Gli insetti di Fly Line: anteprima

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Le pagine che seguono sono un piccolo estratto originale del volume “Gli insetti di Fly Line”. Le prossime due pagine mostrano retro e copertina del volume. Le pagine successive mostrano il capitolo introduttivo sulla famiglie Heptageniidae con i primi due dei generi trattati: Epeorus e Rhithrogena. Si tratta di poche pagine, qui mostrate esclusivamente come esempio. Il volume può essere richiesto direttamente alla redazione. Il costo è stabilito in Euro 75,00. Tutte le spese di confezione e spedizione sono a carico dell’editore. Per informazioni di qualunque genere contattare la redazione di Fly Line: tel. 059573663 fex 059 573663 e-mail: flyline@flylinemagazine.com

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Heptageniidae

Cu1 Epeorus

coppia distale

Cu2 coppia prossimale

Ala posteriore di Heptageniidae.

L

Rhithrogena

Ecdyonurus

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a famiglia Heptageniidae, presente in Italia con cinque generi (Epeorus, Rhithrogena, Ecdyonurus, Electrogena ed Heptagenia) è caratterizzata da ali ricche di venature e da un particolare tipico e ben evidente della venulazione alare. É consigliabile acquisire con esso una certa confidenza: questa famiglia è fondamentale per i nostri interessi alieutici e detto particolare consente di individuarla immediatamente, anzichè procedere per esclusione come nella chiave semplificata. Eccolo. L’ala anteriore presenta, tra le due cubitali, quattro venature intercalari formanti due coppie di differente lunghezza, delle quali la coppia più lunga è quella prossimale. Dopo un minimo di pratica si sarà in grado di identificare gli Heptageniidae a prima vista, con un’occhiata inquisitrice ad un terzo circa delle ali, presso il bordo d’uscita, tra le due cubitali. Questa zona è parzialmente celata dalle ali posteriori, tuttavia un osservatore allenato non avrà troppe difficoltà nell’individuarlo, ruotando tra le dita l’insetto cercando di scostare le ali. Se si dispo-

L’ala anteriore presenta, tra le due cubitali, quattro venature intercalari formanti due coppie di differente lunghezza, delle quali la coppia più lunga è quella prossimale.

ne di un’immagine le ali sono trasparenti ed un minimo di perizia consentirà di intravvedere in trasparenza le due coppie di venature. Occorre una buona vista a distanza ravvicinata od una lente. É un carattere talmente evidente da poter essere notato in una buona percentuale di fotografie. L’ala tipo utilizzata per mostrare la venulazione alare tipo degli Efemerotteri nel capitolo di introduzione all’ordine è di Heptageniidae (pagg. 38-39). Del resto la presenza di due soli cerci lascia all’effimera tre sole possibilità: o è un Baetidae, o un Siphlonuridae, oppure, appunto, un Heptageniidae. La ricchezza delle venature longitudinali e soprattutto trasverse e la maggiore dimensione (carattere impreciso, ma utile) li distingue dai Baetidae. I Siphlonuridae per lo più vivono nei laghi, o in acque lente, con vegetazione sommersa e sono di regola irreperibili nei torrenti, salvo localmente in pozze stagnanti, poi il carattere della venulazione alare di questi è molto evidente.


Chiave dei generi (Belfiore, 2003) 1.

2.

3.

4.

Lobi del pene divergenti, molto separati distalmente .

.

.

2

- Lobi del pene accostati per gran parte della loro lunghezza

.

.

3

- Lobi del pene di forma diversa

.

.

4

Estremità dei lobi del pene distintamente ripiegata verso l’esterno. Titillatori assenti . . . . . . . .

.

Epeorus

- Le estremità dei lobi del pene non piegano verso l’esterno, ma sono dirette più o meno posteriormente. Titillatori presenti .

.

Rhithrogena

Lobi del pene accostati per gran parte della loro lunghezza. Peni dilatati distalmente espansi in senso laterale con una forma tipicamente definita “a scarpa” . . .

.

.

Ecdyonurus

- Lobi del pene come sopra, ma con estremità appuntita .

Ecdyonurus gruppo venosus

- Lobi del pene come sopra, ma con estremità arrotondata .

Ecdyonurus gruppo helveticus

.

.

.

.

.

Lobi del pene generalmente di forma ovale regolare. Addome bruno gialliccio con distinte macchie rossicce agli angoli posteriori (e talvolta anteriori) dei tergiti (eccetto E. zebrata, solo Sardegna)

.

Electrogena

- Lobi del pene di forma irregolare con sclerite appuntito, o subrettangolari, diretti verso l’esterno. Addome senza distinte macchie scure . . Heptagenia

Gli Heptageniidae sono effimere di piccola, media e grande dimensione, andando dai mm 5 di qualche Heptagenia ai mm 18 di un E. venosus. Alcune specie sono univoltine, altre bivoltine. Questo gruppo è il principe dei torrenti a fondo duro, il vero dominante delle acque fresche e veloci di montagna. Si è evoluto per vivere tra sassi, rocce e pietre lambite da veloce corrente. Alcune specie sono talmente specializzate da popolare i tratti più vorticosi dei torrenti, almeno quelli dove, armati di apposita rete e calzando stivali, immersi in acqua per smuovere i sassi con i piedi, è appena possibile reggere il flusso per catturare le loro ninfe. É anche il gruppo tassonomicamente meno conosciuto, in Italia, ed il più difficile da affrontare, specie disponendo di sole femmine. Richiede più degli altri l’allevamento in vasche, così da disporre dei vari stadi dell’insetto. Per il dilettante è praticamente impossibile raggiungere certezze nella determinazione sistematica di ogni specie reperita.

É importante raccogliere gli esemplari prossimi allo sfarfallamento assieme all’acqua che li ospita. Il riscaldamento eventuale, se non si dispone di un refrigeratore, dell’ambiente acquatico anticiperà lo sfarfallamento, ma le still born (nate morte) saranno più numerose. Trattenendo le subimmagini sotto cupolini in plexiglass è possibile, nel giro di 1-2 giorni o poco più, ottenere le immagini. Le subimmagini non vanno mai afferrate per le ali con le dita, ma con una pinza morbidissima, o l’ultima muta presenterà problemi nella fuoriuscita delle ali. Le ninfe degli Heptageniidae sembrano strutturate come le moderne auto da corsa di Formula 1. Il ventre è piatto, mentre il dorso di torace e addome è profilato come l’estradosso di un’ala. Anche i femori presentano profilo aerodinamico, come le lamelle delle tracheobranchie (certamente il primo delle sette paia inserite agli angoli posteriori dei primi sette urotergi) e partecipano alla spinta verso il suolo, con la loro for-

Electrogena

Heptagenia

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Imago femmina di Heptageniidae indet. con indicate le caratteristiche della famiglia.

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ma e la loro disposizione. Le ninfe degli Heptageniidae sono dette ninfe piatte. Per vederne qualcuna è sufficiente sollevare qualche pietra dal fondo di un torrente, sono inconfondibili. Il cranio è molto depresso ed è sviluppato notevolmente più in larghezza che in lunghezza. Tale sviluppo laterale è anche un carattere tipico della famiglia (vedi capitolo sulle ninfe). Allo stesso modo in cui i Baetidae riescono a popolare acque torrentizie, svariati Heptageniidae riescono a popolare acque per le quali li giudicheremmo inadatti. Alcune specie sono quindi reperibili in pianura, in particolare in corsi d’acqua con fondo ciottoloso, ma anche tra detriti vegetali e fanghiglia. Possiamo già individuare una prima diversificazione ambientale tra i cinque generi presenti in Italia: - Le specie del genere Heptagenia prediligono le regioni collinose e montuose non elevate e non sono strettamente legate ai torrenti, popolano anche i fiumi di pianura riuscendo a vivere tra detriti vegetali e substrati fangosi. Come tutte le specie del gruppo nuotano con difficoltà, ma corrono velocemen-

te. Degli Heptageniidae, sono quelle maggiormente “compromesse” con ambienti lentici. - Le specie del genere Ecdyonurus ed Electrogena prediligono i torrenti, ma si possono reperire in pianura in corsi d’acqua anche a moderata velocità, ma solo con fondo ciottoloso. All’E. forcipula, ad esempio, è sufficiente qualche roggia sorgiva e/o derivata da fiumi del piano, purchè abbia fondo ciottoloso e buon deflusso, per sistemarsi con buoni popolamenti (l’ho reperita in canali di irrigazione parzialmente sorgivi presso Goito). Pur riuscendo ad ambientarsi in pianura, gli Ecdyonurus sono frequentissimi in montagna anche a quote elevate. É quasi impossibile non reperirne in qualunque torrente, purchè con acque abbastanza pure. - Le specie del genere Rhithrogena sono essenzialmente petricole, sono diffuse in montagna, ma si adattano alla pianura, scegliendo però i tratti a maggiore corrente e fondo sassoso. Quelle che hanno lasciato i torrenti alle spalle, desiderano ritrovarne le caratteristiche: sassi e corrente. - Le specie del genere Epeorus sono le più specializzate e frequentano esclusiva-


mente acque veloci di montagna, essi arrivano quindi all’ultima frontiera alieutica. A quote inferiori prediligono i punti dove la corrente è più impetuosa: gli Epeorus non hanno mai tradito le acque turbolente delle alte valli montane. Pare quindi esservi una sorta di escalation nella successione dei quattro generi, relativamente all’adattamento ad acque sempre più veloci. Tale adattamento però non corrisponde alla frequenza delle varie specie. Ecdyonurus venosus ad esempio è diffusissimo in moltissimi ambienti montani anche a quote relativamente elevate e può essere ben più numeroso degli Epeorus. I colori dominanti negli Heptageniidae sono quelli caldi della terra, dal castagno al nocciola, dal colore ruggine al rossiccio al giallastro ocraceo. Sono numerosi i tentativi di discriminazione basati sui colori e sulle disposizione delle macchie, ma molti cromatismi decadono con la morte, altri con la conservazione in alcol, poi un conto è descrivere particolari anatomici e un altro è descrivere tonalità cromatiche e macchie di colore, sempre sfumate e confuse da aloni variabili. Non solo, ma colori e toni variano con la luce e possono virare moltissimo nelle circostanze fotografiche, dove subiscono sempre le dominanti dell’ambiente circostante. Alcune immagini presentano cromatismi piuttosto personalizzati, come H. sulphurea ed H. longicauda, assai giallastre, o E. venosus, rosso ruggine acceso. Ma la grande differenza cromatica la possiamo verificare tra subimago e imago. Le subimmagini si presentano di regola con ali ceracee, opache, maculate vistosamente o di colore uniforme, il corpo si presenta con tinte più tenui, spesso virate verso il grigio nocciola. Le subimago sono ben visibili grazie alle ali poco trasparenti che le fanno individuare facilmente sia in volo che posate sull’acqua. Le immagini hanno colori più saturi e lo diventano ancor più qualche tempo dopo la metamorfosi. Le ali sono di regola perfettamente trasparenti, con riflessi assai luminosi, spesso presentano tenui tinte giallastre o brunastre prossimalmente e nei campi costali, solo le venulazioni rimangono ben marcate.

Le tinte più chiare sono riprese nelle zampe, specie le medie e posteriori. Spesso le anteriori, in particolare nel maschio, sono molto scure, brune, castagne o nerastre, le altre giallicce con macule brune variamente disposte. Sfarfallano da primavera ad autunno ed i periodi, maggiormente compressi nel tempo nei fiumi del piano, si dilatano salendo di quota, al punto che nei torrenti da circa 800 metri in su è raro non vederne durante tutto l’arco stagionale anche in pieno giorno. Le subimago vivono da uno a due giorni, di regola mutano la prima o (più facilmente) la seconda notte, mentre le immagini possono superare la settimana di vita, se non riproducono. Nei torrenti gli sfarfallamenti possono riguardare tratti brevi ed anche singole lame o pozze, durante il giorno si notano con facilità osservando lo spazio di cielo sulla verticale dell’acqua, dove iniziano a volare a metà giornata, di sera la quota di volo si abbassa e non è difficile riuscire a catturarne qualcuna anche a mani nude, si possono notare le femmine quando cercano di depositare le uova toccando ritmicamente la superficie. Nelle zone d’acqua calma tra i sassi in prossimità delle rive si trovano le immagini morte dopo la copula. Qui renderemo possibile la discriminazione del genere, e in qualche caso della specie. Note sistematiche - La nomenclatura degli Heptageniidae è assai cambiata rispetto alle precedenti opere note ai Pam (De Boisset 1939, Marta Grandi 1960 e Belfiore 1983). Le specie segnalate in Italia sono ora 39 ed i generi cinque, essendo stato introdotto il genere Electrogena in cui sono confluiti diversi Ecdyonurus. La chiave dei generi è stata pertanto aggiornata. Buona parte delle nuove specie sono tuttavia rare o presenti solo nelle isole, pertanto nei tentativi di determinazione sistematica di quelle più comuni non dovrebbero esservi troppi rischi di errore per “confusione” con le nuove. I caratteri descritti nella trattazione che segue (forme adulte) si avvarrà comunque delle descrizioni ancora valide riprese da Ephemeroidea, Grandi, 1960.

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Genere Epeorus

Foto a destra: si verifica il carattere espresso nella chiave: estremità dei lobi del pene distintamente ripiegata verso l’esterno.

Determinante per individuare gli Epeorus è la verifica della lunghezza dei primi due tarsomeri (circa uguali) ed in E. alpicola ed E. assimilis, uguali anche al terzo. Le unghie uguali e membranose costituiranno un’ulteriore conferma.

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C

hi ama i freschi, avari e vorticosi torrenti d’alta montagna deve necessariamente evolvere un minimo di feeling con questo gruppo, anch’esso amante dei medesimi ambienti che condivide, almeno tra le Effimere, con qualche Ecdyonurus e qualche onnipresente specie di Baetis. Il carattere che identifica il genere è la proporzione dei primi due tarsomeri delle zampe anteriori del maschio: sono identici come lunghezza, anzichè con il primo più breve come negli altri tre generi del gruppo. Anche il terzo è di simile lunghezza, mentre il quarto ed il quinto presentano lunghezza decrescente. Per discriminare gli adulti occorre quindi una lente contafili ad almeno 10 ingrandimenti (25 x sono l’ideale), così da visualizzarli chiaramente. Un ingrandimento 50 x è utile per verificare l’altro importante carattere relativo alle unghie delle zampe anteriori, uguali e non appuntite, ma membranose. É utile confrontarle con le unghie delle zampe posteriori, che invece presentano un’unghia appuntita ed una membranosa. I lobi del pene degli Epeorus somigliano a quelli del genere Ecdyonurus, col quale, nei primi tentativi, potrebbero essere confusi. Nelle ninfe, il carattere fondamentale per discriminare il genere è il ridottissimo paracerco, appena o affatto prominente dal 10 urite. Nelle ninfe del resto della famiglia il paracerco è sviluppato quanto i cerci (vedi

il capitolo sulle ninfe). Le poche specie del genere Epeorus sono reofile: popolano le acque correnti dalla collina a 2000 metri di quota, spesso preferendo punti turbinosi, nelle parti alte dei torrenti sono le più specializzate. Tre specie sono presenti in Italia: E. assimilis (ex E. sylvicola) assai comune e abbondante, E. alpicola, poco comune, solo Nord, ed E. yougoslavicus, poco comune, presente solo al Centro-Sud. Adulti. Sono effimere di media e grande dimensione, comprese tra gli 11 ed i 16 mm, con cerci lunghissimi, fino a 45 mm nei maschi e 35 mm nelle femmine. Gli


Pene bilobato di subimago di E. assimilis. Si noti come l’estremità dei due lobi sia chiaramente ripiegata verso l’esterno.

In Epeorus i primi tre tarsomeri sono circa uguali e gli altri due di lunghezza decrescente.

Foto in basso: l’addome è visto parzialmente dall’alto. Il bordo scuro è assai sfumato e non è facile definirlo nei disegni, necessariamente schematici, si vede comunque il bordo scuro che si piega nettamente in avanti.

sfarfallameni si producono da maggio a settembre, più concentrati da giugno ad agosto, con le modalità tipiche, privilegiando mattino e sera, ma anche il pomeriggio a quote maggiori. Le immagini possono vivere diversi giorni. Vi sono descrizioni di sfarfallamenti sia in immersione, con le subimago che attraversano il velo d’acqua,

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Epeorus assimilis subimago maschio (sopra) e subimago femmina (sotto).

In evidenza il bordo scuro che ripiega in avanti lasciando scoperti gli angoli posteriori degli uriti.

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Fiume Potenza, mese di maggio. Foto di Alfeo Busilacchio.


sia all’asciutto, sui sassi lambiti dalla corrente sui quali le ninfe si arrampicano, sia semplicemente in superficie, con l’adulto che s’invola dalla ninfa che deriva. E. assimilis ed E. alpicola sono discriminabili tra loro per il colore e le macchie negli uriti. I caratteri cromatici non sono semplici da affrontare, data la variabilità nella saturazione e nelle cromie, comunque in questo caso le differenze sono ben evidenti: in E. alpicola una fascia bruna corre lungo il margine posteriore degli urotergi e forma netti anelli addominali tra loro paralleli, mentre in E. assimilis detta fascia bruna, lungo i margini, ad un certo punto è ripiegata in avanti con un angolo abbastanza netto e lascia, ben visibili, gli angoli posteriori degli uriti, lateralmente all’addome, chiari. Inoltre E. alpicola presenta centralmente nella parte ventrale degli uriti (urosterni 2-7) una macchia romboidale, mentre in E. assimilis detta macchia è più ampia, triangolare, con la base del triangolo che comprende tutto il margine posteriore ed il cui vertice raggiunge il margine anteriore al centro.

a

b

Sopra, Epeorus assimilis, imago maschio, fiume Aventino.

1

c

d

2

Dis. 2 - Epeorus assimilis: c - uriti quinto e sesto visti dal ventre. La macchia bruna è triangolare e la sua base interessa tutta la base del pezzo. d - stessi uriti visti di fianco. Il bordo scuro ripiega in avanti.

Dis. 1 - Epeorus alpicola: a - uriti quinto e sesto visti dal ventre. La macchia bruna appare romboidale. b - stessi uriti visti di fianco. Il bordo scuro percorre il bordo posteriore.

Alle 4 pagine successive: subimago e imago femmina di Epeorus assimilis.

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Genere Rhithrogena

Foto a destra: le estremità dei lobi del pene non piegano verso l’esterno, ma sono dirette più o meno posteriormente.

Rhithrogena semicolorata, subimmagine femmina. Foto Alfeo Busilacchio.

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I

l genere, nonostante la rilevante diffusione e la frequente presenza di alcune specie, in parte è ancora relativamente misterioso nel nostro Paese, è il meno conosciuto della famiglia, già poco nota. In Europa sono oltre trenta le specie individuate, di queste ne sono descritte (aggiornamento anno 2003, Belfiore) tredici per l’Italia (le specie recenti sono indicate con scopritore ed anno): R. adrianae BELFIORE 1983, R. alpestris, R. degrangei, R. dorieri, R. fiorii, R. hybrida, R. loyolaea, R, nivata, R. nuragica BELFIORE 1987, R. reatina SOWA & BELFIORE 1984, R. semicolorata, R. sibillina METZLER, TOMKA & ZURWERRA 1985, R. siciliana BRAASCH 1989 (ex R. johannis). Non solo è arduo discriminare sistematicamente le specie presenti, ma con buona probabilità sono presenti altre specie sconosciu-

te. La più comune e diffusa è certamente R. semicolorata, della quale presentiamo numerose immagini. Le altre specie sono più o meno rare o endemiche di località circoscritte o isole. Ci accontenteremo di assicurare il riconoscimento del genere, arricchendo i dati con le opportune caratteristiche.


Gli adulti, almeno nelle specie non recenti, sono caratterizzati da due particolarità del maschio (Grandi): - I lobi del pene sono divisi nel senso della lunghezza, così che, osservando l’estremità dell’addome dal ventre, sporgono dallo stiligero (piastra del margine posteriore del 9° urosterno) solo i due lobi separati e di regola divergenti. I titillatori citati nella chiave dei generi sono evidenziati nel disegno in basso. - nelle lunghe zampe anteriori il primo tarsomero è chiaramente più breve del secondo e di regola è il più breve di tutti. Sono Effimere assai diffuse e comuni in acque pulite a fondo duro a quote medie ed elevate. Alcune specie sono state reperite in montagna a 2000 metri di quota, mentre altre possono popolare acque correnti di pianura, scegliendo le zone a maggiore corrente. Presentano di regola una sola generazione all’anno e dimensioni da medio piccole a medio grandi, dai 5/6 mm ai 13/14 mm.

Una specie, R. fiorii, abitante dei tratti medi di modesti corsi d’acqua, è nota per sfarfallare nei mesi di febbraio e marzo ed attualmente pare diffusa in Emilia e nel Lazio. La sua individuazione in base al periodo di sfarfallamento offre al dilettante accettabile sicurezza. Un relativamente facile carattere consente di individuare le ninfe (vedi il capitolo sulle ninfe): la prima coppia di tracheobranchie presenta lamelle chiaramente più grandi delle successive, disposte centralmente, quasi a contatto nella parte mediana. Le femmine, dopo la fecondazione, possono volare per qualche tempo con le uova appese all’estremità dell’addome, una sorta di apparente prolunga, che poi lasciano cadere liberamente o toccando ritmicamente durante il volo la superficie dell’acqua. Brevi note di geonemia - R. semicolorata è la più comune e diffusa. R. alpestris, R. degrangei, R. nivata, R. loyolacea e R. dorieri si trovano solo al Nord. R. adrianae rara, solo Appennino, R. fiorii poco comune, centro e Sud. R. nuragica solo Sardegna. R. sibillina solo Monti Sibillini (Marche), R. siciliana rara, solo Sicilia. R. hybrida poco comune.

Rhithrogena semicolorata, subimmagine maschio. Foto Alfeo Busilacchio.

Nel disegno sono evidenziati i titillatori citati nella chiave dei generi.

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Rhithrogena semicolorata. Pag. a sinistra: spent imago maschio. Qui sopra: imago femmina appena mutata, con colori non ancora saturi. Sotto: immagine maschio. Pagg. successive: Rhithrogena fiorii, subimago femmina.



Rhithrogena fiorii, subimago femmina.


Rhithrogena fiorii, imago maschio, Appennino modenese, torrente Ospitale. L’esemplare è nato in cattività da ninfe prelevate mature alla fine di marzo. Sopra: un’altra inquadratura ripresa di 3/4 dei peni di Rhithrogena fiorii.

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Rhithrogena fiorii imago maschio.

Rhithrogena fiorii, subimago maschio.

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