il sistema scolastico. È stata una bellissima occasione, il murales più grande d’Europa mai realizzato in ambiente scolastico, quindi oltre che una soddisfazione, anche una gran fatica. L’educazione ha un ruolo incredibilmente importante e una grande responsabilità, un domani saremo in mano ai giovani di oggi. Per cui aiutarli a vedere, a scoprire, a crescere nella curiosità, aiutarli a spingersi oltre i propri limiti, educarli all’apertura verso gli altri, verso l’ascolto di un mondo che parla ma che non siamo più in grado di sentire, diventa la missione primaria per tutti e anche la più complicata. Da questa semina ricaviamo un bene
Your art has got an educational role as you often work with schools, like the “ignition” project with Marco Polo Institute... how important is educating to beauty the new generations? Thanks to Marco Polo Institute’s headmaster we could realize the biggest murales in Europe in a school. A great satisfaction but also a great endeavour. Education has got an incredibly important role and responsibility, tomorrow we will be in the hands of todays’ youth. So help them to grow curious and open, ready to listen is a primary mission for everybody but also the most difficult. In your walls there are often references to living in the here and now but what are your dreams for the future? It’s in the present that future generates, it’s in the present that we can change and we must remember to live well, with passion, solidarity, love. Our project concerns these things, since the beginning. Be the street to your own dreams. • 7.
ful gusto
L’ESSENZIALE IN TANTI PROGETTI Abbiamo incontrato il giovane e affermato chef Simone Cipriani per conoscere la sua visione della cucina, in equilibrio tra tradizione e innovazione, e scoprire tutti i suoi progetti Testo
di
Jacopo Visani. Foto
P
di
Giovanni Rasoti
ochi luoghi rispecchiano il proprio nome come il Ristorante Essenziale di Firenze. Il suo ambiente offre, con l’eleganza unica di chi non ha fretta di ostentare la propria bellezza, tutto ciò che serve per un’esperienza che lascia il segno. Oltre l’ingresso si apre una grande sala in cui lo sguardo rimbalza con curiosità tra geometrie e piani fino a salire verso il lucernario che illumina e riscalda l’atmosfera. Ci sono i tavoli che, strizzando l’occhio alla tradizione in modo innovativo, nascondono nei cassetti le posate per l’ospite, il piano rialzato con il banco dove vengono preparate alcune portate e che offre qualche coperto, la selezione dei vini e la cucina, vero e proprio ponte di comando di questa nave. E una confortevole zona relax, dove incontriamo Simone Cipriani, chef e co-fondatore di Essenziale. Il suo primo incontro con la ristorazione avviene durante l’adolescenza con un lavoro in sala. Ogni volta che si affacciava .8
in cucina era però affascinato dallo spirito dei cuochi che nella sua immaginazione diventavano dei pirati che lavoravano fianco a fianco divertendosi. Decise così di lasciare la marina e di unirsi alla ciurma! Dai sedici anni in poi è sempre in cucina, frequenta l’istituto alberghiero e riesce a vivere già da solo grazie agli extra e ai lavori stagionali. Finita la scuola si trasferisce a Roma dove cucina al St. Regis e poi si sposta da Arnolfo a Colle Val d’Elsa. Non si allontana molto e passa otto mesi al Castel Monastero in un ristorante curato dal celeberrimo Gordon Ramsay. In seguito decide di prendere in gestione insieme al fratello un ristorante in Valdarno dove iniziare a sperimentare la sua cucina. L’esperienza si rivela più dura del previsto a causa del carico di lavoro eccessivo per sole due persone, ma è sicuramente formativa. Dopo una piacevolissima pausa a Formentera – prima in cucina al fianco di uno chef stellato e poi in un piccolo chiringuito a preparare tapas – torna a Firenze, porta il suo ormai bel curriculum al Santo Graal e viene immediatamente assunto. In questo ristorante c’era una stanza attigua alla cucina, molto difficile da gestire per il personale di sala, decise così che i cuochi avrebbero servito i piatti ai tavoli e pertanto la nominarono “Sala Essenziale”. Il seme per la nuova avventura è piantato e in pochi mesi Simone insieme ad alcuni suoi colleghi lo faranno sbocciare. Essenziale non è solo un ristorante, ma un luogo che vuole offrire agli ospiti un’esperienza globale, non solo gastronomica. Per far sì che questa esperienza sia piacevole è necessario che coloro che ci lavorano siano i primi a stare bene, così da poter dare il meglio e provare sempre a superare i loro limiti. Essenziale esiste grazie a una squadra affiatata, in cui ognuno porta avanti aspetti diversi del lavoro, ma con un grande scambio in modo da non perdere mai la visione d’insieme. All’interno della brigata di cucina vi è una costante turnazione dei ruoli in modo che ognuno, seppur avendo la propria specialità, possa acquisire una preparazione completa e avere nuovi stimoli. E – Simone ci tiene a sottolinearlo – il merito della buona riuscita dei piatti è di tutti loro, non certo solo di chi ci mette la firma. Lo spirito di Essenziale è quello di guardare al passato per fare un balzo verso il futuro, avere come base la tradizione per trascenderla, partire dalla cucina toscana per miscelarla con le più eterogenee influenze. Nasce così una “Zuppetta di baccalà” che da Livorno gira mezzo mondo per mischiarsi con ananas e tofu o una “Pasta fagioli e brigidini” che da Lamporecchio finisce in Giappone per unirsi al ginger e al matcha! E questi sono solo alcuni esempi dei tanti piatti che nascono da materie prime di massima qualità e si evolvono in modo originale, fluido e contro ogni dogma. Anche l’esperienza complessiva è quella di un ristorante gourmet che si è stancato dei vincoli e delle etichette. Non solo nei piatti, nell’arredamento, nella musica, nel
ENGLISH VERSION>>>> Few places reflect their name as Ristorante Essenziale in Florence. Its location offers, with the unique elegance which doesn’t need to show off, everything necessary for an experience that leaves a mark. In a comfortable relaxing zone, we meet Simone Cipriani, chef and co-founder of Essenziale. His first experience with restaurants was when he worked as a waiter during his adolescence: every time he looked in the kitchen, he was fascinated by the chefs who, in his imagination, seemed to be pirates. Since his sixteen he is always in the kitchen, while attending Istituto Alberghiero. After school, he firstly moved to Rome where he worked at St Regis and, then to Arnolfo in Colle Val d’Elsa. After that, he spent eight months in Castel Monastero, in a restaurant managed by notorious Gordon Ramsay. Then, after a formative experience with his brother in a
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prezzo, ma anche nel servizio: i cuochi non se ne stanno rintanati in cucina, ma servono i piatti in sala con lo spirito dell’oste di una volta che aveva a cuore che ogni aspetto del servizio fosse impeccabile. Simone e la sua ciurma sono un calderone di idee e di nuovi progetti, tanto che Essenziale non è più solo un ristorante ma tre locali in uno, che offrono esperienze diverse: Conviviale / Conoscersi, La sala / Resalio e Il Pass / Buio. Un altro progetto è stato inaugurato alla fine dello scorso mese al primo piano di Eataly Firenze. FAC – Fast and Casual prende le mosse dalla tendenza americana del fast food di qualità: mangiare velocemente, in modo informale e divertente, cibo non banale realizzato con ingredienti genuini. FAC è diviso in una parte trattoria dove è possibile gustare la buona cucina fiorentina a un prezzo accessibile – cosa non facile a due passi dal Duomo – e un parte più fast nella quale poter gustare street food italiano e dal mondo e le bowl componibili a piacimento dai clienti. Continuerà la collaborazione con le nonne, iniziata con i brunch di Essenziale, che potranno trasmettere il loro sapere culinario sia con alcuni loro piatti inseriti nel menù che attraverso corsi di cucina. FAC si inserisce in un’atmosfera cittadina che Simone non teme di definire entusiasmante. Sono tante, infatti, le nuove realtà nate nell’ultimo anno che hanno reso Firenze una sorta di Londra in miniatura per la varietà e la qualità dell’offerta gastronomica. Che la piazza sia calda è confermato dal fatto che recentemente Massimo Bottura l’abbia scelta per aprire il Bistrot Gucci.
restaurant in Valdarno, where he experiments his own cuisine, he is hired by Santo Graal. Here, there was a small room, near to the kitchen, quite hard to manage for the staff, so he decided that chefs should serve directly the tables, that’s why they called it “Sala Essenziale”: a new adventure was going to start for Simone and his crew. Essenziale it’s not just a restaurant, but a place where living a global experience, a gourmet restaurant free of bindings and labels. Not only in dishes, furnitures, music, price but also in the service: chefs serve their own dishes. In fact Essenziale isn’t anymore just one restaurant but three in one, each offering different experiences: Conviviale / Conoscersi, La sala / Resalio e Il Pass / Buio. Another project by Simone Cipriani has been recently unveiled: on the first floor of Eataly has been opened FAC – Fast and Casual, a new concept restaurant based on the American trend of high quality fast food, that means to eat well, fast and informally. FAC is divided in two parts: Trattoria, where is possible to eat Tuscan cuisine at low price, and a real street food area. So many ways of dealing with food that we are sure that with one of the most creative and talented chefs in Florence we will taste some good one! •
Per Simone il cibo in passato è stata una passione che sfociava quasi in un’ossessione, un oggetto da venerare come fosse un feticcio e al quale dedicare tutte le proprie energie. Adesso con i suoi piatti, che chiaramente continuano a puntare sempre più in alto per inventiva, estetica e gusto, cerca di offrire anche un’esperienza più variegata, e spesso ludica. Per quanto ancora giovane, la sua visione si è ampliata e, oltre ad adorare il momento creativo del cambio di menù – che, non a caso, a Essenziale avviene molto spesso – e l’atto di cucinare in sé, ha sviluppato una certa passione per il design e l’imprenditorialità. Tra le sue prospettive, infatti, c’è anche quella di espandersi per poter incarnare sempre nuove e diverse interpretazioni della cucina. Del resto sono così tanti i modi di trattare e servire il cibo che, dopo Essenziale e FAC, siamo sicuri che ne vedremo, anzi gusteremo delle belle! •
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10 MARZO
20 MARZO
Dmitry Sitkovetsky direttore e violino
Nicola Piovani direttore
28 MARZO
11 APRILE
Ryan McAdams direttore Ksenija Sidorova
Lorenza Borrani violino concertatore Anthony Romaniuk
fisarmonica e bandoneon
clavicembalo
Chiara Morandi violino
17 APRILE
3 MAGGIO
George Pehlivanian direttore Alessandro Carbonare
Donato Renzetti direttore Francesca Dego
clarinetto
violino
17 MAGGIO Daniele Rustioni direttore Beatrice Rana pianoforte
17 MARZO IL FAGIOLO MAGICO
una produzione ORT Gli spettacoli per bambini e famiglie ORE 16.30
Inizio Concerti della Stagione ore 21.00 Biglietti da â‚Ź 13,00 acquistabili presso la Biglietteria del Teatro Verdi (via Ghibellina, 99 - tel. 055 212320) oppure online su www.teatroverdifirenze.it con il contributo di
partner
www.orchestradellatoscana.it
FUL SHOPPING
BEAT STORE
Cuore e sfide: un mix perfetto per una giovane ragazza che ama il suo lavoro. T esti
di
C amilla P ieri
S
iamo in via Romana. A pochi passi dalla porta. Vicino al Giardino di Boboli. In una strada che ci piace molto. Soprattutto quando a ogni numero civico corrisponde un negozietto, una boutique, una libreria. Ed è così che scopriamo BEAT STORE. La vetrina si apre sulla strada illuminata da faretti al led. Entriamo. Caterina ci fa un gran sorriso. Piercing al setto e maglione blu. Ci guida subito in uno spazio accogliente e caldo. Lo shop è un multimarca che non si trova ovunque. E anche l’arredamento rispecchia lo stile street dei capi. Tubi innocenti e mensole di legno creano lo spazio giusto per appendere gli abiti. Un bancone ricavato da un vecchio tavolo da falegname. Altalene di legno che scendono dal soffitto legate ad alcune corde. Pancali e cassette di legno che si disperdono fino alla saletta interna. E poi le cornici, che raccontano di lei.
In quest’aria calda di casa, la Cate ci fa sedere intorno al fantastico bancone per due chiacchiere, come se fossimo amiche da una vita. Ci racconta di lei e delle sue difficoltà che spesso sono le stesse di tanti della sua generazione. BEAT STORE ha aperto nel 2016, quando Caterina Bruni è tornata a Firenze da Milano, dove ha lavorato per 5 anni. Dipendente e gran lavoratrice da sempre, si era stancata dei turni imposti e della mancanza di indipendenza e ha deciso di fare una scelta (coraggiosissima, direi, soprattutto se hai trent’anni e pochissime certezze): quella di prendere e aprire il proprio negozio. Un posto dove poter vendere quello che più le piace, seguire il cliente dall’inizio alla fine, uno spazio che rispecchi il suo stile e una cura totale per i prodotti, sia nell’immagine che nei tessuti. E vi garantiamo che oggi non è così facile! Si porta dietro l’esperienza milanese e quella londinese, e mette tutti questi ingredienti insieme. A Firenze, sceglie un fondo che sta a metà tra casa sua e la scuola dove andava, e lo trasforma in “casa”: e la vive così, visto che fa tutto da sola. «Questa è casa mia!» dice col sorriso. .12
ENGLISH VERSION>>>> In via Romana, very close to Porta Romana and Boboli’s garden, in a wonderful street full of small shops, boutiques and bookshops, we discovered BEAT STORE: a multibrand store hard to find somewhere else. Here, even furnishing reflects the typical street style of garments: innocent pipes and wood shelves create the right place to
hang clothes, the counter is made with a carpenter’s old
Cura la scelta dei brand seguendo uno stile urban street, indirizzato per la maggior parte a una clientela che va dai 30 ai 50 anni, sia per uomini che per donne. Un multimarca che ti riveste, insomma, in uno stile minimal e sobrio ma ben curato. Dagli zaini ai maglioni, i jeans, i calzini, t-shirt e giubbotti. E perché no? Tra le cose scopriamo anche un liquore al caffè, fatto da lei. Ci sono i saldi e una piccola preview della nuova collezione, che sarà disponibile da marzo. «E cosa ci aspettiamo?» «Ma sicuramente molto colore: viola, verde… e poi tornano gli anni ‘90». Ci racconta che organizza anche eventi in occasione del lancio di una nuova collezione. Soddisfatti di aver incontrato questa ragazza bionda così intraprendente, ci rimettiamo il cappotto per uscire da quel calduccio accogliente. Ci voltiamo ancora per un’ultima domanda: «Ma perché BEAT Store?». «Vedi… io metto il cuore nelle cose che faccio e BEAT è il tempo del cuore… oltre al tempo della musica, con cui ho sempre avuto un forte legame». •
table and swing sets come down from the ceiling. Also the frames talk about Caterina, the owner, personal story: a generation story. BEAT STORE opens up in 2016, when she was back in Florence from Milan, where she previously worked for 5 years before opening her own store: a place in which to sell whatever she likes, to follow her clients from the beginning to the end and finally a place that reflects her style and attention for products, textures and global image. With her experience, gained in Milan and London, she chose a space in between her home and the school she went: BEAT STORE is currently her new ‘home’, considering that she does everything by herself. Choosing urban street style brands, she mostly addresses to men and women in their ’30s-’50s, with a minimal but refined style: beside the sales, she shows her fall preview, with tons of colors and a ’90s revival, and she tells us that she organizes also events. Why BEAT STORE? Because, as she said, she puts her heart in the things she does and, most of all, the BEAT is the rhythm of the heart and the music she loves! • 13.
ful libri
CENA A FIRENZE, VISTA BRASILE – UNA GENERAZIONE A TAVOLA. Il primo febbraio scorso è uscito il romanzo d’esordio di Simone Lisi. Un’altra cena. O di come finiscono le cose. Ecco una breve recensione per voi. T esto
di
M artina S capigliati
S
imone Lisi è nato a Firenze nel 1985. Non ho capito bene cosa, ma fa. Tante cose. Tra le tante, scrive. Da molto tempo. Dal 2001 Lisi pubblica i suoi racconti su antologie, riviste online e cartacee. È uno dei fondatori del collettivo In fuga dalla bocciofila, che si occupa di cinema e narrazioni. Lisi è un ragazzo, che a prima vista potrebbe sembrare scontento, ma sembra nascondere anche un segreto. Simone scrittore, Simone comico, Simone poeta! Ecco, alla fine, il Simone che ho conosciuto io. Ha pubblicato questo romanzo, 172 pagine, edito da Effequ, casa editrice toscana indipendente nata ad Orbetello, nel cuore della Maremma e operativa dal 1995. Ebbene, può un romanzo avere a che fare con la vita dei trentenni? Quasi sempre no, ogni tanto sì. In questo romanzo, questo sì assume le caratteristiche di un bel coinvolgimento. In ordine sparso e casuale, ci sono: le serie televisive, i concerti indie, l’amore, i cani. La vita borghese, l’abitudine dei caffè allo stesso bar, capelli lisciati con piastra in vetroresina. E poi ci sono certi sguardi: appoggiati su finestre che si trovano in città, ma con vista oltreoceano, fino al Brasile. La comunicazione della scrittura è emotiva, fluida, di una comicità sottile, misurata, intelligente. Non annoia mai. Sembra anche un po’ influenzata dal teatro. .14
ENGLISH VERSION>>>> Last 1st February, Un’altra cena. O di come finiscono le cose, the debut novel of Simone Lisi was published, hereby a brief review. Simone Lisi was born in Florence in 1985, I don’t understand exactly what he does but he actually does several things, moreover he has been writing, for a long time. Since 2001 Lisi has been publishing his stories in anthologies, both online and printed magazines, he is one of the founders of In fuga dalla bocciofila, a collective that deals with storytelling and cinema. Lisi seems to be unhappy at first sight, he seems to harbour a secret. Simone writer, Simone comedian, Simone poet! This is the Simone I eventually met. He publishes this novel, 172 pages, with Effequ, a Tuscan publishing house founded in Orbetello in 1995. In random order, here’s what you’ll find inside: TV series, indie concerts,
Ecco i trentenni, che vivono la crisi, il post-crisi, i sintomi della crisi. Anticipano le difficoltà ancora prima di viverle. Hanno paura di perdere tutto. Ascoltano radio che parlano lingue sconosciute, in un volontario abbandono, come a volersi stabilire in una terra di confine. Nascono i pupi. I trentenni si struggono. Avvengono discorsi strampalati a tavola, tra esseri parlanti che a volte ascoltano, altre volte aspettano di dire la loro… Punti di vista frantumati. Struttura non lineare dei racconti. Ad alcuni Lisi ha ricordato Felice Andreasi, a me un Benni poeta...? C’è anche qualcosa dei grandi classici. Ma senza stare a scomodare nomi: la referenzialità finisce sempre per sottrarre qualcosa, e le citazioni troppo spesso non colgono nel segno. A inizio romanzo, prima di farci accomodare a tavola con i protagonisti, troviamo una piccola mappa dell’appartamento in affitto, molto graziosa, e piccole posate disegnate dividono i paragrafi, dai titoli curiosi. La struttura è divisa in quattro atti, «come un’opera di Mozart». Questo lavoro mi sembra abbia fatto Simone Lisi: raccontare in modo delicato e acuto una generazione, servendosi della parola libera e della libera associazione di idee, attraverso simbolismi che riguardano la nostra società. Forse il pubblico al quale si rivolgerà potrebbe rimanere perplesso. A volte il nonsenso, o il poco senso, vogliono dire tutto. «Anche se tu Livia scuoti il capino, un senso ci deve essere dappertutto o in nessun luogo, ma non potete certo dirmi che non viviamo come se questo senso non ci sia, altrimenti non saremmo qui stasera e faremmo cose molto diverse, rispetto a questo nostro cenare. Siamo d’accordo?». E Lisi usa la parola contro il conformismo di una crisi generazionale dilagante: lo riconosco come un atto di valore che se – come in questo caso – è unito al talento, può dare frutti durevoli. • love, dogs. A bourgeois lifestyle, the ritual of drinking coffee in the same place, hair straightened with ceramic hair straightener. And then there are certain glances: rested on windows that belong to the city but looking overseas, up to Brazil. The writing is emotional, fluid, with a subtle, smart and balanced irony. Never boring, he seems to be influenced also by theatre. Here we have the thirty’s generation who live the crisis, the post crisis, the symptoms of the crisis: they anticipate their own difficulties before living them, they’re scared of losing everything. They listen to radio stations speaking in languages they don’t understand, in a voluntary abandon, as if they wanted to settle on a border. Lisi’s job has been to describe in a delicate and keen way a generation, using free words and free association of ideas, through the symbolism of our society. Maybe his readers can be a bit puzzled but, sometimes, nonsense, or a few sense, means everything. •
15.
ful benessere
DAGLI STATI UNITI A SANTO SPIRITO: LO YOGA DIVENTA POWER
Si fa presto a dire yoga, una disciplina ormai diffusa e apprezzata dappertutto. Ma c’è yoga e Power Yoga: Silvana Alfonso, dell’omonimo studio ci tiene a precisarlo. Non tutto lo yoga è power come il suo. T esto
di
E lisa D'A gostino
ENGLISH VERSION>>>> If you are FUL aficionados, you’re already familiar with Silvana Alfonso: we introduced her just a few articles ago, visiting her studio in Santo Spirito. What impressed us more during our first meeting were her passion and her limitless trust in Power Yoga: a discipline that can, in practical terms, change our vision and way of life, accompanying us toward an inner awakening process that leads to ultimate happiness. An essential joy, connected with our spiritual side, a condition that we must .16
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e siete appassionati FUL readers, Silvana Alfonso la conoscete già, ve l’abbiamo presentata pochi articoli fa, in visita a uno dei suoi due studio nel cuore di Santo Spirito. Quello che ci aveva più colpito, in quell’incontro, era stata la passione e la fiducia sconfinata di Silvana nei confronti del Power Yoga. Il suo desiderio di farne apprezzare i benefici a più persone possibili, di ogni condizione ed età, a partire dai giovanissimi. Come ci spiega, infatti, lo yoga è una pratica che può concretamente cambiare la nostra visione della vita, il modo stesso in cui la viviamo, accompagnandoci in un percorso di risveglio interiore finalizzato al raggiungimento della felicità. Una felicità essenziale, legata al lato spirituale di ognuno di noi, una condizione intrinseca che dobbiamo sforzarci di riscoprire e valorizzare. In che modo? Grazie al Power Yoga che, a differenza delle pratiche più tradizionali come Hatha e Yin, si è sviluppato seguendo la nostra evoluzione. Lo yoga vanta infatti una storia millenaria: più di 5000 anni fa nasceva in India con l’obiettivo di giungere, tramite meditazione, tecniche e posizioni particolari – le Asana – al controllo della mente. La connessione tra mente e corpo era l’assioma di fondo, confutato a poco a poco in età moderna dalla scienza, che ha stabilito la scissione tra materia e spiritualità. Da questa divisione, secondo Silvana, derivano tutte le problematiche che ci troviamo a fronteggiare quotidianamente: insicurezze, angosce, preoccupazioni – spesso infondate – che ci impediscono di vivere in modo sereno. Ecco allora che entra in gioco lo yoga, per recuperare l’unione tra corpo e mente e liberarsi dai pensieri nocivi. Silvana sostiene il punto di vista della quantistica secondo
cui il tuo pensiero, cioè come ti senti, produce la tua realtà, cioè la tua percezione della realtà. Il Power Yoga, teorizzato negli Stati Uniti, porta con sé una ventata di novità nel processo di riscoperta della spiritualità. Sì, perché il suo approccio è più moderno rispetto alle correnti Hatha e Yin, originate in condizioni sociali e culturali molto lontane dalle nostre. Questa nuova disciplina ci viene incontro, rispecchiando lo stile di vita più frenetico e attivo che viviamo al giorno d’oggi. Il Power Yoga, infatti, si basa sulla sincronizzazione di respiro e movimento: da unʼattitudine prevalentemente contemplativa, si passa a una pratica più fisica. Non dimenticando certo la mente: dal controllo del corpo, attraverso la coordinazione tra movimento e respiro, si arrivano a governare tutti i pensieri. E di conseguenza a produrre la propria realtà, la vita quotidiana. Inoltre, al giorno d’oggi, ci troviamo tutti in una situazione simile: veniamo fortemente condizionati dalla società, in modi nascosti che non percepiamo, arrivando a soffrire degli stessi mali. In particolare, ansie e preoccupazioni legate alla mancanza di tempo, alla velocità e frammentarietà di pensiero collegate all’egemonia del web, alla smania di dover fare tantissime cose spesso non necessarie. Tutti condizionamenti che acuiscono la disgiunzione tra corpo e mente. Una dualità che il Power Yoga aiuta a superare. rediscover and enhance. In fact, according to Power Yoga’s principles, a newest branch in comparison with ancient Hatha e Yin practice, the connection between body and mind is the basis: from the separation of those two parts every sort of problems originates, starting from anxiety, unnecessary worrying and so on. Power Yoga developed with our own evolution and it’s based on the synchronization between breathe and movement: from a contemplative attitude, we get through a more physical practice, from the mind control and coordination of breathe and movement we get regulating thoughts. As a consequence, we’re able to produce and perceive our reality and our daily life, according to the quantum theory’s point of view: the way you think, the way you feel, produces your perceptions and your reality. Power Yoga, firstly theorized in USA, now reaches Italy and Florence: in her studio, Silvana teaches how to breathe correctly, how to take distance from distorted perceptions and how to be aware of our inner “ego” with a consequent acceptance and freeing. Namaste.•
I benefici di questa pratica sono numerosi e visibili già dopo poche lezioni, Silvana ne è convinta. Nel suo studio in piazza Santo Spirito si insegna il corretto modo di respirare, per staccarsi dalle proiezioni mentali distorte e preparare il corpo a stare bene. Tutto inizia con il respiro, inspirazione ed espirazione, che la pratica dinamica del Power Yoga asseconda. Un processo di presa di coscienza e riscoperta del nostro “io” profondo con conseguente riconoscimento e liberazione dagli elementi esterni portatori di ansia e malessere. Negli Stati Uniti questa tecnica è davvero popolare, e ci auguriamo con Silvana che si diffonda in modo simile anche in Italia. Noi di FUL siamo convinti che ne valga la pena, specialmente dopo aver partecipato a una lezione di Power Yoga… Namaste. • Siete curiosi? Provate voi stessi: Italia Power Yoga vi aspetta in Via della Chiesa 36 a Firenze: www.italiapoweryoga.com
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ful musica
SURfACE Sonorità indie rock oltre la superficie dei nostri Youniverse (or the Hidden Worlds Within) T esto F oto
ENGLISH VERSION>>>> After a long journey, SURfACE got together due to the enthusiasm of Veronica Chincoli e Christopher Martinuzzi. She plays the bass-guitar and he plays the clarinet, both are singers and authors of the songs. Always connected by a great musical and artistic harmony, inspired by groups such as Sigur Rós, King Crimson and Pearl Jam, their tracks show changes of atmosphere, rhythms and intensity in the same song. This is the expression of their natural way of being, without any construction or filter, just a spontaneous flux of melodies and emotions: their personal universe. This .18
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R oberta P oggi ,
E lisa V eracini
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C hristopher M artinuzzi
opo una lunga serie di formazioni e storie travagliate, i SURfACE trovano la loro strada grazie allʼentusiasmo e la spinta di Veronica Chincoli e Christopher Martinuzzi. Al basso lei, alla tastiera e al clarinetto lui. Entrambi sono cantanti e autori dei testi, nonché il cuore pulsante della band. Da sempre uniti da una forte sintonia a livello musicale e artistico, Veronica e Christopher esprimono attraverso i loro pezzi lʼesigenza di comunicare una parte del loro mondo, con dichiarata spontaneità, lontana da una ricerca stilistica più strutturale. Ispirati al progressive rock di band come Sigur Rós, King Crimson e Pearl Jam, i brani presentano spesso cambi di atmosfere, ritmi e intensità allʼinterno di una stessa canzone. È lʼespressione del loro modo naturale di essere, senza costruzioni né filtri, ma in un flusso spontaneo di melodie e stati dʼanimo: il loro universo personale. Proprio da qui nasce lʼidea dellʼalbum di esordio Youniverse (or the
Hidden Worlds Within): «Youniverse è un gioco di parole che abbiamo creato in modo che non sia solo un titolo, ma soprattutto un concetto: ogni persona ha il proprio (yo)universo con al suo interno molti mondi nascosti, fatti di individui, luoghi, sentimenti, azioni e reazioni.» Lʼalbum è il risultato di un percorso lungo e tormentato e riunisce tutti i pezzi creati fino a oggi, legati tra loro da un fil rouge rivelatosi solo a posteriori. Non si tratta infatti di una semplice sequenza di brani. Lʼalbum è la fine e allo stesso tempo lʼinizio della loro storia, intessuta di concetti ricorrenti, spesso dicotomici, come luce e ombra, il bisogno di nascondersi e allo stesso tempo di rivelarsi, e un senso di rottura rappresentato dalla fragilità della superficie del ghiaccio. Il tutto raccontato attraverso gli youniverse, «quegli universi che ci appartengono: il tuo, il mio, il nostro».
Partendo dalla copertina si ha la sensazione di avere a che fare con unʼopera dʼarte visiva. Anche qui si tratta di un universo personale che si apre al mondo esterno, attraverso il disegno ritrovato di Lady Eileen Aston, nonna di Christopher, che si è subito rivelato la perfetta rappresentazione visiva del concept dellʼalbum. La curatrice del book è Elisa Veracini, con cui fin dal primo incontro è nata una grande sintonia e che è riuscita a conciliare la parte artistica prettamente visiva con quella musicale, riunendo in grafiche altrettanto originali i testi dei vari pezzi e le foto scattate da Christopher nel profondo nord della Svezia. Il tutto è collegato da una frase che si svela piano piano tra le parole dei testi, pagina dopo pagina, del pensatore e scrittore afroamericano Marcus Gravey, «Rise as high as the very stars themselves». Un progetto artistico completo, che si manifesta nella musica e nel visual, a cui hanno collaborato persone legate tra loro da una forte sintonia artistica e umana, ognuna con la sua identità e il suo percorso, ognuna con il suo (yo)universo. Anche noi siamo in qualche modo la somma di tutte le persone con cui abbiamo avuto a che fare nella nostra vita, ed ecco che lʼalbum finisce per raccontare le storie di molte più 19.
esistenze, universi, parte di qualcosa che, in modo sfumato, inizia dove finisce e finisce dove inizia lʼaltro. Tra i temi toccati dai SURfACE – che come suggerisce il nome vanno oltre la mera superficie delle cose – appare anche la problematica ambientale. Si trova al centro del primo video prodotto Something in Between, girato in collaborazione con Andrea Tani. Siamo in campagna, il montaggio concettuale porta la nostra attenzione sui quattro elementi naturali (aria, terra, acqua e fuoco), che in un gioco di associazioni visive rivelano lʼinterpretazione artistica e critica della band sulla relazione tra uomo e natura. Lʼultimo video uscito con lʼalbum di esordio Youniverse, girato in un palazzo storico fiorentino dellʼOltrarno, è invece Light Shadow. I due ballerini Jari Boldrini e Fabiana Finizio sono imprigionati, soli e immobili. Ma qualcosa li fa muovere, e quella potente forza attrattiva esplode nel momento dellʼincontro, in cui i due corpi umani abbattono le distanze e si riuniscono. È interessante il fatto che i due fossero compagni di corso allʼOpus Ballet di Porta Romana e che, solo dopo molti anni, si siano ritrovati in questa occasione per ballare di nuovo insieme. Sia dentro che fuori il video, sono ognuno una parte dellʼaltro, due universi complementari tra loro. «Abbiamo ricercato la bellezza e lʼarmonia in ogni singola scena del video, e se abbiamo ottenuto questo risultato è solo grazie alla somma di tutte le energie positive che si sono riunite in questo progetto: ogni collaborazione è stata estremamente positiva e preziosa». E tutti questi risultati sono come tanti piccoli figli che crescono, appartenenti per natura a chi li mette al mondo, e allo stesso tempo a tutto lʼuniverso. Pronti a salpare oltreoceano, «gruppo transatlantico» per definizione (il cantante abita al momento negli Stati Uniti), i SURfACE continuano a scrivere nuovi brani e a proiettarsi nel futuro. Sono pronti a colpire con la loro musica le anime di chi li ascolta, a lanciare spunti e intuizioni e ad alimentare tutti gli (yo)universi possibili. • www.surface-band.com
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is the idea of their first album, Youniverse (or the Hidden Worlds Within): «Youniverse is a game of words that we created not only to represent a title but a concept: every person has his own personal universe, made of hidden worlds, individual, emotions, actions and reactions». The album is the result of a long and hard journey and collects all the tracks created until today, with a silver thread revealed just at the end. It’s not only a sequence of tracks, but it’s at the same time the accomplishment and the beginning of their story too. The book curator is Elisa Veracini, who was able to combine the artistic and visual part: everything is connected by a sentence by the afroamerican writer and philosopher Marcus Gravey: «Rise as high as the very stars themselves», that slowly reveals itself among the lyrics. Among the themes of the album – that as the name suggests, goes beyond the surface – appears also the environmental topic. It’s the center of their first video, shot with Andrea Tani, Something in Between, where a conceptual cutting focus the attention on the four elements (air, earth, water, fire), that symbolizes a critic relationship between men and nature. The last video is Light Shadow, where two dancers, Jari Boldrini and Fabiana Finizio, seem to be imprisoned, alone, in an ancient Oltrarno Palace. Ready to go overseas (the singer currently lives in Usa), SURfACE keep on writing and producing their own music, trying to touch and enrich all our (yo)universes. •
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ful gusto
CONFETTURA COME CAVIALE: IL FOOD CONCEPT DI PURE STAGIONI
Le eccellenze devono farsi riconoscere al primo assaggio, ma anche al primo sguardo. Come le confetture di Pure Stagioni, tripudio di sapori e colori tutto fiorentino. testo di
Elisa D’Agostino
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a conosciamo tutti, la sbocconcelliamo sulle fette biscottate con il primo caffè del mattino, tra uno sbadiglio e l’altro, la gustiamo a cucchiaiate quando nessuno ci vede (speriamo!) o la accompagniamo ai formaggi più pregiati. La confettura, insomma, è protagonista indiscussa della nostra giornata, dolce compagna della colazione – e non solo – italiana. FUL ha scavato come sul fondo di certi barattoli che conosciamo, per portarvi in una dimensione diversa di confettura. Quella di Pure Stagioni, brand di eccellenze alimentari nato a Firenze, ma con lo sguardo ben più lontano. Abbiamo incontrato Federico Marinelli, proprietario e primo sostenitore della filosofia aziendale, per rispolverare le origini del progetto e svelarvi .22
ENGLISH VERSION>>>> Jam it’s the perfect match on biscuits and toasts in our breakfast, a sweet break but it takes also a relevant role paired with savory foods, as cheese, during the rest of the day. That’s why FUL scraped the bottoam of some jars to discover Pure Stagioni, a brand of excellence started in Florence but with a wider perspective. We met Federico Marinelli, owner and ambassador of the company, to find out the history of the project. He told us that the idea of ‘saving’ seasons in a jar – claim of the product – started in 2014, aiming to connect a crossgenerational tradition with innovative packaging and technologies, to overpass the national borders, without affecting the high quality standards. In fact, fruits are always bought from local providers,
accurately selected and then frozen before use. This provides a better finished product, both from the point of view of the taste and also from the aesthetic and nutritional aspect. Fruit is then cooked with innovative machines in a vacuum sealed system, with a 75 degrees temperature. A tablespoon of Pure Stagioni, basically contains the double amount of fruit in comparison with other products: for each jar, the average of fruit is between 90%-100%. If the flavor is so unique, the packaging is nonetheless unconventional: it recalls a caviar jar. In fact caviar is, for definition, considered as a high-end product: using a caviar jar to contain jam, communicates a message of quality. Furthermore, these jars are dark, so they protect the product from the sunlight, preserving its organoleptic characteristics. There are three different lines of products ranging from sweet to savory, plus a new one called Armonia, low in sugars but high in taste. A jam for every demand: choose yours in food boutiques or in e-commerce. •
un mondo di autentiche bontà. Federico ci racconta che l’idea di conservare le stagioni in barattolo – claim esplicativo del prodotto – nasce nel 2014, con l’obiettivo di unire una tradizione trasversale a livello generazionale con un packaging e tecnologie all’avanguardia. Certo perché, se è vero che il sapore è – o dovrebbe essere – il fattore chiave nel settore food, anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto al giorno d’oggi. Di questo Federico si dice convinto: «Ho sempre considerato i prodotti enogastronomici italiani ottimi, ma spesso accompagnati da packaging mediocri». Per affermare la qualità del prodotto, insomma, non si possono tralasciare aspetto e forma, anche per valicare i confini nazionali, oltre che fiorentini. Un progetto ambizioso, che mira a posizionarsi sul mercato globale; come eccellenza gastronomica italiana, of course.
Ma cosa caratterizza Pure Stagioni in sostanza? «Confetture di altissima qualità, con il minimo numero di ingredienti possibili – tendenzialmente frutta e zucchero». Il processo produttivo è particolarissimo di per sé, differente da quello utilizzato dalle altre aziende del settore: la frutta, acquistata da fornitori locali selezionati con cura, viene congelata prima dell’utilizzo. Ciò consente «un miglior prodotto finito sia dal punto di vista gustativo che cromatico oltre che vitaminico». La cottura, inoltre, avviene con macchinari all’avanguardia, in regime di sottovuoto, a una temperatura di circa 75 gradi. Il risultato? Una concentrazione naturale del prodotto – senza aggiunta di pectine – che conferisce un sapore pieno e rotondo, molto più autentico rispetto alle alternative presenti sul mercato. Come ci spiega Federico, infatti, i suoi competitor utilizzano «le pectine per gelificare la quantità d’acqua presente nella 23.
frutta», in modo da ottenere un maggiore output a basso costo, diluendo però di gran lunga il sapore della confettura. Un cucchiaino di Pure Stagioni, in sostanza, contiene il doppio della frutta di altri prodotti: in ogni vasetto, la quantità media di frutta impiegata varia dal 90% al 1oo%. Un primato in fatto di sapore, non c’è dubbio! Il palato però non è l’unico a percepire l’unicità del brand fiorentino: il packaging è tutt’altro che convenzionale e non passa inosservato sugli scaffali di marmellate e creme dolci. Non potevamo non approfondire una scelta così fuori dagli schemi. Ma ovviamente lo facciamo solo a beneficio del nostri lettori...! Federico, dal canto suo, non vede l’ora di raccontarci la filosofia dell’esclusivo packaging: «Il caviale è considerato un alimento di fascia alta per definizione. Utilizzare il vasetto del caviale per contenere una confettura comunica un messaggio di qualità e alto livello del prodotto». Inoltre il contenitore scuro protegge il prodotto dai raggi solari, preservandone le caratteristiche organolettiche. Insomma, il virtuosismo estetico si combina a un’esigenza di qualità e conservazione del prodotto. Uno a uno, palla al centro. Trattando di eccellenze gastronomiche, non tutti si accontentano di un’unica composizione: le Pure Stagioni si declinano in tre linee dolci, per accontentare mille sfumature di palati. Diverse combinazioni, accomunate dalla qualità delle materie prime e dalla passione per le cose buone. La linea Classica è l’originaria: tanta frutta e il solo zucchero necessario a garantire la conservazione – ne contiene circa 50 g ogni 100 g di prodotto finito. Non si tratta, in ogni caso, di zuccheri aggiunti ma di zuccheri complessivamente presenti nel prodotto. La linea Dolcissima è una variante con un maggiore tenore zuccherino, circa il 10%. È la soluzione ideale per chi ricerca, nella marmellata, una spiccata sensazione di dolcezza. La linea Armonia, infine, senza zuccheri aggiunti, è a basso contenuto calorico e glicemico. È stata sviluppata, in origine, pensando ai soggetti con problematiche legate all’assunzione di zucchero, sostituito qui da estratti naturali. Stessa sensazione di dolcezza, senza alcun apporto calorico. Come anticipato, però, la confettura è sempre più presente sulla tavola italiana, non solo in momenti di dolcezza, anzi! Federico non si è lasciato sfuggire la tendenza, creando una nuova linea per abbinamenti salati. In questa scelta convergono diversi fattori: esigenza di diversificare e voglia di estendere il momento di consumo di un prodotto come la confettura, utilizzando il dolce per esaltare il salato. Ma chi le ha create, in una gamma così vasta di eccellenze, quali Pure Stagioni preferisce? «Albicocca, perché dolce ma con una punta di acidità; fragola per il sapore rotondo e burroso e, tra i gli abbinamenti salati, cipolle per il connubio tra dolce e salato» ci racconta Federico. Avete l’acquolina in bocca o un lieve languorino nello stomaco? Lo crediamo bene... Se volete assaggiare queste eccellenze fiorentine, aguzzate la vista nelle migliori boutique gastronomiche nazionali. Oppure acquistate comodamente da casa: sull’e-commerce foodscovery oltre che sul sito ed e-shop ufficiale purestagioni.it. Buon appetito! • .24
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IN ITALIA, CON STILE La designer Alexandra Wong collabora con le istituzioni italiane per consolidarne l’immagine ENGLISH VERSION>>>> Alexandra Wong, designer and current student in the MFA in Communication Design program at Studio Arts College International (SACI), a US-accredited university-level art school in Florence, is collaborating with Italian institutions and organizations to improve branding and visual identity. Her latest collaborations include projects with La Specola, i Musei del Bargello, and Aia delle Monache winery near Naples. Wong, from the United States, uses a mixture of traditional and digital methods in her work. She often pulls from her fine arts background, using watercolor and hand-drawn images in the preliminary stages of her designs. Her work aims to capture the unique essence of each establishment to strengthen the visual identity and positively impact visitor experience. .26
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lexandra Wong, designer e studentessa MFA in Communication Design presso lo Studio Arts College International (SACI), scuola d’arte di Firenze accreditata a livello universitario negli Stati Uniti, sta collaborando con le istituzioni e le organizzazioni dei Musei del Bargello e l’azienda vinicola Aia delle Monache, vicino a Napoli. La Wong, originaria degli Stati Uniti, nel suo lavoro usa un misto di metodi tradizionali e digitali: attinge spesso al suo background di Belle Arti, utilizzando acquerelli e disegni fatti a mano negli stadi preliminari del suo progetto. Il suo lavoro punta a catturare l’essenza unica di ogni istituzione, per rinforzarne l’identità visiva e influenzare positivamente l’esperienza del visitatore.
La Specola Dopo un’approfondita analisi delle sue esigenze, c’è stato un consenso generale sul fatto che al museo mancasse un itinerario riconoscibile e che avesse pochi oggetti nel gift shop da poter usare come memorabilia dopo la visita a La Specola. Per risolvere questi problemi, è stata disegnata una mappa in forma di brochure pieghevole che contiene un poster sull’altra facciata. La mappa finale è codificata con colori e organizzata attraverso icone che rappresentano le mostre e le corrispondenti sale; il poster include una serie di illustrazioni rappresentative dell’eclettico stile “wunderkammer” del museo. I musei del Bargello Una rete di cinque musei, i Musei del Bargello rappresentano tutti periodi storici diversi e sono stati costruiti per ragioni differenti. Il nuovo logo del museo e il sistema di identificazione, sfrutta una caratteristica visuale coerente per ogni museo – in questo caso la stessa architettura. Le forme delle finestre di tutte e cinque le sedi sono estremamente distintive, a causa del periodo in cui esse furono costruite, per esempio: Bargello – medievale, Le Cappelle Medicee – manieriste, ecc. Questo La Specola After a thorough analysis of the museum’s needs, there was an overall consensus that the museum lacked usable way-finding and had few items in the gift shop that could serve as memorabilia after the visitor’s time in La Specola. To address these issues, a brochure map of the museum was designed that could double as a poster on the opposite side. The resulting map is color-coded and organized by icons that represent the exhibits in the corresponding rooms, and the poster includes a series of illustrations that represented the “wunderkammer” eclectic feel of the museum. I Musei del Bargello A network of five museums, i Musei del Bargello all represent different time periods and were constructed for different reasons. The museums’ new logo and identity system uses a consistent visual characteristic from each museum – in this case the architecture itself. The window shapes of each of the five locations are very distinct thanks to the time period in which they were built ex: Bargello- medieval, Le Cappelle Medicee- mannerist, etc. The use of the windows doubles as a metaphor for the visitor to use these museums as windows through which to peek into the history of Florence.
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uso delle finestre diventa una doppia metafora per il visitatore: un invito a usare questi musei come finestre attraverso le quali sbirciare nella storia di Firenze. Aia delle monache Stellanova, Attaccabrighe e 10 Filari sono i primi vini distribuiti da Aia delle Monache, un piccolo vigneto fuori Napoli. L’ispirazione per il design dell’etichetta viene dalla storia del vigneto stesso, denominato così dopo che un terreno comunale era diventato un campo da calcio. I giocatori originari non avevano i soldi per pagare le scarpe con i tacchetti e quindi usavano i chiodi come puntoni, ispirando così il nome Attaccabrighe. Il nome 10 Filari, i filari di vigne nel vigneto, si spiega da solo, ma Stellanova deriva invece dalla mitologia greca di Zeus e della sua aquila che, dopo la morte, diventò una costellazione. Ironicamente la costellazione Aquila, usata per il marchio, contiene qualche stellanova o nuova stella.
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Aia delle Monache Stellanova, Attaccabrighe, and 10 Filari are the first wines released by Aia delle Monache, a small vineyard outside Naples. The inspiration for the label designs came from the history of the vineyard itself, named after a communal piece of land that had been a football field. The original players did not have money to pay for cleats and, instead, used shoes with nails as spikes, inspiring the name Attaccabrighe, or someone who is ready to attack. The name 10 Filari, rows of vines in a vineyard, is self-explanatory, but Stellanova comes from the Greek mythology of Zeus and his eagle which, upon its death, was turned into a constellation. Ironically the constellation Aquila, used for the label, contains a few stellanova, or new stars. • View more of Alexandra Wong’s work at alexandrawongart.com. Learn more about SACI at saci-florence.edu.
ful arte
SPACE FOR YOU AND YOUR FUTURE Regaliamo il primo mese del nostro co-working a nuovi business, startup e freelance. C’è un caffè che ti aspetta a Nana Bianca! cowo@nanabianca.it coworking.nanabianca.it Via Ippolito Pindemonte 63, 50124 Firenze (Porta Romana) 29.
ful green
ODEON FIRENZE: IL PRIMO CINEMA GREEN IN ITALIA
Rendere più sostenibile il nostro mondo: una scommessa e un obiettivo di vita, a partire da una sala cinematografica. Ma questo, non è un film. Intervista a Marco Catellacci. T esto
di
R ita B arbieri
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irenze ha iniziato alla grande il 2018 con un sostanziale passo in avanti nel settore ecologico: infatti, uno dei luoghi più significativi del centro storico, il cinema Odeon, ha ridotto al minimo le emissioni di CO2 grazie a un accordo siglato con Italia Rinnovabile. L’Odeon è infatti, dal 1 gennaio 2018, il primo cinema in Italia a impatto zero. Per saperne di più abbiamo incontrato Marco Catellacci, fondatore di Italia Rinnovabile, nata con lo scopo di rendere l’Italia autonoma al 100% e alimentata solo da energia pulita. Dopo una laurea in Economia, un Master in Energy Management e alcuni deludenti anni di esperienza nelle varie società energetiche, nel 2017 ha deciso di lanciarsi sul mercato con la sua azienda. «Portare l’Italia a consumare solo energia pulita non è per me un business come gli altri, è proprio una questione di principio». Così si presenta Marco ai suoi interlocutori e, per chiarezza, aggiunge: «Credo così tanto nella diffusione dell’energia pulita che oltre a lavorare ogni giorno per questo scopo dedico anche il (poco) tempo libero che ho al volontariato e all’attivismo con Greenpeace. Non posso accettare che nel mio paese si avveleni l’aria bruciando ancora petrolio, gas e carbone, quando è molto più salutare (e conveniente) consumare energia prodotta da sole, vento e acqua». .30
Si parla molto di energia rinnovabile ma, concretamente, si fa ben poco. Perché? Io sono un idealista convinto: nel 2018, non accetto che ci sia ancora chi pensa che si possa continuare a estrarre petrolio, carbone o metano come se fossimo ancora nel 1800 e che le rinnovabili siano qualcosa da ostacolare per non perdere profitti. C’è una forte ignoranza sull’argomento, mancano informazioni fondamentali: per esempio non si può non sapere che già oggi l’energia da fonti rinnovabili costa meno di quella fossile, che tutta l’Europa può arrivare al 100% di rinnovabili entro il 2050, che oltre il 40% degli italiani può produrre da solo la propria energia. Abbiamo già tutta la tecnologia che ci serve per passare alle rinnovabili oggi. Ogni anno, si installano nuovi impianti e si cerca di investire nel settore. Qual è il ruolo delle grandi società energetiche? Perché ti sei messo in proprio? Il mondo dell’energia è complicato ed è fin troppo facile, per delinquenti senza scrupoli approfittarsi della buona fede di persone che nel loro piccolo provano a fare e a farsi del bene. Io ho deciso di occuparmi sia di impiantistica che di fornitura energetica ‘pulita’ e offro consulenze a privati e aziende per rendere più sostenibili le loro strutture, cercando oltretutto di ammortizzare i costi in bolletta. Quello che hai fatto con il cinema Odeon, giusto? Di che si tratta esattamente?
Sì, il cinema Odeon è, da questo punto di vista, un grande successo. Pur essendo un edificio di altissimo valore storico e culturale, dal punto di vista ambientale rappresenta però una considerevole fonte di emissioni di CO2: basti pensare che, tra luce e gas, l’Odeon ogni anno consuma quanto 50 famiglie. Inoltre si tratta di una struttura storica, realizzata verso il 1462 all’interno di un importante palazzo rinascimentale, su disegno originale di Filippo Brunelleschi e, nonostante sia stato trasformato più volte nel corso dei secoli, conserva ancora tutti gli arredi originali in stile art decò: diventa perciò impossibile, in questo caso, intervenire direttamente sull’architettura. Pur essendo consapevoli di avere un impatto non indifferente sul pianeta, proprio a causa di questo ‘ostacolo’ la proprietà del cinema era convinta di non poter fare niente per ridurre le proprie emissioni senza deturpare irrimediabilmente uno dei più bei palazzi di Firenze e rovinare un patrimonio protetto dall’UNESCO. Invece, grazie all’accordo che abbiamo raggiunto insieme, dal 1 gennaio 2018 il cinema consuma solo energia rinnovabile proveniente da impianti idroelettrici che si trovano sulle Dolomiti. Niente più energia sporca prodotta con carbone o petrolio: adesso tutta l’energia elettrica consumata è praticamente a emissioni zero. Rimane però il problema delle emissioni CO2 dovute al riscaldamento... Azzerare le emissioni del gas metano per il riscaldamento è in effetti più complicato: il gas prodotto con fonti rinnovabili è pochissimo e praticamente impossibile da trovare sul mercato. Molto del metano che comunemente utilizziamo è importato da Russia o Algeria ma, per ovviare a questo, è possibile rivolgersi direttamente a un fornitore green, che compensa le emissioni di CO2 con progetti di risparmio energetico in giro per il mondo. Potresti spiegare meglio questo punto: cosa significa ‘CO2 free’? In pratica le quasi 60 tonnellate di CO2 emesse da Odeon ogni anno vengono ‘compensate’ con progetti che riducono della stessa quantità le emissioni di altre aziende nel mondo. Il cambiamento climatico colpisce tutti: dobbiamo ridurre la quantità di CO2 presente nell’atmosfera se non vogliamo che la temperatura della Terra aumenti ancora, con tutta la siccità, gli uragani e le altre catastrofi naturali che questo fenomeno porta con sé.
Un’idea che ancora non ha avuto una grande presa sulla popolazione. Spesso si trova una certa resistenza al ‘passare alle rinnovabili’, nonostante facilitazioni e incentivi... Beh, molte volte è frutto di una mancanza di informazione, di una scarsa fiducia e di una sorta di conservatorismo che porta a investire in ciò che si conosce bene piuttosto che sulle scommesse del futuro. In realtà basta davvero poco per rendere qualsiasi abitazione o struttura più ‘ecosostenibile’: se siamo riusciti a farlo con un edificio storico come l’Odeon, perché non dovrebbe essere possibile farlo in ambienti meno ‘vincolati’ e più accessibili come le case e le aziende? Infatti, Odeon a parte, ti occupi anche di altre realtà? Sì certamente: lavoro sia con i privati che con le aziende. Un’altra collaborazione fiorentina di cui sono molto felice è quella con Il panino tondo: tutte e tre le loro sedi sono, grazie al nostro supporto, a bassissimo impatto ambientale. Spero, con il mio lavoro e con la mia attività, di convincere sempre più persone a fidarsi e a credere nelle possibilità delle energie rinnovabili, facendo qualcosa per se stessi e per l’ambiente. •
ENGLISH VERSION>>>> Making our world more sustainable: a bet and a life goal for Marco Catellacci, starting from a movie theater. But this is not a movie-story: we interviewed the owner of Italia Rinnovabile, a society which helped cinema Odeon to reduce its massive CO2 emissions. How did you achieve this? Starting from January 1st 2018, Odeon is the first ‘carbon neutral’ cinema in Italy: in fact, due to the agreement with Italia Rinnovabile, the movie theater uses only renewable energy coming from Dolomiti’s hydroelectric plants. No more dirtier energy produced with charcoal or oil: from now on, all the energy will be zero-emission. There is still the problem of emissions from heating, how can you solve it? Gas produced only with renewable energy sources it’s quite impossible to acquire but, getting it from a ‘green’ provider allows to decrease the global negative impact on the whole planet. A green provider counterbalances emissions with energy-saving projects, spread all over the world. Almost all the 60 tons of CO2 produced by Odeon every year are counterbalanced with projects that reduce the same amount of emissions of other companies in the world. The climate changing affects everyone and everywhere: we must drop the CO2 amount in the atmosphere, if we don’t want the earth temperature increasing even more with all the natural disasters, like hurricanes and droughts, that this phenomenon implies. To improve our own world is our duty: Odeon already started doing its part. •
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5di5 LANGHE di Giancarlo Barzargli | IG: Instagram: giancarlobarzagli | WEB: www.behance.net/Giancarlo_Barzagli
Il lavoro “Langhe” è stato prodotto durante una masterclass dell’Agenzia Magnum Photos in collaborazione con l’ufficio di promozione Turistica Langhe Roero e Monferrato. Giancarlo Barzagli è un fotografo freelance che lavora tra Firenze e Londra, si occupa principalmente di fotografia "Lifestyle" affiancando una ricerca personale di tipo documentario. Langhe project was produced during a masterclass by Magnum Photos Agency in collaboration with the Langhe Roero and Monferrato Tourist Office. Giancarlo Barzagli is a freelance photographer active between Florence and London, he mainly deals with lifestyle photography to which he adds documentary personal researches. •
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ful uno straniero a firenze /\ un fiorentino all’estero
CHISEI OHIRA
Mi chiamo Chisei, vengo da Tokyo e sono arrivato a Firenze a 22 anni per fare un corso di pelletteria. Per undici anni ho lavorato come operaio e modellista in una ditta di pelletteria di Ponte a Ema. Poi, nel 2016, mentre lavoravo in un negozio nel centro di Firenze, ho cominciato a produrre una linea di borse per il mercato giapponese. Lo facevo a casa mia, nel tempo libero e appena ho avuto successo mi sono licenziato e ho aperto il mio laboratorio. Nel frattempo mi sono sposato con la mia fidanzata che viveva a New York e ho avuto due figli. Da quest’anno, dato che mia figlia vuole frequentare il liceo in Giappone, ci aspetta una doppia vita fra Tokyo e Firenze, io rimango da solo qui e il resto della famiglia torna in Giappone. Non ho idea di come sarà... Cosa porteresti a Firenze da Tokyo? Non saprei, a Firenze mancano tante cose rispetto a una grande città come Tokyo. Però credo che queste mancanze siano le caratteristiche più belle di Firenze. Senza rovinare la città, vorrei portare a Firenze un paio di linee della metropolitana. È vero che sono iniziati i lavori della tramvia ma per me era meglio un grande progetto che includesse la metropolitana e un gigantesco parcheggio sotterraneo, così si eliminerebbero le tantissime auto e motorini, soprattutto quelli parcheggiati nelle strade. Immaginate Firenze vuota come quando fu costruito il Duomo! Cosa porteresti a Tokyo da Firenze? Anche a Tokyo mancano tante cose che ci sono a Firenze, ma la cultura e il panorama sono un po’ difficili da trasportare! Quindi pensando a qualcosa di realizzabile, vorrei tanto portare a Tokyo la bistecca! Purtroppo in Giappone è difficile trovare la carne giusta, che a me piace tantissimo e cucino o mangio al ristorante molto spesso. Ho un paio di macellai di fiducia che mi forniscono sempre carne ottima. Forse dovrei portare via il macellaio! My name is Chisei, I come from Tokyo and I arrived in Florence when I was 22 to attend a leather goods course. For 11 years, I worked as a laborer and designer in a leather goods company in Ponte a Ema. Then, in 2016, while I was working in a store in the center of Florence, I started producing my own line of purses for the Japanese market: I was doing it when I was at home, in my free time and, as soon as I succeeded, I quit my job and I opened my own lab. In the meanwhile, I got married to my girlfriend that was living in New York and I had two children. From this year, as my daughter wants to attend high school in Japan, I will have a ‘double life’ between Tokyo and Firenze: I stay here alone and the rest of my family will go back to Japan. I don’t know how it will be... What would you take to Florence from Tokyo? I don’t know, Florence lacks many things in comparison to a big city as Tokyo. But I think that these gaps are also the most beautiful features of Florence. Without ruining the city, I’d like to bring a couple of metro lines. It’s true that the tramvia works have already started but, in my opinion, it would have been better to realize a big project that would include both the metro and a huge underground car park, so that we could eliminate tons of cars and scooters, above all the ones parked in the streets. Imagine Florence empty as it was when the Dome has been built! What would you take to Tokyo from Florence? Even Tokyo doesn’t have many things that Florence has, but culture and panoramas are quite difficult to carry away! So thinking about something realistic, I’d like very much to take bistecca to Tokyo! Unfortunately in Japan it’s hard to find the right meat, that I really love and that I cook very often or eat in restaurants. I’ve got a couple of trusted butchers from whom I always buy excellent meat. Maybe, I should take the butcher! •
MARTINA BILLI
Mi chiamo Martina, mi sono laureata in Pittura allʼAccademia di Belle Arti di Firenze. Nella fase finale del mio corso di studi, più di dieci anni fa, mi sono trasferita a Barcellona e successivamente a Granada con una borsa di studio. Dopo unʼesperienza di vari mesi in Olanda (Amsterdam) ho scelto di tornare in Spagna, questa volta a Madrid, dove vivo dal 2013. In questi anni un poʼ nomadi sono stata in contatto con varie realtà artistiche, realizzando corsi di formazione relazionati col disegno, lʼillustrazione e la fotografia. Attualmente lavoro nel mio studio nel centro della città realizzando opere di medio e grande formato su materiali riciclati, principalmente legno. A Madrid ho trovato uno spazio accogliente e stimolante per il mio lavoro, esponendo in gallerie, spazi culturali tra i più variegati e realizzando una mostra personale al Museo Nazionale di Scienze Naturali. Cosa porteresti a Firenze da Madrid? La convivenza con persone di diversa provenienza. Lʼambiente multiculturale e rilassato, lʼallegra condivisione degli spazi urbani, lo spirito organizzativo e di autogestione. La capacità di creare un senso di comunità usando spazi sempre cambianti. La leggerezza e una sorta di semplicità nello stare insieme. Lʼatmosfera inclusiva e propositiva, libera di pregiudizi. Cosa porteresti a Madrid da Firenze? Dopo tanti anni lontana da Firenze sento la mancanza delle cose più semplici in relazione alla natura, lʼestetica e a un ritmo di vita tranquillo e privo di stress. Da lì porterei lʼamore e lʼattenzione al dettaglio. La minuziosità, precisione e attenzione nella realizzazione del proprio mestiere. In definitiva quel modo peculiare e intenso di sentire la bellezza.
My name is Martina, I graduated in Painting at Accademia di Belle Arti in Florence. At the end of my studies, more than ten years ago, I moved to Barcelona and then to Granada with a fellowship. After several months in Holland (Amsterdam) I decided to come back to Spain, in Madrid this time, where I currently live since 2013. During these wandering years, I have been in touch with different artistic realities, and did many drawing, illustration and photography courses. Now, I work in my own study in the center of the city, creating medium and large format works with recycled materials, mostly wood. In Madrid, I found a welcoming and challenging location for my job, exposing in art galleries, different cultural spaces and realizing a solo exhibition at Museo Nazionale di Scienze Naturali. What would you take to Florence from Madrid?
I would bring the life together with people of different origins. The multicultural and relaxed atmosphere, the cheerful sharing of urban spaces, the organizational and self-management mindset. The ability of creating a sense of community, through constantly changing spaces. A kind of simplicity and lightness in being together. The inclusive and proactive atmosphere, free of prejudices. What would you take from Florence to Madrid?
After several years far from Florence, I miss the most basic things related to nature, aesthetics and a peaceful lifestyle, without stress. From there, I’d bring the love and attention to the detail. The thoroughness, precision and attention to our own profession. Eventually, that unique and intense way of perceiving the beauty. •
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la pagina dell'artista*
per il numero XXX è a cura di ELENA DEGL'INNOCENTI https://elenadeglinnocenti.weebly.com/ | IG: @elena_deglinnocenti | FB: I disegni di Elena Degl'Innocenti
Elena nasce a Firenze e all’età di 17 anni viene folgorata dal judo e la sua vita cambia. Dopo numerose esperienze agonistiche decide di passare all’insegnamento e attualmente lo esercita presso l’Associazione Okami di Firenze. Fin da giovanissima coltiva la passione per le arti figurative e si confronta con diverse tecniche e materiali fino a quando non scopre la possibilità di trasporre su carta lʼenergia sperimentata nella pratica judoistica. Nascono così le sue opere dal sapore orientale a pennello e inchiostro nero su carta di riso. I suoi soggetti preferiti sono i gatti e le tecniche di judo che disegna con tratti tanto semplici quanto decisi. Born in Florence, Elena at 17 fell in love with judo and her life changed. After many competitive experiences she decided to start teaching and he is now doing it at Associazione Okami in Florence. From a young age she has nurtured her passion for art trying different techniques and materials until she discovered how to transpose on paper the energy of judo. This is how her black ink on rice paper works, with a clear oriental flavour, have born. Her favourite subjects are cats and judo techniques that she draws with simple yet neat traits.
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