ITALIA www.bioenergyinternational.com
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Progetto See: il Distretto Agricolo Energetico Territoriale pag. 4
N° 2 - maggio 2009
Le bioenergie nel Piano Strategico Forestale Nazionale pag. 5
Sistemi solari integrati a caldaie a biomassa per una migliore efficienza energetica pag. 6
Biocarburanti: la burocrazia ne ritarda l’uso per l’Italia pag. 8
foto: Schmack Biogas
Biogas: tecnica e gestione degli impianti di biogas pag. 10
Tecnologie: riscaldamento domestico “made in Italy”, motivi del successo mondiale pag. 12
Biomasse: Pioppo e canna, colture alternative nelle aree degli ex-zuccherifici pag. 13
Lettera dalla Svezia A pochi mesi da due importanti eventi per il settore delle bioenergie italiane, cioè la fiera di Biella FORLENER 09 a settembre (Foresta-Legno-Energia) e quella di Arezzo a novembre “AGRIENERGIE”, esce questo numero di Bioenergy International Italia. Questa edizione italiana contiene argomenti molto rilevanti, che vanno ben oltre il panorama nazionale: gli articoli su biogas, biodiesel, attività sperimentali su Short Rotation Forestry con pioppo e coltivazione con canna comune, per esempio, potranno essere ripresi e tradotti anche nelle edizioni di Bioenergy International in lingua inglese, francese, spagnola, russa e polacca.
Grazie quindi alla redazione italiana per il grande lavoro di divulgazione e di informazione che sta facendo, sono sicuro che le 15.000 copie distribuite saranno apprezzate almeno quanto lo facciamo noi quassù dalla Svezia. Lennart Ljungblom editore di Bioenergy International
lennart.ljungblom@novator.se
Eventi Agrienergy_IT_185x270
16-04-2009
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Staff Bioenergy International
Dorota Natucka Co-editor e Coordinatrice commerciale Editrice di B. I. Polonia dorota@novator.se
Martina Sumenjak Sabol Co-editor e fotografa info@slobiom-zveza.si
Markko Bjorkman Reporter bjorkman7media@aol.com
Samson Antranighian Abbonamenti samson@novator.se
Jeanette Fogelmark Assistente jeanette@novator.se
Maral Kassabian Co-editor e Marketing maral@novator.se
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Editoriale Dalla Cina, buone notizie e buone prospettive! Per lavoro mi trovo in Cina. Ero da queste parti una diecina di anni fa e, come tutti coloro che hanno avuto modo di vedere il grande Paese asiatico negli ultimi anni, sono stupito dalla rapidità dei cambiamenti e dal loro impatto sia economico che ambientale: 10 anni fa c’era una sola autostrada, ora la Cina centro-orientale ne ha una rete di diecine di migliaia di chilometri; 10 anni fa c’era qualche auto, soprattutto nelle grandi città, ora sta diventando il più grande mercato di consumo al mondo! L’incubo di chi si preoccupa del cambiamento climatico si sta avverando: i cinesi stanno comprandosi le automobili e non certo le 500 o le Smart! Eppure, guardando con occhio non prevenuto, si notano altri fatti che lasciano ben sperare. Ovunque nelle ininterrotte serie di botteghe e negozi che bordano le strade, si vedono in bella mostra pannelli solari termici, di buona fattura, installati poi ovunque sui tetti delle case vecchie e soprattutto nuove! Al posto dell’asfissian-
te e rombante sciamare degli scooter a motore a scoppio è dappertutto uno sfrecciare di scooter elettrici, di produzione locale, mescolati alle tradizionali biciclette, anch’esse sempre più motorizzate con motori elettrici. Il mio amico Zhang Huaxin, professore all’Accademia Cinese di Scienze Forestali, ha un’idea fissa: far fare ai cinesi un’altra piccola rivoluzione verso la modernità e la sostenibilità ambientale, sostituendo le centinaia di milioni di fornelli per la cottura dei cibi alimentati a carbone o a gas in bombole con altrettante stufe-cucina alimentate a pellet. La sua idea, venutagli girando per le fiere europee dedicate al legno-energia, è semplice: in
Cina sono presenti scarti legnosi ovunque, per gran parte oggi non utilizzati e che potrebbero venire valorizzati trasformandoli in pellet, da usare non come da noi per scaldare i locali, ma soprattutto per cucinare. Eh sì! Pochi lo sanno ma la Cina è un grande Paese forestale, con un’attiva politica di incentivo alla continua espansione delle superfici sia forestali che dei sistemi agroforestali (mescolanza di piantagioni arboree e di colture agricole, onnipresenti nelle aree rurali del paese). Procurarsi il carbone (sic!) e il gas naturale per la famiglia contadina cinese è costoso e per l’ambiente è fortemente impattante. L’enorme e onnipresente biomassa legnosa residuale delle colture forestali e fuori foresta
potrebbe essere una valida soluzione per entrambi i problemi. Huaxin crede in questo e sta ora sperimentando diverse specie legnose per realizzare piantagioni a ciclo breve (SRF), in vista del momento in cui tutti i residui saranno stati utilizzati! Il sogno di ogni industriale è vendere qualcosa ai cinesi. Forse è arrivato il momento che qualche intraprendente costruttore italiano di macchine termiche a pellet (cucine, stufe, caminetti), pensi al mercato cinese: non come un incubo ma come un’opportunità! Giustino Mezzalira Direttore Editoriale Bioenergy International Italia direttore@bioenergyinternational.it
Staff Bioenergy International Italia
Giustino Mezzalira Direttore Editoriale direttore@bioenergyinternational.it
Elena Agazia Direttore Amministrativo info@bioenergyinternational.it
Griselda Turck Relazioni Istituzionali e commerciali commerciale@bioenergyinternational.it
Sommario Pag. 4 Il Distretto Agricolo Energetico Territoriale (DAET): un’iniziativa di successo nella campagna “Energia Sostenibile per l’Europa”
Pag. 10 Tecnica e gestione degli impianti di biogas: aspetti problematici e possibili soluzioni
Pag. 5 Il Programma Quadro per il Settore Forestale e lo sviluppo delle biomasse
Pag. 12 Riscaldamento Domestico Made in Italy: il perché di un successo mondiale
Pag. 6 Sistemi solari integrati a caldaie a biomassa per una migliore efficienza energetica
Pag. 13 Pioppo e canna, una possibile coltura alternativa per l’exzuccherificio di Castiglion Fiorentino
Pag. 7 I prezzi del pellet in Europa sono in leggero aumento
Pag. 14 Eventi 2009
Pag. 8 L’Italia in ritardo nell’uso di biocarburanti nei trasporti a causa di lentezze burocratiche
Pag. 15 Calendario 2009
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Antonio Brunori Coordinamento Editoriale redazione@bioenergyinternational.it
Giovanni Tribbiani Produzione grafica
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Politiche A giugno pronto il modello per i PAN di sviluppo dell’energia rinnovabile La Commissione europea presenterà a giugno il “modello” dei Piani d’Azione Nazionali per lo sviluppo delle energie rinnovabili (fotovoltaico, solare, eolico e le altre FER per riscaldamento e raffrescamento) che gli Stati membri dovranno presentare entro il mese di giugno 2010. Lo ha annunciato il commissario Ue all’Energia Andris Piebalgs, durante il suo intervento alla Conferenza europea sull’energia eolica tenutasi il 16 marzo a Marsiglia. I piani d’azione nazionali, da applicare fra il 2013 e il 2020, sono previsti dalla direttiva Ue sulle rinnovabili, approvata nell’ambito del “Pacchetto clima” nel dicembre scorso, che assegna obiettivi differenziati a ogni Stato membro per un aumento complessivo delle fonti rinnovabili fino a coprire alla fine del periodo il 20% del consumo totale di energia dell’Unione. L’Italia, in questo quadro, ha l’obbligo di raggiungere l’obiettivo del 17%, consumo che nel 2007 era stimato essere ancora intorno al 6%. Ogni Stato, sotto parametri comunitari, sarà libero di fissare i propri target settoriali (per i consumi nel riscaldamento-raffreddamento, nei trasporti, nell’elettricità) e indicare come raggiungerli (incentivi fiscali e rimborsi parziali, certificati verdi obbligatori – come in Gran Bretagna- o certificati “feed in” come in Spagna o Germania -obbligo di acquisto di energia rinnovabile a prezzo fisso da parte dei fornitori di elettricità-. AB redazione@bioenergyinternational.it
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Il Distretto Agricolo Energetico Territoriale (DAET): un’iniziativa di successo nella campagna “Energia Sostenibile per l’Europa” Sono state 251 le partnership attivate in Europa nel corso del 2008 nell’ambito della campagna SEE e, di queste, ben 49 in Italia. Nel 2009 la Commissione Europea ha selezionato le migliori 25 per farle concorrere ai SEE Awards 2009 ed una italiana è risultata vincitrice assoluta nella categoria “Comunità Sostenibili”, cioè il Consorzio Produttori Agricoli Acque Minerali Umbre
Antonio Lumicisi Coordinatore Campagna SEE in Italia - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
I SEE Awards 2009 sono i premi che la Commissione Europea assegna ogni anno alle iniziative più meritevoli tra le partnership attivate in ambito comunitario e nel 2009 la Commissione ha selezionato le migliori 25 (5 per ogni area della campagna). Ben 5 partnership italiane sono sta-
te incluse tra i finalisti ed una è risultata vincitrice assoluta nella categoria “Comunità Sostenibili”. Si tratta del modello di Distretto Agricolo Energetico Territoriale (DAET) proposto dal Consorzio Produttori Agricoli Acque Minerali Umbre, partner della campagna SEE in Italia, che qui viene sinteticamente presentato. E’ da alcuni anni che il Consorzio Produttori Agricoli Acque Minerali Umbre ha presentato, all’interno del dibattito sulle agro-energie a livello nazionale, il concetto del Distretto Agricolo Energetico Territoriale (DAET) e, per la prima volta, un prestigioso riconoscimento gli viene assegnato anche a livello europeo. Il tutto è partito dall’esi-
genza di coniugare gli aspetti di politica energetica con quelli di politica industriale, nonché la ricerca e la sperimentazione con il settore primario. La strategia del DAET si propone di ribaltare le linee di approccio ad un intero mercato che segnerà l’intera economia mondiale, probabilmente in modo permanente. Si tratta di un modello messo a punto in modo da soddisfare le esigenze di un Consorzio territoriale che associa agricoltori, operatori turistici, società di servizi, Comuni e piccole e medie industrie. Un modello altamente replicabile ed adattabile alle diverse realtà del nostro Paese. Da un punto di vista tecnico, il DAET è caratterizzato da un’estensione limitata, non superiore in linea di massima ad un diametro di 50 km, all’interno della quale sono presenti sia le produzioni di biomasse dedicate all’energia, sia tutta la filiera delle lavorazioni e trasformazioni per ottenere i due prodotti di interesse commerciale: l’energia elettrica e il calore. I limiti d’estensione costituiscono un vincolo necessario per ridurre al minimo gli impatti e i costi dovuti al trasporto del prodotto dall’azienda agricola di produzione fino all’impianto di trasformazione. L’autonomia, dovuta alla presenza nel distretto di tutti gli operatori del ciclo agricolo energetico, è un’altra caratteristica del DAET, che è in grado di produrre energia elettrica e calore sia per le utenze interne al distretto che eventualmente per la commercializzazione esterna. Il DAET, così delineato, sarà anche in grado di raccogliere e trasformare i residui agricoli con contenuto energetico, prodotti all’interno del DAET o a breve distanza. La sfida può sembrare ardua poiché il modello economico agricolo può configgere
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con quello industriale, e quello industriale con quello turistico. L’elemento di novità consiste nel considerare il DAET come un modello costruito sulle esigenze di un territorio e che valorizzi ogni singolo attore coinvolto. L’obiettivo è quello di superare le difficoltà storiche del settore in Italia, che riguardano la scarsa disponibilità di biomasse realmente accessibili e scarsa densità energetica del prodotto; costi elevati delle biomasse, rispetto ai combustibili fossili; frazionamento della proprietà agricola; dipendenza dalla incentivazione comunitaria per i prodotti agroalimentari; abitudini tradizionali; problemi organizzativi e gestionali, non affrontati, della filiera costituita da: produzione delle biomasse (siano esse da bosco ceduo che da coltivazione dedicata), raccolta, trasformazione e commercializzazione; difficoltà di accettazione, da parte della popolazione, dell’intero sistema; normativa e ruoli istituzionali ancora non finalizzati. Vedremo, nel giro di un paio di anni al massimo, se il modello di DAET proposto dal Consorzio Produttori Agricoli Acque Minerali Umbre confermerà le alte aspettative, soprattutto alla luce del riconoscimento ottenuto a livello europeo. Se così sarà, allora sarà un dovere da parte delle istituzioni del nostro Paese (ai diversi livelli) facilitare la promozione e la replicazione di tale modello su tutto il territorio. Antonio Lumicisi lumicisi.antonio@minambiente.it
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Politiche Il Programma Quadro per il Settore Forestale e lo sviluppo delle biomasse Con l’approvazione da parte della Conferenza Stato-Regione e Province Autonome di Trento e Bolzano a fine 2008 del Programma Quadro per il settore forestale (PQSF), il sistema forestale nazionale si è munito del suo più importante strumento di programmazione per il prossimo decennio, strumento che possiamo definire il II Piano Forestale Nazionale.
Al termine del 2008 è stato approvato il Programma Quadro per il Settore Forestale (PSQF) 2008/2018, realizzato all’interno del quadro normativo definito dal Decreto legislativo 227/2001, dalle linee guida emanate dal Ministero dell’Ambiente (D.M. 16 giugno, 2005), ma soprattutto dalla legge finanziaria 2006. Nell’individuazione delle strategie di sviluppo finalizzate al conseguimento della gestione forestale sostenibile e la valorizzazione della multifunzionalità dei boschi trova spazio anche la tematica legata alla valorizzazione delle biomasse. Il loro contributo è stato riconosciuto come prevalente nell’ambito dell’obiettivo prioritario orientato a sviluppare un’economia forestale efficiente ed innovativa e va a costituire una azione autonoma codificata A.6). Ad esse, tuttavia, è altresì riconosciuto un significativo contributo al conseguimento degli altri obiettivi prioritari ed in particolare alla tutela dell’ambiente e alla valorizzazione dell’interesse pubblico.
Ciò va a ribadire alcuni concetti chiave in materia di biomasse, ovvero, queste possono fornire un significativo contributo allo sviluppo economico del sistema forestale, divenendo occasione di reddito per le proprietà nonché ridurre l’impatto ambientale, ed in particolare misura i costi sociali derivanti dal mancato consumo di fonti energetiche fossili. Tutto ciò acquisisce una valenza crescente allorché l’uso delle biomasse è associato a sistemi di produzione energetica dai rendimenti sempre più elevati, disponibili grazie alla continua innovazione che il settore sta conoscendo in questi ultimi anni. Purtroppo il PQSF
non è munito di proprie risorse finanziarie. Ciò costituisce un limite evidente, che ad oggi gli conferisce un ruolo soprattutto strategico e di indirizzo. E’, tuttavia importante, sottolineare che i redattori si sono preoccupati di evidenziare dove poter reperire risorse per avviare la sua implementazione. Ciò li ha condotti a guardare al quadro programmatico 2007/2013 sostenuto dalle risorse comunitarie, ed in particolare alle Misure di attuazione del Reg. 1968/2005. Sono state individuate ben sette Misure le cui azioni potrebbero coinvolgere le biomasse, che sono le Misure 121, 123, 124, 222, 311, 312, 321. Sta dunque ai PSR regionali e ai progettisti riuscire a ritagliare adeguati spazi per le biomasse. Sul piano operativo l’avere un PQSF, tuttavia, va ben oltre questa sua connessione con il PSR. Esso infatti, è la cornice a cui riferirsi per partecipare
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all’acquisizione di risorse da altri strumenti finanziari diversi da quelli ordinari per il settore. Si citano come esempio le azioni promosse dai DoC.U.P., dagli Accordi quadro di programma, nonché nell’ambito della definizione di Patti territoriali, di filiera, ecc.. Queste sono leve finanziarie che con frequenza crescente le Amministrazioni regionali attivano per poter acquisire extra risorse dal sistema economico nazionale e comunitario. Le dotazioni finanziarie di questi strumenti sono piuttosto consistenti e consentono di sviluppare iniziative a più ampia scala. Dimensione a cui si dovrebbe agire per promuovere localmente la filiera forestaenergia. Francesco Carbone Dipartimento di Ecologia e Sviluppo Economico Sostenibile Università degli Studi della Tuscia fcarbone@unitus.it
Cosa è il Programma Quadro per il Settore Forestale Il PQSF è un programma strategico di durata decennale che individua nella gestione forestale sostenibile lo strumento per valorizzare la multifunzionalità forestale su cui basare lo sviluppo locale di lungo periodo. Esso è stato elaborato con l’intento di fornire un quadro organico dei numerosi accordi, trattati e protocolli internazionali del settore, ivi compreso il Piano di Azione Forestale dell’UE 2006, nonché enucleare un programma per conseguire lo sviluppo forestale sostenibile. La definizione della strategia si basa su Obiettivi prioritari e Azioni. I quattro obiettivi prioritari sono: • sviluppare un’economia forestale efficiente ed innovativa, a cui sono associate otto azioni chiave; • tutelare il territorio e l’ambiente a cui sono associate sei azioni chiave; • garantire le prestazioni di interesse pubblico e sociale a cui sono associate quattro azioni chiave; • favorire il coordinamento e la comunicazione a cui sono associate sette azioni chiave. Ai fini del coordinamento e del controllo nell’applicazione del PQSF è stata prevista la costituzione di un Tavolo di coordinamento forestale, composto da un rappresentante ciascuno da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del Corpo Forestale dello Stato, nonché da cinque rappresentanti delle Regioni, avvalendosi del supporto tecnico dell’INEA e dell’ISMEA. Francesco Carbone
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Sistemi integrati Finanziamenti per l’integrazione dei sistemi La legge finanziaria 2009 prevede una detrazione del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, interessando anche l’installazione di pannelli solari e la sostituzione o installazione di impianti dotati di caldaie a condensazione. Non sono agevolabili le spese effettuate in corso di costruzione dell’immobile. In sede progettuale la corretta determinazione della potenza termica richiesta dall’edificio è fondamentale per un funzionamento corretto e un’economica gestione del riscaldamento. Nel caso di un sostituzione di un impianto esistente, una prima valutazione può essere fatta sulla base dei consumi storici di combustibile, mentre la potenza termica richiesta può essere determinata in relazione all’energia termica utilizzata, ai tempi di funzionamento dell’impianto a pieno carico ipotizzati a seconda della zona climatica e della destinazione d’uso dell’edificio (prima casa, seconda casa, funzionamento continuo o discontinuo, presenza di altre fonti, ecc.). Nel caso invece in cui la caldaia debba essere installata su un nuovo edificio, il carico termico gravante e la conseguente energia necessaria dovranno essere calcolati in relazione alle caratteristiche termiche dell’edificio (isolamento) e sulla base dell’effettiva richiesta di produzione sanitaria. In fase preliminare e in mancanza di dati più precisi, si possono comunque formulare delle ipotesi di massima partendo dalla volumetria da riscaldare e dalla tipologia di funzionamento attuata. Luana Ilarioni Redazione Bioenergy International Italia
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Sistemi solari integrati a caldaie a biomassa per una migliore efficienza energetica Le tematiche legate all’applicazione dei sistemi ecocompatibili per il recupero energetico sono oramai attuali. La combinazione di caldaie a biomassa con sistemi solari per garantire il servizio di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria è quanto di meglio auspicabile nella realizzazione di un impianto termico eco-sostenibile. L’Italia è tra i paesi a maggior irraggiamento dell’Europa e tale condizione è ottimale per lo sfruttamento dell’energia solare, cioè per impianti a circolazione forzata con bollitore a singolo o doppio serpentino e a circolazione naturale. Ma l’energia solare, pulita e inesauribile, per sua natura non costituisce una fonte di approvvigionamento sempre disponibile. Per gestire efficacemente l’energia solare è importante pensare di combinare le due fonti termiche più presenti nel nostro Paese, cioè legna e sole, ma è altrettanto indispensabile che sia prevista la presenza di una cella termica (chiamato anche accumulatore termico o Puffer) in grado di favorire l’integrazione tra i due sistemi di riscaldamento. I pannelli solari infatti possono coprire fino al 40% dei consumi del riscaldamento. Con l’impiego della cella termica la produzione di acqua calda sanitaria avviene in modalità istantanea, riscaldando solamente l’acqua utilizzata attraverso scambiatori ad elevata efficienza, evitando così l’insorgenza di batteri legati alla stagnazione dell’acqua nei tradizionali bollitori (come ad es. la legionella). La scelta di un accumulo termico, anche se maggiormente onerosa al momento dell’acquisto, è ampiamente compen-
sata negli anni dal risparmio di combustibile, dal confort ottenuto e dalla più elevata durata dei componenti impiantistici (cioè caldaia, camino, pompe, ecc). Gli accumuli per abitazioni standard vanno da un minimo di 500 litri fino a 2.200 litri. Ad oggi ci sono soluzioni integrate di riscaldamento con una gamma di prodotti che soddisfano qualsiasi esigenza di installazione. Inoltre il sistema integrato può utilizzare pompe di calore che possono sia riscaldare gli ambienti in inverno che raffrescarli durante l’estate, con l’abbinamento ai pannelli radianti a parete. I moderni impianti termici sono gestiti da evoluti sistemi elettronici capaci di ottimizzare il funzionamento dei generatori di calore, permettendo inoltre sia la gestione del confort termico negli ambienti che l’integrazione con altre fonti energetiche (la caldaia a combustibile tradizionale, il termocamino, oltre all’integrazione con i collettori solari). La presenza di un solo regolatore in grado di gestire autonomamente fino a tre diverse fonti termiche assicura oltre alla massima efficienza, anche la massima affidabilità. Non più problemi legati all’incomunicabilità tra diversi sistemi o ad adattamenti impiantistici non sempre facilmente realizzabili. Luana Ilarioni Redazione Bioenergy International Italia redazione@bioenergyinternational.it
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Bioenergy International Italia N° 2 - maggio 2009 / www.bioenergyinternational.com
Pellet I prezzi del pellet in Europa sono in leggero aumento Di seguito vengono riportati i prezzi del pellet al dettaglio nei principali paesi produttori in Europa, come riportato nei siti delle più importanti organizzazioni del settore. E’ importante sapere che tali prezzi generalmente raggiungono il loro massimo a marzo, per scendere leggermente nei mesi successivi. Anche se i parametri di confronto non sono sempre omogenei tra i Paesi analizzati, risulta evidente che il prezzo medio unitario a tonnellata del pellet è generalmente in aumento rispetto all’anno scorso. Foto: N. Conficoni
Austria I prezzi del pellet in Austria sono in fase di aumento. L’anno scorso nel mese di aprile, il prezzo per un carico di 6 tonnellate, IVA inclusa, era di 168 €/t. Attualmente il prezzo ha raggiunto i 202,42 €/t. Di seguito si riporta l’evoluzione del prezzo del pellet a tonnellata per l’ultimo trimestre del 2008 ed il primo quadrimestre del 2009: Mese
(€/t)
Ottobre ‘08 Dicembre ‘08
193 195
Febbraio ‘09 Aprile ‘09
206 202
Francia Il prezzo medio di vendita del pellet a tonnellata è di 310 €, IVA inclusa, se commercializzato in sacchetti da 15 kg. Il dato è relativo all’aprile 2009. Germania Per una fornitura di 6 tonnellate di pellet ad una distanza di trasporto tra 100 e i 200 km, il prezzo medio (al mese di marzo 2009) è di 234,68 € a tonnellata. Di seguito si riporta l’evoluzione del prezzo del pellet per l’ultimo trimestre del 2008 ed il primo trimestre del 2009: Mese (€/t) Ottobre ‘08 Dicembre ‘08
200,28 217,59
All’interno della pagina web www.propellets.at, si possono Febbraio ‘09 229,87 consultare una grande quanAprile ‘09 234,68 tità d’informazioni riguardo il FORLENER_185x120_ALTA.pdf 10-04-2009 14:28:51 I consumatori di pellet possono pellet.
trovare utili informazioni all’interno della pagina www.depv. de/marktdaten/pelletspreise Italia Il prezzo medio del pellet a tonnellata è di 258 €, se venduto in sacchi da 15 kg. I dati si riferiscono al marzo 2009. Spagna Il prezzo medio a tonnellata del pellet è di 330 € IVA inclusa, se commercializzato in piccoli sacchi da 15 kg. Nel sito di AVEBIOM, Associazione Spagnola per la Valorizzazione Energetica della Biomassa, si possono avere notizie sul prezzo dei pellet in Spagna: www.avebiom.org Svezia I prezzi del pellet in Svezia nel 2009 sono aumentati rispetto
FORLENER’09
al 2008. Al mese di aprile 2009 ha raggiunto i 266 € a tonnellata (venduto in sacchetti da 16 kg), IVA e spese di spedizione incluse. Nell’aprile del 2008 il prezzo era mediamente di 250 € a tonnellata. La tabella sottostante indica l’evoluzione del prezzo del pellet per l’ultimo trimestre del 2008 ed il primo quadrimestre del 2009: Mese (€/t) Ottobre ‘08 Dicembre ‘08
252,83 250,94
Febbraio ‘09 Aprile ‘09
257,55 266
Nel sito: www.pelletspris.com vengono pubblicati i prezzi, IVA inclusa, di differenti produttori a livello locale. Antonella Loche redazione@bioenergyinternational.it
BIELLA, 25_27 SETTEMBRE 2009
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Tecnologie ed impianti per l’energia dal legno Il legno per il risparmio energetico domestico Antincendio boschivo e antinfortunistica
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Bioenergy International Italia N° 2 - maggio 2009 / www.bioenergyinternational.com
Rinnovabili nella aree urbane, finanziamenti dal Ministero Sono stati stanziati dalla Direzione Salvaguardia Ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 10.000.000 euro per il finanziamento di progetti di ricerca finalizzati a interventi di efficienza energetica e all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile in aree urbane. Tra i settori finanziabili c’è la realizzazione di studi e progetti di ricerca finalizzati alla realizzazione per l’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali ed utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, con particolare riguardo agli interventi mirati alla riduzione di emissioni inquinanti in aree urbane. Beneficiari del contributo saranno imprese associate, anche in forma temporanea. In via facoltativa, la suddetta associazione potrà comprendere anche associazioni di categoria, agenzie energetiche locali, Esco, agenzie, enti o istituti preposti alla comunicazione, informazione e formazione in materia ambientale, enti pubblici. La percentuale massima di contributo sarà pari al 50% dei costi ammissibili. Il Bando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 dicembre 2008. Le domande possono essere presentate entro il 22 maggio 2009, al seguente indirizzo: Direzione per la salvaguardia Ambientale - Divisione IX, Energie rinnovabili Bando “Fonti rinnovabili in ambiente urbano: Ricerca e innovazione” Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare - Via Cristoforo Colombo, 44 - 00147 Roma. Antonio Brunori redazione@bioenergyinternational.it
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Biocarburanti Biodiesel, la Commissione Europea pone un freno al dumping americano La Commissione Europea ha stabilito dazi doganali antisovvenzione e antidumping sulle importazioni di biodiesel proveniente dagli Stati Uniti. Dall’inizio del 2007 il biodiesel statunitense entrava nei Paesi europei con una sovvenzione che arrivava fino a 300 $ per tonnellata che permetteva di collocare il prodotto nel mercato europeo ad un costo molto più basso di quello di produzione, causando così il “dumping” che tanto danno ha causato all’industria del biodiesel europea. Nel mirino biocarburanti come il B99 (biodiesel con il 99,9 per cento di biocarburante) oggetto più volte delle denunce dei produttori europei di biodiesel e dell’associazione che li rappresenta European Biodiesel Board (Ebb), cui ha fatto seguito un’indagine da parte dell’UE sull’ipotesi di pratica commerciale sleale. Le aziende statunitensi che esportano biodiesel nell’Unione Europea dovranno pagare tasse aggiuntive che andranno dai 26 ai 41 euro ogni 100 chilogrammi. Si tratta di dazi temporanei, che resteranno in vigore per un periodo fino a sei mesi. La Commissione Europea deciderà in seguito se proporre tasse “definitive”, che di solito durano per un periodo di cinque anni. Antonella Loche redazione@bioenergyinternational.it
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L’Italia in ritardo nell’uso di biocarburanti nei trasporti a causa di lentezze burocratiche Maria Rosaria Di Somma, Direttore generale di Assocostieri, fa una panoramica su bioetanolo e biodiesel a livello nazionale e internazionale. Se il Ministero dell’Economia non metterà in approvazione in tempi brevi il decreto sulle agevolazioni per il bioetanolo, le aziende italiane perderanno un altro anno rispetto ad altri Paesi europei che hanno già recepito la direttiva europea in materia di promozione dell’uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti. dell’agricoltura, obiettivi di grande rilevanza per un paese come l’Italia, altamente tributario di energia dall’estero e con un’agricoltura molto parcellizzata e dedicata a colture tradizionali.
Maria Rosaria Di Somma Direttore generale di Assocostieri
Direttore, può spiegare ai lettori cosa è Assocostieri e quali sono i suoi obiettivi? L’Assocostieri è l’Associazione italiana della logistica energetica. Aderisce a Confindustria e a Confindustria Energia. Nell’ambito di Assocostieri è stata costituita l’Unione Produttori Biodiesel che raggruppa i produttori nazionali di biodiesel con una capacità produttiva di oltre 2 milioni di tonnellate/ anno. L’Unione Produttori Biodiesel rappresenta e promuove lo sviluppo del settore in tutte le principali sedi istituzionali nazionali ed internazionali e nei confronti di tutti gli stakeholder interessati al biodiesel. Recentemente, l’Assocostieri ha anche acquisito la rappresentanza dei produttori nazionali di bioetanolo, coprendo l’intero settore dei biocarburanti, ad eccezione del biometano. Gli obiettivi principali alla base di una politica sui biocarburanti sono la sicurezza degli approvvigionamenti, la mitigazione del cambiamento climatico, lo sviluppo
Secondo la sua visione, l’Italia come interpreta e mette in atto le normative in materia rispetto ad altri Paesi europei? L’Italia è in notevole ritardo rispetto a Paesi quali la Francia e la Germania nel recepimento della direttiva in materia di promozione dell’uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti (la 2003/30/CE dell’8 Maggio 2003); questa Direttiva ha previsto di raggiungere obiettivi nazionali di immissione in consumo di biocarburanti nella misura del 2%, calcolato sulla base del tenore energetico di tutta la benzina e del gasolio per trasporto immessi sul mercato nell’anno 2005 e del 5,75% per l’anno 2010. Soltanto con la Legge Finanziaria 2007 il nostro Paese ha recepito gli obiettivi imposti dalla direttiva 2003/30, imponendo obblighi dell’1%, 2% e 3% rispettivamente per gli anni 2007, 2008 e 2009. Per il ritardo con cui è stata data attuazione alla prevista normativa regolamentare, è stato possibile adempiere all’obbligo di miscelare una percentuale del 5% di biodiesel al gasolio destinato all’autotrazione da parte dei soggetti obbligati (prevalentemente compagnie petrolifere) solo per l’anno 2008 (e solo per i 3/4 rispetto all’originale impegno previsto nel
2008 di miscelare con biodiesel il 2% di tutto tenore energetico di tutta la benzina e gasolio per trasporto immessi sul mercato). In Italia, infatti, non è consentito utilizzare biodiesel puro per l’autotrazione, per i vincoli legati alle specifiche motoristiche e dei carburanti. A livello di specifica, le sedi tecniche europee hanno approvato la percentuale di miscelazione del biodiesel con gasolio nella misura del 7% ed anche l’Italia dovrebbe, a breve, emanare un provvedimento in tal senso. Rispetto ai Paesi che hanno già raggiunto la percentuale di immissione in consumo di biodiesel dell’ordine del 5%, l’Italia è ancora al nastro di partenza con l’adozione della percentuale del 3% a partire dall’anno 2009. Qual è la situazione relativa al biodiesel in Italia al 2009, come conseguenza dell’andamento degli anni passati? La normativa italiana in vigore si applica sia al biodiesel che al bioetanolo. La parte attuativa si è com-
pletata per il biodiesel, mentre per il bioetanolo si è in attesa che venga emanato il regolamento sulle modalità di applicazione delle agevolazioni fiscali previste dalla Legge Finanziaria 2007 e mai attuate a causa dell’eccessiva burocrazia. Ad oggi, il Ministero dell’Economia ha ancora in corso l’iter per l’approvazione del decreto, con il rischio che anche per l’anno in corso le aziende che producono bioetanolo non possano usufruire dell’agevolazione e quindi inibire l’utilizzo da parte dei soggetti obbligati dell’uso di tale prodotto. Nell’attuale congiuntura economica, far decadere un’agevolazione a causa di un eccessivo e ridondante iter burocratico appare quasi un oltraggio alla spinta per la ripresa. Per quanto riguarda il biodiesel, c’è da registrare che attualmente l’Italia è dotata di una capacità produttiva di 2.257.194 tonnellate/anno, secondo la tabella allegata. A fronte di un consumo di 12 milioni di tonnellate di benzina e di 24 milioni di
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Biocarburanti
tonnellate di gasolio per l’anno 2007, l’obbligo del 2% si aggira intorno a 900.000 tonnellate equivalenti. Nello stesso anno, la produzione di biodiesel in Italia si è aggirata intorno a 700.000 tonnellate, mentre le importazioni hanno superato le 200.000 tonnellate di prodotto. L’anno 2008 è stato in ogni caso caratterizzato da un forte rialzo del costo degli oli vegetali e dalle oscillazioni del prezzo del greggio che hanno reso e rendono difficile programmare l’attività di produzione di biodiesel, anche per il fatto che i contratti di fornitura sono prevalentemente su base trimestrale ed in molti casi non tanto
legati ai costi di produzione, ma all’andamento del costo del greggio. Un altro fenomeno che ha inciso in maniera negativa sullo sviluppo del settore sono state le importazioni del biodiesel americano B99, prodotto costituito dal 99% di biodiesel e 1% di gasolio che gode di forti agevolazioni negli Stati uniti e che in molti casi viene venduto in Europa ad un prezzo inferiore al costo della materia prima costituita dall’olio vegetale. Su tale fenomeno è intervenuta recentemente la Commissione europea introducendo un dazio antidumping e ci auguriamo che per il futuro il mercato non venga
più inflazionato dal prodotto americano. Sul settore insistono anche le incertezze derivanti dall’applicazione della nuova direttiva sulle fonti rinnovabili che introduce al 2020 l’obbligo del 10% di biocarburanti, ma impone severi criteri di sostenibilità sulla materia prima, ancora da definire e che rendono incerti ulteriori investimenti. Quali novità e progetti state portando avanti a favore del settore? Nel campo della disponibilità del biodiesel, sono in cantiere delle iniziative per aumentarne la produzione attraverso la realizzazione di quattro impianti nuovi, di cui uno a Ravenna e l’altro a Priolo, per una capacità di ulteriori 400.000 tonnellate/anno. Nel campo della sperimentazione, l’Unione Produttori Biodiesel, proprio alla luce della nuova regolamentazio-
Aziende produttrici di biodiesel in esercizio e in cantiere AZIENDE ASSOCIATE ad Assocostieri
LOCALITA'
CAPACITA’ PRODUTTIVA tonnellate
ALCHEMIA ITALIA SRL
Rovigo (RO)
15.000
CAFFARO BIOFUEL SRL
Torviscosa (UD)
CEREAL DOCKS SPA
Vicenza (VI)
150.000
60.000
COMLUBE SRL
Castenedolo (BR)
120.000
DP LUBRIFICANTI SRL
Aprilia (LT)
155.520
F.A.R. Fabbrica Adesivi Resine Spa Divisione Polioli
Cologno Monzese (MI)
100.000
FOREDBIO SPA
Nola Marigliano (NA)
ECO FOX SRL
Vasto (CH)
131.370
ITAL BI OIL SRL
Monopoli (BA)
190.304
ITAL GREEN OIL SRL
San Pietro di Morubio (VR)
365.000
GDR BIOCARBURANTI
Cernusco sul Naviglio (MI)
50.000
MYTHEN SPA
Ferrandina (MT)
200.000
NOVAOL SRL
Livorno (LI)
250.000
OIL.B SRL
Solbiate Olona (VA)
200.000
OXEM S.p.A.
Mezzana Bigli (PV)
TOTALE IMPIANTI IN ESERCIZIO
70.000
200.000 2.257.194
BIO-VE-OIL OLIMPO SRL
Corato (BA)
100.000
CAFFARO BIOFUEL SRL
Torviscosa (UD)
100.000
ECOIL
Priolo (SR)
200.000
NOVAOL SRL
Ravenna (RA)
200.000
TOTALE IMPIANTI da realizzare
600.000
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ne comunitaria e per sfatare tutta la strumentalizzazione dell’interferenza delle materie prime ad uso energetico sul prezzo delle materie prime ad uso alimentare, ha avviato una ricerca sulla possibilità di estrarre olio dalle alghe attraverso il progetto Mambo (Micro Alghe per la produzione di biodiesel). Il progetto Mambo è suddiviso in due fasi, una sulla ricerca di base e la seconda sullo sviluppo industriale. La ricerca viene effettuata in collaborazione con il Centro Ricerca Energie alternative e rinnovabili dell’Università di Firenze e con la Stazione Sperimentale per le industrie degli oli e dei grassi. La prima fase è caratterizzata dall’analisi preliminare per la scelta progettuale e della stima tecnico-economica della progettazione preliminare. La seconda fase sarà dedicata alla realizzazione di un impianto dimostrativo per la produzione di microalghe destinate a bioliquidi, energia e trasporto. Qual è il suo auspicio per il futuro? Poiché il ricorso all’utilizzo dei biocarburanti in sostituzione dei prodotti fossili, sia ai fini ambientali che di opportunità di crescita di un Paese, è una scelta condivisa a livello internazionale, comunitario e nazionale, è importante e urgente che anche l’Italia, che dispone di una eccezionale capacità di produzione assicurata anche da progetti cantierabili di biodiesel e di una buona capacità di produzione di bioetanolo, programmi per tempo il percorso per raggiungere gli obblighi imposti al 2020, fornendo tutti gli elementi necessari per la crescita di un settore che è pronto a rispondere alle sfide del futuro. Senza scordarsi però che ha necessità di assicurare il giusto ritorno ai propri investimenti. Antonio Brunori redazione@bioenergyinternational.it
Energie rinnovabili: bioetanolo di seconda generazione, primo impianto italiano a Tortona Nascerà a Tortona (Alessandria) il primo impianto italiano per la produzione di bioetanolo di seconda generazione. Un progetto che dovrebbe vedere la luce nel maggio dell’anno prossimo, grazie ad un’iniziativa del gruppo Mossi & Ghisolfi (M&G) annunciata nel corso della prima Conferenza Europea sul Bioetanolo organizzata a Bruxelles. L’impianto di Tortona sarà in grado di produrre a pieno regime oltre 35.000 tonnellate l’anno di bioetanolo di seconda generazione, prodotto cioè con una tecnologia che consente di ricorrere alla biomassa lignocellulosica. Dopo quattro anni di sperimentazione, il progetto entra così nella sua fase finale. Nel frattempo è nato un grande centro di ricerca, di 3mila metri quadrati, con test di laboratorio, processi di fermentazione e idrolisi, diversi tipi di reattori in grado di trattare fino a 160 chili di biomassa l’ora. I ricercatori hanno lavorato su diverse materie prime coltivate su un terreno campione di 100 ettari. In Europa la produzione di bioetanolo di seconda generazione per ora è limitata a due impianti pilota, uno in Spagna a Salamanca, con una capacità di 5 milioni di litri, ed uno, che entrerà in funzione a novembre, in Norvegia, in grado di produrne 5,4 milioni di litri. Luana Ilarioni Redazione Bioenergy International Italia
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Biogas Quando l’agricoltura italiana, e la zootecnia in particolare, hanno “incrociato la strada” del biogas Alla fine degli anni ’70 la digestione anaerobica era stata proposta come possibile soluzione per risolvere il problema ambientale. Era stata da poco introdotta la legge Merli (nel 1976) e gli allevamenti intensivi, in particolare i suinicoli, si trovavano in seria difficoltà. Le soluzioni impiantistiche disponibili al tempo non erano in grado di assolvere alle funzioni che normalmente garantiscono oggi e l’assenza di una normativa che premiasse la produzione di energia da fonte rinnovabile faceva sì che gli impianti, fossero finalizzati esclusivamente ad ottimizzare l’utilizzazione agronomica degli effluenti d’allevamento. Solo con l’avvento della CIP 6 del 1992, la prima norma che ha premiato la produzione dell’energia da fonte rinnovabile (sostituita poi, dai Certificati Verdi), si è risvegliato l’interesse per tale settore, concretizzato poi dall’intuizione di aumentare il potenziale energetico delle biomasse codigerendo con gli effluenti altre biomasse fermentescibili, inizialmente sottoprodotti agricoli e dell’industria agroalimentare e poi, vere e proprie biomasse vegetali prodotte allo scopo. Tale composita alimentazione ha permesso una diversificazione delle tipologie degli impianti, con riferimento ai sistemi di inserimento della biomassa ed alla sua omogeneizzazione all’interno dei digestori ove si possono raggiungere concentrazioni di solidi dell’ordine dell’8-10%. Pierluigi Navarotto
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Tecnica e gestione degli impianti di biogas: aspetti problematici e possibili soluzioni Bioenergy International Italia ha intervistato il professor Pierluigi Navarotto uno dei massimi esperti italiani nel settore del biogas, per fare il punto della situazione sul settore, affrontando i temi che hanno rallentato la sua diffusione e proponendo delle ipotesi di soluzioni.
Professor Navarotto, in che modo la tecnica e la gestione impiantistica odierna degli impianti di biogas differiscono da quella di 20 o di 30 anni fa? Alla fine degli anni ’70 la programmazione della ricerca promossa dalla Regione Emilia Romagna (coordinata dal C.R.P.A. e partecipata da ENI ed ENEA oltre che dalla nostra Università) ha portato alla realizzazione di cinque impianti dimostrativi, su scala operativa, e di tre impianti sperimentali. La ricerca,che si è sviluppata per più anni, ha consentito di chiarire come le soluzioni impiantistiche disponibili non fossero in grado né di assolvere alla funzione depurativa, né di garantire un ritorno economico grazie allo sfruttamento energetico del biogas prodotto, ma fossero solo in grado di ottimizzare la prassi della utilizzazione agronomica degli effluenti d’allevamento, grazie alla capacità di controllare il potenziale odorigeno degli stessi. Consideriamo ora la taglia dell’impianto. L’ideale, secondo lei, e’ un impianto da 50-100 kW che utilizzi solo o principalmente reflui zootecnici, oppure impianti da 1 MW che ricorrano anche e soprattutto a colture energetiche dedicate? Ritengo che possano coesistere entrambe le tipologie e taglie impiantistiche. Il limite, per molte delle nostre aziende agro-zootecniche, deriva dalla necessità di smaltire (o meglio utilizzare agronomicamente), nel rispetto della direttiva nitrati, il digestato prodotto.
E’ evidente che perché risultino convenienti gli impianti di potenza ridotta (50 e 100 kW) è indispensabile lo sviluppo di soluzioni a costi più contenuti di quelli attualmente riscontrabili. Per quanto riguarda i substrati utilizzabili negli impianti di biogas. esiste l’esigenza di una maggior flessibilità dell’impianto? La progettazione di un impianto deve, a mio avviso, sempre garantire flessibilità nell’utilizzo delle biomasse. Ciò si concretizza nel dimensionare correttamente i digestori e nel predisporre idonee attrezzature per l’alimentazione di biomasse di diversa consistenza. Importanti risultano pure le possibilità di stoccaggio delle stesse, in sicurezza, nei pressi dell’impianto. Quali parametri chimico-fisici dei substrati determinano maggiormente le scelte impiantistiche? Come dicevo sopra è sicuramente la consistenza della biomassa, ovvero il suo contenuto in solidi totali e volatili, il
parametro che maggiormente condiziona le scelte impiantistiche. In presenza di impianti destinati a ricevere biomasse particolari (siero di latte, sottoprodotti della macellazione, etc.) può diventare essenziale anche il controllo in linea del pH e dei solidi sospesi oltre che, della predisposizione dei trattamenti di igienizzazione. In che modo i sistemi di alimentazione potrebbero garantire la massima flessibilità dell’impianto per quanto riguarda l’utilizzo dei substrati? E’ necessario che sia possibile alimentare sia prodotti liquidi che di consistenza solida. Per questo vi sono due scuole di pensiero: la prima prevede la predisposizione di una “cucina” ove i vari ingredienti, opportunamente dosati, vengono miscelati ed alimentati all’impianto sotto forma di una borlanda omogenea, con maggior impiego di energia e massima flessibilità (biomasse dalla consistenza più varia); la seconda, ove si prevede l’alimentazione indipenden-
te, direttamente nei digestori primari, delle frazioni solide e liquide con minori consumi energetici e biomasse a consistenza definita (o solida o liquida). D’altro lato, vi è o vi può essere, secondo Lei, una spinta verso i cosiddetti impianti a mono-fermentazione? Gli impianti di questo tipo, destinati ad industrie che producono la biomassa interessata, e non tanto al settore agricolo, richiedono una particolare competenza gestionale che, ritengo, non sia ancora diffusa nel nostro Paese. Attualmente, quali potrebbero essere i margini di miglioramento nell’efficienza degli impianti introducendo i cosiddetti pre-trattamenti dei substrati? Ogni trattamento in grado di ottimizzare la produzione, sfruttando appieno il potenziale energetico delle varie biomasse, è da valutare con attenzione e senza pregiudizi. Certo non ritengo sia, al momento, una priorità nella realtà italiana, ma piuttosto una pro-
Chi è il Prof. Navarotto
Pierluigi Navarotto è Professore di Ingegneria applicata alle produzioni animali presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano, nonché docente del Master CNR in Gestione delle Biomasse e dei Processi per la Produzione di Energia. È inoltre attivo professionalmente nel settore della progettazione delle strutture zootecniche e della protezione ambientale, occupandosi anche delle soluzioni volte al recupero ed alla valorizzazione dei residui agricoli.
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Biogas spettiva per un affinamento futuro! Tra digestori con copertura a doppia membrana e digestori orizzontali con agitatori a bracci, che elementi influiscono nella loro scelta? Qual è la sua opinione riguardo entrambe tipologie? Si tratta di tipologie decisamente diverse, entrambe interessanti se impiegate nel loro settore di utilizzo e se ben realizzate. In particolare i digestori orizzontali con agitatori a bracci richiedono una realizzazione particolarmente accurata e robusta se si vuole che gli attesi possibili vantaggi (tipicamente la possibilità di trattare biomasse con elevato contenuto di solidi) non si concretizzino invece in problemi gestionali. Diverse analisi su impianti di biogas tedeschi e austriaci pongono tra i principali “difetti” riscontrabili i sistemi di agitazione. Quali sarebbero le prospettive di miglioramento anche in terAE-Pubblicità(180x130)
mini di riduzioni nei consumi di energia richiesti da tali sistemi? Per i mixer non esiste una soluzione ideale scevra da difficoltà. La miscelazione è in effetti uno degli aspetti principali per assicurare un corretto e costante funzionamento dell’impianto. D’altra parte, i consumi energetici evidenziano andamenti non direttamente correlati alla tipologia dei mixer adottati, ma piuttosto agli aspetti gestionali degli impianti.
sono molto interessanti i maggiori rendimenti promessi dai diesel gas. Di grande interesse sarebbe uno sviluppo delle turbine se fossero disponibili a costi accettabili, o se la normativa ne incentivasse l’utilizzo tramite specifici bonus. In futuro ci sarà a mio avviso lo sviluppo di processi ORC che permettano di aumentare la produzione di energia elettrica recuperando parte dell’energia termica derivante dal cogeneratore.
Ricerche tedesche pongono le unità di cogenerazione addirittura al primo posto tra i problemi che affliggono gli impianti di biogas. Qual è la sua opinione? Il cogeneratore è un po’ come la sala di mungitura in una azienda zootecnica! E’ essenziale che la scelta impiantistica e la gestione siano corrette e soprattutto ben coordinate. Tra le varie opzioni i cogeneratori con motori gas, ciclo otto, appaiono presentare livelli di maggiore affidabilità anche se
Data la pressione che la direttiva nitrati sta esercitando su allevatori, professionisti, PP.AA., Enti di Ricerca, quali sono, secondo Lei, le soluzioni impiantistiche innovative più interessanti per ridurre le concentrazioni finali di azoto nel digestato? E’ necessario subito distinguere tra soluzioni in grado di separare la frazione azotata, per consentirne il recupero e la delocalizzazione (da privilegiare), da quelle finalizzate alla sua eliminazione come azoto mo-
28-01-2009
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lecolare in atmosfera, da considerare come extrema ratio. In effetti, purtroppo, mentre per queste ultime (in pratica processi biologici di nitro e denitro nelle diverse forme) la tecnica è abbastanza consolidata e sono disponibili un certo numero di realizzazioni operative da tempo, per le prime siamo ancora in presenza di pochi prototipi e, a mia conoscenza, di nessun impianto operativo su dimensioni significative. Come considera, alla luce della problematica nitrati, la possibilità di ricorrere ad impianti consortili di biogas? E’ sicuramente interessante anche se non va dimenticata la necessità di non esagerare nelle dimensioni, che possono essere negative per quanto riguarda l’impatto ambientale e mal accettate dalla popolazione del territorio. Marco Mezzadri Dottore in Scienze Agrarie mezzadri.marco@tiscali.it
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22 • 25 OTTOBRE 2009 • FIERA DI ROMA Progetto e direzione:
DESIDERO RICEVERE ULTERIORI INFORMAZIONI SU AGRIEXPO PER ESPORRE: NEL SALONE: � Preparazione e coltivazione del campo � Raccolta dei prodotti � Energia dai sottoprodotti � Confezionamento dei prodotti Nome
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� _________ Mq. � Lavorazione dei prodotti � Logistica e distribuzione Cell.
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PER MAGGIORI INFORMAZIONI: WWW.SENAF.IT/AGRIEXPO - AGRIEXPO@SENAF.IT Bioenergy International Italia N° 2 - maggio 2009 / www.bioenergyinternational.com
Biodiesel da scarto ittico in Vietnam Un centro di ricerca finlandese, VTT Technical Research Centre of Finland, sta sviluppando in collaborazione con l’Unione Europea il progetto triennale ENERFISH mirato alla produzione di biodiesel dai prodotti di scarto degli impianti di trattamento del pesce in Vietnam. Si tratta di un progetto triennale (2008-2011), dove la Commissione Europea ha contribuito con un finanziamento di oltre 2,5 milioni di euro. Il team finlandese sta attualmente lavorando con un impianto vietnamita per il trattamento del pescegatto per determinare il modo migliore di produrre biodiesel dallo scarto ittico dell’impianto. Saranno coinvolte piccole e medie imprese provenienti da Finlandia, Vietnam, Francia, Germania e Regno Unito. L’impianto per la produzione del biocarburante verrà costruito accanto alla fabbrica per il trattamento del pesce, agendo da catalizzatore affinché questa tecnologia venga commercializzata il più rapidamente possibile. Le attività connesse alla produzione del biodiesel dagli scarti ittici compete l’implementazione e l’adozione di tecnologie avanzate, che garantiscano efficienza per un risparmio energetico pari al 20% e contemporaneamente protezione dell’ambiente nei sistemi di raffreddamento e congelamento. Tali sistemi verranno costruiti presso l’impianto per il trattamento del pesce Hiep Thank Seafood JSC, nel Vietnam del sud. Luana Ilarioni Redazione Bioenergy International Italia
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Tecnologie Disposizioni per la redazione dei Piani di Sviluppo per la Biomassa Durante la settimana dell’Energia Sostenibile, celebrata a Bruxelles durante la settimana del 9 febbraio, si è svolta la conferenza “Strategie di sviluppo sostenibile per la bioenergia”, organizzata dalla Direzione Generale dei Trasporti ed Energia dell’UE, DG TREN, e l’Associazione Europea per la Biomassa, AEBIOM. Durante la conferenza sono stati esposti i risultati degli studi realizzati per stabilire le disposizioni per la redazione dei Piani di Sviluppo per la Biomassa (BAP). Questi sono necessari per raggiungere gli obiettivi di produzione del 20% di energia rinnovabile entro 2020. Con i Piani si stabilirà da dove proviene e dove verrà distribuita la bioenergia, dove sarà più efficiente e dove lo sarà di meno. Heinz Kopetz, presidente AEBIOM, ha affermato: “Speriamo che i sistemi di riscaldamento con caldaie a biomassa aumentino di 10 volte in tutta l’UE e che si abbia un forte aumento del teleriscaldamento, soprattutto nei paesi dell’est. Raccomandiamo alle Amministrazioni Pubbliche che diano priorità alle conversioni verso tecnologie più efficienti, che nel caso delle caldaie dovrebbe superare il 90%”. La DG TREN ha elaborato uno studio interessante per conoscere la situazione dei problemi burocratici nelle installazioni di bioenergia in ciascun paese dell’UE. I risultati di questo studio sono stati pubblicati nel sito: http://ec.europa. eu/energy/renewables/ bioenergy/installations_ en.htm Antonella Loche redazione@bioenergyinternational.it
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Riscaldamento Domestico Made in Italy: il perché di un successo mondiale Bioenergy International nella sua edizione inglese ha intervistato Ruben Palazzetti e Carlo Piazzetta, Managing Director rispettivamente del Gruppo Palazzetti e del Gruppo Piazzetta, leader mondiali nel settore del riscaldamento domestico a biomassa legnosa (legna e pellet). Riportiamo le parti più essenziali degli articoli, che offrono una prospettiva del mercato e le sfide della stufa italiana nel complesso contesto internazionale. Il mercato italiano delle stufe a biomassa legnosa è considerato internazionalmente uno dei più dinamici e competitivi a livello mondiale. In Italia vi è sempre stata una forte economia agricola e il legno veniva comunemente utilizzato per il riscaldamento da tempo. Questo fatto, insieme con la vocazione di produzione dell’industria italiana, ha fatto diventare l’Italia paese tra i leader nel settore a livello globale, assicura Palazzetti. L’Italia oggi conta circa 300 produttori, ma otto grandi imprese controllano il 70% di quota di mercato. Secondo Piazzetta esiste un fattore culturale che guida la scelta della tipologia di riscaldamento e che premia l’autonomia della gestione climatica; sottolinea l’orografia italiana con la sua alta presenza di superfici montuose e di centri abitati di piccole dimensioni molto dispersi sul territorio, difficilmente raggiungibili dalla rete del metano, il combustibile più dif-
fuso nel Paese, di conseguenza l’elevato costo dei combustibili fossili non in rete promuove fortemente il ricorso all’impiego delle biomasse. Sia le stufe a legno che a pellet coprono una vasta gamma di prestazioni di potenza e di design in modo da soddisfare i requisiti di confort di ogni cliente, garantendo la massima efficienza e la massima affidabilità. Secondo Ruben Palazzetti il rapporto qualità-prezzo è molto competitivo in Italia e i canali di vendita sono particolarmente curati e importanti: ”Non vendiamo i nostri prodotti attraverso la grande distribuzione, ma solo presso rivenditori specializzati. Si fornisce un adeguato servizio post-vendita: se c’è necessità
Stabilimento di produzione Piazzetta a Casella d’Asolo (TV)
Stabilimento di produzione Palazzetti a Porcia (PN) di sostituire un componente, dopo 15 anni, è perfettamente possibile trovare il pezzo”. Alla domanda su quali siano le previsioni per il mercato nel prossimo futuro, entrambi hanno risposto che l’ulteriore sviluppo del mercato di stufe si basa principalmente sulla decisione politica che ogni Paese, in termini di incentivazione e di agevolazione intende adottare, per la sostituzione delle vecchie macchine che hanno un rendimento molto basso, con macchine più efficienti con le tecnologie che producono energia pulita (la sommatoria dei due settori, nuova installazione e sostituzione, dovrebbe comportare una costante ascesa del mercato delle stufe e dei camini).
Secondo Piazzetta gli incrementi più importanti dovrebbero riguardare le macchine a pellet per due motivi importanti: il primo per la comodità di impiego rispetto alla legna, il secondo riguarda la disponibilità di pellet. Palazzetti vede nei sistemi integrati il futuro del mercato: sistemi di riscaldamento “idro” piuttosto che “aria”; sistemi integrati dove, per esempio, una stufa a pellet sia collegata a un pannello solare; energia dal legno piuttosto che dal gas; consegna a domicilio di legna e pellet (cosa che già accade in Austria e Baviera); tecnologie poli-combustibile (stufe e caldaie che lavorano sia con legna sia con pellet): sistemi sicuramente più complessi e più sofisticati, ma facili da installare e da usare. Griselda Turck info@bioenergyinternational.it Traduzione e redazione di Luana Ilarioni
Bioenergy International Italia N° 2 - maggio 2009 / www.bioenergyinternational.com
Biomassa Pioppo e canna, una possibile coltura alternativa per l’ex-zuccherificio di Castiglion Fiorentino L’ARSIA ha organizzato una giornata dimostrativa sulla coltivazione e raccolta di impianti di pioppo a ciclo breve (Short rotation forestry) e di impianti di canna comune a Marciano della Chiana, in prov. di Arezzo. Durante l’incontro si è parlato anche di accordi di filiera con il mondo agricolo per garantire all’ex-zuccherificio di Castiglion Fiorentino (in riconversione ad un impianto di generazione elettrica a ciclo combinato della potenza di circa 22 MW) sufficiente biomassa lignocellulosica di origine locale
Lo scorso 5 marzo 2009 si è svolto a Marciano della Chiana (AR) un seminario tecnicodimostrativo sulle potenzialità della coltivazione di pioppo a ciclo breve e canna comune (Arundo donax) in aree una volta dedicate alla coltivazione di altre colture agronomiche, che nella zona erano prevalentemene barbabietole da zucchero destinate allo zuccherificio di Castiglion Fiorentino (Ar). L’incontro, organizzato dall’ARSIA e diviso in un momento seminariale e in una dimostrazione in campo si è tenuto presso il Centro per il collaudo e trasferimento dell’innovazione di Cesa (Ar), centro che fa parte della “Rete dei Poli toscani per il collaudo ed il trasferimento dell’innovazione”. La prova dimostrativa riguardante la raccolta in campo, date le condizioni meteorologiche proibitive, è stata rimandata al 16 marzo 2009; hanno collaborato all’iniziativa la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il CRA - Unità di Ricerca per l’Ingegneria Agraria (Roma) e Aiel (Associazione Italiana Energie Agroforestali). Particolare interesse ha riscosso
la relazione di Massimo Meda della PowerCrop s.p.a, la società deputata alla riconversione dell’ ex zuccherificio Eridania Sadam s.p.a. di Castiglion Fiorentino (AR). Tale riconversione prevede la realizzazione di una centrale termoelettrica alimentata da biomasse agroforestali e da oli vegetali. La collaborazione tra ARSIA e PowerCrop è finalizzata alla realizzazione e gestione di impianti pilota/dimostrativi di pioppo (SRF) e canna comune presso il Centro per il collaudo e trasferimento dell’innovazione di Cesa (ARSIA). La sua relazione, dal titolo “Proposta commerciale di coltivazione in filiera corta” è disponibile insieme a quelle degli altri relatori sul sito http://archiviopoli. arsia.toscana.it nella sezione “materiale scaricabile 2009” alla voce “agrienergie” . Nel prossimo numero questo argomento sarà adeguatamente affrontato, insieme al tema della conversione degli ex-zuccherifici. I risultati della dimostrazione La prova in campo si inseriva tra le attività dimostrative del
progetto europeo Biomass Trade Centres, che intende promuovere a scala regionale la diffusione e l’impiego innovativo dei combustibili legnosi, e del progetto interregionale Woodland Energy che ha l’obiettivo di promuovere e sviluppare filiere legno energia nelle nove regioni coinvolte (Toscana, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise e Sicilia). Questo momento, rivolto ai tecnici e agli operatori del settore, aveva come fine quello di verificare in campo l’impiego di macchine specifiche per la raccolta meccanizzata della Short rotation forestry di pioppo e di canna comune in impianti realizzati nel 2006. Sotto la direzione di Luigi Pari la dimostrazione per il pioppo ha riguardato un’andanatrice trainata Spapperi, una pezzatrice trainata Spapperi e una raccoglitrice cippatrice trainata Spapperi; per la dimostrazione relativa alla canna comune è stata utilizzata una Falcia-Trincia-Caricatrice CLAAS, Modello Jaguar 850 spewdstas dotata di testata RU450 XTRA 450. Per quanto riguarda il pioppo,
Bioenergy International Italia N° 2 - maggio 2009 / www.bioenergyinternational.com
si è visto che il taglio è di buona qualità, anche se si è riscontrata qualche difficoltà nel convogliamento del pioppo abbattuto nell’organo di alimentazione per le dimensioni notevoli delle piante a turno triennale. Le prove di raccolta sulla canna hanno messo in luce sia le buone prestazioni della macchina che la scarsa qualità del prodotto raccolto. Difatti la pezzatura ottenuta è particolarmente fine con alti quantitativi di prodotto polverulento; e ciò incide negativamente sulla possibilità di conservare il prodotto raccolto, sui costi di trasporto e sulla conversione energetica della biomassa. Il gruppo Panacea del CRA ING, impegnato nella messa a punto dei cantieri per l’impianto e la raccolta della canna, provvederà ad elaborare i dati raccolti dalle prove e a redigere un rapporto. Contemporaneamente a questa esperienza altre attività di ricerca sono in atto per mettere a punto il miglior sistema logistico, almeno per la canna. Antonio Brunori redazione@bioenergyinternational.it
Perché la canna e la SRF La canna comune (Arundo donax) è una specie tipica del nostro paesaggio rurale, caratterizzata da un’elevata produttività anche in aree a scarsa fertilità e per questo potenzialmente adatta alla realizzazione di sistemi produttivi ad elevata produzione di biomassa per uso energetico. La canna comune è una graminacea perenne tipica delle regioni mediterranee. La parte ipogea è caratterizzata da una fitta rete di rizomi e radici fascicolate che si possono estendere anche molto in profondità. I fusti possono raggiungere in una stagione vegetativa anche 5-6 metri di altezza. È ritenuta particolarmente interessante per la produzione di biomassa grazie alla sua rusticità, alla facilità di moltiplicazione e alla elevata produttività. Tra gli utilizzi possibili, la produzione di trinciato da destinare agli impianti di biogas. Nell’ambito del progetto sono stati collezionati 22 ecotipi raccolti lungo le coste settentrionali e meridionali del Mar Mediterraneo. Il pioppo coltivato a ciclo breve (Short Rotation Forestry - SRF) è una coltura interessante per i nostri territori in quanto presenta produzioni di elevato livello quantitativo e qualitativo. La Short Rotation Forestry è la coltivazione in impianti specializzati di specie arboree a rapido accrescimento (in Italia per lo più pioppo), dotate di elevata capacità pollonifera, ripetutamente ceduate a intervalli variabili da 2 a 4-5 anni nell’arco della vita utile della piantagione. Antonella Loche redazione@bioenergyinternational.it
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Eventi BIOENERGYtf09_90x130col
Il mercato dell’energia verde a KLIMAENERGY 09 “Klimaenergy”, unica fiera specializzata dedicata all’utilizzo commerciale e pubblico delle energie rinnovabili con un’attenzione particolare al loro impiego in sistemi integrati, si svolgerà a Bolzano dal 24 al 26 settembre, organizzata da Fiera Bolzano. I settori espositivi della fiera sono articolati in 15 categorie: idroelettrico, biogas, biomassa, celle a combustibile, cogenerazione e rigenerazione, eolico, finanziamenti, fotovoltaico, geotermia, idrogeno, istituti di ricerca, servizi, solar cooling, solare termico, stampa specializzata. Bolzano rappresenta la cornice ideale per una fiera come “Klimaenergy”: la Provincia Autonoma di Bolzano è infatti da anni all’avanguardia nelle applicazioni delle energie rinnovabili. Numerose le iniziative in programma: il convegno internazionale sulle tematiche della manifestazione; i tour guidati ad impianti già realizzati che utilizzano energie rinnovabili; workshop e conferenze specializzate. Inoltre, anche per il 2009, Klimaenergy bandisce il “Klimaenergy Award”: fino al 15 luglio 2009, i comuni e le province di tutta Italia che abbiano promosso o cofinanziato progetti nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, portati a termine tra gennaio 2006 e dicembre 2009, potranno iscriversi presentando i loro lavori. Tutte le informazioni su “Klimaenergy 09” sono disponibili sul sito: www.klima-energy.it
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Nasce Agriexpo, per le imprese agricole alla Fiera di Roma
Regione Toscana Diritti Valori Innovazione Sostenibilità
mostra-convegno internazionale
terrafutura
buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile
abitare
firenze - fortezza da basso
29-31 maggio 2009
produrre coltivare
VI edizione ingresso libero • appuntamenti culturali • aree espositive • laboratori • animazioni e spettacoli
agire governare Terra Futura 2009 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per conto del sistema Banca Etica (Banca Etica, Etica SGR, Rivista “Valori”), Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente. Numerose altre realtà stanno confermando la propria adesione all’evento. Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus via N.Tommaseo, 7 - 35131 Padova tel. +39 049 8771121 fax +39 049 8771199 email fondazione@bancaetica.org
Organizzazione evento Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. via Boscovich, 12 - 35136 Padova tel. +39 049 8726599 fax +39 049 8726568 email info@terrafutura.it
www.terrafutura.it
Agriexpo, il nuovo appuntamento fieristico rivolto alle imprese agricole organizzato da ROS, società partecipata da Fiera di Roma e Senaf, che si terrà, per la prima volta, dal 22 al 25 ottobre 2009 presso il nuovo polo fieristico della capitale. La manifestazione, che si rivolge soprattutto agli operatori del centro e sud Italia, nasce con l’obiettivo di supportare e facilitare l’evoluzione delle tante aziende del comparto agricolo in realtà imprenditoriali strutturate e competitive. La principale sfida che oggi si pone al “coltivatore moderno” è infatti aumentare la redditività dell’impresa mediante il miglioramento dell’efficienza produttiva e l’industrializzazione del processo. Per questa ragione la Fiera sarà aperta a tutti gli operatori del comparto agricolo per mostrare le diverse fasi del processo produttivo che vanno dalle lavorazioni in del campo alla distribuzione dei prodotti. Ognuna di esse verrà rappresentata in altrettanti saloni tematici previsti per la prima di Agriexpo: “Preparazione e coltivazione del campo”; “Raccolta dei prodotti” (macchine per la raccolta); “Lavorazione dei prodotti” (impianti oleari, enologici, alimentari, lattiero caseari); “Energia dai sottoprodotti” (impianti e attrezzature per la produzione di energia); “Confezionamento dei prodotti” (packaging, imbottigliamento); “Logistica e distribuzione”. Per informazioni, www.senaf.it/agriexpo - Tel. 023320391
KLIMAENERGY 09 2A FIERA SPECIALIZZATA DELLE ENERGIE RINNOVABILI PER USI COMMERCIALI BOLZANO | 24 - 26 SETTEMBRE 2009 ORE 9,00 - 18,00
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Bioenergy International Italia N° 2 - maggio 2009 / www.bioenergyinternational.com
Calendario MAGGIO 2009 7-9 Solarexpò 29 - 31 Terra Futura
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LUGLIO 2009 23 - 25 Bioenergy World 2009 10-12 Renergy Argentina 17-19 Renergy Brasile
Bioenergy International Italia è pubblicato da Paulownia Italia Srl Internet:
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Argentina mlazzaro@netverk.com.ar Argentina www.r-energy.info www.r-energy.info Brasile
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SETTEMBRE 2009 Klimaenergy 23 - 25 25 - 27 Forlener 30/9-2/10 Zeroemission /Agrienergy
Bolzano Biella Roma
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OTTOBRE 2009 20 - 22 Crea 22 – 25 AgriExpo 28 – 31 Ecomondo
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NOVEMBRE 2009 6–8 Agrienergie 25 - 28 Greenergy Expò
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Bioenergy International Italia Via Monte Sabotino, 1 30171 Mestre (VE) tel. + 39 041 0991996 fax: + 39 041 920592 info@bioenergyinternational.it
Staff:
Giustino Mezzalira, Elena Agazia, Antonio Brunori, Griselda Turck, Giovanni Tribbiani. Hanno collaborato: Francesco Carbone Luana Ilarioni Antonella Loche Antonio Lumicisi Marco Mezzadri
Semplici alternative.
Stampa:
Grafiche Liberalato S.n.c.
Bioenergy International Italia Numero 2 – maggio 2009 Registrazione al Tribunale di Venezia N° 6 del 04/03/2008 Iscrizione al ROC Registro degli operatori di comunicazione N° 17.337
28 | 31 ottobre 2009 - Rimini Fiera www.keyenergy.it
3a Fiera Internazionale per l’Energia e la Mobilità Sostenibile, il Clima e le Risorse per un Nuovo Sviluppo
organizzata da:
in collaborazione con:
in contemporanea con:
13a Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile • www.ecomondo.com
1a Fiera Internazionale Sistemi e Soluzioni per un Uso Efficiente dell’Energia • www.energyes.it
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6-7-8 NOVEMBRE 2009
Al suo interno il Salone specializzato Legno - Energia Centro Italia 2009 (3a edizione), l’area espositiva delle migliori tecnologie ed innovazioni in materia di energia da biomassa legnosa
Segreteria tecnica commerciale
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