Il Giornale di Casoria

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Anno II - Numero 17 - Domenica 13 maggio 2012

Periodico di informazione dell’area a nord di Napoli - www.casacasoria.it - Distribuzione gratuita

“Vite precarie” parla un giovane disoccupato casoriano.

Il dramma della DISOCCUPAZIONE


EDITORIALE

Quello che (non) ho Casoria tra degrado e malapolitica. di Giuseppe Storti

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rendiamo a prestito il titolo di una prossima trasmissione del duo Fazio-Saviano. Ci serve per rappresentare ciò che la politica non vuole sentire. Casoria è una città che langue: piegata nei suoi atavici problemi. Basta leggere l’intervista di pagina 10 che Francesco Gemito ha fatto ad un disoccupato casoriano. La prima di una lunga serie di fotografie del “ventre di Casoria”. Quel centro storico fatto di nuove e “strane” costruzioni che rappresentano delle vere e proprie ferite nel cuore della città, nata accanto alle due chiese di San Benedetto e San Mauro. Sono le famigerate “ lottizzazioni convenzionate” Un’invenzione tutta locale per giustificare la nuova e micidiale colata di cemento che negli anni 2000 ha investito la città. Gli “ultimi” della città, uomini e donne invisibili abitano ancora nei bassi che sono rimasti liberi nei ruderi dei vicoli del centro storico in attesa della lottizzazione prossima ventura?!?!?! Questi uomini e queste donne non rientrano nemmeno nelle statistiche comunali. Sono fuori dai giri che contano. Le loro storie che vi racconteremo senza filtri, fanno rabbrividire. Ma la politica delle passerelle che ormai è il nuovo stile di certi politici locali che spesso confondono il ruolo di “amministratrice” con quello di “presentatrice” li ignora. Eppur ci sono. E noi li faremo parlare, raccontando le loro storie. Parliamo ancora di Padre Ludovico: il nostro San Francesco. Il numero di domenica scorsa è andato

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esaurito. Ci hanno chiamato da tutt’Italia. I casoriani “fuori le mura” sono tanti. L’umile fraticello casoriano riscalda il cuore di quanti lo amano per tradizione familiare. Devo dire che per tre anni consecutivi dal 2010 all’anno in corso ho moderato dei convegni dedicati alla sua gigantesca figura. Due volte nella Basilica di San Mauro e l’ultima il 28 aprile nella Chiesa a lui dedicata nella strada che porta il suo nome. Ebbene in queste tre circostanze la gente comune ha gremito le chiese. Ma mai un solo politico ha presenziato agli incontri. Di contro: presenzialismo da cartellino marcatempo quando arriva il Cardinale di Napoli nelle chiese locali. Come dire: mercanti nel tempio. No! mercanti in fiera. I latini: grandi saggi, affermavano: pecunia non olet. I soldi non hanno odore. Ma il popolo sa... L’Associazione Padre Ludovico prosegue il suo cammino. Presto ci saranno altre iniziative finalizzate a rendere onore e merito alla figura del beato Ludovico, che attende ancora una sua definitiva lettura per l’ampiezza e la vastità delle opere e del pensiero. Le miserie umane e politiche le lasciamo stare. “ Tantum scit homo quantum operatur” Tanto l’uomo sa quanto opera. Era una delle citazioni preferite del santo uomo. La facciamo nostra e proseguiamo la nostra opera per costruire una memoria condivisa dalle nuove generazioni dei valori incarnati da Padre Ludovico: il santo dei casi disperati. E

questa nostra città è di sicuro un caso disperato. Ma noi non disperiamo. Ciò che sta accadendo in Italia è il segnale della disaffezione dei cittadini verso una politica autoreferenziale: lontana dalla gente e dai suoi bisogni. Chi pensa di sopravvivere con i vecchi metodi clientelari e affaristici farà “palla corta”. Una città di quasi centomila abitanti non può dopo un anno di amministrazione ritrovarsi con i soliti problemi mai affrontati. Ma soprattutto senza una visione delle città. Altro che idee! C’è solo la vecchia e stantia politica che usa e dissipa le risorse pubbliche senza portare beneficio alcuno alla città ed alla collettività. Ma semplicemente alle proprie truppe cammellate con incarichi e prebende. Un vero e proprio saccheggio delle risorse pubbliche. Dalle dimissioni del sindaco in poi, nulla è mutato. Si presentano e si ripropongono le stesse tematiche che hanno fatto fibrillare la maggioranza in questo primo anno di vita. Nessun azzeramento. I dirigenti sono sempre lì. Il Piano Urbanistico comunale è ancora una nebulosa in una città in cui l’abuso edilizio è di norma. Le strade sono ancora tutte “sgarrupate” Smog ed inquinamento di tipo cinese. Alta incidenza di malattie oncologiche sul territorio. Tasse locali tra le più alte d’Italia. Ci fermiamo qui per carità di patria. Ma l’elenco sarebbe interminabile. Insomma come dire: QUELLO CHE (NON) HO. Buona domenica!

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IL CASO

Casoria e dintorni: una passeggiata tra luoghi di cultura e…CENTRI SCOMMESSE Intanto i musei bruciano e le scuole cadono a pezzi. di Raffaella Battinelli

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nvito i nostri affezionati lettori a fare una piacevole passeggiata per le strade casoriane, senza escludere le zone che si trovano più in periferia. Sarà divertente notare la varietà di ambienti. Da chiese antichissime a piazze storiche fino a giungere al degrado più totale che si manifesta nell’assenza di luoghi culturali quali biblioteche pubbliche fatta eccezione per l’unica biblioteca dedicata alla memoria di Don Mauro Piscopo, inaugurata meno di un anno fa - scuole decadenti, strade prive di segnaletica e illuminazione, nonché spesso anche di adeguato manto stradale. La cosa più “simpatica” da notare, è che in presenza dei suddetti presupposti, che inneggiano ad uno squallore sociale, e in

un periodo storico in cui il nostro Bel Paese si trova a vivere una più che profonda crisi economica, la gente si affida sempre di più alla dea bendata. La possibilità di tentare la fortuna è incrementata, infatti, dall’abbondante presenza di centri scommesse presenti in ogni angolo di strada e che talvolta si trovano addirittura ad affiancare le chiese; quando si dice il sacro e il profano. Ebbene sì, coi tempi che corrono è più difficile trovare un lavoro onesto e dignitoso che giocare ciò che resta in tasca, correndo addirittura

re almeno una volta. Tanto c’è il pieno consenso da parte dello Stato che negli ultimi tempi, guarda caso, agevola sempre più gli slogan pubblicitari in merito, con l’ipocrita raccomandazione, però, di “giocare il giusto” favorendo tra l’altro la nascita e la diffusione di nuove tipologie di giochi. Limite legalizzato e liberalizzato a danno però, come al solito, degli utenti, preda facile di un’illusoria vittoria che consenta loro di cambiar vita. Ricordino però i lettori che “i soldi non fanno la felicità”.

il rischio estremo di indebitarsi ulteriormente. Questa crisi di cui tanto si parla, allora esiste davvero oppure no? Resta il fatto che di queste games room più ce ne sono, maggiore è la tentazione di prova-

è anche online!!!

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IL CASO

Casoria: le testimonianze di parenti di caduti sul lavoro Morti bianche: vittime senza una spiegazione apparente o omicidio? di Daniela Devecchi

E chi se ne frega se muore un operaio? L' importante è che i ricchi stanno bene e che continuano il loro lavoro, sono gli altri quelli che soffrono!” È la disperata testimonianza di Anna, sorella di uno delle tante persone morte sul posto di lavoro, la famigerata “morte bianca”.Un convegno tenutosi in data trenta aprile, con tanto di filmati e dichiarazioni dei parenti delle vittime,organizzato dal periodico “ Libero Pensiero” ha riproposto la questione, una delle tante dimenticate, nel comune Casoriano. Presenti i parenti delle persone scomparse, completamente assenti i membri della giunta comunale. I familiari dei deceduti hanno ricordato che il sindaco Carfora avrebbe “mai o raramente presenziato” a queste riunioni commemorative, che non conoscerebbe visivamente i parenti delle persone scomparse, e che avrebbe mostrato poco o scarso interesse in merito alla vicenda. Come racconta la stessa Anna consanguinea di un operaio morto “inspiegabilmente” :”Mio fratello è uscito la mattina da casa e non è più tornato-. Testimonia commossa la donna- era un fabbro e lavorava sei giorni la settimana, dalla mattina alla sera solo per settecento euro mensili... E' assurdo morire per così poco! Mio fratello avrebbe potuto

salvarsi ci sono stati ritardi nei soccorsi e forse se fosse stato trasportato in ospedale qualche ora prima ce l'avrebbe anche fatta.- prosegue indignata- Non si tratta di morti bianche, quelli sono decessi senza una causa apparente, invece qua si tratta di omicidio! La maggior parte dei lavoratori, avrebbe potuto farcela se solo i soccorsi fossero arrivati in tempo o se l'avessero aiutato in maniera tempestiva senza rimedi di fortuna,-continuamio fratello è deceduto dopo una lunga agonia venne trasportato all'ospedale di

Casoria in macchina, nonostante le numerose fratture, ... A Napoli, all'ospedale CTO venne portato dopo tre ore quando ormai la lunga sofferenza l' avrebbe portato alla morte. Era stato schiacciato da un cancello ma i titolari, che dicevano di amare mio fratello come un figlio, dissero che era caduto da una scala... Perchè? Forse per nascondere la verità? Intanto ora mio fratello è sotto terra e

loro continuano a vivere... Aspetto ancora che venga compiuta la giustizia che meritiamo- conclude- e che dire di sindaco e amministrazione comunale? L' ex primo cittadino Ferrara ci ha conosciuto personalmente ci ha fatto le condoglianze e ha espresso tutto il suo cordoglio, cosa che non ha assolutamente fatto il nuovo sindaco Carfora. Nemmeno ci conosce e non ha partecipato agli eventi commemorativi, nonostante sia di sinistra quindi, si suppone dalla parte dei lavoratori. Non è corretto un comportamento del genere. E' il primo cittadino dovrebbe almeno partecipare agli eventi della città che rappresenta”. Rabbia, disperazione e indignazione dunque per delle morti definite da Anna e da altri presenti, omicidi volontari forse evitabili. Una piaga quella della morte sul lavoro che purtroppo insiste ancora oggi. E dato i tempi di crisi sono in molti a rischiare la vita solo per garantire il minimo sostegno familiare. Spesso i lavoratori assunti, solo per guadagnare pochi spiccioli, non hanno nemmeno le attrezzature di sicurezza necessarie per evitare spiacevoli e simili incidenti. Per dovere di cronaca, segnaliamo che il giorno primo maggio alla cerimonia commemorativa dei caduti sul lavoro, tenutasi nella Basilica di San Mauro alla presenza dei sindacati e dei parenti delle vittime casoriane sul posto di lavoro a cui ha fatto seguito la deposizione di una corona sulla targa che ricorda questi lavoratori non era presente(seppur invitato) il Sindaco e nessun componente dell’Amministrazione comunale.

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I L FAT T O

Il vergognoso stato di degrado in cui versa la SMS Nino Cortese La succursale sita in via Bellini, Arpino, ha “solo” 5 anni di vita, ma è già fatiscente di Luca Scialò

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icordate il film “Io speriamo che me la cavo”, di Lina Wertmüller, tratto dall'omonimo romanzo di Marcello D'Orta? La storia di quel maestro del Nord – Sperelli, interpretato da Paolo Villaggio - che per un banale errore del Ministero della pubblica amministrazione viene spedito a Corzano anziché Corsano, in una scuola degradata di Napoli anziché Brescia come aveva espressamente richiesto? Bene, anzi, male. Quella storia non e’ molto diversa da quella della Scuola secondaria di I grado "Nino Cortese" sita ad Arpino, che ospita oltre settecento alunni ripartiti in due sedi: la centrale, in via Benedetto Croce (circa 400 ragazzi), e la succursale in via Vincenzo Bellini (poco più di 300). Il Dirigente scolastico Giovanni Liccardo ha assunto l’incarico da un paio di anni, proveniente dalle splendide zone della costiera ligure; non a caso l’Istituto

nel quale è stato Dirigente in precedenza si chiama “Golfo Paradiso”, con sedi a Recco, Camogli, Bogliasco, Pieve Ligure, Sori e Uscio. Tuttavia, benché sia passato da queste ridenti localita’ marine alla triste Arpino, non e’ l’assenza di un bel panorama da contemplare che lo spaventa. Bensi’ l’assenza ben piu’ grave delle istituzioni locali, che egli è pronto a denunciare qualora continueranno a fare “orecchie da mercante” alle sue giuste istanze. Grazie alla gentilissima Prof.ssa Amalia Petricciuolo, Collaboratrice Vicaria - la quale

ci ha mostrato le tante cose che non vanno – abbiamo potuto constatare in quale stato vergognoso versa la succursale di via Bellini, aperta da circa 5 anni eppure gia’ ingiallita e ammuffita in più parti; in modo evidente nell’aula della Classe I C, nella sala per le videoproiezioni, nello sgabuzzino e nella palestra. Con il personale costretto a rimuovere i coperchi dei

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lampadari per l’acqua che cola e a porre dei secchi per raccoglierla. Ancora, dai Wc fuoriescono continuamente cattivi odori, indice cio’ di un sistema di scarico non costruito a norma. In realta’ i problemi sorgono fin dall’esterno, con la vernice che ricopre la scuola gia’ sparita in piu’ punti, mentre il giardino è preda di malerba e piante infestanti che hanno già raggiunto dimensioni imbarazzanti. La Cortese dispone altresì di sale sotterranee, ovviamente inutilizzate. Riuscira’ la Giunta Carfora a porre fine a questo vergognoso (ed ennesimo) caso di malapolitica? I lavori della scuola, che risalgono presumibilmente alla prima meta’ degli anni 2000, non sono stati eseguiti correttamente, come testimoniano le varie infiltrazioni d’acqua nel soffitto e nelle pareti, il malfunzionamento del sistema fognario dei bagni e la verniciatura esterna gia’ in parte sparita. Pertanto, le colpe vanno attribuite a chi ha affidato all’epoca i lavori a una ditta incompetente e poco scrupolosa, ma anche a chi oggi non si cura dello stato di degrado della struttura. Non dimentichiamo che in quel contesto così squallido e fatiscente si stanno allevando i cittadini di domani e si sta mortificando quotidianamente il lavoro scrupoloso di quanti ogni giorno ivi svolgono la propria professione.

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I N F O R M A Z I O N E P U B B L I C I TA R I A

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L'EVENTO

Un anno del Giornale di Casoria Finalmente ci siamo arrivati anche noi… di Antonella Storti

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ocation decisamente suggestiva; il “My Day”,sito in via Principe di Piemonte. Grande partecipazione. Ottima riuscita. E così, il Giornale Di Casoria ha raggiunto il suo primo anno di vita. A celebrare l’evento, assieme a noi della redazione, ed all’editore Dr. Carlo de Vita giovane e brillante imprenditore casoriano, c’erano i direttori responsabili delle altre testate giornalistiche locali, il sindaco Carfora –che ha approfittato dell’occasione per dare personalmente gli auguri al giornale di Casoria- Angela Uliano, della commissione pari opportunità della Regione Campania, la dott.ssa Gerarda Durante, dirigente scolastica del Primo Circolo Didattico di Casoria, l’ing. Luigi Vinci, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli e il dott. Carlo Iuliano, giornalista sportivo. Coinvolgente il discorso del direttore responsabile de Il Giornale di Casoria, dott. Giuseppe Storti, che ha spiegato in breve, cosa ha spinto a scegliere “Le radici profonde non gelano mai” come tema del convegno. L’espressione è stata utilizzata come

titolo del primo numero del Giornale di Casoria e riassume, in poche ed essenziali parole, lo scopo che il giornale ha avuto sin dalla sua creazione. Riscoprire le numerose tradizioni storiche di Casoria e portarle alla luce. Tradizioni quali il culto di San Mauro oppure di Padre Ludovico. Angela Uliano ha, ironicamente sottolineato la grande presenza di donne nella nostra redazione. E’ grande l’entusiasmo che l’ha spinta ad affrontare questa avven-

tura, ma soprattutto è grande la stima che la Uliano nutre per il Giornale di Casoria e tutta la redazione, composta per la maggior parte da giovani motivati e pieni di grinta. Interessante anche l’intervento della Dott.ssa Gerarda Durante, che ha sottolineato come la scuola sia, ormai, da considerare un’ istituzione. La dirigen-

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te scolastica ha, inoltre, ricordato che il Primo Circolo Didattico manca di idonee e dignitose strutture in cui poter ospitare gli studenti. Bisogna, infatti, appoggiarsi al cinema teatro Gelsomino per poter mettere in scena uno spettacolo di fine anno; questo, giusto per citare un esempio. La Durante, ha giustamente aggiunto che le tradizioni casoriane sono realmente sentite soltanto da una piccola percentuale dell’enorme popolazione casoriana. E’ questo il vero problema della nostra città. Carlo Iuliano, ha mostrato ai presenti alcune foto storiche, raffiguranti la piazza del municipio. Ha ricordato come, a Casoria, il verde abbondasse ed,in particolar modo, i platani. Purtroppo,però, al posto della fitta vegetazione che avvolgeva la città, ora non ci sono altro che blocchi di cemento. In ultimo, l’ing. Vinci ha concluso il dibattito parlando del sabato della matricola; quello che, un tempo non troppo lontano, era evento atteso da tutti i giovani casoriani. “Le mie radici” ha detto Vinci, “sono a Casoria.” Non solo radici ideali, ma anche reali in quanto la sua famiglia vive a Casoria e lui stesso, molto spesso,ci torna con piacere. Alla fine della serata,i presenti hanno potuto gustare un ricco buffet servito in giardino,messo a disposizione cordialmente -così come la location- dalla famiglia Paone.

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IL CASO

Casoria: prostituzione di giorno e di notte Caucasiche e nigeriane si vendono nell’indifferenza generale sul doppio senso. di Angela Uliano

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rostituzione, una piaga sociale e culturale. Anche la nostra città non ne è esente. Basti percorrere la circumvallazione esterna di Casoria nei pressi dell'Uci Cinemas o all'imbocco dell'autostrada Napoli-Roma per notare l'alternanza delle etnie, caucasiche di giorno e nigeriane di notte, nell'occupare l'unico posto di lavoro che non risente della attuale crisi economica. La maggioranza sono giovanissime alcune non arrivano nemmeno ai 20 anni. Alla deprecabilità morale della piagaprostituzione vanno sommati i rifiuti, la sporcizia, i profilattici che fanno bella

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mostra di se sui terreni adiacenti senza però scoraggiare gli "utenti" del sesso a pagamento. C'è poi inoltre il non meno importante problema dello sfruttamento di decine di donne provenienti da paesi stranieri che, disperate, sono costrette a prostituirsi senza alcun tipo di tutela, senza che nessuna legge lo impedisca arbitrariamente e deliberatamente. Ricordiamo che in Italia non è reato prostituirsi. La Questura e le Forze dell'Ordine si sono interessate più volte alla questione, organizzando controlli e pattuglie, anche di recente ma hanno strumenti limitati, tanto che le giovani lucciole sono abili a nascondersi o scappare. E' ora che anche il Comune faccia la sua parte contrastando questa squallida tolleranza alla schiavitù per mezzo di ordinanze e

delibere, che non risolvono certamente il problema, ma che possono sicuramente arginarlo e facilitare il lavoro di Polizia e Carabinieri. Ciò ovviamente in aggiunta all’impiego di maggiori risorse per la Polizia Municipale, affinché possa avere i mezzi per compiere controlli ed applicare sanzioni soprattutto nei confronti dei “clienti”. Più serio ancora sarebbe attivarsi, con le forze di polizia, per cercare di mettere in campo interventi coordinati in grado di combattere chi sta nell’ombra. I protettori, il racket, le vere e proprie bestie che lucrano sulla povertà e il vizio altrui. Ma

per ottenere questo risultato non basta solo fare la faccia feroce con un pezzo di carta. Ci vuole un grande impegno, risorse da investire, capacità di andare al di là del contingente e una forte dose di umanità.

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I L FAT T O

Anche Casoria ha un muro come quello di BERLINO È quello di via E. Caruso, che ostruisce il passaggio verso la stazione, le fermate del bus e le traverse di via Petrarca. di Luca Scialò

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on è lungo 155 Chilometri e alto quasi 4 metri, né tanto meno costruito per disumane ragioni ideologiche, come quello più famoso di Berlino. Comunque, anche Casoria ha un suo muro alquanto assurdo, che urta non poco la sensibilità di chi abita in zona, soprattutto perché ne ostruisce il passaggio verso punti di quotidiana utilità. In particolare, per quanti da via Mauro Calvanese vogliono accedere alla Stazione, alle fermate dei bus e nella distesa e arteriosa via Petrarca. Parliamo del muretto di via Enrico Caruso, apparso dal nulla nel luglio del 2011 e oggetto di contesa tra il Comune di Casoria e la Parrocchia San Mauro. Aiutandoci con quanto riportato fin qui sulla vicenda dalle cronache giornalistiche locali. Il fondo di via Caruso è di proprietà del Comune di Casoria. All’Ufficio Urbanistica, invece, è arrivato l’atto del 1934 con cui

il Podestà (che sostituì il Sindaco durante il Ventennio fascista) affida alla parrocchia di San Mauro il terreno del Comune, che ne conserva comunque la proprietà. Tuttavia, non è ben chiaro il ruolo che la parrocchia ha giocato in questa faccenda. Nel 2008, infatti, scriveva una lettera all’Amministrazione in cui denunciava la presenza di abusivi sul terreno di via Caruso che ha in gestione; nel 2010, però, sulla DIA presentata al Comune c’è anche la firma del preposito di San Mauro. La dichiarazione presentata denunciava l’inizio di opere di livellamento del terreno e la realizzazione di un piccolo muretto, ma la

costruzione del muro è completamente difforme dalla DIA, fatto che da solo decide l’illecito compiuto. In particolare, la DIA presentata all’Ufficio tecnico del Comune parlava di un muretto di un metro e una barriera metallica di due metri; invece il muro risulta di cemento armato, alto due metri e sessanta. Sono già state minacciate azioni legali nei confronti del Comune, ma oltre alla questione sulla proprietà del

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terreno e alle difformità dei lavori realmente eseguiti rispetto alla DIA, c’è un’altra illegittimità che sembrerebbe chiudere definitivamente i giochi: il terreno, infatti, è classificato come seminativo. Il cambiamento della destinazione d’uso non ha mai ricevuto alcuna autorizzazione. La Parrocchia San Mauro si difende: «Non abbiamo mai autorizzato a costruire parcheggi o campi di calcetto sul terreno di via Enrico Caruso, come si è detto. E’ un illecito riparabile» dice Pellegrino Mazzone - commercialista a San Mauro - «gli affittuari hanno sbagliato nella realizzazione, ma hanno già pagato una multa e chiesto di adeguare il manufatto alla DIA. Noi abbiamo autorizzato, in quanto usufruttuari, i signori Del Vecchio a presentare la DIA, ma le responsabilità di cosa è successo dopo non sono nostre». Poi conclude: «I cittadini passavano dal terreno perché chi lo amministra glielo ha concesso. Questo è un problema di viabilità che deve risolvere il Comune». Poi conclude: «il progetto della strada c’è già ma non passa per il terreno di via Caruso, bensì dall’altro lato. Se si vuole fare una strada all’interno del fondo, il Comune faccia una proposta al Capitolo». Questa replica di Mazzone risale a settembre dello scorso anno. La Giunta Carfora e il dirigente del settore Urbanistica, Salvatore Napolitano, si sono impegnati per la rimozione del muro, il quale però ancora oggi divide due zone di Casoria come un tempo faceva il piu’ famoso muro berlinese che divideva l’Europa in comunista e filo-atlantica. Forse un acuto di Enrico Caruso – grande tenore nostrano a cui è dedicata la strada su cui erge il muro – lo butterebbe giu’ piu’ facilmente di tante scartoffie e parole a vuoto dei nostri amministratori.

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L ' I N C H I E S TA

Il dramma della DISOCCUPAZIONE “Vite precarie” parla un giovane disoccupato casoriano. di Francesco Gemito

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pesso sento dire che i dipendenti pubblici o privati non arrivano a fine mese. Forse hanno ragione, anch’io sono un dipendente, ma non mi lamento, non perché guadagno bene, anzi, faccio fatica a pagare le tante tasse dello stato. Cosa devono dire quelli che si svegliano la mattina e non hanno niente da poter fare? Prendiamo esempio da un disoccupato di Casoria, si chiama Francesco Canciello, 26, convive ed ha due figli, sette e otto anni. Come fa a vivere un disoccupato che ha messo su famiglia. Spesso le interviste vengono fatte ai politici o ai vip dello spettacolo, la gente vuole sapere perché Belen si è lasciata con Corona o come andrà a finire il processo di Salvatore Parolisi, oppure chi vincerà il prossimo Sanremo e se il Napoli riesce almeno a vincere la coppa Italia. Io invece voglio sapere come fa a vivere la povera gente abbandonata dalla società. Francesco, che lavoro fai? “Faccio il venditore ambulante, oppure mi metto l’anima in pace, come tanti ragazzi della mia età.” Dove vivi? “Vivo a Casoria in un piccolo casotto.” Che significa piccolo casotto? “Significa una piccola casa di 25 metri quadri, una piccola camera da letto, cucina e bagno, in effetti è un basso. Pago 260,00 euro al mese e la sera quando mi 10

È pulita la zona? Pulita? Abbiamo una strada tutta rotta, e spesso qui ci vengono a buttare i rifiuti non differenziati. Sai cos’è la raccolta differenziata? “Si, la plastica nella plastica, l’umido nell’umido, ecc. ecc.” La fai? “Io penso a portare i soldi a casa, poi che differenziata faccio, riesco a comprare poche cose? Nel resto è la mia compagna chiudo dentro non ho nemmeno una fi- che si occupa della casa, credo che la fa. Vorrei anche pagare le tasse della spazzanestra per prendere un po’ d’aria.” Essendo un basso di un vecchio edifi- tura, ma dove li prendo i soldi?” Come cittadino ti senti abbandonato? cio, la tua casa è umida? “Abbandonatissimo”! Non conosco nem“Si.” meno il nome del sindaco. Un vero sinHai mai chiesto aiuto al comune? “Aiuto al comune? A dire la verità, non ci daco dovrebbe dare aiuto a tutti i disocho mai provato, anche perché già cono- cupati”. Il sindaco di Casoria si chiama Vincensco le risposte che mi darebbero.” zo Carfora, e non ha il potere di dare laNon ti fidi dei politici? “Questa è una domanda un po’ dura, sono voro o aiuto a tutti. Secondo te, di chi è invalido, operato di tumore, nemmeno in la colpa di tutto questo degrado? questa sfortuna ho trovato aiuto, dunque “Io sono un po’ ignorante di queste cose, ma penso che la colpa sia soprattutto del popolo che non ha saputo difendersi”. La società dice che la colpa sia della camorra, secondo te è vero? “Credo che il potere della camorra parte da chi ci governa, se vogliono distruggere la camorra non ci vuole niente, ma se prima loro rubano? Poi ci vuole lavoro e rispetto, tutto questo manca”. L’estate è vicina, che lavoro andrai a fare? “Partirò per la Liguria a la risposta non c’è bisogno che la dico io, vendere il cocco con una vecchia paranza. Il mio caporale mi dà il mangiare e anla conoscete anche voi.” che l’alloggio, poi il 40% della vendita è Fai fatica a vivere ogni giorno? “Non è che faccio fatica, ma mi sento mio e ogni settimana invio i soldi a casa. morire. Mi sveglio sempre nervoso, vor- Sono solo tre mesi di lavoro”. rei fare una vita normale, comprare il Dove comprate il cocco all’ingrosso? pane senza troppi pensieri. Vorrei zap- “A Pomigliano d’arco. Lì non c’è solo la pare la terra, fare il muratore, nemmeno Fiat”. quello trovo, ovunque vado, personale al Hai mai fatto lavori illeciti? completo, oppure se sanno che sono stato “No, mai. Io per pagare l’affitto, spesso operato di tumore mi chiudono la porta mi rivolgo agli usurai e spesso quell’affitin faccia. Eppure i muscoli ce l’ho ancora, to mi costa molto ma molto di più. Non posso chiedere nemmeno al comune il ho 26 anni”. La casa dove abiti, dove si trova esatta- rimborso fitto perché non ho un contratto regolare”. mente? A via San Sebastiano, quartiere san I tuoi figli frequentano regolarmente la scuola? Mauro. il giornale di Casoria • Domenica 13 maggio 2012


L'EMIGRANTE “Tutti i giorni, vanno alla Scuola San Mauro”. Hai mai pensato di andare via da Napoli? “Ci ho provato, ma ho solo la quinta elementare, al nord chi mi prende? Qui o vendo calzini, o fazzolettini o il cocco, insomma, mi arrangio e riesco a portare qualche euro a casa”. Cosa auguri ai tuoi figli? “Di non fare la vita che faccio io”. Giustamente tu non hai un posso fisso e devi vedere come campare. “Esatto, pensa, oggi è domenica è devo vedere se posso mettere un po’ di carne a tavola. Sai, tutti lo fanno, per noi napoletani è festa”. Ultima domanda, fai un appello al sindaco di Casoria, dott. Vincenzo Carfora. “Io spero che a questo dottore gli farà piacere parlare con un ragazzo come me, sono un piccolo cittadino di Casoria, però è importante parlare con una persona più intelligente di me, magari avere qualche consiglio. Francesco fai così, prendi quella strada lì. Io non so dove sbattere la testa”. Qui si conclude l’intervista fatta a Francesco Canciello, un cittadino considerato un sig. Nessuno, un giovane che sogna di avere un lavoro, una dignità, uno che fa di tutto ma sempre con onestà. Un giovane che non conosceva nemmeno il nome del nostro sindaco, forse perché con tutti i pensieri che gli passano per la testa non sa nemmeno cosa sia un sindaco. A Francesco auguro una vita migliore, di affidarsi a Dio, e che per lui ci sia un’alba nuova. Grazie amico mio.

Un povero Cristo! L’invasione delle “Cappelle votive” . di Edy Vitale

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nche a Casoria si sta diffondendo una strana moda di "importazione": contraddistinguere i quartieri , inserendo nei luoghi più impensati, senza alcun criterio, improvvisate "cappelle votive", di dubbio gusto, ma molto appariscenti, che, in effetti, di sacro non hanno proprio nulla, anzi, per dirla tutta, da considerare un vero e proprio vilipendio alla religione. Anch'io ho il privilegio di poter "godere" dal balcone di casa della vista (anche se di spalle) di un simile monumento: un grosso cubo di similvetro, pitturato di verde nella faccia posteriore, disposto in una delle aiuole di quella che originariamente era una pineta, poi caduta nel degrado. Il cubo ha una strana angolazione, per cui l'apertura è rivolta verso l'ingresso di un unico palazzone; nel cubo, con le braccia aperte e accoglienti solo verso quel fabbricato, campeggia un Cristo di grandi dimensioni, attorniato da statuette più piccole di madonne e santi, con un orribile cesto di fiori di plastica dinanzi ai piedi.

il giornale di Casoria • Domenica 13 maggio 2012

Ora la statua, quando ci passo davanti, mi incute un senso di tristezza infinita: è tutto esagerato, grossolano, kitsch: dalla dimensione, ai colori accesi del mantellone rosso , dei capelli corvini, ai tratti marcati ma inespressivi del viso e degli occhi che probabilmente, se dipendesse dalla statua, preferirebbe tener chiusi... Il povero Cristo, illuminato di sera da un faro abbagliante, pazientemente, continua ad indicare il palazzone e molti condomini, scendendo di mattina, si fanno un triplice segno di croce. Il povero Cristo vorrebbe forse dire qualcosa, ricordare che la statua non è benedetta, che quell'istallazione è molto poco cristiana e molto vicina piuttosto all'idolatria pagana, che invece di dedicarle tanta cura Lui sarebbe più contento di contemplare dal cielo una condotta di vita più onesta e tenuta nei binari della legalità da parte di tutti... Ma tant'è. Probabilmente i molti "devoti" che accudiscono la statua e le due aiuole circostanti, dove sono stati piantati, con gusto gattopardesco, ulivi misti a rose, ginestre, fichi d'India, palme e cespugli ornamentali multicolori, al posto dei pini disinvoltamente abbattuti e trasformati in incredibili panchette, sono convinti ormai di meritare il Paradiso, a prescindere...

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T ER Z A PAG I N A

I figli del divorzio La loro vita interiore fra dolore ed aspirazioni. di Pasquale Di Petta

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rande è il disagio dei figli dei divorziati, ma il loro dramma non riesce a fermare le separazioni dei genitori, che tante volte avvengono per motivi futili, per la voglia di cambiare partner e di essere eterni fidanzati, per l’incapacità di comprendere, di rispettare il punto di vista dell’altro e soprattutto di saper perdonare. Consultando le statistiche, si rileva che quasi la metà delle coppie si separa. Addirittura alcuni coniugi si lasciano in giovane età qualche mese dopo il matrimonio o con figli appena nati. Il divorzio, possibile in Italia da 35 anni, sta assumendo proporzioni veramente rilevanti che incidono profondamente sul tessuto sociale. In questa situazione viene a mancare ai figli il modello di famiglia in cui tra marito e moglie ci siano l’amore sincero, il rispetto reciproco, la stima, il colloquio e la serenità. Nei figli dei divorziati pesano laceranti ricordi di percosse, grida, invettive, minacce, dispetti, abbandoni, pianti, disperazione. Sono pochi quei coniugi che sanno separarsi in maniera civile e sanno continuare a fare i genitori senza provocare grossi drammi nell’animo dei figli. E, invece, questo comportamento dovrebbe

costituire una regola generale per tutte le coppie che si dividono, perché il divorzio permette di non essere più marito e moglie, ma obbliga a rimanere genitori. A volte il divorzio può essere necessario, però non è mai buono, perché sconvolge gli equilibri familiari sia affettivi che economici e nei figli crea il trauma della scissione. La casistica che ho osservato in 12 anni di giudice onorario presso il Tribunale per i Minori di Napoli è vasta e sempre penosa: tra i genitori separati non ho sentito mai una parola distensiva, ma sempre racconti di violenze, minacce, accuse, denunzie, querele, dispetti, precarietà economica. Da parte dei figli: rancore, odio, rifiuto di uno dei genitori, incubi notturni, malesseri fisici, abbandono scolastico, ecc. Questo comportamento è giustificabile perché il loro io è diviso tra i valori della mamma da una parte e quelli del papà dall’altra. Infatti, nel momento in cui la famiglia si disgrega i figli sono presi da profonda angoscia, da dolore e da un senso di sbandamento. Incomincia il loro calvario: palleggiati tra la madre ed il padre, tra due mondi diversi ed ostili, perdono il sorriso e l’ingenuità della fanciullezza. Con l’assenza di una vera figura genitoriale, incomin-

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ciano a maturare nel dolore ed anche nella povertà. Essi tante volte non hanno i mezzi per vivere, perché la madre è disoccupata ed il padre si rifiuta o non ha la possibilità di corrispondere loro l’assegno di mantenimento. In questi casi molto utili sono gli aiuti esterni, come il servizio sociale, i nonni, i parenti, i sacerdoti, gl’insegnanti, gli amici ed i coetanei con cui parlare, confidarsi, scambiare esperienze. Studi psicologici avanzati dimostrano che i figli dei divorziati, per la maggior parte, mostrano svogliatezza nello studio, stravaganza, un fondo di tristezza, incapacità di divertirsi come gli altri ragazzi. E’ stata esaminata anche la loro aspirazione a crearsi una famiglia da grandi ed è risultato che incontrano difficoltà proprio perché si sono formati un’idea astratta della famiglia in quanto non hanno sperimentato il modo di vivere di genitori capaci di discutere, di affrontare problemi, di superarli, ma soprattutto di sapersi perdonare, perché legati da un amore profondo. E tanti figli del divorzio, terrorizzati dalla loro esperienza, non intendono sposarsi per non incorrere nel rischio di ripetere il percorso doloroso dei genitori. Dunque, una generazione che non ha esperienza della famiglia è fragile e facilmente va incontro al naufragio nel tentativo di incarnare quell’ideale di unione familiare sognato.

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S T O R I E D I PA ES E

Storie di tutti i giorni A Casoria, come nel mondo, la strana faccia della solidarietà. di Margherita De Rosa

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i fa un gran parlare di solidarietà, altruismo, disponibilità, e tutto è perfetto fin tanto che si rimane nell’ambito della dialettica e dell’oratoria, poiché il ribaltamento di situazione risulta radicale nel momento in cui si passa dalla teoria alla pratica: in presenza di un proprio simile in serie difficoltà, di qualsivoglia genere, la reazione apparente è quella della partecipazione, della compenetrazione e del millantato: <<Farei di tutto per aiutarti>> , e fin qui la premessa può dirsi senza dubbio ottimale, ma è il seguito che risulta assai deludente: << ma, purtroppo, non mi trovo nella condizione ideale per darti quello che ora a te serve >>…controbattuta necessaria nella sua profonda amarezza dell’uomo della strada: << E ‘i ‘o ssapevo!!!>>; già, perché quando il bisogno è pressante e risulta chiaro, lampante, elementare nella sua evidenza, l’uomo, per sua indole, è irretito da un insopprimibile istinto di fuga... un altro modo stupido di essere solidale con chi è in difficoltà è rappresentato dal far fronte ai problemi altrui con i problemi personali, tant’è che si arriva ad intavolare una vero e proprio “certamen” di guai ed affini che spon-

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taneamente sorge il rifiuto di un ausilio, sia pure esclusivamente verbale! Non è infatti raro assistere a dialoghi che risultano più o meno come segue: <<Sai, ultimamente sto avendo qualche seria difficoltà…>>; <<Perché, cosa ti succede? Parlane pure liberamente con me, sono tuo amico, “ farei di tutto per vederti sereno”…>>; << Credo di essere caduto nella spirale della depressione! Sono sempre triste, non riesco a lavorare come prima, tutto mi sembra privo di significato, piango spesso, insomma, mi sento uno

straccio…>>; <<Ahhh, mi dispiace molto >>: e qui tutti si aspettano una parola di conforto, un sorriso, una pacca sulla spalla e invece…<< Ma tu non sai che cosa sto passando io! Tu per un poco di malinconia ti avvilisci? Ihhh! Ancora non sai quali sono i guai!!! >>; << Ma io sto male

veramente, mica a parole…>>; << Ehhh! I guai non sono questi! Io, io piuttosto sto veramente male! Ho l’ulcera, la gotta, il diabete e la tachicardia! Mia suocera va e viene dall’ospedale, mia moglie soffre di sciatica e di herpes zoster, mio figlio ha una lieve forma di epilessia, eppure, vedi, io non mi lamento, vado avanti e non do fastidio a nessuno! E tu, per un po’ di tristezza, sembra che stai passando chissà che guaio!!! I guai sono i miei, questi sono i problemi, mica i tuoi!!!>>: e così l’arbitro della vicenda si aggiudica la vittoria per otto a zero, perché zero vale il disagio dell’amico-si-fa-per-dire, e si erge a maestro di vita dinanzi a chi già si sentiva male ed ora non può che sentirsi peggio… reazioni simili sono all’ordine del giorno, difficilmente dalle parole si passa ai fatti ma, troppo spesso, non si dà spazio nemmeno alle parole, nel timore di invischiarsi in situazioni difficili, troppo onerose da condividere, dalle quali è preferibile prendere le distanze prima che sia troppo tardi: basta difendersi con una saggia lezione di vita, la cui logica sta nello sminuire le altrui sofferenze ed elevare le proprie all’ennesima potenza: rispetto a tale iperbolica quantità di sciagure il confronto non regge, lo sventurato di turno finirà per sentirsi, in effetti, baciato dalla fortuna e ringrazierà la Provvidenza per avergli riservato una sorte così rosea, ergo, si congederà dal disgraziato “doc” e chiederà scusa per aver osato un così improbabile, e per nulla richiesto, parallelo…beh, a conti fatti, non gli è andata poi così male, e l’amico-si-fa-per dire potrà anche vantarsi di aver dato un aiuto concreto a chi da solo non ce l’avrebbe mai fatta: hai visto mai che anche questa può dirsi solidarietà?

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ART CULINAIRE

Patate duchesse A cura di Monica Acri

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cco come sorprendere i vostri ospiti,le patate duchesse,tipico piatto francese,raffinato e saporito,magari da servire in tavola nelle occasioni più speciali. Ingredienti: 500 gr di patate a pasta gialla 2 uova 40 gr di burro 30 gr di parmigiano grattugiato 30 gr di pecorino grattugiato Sale q.b Pepe q.b Noce moscata q.b Prezzemolo q.b Procedimento: Lavate le patate e mettetele a lessare con tutta la buccia in una capiente pentola colma di acqua salata,appena cotte,scolatele e lasciatele intiepidire,pelatele e schiacciatele in una ciotola,aggiungete due tuorli,il parmigiano,il pecorino,il

burro,il pepe,il sale, la noce moscata e il prezzemolo,amalgamate il tutto fino a rendere un composto asciutto e riponete per 30 minuti in frigo. Inserite il preparato in una tasca da pasticcere con la bocchetta a stella,foderate una teglia con carta forno e pressatevi sopra dei piccoli ciuffetti di composto, spennellate le stelle con il bianco d’uovo,per ottenere un effetto lucido. Mettete in forno preriscaldato per almeno 20 minuti,fino a che non si saranno dorati. Sfornate e servite. Consigli: Il contorno più ideale sono i piselli bolliti e conditi semplicemente con olio e sale. Curiosità: Volendo potete rendere questi deliziosi ciuffetti tondeggianti anche colorati,aggiungendo nell'impasto preparato precedentemente,carote,barbabietole rosse oppure spinaci.

COMITATO NO DISCARICHE: PROTESTA E CORTEO PER LA BONIFICA DEL SITO DI STOCCAGGIO “CANTARIELLO”

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l Comitato NO DISCARICHE Comuni a Nord di Napoli organizza per domenica 13 Maggio, ore 15.30, una mobilitazione cittadina nella zona Cantariello nei pressi del vecchio sito di stoccaggio di rifiuti al confine tra Casoria e Afragola, vicino al campo Rom e ai centri commerciali di Ikea e Leroy Merlin. Scopo della mobilitazione è protestare contro l'immobilismo delle istituzioni verso un problema che sta esplodendo come una bomba ecologica sul territorio. Il sito di stoccaggio, posto sotto sequestro dalle autorità, da parecchi mesi fuma esalando miasmi insopportabili e pericolossisimi per la salute di centinaia di residenti e migliaia di persone che quotidianamente si recano presso i centri commerciali della zona. Il Comitato presenterà una petizione popolare con centinaia di firme in cui si chiede alla Regione Campania e alle Istituzioni preposte l'immediata attivazione per la bonifica del sito. Le responsabilità sono da ricercare molto indietro negli anni e risalgono al 2001 e anni successivi con evidente responsabilità anche del Commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell'epoca.

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Anno II - Numero 17 Domenica 13 maggio 2012 Questo numero è stato chiuso in redazione il giorno 9 maggio 2012. ilgiornaledicasoria@libero.it Tel. 081 7588818 - 3358270557 Inserto di Napolincasa News Aut. Tribunale di Napoli n. 0062 del 30/09/2005 Editore: Carlo De Vita Via S. Di Giacomo, 6/8 - 80026 Casoria (NA) casadevita@libero.it Direttore responsabile: Giuseppe Storti Segreteria di redazione: Imma D'Angelo - Anna Baratto casadevita@libero.it Direzione e redazione: Via S. Di Giacomo, 6/8 80026 Casoria (NA) Tel. 081 7588818 Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafis print s.a.s. Via A. Lauro, 1/5 - Casoria (NA) Tel. 081 7382350 - www.grafisprint.com

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