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La previdenza complementare tra certezze e necessità di un nuovo slancio pag

LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE TRA CERTEZZE E NECESSITÀ DI UN NUOVO SLANCIO

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È ormai chiaro che la crescita del settore porterebbe dei benefici per l’intero Paese, ma resta ancora da scoprire quale possa essere la leva da muovere per poter far decollare in modo definitivo i fondi pensione in Italia. Un aiuto potrebbe arrivare dall’Europa

Arianna Immacolato, direttore Fisco e Previdenza di Assogestioni

La previdenza complementare in Italia è un progetto ancora da completare. Spesso è questa la sentenza che viene fatta cadere sul complesso e articolato sistema di fondi pensione che caratterizza il nostro Paese. A pesare è indubbiamente il livello delle adesioni fermo a circa il 33% delle forze di lavoro, ancora troppo basso se paragonato a quello presente in altri Stati. Non vi è dubbio che un eventuale aumento dei tassi di adesione porterebbe con sé rilevanti effetti positivi. Oltre ad una maggiore copertura previdenziale per i lavoratori, si avrebbe un aumento delle dimensioni dei fondi pensioni con un conseguente rafforzamento del loro ruolo nella vita economica del Paese in qualità di investitori istituzionali.

L’opportunità PEPP

Le forme pensionistiche complementari offrono già molti elementi che rendono questi prodotti meritevoli di interesse da parte dei risparmiatori. Si pensi, ad esempio, al trattamento fiscale di particolare favore ad essi concesso nella fase di erogazione delle prestazioni, e alle numerose possibilità di anticipazioni e riscatti. Questi aspetti però non sembrano essere sufficienti e, dopo circa sedici anni dall’ultima riforma, è arrivato il momento di avviare delle iniziative in grado di rilanciare il settore. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad una profonda trasformazione del quadro normativo e regolamentare dei fondi pensione che però ha riguardato principalmente la governance e la trasparenza informativa. L’attenzione dovrebbe essere ora rivolta a misure in grado di incentivare le adesioni, introdurre maggiore flessibilità nelle modalità di erogazione delle prestazioni e superare l’idea della garanzia come unico strumento per costruire il comparto di default. L’occasione per far questo potrebbe essere offerta dall’attuazione del Regolamento europeo che consente la creazione di prodotti pensionistici individuali paneuropei (PEPP). Quello dei PEPP è un progetto ambizioso, fortemente voluto dalla Commissione europea, che tuttavia sembra aver perso un po’ della sua forza nei diversi passaggi che hanno portato alla definizione del quadro normativo di riferimento. Il banco di prova sarà comunque il 22 marzo 2022, data a partire dalla quale sarà possibile offrire i PEPP in tutti gli Stati membri nei quali vi sia stato un adeguamento della normativa di settore. Nonostante i dubbi sul possibile successo di questi nuovi prodotti previdenziali, è fuori discussione che i PEPP presentano alcuni elementi fortemente innovativi che riguardano, in particolare, il design del prodotto e le modalità di erogazione delle prestazioni. Questi aspetti potrebbero essere utilizzati come modello da replicare anche nel quadro normativo degli attuali fondi pensione. Sullo sfondo permane poi la riforma, a più voci richiesta, del modello di tassazione dei fondi pensione rispetto alla quale iniziano a circolare delle ipotesi non sempre convincenti, come quella delineata nel documento conclusivo dei lavori delle Commissioni Finanze di Camera e Senato sull’“Indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario”, nel quale, se da una parte si prevede il passaggio dall’attuale modello di tassazione ETT al modello EET, maggiormente diffuso a livello europeo, dall’altra viene proposto di tassare ad aliquota progressiva IRPEF le prestazioni erogate. Non resta quindi che aspettare per capire se già dall’autunno di quest’anno potranno emergere i primi segnali di un rinnovato interesse per i fondi pensione da parte del legislatore o se, invece, bisognerà attendere ancora altro tempo prima di poter assistere all’avvio di una vera stagione di rilancio.

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