Vieni a scoprire le nuove mappe per navigare in un mondo a bassa crescita, tassi reali negativi e capovolgimenti demografici
RIVISTA TRIMESTRALE - ANNO 4 - NUMERO 3 - MARZO 2016
LUNGO TERMINE, PREVIDENZA E SOSTEGNO ALL’ECONOMIA REALE
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La complessità offre opportunità
LA PRESENTE COMUNICAZIONE È RISERVATA ESCLUSIVAMENTE AGLI INVESTITORI PROFESSIONALI E NON È DESTINATA AL PUBBLICO. Pubblicata da: State Street Global Advisors Limited (“SSGA”). Società autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority e registrata con il n. 2509928, partita IVA 5776591 81. Sede legale: 20 Churchill Place, Canary Wharf, London, E14 5HJ, Regno Unito. Sito web: ssga.com. SPDR ETFs è la piattaforma di exchange traded fund (“ETF”) di SSGA ed include fondi autorizzati dalle Autorità Europee come fondi aperti d’investimento UCITS (“le Società”). Gli ETF (Exchange Traded Fund) vengono negoziati come i titoli azionari, comportano un rischio d’investimento e il loro valore di mercato è soggetto a fluttuazioni. Non viene fornita alcuna garanzia che l’ETF raggiunga l’obiettivo d’investimento. L’investimento comporta dei rischi, tra cui quello di perdita del capitale. Standard & Poor’s, S&P e SPDR sono marchi registrati di Standard & Poor’s Financial Services LLC (S&P); Dow Jones è un marchio registrato di Dow Jones Trademark Holdings LLC (Dow Jones); questi marchi registrati sono stati concessi in licenza d’uso a S&P Dow Jones Indices LLC (SPDJI) e in sottolicenza per fini specifici a State Street Corporation. I prodotti finanziari di State Street Corporation non sono sponsorizzati, sostenuti, venduti o promossi da SPDJI, Dow Jones, S&P, dai loro rispettivi affi liati e licenzianti terzi e nessuna delle parti citate rilascia dichiarazioni in merito all’opportunità di investire in tale/i prodotto/i, né è responsabile in relazione agli stessi, fra l’altro, per errori, omissioni o interruzioni di un indice. Prima di eff ettuare l’investimento, si consiglia di procurarsi e leggere il Prospetto informativo della Società. I potenziali investitori possono ottenere gratuitamente il Prospetto attuale, lo Statuto, i Documenti contenenti le Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID), le più recenti relazioni annuali e semestrali facendone richiesta a SSGA o visitando il sito spdrseurope.com © 2016 State Street Corporation – Tutti i diritti riservati. IBGE-2161 Valido fino al: 28/02/2017
SOMMARIO FOCUS SUL SALONE 120 conferenze, 300 relatori, 160 marchi presenti, 14.000 visitatori attesi… ma il meglio deve ancora venire!
FOCUS IL SALONE DEL RISPARMIO
Anno 4 Numero 3 Marzo 2016
A pag. 4
FOCUS SUL SALONE
6
Verso una rivoluzione epocale
7
La previdenza complementare sotto la lente
8
Un faro sul futuro dell’industria
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Una sfida di lungo periodo
13
L’Italia intervenga sull’alfabetizzazione finanziaria
EUROPA E ITALIA
Il periodico di informazione finanziaria di
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Il risparmio nell’agenda del governo
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Un faro sul futuro della previdenza
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Verso una previdenza complementare obbligatoria
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Distinguere la volatilità dal rischio oggettivo
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Morningstar, il rating diventa socialmente responsabile
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LAVORO E CARRIERE
Editore Assogestioni Servizi Srl Via Andegari, 18 20121 Milano
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Emf, the big long
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AAA cercasi risk manager
TENDENZE E NOVITÀ
Salone del Risparmio sempre più sostenibile
15 16
Tutte le opportunità 2016
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Più spazio alle obbligazioni high yield
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Niente hard landing in Cina
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Fed, tra policy e credibilità
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Tutti i vantaggi dei liquid alternative
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Quel peso eccessivo delle banche centrali
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È una Bce sempre più aggressiva
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La lunga strada della normalizzazione del petrolio
Hanno collaborato Andrea Dragoni, Fabio Galli, Lorenzo Maleo, Manuela Mazzoleni, Massimiliano Mellone, Sara Silano
Stampatore Quistampa s.r.l. Gorla Minore (VA)
49 Quei rischi geopolitici che pesano sui mercati
Direttore responsabile Jean-Luc Gatti
Progetto Grafico Next Level Studio
MONDO
Fondi comuni e clientela retail, un rapporto stabile
Periodico di informazione finanziaria. Registrazione Tribunale di Milano N. 189 del 24/04/2009
#SdR16: al via il contest Twitta Il Risparmio
EDUCAZIONE FORMAZIONE E CULTURA
Crediti fotografici Giuseppe Circhetta, Zeta Foto Studio: Gabriele Barbieri e Umberto Dossena Per le immagini senza crediti l’editore ha ricercato i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. Tuttavia è a completa disposizione per l’assolvimento di quanto occorre nei loro confronti. Pubblicità commerciale@ salonedelrisparmio.com T. +39 02 361651.32 F. +39 02 361651.63
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Salone del Risparmio e Iulm insieme per avvicinare i Millennials al gestito
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I tre assi dell’educazione finanziaria
Contatti c/o Assogestioni Via Andegari, 18 20121 Milano focus@assogestioni.it T. +39 02 361651.1 F. +39 02 361651.63 Chiuso in redazione 4 marzo 2016 3
EDITORIALE
120 CONFERENZE, 300 RELATORI, 160 MARCHI PRESENTI, 14.000 VISITATORI ATTESI… MA IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE! di Jean-Luc Gatti
È
trascorso poco più di un anno e il 6, 7 e 8 aprile torna a Milano Il Salone del Risparmio, l’evento nazionale – ideato e organizzato da Assogestioni – interamente dedicato al mondo della gestione professionale del risparmio. Le novità di questa edizione sono molteplici, a partire dalla sede. Il Salone infatti ha cambiato casa e la prossima edizione dell’evento si terrà al MiCo di Milano, nell’ala Nord della “vecchia fiera”, in Via Gattamelata 5. Quella che in questi giorni apre i battenti è la settima edizione della manifestazione e mai come prima Il Salone del Risparmio ha richiamato l’attenzione di un numero così rilevante di protagonisti. Sono quasi 160 i marchi in rappresentanza di società di gestione del risparmio, reti di distribuzione, consulenti finanziari, associazioni, media, università, enti per la formazione, istituzioni e autorità di vigilanza che, insieme a un pubblico atteso di circa 14.000 professionisti e risparmiatori, sono pronti a dare vita alla più grande edizione di sempre. Ad attenderli ci sono più di 120 conferenze, corsi di formazione e seminari certificati condotti da un esercito di 300 relatori internazionali. Un labirinto di incontri organizzato in sette percorsi tematici che, per aiutare i visitatori a scegliere gli argomenti di maggiore interesse, spaziano tra: le scelte d’investimento delle famiglie; l’investimento di lungo termine, la previdenza e il sostegno all’economia reale; l’e4
ducazione finanziaria e la formazione; la finanza sostenibile e l’impact investing; la consulenza finanziaria e la distribuzione; i portafogli su misura, i mercati e i servizi finanziari ed infine la fintech e la rivoluzione dei robo-advisor. La conferenza di apertura sarà inaugurata per il secondo anno consecutivo dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, a cui seguiranno gli interventi del neoeletto presidente di Assogestioni e di Joschka Fischer, politico ex ministro della Repubblica Federale Tedesca. Al centro del dibattito il risparmio, la demografia, la liquidità e lo sviluppo del Paese e dell’Europa. “Risparmio al centro” è infatti il titolo di questa edizione, sempre più internazionale, del Salone. Una tre giorni nel corso della quale saranno presentati anche i risultati di diverse ricerche di mercato sul portafoglio degli italiani, sul loro approccio all’investimento, sul livello di alfabetizzazione finanziaria del Paese, sulla consapevolezza dei cambiamenti di scenario che hanno aumentato le preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni ed evidenziato i crescenti rischi di alcuni investimenti ancora considerati “sicuri”. Oggi l’industria italiana guarda sempre più all’esperienza internazionale ed è per questa ragione che non mancheranno incontri dedicati alla normativa e alla regolamentazione, ai nuovi prodotti e all’analisi delle best practice europee e d’oltreoceano. Ma non sarebbe un vero Salone
del Risparmio senza il consueto appuntamento con l’educazione finanziaria. Il terzo giorno, in linea con la missione iniziata ormai 10 anni fa da Assogestioni, l’evento inaugura gli Stati Generali per l’Educazione Finanziaria ed apre i battenti a risparmiatori privati, famiglie e studenti. Aspettiamo da tutta Italia più 1.600 ragazzi dalle scuole secondarie di secondo livello per offrire loro un’opportunità unica: gli strumenti per effettuare scelte economiche-finanziarie consapevoli e contribuire non solo al loro benessere individuale, ma anche a quello sociale. Non mi resta che invitarvi a sfogliare con attenzione il magazine, scoprire il programma allegato, registrarvi su www.salonedelrisparmio.com e partecipare al più grande Salone di sempre.
FOCUS SUL SALONE <<epocale - Verso una rivoluzione - La previdenza complementare sotto la lente - Un faro sul futuro dell’industria - Una sfida di lungo periodo - “L’Italia intervenga sull’alfabetizzazione finanziaria”
VERSO UNA RIVOLUZIONE EPOCALE Demografia, liquidità e sviluppo sono oggi tre elementi di un’unica rivoluzione che vedrà il risparmio protagonista
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egli ultimi venti anni il divario di ricchezza tra i più giovani e i più anziani si è progressivamente ampliato: in termini reali, secondo il Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d’Italia n. 34 (Anno XXV), nel 2014 la ricchezza media delle famiglie con capofamiglia tra i 18 e i 34 anni era meno della metà di quella registrata nel 1995, mentre quella delle famiglie con capofamiglia con almeno 65 anni era aumentata di circa il 60%. Ma la generazione Y, che comprende i soggetti nati tra 1980 e il 2000, si appresta ormai a diventare protagonista e, nei prossimi venti anni, il 65% della ricchezza finanziaria del paese passerà di mano. Cambieranno gli interlocutori dell’industria del risparmio gestito e, con loro, cambierà il modo di detenere il risparmio. Numeri e previsioni che confermano che ormai siamo di fronte ad un’evoluzione “demografica” epocale che avviene in una
Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia e delle finanze
6
fase di non facile interpretazione dal punto di vista macroeconomico: oggi, con i tassi di interesse ai minimi e prospettive di ripresa da verificare, per il risparmiatore cresce il rischio di ottenere rendimenti reali negativi. Il mondo in cui titoli di stato e immobili residenziali erano in grado di garantire rendimenti elevati senza che si percepisse il rischio effettivamente sopportato è ormai finito, minando non solo le certezze degli investitori ma anche molte delle teorie classiche dell’economia e della gestione del risparmio. Demografia, liquidità e sviluppo sono oggi tre elementi di un’unica rivoluzione che vedrà il risparmio protagonista, sia dal punto di vista privato, sia sul fronte politico. Una rivoluzione che vede la stessa Commissione Europea interrogarsi sul ruolo che il risparmio gestito dovrà avere per lo sviluppo dell’economia reale. Le società di gestione, che amministrano
Joschka Fischer, ex ministro degli affari esteri della Germania
una fetta importante e crescente delle risorse del Paese, devono essere pronte a recitare, in questa rivoluzione, la loro parte in maniera ordinata, trasparente e innovativa. Per questo, l’edizione 2016 del Salone del Risparmio si apre quest’anno con un evento dal titolo “Risparmio al centro. Demografia, liquidità, sviluppo” (titolo dell’intera manifestazione). Sarà il presidente Assogestioni a dare inizio ai lavori, il 6 aprile alle 10.00 al MiCo di Milano presso l’Auditorium Silver. A seguire interverrà, per il secondo anno consecutivo, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan che precederà l’intervento di Joseph Martin Fischer. L’ex-Ministro degli affari esteri della Repubblica Federale Tedesca, che sarà intervistato da Andrea Cabrini, direttore di Class Cnbc, chiuderà la plenaria presentando uno sguardo internazionale sul valore del risparmio gestito.
Olivier Guersent, direttore generale DG FISMA - Commissione Europea
FOCUS SUL SALONE EDIZONE 2016
LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE SOTTO LA LENTE Il Salone dedica la conferenza di chiusura alla nascita dei PEPPs e un intero percorso tematico alla previdenza e al suo delicato ruolo nel sostegno all’economia reale
L
“
o sviluppo di una previdenza integrativa moderna e l’ampliamento degli strumenti d’investimento possono cambiare l’attuale sistema di finanziamento alle imprese. La sfida è dirigersi verso un futuro in cui un mercato dei capitali più grande e soluzioni di investimento a lungo termine possano favorire la crescita economica convogliando flussi crescenti di risparmio verso l’economia reale”. Con queste parole il Salone del Risparmio presenta il percorso tematico numero 2, quello dedicato all’investimento di lungo termine, alla previdenza e al sostegno dell’economia reale. Il percorso culmina con una conferenza intitolata “I prodotti pensionistici individuali paneuropei: un volano per la previdenza integrativa e per il risparmio di lungo termine” (8 aprile - ore 15.00 - Auditorium Silver), appuntamento che chiude l’edizione 2016 del Salone. L’incontro è interamente dedicato alla nuova sfida dei prodotti pensionistici individuali, lo sviluppo del cosiddetto “terzo pilastro previdenziale”, da attuarsi attraverso la creazione di un prodotto standardizzato, regolato a livello europeo, con caratteristiche che lo rendano distribuibile in tutti i Paesi dell’Unione europea. L’obiettivo dichiarato dalla Commissione Europea all’interno dell’Action Plan on building on Capital Markets Union sembra, infatti, quello di voler avviare la nascita dei “401k” in versione europea. I PEPPs (Pan-European Personal Pension Product), questo l’acronimo dei nuovi prodotti armonizzati, sono in pratica un “contenitore”, uguale per tutti i cittadini europei che sia strutturato come uno strumento flessibile, capace di rispondere alle molteplici esigenze previdenziali dei cittadini europei, soprattutto quelli sprovvisti di una copertura previdenziale di secondo pilastro. Ma è soprattutto sul tema fiscale (si parla di
una tassazione agevolata e differita) che il dibattito potrebbe essere più articolato. Per assicurare il successo dei PEPPs, infatti, un ruolo cruciale giocherà il regime fiscale applicabile a questi prodotti: a tal fine, dovrebbero essere riconosciuti almeno i benefici fiscali ad oggi applicati, a livello nazionale, a prodotti della stessa natura. Tuttavia, dal momento che la fiscalità è materia demandata all’autonomia degli Stati membri, i PEPPs, per essere davvero standardizzati e commercializzati in tutti i Paesi dell’Unione tramite un passaporto europeo, dovranno in qualche modo conciliare questa autonomia con le esigenze di armonizzazione. Sono chiamati a affrontare questi argomenti alcuni rappresentanti dell’industria dopo il welcome speech di Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, e gli interventi di Olivier Guersent, direttore generale DG FISMA-Commissione Europea, e Terrance Odean, Professor of finance-University of California, che offriranno una panoramica del mondo previdenziale europeo e statunitense. A tirare le conclusioni sarà Enrico Zanetti, Viceministro dell’Economia e delle Finanze. Nell’ambito del percorso tematico, per approfondire gli aspetti che legano la previdenza al sostegno all’economia reale, è in programma una conferenza intitolata “Il finanziamento delle piccole e medie imprese da parte dei fondi comuni: mission (im) possible?” (7 aprile – ore 11:45 – Sala Yellow 1) che prevede l’intervento del presidente Consob Giuseppe Vegas. Il sistema finanziario italiano ed europeo, finora largamente dipendente dal credito bancario, sarà infatti sempre meno in grado di fornire da solo al sistema produttivo, quindi all’economia reale, un ammontare di risorse adeguato al finanziamento della ripresa e dello sviluppo. Un’anomalia più volte evidenziata da diverse ricerche e sempre più penaliz-
zante per le imprese di minori dimensioni, per le quali risulta più difficile far fronte alla restrizione creditizia del sistema bancario. Anche le autorità di vigilanza fanno appello a una reale diversificazione delle fonti di finanziamento e ad una reciproca concorrenza: elementi considerati oramai indispensabili per assicurare al settore produttivo una provvista di capitali adeguata e stabile nel tempo. In questo contesto le società di gestione più volte hanno affermato di essere pronte a giocare un ruolo centrale nel processo di diversificazione delle fonti di finanziamento. Ma per molti i fondi comuni non sono ancora in condizione di poter competere realmente con le banche su questo fronte. L’incontro intende, appunto, definire più chiaramente i limiti e i punti di forza di uno strumento nato per la gestione del risparmio e che ora è pronto a cogliere la sfida di questa “mission (im)possible” richiesta dall’economia reale.
Enrico Zanetti, vice ministro dell’economia e delle finanze
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IL SALONE DEL RISPARMIO 2016 UN FARO SUL FUTURO DELL’INDUSTRIA Il Salone del Risparmio 2016, con un programma di oltre 120 conferenze suddivise in 7 percorsi tematici, propone alcuni incontri istituzionali organizzati da Assogestioni che intendono approfondire i principali temi legati all’innovazione regolamentare e operativa dell’industria. Li raccontiamo in queste pagine
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IL RISCHIO È PER SEMPRE? LE SCELTE DI INVESTIMENTO NELLE DIVERSE FASI DELLA VITA
06 A PR dalle ILE 201 6 or alle o e 13:30 re in sa 14:30 la Bl ue1
Lo scenario macroeconomico degli ultimi anni ha minato diversi fondamenti dell’economia globale. Tra questi anche il tradizionale meccanismo “life cycle” che, ricordiamolo, consente di offrire soluzioni di investimento calibrate sulla base dell’età del risparmiatore, ma che oggi si scontra con una nuova evoluzione demografica e un’evidente concentrazione del patrimonio in capo alle generazioni più mature. Contemporaneamente si è passati da un mondo in cui titoli di stato e immobili residenziali erano in grado di garantire rendimenti elevati, senza che si percepisse il rischio effettivamente sopportato, ad un mondo dove non esistono più soluzioni “risk free”. In questo contesto come deve essere gestito il rischio nei portafogli degli italiani? E come deve cambiare la valutazione del rischio nelle diverse fasi di vita di un risparmiatore, considerando anche la forte concentrazione dei patrimoni nelle generazioni più anziane? Sono queste alcune delle tematiche che animeranno gli interventi dei relatori del convegno. All’intervento di apertura Luigi Guiso, AXA Professor of Household Finance and Insurance, Einaudi Institute for Economics and Finance, seguirà una tavola rotonda con la partecipazione di Roberto Arosio (Eurizon Capital), Carlo Giausa (FinecoBank) e Raimondo Marcialis (MC Advisory).
9 SU 10 INVESTITORI SI DICHIARANO ALLA RICERCA DI NUOVE STRATEGIE PER DIVERSIFICARE MEGLIO I PROPRI PORTAFOGLI.* UNA SCELTA COMPLETA A VOSTRA DISPOSIZIONE
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1 Una controllata di Natixis Asset Management. 2 Una controllata di Natixis Asset Management e di Natixis Asset Management Asia Limited, basata a Singapore e Parigi. 3 Comprende 6 società distinte specializzate in private equity. L’offerta non é disponibile in tutti i paesi. 4 Una divisione di investimento globale di Natixis Asset Management * Natixis Global Asset Management, Sondaggio Globale – Individui, febbraio 2015. Il sondaggio ha coinvolto 7.000 investitori con almeno 200.000€ di patrimonio in 17 paesi. 500 partecipanti sono italiani. Documento promozionale non contrattuale. Natixis Global Asset Management S.A. è la società capogruppo di una serie di società specializzate nella gestione e distribuzione a livello mondiale, compresi i gestori indicati. Questi gestori sono ammessi a prestare servizi di gestione unicamente nei o dai Paesi in cui hanno sede o sono autorizzate. Natixis Global Asset Management é rappresentata in Italia da NGAM S.A., Succursale Italiana, Via Larga, 2 - 20122 Milano, Italia. MESSAGGIO PUBBLICITARIO AD USO ESCLUSIVO DEGLI INVESTITORI PROFESSIONALI. ADINT164-0915
EDUCAZIONE, FORMAZIONE E INFORMAZIONE. I RISPARMIATORI SENIOR E LA NUOVA CONSAPEVOLEZZA PER AFFRONTARE IL FUTURO
06 A PRIL E 20 dalle 16 1 4 :45 alle o re 1 5: in sa la Ye 45 llow1
Mentre lo sguardo di molti osservatori è orientato verso i Millennials, l’industria del risparmio gestito, grazie all’aiuto dell’istituto di ricerca Demia, ha rivolto l’attenzione ai cosiddetti “risparmiatori senior” (coloro che secondo le rilevazione dell’ufficio studi dell’associazione hanno un’età media di 58 anni): come è cambiata, se è cambiata, la consapevolezza di questi soggetti rispetto ai cambiamenti in corso? Il loro livello di conoscenza e il loro fabbisogno informativo/formativo è cresciuto in seguito alle grandi crisi di questi anni? Sono in grado di navigare le opportunità di un mondo a bassa crescita, tassi reali negativi e capovolgimenti demografici? Questi sono alcuni dei temi che saranno affrontati durante il convegno nel quale saranno presentati e discussi i risultati della ricerca commissionata da Assogestioni all’istituto di ricerca Demia. Una ricerca che approfondisce i comportamenti del campione lungo tre direttrici di analisi: Livello di preparazione e consapevolezza finanziario; Attitudini comportamentali in tema di investimenti, pianificazione finanziaria; Fonti di informazione/consulenza finanziaria. Durante l’incontro Diego Martone (Demia Studio Associato) presenterà le principali conclusioni dello studio. Ne discuteranno Andrea Ghidoni (Ubi Pramerica Sgr), Walter Ottolenghi (Mediolanum Gestione Fondi) e Alessandro Varaldo (Amundi Sgr).
OBIETTIVO 1.5° CAMBIAMENTO CLIMATICO E RISCHIO FINANZIARIO
06 A PRIL E 20 dalle 16 ore 1 6:30 alle o re 1 8:30 in sa la Re d2
L’industria del risparmio gestito oggi è sempre più consapevole del valore dei criteri ESG (Environmental, Social and Governance) per svolgere il proprio ruolo di “good corporate citizen”, ma anche per rispondere alla domanda emergente di investitori, istituzionali e retail, che sempre più spesso chiedono una rendicontazione chiara dei risparmi di CO2 degli investimenti sostenibili. Per questo gli asset manager non solo hanno sviluppato un’ampia gamma di prodotti che tengono conto nella selezione degli investimenti dei parametri ambientali - incluse le tematiche riferite al cosiddetto climate change - ma hanno anche avviato un dialogo trasparente con la clientela, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza sui criteri legati ai processi di investimento attenti al climate change, arrivando così a stimolare anche le aziende in portafoglio a gestire ancora meglio le sfide della “decarbonizzazione”. Come è possibile “decarbonizzare” i portafogli di investimento, e quali saranno gli effetti sullo sviluppo dell’intero sistema finanziario di questi strumenti “low carbon” saranno due punti cardine dell’evento al quale prenderanno parte Ivan Faiella (Senior economist Dipartimento economia e statistica - Banca d’Italia), Francesco La Camera (Direttore generale delle Direzione Sviluppo Sostenibile - Ministero dell’ambiente – Capo delegazione Italiana COP21), Frederic Samama (Deputy Global Head of Institutional and Sovereign Clients – Amundi), Michele Tronconi (Presidente Assofondipensione).
ASSET MANAGER, DISTRIBUTOR AND THE PRODUCT GOVERNANCE REGULATION: TOWARDS A NEW MODEL?
07 A PRIL E 20 dalle 16 ore 1 5:30 alle o re 1 6:45 in sa la Bl ue2
La conferenza è volta a valutare l’incidenza che la nuova disciplina in tema di product governance, prevista dalla direttiva 2014/65/UE (MiFID II), avrà sul rapporto tra produttore e distributore. Dopo l’intervento introduttivo di Fabio Galli, Direttore Generale Assogestioni, vedrà la partecipazione di Diego Valiante, Head of Financial Market and Institutions Unit, CEPS (Centre for European Policy Studies), e Julie Patterson, Chair of the EFAMA Distribution and Investor Protection Working Group; Director Investment Management, Regulatory Change, KPMG in UK. A seguire, si confronteranno sul tema, moderati da Roberta D’Apice (Assogestioni): Massimo Antonello Piancastelli (Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking), Edoardo Fontana Rava (Banca Mediolanum), Claudio Tosato (Anima Sgr) e Sergio Trezzi (Invesco Asset Management). Conclude l’incontro Tiziana Togna, Responsabile Divisione Intermediari CONSOB.
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FOCUS SUL SALONE EDIZIONE 2016
IO, ROBOT: LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLE CONSULENZA. SVILUPPI INTERNAZIONALI ED ESPERIENZE LOCALI
06 A PRIL E 20 dalle 16 ore 1 5:45 alle o re 1 6:45 in sa la W hite2
Secondo i sostenitori della robotica e dell’innovazione tecnologica, nel prossimo ventennio nelle nostre case potremo contare sul supporto di robot in grado di prepararci il caffè, gestire i nostri figli e assistere gli anziani. E negli ultimi anni, anche nel settore della consulenza finanziaria e del risparmio gestito, la parola d’ordine è “innovare”: perseguire la via della digitalizzazione dell’offerta sembra ormai un processo considerato essenziale per gli operatori del settore. Innovazioni che inevitabilmente porteranno ad una ridefinizione del prodotto, servizio o modello di business proposto al cliente nella direzione di una maggior semplificazione e, magari, democratizzazione dell’offerta (aumento dell’accessibilità e riduzione del costo). Ma se in Italia stiamo ancora compiendo i primi passi, in altri paesi l’evoluzione dei robo-advisor e della digitalizzazione della consulenza finanziaria è già partita da anni. L’evento offre una panoramica degli sviluppi internazionali e delle esperienze locali della tecnologia creata per servire la consulenza grazie alla presenza di esperti come Paolo Sironi (Ibm). A seguire si confronteranno in una tavola rotonda Giovanni Daprà (MoneyFarm), Roberto Ferrari (CheBanca!) e Serena Torielli (AdviseOnly).
IL RISPARMIO E LA SOCIETÀ GIUSTA
08 A PRIL E 20 dalle 16 ore 1 0:00 alle o re 1 in Au 2:15 ditor ium Silve r
L’educazione finanziaria è fondamentale per consentire agli individui di partecipare pienamente alla vita sociale, economica e finanziaria del proprio Paese. Per questa ragione il Salone del Risparmio, anche quest’anno, dedica una plenaria a un tema così delicato, con l’obiettivo di fungere da punto di incontro ideale tra addetti ai lavori, istituzioni, media e soprattutto famiglie e studenti. In sette anni, infatti, sono stati più di 15.000 gli studenti provenienti da tutta Italia che hanno partecipato al percorso didattico a loro dedicato rivolto ai ragazzi delle classi 3°, 4° e 5° superiori di tutti gli istituti. E quest’anno la conferenza rivolta agli studenti approfondirà le principali tematiche legate al lavoro, all’importanza della pianificazione di lungo termine nella gestione del proprio risparmio e della propria previdenza complementare. L’educazione finanziaria è oggi, insieme alla consulenza e all’informazione finanziaria, uno dei tre pilastri fondamentali per rimettere il Risparmio al centro della crescita personale e della crescita del Paese. L’evento, che vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Giovanna Paladino (Museo del Risparmio), si chiuderà con la Premiazione del concorso Scatta Il Risparmio “IL RISPARMIO NON HA ETÀ”.
FINANCIAL EDUCATION, STATE OF THE NATION
08 A PRIL E 20 dalle 16 ore 1 2:15 alle o re 1 3:30 in sa la Ye llow2
Gli Stati Generali dell’educazione finanziaria si svolgono nell’ambito della giornata conclusiva del Salone del Risparmio. E quest’anno la riflessione sul valore dell’alfabetizzazione finanziaria dei cittadini arriva in un momento di contesto macro-economico e politico in continua evoluzione, e in una fase di grande volatilità dei mercati che mette ancora più in evidenza la necessità di essere informati. Informazione e formazione sono oggi i principali strumenti a disposizione di ogni singolo cittadino, soprattutto nel campo economico-finanziario dove accrescere le proprie conoscenze significa avere una maggiore consapevolezza delle proprie necessità di investimento, dei propri diritti, delle tutele a disposizione, ma anche delle proprie responsabilità e dei propri limiti comportamentali. Questa conferenza istituzionale si prefigge di fotografare il livello di alfabetizzazione finanziaria del Paese, mappare i progetti, capire le ragioni del nostro ritardo in materia di educazione finanziaria e analizzare i modelli internazionali di successo al fine di lanciare idee per la costruzione di programmi nazionali efficaci. Alla conferenza, organizzata da Assogestioni, sono stati invitati alcuni dei principali attori che, in seguito al discorso di indirizzo di una delle massime esperte mondiali in materia di educazione finanziaria, la Professoressa Annamaria Lusardi (Academic Director Global Financial Literacy Excellence Center), si confronteranno in un interessante dibattito di approfondimento. Prenderanno parte alla discussione Maria Stella Anastasi (Vice Presidente Nazionale Lega Consumatori), Andrea Beltratti (Presidente Feduf), Magda Bianco (Capo del Servizio Tutela dei clienti e antiriciclaggio Banca d’Italia) e Giuseppe D’Agostino (Vice Direttore Generale Consob).
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UNA SFIDA DI LUNGO PERIODO Il futuro del risparmio gestito è roseo, ma serve il coraggio di un’azione comune e coordinata tra i vari attori del mercato Fabio Galli *
INFORMAZIONE
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Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni
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e grandi difficoltà registrate a livello economico dall’Unione Europea e l’andamento volatile dei mercati finanziari non cambiano le previsioni per quanto riguarda il futuro sviluppo dell’industria dell’asset management. Non c’è nulla oggi che sembra modificare il processo di transizione dal modello bancocentrico, fondato su una forte esposizione in titoli di stato, investimenti residenziali e conti deposito, ad un modello più orientato al risparmio gestito. Ormai la strada verso un futuro roseo dei fondi comuni, delle polizze e degli strumenti diversificati tipici dell’asset management è tracciata. Non dobbiamo, però, commettere l’errore di abbassare la guardia e dormire sugli allori. Il sentiero che abbiamo di fronte è favorevole solo se saremo in grado di raccogliere una duplice sfida. La prima, dal lato del risparmiatore, richiede ai player del settore di accompagnare la
CRESCITA ECONOMICA
CONSULENZA
FINANZIARIA
clientela verso un investimento sempre più diversificato con un orizzonte temporale più di lungo periodo. Ed è qui che entra in gioco la seconda, e forse più importante, sfida: l’obiettivo strategico dell’industria dell’asset management è oggi quello di portare beneficio alla crescita dell’economia reale. Un obiettivo che chiede al mondo della previdenza di giocare un ruolo da protagonista. La conferma arriva dalla stessa Commissione europea che ha recentemente avviato un lungo processo che dovrebbe portare alla nascita di piani pensione individuali pan-europei (i cosiddetti PEPPs), un prodotto armonizzato che darà vita ad un vero e proprio mercato previdenziale europeo con inevitabili ripercussioni a livello di strategie nazionali. In questo contesto non dobbiamo aspettare e assistere passivamente a questo processo di nascita dei PEPPs, siamo chiamati a cogliere questa grande opportunità per riuscire a creare una vera industria dei fondi previdenziali individuali, integrandola con un nuovo sviluppo della previdenza nazionale di secondo pilastro. I fondi preesistenti, negoziali e casse professionali, saranno una parte fondamentale di questa evoluzione se dovressero imboc-
care convintamente la strada di un nuovo sviluppo che vedrà l’asset management offrire valore ai risparmiatori e all’economia reale, garantendo una maggiore diversificazione e una maggiore efficienza degli investimenti previdenziali. Partendo da queste convinzioni, Assogestioni ritiene che sia oggi importantissimo avviare un processo di cooperazione con tutto il mondo della previdenza in senso lato: tutti gli attori coinvolti oggi devono avere un’idea di sviluppo congiunta del mercato previdenziale e dell’industria dell’asset management. Anche il dialogo con le autorità politiche deve essere sempre più coordinato tra le varie associazioni di categoria perché non è più ipotizzabile avere misure fiscali che in realtà tendono a indebolire o a sfalsare la funzione previdenziale. Dobbiamo portare avanti una visione condivisa del ruolo della previdenza e del regime fiscale degli investimenti di lungo periodo per creare un contesto favorevole allo sviluppo del mercato previdenziale. Il risparmio può avere un ruolo da protagonista. Ma serve una voce comune prima che dall’Europa arrivi un modello armonizzato del mondo previdenziale. * direttore generale di Assogestioni
FOCUS SUL SALONE EDUCAZIONE FINANZIARIA
“L’ITALIA INTERVENGA SULL’ALFABETIZZAZIONE FINANZIARIA” Lusardi (Gflec): “Siamo molto indietro rispetto ad altri Paesi. Non abbiamo la cultura degli Stati sviluppati. Bisogna invertire questo trend E il Salone del Risparmio rappresenta una risorsa importante in tal senso”
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alfabetizzazione finanziaria è diventata sempre più importante. E lo sarà ancora di più negli anni a venire. “Se una persona non sapesse né leggere né scrivere non potrebbe partecipare alla società – spiega Annamaria Lusardi, academic director Global Financial Literacy Excellence Center – E lo stesso oggi si può dire per chi non ha una cultura finanziaria. Insomma, così come è importante saper leggere e scrivere per partecipare alla società moderna è altrettanto importante conoscere i concetti base della finanza”. Perché è diventata così importante l’educazione finanziaria? Oggi in tante economie, inclusa quella italiana, si prendono decisioni finanziarie importanti. Di conseguenza, la conoscenza finanziaria è diventata molto importante, soprattutto per le implicazioni che ha sul comportamento. Chi è più evoluto risparmia di più, pianifica meglio la propria pensione, investe meglio e ha un atteggiamento nei confronti del debito migliore. In un mondo moderno dove i mercati finanziari sono più complessi, dove le scelte finanziarie sono sulle spalle del cittadino, dove aumenta sempre di più la nostra aspettativa di vita, è molto importante cercare di far sì che gli individui abbiano un’alfabetizzazione finanziaria. Ma oggi i risparmiatori quanto sanno effettivamente di finanza? È la domanda che tempo fa ci siamo fatti anche qui negli States. Ormai da 15 anni abbiamo inserito nelle survey nazionali anche domande che mirano a misurare la conoscenza finanziaria, così da capire quanto si sa di finanza e se questa conoscenza ha
un effetto sul comportamento delle persone. E con il nostro ultimo lavoro abbiamo fatto molto di più, realizzando una survey a livello globale sulla financial literacy. Il risultato? Il confronto globale conferma l’esito degli studi fatti in precedenza, ovvero che la conoscenza finanziaria nel mondo è molto bassa. Ma la cosa più interessante che è emersa è che non c’è una corrispondenza diretta tra mercati finanziari sviluppati e maggiore alfabetizzazione finanziaria. A dimostrazione del fatto che leggere e scrivere non basta per guardare il mondo intorno a noi. E l’Italia come si posiziona in questa survey? L’Italia ha risultati allarmanti. Ha una conoscenza finanziaria non da Paese emergente. Nella classifica si è piazzata al 63esimo posto. Già nell’analisi PISA realizzata dall’Ocse nel 2012 l’Italia si era messa in cattiva luce in termini di educazione finanziaria, piazzandosi al 17esimo posto su 18 dietro Paesi come Polonia ed Estonia. Questo dimostra come la Penisola sia rimasta molto indietro. Non stupisce affatto, quindi, che gli italiani prendano decisioni sbagliate e non possiamo aspettarci che i giovani in futuro faranno meglio. Come si spiega un livello di educazione così basso? Il problema è che il mondo è cambiato e la scuola non ha tenuto il passo. Bisogna intervenire subito e inserire l’educazione finanziaria nelle scuole come materia di base. La finanza in senso ampio è diventato un aspetto fondamentale della nostra vita
ed è estremamente importante imparare i concetti di base per evitare di prendere decisioni sbagliate. La scuola però è soltanto un primo step. Bisogna fare molto di più, anche su altri fronti. Prima della crisi non ci si poneva il problema dei costi di questa ignoranza finanziaria. E i costi alla fine si sono rivelati più alti del previsto. La conoscenza finanziaria ha un po’ le stesse caratteristiche della salute. Per la salute dobbiamo pagare un costo oggi per stare meglio dopo. E fare prevenzione è molto meno costoso anche nel mondo della finanza. Quanto è importante in questo contesto il Salone del Risparmio? Conta tantissimo. Il fatto che il Salone del Risparmio parli di questa grande risorsa che è il risparmio e di come possa essere influenzata è molto importante. L’Italia deve cambiare marcia. Se non lo fa è destinata a restare indietro.
Annamaria Lusardi, academic director Global Financial Literacy Excellence Center
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EUROPA E ITALIA - Tutte le opportunità 2016 - Più spazio alle obbligazioni high yield - Tutti i vantaggi dei liquid alternative - È una Bce sempre più aggressiva - Il risparmio nell’agenda del governo - Un faro sul futuro della previdenza - Verso una previdenza complementare obbligatoria - Distinguere la volatilità dal rischio oggettivo - Morningstar, il rating diventa socialmente responsabile - Salone del Risparmio sempre più sostenibile
EUROPA E ITALIA TREND
FONDI COMUNI E CLIENTELA RETAIL, UN RAPPORTO STABILE È il quadro che emerge dalla “Mappa della distribuzione di fondi e gestioni retail, Quaderno di Ricerca 4/2015”, pubblicata da Assogestioni
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l 77% delle masse complessive investite in fondi comuni sono detenute dalla clientela retail, direttamente o tramite gestioni patrimoniali: si parla di 524 miliardi di euro su un totale di 685 miliardi. I restanti 161 miliardi sono invece detenuti da clienti istituzionali. È il quadro che emerge dalla “Mappa della distribuzione di fondi e gestioni retail (Quaderno di Ricerca 4/2015)” pubblicata da Assogestioni e firmata da Alessandro Rota e Riccardo Morassut dell’ufficio studi dell’associazione. L’analisi fornisce una rappresentazione quantitativa del processo di distribuzione dei prodotti di risparmio gestito presso la clientela retail, focalizzandosi sugli aspetti di maggior interesse per gestori e distributori (integrazione verticale, apertura reti, canali di collocamento, tipologia di clientela, articolazione regionale). E, in particolare, sul fronte dei fondi e delle gestioni di portafoglio mette in evidenza il forte predominio degli sportelli bancari in termini di collocamento. Dati alla mano il 72% degli asset complessivi investiti dalle famiglie in questi strumenti è stato sottoscritto tramite gli sportelli bancari, mentre il restante 28% fa capo alle reti di promozione finanziaria. E la clientela che più di altre investe in fondi e gestioni è quella Mass-Affluent che detiene il 60% delle masse totali, contro il 40% detenuto dalle famiglie Private. Per quanto riguarda le caratteristiche dei canali distributivi, l’analisi firmata da Rota e Morassut segnala che la maggior parte dei distributori si avvale oggi di circa 30.100 sportelli bancari e filiali disseminati sul territorio nazionale. Nel complesso, i 34 distributori-reti contano, invece, su circa 22.700 promotori finanziari, di cui quasi 1.900 facenti parte di strutture specializzate in clientela Private. Complessivamente, sulla base della distin-
zione tra fondi propri (promossi dal gestore di gruppo o dal partner strategico) e fondi di terzi, emerge ancora una prevalenza di “distributori chiusi”: metà delle masse sono collocate da questa tipologia di intermediari; solo il 10% delle masse complessivo è collocato da distributori più aperti. In generale, il dato medio di apertura del sistema distributivo dei fondi comuni è attualmente al 33%. Tenendo conto della circostanza che i fondi propri hanno un portafoglio che in alcuni casi può risultare investito in fondi di terzi in misura anche importante, il dato medio di apertura del sistema distributivo sale dal 33% al 39%. Una valutazione più generale del grado di apertura dell’architettura distributiva dei fondi comuni può essere svolta includendo nell’analisi anche la parte dei portafogli delle gestioni patrimoniali investita in fondi di terzi che, nel complesso, porta l’apertura complessiva del sistema distributivo a crescere lievemente portandosi dal 39% al 42%.
DOPO L’ANNO RECORD CONTINUA LA RACCOLTA DEL GESTITO L’industria del risparmio gestito ha archiviato il 2015 con nuovi record sia a livello di patrimonio sia a livello di raccolta netta. Sul primo fronte il settore ha chiuso l’anno scorso con asset complessivamente pari a 1.834 miliardi di euro, mentre i flussi sono stati positivi per oltre 141 miliardi, grazie soprattutto ai 94 miliardi raccolti, in dodici mesi, dai fondi aperti. Chiudono, invece, il 2015 con un saldo positivo di oltre 46 miliardi le gestioni di portafoglio che portano alla fine dell’anno il patrimonio gestito a quota 935 miliardi, contro gli 899 confluiti nelle gestioni collettive. Un trend positivo che continua anche nel 2016. I primi dati relativi al mese di gennaio, infatti, mostrano un saldo netto complessivo positivo per oltre 6,1 miliardi. I principali flussi arrivano a gennaio dalle gestioni di portafoglio, che iniziano il 2016 con una raccolta netta di 4,8 miliardi, grazie soprattutto alle gestioni istituzionali. Chiudono invece il mese a quota 1,2 miliardi le gestioni collettive. Con il mese di gennaio salgono a 24 i mesi consecutivi di raccolta netta positiva dell’industria del risparmio gestito.
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TUTTE LE OPPORTUNITÀ 2016 Gli esperti interpellati da Focus Risparmio concordano nell’occasione Emergente, che però va colta con selettività. Poco valore, invece, sui governativi, in particolare su quelli oggetto di acquisti da parte delle banche centrali
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mercati finanziari continuano a essere nervosi, nonostante i messaggi “rassicuranti” arrivati dalle banche centrali, la stabilità del cambio cinese e dati macro delle economie emergenti in leggero miglioramento. “In particolare – spiega Alessandro Solina, direttore investimenti di Eurizon Capital Sgr – continua a pesare la discesa del prezzo del petrolio, in cui gli investitori sembrano vedere una spia di debolezza del ciclo economico globale. Inoltre, le preoccupazioni dei mercati per lo stato di salute dell’economia americana si riverberano anche sull’Eurozona, dove emergono timori di un congelamento della ripresa”. Da qui un inizio 2016 davvero disastroso, il peggiore degli ultimi 30 anni. E forse, viste le numerose incognite, non c’è da stupirsi. “Ciò che lascia veramente perplessi è la mancanza di elementi specifici che giustifichino uno storno così pronunciato ed esteso temporalmente dei listini azionari – fa notare Ugo Loser, amministratore delegato Arca Sgr – Difficile trovare una relazione di causa-effetto. Nonostante la parola reces-
Ugo Loser, amministratore delegato Arca Sgr
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sione ricorra ormai diffusamente, a metà gennaio il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato previsioni di crescita per il 2016 e il 2017 superiori a quelle per il 2015. E ciò che è interessante notare, è una crescita non più guidata dalla locomotiva americana, ma meglio distribuita. La stessa cosa accade in Eurozona, dove anche i Paesi periferici, tra i quali il nostro, dovrebbero far segnare un tasso di crescita in linea con quello dei partner europei”. E anche la Cina non dovrebbe far paura. Il Dragone, secondo gli esperti interpellati da Focus Risparmio, è in transizione verso un modello di crescita da Paese maturo, vale a dire più basato sui consumi interni. Per questo motivo tassi di crescita più bassi saranno fisiologici e non devono destare preoccupazione. “Con questo non vogliamo minimizzare quanto ci dicono i mercati – aggiunge ancora Loser – I tassi negativi ci pongono di fronte a sfide nuove, per le quali la storia economica non offre alcun aiuto. La nuova regolamentazione in materia di crisi bancarie espone gli investitori a perdite che in precedenza ricadevano sui contribuenti. Ma perdite così consistenti sono da attribuire a una fortissima avversione al rischio. Non si spiega altrimenti un rendimento negativo per il titolo tedesco a otto anni: non è certo giustificabile con una logica di valore. Come il 2015, siamo convinti che anche il 2016 non sarà un anno di grandi soddisfazioni per i risparmiatori, ma questo non significa che si debbano liquidare i propri investimenti e rinunciare a delle opportunità”. Certo è che conviene sposare un atteggiamento improntato a una maggior cautela, come consiglia anche Solina: “Viviamo in un contesto in cui l’azione accomodante delle principali banche centrali non appare sufficiente: se infatti il taglio dei tassi da parte della BoJ e le misure della Bce hanno innescato la discesa dei tassi a lun-
ga scadenza introducendo così degli elementi di stimolo all’economia, d’altro canto l’adozione di tassi negativi ha messo sotto pressione le banche. La risposta della Fed, inoltre, appare ancora incerta. In generale, riteniamo che per un concreto miglioramento dello scenario siano necessari segnali più decisi di stabilizzazione dalle economie emergenti. Quindi, nell’attuale fase di mercato preferiamo un’impostazione di portafoglio cauta, con una contenuta esposizione direzionale e una gestione flessibile in grado di intervenire tempestivamente per cogliere le opportunità offerte nelle differenti fasi”. DOVE SI TROVANO LE OCCASIONI D’ACQUISTO L’Eurozona continuerà a beneficiare di condizioni di politica monetaria accomodanti ancora per un lungo periodo. E il mercato del credito europeo e anche quello azionario ne beneficeranno. “Fuori dall’Eurozona, invece, si possono cogliere selettivamente delle opportunità nel mondo del credito e anche nei mercati emer-
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genti – sottolinea Loser – Si tratta di una categoria ormai inadeguata a rappresentare un mondo molto eterogeneo dietro al quale bisogna saper distinguere modelli di crescita, e quindi opportunità di investimento, differenti. Vanno poi menzionate le strategie non direzionali: in mercati dove il beta non offre sempre prospettive interessanti è l’alfa che deve generare performance”. Anche Solina di Eurizon Capital Sgr vede opportunità sui Paesi in via di sviluppo, seguiti nell’ordine da Usa, Europa, Giappone e Pacifico ex-Japan: “Sui mercati obbligazionari, invece, agli attuali livelli dei tassi di interesse aggiustati per il rischio, i titoli a spread appaiono interessanti, in ottica di diversificazione, in un contesto caratterizzato da crescita bassa e banche centrali impegnate a proseguire o intensificare le politiche espansive. Anche su questo comparto i Paesi Emergenti risultano i più interessanti, seguiti dall’high yield, con l’Europa preferita agli Usa, e dall’investment grade”. LE ASSET CLASS DA CUI STARE LONTANI Sulla duration delle obbligazioni core, quindi Usa e Germania, invece, Eurizon Capital Sgr mantiene un giudizio strategico di sottopeso. “I rendimenti compressi rendono questi titoli più vulnerabili a scenari avversi e possono essere impattati significativamente nel caso di miglioramen-
to degli indicatori ciclici europei – spiega Solina – Tra i due mercati, in relativo, preferiamo le emissioni Usa rispetto a quelle tedesche, in quanto le prime potrebbero offrire protezione in caso di prosecuzione della volatilità perché riflettono solo in parte i timori delle Borse”. Loser, poi, sottolinea l’assenza di valore in tutti i titoli governativi oggetto di acquisti da parte delle banche centrali, “cioè da parte di operatori che diversamente da noi non ragionano in termini di rischio e rendimento. In generale, i titoli di Stato sono sempre più uno strumento di politica monetaria. Certo, possono avere una loro valenza in un processo di costruzione del portafoglio da parte di un operatore professionale, ma è importante ricordare che proprio un operatore professionale può gestire il rischio che questi titoli potrebbero fronteggiare nel caso un cui le politiche reflazionistiche delle banche centrali avessero finalmente successo. Un titolo di Stato a 30 anni ha una durata finanziaria di quasi 25 anni – aggiunge – Significa che in caso di rialzo dei rendimenti di un punto percentuale si perderebbero oltre 20 punti percentuali sul proprio investimento. Osservando certi movimenti sul mercato sorge il dubbio che certi rischi siano decisamente sottostimati”. LE STRATEGIE DA PRIVILEGIARE Mai come oggi, la gestione del risparmio richiede particolare attenzione. È finita l’epoca in cui ci si poteva dimenticare i soldi sul conto corrente con la certezza di veder crescere stabilmente nel tempo il proprio capitale. Da quasi due anni i tassi a breve su investimenti liquidi sono negativi: zero rischio oggi vuol dire perdere con certezza. Inoltre, la nuova regolamentazione in materia di crisi bancarie suggerisce di diversificare con oculatezza i propri investimenti. “È necessario costruire portafogli tenendo conto del proprio profilo di rischio e soprattutto calibrati sul proprio orizzonte temporale – continua Loser – Il processo di costruzione del portafoglio deve vedere una combinazione di strategie direzionali da dosare con grande flessibilità e opportunismo. Inoltre è necessario fare sempre più leva su strategie non direzionali, perché in mercati soggetti a improvvise esplosioni
di volatilità bisogna cercare opportunità e diversificazione in strategie decorrelate dall’andamento dei mercati”. D’altronde, sui mercati continuano a persistere alcuni elementi di incertezza. Di conseguenza è probabile che ci siano ulteriori episodi di turbolenza. La volatilità è quindi da accettare ed eventualmente da trasformare in opportunità nell’ambito di un’attività di gestione professionale. “All’interno dei nostri portafogli abbiamo introdotto elementi di protezione – aggiunge ancora Solina – La principale leva è la diversificazione anche se nelle fasi più critiche può diventare difficile da perseguire, perché caratterizzate da una prevalente correlazione tra i diversi mercati. È necessario quindi porre particolare attenzione alla selezione di asset class che siano effettivamente decorrelate. Ci avvaliamo per esempio di posizioni lunghe di volatilità o di valute tipicamente di copertura come lo yen. Tendiamo a sfruttare i mercati più liquidi per coprire la parte più illiquida dei portafogli. Nel complesso manteniamo un posizionamento cautamente costruttivo, privilegiando un approccio flessibile che permetta di muoversi tempestivamente per poter rapidamente rientrare sulle aree più interessanti. Tutto ciò all’interno di una chiara disciplina del rischio – conclude nel rispetto del patto col cliente che definisce a priori il livello più adeguato di rischio che deve essere rispettato nel tempo dall’andamento del portafoglio”.
Alessandro Solina, direttore investimenti di Eurizon Capital Sgr
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PIÙ SPAZIO ALLE OBBLIGAZIONI HIGH YIELD Gianelle (Russell): “Vogliamo aggiungere gradualmente delle posizioni sul nostro fondo multi-asset, in particolare in caso di un’ulteriore debolezza dei prezzi o di miglioramento del ciclo economico”
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ennaio 2016 è stato ufficialmente uno degli inizi d’anno peggiori per gli investitori. Con un numero così elevato di notizie negative sulla stampa finanziaria, la tentazione di ridurre l’esposizione dei portafogli alle attività rischiose potrebbe risultare molto attraente. Ma come distinguere le condizioni dei mercati di oggi rispetto a quelle presenti da luglio fino alla fine di novembre 2015 quando le azioni sono scese per poi riprendere la loro corsa verso i massimi? “È importante definire l’obiettivo a lungo termine dei clienti e selezionare di conseguenza quei fondi ideati, costruiti e gestiti per raggiungere quello specifico risultato – commenta Luca Gianelle, client portfolio manager multi-asset di Russell Investments - Per gli investitori che guardano alla crescita del valore reale dei propri risparmi, l’obiettivo dovrebbe essere un rendimento extra rispetto all’inflazione. Ecco perché il nostro fondo multi-asset growth strategy, anche detto Mags, punta a raggiungere un rendimento di inflazione maggiorata del 4% nel lungo termine. Un secondo importante obiettivo è evitare grandi oscillazioni nel valore di portafoglio e ottenere una crescita del capitale attraverso una volatilità minore rispetto a un portafoglio composto da sole azioni”. Come individuare il timing corretto per investire? Per raggiungere l’obiettivo degli investitori con una volatilità contenuta, è necessario avere una grande consapevolezza sia delle valutazioni sia del timing di mercato. Nel nostro processo Cvs, ovvero ciclo, valutazioni e sentiment, riconosciamo che le valutazioni rappresentano l’elemento es-
senziale nel lungo termine, ma nel medio termine l’andamento dei mercati è influenzato dallo stato di salute del ciclo economico e nel breve termine dal sentiment di mercato. Unendo le 3 dimensioni possiamo valutare obiettivamente le mosse di mercato, mantenere i nervi saldi quando i mercati crollano e sfruttare episodi, come quello di luglio/agosto 2015, per mettere i nostri portafogli multi-asset nella condizione di poter beneficiare di un recupero. E le asset class da inserire in portafoglio? Come selezionarle? Ogni asset class deve guadagnarsi il suo posto nel portafoglio. In questo primo trimestre 2016 gli investitori stanno valutando la loro esposizione ad attività rischiose alternative all’azionario, con le obbligazioni high yield sotto i riflettori dopo il recente crollo dei prezzi. Il nostro processo Cvs applicato all’high yield indica una view abbastanza positiva sull’asset class, e siamo intenzionati ad aggiungere gradualmente delle posizioni sul fondo Russell Mags, in particolare in caso di un’ulteriore debolezza dei prezzi o in caso di miglioramento del ciclo economico. Con uno spread attorno agli 800 punti base le valutazioni sono attraenti, ma il ciclo economico rappresenta un motivo di preoccupazione. Dato l’alto numero di obbligazioni con rating CCC all’interno dell’indice high yield di riferimento, una volta tenuto conto della probabilità di default, lo spread attuale risulta meno attraente. Abbiamo bisogno di vedere gli spread allargarsi oltre i 900 punti base prima di aumentare il punteggio sulla valutazione all’interno del nostro processo.
Qual è oggi il punteggio del ciclo economico? È leggermente negativo. Prima di tutto la crescita si sta stabilizzando e la redditività delle aziende sta calando, con un impatto negativo sulla capacità delle aziende di ripagare i debiti contratti. Inoltre, il ciclo creditizio per le banche statunitensi sta giungendo a una fase di maturità e le condizioni a cui si può accedere al credito si stanno inasprendo. Storicamente questo è un presagio molto affidabile di tassi di default più elevati. In terzo luogo, la pressione al ribasso sui prezzi delle materie prime si manterrà viva nel 2016, creando una forte pressione all’interno dei due ampi settori dell’universo high yield: l’energia e le risorse naturali. Infine, il rischio di liquidità è elevato ed eventuali flussi di vendita dagli Etf potrebbero causare uno shock che andrebbe ad alimentare ulteriormente la debolezza dei prezzi nell’asset class.
Luca Gianelle, client portfolio manager multi-asset di Russell Investments
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TUTTI I VANTAGGI DEI LIQUID ALTERNATIVE Trezzi (Invesco): “Nei portafogli retail non sono ancora pesati giustamente. C’è spazio, quindi, per aumentare la quota dei prodotti alternativi. Ma con cautela e scegliendo il gestore con un buon track record e una elevata capacità di controllo del rischio”
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n Europa stiamo vivendo in un contesto di tassi bassi e di un’economia in leggera ripresa. Negli Usa, invece, la Fed ha cominciato ad alzare lentamente i tassi, che rimangono comunque molto bassi” fa sapere Sergio Trezzi, a capo del business retail di Invesco in Europa (ex UK), Middle East e Latam, secondo cui, a fronte di un mercato estremamente volatile, molte aziende mostrano ora valori convenienti. Tuttavia, sebbene da un punto di vista macro quello che sta accadendo in questo momento è totalmente ingiustificato, per Trezzi il quadro d’insieme non offre molte alternative sul fronte investimenti. Come e dove trovare il rendimento? Suggeriamo di incrementare la componente azionaria, in particolare l’equity europeo. Inoltre dal momento che occorre aumentare il rischio di portafoglio, per conseguire rendimenti maggiori, si potrebbe puntare anche sulle obbligazioni high yield. Tuttavia, è fondamentale adottare una gestione veramente attiva, dove cioè non solo si deleghino le scelte di investimento al fund manager ma si eviti di imprigionarne le scelte di portafoglio vincolandole a un benchmark: un approccio che, peraltro, è alla base del successo dei prodotti multi asset. Quindi azioni e un pizzico di high yield. Nient’altro? Riteniamo sia indispensabile ricorrere anche a strategie non correlate, tramite i prodotti cosiddetti “liquid alternative”. Come Invesco ne proponiamo diversi, come il Global Equity Market Neutral, il Global Markets Strategy , e ancora il Global Macro, quest’ultimo rappresentato 20
dal comparto Global Targeted Returns. In questo momento esistono opportunità a livello globale che prescindono da specifiche asset class tradizionali: utilizzare tutti i possibili approcci non tradizionali è pertanto fondamentale. Bisogna tuttavia scegliere un gestore con un buon track record e con una elevata capacità di controllo del rischio: infatti soltanto le case d’investimento con esperienza sono sostenute da gestori di qualità.
al premio al rischio: un aspetto che non viene ancora percepito. Anche per questo, nella costruzione del portafoglio, il consiglio è di evitare il fai da te e di affidarsi sempre a un gestore specializzato e a un professionista della consulenza. Il mercato è diventato molto più complesso e i financial planner possono aiutare il risparmiatore a fare una corretta pianificazione finanziaria, su cui poi realizzare la giusta asset allocation.
Che peso dare in portafoglio alle strategie alternative? Il peso dei liquid alternative può variare, anche di molto, da cliente a cliente. Visto l’attuale contesto di mercato, comunque, in linea generale crediamo che possa essere opportuno aumentare leggermente la quota di prodotti alternativi anche perché nei portafogli retail non risultano avere un peso adeguato.
Sergio Trezzi, capo del business retail di Invesco in Europa (ex Uk), Middle East e Latam
Come costruirsi una giusta asset allocation? Il cliente dovrebbe costruirsi una componente “core” stabile, con un forte controllo del rischio. Questo può essere fatto con un multi-asset, oppure combinando azioni e obbligazioni. Poi, se si vuole cercare extra-rendimento, è indispensabile aggiungere altre asset class e strategie, anche non tradizionali. Fermo restando che il rigoroso controllo del rischio rimane fondamentale. La volatilità è aumentata in misura più che proporzionale rispetto
È UNA BCE SEMPRE PIÙ AGGRESSIVA Franco (Ubi Pramerica): “Il suo supporto è essenziale per interrompere la pericolosa trasmissione dello stress dai mercati all’economia reale e contrastare un indesiderato restringimento delle condizioni finanziarie”
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el quarto trimestre 2015 molti Paesi dell’Unione europea e dell’Eurozona hanno evidenziato un rallentamento della crescita economica, sebbene ancora positiva. Una perdita di tono che ha lanciato un campanello d’allarme, anche al di là dell’Atlantico. Le recenti tensioni sui mercati finanziari e il conseguente restringimento delle condizioni finanziarie hanno aumentato il rischio di sorprese al ribasso. “E la nostra area è assai più vulnerabile degli Usa – commenta Emilio Franco, Cfa, vice direttore generale e responsabile investimenti di Ubi Pramerica – I livelli di crescita sono più bassi, dal punto di vista sia ciclico sia strutturale. Ciò comporta una maggiore sensitività a qualsiasi shock negativo. La disoccupazione, sebbene in progressiva riduzione, resta elevata ed è essenziale che le imprese mantengano elevati livelli di fidu-
Emilio Franco, Cfa, vice direttore generale e responsabile investimenti Ubi Pramerica
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cia e proseguano nei loro programmi di investimento e assunzione. La domanda domestica è stata infatti la linfa della recente ripartenza dell’economia Euro, che non ha beneficiato di una domanda estera sostenuta, a causa della decelerazione dei paesi Emergenti, né tantomeno di un sostegno della politica fiscale. Il supporto della Bce, destinata a diventare sempre più accomodante e aggressiva nelle sue azioni di politica monetaria quantitativa, è essenziale per interrompere la pericolosa trasmissione dello stress dai mercati all’economia reale”. E proprio la Bce a marzo aumenterà gli stimoli quantitativi. Ritiene che sarà un intervento risolutivo? O è una lotta contro i mulini a vento? Il ruolo della Bce è assolutamente essenziale. La politica monetaria ha gli strumenti e la forza necessari a contrastare un indesiderato restringimento delle condizioni finanziarie che, amplificato da un sistema bancario ancora fragile, possa minare la crescita. I rischi principali sono rappresentati dalla governance dell’istituzione e dall’interferenza politica, che potrebbero rallentare l’implementazione delle misure oggi necessarie, rendendole accettabili alla Germania tardivamente, ovvero solo dopo la manifestazione evidente del contagio all’economia reale. Guardando oltre i confini europei, si alimentano i timori sulla Cina. All’orizzonte vede un hard landing per Pechino? La Cina è impegnata in un pluriennale processo di ribilanciamento della domanda aggregata dagli investimenti (oltre il
50% del PIL) ai consumi (meno del 40% contro un 70% dei paesi sviluppati). Ciò è destinato a ridurre la crescita in termini di livelli rispetto al passato, ma a renderla di maggior qualità e più sostenibile. Nello stesso tempo, gli ampi margini di politica economica saranno utilizzati dai policy-makers proprio per evitare un declino precipitoso dello sviluppo. E il Giappone, che nel 2015 è cresciuto solo dello 0,4%? Le strategie dell’Abenomics sono state poco efficaci? L’Abenomics soffre oggi di una crisi di credibilità. I risultati a oggi sono stati parziali e temporanei. In particolare, la “terza freccia” del piano del primo ministro, quello relativo alle riforme strutturali necessarie ad aumentare il potenziale di crescita di lungo termine, sono andate a rilento. Per questo, gli elettori stanno perdendo fiducia. Ci aspettiamo nuove iniziative della Boj e non escludiamo misure fiscali. Anche l’America ha accusato un rallentamento a fine 2015. Questa perdita di tono rimetterà in discussione la politica monetaria della Fed? Il mercato ha riprezzato sensibilmente il percorso di rialzo dei tassi in Usa e oggi sconta un rialzo soltanto. Ciò è un fattore di decongestionamento della pressione sugli Emergenti, sulle commodity e anche sul dollaro. Il rischio è che, superate le recenti turbolenze finanziarie, a fronte di un mercato del lavoro in piena occupazione e un’inflazione gentilmente in avvicinamento al target della Fed, quest’ultima sorprenda con un ciclo più rapido del previsto.
EUROPA E ITALIA RIFORME
IL RISPARMIO NELL’AGENDA DEL GOVERNO In futuro sono previsti interventi sull’Ires e sulle pensioni Su quest’ultimo tema ci sono diverse ipotesi sul tavolo. Il sottosegretario di Stato del Ministero delle Riforme Costituzionali, Pizzetti: “L’obiettivo è usare la flessibilità in uscita per limitare il corto circuito del sistema pubblico”
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uciano Pizzetti, sottosegretario di Stato del Ministero delle Riforme Costituzionali e dei Rapporti con il Parlamento, intervistato da Focus Risparmio in occasione della settima edizione del Salone del risparmio, fa il punto sull’azione del governo sul fronte del risparmio e annuncia i provvedimenti più significativi che l’esecutivo farà nel prossimo futuro per rilanciare il settore, a cominciare “da interventi sul fronte dell’Ires, delle pensioni e dell’alfabetizzazione finanziaria”. Il governo Renzi ha da poco compiuto due anni. Quali sono gli interventi fatti sul fronte del risparmio? Alcune cose sono già state fatte con la Legge di Stabilità del 2014 e del 2015. Innanzitutto la misura degli 80 euro ha dato un contributo rilevantissimo al risparmio, molto di più di quanto si prevedeva: una cifra che si aggira sui 10 miliardi di euro. Inoltre, ricordo la misura del Tfr in busta paga. Con l’ultima legge di Stabilità abbiamo rivisto anche tutta la questione relativa all’Imu e alla Tasi. Aggiungo l’introduzione della no tax area per i pensionati e il canone Rai nella bolletta dell’elettricità. Penso poi alle agevolazioni sul fronte casa, ai provvedimenti sul risparmio energetico, alla decontribuzione dei nuovi assunti e ai pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione. Per i prossimi anni su quali punti si focalizzerà l’azione del governo? Ci saranno interventi sull’Ires, col taglio di 4 punti, e sulle pensioni. Su quest’ultimo tema ci sono diverse ipotesi sul tavolo. L’obiettivo è usare la flessibilità in uscita per consentire di limitare il corto circuito del
sistema pubblico immettendo, nello stesso tempo, nuove forze nel mondo del lavoro. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per l’alfabetizzazione finanziaria. Che cosa farà il governo per incentivarla? Abbiamo recentemente emanato il decreto attuativo della direttiva europea per rendere più consapevole, attraverso il sistema informatico, tutto il pianeta dei risparmiatori e il loro rapporto col sistema finanziario e del credito bancario.
dell’Ocse relative all’Italia non vanno oltre l’1 per cento nel 2016. Anche il governo è così pessimista? L’Italia è inserita in una dinamica internazionale e risente del rallentamento dei colossi dell’economia mondiale ed europea. Proprio per questo assume importanza l’azione portata avanti dal presidente del consiglio Matteo Renzi in Europa per cambiare la politica restrittiva legata solamente ai bilanci. Questa è la vera battaglia di sinistra del governo: non tagliare solamente in maniera lineare ma introdurre risorse che, pur creando debito, permettano di rimettere in moto l’economia. Questo non vuol dire accantonare le esigenze del risanamento dei conti pubblici, che rimane comunque la priorità. Se in Europa non si cambia registro, temo che la crisi economica, i sistemi istituzionali anchilosati e la disgregazione sociale possano portare a una profonda crisi della democrazia.
Veniamo al risparmio gestito. Che cosa pensa di fare il governo per agevolarlo? Intanto siamo intervenuti sul sistema bancario col decreto sulle banche popolari a cui si aggiunge quello sulle casse di credito cooperativo. La nostra attenzione si focalizza sul sistema bancario a tutela, in primo luogo, dei risparmiatori e delle imprese, stando all’interno di quelle regole europee che sono state definite. Al di là delle polemiche, il governo ha messo in salvo molte imprese e decine di migliaia di risparmiatori. Sul fronte della crescita le prospettive
Luciano Pizzetti, sottosegretario di Stato del Ministero delle Riforme Costituzionali
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UN FARO SUL FUTURO DELLA PREVIDENZA Il risparmio è il motore della crescita economica in Europa Un ruolo fondamentale potrà essere giocato dal risparmio previdenziale, attraverso la creazione di un mercato unico europeo per i prodotti pensionistici individuali
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an-European Personal Pensions. Per gli amici PEPP. Questa la formula proposta dall’Eiopa alla Commissione Europea per creare un mercato unico per il cosiddetto “terzo pilastro previdenziale”, i prodotti pensionistici individuali. Un obiettivo ambizioso, che la stessa Commissione europea ha ribadito nell’Action Plan on building a Capital Markets Union e che avrà l’arduo compito di coprire quel gap previdenziale che ancora oggi caratterizza molte Paesi. Tra questi l’Italia. La creazione di un mercato unico europeo per le pensioni individuali consente non solo di offrire questi prodotti in tutti gli Stati membri, attraverso lo sfruttamento di economie di scala e la conseguente riduzione
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dei costi, ma anche di semplificare la mobilità dei lavoratori, favorendo la portabilità del risparmio previdenziale. I PEPPs proposti dall’Eiopa dovrebbero assumere le caratteristiche di un “contenitore”, uguale per tutti i cittadini europei, strutturato come uno strumento semplice e, soprattutto, capace di rispondere alle molteplici esigenze previdenziali dei cittadini europei, in particolar modo di quelli sprovvisti di una copertura previdenziale di secondo pilastro, o per i quali il secondo pilastro non consente la creazione di un adeguato cuscinetto previdenziale. Questi nuovi prodotti europei potrebbero, inoltre, contenere fondi comuni, polizze e altri prodotti finanziari, le cui caratteristiche sono definite sulla base delle esigenze pre-
videnziali e del profilo di rischio dei singoli risparmiatori, anche attraverso una gestione di tipo life-cycle. Il processo che porta alla nascita di questi prodotti è evidentemente lungo e non privo di difficoltà: uno dei nodi più complessi sarà quello legato al trattamento fiscale. La creazione di un prodotto pensionistico standardizzato non può prescindere dal definire il regime fiscale applicabile, il quale costituirà certamente un driver fondamentale per il successo. Tuttavia, dal momento che la fiscalità è materia demandata all’autonomia dei singoli Stati membri, i PEPPs, per essere davvero standardizzati e commercializzati in tutti i Paesi dell’Unione tramite un passaporto europeo dovranno, in qualche modo, conciliare questa auto-
EUROPA E ITALIA PENSIONI
nomia con le esigenze di armonizzazione. In particolare, a questi prodotti dovrebbero essere riconosciuti almeno gli stessi benefici fiscali ad oggi previsti, a livello nazionale, per prodotti della stessa natura. Lo sviluppo di un terzo pilastro previdenziale a livello europeo diventa cruciale anche per il futuro dell’economia: questo, nel disegno complessivo della Commissione Europea, rientra nel più ampio progetto di costruzione di un mercato dei capitali unico a livello europeo, che pone un forte accento proprio sugli investimenti di lungo periodo e sull’importante ruolo che gli investitori istituzionali, quali le forme di previdenza complementare di secondo e terzo pilastro e i fondi di investimento, possono rivestire per la crescita economica dell’Unione Europea, anche attraverso l’erogazione diretta di prestiti alle imprese. Un progetto che mette, quindi, il “risparmio al centro” del futuro economico della stessa Unione Europea a cui, proprio per questo motivo, l’edizione 2016 del Salone del Risparmio dedica la plenaria di chiusura, che si svolgerà alle 15.00 di venerdì 8 aprile presso l’Auditorium Silver del MiCo di Milano, al mondo dei PEPPs. Nel corso dell’incontro, dal titolo “I prodotti pensionistici individuali paneuropei: un
volano per la previdenza integrativa e per il risparmio di lungo termine”, dopo il welcome speech di Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, si alterneranno sul palco Olivier Guersent, direttore generale Dg Fisma – Commissione Europea, che fornirà un quadro del contesto europeo e dei lavori della Commissione, e Terrance Odean, Professor of finance - University of California, che offrirà una panoramica sulla situazione previdenziale statunitense. Seguirà una tavola rotonda che vedrà confrontarsi sul delicato tema della previdenza individuale Santo Borsellino, Amministratore Delegato Generali Investments Europe Sgr, Tommaso Corcos, Amministratore Delegato Eurizon Capital Sgr, Maria Bianca Farina, Amministratore Delegato Poste Vita e Presidente Ania e Alessandro Foti, Amministratore Delegato Fineco Bank, moderati da Andrea Cabrini, Direttore Class Cnbc. A tirare le fila del dibattito e a trarre le conclusioni della conferenza, con uno sguardo sull’Italia, sarà chiamato l’Onorevole Enrico Zanetti, Viceministro dell’Economia e delle Finanze, il quale svilupperà anche alcune riflessioni sul tema della fiscalità, tassello fondamentale per il successo delle iniziative europee legate allo sviluppo dei prodotti pensionistici individuali.
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VERSO UNA PREVIDENZA COMPLEMENTARE OBBLIGATORIA Vallacqua (Bocconi): “Bisogna incentivare le adesioni ai fondi pensione E questa è una strada. Ma di leve ce ne sono tante, come per esempio l’incentivo fiscale, o ancora una maggiore educazione finanziaria”
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el 2015 la previdenza complementare ha fatto un importante balzo in avanti. Secondo gli ultimi dati Covip disponibili, le adesioni sono cresciute complessivamente del 13,4%, passando dai 6,5 milioni di fine 2014 a 7,3 milioni. Il “boost” è arrivato dai fondi negoziali, che ha visto gli iscritti aumentare di 530mila unità. “Un incremento – come si legge nella relazione della commissione di vigilanza – imputabile all’avvio del meccanismo di adesione automatica di tipo contrattuale di tutti i lavoratori dipendenti del settore edile mediante versamento del contributo a carico del datore di lavoro. In particolare, nel corso del 2015, le adesioni al fondo di settore, Prevedi, che a fine 2014 contava 39mila iscritti, sono salite fino a coprire quasi l’intera platea di riferimento, di circa 570mila unità”. Al netto del contributo del settore edile, quindi, le adesioni alla previdenza complementare sarebbero aumentate solo del 5 per cento.
Francesco Vallacqua, docente di Economia e gestione delle assicurazione vita e dei fondi pensione alla Bocconi
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A testimonianza di una crescita che rimane lenta, “anche per effetto di un contesto economico difficile – fa notare Francesco Vallacqua, docente di Economia e gestione delle assicurazioni vita e dei fondi pensione alla Bocconi – Il fatto che il mercato del lavoro non funzioni bene incide sulle adesioni alla previdenza complementare. E poi, la crescita procede a ritmo lento anche perché l’adesione ai fondi pensione è su base volontaria”. Ma renderla obbligatoria vorrebbe dire limitare la libertà di scelta. Con il metodo contributivo i tassi di sostituzione (a meno di ipotesi di andamento del Pil molto ottimistiche) non saranno più come quelli che avevamo con il metodo retributivo. La pensione di primo pilastro, quindi, va integrata. E considerando il trend degli iscritti ai fondi pensione degli ultimi anni non credo che la situazione cambierà di molto se non rendiamo obbligatorie le adesioni, unitamente però ad altri correttivi. Soluzioni come quelle recentemente introdotte nel mondo degli edili o della cooperazione, di rendere obbligatorio per contratto il versamento del contributo datoriale non risolvono il problema della adeguatezza della prestazione se poi il soggetto non versa ulteriormente. Non tutti però hanno la possibilità di aderire alla previdenza complementare. È vero. Il contesto economico attuale non aiuta, e alcuni lavoratori potrebbero avere minori possibilità di adesione. Per loro, però, si potrebbe applicare il meccanismo di opting out ipotizzato dalla riforma Fornero, ovvero la possibilità di una decontribuzione parziale dell’aliquota contributiva obbligatoria (quella destinata all’Inps, ndr) a bene-
ficio di schemi previdenziali complementari , come i fondi pensione negoziali. Fondi, tra l’altro, che negli ultimi anni hanno reso cumulativamente di più rispetto alla rivalutazione standard del Tfr. Basti pensare che dal 2000 al 2014 i fondi negoziali hanno reso il 59,5%, contro una rivalutazione del trattamento di fine rapporto del 48%. Pensare a strade alternative all’obbligatorietà? L’importante è trovare il modo di stimolare le adesioni. Di leve ce ne sarebbero tante, benché non tradizionali. Si potrebbe introdurre, per esempio, l’ipotesi di una contribuzione figurativa per un numero limitato di mesi in caso di perdita del posto di lavoro. Oppure estendere il Tfr alle collaborazioni coordinate e continuative, oltre che incentivare maggiormente i fondi pensione sotto il profilo fiscale. L’aumento della tassazione sui fondi pensione al 20% è di segno contrario a tale via. Al di là degli stimoli alle adesioni, comunque, in Italia c’è anche un problema di scarsa educazione finanziaria. Educazione che non deve essere fatta da docente ad alunno, ma con le parole dell’uomo della strada. Al lavoratore bisogna spiegare bene com’è la sua situazione pensionistica. E basterebbero davvero 4 dati in croce per suscitare il loro interesse. Si potrebbe prevedere l’obbligo per il datore di fare una formazione all’atto della assunzione come nel caso della sicurezza sul lavoro. E l’iniziativa Busta Arancione? Utile, ma da sola non basta. E poi non è altro che una simulazione, fatta tra l’altro su stime da verificare, come quelle sul Pil. Invece sarebbe meglio utilizzare degli stress test, andando quindi a vedere diverse ipotesi: ottimistica, pessimistica e mediana.
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DISTINGUERE LA VOLATILITÀ DAL RISCHIO OGGETTIVO È un concetto importante da far capire al cliente È inoltre essenziale individuare le esigenze e non sottovalutare il modo in cui si affronta l’investimento del proprio patrimonio
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l 2016 è iniziato nel peggiore dei modi per i risparmiatori. Le tensioni in Medio Oriente, il crollo del prezzo del petrolio e l’effetto Cina, la crisi delle banche con l’entrata in vigore del bail in, hanno letteralmente fatto precipitare le quotazioni delle principali piazze finanziarie internazionali. Il panico si è diffuso tra i risparmiatori , soprattutto per chi è entrato sui mercati a fine 2015. “Non è la prima volta che vedo turbolenze sui mercati – spiega Laura Colombo, consulente di Banca Fideuram e socio fondatore Anasf – In questi 35 anni ne ho viste diverse di crisi e forse questa non è una delle peggiori”. Nessuna ansia tra i suoi clienti? Per chi è entrato nell’ultimo anno , un po’ di ansia certo c’è. Parte rilevante della nostra attività è gestire l’ emotività dei nostri clienti e ricondurli ad atteggiamenti più razionali, non solo nei momenti di drawdown, ma anche in quelli di rialzo. Mi è successo ora, con un nuovo cliente en-
Laura Colombo, consulente di Banca Fideuram e socio fondatore Anasf.
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trato sui mercati nel 2015, poco prima del crollo delle borse mondiali. Ma è normale. In che senso è normale? Nel senso che se il cliente ha un’esperienza molto breve ancora non sa come lavoriamo. Per lui è difficile fidarsi, capire la costruzione del portafoglio e la diversificazione che viene fatta, il controllo e il monitoraggio rischio/rendimento per ogni area di bisogno. In questi casi il nostro ruolo di consulenti è molto importante. Dobbiamo stare vicino al cliente cercando di fargli capire quello che sta succedendo e che deve accettare un po’ di volatilità sugli investimenti fatti a medio termine. Una gestione fatta il 28 dicembre 2015 con il 65% di azioni sta perdendo poco più del 4% a oggi, nulla di trascendentale. Ma se un cliente vuole uscire a tutti i costi, come si fa a gestire le sue paure? Supportandolo con le informazioni necessarie. In questo momento molto delicato è fondamentale distinguere bene quella che è la volatilità dei mercati dal rischio oggettivo. Diverso è accettare un po’ di volatilità dall’assumersi un rischio che potrebbe essere più serio. È in assoluto il punto più importante da far capire al cliente. Altro aspetto essenziale è non sottovalutare il modo in cui si affronta l’investimento del proprio patrimonio e fare attenzione alla concentrazione degli asset. Da questo punto di vista, in Fideuram siamo molti vicini al cliente, grazie anche al servizio di Consulenza Evoluta “Sei”. Può fare un esempio pratico? Nella costruzione di un portafoglio bisogna valutare le varie aree di bisogno di ogni singolo cliente, predisposizione al
rischio e asse temporale. Innanzitutto, è importante riuscire a tenere “liquida” una parte del capitale, che può servire per delle spese a breve. Un’altra parte, invece, va destinata alle “riserve” e quindi investita a 12-24 mesi. Solo dopo si affronta l’investimento di medio termine, quindi con un respiro di 3-5 anni, e quello più a lungo, dai 7-10 anni e oltre. Se il portafoglio viene costruito in questo modo è difficile essere colti di sorpresa. I mercati sono cambiati tanto negli ultimi anni. È cambiato anche il modo di fare consulenza? Dal mio punto di vista, il cliente oggi è molto più evoluto che in passato ed è in grado di capire ciò che succede. Per noi che lavoriamo in questo settore è più bello, perché le scelte sono condivise. Il cliente più evoluto ha anche più esigenze e ha bisogno di più servizi. Vuole una competenza maggiore da parte nostra e una maggiore attenzione. E’ una sfida continua. E ci siamo attrezzati in tal senso.
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MORNINGSTAR, IL RATING DIVENTA SOCIALMENTE RESPONSABILE
Cresce la sensibilità verso i temi dell’ambiente, della società e della corporate governance sia da parte dei gestori che dei risparmiatori. Il Sustainability Rating aumenterà la trasparenza nel settore
di Sara Silano *
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alla consapevolezza alla responsabilità sociale il passo è ampio, soprattutto negli investimenti. Significa muovere da un approccio di esclusione di determinati titoli, ad esempio i produttori di armi, a un impegno attivo su temi come l’ambiente, la società e la corporate governance. Vuol dire anche provare a migliorare le pratiche aziendali attraverso il dialogo con le realtà in cui si investe ed, infine, inserire i criteri cosiddetti ESG (Enviromental, social and governance) nel processo di costruzione del portafoglio. UN FENOMENO GLOBALE Il fenomeno è tutt’altro che di nicchia. Secondo i dati delle Nazioni Unite, circa 1.400 asset manager nel mondo hanno firmato i sei principi per l’investimento responsabile elaborati nel 2006 dall’Onu (UNPRI), per un patrimonio in gestione di quasi 60 mila miliardi di dollari (dati a fine 2015). Dieci anni fa, i firmatari furono un centinaio (pari a 6,5 mila miliardi di asset under management). Dal lato della domanda, inoltre, alcuni studi dimostrano una maggior sensibilità delle nuove generazioni verso questi temi. Secondo una ricerca di Morgan Stanley, dal titolo “Sustainable signals: the individual investor perspective” (Febbraio 2015), l’84% dei giovani nati dopo il 1980 è interessato a risparmiare in modo “sostenibile”, una percentuale molto più alta rispetto ai loro genitori e nonni. La maggior sensibilità dei Millennials è testimoniata anche da altre ricerche. Ad esempio, un’indagine del Pew Research Center (2011) rivela che questa generazione, e in una certa misura 30
anche quella X (nati dopo il 1960), è più preoccupata delle tematiche ambientali e del riscaldamento globale rispetto ai baby boomers, figli del dopo-guerra. IL NUOVO RATING MORNINGSTAR Morningstar, fedele alla sua missione di aiutare gli investitori a prendere decisioni finanziarie consapevoli, lancia il nuovo Sustainability Rating per i fondi, con l’obiettivo di aumentare la trasparenza e favorire confronti omogenei tra i prodotti a livello globale. Il giudizio misurerà la performance dei portafogli in termini di ambiente, società e governance, relativamente alla categoria di appartenenza (la comparazione, dunque, è omogenea, come nel calcolo delle stelle). Il punto di partenza sono i rating ESG dei singoli titoli, che vengono assegnati da Sustainalytics, società specializzata nel settore che copre circa 4 mila aziende nel mondo e utilizza da 60 a 80 indicatori, basati su specifici schemi di ricerca per industria. Inoltre, Sustainalytics conduce anche una valutazione degli eventi controversi o incidenti e del loro impatto.
Nel calcolare il punteggio di sostenibilità del portafoglio (Sustainability score), Morningstar sottrae dal Portfolio ESG score (calcolato come media ponderata dei punteggi dei titoli sottostanti) il punteggio relativo alle controversie (o Controversy deduction). Come per le stelle, il rating è assegnato all’interno della categoria secondo la distribuzione normale, ossia il primo 10% avrà il giudizio più alto, il successivo 22,5% sarà sopra la media e così via (vedi tabella). Poiché il punteggio ESG di Sustainalytics varia in funzione dell’industria in cui opera la società, i dati sono normalizzati per permettere un confronto tra portafogli diversificati (viene cioè calcolata la distanza dalla media del settore in termini di numero di deviazioni standard). Morningstar coprirà inizialmente circa 27 mila fondi (requisito essenziale è che almeno il 50% degli asset riceva i giudizi di Sustainalytics). Sono esclusi, per il momento, gli obbligazionari governativi. * Managing Research Editor di Morningstar Italy
Il Morningstar Sustainability Rating DISTRIBUTION
SCORE
Highest 10%
5
DESCRIPTIVE RANK
High
Next 22,5%
4
Above Average
Next 35%
3
Average
Next 22,5 %
2
Below Average
Lowest 10%
1
Low
RATING ICON
FLESSIBILE E MIRATO
Janus Global Unconstrained Bond Fund Janus Global Unconstrained Bond Fund è un fondo obbligazionario opportunistico che mira a conseguire rendimenti positivi nel lungo termine nei diversi contesti di mercato nell’arco di cicli completi.
Un investitore di fama mondiale Bill Gross è uno dei più illustri leader di pensiero a livello mondiale per quanto riguarda il reddito fisso
Flessibilità di investimento Il Fondo investe ampiamente nei mercati globali del reddito fisso e non è vincolato a uno specifico benchmark
Fonti di rendimento non correlate Questo fondo obbligazionario mira a offrire rendimenti positivi a lungo termine attraverso l’adozione di tecniche di investimento avanzate
Bill Gross
Gestore del portafoglio, Janus Global Unconstrained Bond Fund
janusinternational.com I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. L’attività di investimento comporta dei rischi, incluso il rischio di perdita del capitale investito. Pubblicato da Janus Capital International Limited, società autorizzata e regolamentata nel Regno Unito dalla Financial Conduct Authority e pubblicato anche da Janus Capital (Svizzera) LLC, società autorizzata e regolamentata in Svizzera dalla FINMA. Il presente documento non costituisce una consulenza d’investimento o un’offerta di compravendita o una raccomandazione di titoli, se non stabilito in un opportuno contratto conforme alle leggi, alle norme e ai regolamenti vigenti. Janus non è responsabile dell’eventuale distribuzione del presente documento a terzi, in tutto o in parte, o per informazioni ricostruite a partire da questo documento. Riservato esclusivamente agli investitori istituzionali ed ai distributori qualificati. Janus Capital Management LLC agisce come sub-consulente agli investimenti per Janus Capital International Limited. Janus Capital Funds Plc è un OICVM di diritto irlandese con passività separate tra i Comparti. Gli investitori sono avvertiti che dovrebbero effettuare investimenti sulla base della lettura approfondita del Prospetto Informativo più recente, contenente le informazioni sulle commissioni, le spese ed i rischi, il quale è disponibile presso tutti i collocatori ed i Soggetti incaricati dei pagamenti. L’investimento in uno specifico Comparto potrebbe non essere adatto a tutti gli investitori e non è sempre disponibile a tutti gli investitori nelle diverse giurisdizioni; non è disponibile agli investitori statunitensi. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il rendimento può variare ed il capitale investito può subire fluttuazioni a seguito delle condizioni di mercato e delle valute. Le azioni, se rimborsate, potrebbero risultare in un guadagno o in una perdita del capitale iniziale investito. Questo documento non è una sollecitazione per la compravendita delle azioni e quanto riportato nel presente documento non deve essere inteso come una consulenza di investimento. Janus é un marchio commerciale registrato di Janus International Holding LLC. © Janus International Holding LLC. AS-0915(7)0316 Italy Inst
SALONE DEL RISPARMIO SEMPRE PIÙ SOSTENIBILE Diversi gli appuntamenti dedicati al mondo Sri in programma nella tre giorni organizzata da Assogestioni Manuela Mazzoleni *
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ell’ultimo decennio le tecniche di investimento Sri sono passate dall’esclusione tout court dall’universo investibile di alcune aziende a strategie più sofisticate quali il norm based screening, la strategia best in class e ancora agli investimenti tematici, l’integrazione, l’engagement o, più di recente, al’impact investing. Parallelamente si è fatta strada la convinzione che l’attuazione di politiche di sostenibilità possa fare la differenza anche sul piano dei risultati economici e che le imprese capaci di cogliere le sfide ambientali e sociali siano in
Manuela Mazzoleni, direttore operations e mercati di Assogestioni
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grado di gestire meglio i rischi e cogliere le opportunità che si presentano. Sfide che l’industria dell’asset management è pronta a cogliere, come conferma la fitta agenda di incontri del Salone del Risparmio 2016 dedicati alla finanza sostenibile e all’impact investing, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza sui meccanismi che accompagnano oggi gli investimenti sostenibili e responsabili che, va ricordato, integrano l’analisi finanziaria con la valutazione dell’approccio del soggetto investito a tematiche di tipo ambientale, sociale e di governance (i cosiddetti criteri Esg - Environmental, Social and Governance). E proprio la triade Esg sarà al centro del primo incontro del percorso “Finanza Sostenibile e Impact Investing”, in programma mercoledì 6 aprile alle 11.30 presso la sala Blue 1 del MiCo di Milano. L’evento, dal titolo “Esg: tre lettere che cambiano il modo di investire, risparmiare e fare consulenza”, sarà l’occasione per presentare il Morningstar Sustainability Rating per i fondi, una misura di come i portafogli si comportano in termini di rispetto dei criteri legati all’ambiente, alla società e alla corporate governance. Attenzione a questi criteri di valutazione anche da parte di M&G: “Discuteremo dei vantaggi si ottengono adottando un approccio d’investimento di lungo termine, e spiegheremo perché è importante aspettare pazientemente momenti di sfasamento di breve termine per comprare società di qualità e ‘moated’ (dotate di un distinto competitive advantage, ndr)”, commenta John William Olsen, gestore azionario di M&G Investments e del fondo M&G Global Select, che sarà relatore dell’evento “I vantaggi offerti dall’investimento di lungo perio-
do in imprese sostenibili”, in programma sempre il 6 aprile alle 12.45 in sala Blue 2. Ma l’industria del risparmio gestito è anche pronta a rispondere alla sfida globale posta dal climate change. “Il riscaldamento globale è divenuto recentemente oggetto di crescente interesse anche da un punto di vista finanziario, in quanto è aumentata la consapevolezza degli investitori circa l’impatto potenziale del cambiamento climatico sul rendimento dei propri investimenti”, afferma Vincenzo Sagone, head of Etf, Indexing & Smart Beta Business Unit di Amundi Sgr, che durante la conferenza “Obiettivo 1,5 - Rischio finanziario e cambiamento climatico” organizzata da Assogestioni il 6 aprile alle 16.30 in sala Red 2 illustrerà l’entità del rischio, oggi non correttamente “prezzato” dal mercato, a cui sono potenzialmente soggetti gli investimenti finanziari. Si concentrerà, invece, sull’Impact Investing la conferenza dedicata al tema SRI in programma il 6 aprile, alle 17.30 in sala Yellow 2, l’evento “Finanza, Innovazione Sociale e Ambiente: Quali Sviluppi per l’Impact Investing in Italia?” organizzato da Selectra. L’impact investing “assieme alle strategie di gestione Sri, va a collocarsi in quella sfera di attività chiamata finanza responsabile, che risulta essere uno dei trend di maggiore interesse tra investitori e gestori del risparmio”, spiegano gli esperti della società che, grazie a un panel che riunisce professionisti ed esperti del settore, mostrerà le potenzialità delle strategie impact nel contesto Italiano, le barriere a una loro implementazione e le preferenze dei potenziali investitori. Diversi aspetti delle tematiche legate alla sostenibilità verranno approfonditi anche nella seconda giornata del Salone che vedrà alla mattina (ore 10.30) una confe-
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renza accreditata dedicata a “La gestione dei portafogli di investimento Sri” organizzata da Bnp Paribas Investment Partners e finalizzata a sviluppare tra gli operatori una maggiore conoscenza dell’approccio sostenibile. L’orizzonte di lungo periodo tipico dell’approccio alla sostenibilità si sposa anche con l’attenzione a un macrotrend quale l’invecchiamento della popolazione globale. “Applicando l’approccio SRI a questa tendenza secolare è possibile proporre una strategia ‘sostenibile’ in grado di creare valore nel tempo per gli investitori”, spiega Franca Perin, head of Sri Research di Generali Investments, che il 7 aprile, alle 13.45 presso la sala Yellow 3 organizza l’evento “Investire nella ageing society”. Con Paolo Veronesi, Istituto europeo di oncologia Milano, Livi Bacci, Scuola di scienze politiche “Cesare Alfieri” - Università di Firenze, e Lorenzo Savorelli, capo ricerca Assicurazioni Generali, si discuterà di scenari di una società che invecchia e dell’impatto sulle strategie di investimento. Successivamente, nel corso della seconda giornata del Salone, si svolgeranno altri due incontri dedicati al mondo Sri. Il primo alle 15.45, in Sala Yellow 3, è organizzato da Etica Sgr. “Quest’anno proporremo una conferenza scenica sull’uso responsabile
dell’acqua - spiegano dal team della Sgr - Si tratterà di una vera e propria conferenza spettacolo, che vedrà tra i protagonisti Mario Tozzi, geologo, scienziato e divulgatore scientifico che ha condotto in tv programmi di approfondimento culturale come Fuori luogo (Rai 1, ndr)”. Infine, alle 17.30, sempre in sala Yellow 3, sarà la volta della conferenza “Finanza per l’ambiente” organizzata da Candriam, in collaborazione con il Forum per la Finanza Sostenibile, che si porrà “l’obiettivo di sensibilizzare la platea degli ascoltatori sulla centralità delle tematiche Sri. Parleremo delle questioni ambientali con particolare riferimento al cambiamento climatico nonché di micro-credito quale forma alternativa e in forte crescita di finanziamento”. L’industria dell’asset management sembra sempre più consapevole dell’importanza di preservare l’ambiente in cui viviamo e rispettare i diritti di tutti gli stakeholder, una consapevolezza che può e deve essere trasmessa anche agli investitori che possono trovare grandi opportunità in termini di rendimento da un sempre crescente rispetto dell’ambiente e della società, oltre che un vantaggio in termini di qualità della vita. * Direttore Operations e Mercati di Assogestioni
FONDO ARCO AD ALTO RATING SOCIO-AMBIENTALE Il fondo pensione Arco batte i benchmark di sostenibilità. L’ente previdenziale dei lavoratori del settore legno e arredo ha svolto, con il supporto di VigeoEiris, un’analisi sociale e ambientale dei portafogli al 31 dicembre 2015, per valutarne il livello di responsabilità sociale. Il punteggio medio complessivo degli investimenti di Arco è risultato superiore alla media dei benchmark utilizzati dalla società Vigeo.
GLI ISTITUZIONALI ITALIANI: «L’SRI RENDE» Sette investitori istituzionali italiani su 10 (72%) dichiarano che è diventato sempre più difficile ottenere alpha, ovvero un rendimento superiore a quello atteso del mercato. In questo contesto, il 54% vede oggi gli investimenti socialmente responsabili (Sri), in particolare nell’approccio Esg, come una fonte potenziale di rendimento. Inoltre, il 96% sta già utilizzando strategie Esg. Sono le conclusioni di una ricerca Natixis Global Asset Management su 660 investitori istituzionali a livello internazionale, 46 dei quali in Italia.
JP MORGAN, PIATTAFORMA PER PRODOTTI ESG SU MISURA
Jp Morgan ha lanciato il progetto Ethos Investments, una piattaforma rivolta a istituzioni e distributori che siano alla ricerca di strumenti per costruire prodotti Esg su misura. Gli operatori, ha spiegato Jp Morgan, possono scegliere tra indici passivi, fondi gestiti con strategie attive, portafogli ad personam di tipo obbligazionario o azionario. Inclusa la possibilità di green e social bond. A cura di
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
AVIVA ACCELERA SUI PROMOTORI FINANZIARI Il life, investment and bancassurance director, Vacca: “Nell’ultimo anno Aviva ha deciso di rifocalizzarsi strategicamente sul canale promotori. Il nostro punto di forza è l’ampia gamma di prodotti, capace di soddisfare le diverse esigenze dei clienti”.
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are una maggiore visibilità alla presenza che Aviva ha in Italia. È con questo obiettivo che la Compagnia sarà presente quest’anno alla settima edizione del Salone del Risparmio. “Negli ultimi anni, Aviva si era focalizzata soprattutto sulla valorizzazione del canale agenziale e delle partnership bancarie storiche – commenta Alberto Vacca, life, investment and bancassurance director di Aviva – mentre, a partire dal 2015, sono stati fatti molti investimenti finalizzati alla rivitalizzazione di tutte le relazioni con le reti di promozione finanziaria, anche sfruttando i punti di forza dei nostri prodotti. Si pensi ad esempio alle multiramo, prodotto molto adatto nell’attuale contesto di mercato e che non tutti i competitors sono in grado di offrire. Partecipare al Salone del Risparmio vuole essere un segnale visibile di questo ritrova-
Alberto Vacca, life, investment and bancassurance director di Aviva
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to commitment. Del resto il Gruppo crede sempre di più nell’Italia e l’ha dimostrato anche recentemente siglando un accordo distributivo con Banca Popolare di Bari, partnership che si va ad aggiungere a quelle già in essere con UniCredit, UBI Banca e Banco Popolare”. Ci sono altri accordi in rampa di lancio? L’attività di ricerca di nuovi distributori è continua. Guardiamo sempre con attenzione al mercato per cogliere nuove opportunità in grado di ampliare ulteriormente la nostra forza attraverso i canali distributivi. Canali che avranno la possibilità di offrire una vasta gamma di prodotti, come la nostra, e soddisfare le più svariate esigenze dei clienti: dal risparmio alla protezione, dalla salute all’abitazione. Ricordiamo che siamo tra i pochi player in Italia capaci di offrire una gamma di prodotti così ampia e diversificata, che include anche le gestioni separate su cui Aviva è particolarmente competitiva grazie ad un ALM di successo effettuata negli ultimi anni. Avete già individuato degli obiettivi di raccolta? In senso più ampio posso dire che il nostro obiettivo è di continuare a crescere. Il mercato, lato danni e lato vita, si è mosso in modo diverso negli ultimi anni in termini di masse. Per il vita c’è stato un vero e proprio boom, mentre il ramo danni ha dato segnali di sofferenza. All’interno di questi trend, noi cerchiamo di battere il mercato e puntiamo ad avere sempre crescite superiori. Non a caso, nel danni abbiamo sofferto meno degli altri player e sul vita, invece, siamo riusciti ad aumentare la quota di mercato sui nostri distributori attivi.
Quali i prodotti che stanno catalizzando l’attenzione dei risparmiatori? Sicuramente le soluzioni multiramo, ovvero prodotti caratterizzati da una gestione separata unita a una unit linked. Le multiramo sono il prodotto più interessante in questo contesto di mercato, perché hanno un profilo di rischio abbastanza conservativo e offrono al promotore la possibilità di fare consulenza al cliente scegliendo i fondi da abbinare alla gestione separata. A seconda delle reti abbiamo diverse tipologie di prodotti: alcune reti, infatti, scelgono di affiancare alla gestione separata fondi esterni, con una maggiore varietà di strumenti tra cui scegliere, mentre altri preferiscono utilizzare solo fondi interni, dove si sceglie semplicemente il profilo di rischio/ rendimento, lasciando ad un asset manager esterno la responsabilità della selezione degli strumenti da utilizzare. Oltre alla protezione già intrinseca nella natura del prodotto, offriamo altre importanti garanzie aggiuntive quali la maggiorazione caso morte e quella ulteriore in caso di incidente. Inoltre crediamo che sia fondamentale avere soluzioni pensionistiche nella gamma prodotti, non solo in risposta ad un bisogno previdenziale sempre più forte, ma anche per fornire all’intermediario uno strumento chiave per costruire una relazione di lungo termine col cliente. Sarete presenti al Salone anche con una conferenza? Sì, avremo una conferenza che si terrà l’ultimo giorno della manifestazione, venerdì 8 aprile. Parleremo ovviamente del contesto di mercato attuale, cercando di valorizzare il ruolo che le assicurazioni e gli intermediari possono svolgere in risposta alle preoccupazioni dei risparmiatori.
MONDO - Quei rischi geopolitici che pesano sui mercati - Niente hard landing in Cina - Fed, tra policy e credibilitĂ - Quel peso eccessivo delle banche centrali - La lunga strada della normalizzazione del petrolio
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QUEI RISCHI GEOPOLITICI CHE PESANO SUI MERCATI Brexit, petrolio e presidenziali Usa sono i pericoli più rilevanti. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe materializzarsi uno scenario da incubo. Ecco le strategie per tutelare il proprio portafoglio
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i sono molti appuntamenti politici rilevanti nel corso del 2016 che saranno al centro dell’attenzione. Tra questi, i più rilevanti per i mercati sono le elezioni americane, il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Europa (Brexit) e gli accordi tra i Paesi produttori di petrolio sui livelli di produzione. Rischi geopolitici che potrebbero pesare sul contesto economico-finanziario mondiale. “Lo scenario peggiore potrebbe essere legato a una conferma di Brexit che sarebbe un nuovo segnale di sfiducia verso l’Unione europea, anche se in verità il Regno Unito non è mai stato un gran sostenitore del progetto europeo – commenta Maria Paola Toschi, market strategist di Jp Morgan Am – Anzi, ha sempre mostrato freddezza e disaffezione. Le ripercussioni economiche sarebbero sfavorevoli soprattutto per il Regno Unito, ma anche a livello europeo. Sarebbe un evento estremamente destabilizzante e dalle implicazioni imprevedibili. E potrebbe avere anche un forte effetto negativo per l’Unione europea”. Ma non è solo la Brexit a far paura. “Se tutti i rischi all’orizzonte dovessero materializzarsi ci troveremmo di fronte a un vero e proprio scenario da incubo - fa notare Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet Asset Management – Uno scenario che vede l’acuirsi della crisi in Medio Oriente, un petrolio sotto i 20 dollari al barile, un clima di guerra fredda tra Usa e Russia e il Regno Unito al di fuori dell’Europa. In un contesto di questo tipo, lo scenario deflazionistico/recessivo tornerebbe alla ribalta, con gli unici beni rifugio individuabili nei bond tedeschi e nell’oro”. Se invece si riuscisse a schivare tutti i rischi geopolitici, allora il pericolo deflazionistico verrebbe accantonato e il ciclo economico seguirebbe un cammino normale, con alme36
PRESIDENZIALI USA
no un paio di anni di espansione economica. “In tutto questo, occorre ricordare che la finanza ha corso molto più dell’economia negli ultimi 6 anni – sottolinea ancora Piersimoni – Per cui è chiara l’asimmetria degli esiti tra lo scenario negativo, catastrofico, e quello positivo”. IL PERICOLO BREXIT All’inizio di febbraio il governo Cameron ha messo a punto una proposta di riforme da negoziare con l’Unione Europea che potrebbero rivedere le regole di partecipazione del Regno Unito all’Unione europea stessa. Le proposte riguardano sostanzialmente aree come la competitività, la sovranità nazionale, la governance economica e alcune restrizioni di benefici sociali e di libertà di movimenti. L’accordo tra Ue e il governo Cameron potrebbe porre le basi per evitare uno scenario estremo di Brexit. “Il tema è delicato – spiega Toschi – perché eccessive concessioni da parte della Ue creerebbero un pericoloso precedente e potrebbero aprire la strada a richieste o proteste da parte di altri Paesi membri. Ma un’assenza di accordo potrebbe determinare un rischio per Cameron di dover confermare il Referendum e un estremo rischio di Brexit. Questa eventualità sarebbe negativa soprattutto per l’economia del Regno Unito, che rischierebbe di perdere l’attuale rilevanza di piazza finanziaria con eventuali riprecussioni anche sul settore immobiliare, che in questi anni ha avuto una crescita eccezionale. Tuttavia, questo scenario sarebbe sfavorevole anche per l’Europa, che vedrebbe un nuovo segnale di debolezza e di sfiducia. La nostra visione è che l’attuale fase di consultazioni sia un mezzo del primo Ministro per tentare tutte le strade per una soluzione onorevole, senza venire meno alle promesse elettorali, ma scongiurando un rischio di Brexit che
non piace a nessuno, se non a chi ha sempre visto l’esperimento europeo con scetticismo, senza comprenderne il potenziale rivoluzionario dal punto di vista politico e sociale oltre che economico”. Il materializzarsi di una Brexit, quindi non conviene a nessuno, Regno Unito in primis. “Ma questi ragionamenti ormai contano sempre meno – sostiene Piersimoni – Certo è che per i mercati l’evento sarebbe traumatico. Oltre ai danni sulle attività finanziarie/ reali britanniche, la propagazione potrebbe facilmente rimettere sotto pressione la tenuta degli spread governativi”. TRA PETROLIO E TENSIONI IN MEDIO ORIENTE Il petrolio è sempre stato un tema in cui il fattore geopolitico si è intersecato con i fondamentali economici. La grossa differenza rispetto al passato è che, di fronte a una crisi mediorientale, il prezzo del petrolio non aumenta a causa di timori di drastici cali dell’of-
MONDO TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ/1
PERICOLO BREXIT
TRA PETROLIO E TENSIONI MEDIORIENTALI
ferta (chiusura dei pozzi, come durante l’invasione del Kuwait), ma crolla letteralmente. Perché? “Il Medio Oriente è sempre stato teatro di grandi contrasti, ma negli ultimi tempi il conflitto in Siria-Iraq è diventato il nocciolo delle tensioni religiose (Sciiti/Sunniti, ndr), geografiche (Arabia Saudita/Iran, Russia/Turchia, ndr), politiche (Russia/Usa, ndr), umanitarie (profughi ed accoglienza Ue, ndr) – aggiunge l’esperto di Pictet – Tutti gli attori in gioco vedono la debolezza del prezzo del petrolio come un’arma efficace per destabilizzare il nemico, nella convinzione che i danni inferti siano superiori a quelli subiti. Il fronte dei produttori, ovvero Opec, Russia e Nord America, è frantumato. Anche nel 2016, quindi, resteremo in un regime di eccesso di offerta. Il quadro potrebbe cambiare a fronte di un accordo giudicato efficace. Un mondo paradossale, insomma: prima il petrolio si infiammava nelle turbolenze geopolitiche, ora lo si compra in percezione di accordi di pace”.
Qualche tentativo per non alimentare il rischio petrolio è stato fatto. Come la prova di accordo tra Paesi produttori di petrolio sui livelli di produzione. Arabia Saudita e Russia hanno tentato di accordarsi per bloccare (non tagliare) la produzione ai livelli del gennaio 2016. “Ma l’accordo già scricchiola, perché l’Iran dopo anni di embargo, vuole tornare ai livelli di produzione ed esportazione pre-sanzioni – interviene Toschi – Altri produttori sono intenzionati a non opporsi a questa eventualità. È possibile quindi che il percorso per trovare una soluzione all’eccesso di offerta che pesa sui prezzi del petrolio e che spaventa i mercati per le implicazioni sui Paesi emergenti e sull’economia globale, sia ancora fragile. Tuttavia, si tratta di un primo segnale che mostra come l’Arabia Saubita si stia mostrando più sensibile al tema”. E le ragioni di questa maggiore sensibilità sono tante: come il declassamento da parte di S&P, che ha rivisto il rating del Paese da A+ ad A- per il deterioramento delle finanze pubbliche e del merito di credito; o ancora come il calo degli introiti derivanti dal petrolio, che hanno indotto il Paese a finanziarsi sui mercati internazionali, diventando quindi più sensibile al merito di credito e quindi al costo del finanziamento”. “Il recente accordo tra i Paesi produttori apre la strada a una ripresa del prezzo del petrolio che potrebbe anche essere alimentato da una riduzione dell’eccesso di offerta nel corso dell’anno – continua lo strategist di Jp Morgan Am – Ma l’esito di questa trattativa è ancora incerto e potrà alimentare volatilità sui mercati”. IN ATTESA DELLE PRESIDENZIALI USA Sebbene non siano ancora entrate nel vivo, “anche le elezioni americane rappresentano un rischio geopolitico – avverte Piersimoni – Per il mercato il fatto più rilevante è che si voti. Questo impedisce manovre fiscali espansive negli USA in tutto il 2016”. Tuttavia, c’è da dire che la teoria del ciclo delle presidenziali Usa, che analizza storicamente come i mercati azionari abbiano performato nei 4 anni di mandato dei vari presidenti, è incoraggiante, soprattutto dopo un avvio 2016 così difficile. “Guardando gli ultimi 90 anni, l’anno delle elezioni ha mostrato una performance dell’indice S&P 500 superiore alla media dei 4 anni – fa notare
Toschi – Ciò sembra giustificabile dal fatto che ogni nuovo presidente alimenta attese di nuovi programmi, progetti che solitamente si riflettono in un sentiment più favorevole dei mercati. Ma è ancora presto per valutare le diverse proposte elettorali e l’impatto su economia e mercati”. IL PORTAFOGLIO PER PROTEGGERSI Visti gli innumerevoli rischi all’orizzonte, c’è da scommettere che la volatilità continuerà a dominare la scena anche nel 2016. E il miglior modo per difendersi è restare concentrati sulle proprie scelte d’investimento, adottando un approccio di lungo termine. “È inoltre importante avere un atteggiamento quanto mai attivo nella gestione di portafoglio – consiglia Piersimoni – La definizione di un benchmark strategico cui affidarsi, salvo piccoli accorgimenti tattici, non è più una ricetta vincente. E per quanto possa sembrare illogico, una quota di liquidità non è da disprezzare per un portafoglio ben calibrato. In termini di asset, poi, sul fronte obbligazionario la nostra preferenza va ai titoli indicizzati all’inflazione e a qualche forma di carry in dosi modeste. Fronte azionario, invece, guardiamo con favore a strategie difensive a basso beta. La folle rincorsa a tassi negativi, infine, giustifica anche una quota di oro nei portafogli”. Toschi fa poi notare come in questo contesto di mercato sia particolarmente sentita l’esigenza di rendimento, unita alla necessità di utilizzare strategie capaci di offrire decorrelazione: “Ai fine della ricerca del rendimento, le strategie multi-asset, studiate per selezionare una vasta gamma di asset class, rappresentano la strada maestra in un contesto di tassi sempre più bassi e in molti casi addirittura negativi. Inoltre, le politiche monetarie di questi anni hanno fortemente aumentato il livello di correlazione delle asset class, rendendo talvolta inefficace la logica della diversificazione. È per questo che consigliamo di ricorrere anche a strategie alternative che possano meglio rispondere all’esigenza di decorrelazione. Una di queste è legata alla individuazione di alcuni temi macro fondamentali che vengono implementati con una serie di scommesse su un ampio spettro di mercati e di asset class – conclude – Pensiamo che questo tipo di soluzioni mirate siano la giusta risposta alle attuali sfide di mercato”. 37
NIENTE HARD LANDING IN CINA Tra gli investitori si stanno diffondendo i timori di un possibile crollo del Dragone. Amstad (Aberdeen Am): “Ma l’economia non è in pericolo, sebbene abbia rallentato. E sul mercato ci sono ancora opportunità”
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on è stato un inizio anno tra i più semplici. Il mercato azionario cinese è crollato per ben due volte nella prima settimana di operatività, mettendo subito alla prova le nuove misure di sospensione delle contrattazioni. E i mercati di tutto il mondo hanno seguito l’onda, poiché si è diffusa un po’ ovunque apprensione tra gli investitori. “La Cina oggi è per il resto del mondo più importante che mai rispetto al passato e l’influenza dei suoi mercati finanziari, nonostante la loro insularità, è aumentata molto – commenta Donald Amstad, ddirector fixed income product specialist a Singapore di Aberdeen Asset Management – E secondo molti investitori nel mondo, il Dragone ha rimpiazzato la Federal Reserve nel ruolo di fonte di maggiore preoccupazione per gli equilibri dell’economia a livello globale”.
Donald Amstad, director fixed income product specialist a Singapore di Aberdeen Asset Management
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Ma il Paese si sta dirigendo verso un hard landing? E con quali effetti sugli altri Paesi? L’economia sta rallentando, su questo non si discute. La nostra ultima previsione sulla crescita del Pil per quest’anno è del 6,6%; una bella differenza con l’espansione a doppia cifra del passato. E potrebbe rallentare ulteriormente. Ma c’è da chiedersi se questo sia davvero un male. Potrebbe spiegarsi meglio? La crescita più lenta sembra più dettata da un piano preciso che dal caso, dato che l’economia si sta spostando da un modello guidato da investimenti ed esportazioni a uno in cui il consumo domestico gioca un ruolo dominante. Il Paese desidera una crescita che sia sostenibile. L’ultimo crollo del mercato azionario cinese ha avuto due colpevoli: un goffo tentativo di limitare le perdite all’interno di un mercato sopravvalutato, che ha scatenato il panico sulle vendite, e la scarsa comunicazione sulla politica di allentamento del renminbi, che ha alimentato i sospetti circa il fatto che il Paese stia cercando la svalutazione come via d’uscita dai problemi. Ciò detto, i mercati azionari cinesi sono scollati dalla realtà: quando i prezzi dei titoli sono guidati dall’interazione tra manipolazione di mercato sponsorizzata dallo Stato e istinti speculativi di milioni di investitori retail, cessano di essere una misura della qualità dell’azienda. Non consentono nemmeno di avere il sentore dello stato di salute di un’economia. Tuttavia, anche se la Cina ha bisogno di lavorare sugli effetti di una non efficiente allocazione di capitale, seguita alla crisi finanziaria globale, l’economia non sta precipitando. E la svalutazione forzata del renminbi? Non potrebbe portare a una guer-
ra valutaria? La recente debolezza del renminbi, che ha guadagnato il 26% contro il dollaro da metà 2015, viene meglio compresa all’interno del processo di liberalizzazione della valuta in corso. La debolezza del settore manifatturiero è parzialmente controbilanciata dalla crescita dell’industria dei servizi, specialmente nel settore privato. Questo non significa che la Cina non stia affrontando sfide considerevoli. Il debito governativo locale e societario costituiscono un grosso problema, il settore statale è sovradimensionato e inefficiente, mentre il mercato immobiliare resta fragile. Ma Pechino ha ancora un buon numero di strumenti per evitare la catastrofe. Quali le armi per evitare la catastrofe? Il rallentamento del Paese ha colpito duro sui fornitori di materie prime, come la Malesia e l’Indonesia. Anche i Paesi asiatici legati alla Cina dalla catena di produzione soffrono. Ma la regione ha imparato a diversificare, i consumi domestici in crescita hanno ridotto la dipendenza dalle esportazioni e le finanze del governo in condizioni migliori hanno ridotto la vulnerabilità agli shock esterni. Le riforme, a dispetto dei molti ostacoli, sono ora una priorità in molti Paesi. Le prospettive per la Cina a nostro giudizio, quindi, restano invariate. La crescita rallenta ma non prevediamo un hard landing e riteniamo che le migliori opportunità, in termini di società su cui investire per partecipare all’espansione economica cinese sul lungo periodo, si trovino al momento al di fuori del mercato azionario locale, che non offre standard di corporate governance per noi adeguati. Per il momento investire in Cina resta comunque difficile, per questo motivo serve un grado di due diligence più alto della norma.
Rendimenti correlati alle competenze, non al mercato. Abbiamo lanciato il nostro primo fondo absolute return nel 2010 e oggi gestiamo mediante la nostra gamma di fondi un patrimonio di oltre ¤3,9 miliardi* per conto dei nostri clienti. L’obiettivo dei nostri fondi OICVM absolute return è generare alfa sfruttando le capacità e le intuizioni dei nostri gestori obbligazionari e azionari, con limitata esposizione al beta di mercato. La performance realizzata dai nostri fondi è il risultato di tre cruciali caratteristiche: Rendimenti positivi in tutte le condizioni di mercato Ridotti livelli di volatilità Ridottissima correlazione ai mercati sottostanti Rivolgetevi a noi se siete alla ricerca di investimenti absolute return con una vera strategia alpha driven. www.kamescapital.com/absolute-return
Per gli investitori qualificati in Italia - Kames Capital Investment Company (Ireland) plc è un organismo di investimento collettivo del risparmio conforme alla normativa UCITS registrato in Italia presso la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB). Il Prospetto informativo, il Supplemento e i Documenti contenenti le informazioni chiave per gli investitori (KIID) per Kames Capital Investment Company (Ireland) plc sono consultabili gratuitamente sul nostro sito web www.kamescapital.com (solo i KIID sono disponibili in italiano). *Fonte: Kames Capital al 31 dicembre 2015. Le performance passate non costituiscono garanzia di risultati futuri.
FED, TRA POLICY E CREDIBILITÀ
Dopo il rialzo di dicembre, l’authority americana potrebbe decidere di fare un passo indietro sulla politica restrittiva. Noto (Anima Sgr): “Ma lo scenario economico è coerente con un prosieguo della fase di normalizzazione dei tassi”
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e banche centrali, dal punto di vista dei mercati finanziari, sono da sempre protagoniste, incidendo con effetti positivi o negativi sulle aspettative degli investitori. Oggi però ci troviamo di fronte a un terreno inesplorato della politica monetaria: il dibattito è non tanto sugli strumenti utilizzati, quanto sulla capacità di incidere sulle aspettative dei mercati e sull’economia. Esemplare in questo senso il caso ultimo della Fed su cui gli investitori si stanno interrogando. La Fed, infatti, dopo il primo atteso rialzo dei tassi a dicembre 2015, alla luce del rallentamento dell’economia cinese e della pressione sui prezzi delle materie prime (che potrebbero comportare effetti negativi anche sull’andamento dell’economia e del mercato del lavoro americano) e dei forti ribassi che si sono registrati a inizio anno sulle asset class più rischiose, potrebbe decidere di fare un passo indietro sulla politica restrittiva
Luca Noto, senior portfolio manager obbligazionario di Anima Sgr
appena avviata. “Pertanto è importante capire se la Banca centrale americana abbia compiuto un errore di policy o di credibilità – commenta Luca Noto, senior portfolio manager obbligazionario di Anima Sgr – Il recupero della credibilità non significa necessariamente andare incontro alle aspettative del mercato, a volte esagerate, ma potrebbe voler dire aumentare la trasparenza nella comunicazione e nel modo di agire. L’obiettivo della Fed in questo caso dovrebbe essere recuperare la fiducia dei mercati e non guidarne o manipolarne l’andamento. In questo contesto, va sottolineato che, a fronte di un potenziale restringimento della politica monetaria della Fed, altre banche centrali stanno rendendo la loro politica più accomodante: la Banca centrale europea in primis, ma anche la Banca centrale giapponese (BoJ) e recentemente quella cinese”. Ci sono margini perché la Fed continui nel rialzo dei tassi di interesse? La domanda interna americana continua a essere molto solida e supportata da un buon andamento del mercato del lavoro. Questo scenario economico, pertanto, è a nostro avviso coerente con una continuazione della politica di normalizzazione dei tassi da parte della Fed, il cui sentiero futuro sarà molto più graduale rispetto alle fasi di rialzo del passato. In definitiva, riteniamo che il mantenimento di un iter di crescita moderato ma positivo, convalidato nel tempo dalla progressione dei dati economici, comporterà un’ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse. L’ipotesi di una recessione dell’economia americana per noi è remota.
Dunque la Fed continuerà ad alzare. E la Bce a “espandere”. Quali gli effetti di questa divergenza? I mercati finanziari hanno da tempo ampiamente anticipato il tema della divergenza fra le politiche monetarie di Fed e Bce. Quest’anno però il tema in discussione è rappresentato dalla divergenza tra ciò che i mercati si aspettano dalle banche centrali e il modus operandi effettivo delle stesse conseguente all’andamento reale della crescita economica. Nello specifico l’andamento del cambio euro/dollaro a favore dell’apprezzamento della valuta americana e il differenziale tra titoli governativi obbligazionari americani e europei, a favore dei secondi, rappresentano trend ormai probabilmente entrati nella fase finale. In questo scenario quali sono secondo voi gli asset più a rischio? E quali quelli su cui puntare? In questo momento di alta volatilità, sia in ambito azionario sia in ambito obbligazionario l’approccio di Anima resta tatticamente prudente. In particolare, pur preferendo sempre in termini relativi le Borse europee, sull’asset class azionaria resta confermata una view neutrale e lo stesso vale su quella obbligazionaria, con una visione tornata cautamente positiva sui titoli governativi della periferia e su quelli italiani. Sulle asset class che presentano dei rendimenti più elevati, quindi più rischiose, come gli high yield bond, sta ritornando dell’interesse in ottica di medio/ lungo periodo. Perché si raggiunga una stabilizzazione occorre comunque la combinazione di più fattori, tra cui dati macro positivi e la conferma che scenari economici estremi non si realizzino.
MONDO TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ/2
QUEL PESO ECCESSIVO DELLE BANCHE CENTRALI In Usa, Europa e Oriente, le authority monetarie forse si sono spinte troppo oltre Ma le politiche fiscali sono state lente a entrare in campo E oggi ci ritroviamo con una crescita lenta, non sostenibile nel lungo periodo
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l motivo per cui guardiamo alle banche centrali come potenziale fonte di rischio è che temiamo possano perdere la capacità di controllo della volatilità dei mercati finanziari. Dal 2007 ad oggi sono state praticamente l’unico giocatore in campo per superare questa lunga crisi prima finanziaria e poi economica. Esse sono state costrette ad andare molto oltre quella che è la politica monetaria convenzionale ”. Monica Defend, responsabile global asset allocation research di Pioneer Investments, esprime preoccupazione sugli effetti futuri che l’azione delle banche centrali potrebbe avere sui mercati e sottolinea: “Purtroppo, nonostante le azioni di politica monetaria siano state tanto necessarie quanto opportune, esse hanno indotto una risposta non sempre adeguata da parte degli altri giocatori, in primis la politica fiscale: spesso in ritardo nell’implementazione delle riforme strutturali e inefficace nel creare domanda interna. Le
Monica Defend, responsabile global asset allocation research di Pioneer Investments
banche centrali hanno espanso i propri bilanci prevenendo il collasso del sistema finanziario: hanno comprato crescita per il breve periodo e dato respiro al sistema, ma le politiche fiscali non sono riuscite ad intervenire per trasformare questa crescita in strutturale e aumentare la produttività”. Quali gli effetti fino a oggi delle politiche messe in atto dalle banche centrali? Oltre a mantenere la stabilità finanziaria, contenere le aspettative di inflazione, supportare il ciclo economico, la politica dei tassi di interesse bassi ha consentito il riaggiustamento dei bilanci del settore privato. Al tempo stesso, per il settore pubblico, tale politica ha anche consentito di rendere più lieve il peso del debito che si è andato accumulando, in particolare nel recente passato. Qual è il problema allora? C’è stato un effetto perverso perché si è protratto troppo a lungo di distorsione negli ingredienti della crescita. Quasi tutte le banche centrali hanno un obiettivo primario di inflazione, sono di supporto al ciclo economico ma non si possono sostituire alla politica fiscale. Spostandoci in ambito finanziario, la conseguenza dei tassi di interesse molto bassi ha comportato una accumulazione di rischio finanziario nei portafogli alla ricerca di rendimenti che le obbligazioni non offrono più e una alterazione dei prezzi di alcune attività rispetto ai fondamentali dell’economia reale (la cosiddetta inflazione delle classi di attività). E i rischi ora quali sono? In quest’ambito il rischio è di rimanere ingabbiati in una crescita anemica principalmente spinta da svalutazioni valutarie, passando da una “mini” recessione all’altra, incappando in ondate di volatilità sui mercati finanziari, non
necessariamente giustificabili. Questo contesto purtroppo sarebbe terreno fertile per l’inasprimento delle condizioni di distribuzione della ricchezza e ulteriori tensioni sociali. Le banche centrali devono assistere la crescita economica, non generarla in modo permanente tantomeno attraverso svalutazioni competitive: sarebbe un gioco a somma zero. Si riferisce agli ultimi interventi della Banca popolare cinese? Noi crediamo che il rallentamento della Cina sia la conseguenza di un necessario ribilanciamento nella composizione della crescita. Quello che ci preoccupa però è la modalità con cui le autorità cinesi possono gestire questo impegnativo cambiamento. Quanto successo ad agosto 2015 con il Renminbi è stato sorprendente: la liberalizzazione del mercato finanziario è un aspetto chiave e cruciale del processo di transizione dell’economia cinese e possono verificarsi incidenti di percorso (in questo caso anche solo di comunicazione) che possono avere pesanti ripercussioni sui mercati. Vi preoccupa il Giappone? Le preoccupazioni sono tutto sommato contenute, visto che abbiamo una posizione in sovrappeso di azioni giapponesi. Abbiamo però dei dubbi sulla efficacia della politica fiscale del governo. Guardando all’America, invece, secondo lei la Fed proseguirà nel rialzo dei tassi? La Fed implementa una coerente politica monetaria sensibile all’andamento dei dati dell’economia domestica e globale. Con questo spirito, probabilmente, nell’anno ci sarà ancora un rialzo, forse due. Quello che conta è che la Fed rimanga vigile al percorso di crescita della congiuntura americana, limitando implicitamente i movimenti della valuta. 41
LA LUNGA STRADA DELLA NORMALIZZAZIONE DEL PETROLIO Terrizzano (Bnp Paribas Investment Partners): “Solo quando l’equilibrio tra domanda e offerta nei mercati fisici inizierà a divenire più teso i prezzi del greggio cominceranno a stabilizzarsi. Il nostro prezzo di equilibrio? A 55 dollari al barile”
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l crollo attuale delle quotazioni del petrolio non ha eguali nella storia recente. I rischi, a questi livelli di prezzo, sembrano più equilibrati, anche se potrebbe esserci un ulteriore consolidamento nel settore della produzione petrolifera prima che le quotazioni inizino a normalizzarsi nel lungo periodo. Insomma, “i prezzi del greggio hanno subìto una significativa correzione, ma ciò non si è ancora adeguatamente riflesso nella riduzione della capacità produttiva – spiega Massimo Terrizzano, responsabile fondi di Bnp Paribas Investment Partners - La volatilità è stata circoscritta ai mercati finanziari con ripercussioni limitate sulla capacità di produzione reale, a indicazione che devono proseguire le pressioni sui produttori Usa prima che i prezzi possano iniziare a normalizzarsi”. Cosa distingue l’attuale crisi petrolifera da quelle degli anni passati? A differenza delle crisi petrolifere degli scorsi decenni, l’impatto dell’attuale crollo dei prezzi è stato attenuato da vari miglioramenti strutturali sul piano economico e finanziario, tra cui regimi di cambio flessibili, progressi nei mercati dei capitali e internazionalizzazione del commercio e del mercato del petrolio. Ora che nuovi mercati emergenti, come per esempio Russia e Messico, utilizzano cambi flessibili, le valute sono divenute un importante fattore di attenuazione della caduta in picchiata dei ricavi delle materie prime in dollari statunitensi. Con la rapida svalutazione delle loro monete, i produttori con valute diverse dal dollaro hanno registrato prezzi del petrolio simili a quelli di due anni fa, mentre i produttori in dollari hanno subìto una flessione 42
del 60% dei loro prezzi di riferimento. Ciò detto, i produttori, in particolare negli Stati Uniti, hanno beneficiato di mercati dei capitali più spessi e liquidi, che hanno permesso di trasferire il loro rischio di capitale vendendo produzione futura. Secondo le vostre stime, quando tornerà a normalizzarsi il prezzo del petrolio? Quando l’equilibrio tra la domanda e l’offerta nei mercati fisici inizierà a divenire più teso. Solo allora i prezzi dovrebbero iniziare a normalizzarsi verso quello che consideriamo il nostro prezzo di equilibrio a lungo termine: circa 55 dollari al barile. Vorrei ricordare che la nostra stima sul prezzo di equilibrio a lungo termine è stata rivista al ribasso di 10 dollari al barile rispetto alle nostre prospettive dello scorso anno. Una revisione figlia del notevole incremento dell’efficienza in termini di costi osservato nella tecnologia dello shale.
Massimo Terrizzano, responsabile fondi di Bnp Paribas Investment Partners
Potrebbe darci un’indicazione temporale? Se i prezzi rimarranno sotto i 40 dollari al barile e se le esportazioni iraniane non saranno più abbondanti delle attese, riteniamo che i mercati del petrolio dovrebbero raggiungere un equilibrio verso la fine del 2016. Una volta eliminata la capacità in eccesso, i mercati inizieranno a ridurre le scorte, tornando quindi gradualmente a un livello di prezzo che incentivi nuova produzione. Quali le implicazioni sull’asset allocation? In un contesto più generale, abbiamo iniziato il 2016 con un posizionamento più cauto in termini di rischio di mercato. Riteniamo che ciò sia giustificato dal mix tra aumento delle valutazioni, prospettive di bassa crescita e crescente divergenza in termini di crescita e liquidità. Lo scenario di bassa crescita riflette già l’impatto positivo del calo dei prezzi delle materie prime e questo effetto dovrebbe persistere fintanto che i mercati del petrolio non torneranno in equilibrio e i prezzi resteranno inferiori ai 40 dollari al barile. In questo contesto, le azioni, a livello marginale, dovrebbero continuare a beneficiare degli effetti indiretti dei bassi prezzi del petrolio. A livello settoriale, ravvisiamo una potenziale opportunità d’investimento per le società petrolifere integrate, in particolare dal momento che il mercato non sembra valutare adeguatamente la loro capacità e propensione a controllare i costi. Per il momento tuttavia, riteniamo che sia troppo presto per seguire questa strada, dato l’aumento delle valutazioni e le prospettive di un’elevata volatilità delle quotazioni del petrolio nei prossimi mesi.
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LAVORO E CARRIERE - AAA cercasi risk manager
LAVORO E CARRIERE MASTER
EMF, THE BIG LONG Comprendere a fondo i concetti finanziari ed utilizzarli al meglio per gestire le sfide e sfruttare le opportunità è il compito del nuovo Executive Master in Finance (Emf) di Andrea Beltratti (Academic Director Emf) e Alessia Bezzecchi (Program Director Emf)
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a finanza appare complessa nelle sue varie manifestazioni sui mercati e nelle interrelazioni tra famiglie, imprese ed intermediari. Ma come spesso accade in natura, la complessità può essere compresa mediante alcuni semplici concetti. Un buon esempio è rappresentato dal grande successo che ha avuto in tutto il mondo il film La grande scommessa (The big short, nel titolo originario). Il film è interessante, ma di non facile comprensione negli aspetti tecnici. Eppure la sostanza è estremamente semplice: si tratta delle alterne vicende di alcuni gruppi di operatori finanziari che hanno creato un portafoglio finanziario che guadagnasse dalla caduta del mercato immobiliare americano, andando contro il consenso di tanti altri che, sulla base dell’esperienza storica dei cinque decenni precedenti, pensavano che il prezzo delle case non sarebbe mai sceso. La realtà è complicata, ma i concetti che la generano sono spesso molto semplici, come ci hanno spiegato innumerevoli filosofi. Comprendere a fondo i concetti finanziari ed utilizzarli al meglio per gestire le sfide e sfruttare le opportunità è il compito di questo nuovo Executive Master in Finance (Emf). Il Master si rivolge a professionisti di varia natura che desiderano integrare in maniera efficace la loro vita lavorativa con l’apprendimento, sacrificando per alcune settimane un po’ della loro vita personale. Il progetto formativo del Master tiene conto di questa peculiarità ed è stato pensato in modo da massimizzare l’efficienza del processo di apprendimento. Non ci sono prerequisiti particolari per accedere al Master, per la presenza di tutorial iniziali e di corsi di base (definiti foundation) che
hanno anche l’obiettivo di omogeneizzare le conoscenze tra i partecipanti. Dopo i corsi di base, ci sono altri corsi che sviluppano le conoscenze (sezione empowerment) ed indirizzano i partecipanti verso le aree di specializzazione (cosiddetti track), vale a dire Asset management, Banking, Corporate finance and control, Real estate. Il formato week-end, basato su una giornata e mezza di lavoro ogni due settimane, consente di mantenere una piena attività professionale ed allo stesso tempo di acquisire concetti che consentano di muoversi con maggiore agilità nel mondo del lavoro. Le attività in distance learning sono organizzate in modo di aiutare i partecipanti a riflettere in maniera appropriata su ciò che viene discusso a lezione, allo stesso tempo tenendo conto dei vincoli esistenti nell’utilizzo del tempo da parte di ciascuno. I corsi hanno una impostazione che coinvolge il partecipante, utilizzando numerosi esempi applicati e dati reali per riflettere sulle possibilità applicative dei vari concetti. I docenti, internazionali e proiettati verso l’internazionalizzazione, presentano strumenti e ne illustrano l’applicazione, enfatizzando ciò che è utilizzato nelle migliori pratiche aziendali. Il Master è insegnato in lingua italiana, ma alcuni corsi sono in inglese per consentire l’intervento di accademici e practitioner internazionali.
In generale, nella maggior parte dei corsi è prevista la presenza di esperti di mercato e di rappresentanti del mondo del business, provenienti da primarie istituzioni nazionali ed internazionali, che portano un contributo ulteriore alla riflessione sull’applicazione dei concetti discussi. Il programma comprende anche moduli di Organizzazione, Leadership, Tecniche di negoziazione, che danno al Master una prospettiva a 360 gradi dove il partecipante potrà non solo acquisire concetti tecnici, ma anche riflettere su come migliorare le proprie conoscenze manageriali. La leadership si basa a nostro parere su una combinazione di competenze tecniche e skills manageriali, che questo Master consente di acquisire in un anno di lavoro. Ci rendiamo conto della responsabilità formativa assunta dalla Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi nel proporre un programma di questo tipo e siamo certi che i partecipanti avranno l’occasione per completare il proprio background formativo e migliorare significativamente il loro capitale umano e le loro prospettive professionali. Il lavoro di impostazione del Master è quasi ultimato. Seguiteci su www.sdabocconi.it/emf per trovare il programma completo dell’iniziativa con l’elenco dei docenti che vi guideranno in questa sfida. Siamo certi che troverete una proposta formativa allineata alle migliori pratiche internazionali ed alla tradizione formativa dell’Università Bocconi. Nel film di cui si parla all’inizio, molti protagonisti alla fine sono guidati da un sogno, e non solo dal desiderio di arricchimento. EMF è per noi un “big long”, non un “big short”, perché è dedicato a chi vuole scommettere in maniera importante su se stesso per inseguire i propri sogni. 45
AAA CERCASI RISK MANAGER Cresce di oltre il 15% la domanda di figure finanziarie dedicate al controllo e alla gestione del rischio nelle società di risparmio gestito, con stipendi che possono raggiungere i 60 mila euro lordi l’anno
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ra banche e Sgr c’è sempre più richiesta di esperti di compliance. Professionisti in grado di stare al passo con le tante novità provenienti dal fronte regolamentare. Ma negli ultimi anni si sta affermando anche una nuova professione, quella del risk manager. È quanto emerge da una ricerca effettuata da Technical Hunters, società italiana di head hunting, secondo cui i profili più richiesti nel mondo della finanza sono risk manager e compliance manager. E negli ultimi anni si registra anche un incremento nella ricerca di account manager, per l’area business delle società, e di controller preposti all’area amministrativa aziendale. “Il mercato sta cambiando sotto la spinta di un’internazionalizzazione sempre più accentuata e di una produzione normativa in costante evoluzione - commenta Manuela Tagliani, manager di Technical Hunters - Questo spiega perché in Italia si assiste all’incremento di profili più orientati al controllo dei rischi e alla gestione della relazione con i clienti finali”. Di cosa si occupa esattamente il risk
manager? Il risk manager si occupa della realizzazione dei modelli di analisi di rischio e del consolidamento e sviluppo del sistema di risk management. È un professionista che deve gestire i rischi tipici della realtà in cui lavora. In una banca, per fare un esempio, si occupa di rischio credito o rischio tassi, mentre in una società di gestione del risparmio si preoccupa di valutare i rischi connessi al collocamento sul mercato dei prodotti confezionati dalle Sgr. Solitamente, all’interno di un istituto di credito c’è il responsabile dell’ufficio rischio, a cui rispondono i risk manager delle varie divisioni. Tanto più ampia è la struttura di una banca o di una Sgr, tanti più sono i risk manager operativi. Quali le competenze richieste per questa professione? Sono richieste competenze prettamente finanziarie, ma anche giuridiche. Generalmente la ricerca da parte delle società si rivolge a professionisti con una laurea in economia o scienze bancarie e soprattutto a profili senior, con un’esperienza di 7-8 anni maturata in altre realtà finanziarie. Per queste figure lo stipendio può variare dai 50mila ai 60mila euro. Ci sono dei percorsi professionali consigliati a chi vuole intraprendere la carriera di risk manager? Molti dei candidati che ho avuto modo di incontrare hanno frequentato master organizzati dalla Bocconi o dal Sole 24 Ore. Ma ci sono anche tanti corsi di aggiornamento che è possibile seguire per stare al passo con le ultime novità.
Manuela Tagliani, manager di Technical Hunters
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Come trovare le società che cercano nuove professionalità? Sicuramente attraverso i principali motori di ricerca che lavorano con società di head
hunting come la nostra. Spesso basta semplicemente rispondere all’annuncio, ma è importante farlo solo a quelli che coincidono con il proprio profilo professionale. Molti si limitano a leggere “risk manager” nell’annuncio e inviano subito il curriculum, senza andare ad analizzare tute le condizioni. Se l’annuncio richiede 5 anni di esperienza, per fare un esempio, e se ne hanno solo 2 è inutile inviare la propria candidatura. È fondamentale che il proprio curriculum sia in linea con i requisiti richiesti. Oltre al risk manager ci sono altre figure su cui c’è fermento? Certo, soprattutto sul fronte delle reti distributive, che cercano consulenti finanziari e private banker. Lato consulenti si ricercano portafogli medi di 15 milioni euro. Per i private, invece, il portafoglio richiesto è di 100 milioni. Inoltre, si sta facendo largo anche la figura dell’advisory support, che fornisce supporto alle reti in materia di informativa sui mercati finanziari, anche attraverso la redazione di specifici report, oltre ad analizzare e valutare gli strumenti finanziari presenti nella gamma di offerta della banca, predisponendo efficaci supporti di comunicazione. Per questa figura lo stipendio medio si aggira tra i 45mila e i 50mila euro.
TENDENZE E NOVITÀ <<
TENDENZE E NOVITÀ SOCIAL NETWORK
#SDR16: AL VIA IL CONTEST TWITTA IL RISPARMIO È un Salone sempre più social. Per la prima volta il settore del risparmio gestito si sfida a colpi di tweet. Collegandosi a www.twittailrisparmio.it sarà possibile partecipare alla settima edizione dell’evento organizzato da Assogestioni
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l Salone del Risparmio si fa sempre più social: per la prima volta, infatti, il più grande evento dedicato al risparmio gestito in programma a Milano dal 6 all’8 aprile, crea e indice Twitta il Risparmio il primo concorso su Twitter dedicato al settore. Sarà possibile partecipare collegandosi al sito del concorso www. twittailrisparmio.it e iscrivendosi col proprio account Twitter. Come? Producendo tweet che tratteranno in modo neutro o positivo i temi del settore del risparmio gestito utilizzando l’hashtag ufficiale dell’evento #SdR16. A salire sul podio saranno gli account che avranno ricevuto il più alto punteggio di engagement grazie ai propri tweet. Il contest, aperto sia ai singoli che alle aziende, avrà la durata di un mese e terminerà alla mezzanotte dell’8 aprile 2016, giorno di chiusura del Salone del Risparmio: in palio un montepremi del valore di 1.000 euro in buoni spesa. “Gli account social del Salone del Risparmio sono cresciuti negli anni di pari passo con l’evento – commenta Jean-Luc Gatti, direttore della comunicazione di Assogestioni e re-
sponsabile del Salone del Risparmio – Attraverso Twitter abbiamo dialogato con le istituzioni, i media, le aziende e i visitatori, motivo per cui abbiamo deciso di lanciare questa iniziativa che ci auguriamo amplierà la cassa di risonanza su temi come il risparmio, la previdenza e l’investimento di lungo termine. L’industria del gestito e la finanza in generale possono cogliere le opportunità offerte da questi strumenti ed esplorare nuovi linguaggi – continua – I social network sono infatti un ottimo strumento per avvicinare anche nuovi target al settore e all’educazione finanziaria”. Il regolamento completo del concorso e tutte le informazioni per partecipare sono disponibili su www.twittailrisparmio.it.
IL SALONE A PORTATA DI APP Il Salone del Risparmio abbraccia l’universo degli smartphone e, per la prima volta, mette a disposizione dei suoi visitatori un’applicazione per vivere al massimo le tre giornate dell’edizione 2016. Tramite l’App sarà possibile: - Scoprire le conferenze in programma e votare gli incontri preferiti - Votare gli interventi di tutti i relatori - Scoprire tutti gli sponsor dell’edizione - Conoscere le soluzioni migliori per raggiungere la sede dell’evento - Gestire la propria partecipazione al Salone e alle conferenze in programma L’applicazione è disponibile per telefoni iPhone e Android. Scaricala subito ed entra nel vivo dell’evento!.
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
“WEALT(H)ECH” PER UNA CONSULENZA PATRIMONIALE INTEGRATA Il capo del Wealth Management, Mazzoni Perelli: “In uno scenario sempre più incerto, crescono le esigenze dei risparmiatori. E per soddisfarle gli intermediari dovranno evolversi e affidarsi alle nuove tecnologie”
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uest’anno ci presentiamo al Salone del Risparmio con un messaggio molto chiaro: i modelli più evoluti di Wealth Management dovranno fondarsi su un uso massiccio di tecnologia e un robusto approccio metodologico”. Così Sebastiano Mazzoni Perelli, Director Prometeia, a capo della divisione Wealth Management & Personal Finance, sintetizza il leit motiv della presenza all’edizione 2016 del Salone. Due gli appuntamenti targati Prometeia: la conferenza “Wealt(h)ech: i modelli di successo tra innovazione tecnologica e metodologica”, sui nuovi orizzonti del Wealth Management, e la presentazione dell’Osservatorio sul risparmio delle famiglie, condotto con Gfk. “Nel contesto attuale, caratterizzato da maggiore incertezza su tutte le componenti di ricchezza delle famiglie – dice Mazzoni Perelli –, a farsi strada sono gli approcci in grado di analizzare il patrimonio familiare nella sua interezza, qualificandolo soprattutto in termini di rischio e diversificazione”. Come andare incontro alle crescenti esigenze delle famiglie? L’analisi del patrimonio complessivo delle famiglie (finanziario, immobiliare, aziendale) richiede forti investimenti in metodologia e tecnologia. Per la componente finanziaria, data la complessità dei prodotti, l’aumentata volatilità dei mercati e la comparsa di “nuovi” fattori di rischio, sono necessarie metodologie molto evolute, in grado di determinare la diversificazione del portafoglio e cogliere in modo puntuale i rischi di mercato, credito e liquidità, tenendo in considerazione anche le mutate regole di gestione delle crisi bancarie che hanno modifica-
to il profilo dei prodotti più tradizionali (come i bond). Analogamente, in ambito immobiliare è diventata necessaria la capacità di ricostruire in automatico la posizione del cliente, valorizzarla e, data la volatilità che ormai anche questo asset presenta, applicare metodologie evolute di analisi del rischio. Fin dove potrà spingersi la tecnologia nel rapporto con i clienti? Molto lontano. La conoscenza del cliente, ad esempio, non potrà più essere affidata esclusivamente ai “soliti” questionari cartacei. La profilazione dovrà evolvere in senso sempre più interattivo, con ampio uso di tutte le fonti informative disponibili, interne ed esterne all’intermediario. Diventerà strategico saper utilizzare gli Open Data, le informazioni disponibili all’esterno della banca che, recuperate con adeguate tecnologie e combinate con sofisticati modelli di stima, permettono di arricchire la conoscenza del cliente e del suo nucleo familiare, inferendo al meglio la struttura dei loro bisogni. Come già sperimentato in altri settori, inoltre, sarà possibile utilizzare algoritmi di interpretazione semantica per analizzare le informazioni che il cliente dissemina nella relazione con il consulente tramite comunicazione scritta o orale. Parlate di “evoluzione metodologica” della consulenza: in che senso? La metodologia gioca un ruolo fondamentale nella generazione delle soluzioni di investimento. Da tempo in Prometeia ci occupiamo di automazione dei processi di consulenza (robo-for-advisory), con l’obiettivo di aiutare i banker a individuare le soluzioni migliori per
i clienti, aumentandone la produttività nel rispetto della compliance normativa. Si tratta di una industrializzazione della consulenza che preserva la capacità di personalizzare soluzioni cliente per cliente: una mass customisation che attiva forti economie di scala e diminuisce la dipendenza della banca dal livello di competenze dei singoli professionisti. Il consulente che fine farà? Date le esigenze della clientela sempre più complesse e dinamiche, il ruolo del consulente rimarrà centrale. L’advisor sarà chiamato a nuove sfide, via via più lontane dalla propria comfort zone. Per vincerle, dovrà intraprendere, nel continuo, un percorso di ampliamento, arricchimento e certificazione delle proprie competenze. Solo così il consulente sarà in grado di sfruttare al massimo le potenzialità della “macchina” che ha a disposizione.
Sebastiano Mazzoni Perelli, responsabile Wealth Management & Personal Finance di Prometeia
EDUCAZIONE FORMAZIONE E CULTURA - Salone del Risparmio e Iulm insieme per avvicinare i Millennials al gestito - I tre assi dellâ&#x20AC;&#x2122;educazione << finanziaria
SALONE DEL RISPARMIO E IULM INSIEME PER AVVICINARE I MILLENNIALS AL GESTITO Sono 136 i ragazzi coinvolti nell’ideazione di un progetto di comunicazione Tra i premi, la possibilità di uno stage e di partecipare attivamente all’evento
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ome avvicinare i Millennials al settore del risparmio gestito? Assogestioni lo ha chiesto ai diretti interessati, coinvolgendo gli studenti del corso di Relazioni Pubbliche Progredito dell’Università Iulm di Milano nella progettazione di un piano di comunicazione finalizzato a questo obiettivo. Nel brief consegnato ai ragazzi c’era la richiesta di ideare e promuovere una o più iniziative che incentivassero – nelle fasi pre, durante e post evento – la partecipazione della generazione dei nati dal 1982 al prossimo Salone del Risparmio, avvicinandoli in modo innovativo al tema del risparmio gestito e all’approccio di lungo termine. Sono 136 i ragazzi coinvolti che, suddivisi in 29 gruppi, hanno elaborato altrettanti progetti. La premiazione dei progetti si è svolta lo scorso 24 febbraio nell’ateneo milanese: a vincere il 1° premio con la proposta di un’Hackaton, una maratona notturna di creatività dedicata proprio alla ricerca di soluzioni innovative per sensibilizzare i giovanissimi ai temi del risparmio gestito, è stato il gruppo del composto da Federico Grasso, Massimiliano Invernici, Edoardo Lange, Davide Napoleone e Filippo Narcisi. Il 2° premio è stato assegnato al team composto da Elisa Capellini, Sara Longo e Federica Salvi per la proposta di una piattaforma online sul Salone del Risparmio dedicata ai giovanissimi. Al 3° posto con un progetto
di storytelling dedicato alla formazione dei giovani risparmiatori si sono classificati Ginevra Boiocchi, Giulia Ferrari, Giulia Grassi e Stefano Isella. Una menzione speciale, infine, è stata assegnata al gruppo di Luca Arienti, Andrea Cariati, Andrea Dotto e Alessandro Ferraro per la scelta di utilizzare un video d’impatto per sensibilizzare i giovani ai temi legati all’educazione finanziaria. Semplificazione dei linguaggi e digitalizzazione dei processi come volano di una nuova alfabetizzazione finanziaria delle giovani generazioni: questo il fil rouge emerso dai 29 progetti realizzati. “Grazie alla collaborazione con l’Università Iulm abbiamo indagato il rapporto e la percezione che del risparmio gestito hanno gli esperti di comunicazione del futuro – dichiara Jean-Luc Gatti, direttore comunicazione Assogestioni e responsabile Salone del Risparmio – Abbiamo notato un’interessante simmetria tra il lavoro che Assogestioni sta facendo con il Salone del Risparmio in ambito di educazione finanziaria e l’esigenza esplicitata nei progetti di una maggiore vicinanza con i bisogni dei
giovani risparmiatori. Sono emerse idee e spunti interessanti”, che potrebbero trovare concreti sviluppi di realizzazione nelle future edizioni del Salone del Risparmio. “Pensare a nuovi modi di coinvolgimento per i giovani, quando si parla di temi che spesso vengono percepiti come ostici, è stata senz’altro una sfida allettante - commentano i vincitori - così come la possibilità di partecipare al dietro le quinte di un evento e di avere l’opportunità di fare uno stage”. Oltre ai riconoscimenti ufficiali, i primi due classificati avranno la possibilità di accedere alla selezione per una posizione di stage in Assogestioni, l’associazione del risparmio gestito. Per il 3° posto e gli studenti cui è stata assegnata la Menzione Speciale, ci sarà invece la possibilità di partecipare attivamente ai lavori del Salone del Risparmio in programma dal 6 all’8 aprile al MiCo. “Ci tengo molto a ringraziare Gatti per aver offerto agli studenti dell’Università Iulm l’opportunità di misurarsi con una sfida comunicativa molto complessa, come quella relativa al rapporto tra Millennials e risparmio gestito – spiega la professoressa Stefania Romenti, docente del corso di Relazioni pubbliche progredito e coordinatrice dei gruppi di lavoro – Assogestioni ha consentito ai ragazzi di vivere un’occasione di crescita professionale molto importante”.
I TRE ASSI DELL’EDUCAZIONE FINANZIARIA L’educazione finanziaria è oggi, insieme alla consulenza e all’informazione finanziaria, uno dei tre pilastri fondamentali per rimettere il risparmio al centro della crescita personale e del Paese
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l Salone del Risparmio, giunto quest’anno alla sua settima edizione, si propone come il punto di incontro ideale tra addetti ai lavori, istituzioni, media e soprattutto famiglie e studenti, raccogliendo ancora una volta la sfida dell’educazione finanziaria: come di consueto la terza giornata della manifestazione organizzata da Assogestioni sarà interamente dedicata al dialogo tra risparmiatori (giovani e adulti), istituzioni, professionisti del settore, mezzi di informazione e rappresentanti delle parti sociali. L’educazione finanziaria è oggi, insieme alla consulenza e all’informazione finanziaria, uno dei tre pilastri fondamentali per rimettere il risparmio al centro della crescita personale e del Paese, per questo alla formazione dei risparmiatori, giovani e adulti, e al confronto sulle strategie più efficaci per le promozioni di una diffusa competenza finanziaria di base saranno dedicati l’8 aprile gli incontri chiave della
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giornata. Una giornata che si articolerà lungo tre assi: i risparmiatori di domani, il ruolo delle istituzioni, il risparmiatore adulto. Il primo “asse” è rivolto anche quest’anno agli studenti: la mattina dell’8 aprile accoglierà 1.500 studenti delle scuole superiori con un programma formativo, offrendo loro l’opportunità di raccogliere gli stimoli degli esperti del settore ma anche di interagire con gli oratori presenti e mettere alla prova le proprie competenze finanziarie. Un evento che, in realtà, è solo la conclusione di un percorso che si è svolto nei mesi precedenti attraverso lo studio del materiale formativo inviato da Assogestioni in collaborazione con il Museo del Risparmio. Nel corso dell’incontro “Il risparmio e la buona società” (ore 10.00 presso Auditorium Silver) verrà anche annunciata una call for ideas rivolta ai docenti delle scuole superiori. Obiettivo della call è non solo stimolare
l’attenzione dei docenti e degli studenti sulle tematiche del risparmio ma soprattutto porsi in una situazione di ascolto e attingere al patrimonio di innovazione di cui sono portatrici le nuove generazioni e chi lavora con loro. Sarà invece rivolto al ruolo delle istituzioni l’evento “Financial education, state of the nation”, in programma alle 12.15 in sala Yellow 2, che vedrà la partecipazione di rappresentanti Consob, Banca d’Italia e Feduf. Obiettivo dell’incontro - aperto da un keynote speaker accademico di livello internazionale, la professoressa Annamaria Lusardi - sarà condividere le strategie e sensibilizzare gli operatori del risparmio gestito e i media sulla responsabilità che il loro ruolo comporta. Il terzo e ultimo asse, infine, sarà invece rivolto al “risparmiatore adulto”. Durante la giornata saranno diverse le iniziative di educazione finanziaria dedicate al pubblico dei risparmiatori, desegnate per accrescere le competenze di base degli investitori retail e dotarli degli strumenti necessari per gestire le proprie risorse finanziarie in modo consapevole. L’obiettivo sarà trasmettere concetti chiave quali la diversificazione dei rischi, il rapporto rischio rendimento, la coerenza tra il proprio orizzonte temporale e quello dell’oggetto dell’investimento e l’attenzione ai costi e ai vincoli inerenti all’investimento. Ampio spazio sarà anche dedicato all’accrescimento della consapevolezza circa l’impatto che le scelte di investimento hanno sull’ambiente e sulla società nel suo insieme e all’approfondimento della sostenibilità e delle responsabilità nell’impiego del proprio patrimonio. Queste attività verranno gestite in collaborazione con alcuni dei principali media nazionali.
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