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MIOPACUA C'era una volta cari bambini... âŠcosì cominciano le favole, anche se quella che sto per raccontarvi non Ú una favola,o meglio, forse un giorno qualcuno la racconterà come una favola per insegnare a grandi e bambini dove si va a finire se non si rispetta la natura, il mondo e le persone. Dicevamo che non Ú una favola, ma comunque Ú una bella storia. Da un giorno all'altro ed in poco tempo, come nei colpi di scena delle favole sono sparite tutte le nostre certezze, il posto che per tutti era come una seconda casa improvvisamente non era più sicuro. Tutti quelli che l'hanno vissuto lo sanno, non Ú di questo che dobbiamo parlare, ma di come siamo riusciti a trasformare quella casa in tante case collegate tra loro. Molte stanze lontane, ma più vicine che mai, ognuno di noi entrava nelle case degli altri, a volte in momenti inaspettati portando con se tutta la ricchezza della vita. Sono emerse gioie, paure, incontri e viaggi in luoghi inaccessibili ai più, lunghe telefonate, messaggini e videochiamate, nomi di gatti, cibi appetitosi, profumi di fiori, proposte di giochi, foto scattate li per li... Una scettica come me nei confronti della tecnologia mai avrebbe immaginato che uno strumento cosi freddo, se ben usato, potesse creare tanta vicinanza. Vicini di casa mai rumorosi o invadenti, ma che si presentano con sorprese inaspettate; la caparbietà di chi non riuscendo a partecipare ha sfruttato ogni occasione per imparare ed essere parte di questa nuova realtà , il fluire di sentimenti, le paure raccontate con i disegni, l'autoaiuto e lo scambio di informazioni, appuntamenti fissi ad orario e poi a ruota libera, idee da cui nascono altre idee, qualcuno si Ú scoperto essere capace dove nessuno aveva mai immaginato. Adattare, interpretare, modulare, consolare, riproporre, ma quando mai un operatore sociale non lo fa... Adelaide Colombo
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MIOPACUA Chi cura chi? Una iniziativa solidale e responsabile Ú diventata per me,motivo di benessere, come sempre deve accadere in ogni psicoterapia, ci si cura reciprocamente!!! Il covid,la chiusura in casa,mi ha regalato la possibilità di parlare 12 ore al giorno, cioe' quando mi va,con persone che mi ascoltavano e rispondevano.Invece di tormentare amici soliti e solidi,ho avuto a disposizione un auditorium sconosciuto o ritrovato!! Ho potuto interagire con un pubblico divertente o drammatico. Ho imparato tante parole e tante emozioni e ho anche avuto il desiderio di cucinare!! Ho avuto la voglia di fotografare, ero un'affezionata della Nikon,ma non lo facevo più da tanto tempo. Ho potuto giocare e ridere e credo anche costruire rapporti che resteranno. Sono uscita da un isolamento doloroso e mi ritrovo con un gruppo di "gente varia" che mi rinnova il desiderio di chiacchierare.Questa urgente e per me gratificante necessita' mattutina ,mi protegge dal resto della vita quotidiana, me la rende più sopportabile. Vorrei avere la possibilità di adoperare questo luogo che mi accoglie e spero valga anche per voi!! Ho sempre avuto la curiosità di capire come gli altri riescano a sopportare l'esistenza. Flora Gennari
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MIOPACUA Lâamicizia ai tempi del Covid Ai tempi del Covid 19, seduta al mio pc, tra una videoconferenza e lâaltra e tremendi mal di testa serali, mi riduco allâultimo momento a scrivere qualche riga per i miei amici di Articolo 1 e Millecose. Ho visto nascere il giornalino, la prima bozza si intitolava âFra di Noiâ, Ú stato grazie a un amico comune che già dalla seconda tiratura il titolo Ú opportunamente divenuto âNon solo fra di noiâ, per mettere in evidenza che il gruppo, pur ristretto, Ú aperto al mondo. Sono stata aggiunta nel gruppo WathsApp ad aprile di questâanno, quando sembrava che stessimo uscendo pian pianino dalla pandemia. Mi sembra di esserci da sempre, ormai Ú divenuto un appuntamento importante cercare di indovinare lâoggetto misterioso che Giorgio puntualmente, o quasi, ci propone. E mi devo anche sbrigare ad alzarmi la mattina, perché altrimenti Floretta, mia rivale nella gara, mi batte sul tempo. La sera, prima di andare a letto, anche dopo unâestenuante trattativa, scorro velocemente i messaggi e vi assicuro, tra faccette sorridenti o spernacchianti, e foto per la buonanotte, il buon umore Ú assicurato. Credo che, sfogliando questa pubblicazione, ne vedrete davvero delle belle⊠Non mi resta altro che augurarvi buon divertimento!!! Isabella Caporaletti
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MIOPACUA In punta di dita Tra marzo e maggio 2020, in occasione del lockdown, tutti si sono affannati a dirci che nulla sarebbe stato più come prima. Forse sarà così, nellâattesa di constatarlo e nellâauspicio che quel non più come prima sia nel senso del meglio, vorremmo intanto testimoniare il âduranteâ. Un durante che alla faccia di un virus che ci voleva distanti, ci ha coinvolto in un fantastico âMiopacuaâ. âMiopacuaâ Ú una parola digitata in chat da un giovane adulto non alfabetizzato. La traduzione impossibile, il suono meraviglioso, il senso âio ci sonoâ. Nella mia gioventù ho avuto lâavventura di frequentare Rosanna Benzi, la donna che a Genova visse la sua vita in un polmone dâacciaio. Senza uscire dal suo âscaldabagnoâ diresse una rivista, scrisse due libri e fu parte attiva della comunità genovese. Anche noi chiusi nello scaldabagno del lockdown, paradossalmente ne Ú venuto fuori un gioco di squadra formidabile, come nei giorni più belli della mia avventura professionale di operatore e cooperatore sociale. Senza protocolli, senza organigramma, senza compliance, un gruppo di persone hanno recitato a braccio nellâidea e con lâimpegno che la parte più importante non fosse la propria, ma quella di ciascuno degli altri. Solo tra il 15 e il 25 aprile nel gruppo WhatsApp ânon solo fra di noiâ si sono svolti 5400 scambi attraverso immagini, testi scritti e orali e video. Mediamente 540 contatti al giorno che hanno sostenuto, mantenuto in contatto e impegnato una comunità di 32 persone. In un cofanetto come questo realizzato nel 1996 nellâambito del welfare di allora, il vice sindaco di Spoleto scriveva ââŠi ragazzi e gli operatori del centro di stampa ci hanno indicato il
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MIOPACUA cammino da compiere: ciascuno di noi faccia il suo tratto di stradaâ€Åâ€? Non saprei dire se ciascuno di noi abbia fatto davvero il proprio tratto di strada, ma una parola fuori dal comune tenacemente digitata con un dito sulla tastiera di un telefonino durante un lockdown, ancora una volta sembra indicarci una stradaâ€Å Giorgio Raffaelli
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Questo volume raccoglie alcune delle chat del gruppo WhatsApp ânon solo fra di noiâ. Il cofanetto Ú stato realizzato nellâambito delle attività dei centri diurni del welfare di Spoleto e della cooperativa âimmaginAzioneâ, il cd con lâaudiolettura Ú stato realizzato e offerto da Alessio.
Un grazie particolare agli uffici amministrativi della cooperativa Il Cerchio, allâAIAS e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto che ne hanno reso possibile la realizzazione.
Dedichiamo questo lavoro alle famiglie delle ânostre ragazze e dei nostri ragazziâ Le operatrici e gli operatori
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