free press
maggio - giugno 2012
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Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 - Direttore responsabile Daniel Meyer Proprietario Fabrizio Marco Provinciali • Realizzazione grafica Ilaria Marchi
Care lettrici, cari lettori, Firenze è nel pieno della sua fioritura primaverile, bella come non mai. Migliaia di turisti prendono d’assalto il centro, e camminano per strada con il naso all’insù e la bocca aperta in segno di stupore di fronte al fascino unico di questa città. Le giornate si allungano e i giovani – fiorentini, ma non solo: la notte riecheggia di mille dialetti e lingue diverse - si riprendono la città; le piazze e i locali tornano a riempirsi, centri vitali di una movida che si riappropria dei suoi spazi e dei suoi rituali. Firenze non è una città come le altre: è inimitabile, e la sua l’immagine è famosa in tutto il mondo. Già, l’immagine: è questo il tema a cui abbiamo voluto dedicare questo numero di FUL. Cos’è, davvero, l’immagine? Difficile definirla: ci hanno provato nei secoli grandi artisti, famosi filosofi e illustri pensatori, e forse non è possibile darne una definizione univoca e incontestabile. Ludwig Wittgenstein, celebre filosofo austriaco, diceva: «L’immagine è un modello della realtà»; insomma, tutto e niente. In questo numero di FUL parleremo quindi di tanti argomenti, tutti legati al tema dell’immagine, che ne raccontano le diverse sfaccettature. Dall’intervista a Drusilla Foer, il personaggio del momento, enigmatica e sofisticata, che ama giocare con l’immagine, sempre sull’orlo del paradosso, al parere di un esperto psicologo su come percepiamo la nostra immagine e ci rapportiamo ad essa; dalla storia del collettivo di fotografi TerraProject, che fa dell’immagine un racconto, e molto altro, ad un’inchiesta sulla scomparsa dei cinema di quartiere, fino ad un viaggio nel mondo dei tatuaggi. Questo, e molto altro ancora, potrete trovarlo su queste pagine. E allora seguiteci in questa nuova avventura: lasciate da parte l’immaginazione e cominciate a sfogliare questo nuovo numero di FUL. Dentro all’immagine, al di là dell’immagine. •
Daniel Meyer
ma lo sai che?
Cosa ci fa una testa di toro che spunta dalla fiancata sinistra del Duomo di Firenze?
La leggenda parla di un mastro carpentiere che avrebbe avuto una relazione con la moglie del fornaio il quale aveva la bottega lì vicino. Scoperta la tresca, i due amanti vennero condannati; il carpentiere però si vendicò piazzando questa testa "cornuta" proprio davanti alla casa del fornaio...
Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 Direttore responsabile Daniel Meyer Proprietario Fabrizio Marco Provinciali Realizzazione grafica Ilaria Marchi
Ideato e realizzato da Marco Provinciali e Ilaria Marchi. Coordinamento editoriale Marco Provinciali e Ilaria Marchi. Ci puoi contattare per l’acquisto di uno spazio pubblicitario tramite posta elettronica all’indirizzo: marco@firenzeurbanlifestyle.com tel. 392 08 57 675 Se vuoi collaborare con noi ci puoi scrivere all’indirizzo: marco@firenzeurbanlifestyle.com oppure ilaria@firenzeurbanlifestyle.com visita il nostro sito www.firenzeurbanlifestyle.com pagina facebook FUL *firenze urban lifestyle*
trova le domande sulle buste di
Approfondimenti e versioni estese degli articoli sono visibili sul nostro blog firenzeurbanlifestyle.wordpress.com
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ringraziamenti
Terra Project, Drusilla, Riccardo Riccobono, Gabriele e Gherardo Filistrucchi, Cocò, Samuele Gallori
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Castiglioncello
Estate 2012 mar e shopping aperitivo buona cucina n ightlife
emozion i Aria cafÊ -american bar Astragalo - discoteca Bicoque - abbigliamento donna Cardellino - ristorante Cafè Dai Dai - panoramik drink Mammamia - ristorantino Bar portovecchio - punto d'incontro Station gallery - ristorante bistrot -
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p.12
Drusilla, la Signora dei salotti
Dal web alla radio, dalla radio alla tv, per arrivare al cinema, sembra che il fenomeno Drusilla non conosca limiti. Ful è riuscita a intervistare questa arguta signora fiorentina per capire cosa si celi dietro a questo nuovo, e per una volta intelligente, fenomeno artistico
TerraProject Photographers, scatti da Autori
Il celebre collettivo si racconta a Ful, una storia nata nella nostra città e che adesso viaggia in tutto il mondo, per offrire, attraverso scatti straordinari, immagini che accendono emozioni
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Trasformazioni sulla pelle
p.18
Cocò, lo shop del piacere
p.20
La solitudine dei cinema fiorentini
p.22
Guardami bene e saprò chi sono
p.24
Filistrucchi, l’Arte in testa
p.26
Rubrica:
Una chiacchierata con Riccardo Riccobono, giovane tatuatore fiorentino, per scoprire cosa si nasconde dietro il mistico mondo dei tatuaggi. Disegni sulla pelle che si trasformano in opere d’arte
Per favore non chiamatelo sexy-shop, “Cocò” è qualcosa di completamente diverso, un luogo in cui sensualità, ironia e intelligenza trovano la giusta armonia per dare vita al più autentico piacere
Una breve inchiesta per comprendere, e compiangere, la progressiva scomparsa delle sale cinematografiche dalla nostra città. Soli, assediati dai colossi del multisala e spesso destinati a altri utilizzi, storici locali chiudono i battenti, lasciando a tutti noi un inevitabile senso di vuoto
Un’attenta analisi psicologica ci aiuta a scoprire la natura di quella che oggi è considerata alla stregua di un bene di prima necessità, l’immagine. Un viaggio per scoprire come ci vediamo e come gli altri ci vedono e capire quali meccanismi ne regolano la percezione
Storia e segreti della più antica bottega di Firenze tramandata di padre in figlio
Respira che ti passa
Come disse qualcuno, «Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare…». Non ho mai sognato, o neppure pensato, di fare il giornalista. È stato il giornalismo che ha trovato me: è come se ci fossimo sempre conosciuti, ma ci siamo incontrati solo grazie ad una serie di coincidenze. Io questo lo chiamo Destino…Viaggiare, conoscere persone interessanti, intrufolarsi dappertutto, soddisfare la propria curiosità, imparare sempre qualcosa di nuovo, dialogare coi lettori, scrivere… che volere di più?
Whitethings
Daniel Meyer
Ilaria marchi e Marco provinciali
Un anno di FUL, una sola espressione, wauhhhh!!! 365 giorni passati alla ricerca del vestito giusto con cui presentarsi all'appuntamento con i nostri lettori. L'ansia da prestazione una costante! I primi appuntamenti si sa, sono sempre i più nevrotici. Pensate ad un colloquio di lavoro (magari) o ad un incontro galante: devi cercare di piacere, di convincere…quindi presentarsi a dei lettori che tendenzialmente potranno essere molteplici... Diventa il delirio! anzi no, la cosa più ganza del mondo. Per fare ciò ci affidiamo ad una redazione fantastica composta da personaggi diversissimi tra loro appartenenti ognuno a quella fascia di età compresa tra i 25 e i 35. Ragazzi che nonostante le varie esperienze estere hanno deciso di tornare e mettersi in discussione. Perché ci vuole molto più coraggio a rimanere piuttosto che andar via. Ed allora abbiamo percepito che molte altre persone vivono una strana voglia di cambiamento. In città si respira un'aria nuova, nessuna rivoluzione per carità! Ma la voglia di esprimersi, dopo gli anni bui di fine decade, è molta. Ancora c'è da farne di strada ma siamo convinti che il capoluogo toscano abbia una nuova veste molto più dinamica e libera che, come mission dei nostri intenti, vorremo ad ogni uscita raccontare. Se avete idee, proposte, suggerimenti o critiche, scriveteci. Intanto vi lasciamo promettendovi che cercheremo di fare di tutto per stimolare la vostra curiosità.
Nessuna notizia di Gurb. È il titolo di un libro, ma poteva essere anche il nome in codice della nostra avventura; poi, le pagine bianche dei nostri blocchi e lo sguardo dei nostri tre occhiali hanno virato la scelta su Whitethings, nome ancora più indecifrabile, ma d'altronde siamo uno studio creativo (tutte scuse). Gli occhiali nella foto sono di proprietà di Nadia Nardi, Oleg Sisi e Maria Zipoli. L’agenda è di Oleg, che va spesso a Parigi e non solo. www.whitethings.it
Cristina Battaglini
Mario Puccioni
Alice Colombini
Tommaso Baroncelli
Cristina Battaglini 26enne vagabondante tra Germania ed Austria, attualmente vive a Graz in veste di assistente di lingua italiana. Neolaureata in Studi Rinascimentali si chiede che ne sarà di lei, ma non sgomenta. Intanto scrive, poesia e svolge ardite performance poetiche in giro qua e là. Collabora come giornalista freelance in diverse riviste. Chiamatela anche Ladycri.
“Le persone comuni spesso lo ignorano, ma nel nostro mestiere il talento conta moltissimo. Quando ero ragazzo anch'io pensavo che lo scienziato, alla fin fine, è soltanto un osservatore attento che mette in ordine i dati. Non è così. Per scoprire qualcosa di nuovo occorre lo stesso talento di un compositore capace di creare nuovi legami tra note e melodie. Nel nostro caso si tratta di connettere aspetti comportamentali apparentemente lontani tra loro” (G.Rizzolatti, 2012). Dalle scienze bisogna uscirne più volte possibile per colmare l'incolmabile differenza che c'è tra la vita reale e la teoria. Psicoanalista e neuroscienziato cognitivo, lavora da tre anni presso l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze.
Sono Alice Colombini , vivo a Firenze e sono una psicologa…… Quando sono nata alle 7.05 del 25 marzo 1981 il sole era in Ariete e la Luna in Scorpione, la mia carta del cielo parla chiaro: impulsiva e paziente, ha bisogno di agire, va incontro alla vita con energia, in modo prorompente, vivere è una sfida e un’avventura, non manca mai di coraggio ma la franchezza e l’onestà possono a volte cacciarla in situazioni imbarazzanti. Ma questa sono io…. Incredibile!
Firenze, 23 Luglio 1979. Nasco pigramente 23 giorni dopo la scadenza del tempo, il primo giorno disponibile del Leone. Sin da piccolissimo rimango per ore incantato ad ascoltare musica ed a guardare i dischi girare nel piatto… Colleziono vinili, leggo molto, mi piace cucinare e amo il buon vino. Credo che le belle canzoni aiutino ad essere persone migliori.
Jacopo Petrini
Teresa Tanini
Jacopo Aiazzi
Giacomo Pirisi
Sono nato il 30 settembre dell’87, poco dopo una tromba d’aria ha scoperchiato il tetto di casa... Ero arrivato al mondo. La mia mamma passò tutta quell’estate in acqua sperando che mi innamorassi del mare... Nel resto della mia vita ho speso tanto di quel tempo in contatto con Nettuno che sicuramente se ne sarà un pò pentita... Amo il surf lo skate e la natura e le persone vere.
Fiesole, 1982. Vive e lavora a Firenze. Ha da sempre un rapporto conflittuale con i propri capelli. Un amore immenso per il mare e un’antipatia profonda verso le meduse. Ascolta tanta musica, non si sveglia la mattina, incline alla risata rumorosa, arrossisce per lontane associazioni di idee. Quando può ficca il naso nel mondo reale e virtuale alla ricerca di (belle) cose da vivere, regalare o anche solo da raccontare.
Nasco a Fiesole alle 5:30 di mattina del 23 settembre 1985, con una mano sopra la testa e dal peso di 4kg e passa. Più fastidioso di così non potevo essere. Sono nato il giorno in cui è morto Giancarlo Siani, un giovane giornalista di ventisei anni ucciso dalla camorra a Napoli. Oggi ho la sua età e ancora non ho assimilato tutte le sfumature che il giornalismo può assumere. L'unica cosa di cui sono consapevole è il desiderio di coltivare questa conoscenza. Più appassionato della scrittura in quanto tale che dal giornalismo, apprezzo ogni forma di quest'arte. La cosa che più mi codifica come italiano è l'amore per la pastasciutta, con qualsiasi sugo.
Giacomo Pirisi, classe '82. Nasco a Pisa, vivo a Gavorrano (GR), poi a Venturina (LI). Mi laureo a Siena e dopo una breve parentesi romana mi trasferisco a Milano, per quasi 6 anni. Fiorentino da Gennaio 2012, videomaker, spenderei i soldi che non ho in libri, fumetti, musica, cinema e viaggi. Frase preferita: "Pensate che la cultura sia costosa? Provate l'ignoranza.". Gli amici mi chiamano Piro.
redazione mobile
Nata nel 1983, sono stata subito chiamata in causa: o Duran Duran, o Spandau Ballet, e poi, senza un attimo di tregua, Take That o East Seventeen, Vasco o Ligabue.. Insomma, una vita fatta di scelte e industria musicale, così ho cominciato a cercare la frivolezza nel vintage e nella moda low-cost, dilettandomi a recitare in qualche teatro di periferia e scrivendo qua e là (soprattutto sui muri della scuola) di miti e manie.. Per fortuna la scuola è finita e i muri sono diventati bacheche, dashboards e timelines, così io posso continuare a scrivere, senza imbrattare la mia amata Firenze! Twitter: @crazygianz LinkedIn: Giorgia Biagini
La nostra redazione è in completo movimento, composta da fiorentini autentici e da coloro che hanno trovato a Firenze la loro seconda casa. La centrale operativa è nella zona delle Cure ma l’occasione di incontri e riunioni è sempre una buona scusa per approfittare di una visita ai vari gestori di bar o locali che ormai da anni conosciamo. Una redazione mobile che trova nel supporto della rete il collante necessario per la realizzazione di ogni nuovo numero.
Martina Scapigliati
Quello della Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell’Italia Settentrionale a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento. Gli Scapigliati erano giovani tra i venti e i trentacinque anni, nutriti di ideali e amareggiati dalla realtà, propensi alla dissipazione delle proprie energie vitali. « …tutti amarono l’arte con geniale sfrenatezza; la vita uccise i migliori » (in introduzione, La Scapigliatura e il 6 febbraio, Sonzogno, Milano, 1862). Martina è nata nel 1985. Sa leggere la musica, ama scrivere e cantare, è in procinto di terminare gli studi per la Laurea Magistrale in Giurisprudenza. Vive a Firenze col suo adorato Jack Russel Napoleone, di anni 7.
Giorgia Biagini
Lorenzo Giorgi
Lorenzo Giorgi. 28 anni, barman, viaggiatore ed aspirante fotoreporter, come molti miei coetanei ancora alla ricerca di un ruolo in questo tempo. L’importante è riderci su, dopotutto «le fotografie sono come le barzellette, se le devi spiegare vuol dire che non sono venute bene».
CelebritĂ in cittĂ
Drusilla,
la Signora dei salotti
Dal web alla radio, dalla radio alla tv, per arrivare al cinema, sembra che il fenomeno Drusilla non conosca limiti. Ful è riuscita a intervistare questa arguta signora fiorentina per capire cosa si celi dietro a questo nuovo, e per una volta intelligente, fenomeno artistico Testo di Martina Scapigliati, foto Stefano Scatolini, make up Angelo Nenna, fit Fruit of the Loom Vintage
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i Drusilla ce n’è una. Ed è tagliente, ha un’ironia brillante, che fa rimanere in ascolto. La scorsa estate sul web è circolata la sua prima intervista, «Drusilla Foer. Venti minuti di lei». E il fenomeno è nato. Qui la sofisticata diva d’antan si racconta senza segreti, algida ma sorridente, e con squisito umorismo. Lei è charmant, impegnata nel sociale, con conoscenze altolocate e autorevoli. Icona di stile, ama la moda e la interpreta con carattere. Conserva memoria dei momenti magici trascorsi con Tina Turner e Gandhi. Adesso la troviamo nel canale di Repubblica TV, è stata ospite nella trasmissione «The Show Must Go Off» di Serena Dandini e in quella radiofonica «L’ora del Dragone» su Radio Insieme. Ha recitato nell’ultimo film di Ferzan Ozpetek «Magnifica Presenza». Carissima Drusilla ben trovata. Un vero piacere poterla intervistare. La seguo da tempo, e può sembrar bizzarro, ma forse ancora non tutti la conoscono. Le mie parole possono essere ovvie. La prego, si presenti! Sono una Signora molto grata alla vita per quello che le ha dato. Pochi rimpianti, qualche pentimento, molto amore, tanto impegno per meritarmi quello che ho. In questo numero sviluppiamo il tema dell’Immagine, ed è indubbio che si tratti di materia di sua pertinenza. Innanzitutto parliamo di tutto quello che nasce, cresce, gravita per la città. La nostra. Dica, Firenze la diverte? Molti si lamentano di Firenze. Ma non esistono città noiose. Solo cittadini noiosi. Per non annoiarsi basta non pensarsi stanziali, almeno col pensiero. Firenze contiene delle realtà interessanti. Certo, se qualche fiorentino si scandalizza ad andare in un centro sociale per un concerto rock o si rifiuta di andare a EX3 perché non ci sono monografiche di Botticelli o Modigliani…beh questo è un problema di curiosità. In assenza della quale la noia è inevitabile. Qual è il posto cittadino dove le piace rifugiarsi, che la ispira. O in cui ha vissuto storie di emozioni. Ci racconti un aneddoto sul suo luogo del cuore. Il museo Marino Marini. Io e una cara amica ci davamo un appuntamento al primo piano stavamo ore a chiacchierare affacciate alla balaustra, guardando le meravigliose opere di Marini. 9.
Una volta cominciammo a parlare di sesso pesantemente, non curandoci dell’acustica di quel luogo. Tutti i visitatori del museo seppero quanto in quel periodo eravamo, diciamo, esuberanti. Un custode venne a invitarci alla moderazione. Controtendenza e rivoluzione. Sono parole che le appartengono. E con amore ho sentito che oltre ai salotti buoni, frequenta anche posti come il Next Emerson. Baudelaire scriveva «di un certo godimento sensuale che si prova a star con gli stravaganti»... mi vuol dire qualcosa, al riguardo? Diffido della stravaganza che è spesso solo un atteggiamento comportamentale. Preferisco frequentare persone che amano qualcosa che, preferibilmente, non conosco. Tempo fa mi sono incantata ascoltando Prandelli che parlava di calcio, uno sport che in realtà detesto. Ma ne parlava con tale coinvolgimento che mi ha rapita. Quando dietro a qualsiasi cosa c’è amore bisogna darsi la chance dell’ascolto, sempre. Senza giudizio sociale, intellettuale, culturale. Solo così si è in grado di capire e quindi scegliere. Ad esempio, non si fidi di chi le dice che frequenta i salotti buoni. O almeno prima che lo dia per certo si dia la chance di parlarne con me. Non esistono salotti buoni , esistono solo case che si frequentano volentieri non necessariamente stando in salotto. Quando si ha qualcosa da dirsi, anche una cucina va bene. Torniamo al nostro tema. Tra poco si darà il via a Pitti Immagine. Cosa pensa di questa manifestazione? Alla mia età si diventa pigri e intolleranti. Troppa gente e confusione. Ma seguo la moda. Mi interessa. È sempre specchio sincero di una società. Più icona di stile, Tina Turner o Gandhi? Entrambe avevano dello stile perché ambedue sono persone autentiche, con una direzione creativa, morale che gli corrisponde. Ambedue hanno qualcosa da dirci. E noi gli crediamo. Questo fa di loro un’icona. L’icona è da sempre qualcosa in cui si crede. Dall’immagine di un santo al volto della Callas. Non basta il nome «Madonna» per fare un’icona. Ci vuole un talento, un pensiero. Oggi cos’è sopravvalutato nell’immagine di una donna? Sopravvalutato non saprei. Ma mal valutato: non mi piace che sexy voglia dire spogliarsi. Anche quando non è il caso.
«Diffido della stravaganza che è spesso solo un atteggiamento comportamentale. Preferisco frequentare persone che amano qualcosa che, preferibilmente, non conosco»
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Oggi cos’è tabù? Tutto ciò che è guardato con giudizio e con rifiuto. Come diceva Pasolini «spesso chi ha giudizio è solo male informato». Se conosci una cosa a fondo la approvi o no. Non la rifiuti. In questo da sempre, la verità è il più grande tabù. C’è una cosa che si sentirebbe di dire che andrebbe sempre evitata, sottoscrivendolo come certezza? Mai parlare di sé in terza persona. Se un giorno mi sentisse dire «Drusilla è una che non sa mentire»… Ecco, certamente lo sto facendo.•
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PROGRAM 2012 EXHIBITIONS - EXPO AREA DESIGN VILLAGE : APP-ART-MENT : Style issue in the most beautiful florentine houses WHEN : MART - DOM 10.00 - 18.00 WHERE: MAP POINT 9 MAP POINT 9 PALAGIO DI PARTE GUELFA Piazza di Parte Guelfa, 2r Tel. 055 2616029 22/27 Maggio 2012 Orario 9.00-18.00 Mostra se il design è donna a cura di Ornella Sessa IN ESPOSIZIONE OPERE DI Chiara Boni Gae Aulenti, Carin Silva Gil, Casa Abitata, Emiliana Martinelli, Raffaella Riccio, Maddalena Rocco, Federica Tega, Elena Tordini, Ornella Sessa Videoinstallazione WOMEN’S TIME by design-dautore.com EVENTI IN PROGRAMMA Martedì 22 Maggio Ore 17.00 apertura mostra Giovedi 24 Maggio, Ore 17 Venerdì 25 Maggio, Ore 16.00-18.00 Saluto dell’Ass.Cristina Giachi, Assessorato Turismo, Europa, Università, Ricerca, Politiche Giovanili, Pari Opportunità Talk-Show con le progettiste DE-MUSE Design in historical palaces and museums WHEN : MART - DOM WHERE: MAP POINTS 2 - 3 - 6 -16 MAP POINT 2 BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE DI FIRENZE Piazza dei Cavalleggeri, 1 Tel. 055 241132 www.bncf.firenze.sbn.it MART - VEN 9.00 - 18.00 - SAB 9.00 - 13.00 EXPO BY: NUTS DESIGN & MORE DADI E BASTONI DI SIMONE FARINAZZO Mm Archi. di MONICA MARASPIN RAMILSON NORONHA SANTIAGO MICHAL PECKO Floor Design Giunti Editore MAP POINT 3 PALAZZO BOMBICCI GUICCIARDINI STROZZI Via Corso Tintori, 21 Tel. 0552469016 www.fua.it MART - DOM 10.00 - 18.00 EXPO BY: to be IT SHOULAH FORNITURE GROUP 8MANI PROJECT FLOOR DESIGN MAP POINT 6 PALAZZO MEDICI RICCARDI Galleria Delle Carrozze (25-27 Maggio) Via Cavour, 5 Tel.0552469016 VEN - DOM 10.00 - 18.00 “Casa Dolce....Alta pasticceria e design si incontrano per un caffe’ ” EXPO BY: IDHIA DESIGN - AR.TEX ITALIA - IFI MOROSINI DESIGN - MARINA CALAMAI DEL GATTO MAP POINT 13 PALAZZO VECCHIO Piazza della signoria MART - DOM 10.00 - 18.00 SIT IN FLORENCE YOUNG BIG IDEAS: New International Design Brands and Innovative Cultural Projects WHEN : MART - DOM 10.00 - 18.00 WHERE: MAP POINTS 7 - 5
MAP POINT 7 F-Air Florence Artist in Residence Via San Gallo, 45r Tel. 0550332950 http://fair.palazziflorence.com MART - DOM 10.00 - 18.00 EXPO BY: DISC'O'CLOCK PUNTO SOAVE GIOVANNI BARTOLOZZI - SOQQUADRO DESIGN MAP POINT 5 FLY Fashion Loves You Borgo Pinti, 20r Tel. 0550332727 http://fly.fashionlovesyou.it MART - DOM 10.00 - 18.00 EXPO BY: PERARIA STUDIO presenta Gerardo E. Moran SABRINA FOSSI DENITSA MIHAYLOVA D+ DESIGN FOR SOCIAL VALUE WHEN : MART - DOM 10.00 - 18.00 WHERE: MAP POINT 1 MAP POINT 1 LE MURATE Caffè Letterario Firenze Piazza Delle Murate Tel. 0552346872 www.lemurate.it EXPO BY: ALTREMANI LA TINAIA AREA DESIGN -Universita’ di architettura ART FOR FLORENCE DESIGN WEEK: when Art meets Design WHEN : MART - DOM 10.00 - 18.00 WHERE: MAP POINTS 4 - 8 - 11 MAP POINT 4 PALAZZO BORGHESE Via Ghibellina, 110 Tel. 0552396293 www.palazzoborghese.it MAP POINT 8 GRAND HOTEL MINERVA Piazza di Santa Maria Novella, 16r Tel. 05527230 www.grandhotelminerva.com PERCORSO INEDITO IN HOTEL: ALLA SCOPERTA DELLE OPERE ORIGINALI DI SCARPA, DETTI, GRECO. MAP POINT 11 GALLERIA DEL PALAZZO ENRICO COVERI MAISON Lungarno Guicciardini, 19 Tel. 055 287676 www.galleriadelpalazzo.com INTERNATIONAL PAVILLIONS : RUSSIAN DESIGN PAVILLION WHEN : MERC - DOM 10.00 - 18.00 WHERE: MAP POINT 10 MAP POINT 10 RUSSIAN DESIGN PAVILLION Location: Lungarno Collection Vicolo d'Oro Firenze 22-27 Maggio 2012 INAUGURAZIONE: Mercoledì 23 maggio 2012 dalle 19.30 PADIGLIONE DEL DESIGN RUSSO A FIRENZE Il meglio del design russo presentato presso lo spazio della Lungarno Collection, Hotels, Retreats& Villas a Firenze in occasione di Florence Design Week dal 22 al 27 Maggio 2012 ART.COM. (contemporary handicraft visions from the Made in Italy The handmade Itinerary) WHEN : MART - DOM 10.00 - 18.00 WHERE: MAP POINT 12 ITINERARY MAP POINTS: O - P - Q MAP POINT 12 SALA EX CHIESA DELLE LEOPOLDINE Piazza Tasso, 7 EXPO BY: ART.COM LABA KLIMO CITYVISION UNIVERSIAD BRASIL
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Eccellenze fiorentine
TerraProject Photographers, scatti da Autori Il celebre collettivo si racconta a Ful, una storia nata nella nostra città e che adesso viaggia in tutto il mondo, per offrire, attraverso scatti straordinari, immagini che accendono emozioni A cura di Daniel Meyer, foto Terra Project
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uattro ragazzi, quattro amici, da Firenze alla conquista del mondo, inseguendo i loro sogni, armati solo di macchine fotografiche. È la storia di Michele Borzoni, Simone Donati, Pietro Paolini e Rocco Rorandelli, i quattro giovani fotografi che nel 2006 hanno dato vita al collettivo TerraProject Photographers. Un progetto coraggioso e innovativo, il primo di questo tipo in Italia. La fotografia è infatti -per eccellenza- uno dei campi in cui la soggettività dell’autore, il suo sguardo sul mondo, emerge in maniera preponderante; il collettivo invece ribalta questo assioma, dando forma a opere che rappresentano non una somma di soggettività, quanto qualcosa di unico, che trascende le caratteristiche dei singoli, e in un certo senso le supera. Così è anche per
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TerraProject: tutti mettono il loro talento e la loro unicità al servizio del progetto; c’è chi è più riflessivo, chi più impulsivo, chi è più lucido, chi più passionale, chi è più legato all’attualità, chi più sognatore… E il risultato finale di questa “struttura orizzontale” è qualcosa di nuovo e differente, che va oltre. I reportage del collettivo e dei suoi singoli membri sono stati pubblicati sulle pagine delle più importanti riviste nazionali ed estere tra le quali Newsweek, Der Spiegel, GEO, D di Repubblica, Io Donna, Vanity Fair, Magazine del Corriere della Sera, Financial Times Magazine, Internazionale, L’Espresso, Le Monde Magazine, Paris Match, TIME e altre ancora. I loro lavori sono stati esposti a New York, Beijing, Berlino, San Paolo e in numerose città italiane, e i membri del collettivo sono stati ospiti di vari festival fotografici oltre ad essere stati premiati con prestigiosi riconoscimenti internazionali tra cui il World Press Photo (2012 e 2010) e il Premio Canon (2010). Tutto questo, e soprattutto la qualità straordinaria e la forza dei loro lavori, a dimostrazione che la scommessa dei quattro giovani fotografi è stata vinta. Sempre in viaggio, alla ricerca di nuove storie e nuove avventure, al di là di tutti i confini, nazionali, e non solo; difficile trovarli tutti allo stesso tempo nella loro “base” sui colli fiorentini. Eppure tutto è partito proprio da qui: il primo lavoro firmato dal collettivo TerraProject, pubblicato poi su Vanity Fair, era dedicato al quarantesimo anniversario dell’alluvione, raccontato attraverso una serie di ritratti degli “angeli del fango”. Un altro lavoro molto interessante, incentrato su Firenze, ha documentato invece con implacabile lucidità i cambiamenti della città dovuti agli effetti del turismo di massa, che hanno modificato la fisionomia del centro cittadino spopolandolo e spostando il cuore della vita cittadina nelle periferie. I lavori collettivi, per ora tutti realizzati in Italia, affrontano spesso temi legati all’attualità, alle tematiche sociali e a quelle ambientali, ma non necessariamente legati alla cronaca più spicciola e “scontata”. Uno dei progetti più interessanti del collettivo -che in un certo in un certo senso rappresenta la summa del lavoro di questi sei anni- è quello dedicato ai quattro elementi, un racconto per immagini che si snoda attraverso quattro
Opere collettive - Terremoti italiani • Una strada nel centro dell'Aquila, il giorno del terremoto, Lunedi 6, 2009
Opere collettive - Il regno del fuoco • Rifugi sul vulcano di Stromboli
Immagine e contenuto, forma e sostanza: una foto racchiude sempre molto più di quello che appare
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Armonia del collettivo Nel campo della letteratura la formula del collettivo ha già una storia piuttosto affermata e collaudata, ma è solo da circa una ventina di anni che esperimenti di questo genere sono stati fatti nel campo della fotografia. Pionieri in questo campo sono stati i francesi, ma poi l’idea ha superato i confini nazionali arrivando fino in Italia, dove i fondatori di TerraProject sono stati i primi a raccogliere questa sfida.
Opere collettive - Coste italiane • Trieste, Italia. I "topolini", località balneari sulla costa prima della città di Trieste. Opere collettive - ARIA • Inquinamento industriale in Italia • Saverio Di Blasi, presidente di "Aria Nuova", un'associazione di cittadini che combattono contro ENI e l'inquinamento della zona, sullo sfondo la raffineria ENI
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capitoli che documentano e raccontano il cambiamento dei paesaggi italiani: si va da uno sguardo ai luoghi terremotati (Terra) a un viaggio lungo la linea di costa (Acqua), da un’analisi sull’impatto ambientale di alcuni poli industriali costruiti a ridosso di centri cittadini (Aria) a un’esplorazione sui vulcani ancora attivi (Fuoco). Michele Borzoni spiega con le sue parole quello che è il modo di guardare del collettivo: «Guardare a quello che succede, ma un po’ oltre alla notizia che viene “consumata” quotidianamente». Un vero e proprio racconto, che si regge su un equilibrio delicato quanto difficile da raggiungere: «C’è sempre una necessità di dare informazioni, ma al tempo stesso senza essere troppo didascalici».Come spiega meglio Borzoni. «La fotografia è fatta fondamentalmente da tre elementi principali: la luce, le forme e il contenuto. Nel momento in cui riesci a far lavorare assieme questi tre elementi, per dare un significato, fai una bella foto». Il racconto fotografico si regge su un equilibrio sottile, in cui tutte le componenti devono dialogare tra di loro per creare quella sinergia che determina poi il valore artistico della fotografia. Immagine e contenuto, forma e sostanza: una foto racchiude sempre molto più di quello che appare.•
Quando arte e vita coincidono in una città. Rasoi è un film di Mario Martone da cui fu tratto l’omonino spettacolo teatrale. Fabio lo vide nel ’93 a Napoli e prese anche parte ad una delle opere teatrali tratte dal film. A quel tempo non avrebbe pensato che la vita l’avrebbe portato ad avere a che fare proprio con quei rasoi a Firenze! Quando gli chiediamo perché ha deciso di fare il parrucchiere ci dice che forse è stato per i profumi: quelli che sentiva dentro il negozio in cui sua mamma andava a farsi i capelli o l’odore di schiuma da barba dei barbieri nelle vie napoletane. Fabio è partito dalla sua Napoli a ventidue anni portandosi nel cuore la passione per il teatro. Ha vissuto a Sofia, Barcellona, Torino,
Capri, Roma, portando avanti la sua professione di parrucchiere fino a che non si è stabilizzato a Firenze dove intraprende la sua professione da oltre sei anni nel suo negozio Rasoi Hair Jazz in via Ghibellina, un negozio che non vuole farsi chiamare retrò, kitsch o designato con altri termini cool, ma vuole essere semplicemente intriso delle passioni di Fabio: musica jazz, blues,rockabilly..Si può esporre da Rasoi, si può organizzare una performance, ma senza retoriche dell’evento e consuetudini radical chic. Firenze è stata per Fabio la sua riconciliazione con il teatro. Dopo un corso della regione Toscana per “trucco e parrucco” teatrale Fabio ha avuto l’opportunità di fare il figurante proprio
in veste del parrucchiere di Maria Teresa nell’opera Der RosenKavalier di Richard Strauss e Hugo von Hofmannsthal diretto da Zubin Mehta con cui il Maggio Musicale Fiorentino venerdì 4 Maggio al Teatro Comunale ha inaugurato il festival. “Quando ti presenti al mondo, alla fine, viene fuori la tua vera natura”dice Fabio, come un detto di edoardiana memoria “La verità sapete com’è? E’ come la giornata di sole, avit voglia è chiuder è finestr, ma ra rint a nà senca trase sempe a luce”. In questa società in cui l’immagine è dominante e l’estetica ha una tirannia morbosa su ogni fronte ci sembra bello ricordarci che di quanto le passioni vere tornano nella vita di una persona che le possiede.
Le interviste di Ful
Trasformazioni sulla pelle
Una chiacchierata con Riccardo Riccobono, giovane tatuatore fiorentino, per scoprire cosa si nasconde dietro il mistico mondo dei tatuaggi. Disegni sulla pelle che si trasformano in opere d’arte Testo di Jacopo Petrini, foto Lorenzo Giorgi
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uardandoci in giro, possiamo vedere come giovani e non, uomini e donne, siano sempre più effigiati da disegni e simboli impressi sulla pelle, segni distintivi di una generazione considerata trasgressiva, fuorviata dai media e adescata dalle mode. Stati Uniti e Inghilterra vivono questa realtà da molti anni, e adesso anche l’Italia si sta affermando come nazione amante di tale cultura. Perché di arte si parla: i tatuatori stessi preferiscono istruire l’individuo all’arte, piuttosto che svalorizzarla accettando un qualsiasi tipo di lavoro. Qui a Firenze, città che si vanta di dargli i natali, Riccardo Riccobono è uno degli artisti emergenti più interessanti: ha iniziato da poco e si è subito conquistato il suo spazio e il rispetto di tutti nella scena fiorentina; lavora con passione e professionalità nel suo studio «Insolite Coincidenze» e collabora presso il «CircusTattoos» di Lorenzo Provvedi. Come è stato il tuo primo approccio al tatuaggio e come hai capito che sarebbe stato il tuo lavoro? Il primo approccio è stato a 14 anni, quando mi sono fatto il primo tatuaggio, e da subito ho capito che volevo fare questo mestiere: ho sempre amato disegnare ed esprimere la mia arte. Però tutti mi sconsigliarono di intraprendere tale strada, «è un mondo di drogati e delinquenti» mi dicevano. L’appuntamento era solo ritardato, e a 32 anni, dopo svariati lavori senza passione e con mio fratello salvo per miracolo dopo un incidente ho capito che era giunto il
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momento di una svolta, e, grazie a Luca Lazzerini di Pontassieve, il mio mentore, ho potuto iniziare la tanto attesa esperienza. Il primo tatuaggio che hai fatto? Non considerando le numerose prove su me stesso (ride, ndr… ), due stelline ad un cliente del mio mentore. Ripensando a quei momenti mi viene in mente tutta la gente che mi ha «prestato» la pelle, e che posso solo ringraziare. Ti è mai capitato di fare degli errori o dei lavori poco riusciti? Ho sempre studiato il disegno, ma tatuare è un’arte difficile è mi capitato di fare errori, e capita tuttora (ride ancora, ndr… ). Ho passato anche delle notti insonni, soprattutto alla ricerca del motivo di tali errori. Quale consideri il più bel pezzo che hai creato? Il più bel lavoro, che poi non è il più bel lavoro, ma possiamo dire il più soddisfacente, è stato quando il mio mentore mi ha chiamato per farsi tatuare. Cosa ti ha permesso di raggiungere un tale livello in così breve tempo? Io do sempre il 110%, e mi concentro per ottenere il massimo risultato possibile. Quando finisco un’opera non sono mai soddisfatto: è quello che mi fa migliorare.
Un’arte che viene da lontano Passati i preconcetti che additavano i tatuati come criminali ex carcerati o girovaghi, il bisogno atavico di imprimere sulla pelle la «propria storia» proviene da realtà molto più vicine a noi di quanto si pensi: da recenti studi emerge che, oltre ai famosi tatuaggi dei legionari romani, perfino all’interno della chiesa Vaticana esistesse tale usanza, per non parlare di civiltà che abitavano l’Europa come i Celti o i Vichinghi; quindi il tatuaggio non è un fenomeno culturale circoscritto alla Polinesia e all’Asia, bensì era in uso anche nel Vecchio Continente.
Il tatuaggio spesso raffigura simboli d’appartenenza... hai molte richieste di soggetti riguardanti Firenze? Continuamente: dal Giglio al David, dal Duomo, dal Perseo al Marzocco, e il fattore più interessante è che molti di quelli che richiedono questi soggetti sono stranieri. Firenze è una città fantastica e continua fonte d’ispirazione per chi ama l’arte, è come se emanasse una strana magia, il problema che a volte noi fiorentini ce ne dimentichiamo totalmente. Che doti credi debba avere un tatuatore, e se lo hai dicci il tuo artista preferito. Sinceramente non ho un artista preferito, però credo che per eccellere si debbano padroneggiare più stili differenti. Io per esempio preferisco il tradizionale e il «Japan», ma non per questo non mi cimento nelle altre tecniche. Ritengo che esperienze come quella che Lorenzo Provvedi ( organizzatore della convention e titolare del CircusTattoos, ndr…) offre ad i tatuatori italiani con la Florence Tattoo Convention siano uniche, in quanto artisti dal tutto il mondo si ritrovano e si scambiano nozioni e pareri; è attraverso il confronto che si migliora. Se tu avessi la possibilità di tatuare chiunque vorresti, chi sceglieresti? Sicuramente il mio babbo, che inizialmente riteneva il tatuaggio un «qualcosa da non fare», e ora apprezza e riconosce la mia arte. Un consiglio alle nuove leve che vogliono approcciarsi a questo lavoro. Siate umili il più possibile. Saluta... Un saluto alla mia città e ringrazio tutte le persone che mi hanno dato fiducia, oltre che ha tutti i tatuatori più esperti che mi hanno sempre consigliato, senza mai essere gelosi del proprio lavoro.•
«...Dal Giglio al David, dal Duomo, dal Perseo al Marzocco, e il fattore più interessante è che molti di quelli che richiedono questi soggetti sono stranieri»
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Gente coraggiosa
Cocò
lo shop del piacere
Per favore non chiamatelo sexy-shop, “Cocò” è qualcosa di completamente diverso, un luogo in cui sensualità, ironia e intelligenza trovano la giusta armonia per dare vita al più autentico piacere Testo a cura di Whitethings foto di Paolo Cisilotti
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100 passi dalla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, l’ombra della cupola del Brunelleschi bacia con audacia la soglia di un luogo insolito, tra botteghe artigiane ed esercizi storici. Elegante e discreto, “Cocò” può passare inosservato al turista che si trascina per Via dello Studio, tra una visita al museo dell’Opera del Duomo e la ricerca di una trattoria lungo il percorso verso Palazzo Vecchio. Si tratta del primo “sensual shop” a Firenze, nato alla fine del 2010. Maria de Carlo, trentaduenne ideatrice e titolare di Cocò, ci tiene a sottolineare
con forza: «non siamo un sexy shop». Ed ha ragione: quest’angolo nasce da un interessante connubio tra “piacere” e “piacersi”. Maria spiega: «È un luogo dove riscoprire la propria immagine, un rapporto ironico e ammiccante con il corpo e il lato giocoso dell’amore». Per l’ignaro avventore, infatti, come è successo per noi, Cocò incuriosisce piano piano. A “far partire la bambola” (come si dice a Firenze) sono i sensi, specialmente i più delicati, immediati e primitivi. L’olfatto difficilmente resta indifferente ai suadenti profumi per le lenzuola e alle essenze afrodisiache per il bagno che ci avvolgono fin dall’ingresso; poi è la volta della gola, che scivola lentamente nel mondo dei sapori, trascinata da creme e oli per massaggi, tutti rigorosamente commestibili, a prova del migliore gourmet. Maria ci mostra l’angolo delle matite con cui esercitare la scrittura e migliorare la propria calligrafia, scrivendo direttamente sul corpo di chi ci piace, per cimentarsi a superare l’indimenticabile protagonista de «I racconti del cuscino». Le spiegazioni di Maria si fanno sempre più chiare, superando i consueti preamboli farciti di falsi pudori. È così che, ammirando gli articoli di raffinata e provocante lingerie, principalmente francese, e in esclusiva nazionale, ci svela un’inaspettata Firenze, di cui spesso si sospetta l’esistenza ma che difficilmente si crede reale. Questa Firenze “diversa” esiste e Cocò ne è la prova. Ci troviamo di fronte allo specchio incorniciato da lampadine, un tempo esclusiva delle grandi dive del cinema muto: è forse la parte del negozio alla quale Maria è più affezionata. Il trucco è stato (ed è tuttora) la sua prima professione e la passione che le ha fatto trovare l’amore. Dopo una carriera di truccatrice per produzioni cinematografiche e televisive, sul set di una delle trasmissioni dove era assistente personale dell’allora soubrette Mara Carfagna (poi Ministro della Repubblica Italiana: sic!), incontra un cameraman fiorentino che le ruba il cuore e la porta con sé a Firenze. Mentre osserviamo incuriositi i lustrini in stile vedette, ciglia finte e
A scuola di Burlesque
Ogni anno Cocò organizza due corsi di Burlesque per circa 25 partecipanti a sessione, di tutte le età, di tutte le taglie, che accettano di sfidare le loro imperfezioni tuffandosi in tripudi di strass, trucchi teatrali, lustrini, piume e strategie di seduzione. Tutto questo, oltre ad essere di gran divertimento, ha rappresentato anche un aiuto alle partecipanti per accettare, rispettare ed imparare a giocare con il proprio corpo. Sotto la guida esperta di Dahlya Naif (delle Silk Ribbon Sisters), le coraggiose apprendiste di Burlesque imparano l’arte della seduzione ed i principi di mimica teatrale e tecniche di danza necessari a rendere la loro interpretazione a prova di Moulin Rouge. E se questo non bastasse, superato il primo modulo, potranno vedersela persino con il fuoco, grazie ai consigli di un’esperta mangiatrice di fuoco, sicuramente utili ad accendere i loro incontri amorosi.
proposte di trucco da pin-up anni ’50 strade sempre nuove per piacersi». (a prova di Kennedy), lo sguardo cade Maria sa infatti accogliere la clientela accidentalmente sull’ultima e riservata di curiosi, cercando d’intuire quale sia il scaffalatura, un vero e proprio colpo di loro reale desiderio e aiutando le persone scena. «Chiudiamo in bellezza», ci dice più timide e riservate ad affrontare Maria, orgogliosa di condurci tra i suoi sex un approccio diverso con il piacere; il toys. «Sono tutti oggetti di design» precisa tutto a pochi metri dal Duomo, che con professionalità. Dei numerosissimi silenziosamente ricorda - anche agli clienti che hanno acquistato qualcosa avventori meno religiosi - il sottile confine presso Cocò dalla sua inaugurazione del “comune senso del pudore” che si sta (avvenuta l’8 dicembre 2010, proprio il per valicare. Maria ci racconta sorridendo: «Spesso ci sono uomini giorno dell’Immacolata Concezione, ironia «È un luogo dove che comprano per le proprie donne; altre della sorte!) sono circa riscoprire la volte capita che ci siano un centinaio gli habitué propria immagine uomini che continuano che “mensilmente” tornano per farsi e instaurare un a sbagliare le misure degli indumenti più consigliare sulle ultime rapporto ironico audaci, iniziando novità e aggiornare il loro acquisto il loro cassetto più e ammiccante richiedendo una segreto. Guardando con il proprio taglia 40 (tipicamente gli stimolatori wi-fi corpo» femminile) per poi per coppia, il nostro ritornare in negozio pensiero non può che corre veloce al mitico «click» di Manara chiedendo una 48 (molto più simile alla degli anni ’70 e alle fantasie borghesi della taglia dello sbadato acquirente)». commedia all’italiana. Lo stile e i prezzi Ma Cocò non è un luogo dove fare (decisamente da oggetti cult e di design), solamente acquisti o ottenere un make-up confermano la nostra impressione. «Sono speciale per una serata particolare. In principalmente signore della Firenze questo esercizio nel cuore di Firenze bene le acquirenti dei sex toys: donne si può imparare a gestire la propria distinte, sulla cinquantina, che cercano femminilità.•
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Le inchieste di Ful
La solitudine dei cinema fiorentini Una breve inchiesta per comprendere, e compiangere, la progressiva scomparsa delle sale cinematografiche dalla nostra città. Soli, assediati dai colossi del multisala e spesso destinati a altri utilizzi, storici locali chiudono i battenti, lasciando a tutti noi un inevitabile senso di vuoto Testo di Jacopo Aiazzi
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uando un serpente compie la muta significa che il suo corpo è cresciuto troppo e che la sua vecchia pelle gli va stretta. Un cambiamento che da tempo si è innescato anche a Firenze, abbandonando al suo passaggio, anziché lembi di cute, edifici decadenti e i ricordi che essi trasmettono. La metamorfosi di cui ci apprestiamo a parlare riguarda uno degli aspetti culturali un tempo più partecipati: le sale cinematografiche. Inizialmente, con l’apertura del multisala Warner Village, oggi Uci, il cambiamento era tutto periferico. Oggi è una parte centrale della città a subire questa trasformazione con l’apertura del The Space, il Multiplex a Novoli costruito a ridosso del Polo Universitario. Con quel sobrio colore verde acqua che istilla una sensazione di sporco costante, la struttura, oltre ad ospitare cinque sale cinematografiche, è un vero e proprio villaggio del fitness. L’altro aspetto di questa muta consiste nella possibilità di chiusura di innumerevoli cinema di quartiere, ma anche di strutture centrali come l’Odeon.
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Cambiamento non è sinonimo di peggioramento, non vogliamo difendere a spada tratta la tradizione contrapposta all’innovazione. Ma certe cose è bene saperle. The Space, di proprietà Benetton e Mediaset, è la più forte catena di multiplex con 35 strutture in tutta Italia. Se si tiene presente che Mediaset ha ormai raggiunto una posizione dominante nella Cambiamento non è produzione, distribuzione sinonimo di peggioramento, e ora anche nell’esercizio non vogliamo difendere delle sale, non risulta a spada tratta la più inconcepibile l’idea tradizione contrapposta che i piccoli cinema di all’innovazione. prossimità, che fanno una Ma certe cose è bene saperle leggera (ma non troppo) concorrenza, subiscano l’influsso di questa situazione. Il cinema Adriano e il cinema Flora, distanti poco più di mille metri dal nuovo Multiplex, si trovano spesso a dover trasmettere in concomitanza con il multisala. Nessun problema con il libero mercato, ma essendo anni che tutti i cinema fiorentini (e non) stanno subendo costanti flessioni negli incassi, l’apertura
del The Space non è certo una ventata d’aria fresca. Un tempo esistevano le esclusive di zona: accordi tra le sale cinematografiche e le società di distribuzione per mettere in difficoltà i concorrenti. Un tempo passato, in cui non esisteva un gruppo leader nel settore della distribuzione (Medusa, confluita in Mediaset nel 2007), e una catena di multisala che fattura il 20% degli incassi totali di proprietà (parziale) dello stesso gruppo. I film del listino Medusa (con partecipazione del 100% di The Space Cinema S.p.a.), vengono distribuiti a Firenze dal Gruppo Germani. Il Gruppo Germani è anche socio nella gestione del The Space fiorentino, dell’Astra 2 e proprietario del cinema Odeon. L’inarrestabile metamorfosi fiorentina sta colpendo anche un cinema d’elite, sia per struttura che per offerta. L’Odeon viene affittato alla Regione Toscana dal Gruppo Germani (235.000 euro l’anno) per ospitare la Casa del Cinema. A breve, secondo le dichiarazioni degli assessori regionali Scaletti e Nencini, il festival si trasferirà al Teatro della Compagnia, in via Cavour, facendo così perdere una buona fetta di incassi per l’Odeon, anch’esso vittima della flessione che affligge da anni le attività del settore. Né i dipendenti di sala né quelli d’ufficio sanno molto sulla faccenda. Non sanno quando avverrà il trasferimento né se l’Odeon chiuderà o se verranno reintegrati alla Compagnia. In questi casi è doveroso salutarsi con un sincero «in bocca al lupo». Da una parte rimane l’incertezza, qualora l’Odeon dovesse chiudere, su dove verranno proiettati i film in lingua originale, dall’altra la consapevolezza del presunto risparmio
dovuto all’acquisto della Compagnia da parte della Regione. Perfettamente funzionante fino al 2005, con la gestione del Gruppo Cecchi Gori, il cinema è stato poi venduto alla Regione da La Fondiaria Assicurazioni al prezzo di 3,6 milioni di euro iva inclusa. Dalla data di acquisto non è stato quasi mai utilizzato. Lo scorso giugno la Regione Toscana ha annunciato l’investimento di ulteriori 1,5 milioni di euro per un suo restauro. Un costo totale che avrebbe compensato l’affitto dell’Odeon per vent’anni, con un risparmio di quasi mezzo milione di euro. Attualmente è inutilizzato e la struttura si presenta in stato di semi-abbandono. Le locandine ai lati d’ingresso pubblicizzano eventi di altri teatri e cinema. Dietro la serranda un pavimento di bottiglie, vaschette di gelato e mozziconi di sigaretta. Inoltre, non è chiaro il progetto di restauro, in quanto la struttura è vincolata dalle Belle Arti. L’ultimo atto, il serpente affamato dallo sforzo della muta che divora per intero il coniglio, ha subìto un arresto. La norma, contenuta nel decreto liberalizzazioni, che riguardava le sale cinematografiche e prevedeva una limitazione dei controlli degli enti regionali, demandando loro la sola possibilità di porre vincoli territoriali per l’apertura di sale cinematografiche contenenti 3mila posti, suscitando non poche polemiche nel settore, ha necessitato di una «pausa di approfondimento». Il The Space fiorentino attualmente vanta cinque sale ma il progetto originario ne prevede nove, arrivando a contenere oltre 2200 posti. Con il decreto approvato la struttura avrebbe potuto ampliarsi ulteriormente, senza il minimo vincolo.•
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Viaggio nella natura dell’immagine
Guardami bene e saprò chi sono
Un’attenta analisi psicologica ci aiuta a scoprire la natura di quella che oggi è considerata alla stregua di un bene di prima necessità, l’immagine. Un viaggio per scoprire come ci vediamo e come gli altri ci vedono e capire quali meccanismi ne regolano la percezione A cura di Mario Puccioni Psicoanalista e Neuroscienziato Cognitivo Ospedale Pediatrico Meyer, Firenze
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i piace molto guardarmi allo specchio e so che piace a tutti (belli e brutti). È altrettanto noto, e i fotografi lo sanno bene, che le immagini che ci ritraggono ci rimandano allo scarto tra come ci vediamo e come gli altri ci vedono: spesso questa differenza di valutazione è compensata da un comportamento affettuoso che i nostri amici attuano in forma protettiva confermandoci che «siamo belli comunque» (un po’ come quello delle madri che «ogni scarrafone è bello a mamma soja»). In realtà quello scarto è molto più interessante di quanto si pensi, visto che rappresenta precisamente la dicotomia tra la rappresentazione mentale che abbiamo di noi e come gli altri ci vedono. Il corpo e la mente sono talmente uniti che alle volte facciamo fatica a tenerli insieme. «Ti vedo in forma oggi!». «Ah si? Figurati, mi sento uno schifo», tipica interazione quotidiana nella quale, senza accorgersene, accadono molte cose: qualcuno ti vede e, percorrendo il tuo corpo col suo sguardo, è in grado di restituirti una sensazione interna positiva o comunque modificata rispetto a quella che avevi. I neuroni a specchio, scoperti nei primi anni ‘90, spiegano la capacità innata che abbiamo di comprendere gli stati emotivi e le intenzioni degli altri (un processo che avviene in tempi rapidissimi, frazioni di secondo, in alcune zone del nostro cervello che comprendono anche il linguaggio). Empatizzare è una funzione vitale e soprattutto interattiva. Ma allora, se è vero che siamo in grado di empatizzare recependo la tensione emotiva dell’altro ed interpretandone le manifestazioni, è anche vero che, a volte, possiamo sbagliare il modo di interpretare il mondo interno/esterno degli altri. Lo scarto di cui parliamo appare dunque oggettiva-
Mi piace molto guardarmi allo specchio e so che piace a tutti (belli e brutti). È altrettanto noto, e i fotografi lo sanno bene, che le immagini che ci ritraggono ci rimandano allo scarto tra come ci vediamo e come gli altri ci vedono mente incolmabile, se non avessimo il dono della parola per descrivere l’intimità non visibile a occhio nudo. Questa riflessione la possiamo estendere e rintracciare nella critica alla televisione: essa non permette in alcun modo di interagire (costruttivamente) attraverso la parola. Ciò che manda in onda è assorbito esclusivamente in modo passivo. Quel mandare in «onda» appare un’onda anomala alla quale la nostra psiche cerca di abituarsi, consolandoci con l’idea che proprio noi abbiamo costruito quel macchinario maledetto e fortemente desiderato, secondo la legge di domanda e offerta, di bisogno e compensazione del bisogno. La cultura così si crea. C’è un bisogno, più o meno conscio, che emerge in una società, messo in atto attraverso quel meccanismo che fa corrispondere il desiderio con l’unione tra la sua gratificazione e la fantasia ad esso associata, anche però quando le fantasie sono fantasmi paurosi! La società dell’immagine ci riporta ai
simboli dell’occhio che guarda e del liquido che lo sostiene: corrispondono alla fase di crescita adolescenziale (sessuale, dove il corpo cambia per essere visto) e alla liquidità del materno (ovvero una regressione ad uno stadio di pace e inerzia dove non importa far niente, nella pancia della mamma). La nostra società è tra due tensioni opposte che modificano, più o meno velocemente, lo scenario nel quale viviamo: da una parte l’apertura spasmodica verso una libertà sconfinata dove tutto si può fare e tutto è accettato, dal lato opposto un controllo sempre più ossessivo attraverso ogni sovrastruttura istituzionalizzata (la digitalizzazione, i codici di identificazione, le burocrazie, le indagini di mercato, i sondaggi). Alla luce di questo, oggi possiamo vivere una vita “irreality” in modo “reality” attraverso una massima trasposizione del senso della vita, che proprio facile da tollerare non è se si pensa alla morte. Tutto questo, quindi, sembra accadere per non prenderci mai troppo sul serio e poter
oscillare continuamente da una realtà all’altra. L’immagine, in questo senso, caratterizza la formazione delle nostre identità quando recepiamo l’importanza e il potere della comparizione in televisione, dell’interazione sui social network, dove il «mi piace», associato ad una foto o quant’altro, ci rende perfettamente l’idea di come inconsciamente tendiamo verso la necessità di avere una risposta dall’altro, o meglio di come nell’immagine è insita la richiesta di un giudizio (feedback). Vedersi dall’esterno appare essere estremamente stimolante per l’uomo moderno, purché non si scivoli in una forma narcisistica o voyeuristica di identità esistente esclusivamente come interna, dove l’identificazione tra l’immagine che diamo e quello che siamo è tale che il piacere deriva principalmente dal vedere e dall’essere visti escludendo il dono della parola o meglio la capacità di interagire sulla meravigliosa complessità dell’altro.•
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Angoli di città
Filistrucchi, l’Arte in testa
Storia e segreti della più antica bottega di Firenze tramandata di padre in figlio Testo e foto di Teresa Tanini
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o yak, detto anche bue tibetano, è un mammifero artiodattilo della famiglia dei Bovidi. La varietà domestica (Bos grunniens grunniens), di dimensioni leggermente inferiori, è utilizzata come animale da soma e fornisce cuoio, carne, latte e lana. I suoi escrementi, seccati al sole in forma di mattonella, costituiscono un importante combustibile in alcune zone aride e quasi prive di vegetazione arborea. C’è poi un utilizzo bizzarro del pelo di yak che probabilmente i tibetani non conoscono: è materia prima per splendide, complicatissime parrucche bianche. Come lo so? Andate in via Verdi al 9, all’altezza dell’incrocio con Via Pandolfini. Lì c’è Filistrucchi, dal 1720, quando la via si chiamava via del Fosso, perché Giuseppe Verdi non era ancora
nato. La più antica bottega di Firenze tramandatasi di padre in figlio. Gabriele e Gherardo vi lasceranno a bocca aperta raccontandovi il proprio mestiere, uno dei più incredibili mai sentiti. I signori Filistrucchi sono nientepopodiméno che «maestri nell’arte della trasformazione» e nel sangue hanno otto generazioni di parruccai, speziali, «cava-denti», flebotomi, acconciatori, truccatori. Sinonimo di qualità ed eccellenza artigianale, la bottega Filistrucchi ha fin dagli esordi portato le proprie creazioni sulla pelle e sulla testa di nobildonne, dame, cavalieri, attori di teatro e del cinema, ballerini, di cantanti lirici di fama mondiale e di giovani promesse, partendo dal Teatro del Cocomero (oggi Teatro Niccolini), passando per La Scala, arrivando al Metropolitan Opera di New York.
Filistrucchi,
parrucche e trucco dal 1720 Via Giuseppe Verdi, 9 firenze
www.filistrucchi.com
Vengono eseguiti lavori su misura e per ogni tipo di esigenza – anche in caso di calvizie, traumi o cicli di cura che generano mancanza pilifera – utilizzando materiali selezionati e di prima qualità. Tra questi, vengo istruita dai Filistrucchi, domina incontrastato il capello «italiano», di natura crespo, anche quando liscio, pregiato e resistente, ottimo per la lavorazione di parrucche. Si fosse saputo in epoca fascista, questo avrebbe potuto essere l’unico nostro vero vanto patriottico! La bottega è un luogo luminoso e sobrio, in legno chiaro, con cose Varcando la soglia curiose e interessanti per un occhio del retrobottega si profano. Varcando la soglia del viene scaraventati in retrobottega si viene scaraventati in un mondo fantastico, un mondo fantastico, surreale, nuovo, surreale, nuovo, antico, magico, misterioso: parrucche antico, magico, in capelli naturali, da giorno, da misterioso... teatro, da spettacolo, greche, romane, «Richelieu», per bambole, in yak (!), baffi, barbe, basette, toupet, trecce, ciglia, «crespo in capelli», protesi in lattice e in silicone, nasi, nasi da Pinocchio, menti, orecchie, tradizionali e da elfo, corna, maschere sorridenti, mostruose, iraconde, calchi in gesso e in resina, sangue finto, denti da vampiro, cipria, pennelli, ombretti, rossetti, brillantini, colori. Angeli, diavoli, satiri, arte, segreti, storia e Firenze si accalcano tra le mura di Filistrucchi che, più che una bottega, sembra La Divina Commedia. Uscendo «a riveder le stelle» vi sentirete trasformati, anche senza trucco.•
Respira che ti passa A cura di Alice Colombini
Nel corso di questa rubrica ho toccato argomenti diversi, cercato di riflettere su questioni se vogliamo inusuali (almeno per alcuni di noi), sfiorando talvolta concetti astratti, con l’intento di stimolare una curiosità e un interesse rivolto verso noi stessi, verso quello che facciamo, come agiamo e verso quello che il nostro corpo sente e a suo modo comunica. Un attenzione importante e fondamentale, uno sguardo interiore alle vostre abitudini e al vostro modo di essere nel mondo. Cercando di partire sempre dal respiro, ovvero dal primo elemento di contatto con il mondo esterno, l’aria, elemento che prendiamo da fuori e che introduciamo nel nostro organismo. Una massima dice: «Semina un pensiero, raccogli un’azione, semina un’azione, raccogli un’abitudine, semina un’abitudine, raccogli un carattere, semina un carattere e raccogli un destino». Il cambiamento può avere un andamento sia dal basso che dall’alto, avviene nei pensieri come ricerca di nuovi modi di essere e nel corpo come processo di ristrutturazione emozionale. «Tale processo implica un cambiamento delle nostre abitudini, poiché è proprio attraverso le nostre abitudini che diventiamo schiavi di un destino» (Nanetti, 2010). È difficile cambiare i nostri modi di fare, hanno una forza di gravità enorme sul nostro modo di essere, ma se spostiamo il polo di gravità verso abitudini nuove e diverse ciò potrà avvenire, e se ogni giorno creiamo un groviglio di nuove azioni, le vecchie routine potranno essere soppiantate. Partendo da questo assunto, e nell’interesse della salute, è .26
importante accorgersi del modo in cui respiriamo; per questo vorrei proporvi un esercizio semplice che può essere utile per acquisirne la consapevolezza e ottenere una respirazione più profonda. Prima di iniziare notate le dimensioni del vostro torace e la forza dell’inspirazione… Trattenete l’aria a lungo? Se la risposta è affermativa, potreste incontrare la stessa difficoltà che avete nell’emettere completamente l’aria inspirata nel dare sfogo ai vostri sentimenti. Le persone che tendono a tenersi dentro i sentimenti, che riescono difficilmente a piangere potrebbero essere più soggette a difficoltà respiratorie, come del resto i fumatori abituali. Stando seduti, preferibilmente su una sedia rigida, emettete nel vostro tono di voce abituale un suono continuo di ‘ah’, tenendo d’occhio la lancetta dei secondi sul quadrante dell’orologio. Se non riuscite a tenere il suono per almeno 20 secondi, avete qualche difficoltà di respiro. Per migliorare la respirazione ripetete regolarmente l’esercizio cercando di aumentare il tempo di tenuta del suono. L’esercizio non è assolutamente pericoloso ma potrete avere la sensazione che vi manchi il fiato e il vostro corpo reagirà respirando intensamente cercando di reintegrare l’ossigeno nel sangue. Potete anche eseguire l’esercizio contando ad alta voce con ritmo uniforme, l’uso prolungato della voce richiede un’espirazione prolungata e l’effetto sarà identico a quello descritto precedentemente cioè un’espirazione più completa provocherà un’ispirazione più profonda. In questo esercizio è importante non sforzarsi di ottenere ad ogni costo un risultato: come ogni altra funzione naturale, anche la respirazione deve avvenire spontaneamente, lasciandoci andare e abbandonandoci al potere del corpo; recupereremo molto più di quanto immaginato…
Buon allenamento. Se avrete voglia di condividere con me le vostre riflessioni, di proporre argomenti da trattare o anche condividere le vostre esperienze questo è l’indirizzo mail al quale potete contattarmi a alicecolombini@gmail.com
Alice Colombini psicologa. Psicoterapeuta in formazione presso la scuola di specializzazione Biosistemica, Vice-Presidente di Associazione Spontanea www.associazionespontanea.com associazionespontanea@gmail.com
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F U S I O N E A N I M E C R E AT I V E
F. A . C . B U I L D I N G VIA DEGLI ARTISTI 6, FIRENZE
www.facbuilding.com
Lì, scendendo da Via degli Artisti, si incontra sulla sinistra, al numero 6, l’ex stazione ferroviaria.
Un antico palazzo che, travolto dalla quotidianità del tempo, passa quasi inosservato all’occhio
consueto del passante, ma che in realtà nasconde tra le sue mura la sede di un modernissimo
polo creativo fiorentino, F.A.C Building.Tradotto: Fusione - Anime – Creative è una di quelle
realtà in cui l’esperienza delle singole persone e professioni si interseca sinergicamente allo
scopo di formare una vera e propria squadra creativa unita da un collante indissolubile, “la cultura della comunicazione”.
Dieci differenti studi professionali collaborano quotidianamente per offrire ai loro clienti un servizio
di comunicazione a 360°, garantendo alle aziende un efficace e vincente ritorno di visibilità sul mercato di competenza.
“Comunicare non è mai abbastanza” diceva un vecchio spot, ed oggi più che mai la necessità di
dare ad un medesimo messaggio differenti forme e facce diventa strumento necessario per emergere dalla complessità del mercato attuale.
F.A.C Building si impone così sul circuito fiorentino come un “luogo aperto” dove poter esplorare tutti i linguaggi espressivi potenzialmente in grado di coinvolgere attivamente il territorio al fine di creare progetti condivisi e partecipati.
Social media marketing, design, web-marketing, web developing, shooting, video e molto altro ancora sono i servizi di cui potrete rendervi idea andando a visitare la pagina web di questi giovani creativi.
GLI STUDI: | SOCIETE WEB - www.societeweb.it | GRAPHICHIC - www.graphichic.com | JAM COMMUNICATION - www.jamcommunication.it | JAM WORLD - www.jamworld.com | RMO - www.rmo.it
| UN-REAL - www.un-real.it/ | DAVIDE BENCINI - www.davidebencini.com/ | GIACOMO SALIZZONI - www.giacomosalizzoni.com | COMMUNITY GARDEN - www.guerrillagardener.it | STUDIO PAOLO PARRI - www.studiopaoloparri.org
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