Catalogo d'Arte // Steve Mccurry

Page 1

STEVE McCURRY PORTRAITS


PORTRAITS A CURA DI FLAVIA CUNEO


pag. 8

pag. 12

pag. 18

pag. 24

pag. 32

pag. 38

pag. 44


BIOGRAFIA


Steve McCurry Nato il 24 Febbraio 1950 in un piccolo sobborgo di piccola città di Philadelphia in Pennsylvania. Ha frequentato la High School Marple Newtown nella Contea di Delaware e si è poi iscritto presso la Penn State University per studiare fotografia e cinema, per ottenere poi una laurea in teatro nel 1974. Si interessò molto alla fotografia quando iniziò a fotografare per il quotidiano della Penn State: The Daily Collegian. Dopo aver lavorato al Today’s Post presso il King of Prussia per due anni, partì per l’India come fotografo freelance. È stato proprio in India che McCurry ha imparato a guardare ed aspettare la vita. “Se sai aspettare”, disse, “le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”. La sua carriera è stata lanciata quando, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell’invasione russa.

Quando tornò indietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti. Quelle immagini, che sono state pubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero. Il suo servizio ha vinto la Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, un premio assegnato a fotografi che si sono distinti per eccezionale coraggio e per le loro imprese. McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, a Beirut, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo. Il lavoro di McCurry è stato descritto nelle riviste di tutto il mondo e contribuisce sovente al National Geographic Magazine. McCurry è membro della Magnum Photos dal 1986. Egli è il destinatario di numerosi premi, tra cui il Magazine Photographer of the Year, assegnato dalla National Press Photographers’ Association. Lo stesso anno ha vinto per il quarto anno consecutivo il primo premio al concorso World Press Photo.

“What is important to my work is the individual picture. I photograph stories on assignment, and of course they have to be put together coherently. But what matters most is that each picture stands on its own, with its own place and feeling.”

8

9


RAGAZZA AFGANA


Sharbat Gula Il suo sguardo fiero, immortalato da Steve McCurry in una foto scattata nel 1984, scelta poi come copertina da National Geographic National Geographic l’anno dopo fece il giro del mondo, divenendo il simbolo della condizione dei profughi di ogni provenienza. Identificata come la ragazza Afgana, è rimasta nell’anonimato fino al 2002, quando dopo 17 anni McCurry e la troupe della National Geographic Television hanno deciso di provare a darle un nome rintracciandola in un Agfanistan molto cambiato. (Da quest’operazione di ricerca la National Geographic produsse il documentario Search for the Afghan Girl mandato in onda per la prima volta il 9 marzo 2003, oltre a ridedicare una prima di copertina alla donna che per 17 anni era stata ignara della fama conquistata nel mondo dalla sua immagine.

12

Quando tornò indietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti. Quelle immagini, che sono state pubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero. Il suo servizio ha vinto la Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, un premio assegnato a fotografi che si sono distinti per eccezionale coraggio e per le loro imprese. McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, a Beirut, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo. Il lavoro di McCurry è stato descritto nelle riviste di tutto il mondo e contribuisce sovente al National Geographic Magazine. McCurry è membro della Magnum Photos dal 1986. Egli è il destinatario di numerosi premi, tra cui il Magazine Photographer of the Year, assegnato dalla National Press Photographers’ Association.

La luce era morbida. Il campo profughi in Pakistan era un mare di tende. All’ interno della tenda scuola fu la prima bambina ad essere notata. Percependo la sua timidezza, il fotoreporter Steve McCurry si avvicinò a lei, e solo all’ultimo momento le chiese se poteva scattare la foto. McCurry ricorda ancora la sua espressione. Quell’uomo era uno sconosciuto, e lei non era mai stata fotografata prima. E non lo sarà fino al successivo incontro, 17 anni dopo. Sharbat Gula non è stata più fotografata. Chi non ricorda i suoi disarmanti occhi verdi, spalancati, in quell’espressione mista tra paura, mistero, rabbia e voglia di riscatto? “Non pensavo che la fotografia della ragazza sarebbe stata diversa da qualsiasi altra cosa che ho scattato quel giorno”, dice McCurry, ricordando quella mattina del 1984, passata a documentare il calvario dei profughi dell’Afghanistan.

Il ritratto di McCurry si rivelò essere una di quelle immagini che colpiscono al cuore, e nel giugno del 1985, fu stampata sulla copertina della rivista National Geographic. Quegli occhi sono di colore verde mare. In essi è possibile leggere la tragedia di una terra prosciugata dalla guerra, e sono divenuti noti in tutto il mondo grazie alla National Geographic come gli occhi della “ragazza afghana”. Per 17 anni nessuno ha conosciuto il suo nome. Nel mese di gennaio del 2002 il team della National Geographic e McCurry tornarono in Pakistan per cercare la ragazza dagli occhi verdi. Mostrarono l’immagine intorno a Nasir Bagh, il campo profughi ancora in piedi vicino a Peshawar, dove la fotografia era stata fatta. Proprio quando la ricerca sembrava farsi più ardua, un uomo disse di sapere chi era la ragazza nella foto. Avevano vissuto al campo insieme come fratelli.

13


Il fotografo era determinato a raggiungerla. Tre giorni di viaggio per arrivare al suo villaggio, che era a circa sei ore di macchina e tre di cammino, sul confine. McCurry, quando la vide entrare nella stanza, pensò tra sé e sé: “E’ lei”. Il suo nome è Sharbat Gula, ed è pashtun, una tra le più note tribù guerriere afghane. Si dice dei Pashtun che difficilmente sono in pace, e quegli occhi sembrava ancora bruciassero di ferocia. Dovrebbe avere fra i 28 ed i 30 anni (nds 37-38 oggi che ricordiano l’articolo originale). Il tempo e le difficoltà hanno cancellato la sua gioventù, ma negli occhi quel riverbero che non si è ammorbidito. “Ha avuto una vita difficile”, ha detto McCurry. Consideriamo la situazione: ventitré anni di guerra, 1,5 milioni di morti, 3,5 milioni di rifugiati. Questa è la storia dell’Afghanistan dell’ultimo quarto di secolo o forse più, e nonostante adesso siamo nel 2009 non sembra che le cose siano cambiate. “Non c’è una sola famiglia che non abbia provato l’amarezza della guerra”, disse un giovane mercante afghano nel 1985 alla National Geographic, storia che apparve con la fotografia di Sharbat sulla copertina.

14

“La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa”.

15


TIBET


“I was driving along a road in Tibet when I came upon a large movie crew, including about 300 real soldiers in period uniforms. It turned out that they were filming a movie on the Chinese liberation of Tibet, an event that Tibetans see more as an occupation. The article deals with the situation in Tibet during its recent past and today. It was surreal to see that pivotal time reenacted right in front of me and completely by chance.�

Larung Gar, Kham, Tibet

18

19


20

21


INDIA

22


Rajasthan, India 1983 I was in a beat-up taxi traveling through the desert to a town called Jaisalmer on the India-Pakistan border. It was in June, and as hot as the planet ever gets. The rains had failed in this part of Rajasthan for the past thirteen years. I wanted to capture something of the mood of anticipation before the monsoon. As we drove down the road, we saw a dust storm grow -- a typical event before the monsoon breaks. For miles it built into a huge frightening wall of dust, moving across 24

the landscape like a tidal wave, eventually enveloping us like a thick fog. As it arrived, the temperature dropped suddenly and the noise became deafening. Where we stopped, women and children worked on the road -- something they are driven to do when the crops fail -- now barely able to stand in the fierce wind, clustered together to shield themselves from the sand and dust. I tried to make pictures. The road workers didn’t even notice me. In the strange dark-orange light and howling wind, battered by sand and dust they sang and prayed. Life and death seemed to hang in precarious balance. 25


26

27


28

29



32

33


34

35


Afghanistan


I was covering the war that erupted between the militias after the Russians withdrew from Afghanistan, photographing the aftermath of an attack on Kabul when, without warning, another rocket attack began. I took cover in what turned out to be a hospital for the mentally ill. Its residents were the victims of more than a decade of war -- both civilians and soldiers. There were no doctors or nurses, no electricity, no running water. The smoke from the fire of a makeshift kitchen had blackened the ceilings and walls. The men and women there wandered around, or sat in a catatonic stupor.

38

39


40

41


YEMEN


Yemen is a starkly beautiful region of rugged peaks and narrow green valleys. Graceful castles and villages built of stone crown peaks and promontories fringed with terraces, are testimony to the farmers’ unending efforts to contain and channel the precious seasonal downpours. Andrew Cockburn

44

45


46

47


Edizione Italiana per le opere di Steve Mccurry Copyright © fotografico Steve McCurry Copyright © articoli National Graphic Copyright © citazioni Steve McCurry Copyright © grafico Flavia Cuneo Fonti fotografiche © http://stevemccurry.com Fonti testi © http://www.nationalgeographic.it Editore Accademia di Belle Arti Roma



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.