Rapporto 2013 edizione git

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2013

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese


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Elaborato da:

Contributi scientifici:

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Si ringraziano: Giovanni de Sanctis, Marco Mutinelli Asja Ambiente, Dedalus, Eldor Corporation, Enel, Falc, GIV-Gruppo Italiano Vini, Lamberti, Savio

Con il supporto di:

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese Edizione speciale con contenuti aggiuntivi sull’economia della provincia del Guangdong ed in relazione al Progetto Guangdong Italy Traineeship

Editore: Fondazione Italia Cina A cura di: Thomas Rosenthal e Alberto Rossi Redazione: Cinzia Savoldi Progetto grafico: Mauro Morgana Stampa: TIKI Service Stampato il 10/5/2013

Fondazione Italia Cina


Indice

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1. QUADRO GENERALE

1.1. 1.2. 1.3. 1.4. 1.5.

Uno sguardo al 2012 Ottimismo moderato per il nel 2013, con un livello di rischio controllabile Il XII piano quinquennale: alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo Il driver dei consumi L’operatività è cruciale

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2. POLITICA

Le sfide economiche dell’Amministrazione Xi-Li

2.1. La transizione di potere alla Quinta Generazione 2.2. Il dodicesimo piano quinquennale (2011-2015) 2.2.1. Le priorità 2.2.2. Target inferiore di crescita del PIL 2.2.3. Società armoniosa 2.2.4. Incentivare i consumi 2.2.5. Upgrading industriale 2.3. Implicazioni per le imprese straniere in Cina

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3. ECONOMIA

La fine della crescita a doppia cifra

3.1. Crescita in moderazione come previsto 3.2. Stabilità macroeconomica 3.3. Consumi 3.3.1. Consumi: crescita frammentata 3.3.2. Consumi: entrano in gioco le città di fascia bassa 3.4. Settore estero 3.4.1. Verso una diminuzione strutturale del surplus commerciale 3.4.2. Investimenti diretti esteri: la Cina attrae ancora 3.5. L’apprezzamento della valuta continua lentamente 3.6. Demografia: un problema a lungo termine 3.6.1. Dati del sesto censimento nazionale 3.6.2. Struttura demografica: Invecchiamento precoce 3.6.3. Il Governo non cambierà la politica del figlio unico 3.7. Ambiente: politiche più restrittive

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4. BUSINESS

4.1. Accesso al mercato 4.2. Il protezionismo permane ma non si aggrava 4.3. Il nuovo catalogo degli investimenti stranieri 4.4. I concorrenti cinesi guadagnano terreno 4.5. Rispondere alla sfida del protezionismo 4.5.1. Farsi locali 4.5.2. Le relazioni con le autorità politiche: un fattore di successo in Cina 4.6. Diritti di proprietà intellettuale in lento miglioramento 4.7. I costi di produzione aumentano: una nuova sfida competitiva 4.8. Le aziende italiane e la responsabilità 4.8.1. I risultati dell’indagine 4.8.2. Gli interventi in programma: opportunità e prospettive 4.9. Risorse umane: aumentano le sfide 4.10. Il prossimo boom dei consumi: opportunità nelle città di bassa fascia 4.11. Fusioni e acquisizioni: previsioni per il 2013 4.11.1. Uno sguardo al 2012 4.11.2. Consolidamento industriale e scenario operazioni M&A 2013 4.11.3. Ide all’estero e scenario M&A in uscita per il 2013 4.11.4. Ostacoli allo sviluppo dell’attività M&A verso l’estero 4.12. Scenario fiscale per il 2013 4.12.1. Riforma dell’Iva 4.12.2. Commercio internazionale in Rmb 4.12.3. L’area di libero scambio Cina - ASEAN 4.12.4. L’accordo contro la doppia imposizione fiscale tra Italia e Hong Kong 4.13. Ricerca e sviluppo: spinta verso la capacità tecnologica interna

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5. IMPLICAZIONI PER LE SOCIETÀ ESTERE

5.1. La Cina per le società estere: opportunità e imperativo strategico 5.2. Il cambio di strategia 5.2.1. Management 5.2.2. Eccellenza dimensionale e operativa 5.3. Un’alternativa: concentrarsi sui mercati di fascia alta 5.4. Conclusioni

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Dossier Guangdong

Il mercato locale e il Progetto Guangdong Italy Traineeship

133 6. OPPORTUNITÀ SETTORIALI 6.1. Alimenti e bevande 6.2. Settore sanitario 6.2.1. Settore farmaceutico 6.2.2. Apparecchiature medicali 6.2.3. Servizi e prestazioni sanitarie 6.2.4. Infrastrutture sanitarie e informatiche 6.2.5. Alimenti salutari 6.2.6. Valutazioni sulle opportunità 6.3. Retail 6.4. Energia e tecnologie pulite 6.4.1. L’urgenza di sviluppare tecnologie pulite 6.4.2. Diversi stadi di sviluppo per i vari settori delle tecnologie pulite 6.4.3. Opportunità e sfide per le multinazionali 6.5. Settore ambientale 6.5.1. Inquinamento dell’aria e riduzione delle emissioni 6.5.2. Inquinamento delle acque 6.5.3. Il trattamento delle acque reflue 6.5.4. Trattamento dei rifiuti solidi 6.5.5. Finanziamenti per promuovere un’economia circolare 6.5.6. Settore ambientale 6.6. Prodotti chimici 6.7. Macchinari 6.8. Automotive

197 7. OPPORTUNITÀ IN ITALIA

7.1. Il turismo cinese e lo shopping 7.2. Gli investimenti diretti cinesi in Italia


QUADRO GENERALE

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

1.1. Uno sguardo al 2012

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In linea con le nostre previsioni, il 2012 si è rivelato un anno positivo, seppur in un contesto economico globale difficile. La ricerca di un soft landing per l’economia cinese è stata una delle principali priorità della leadership cinese nel 2011 e 2012, e in quest’ultimo anno l’economia cinese ha mostrato un livellamento della crescita al 7,8%, pari a 51.930 miliardi di Rmb (8,26 miliardi di dollari Usa), vicino al target posto dal Dodicesimo piano quinquennale. La fiducia dei consumatori è stata relativamente alta ed il tasso di crescita delle vendite al dettaglio è rimasto stabile rispetto a quello del 2011 (oltre il 14%), raggiungendo una cifra di circa 20 mila miliardi di Rmb a fine dicembre 2012. In considerazione del difficile ambiente economico internazionale, la Cina - nonostante permanga tra le principali destinazioni di investimenti diretti esteri - ha visto una contrazione degli investimenti diretti in entrata, passando da 116 miliardi di dollari nel 2011 a 111,7 miliardi di dollari nel 2012. Prevediamo un rimbalzo moderato nel 2013, grazie alla crescita negli Stati Uniti ed ai primi segnali di ripresa in Europa. Nel 2012 il commercio totale, la somma di importazioni ed esportazioni, ha raggiunto i 3.867 miliardi di dollari, ma ha visto un rallentamento della sua crescita al 6,2%, un quarto della crescita mostrata nell’anno precedente e ben al di sotto del target del 10%. L’export (+ 7,4%) è cresciuto più rapidamente dell’import (4,3%), generando nuovamente un surplus commerciale per l’economia cinese con un avanzo di 231,1 miliardi di dollari Usa, in crescita di 76,2 miliardi di dollari rispetto all’anno precedente. L’economia ha subito una forte pressione al ribasso, ma le autorità economiche e monetarie sono riuscite nell’intento di esercitare un controllo macroeconomico maggiore. L’inflazione nell’ottobre 2012 è stata pari all’1,6% su base annua, il livello più basso di crescita dei prezzi in 33 mesi. Nell’intento di dare fiato all’economia, il Governo ha messo in atto misure fiscali, senza però una vigorosa politica monetaria espansiva, proprio per evitare un rinfocolarsi delle pressioni inflazionistiche. Tuttavia, il costo del lavoro in crescita ed il costo dei beni alimentari, sostenuto da un inverno partico-

larmente rigido, potranno spingere nuovamente i prezzi. 1.2. Ottimismo moderato per il 2013, con un livello di rischio controllabile Siamo moderatamente ottimisti riguardo lo stato di salute complessivo dell’economia cinese nel 2013. Il Governo affronterà sfide provenienti sia da un’economia globale relativamente debole, sia da questioni interne, come l’inflazione, la crescita della bolla immobiliare e un rallentamento nella produzione industriale. Riteniamo che il Governo cinese abbia l’esperienza e la volontà politica per gestire in maniera competente l’andamento economico del Paese. In ogni caso, si prevede la fine della crescita a doppia cifra che ha caratterizzato il miracolo cinese negli ultimi anni. Una crescita meno rapida non significherà però una crescita lenta. Il Diciottesimo congresso del Partito ha messo fine ad un clima politico particolarmente critico che minacciava l’economia, dato il ruolo determinante che lo Stato assume nel definire le sorti del Paese. Il CeSIF ritiene che l’economia cinese continuerà a crescere nel 2013 intorno al target del 7,5%. Tuttavia, tale sviluppo potrà variare fortemente in base al settore. I costi continueranno a crescere, e con la transizione verso un modello più sostenibile di crescita, quest’ultima potrà rallentare la sua corsa in maniera sostanziale. Nella prossima decade ci aspettiamo comunque una crescita del 6-7% annuo, con un reddito urbano e rurale in costante aumento, così come i consumi. Dal lato dell’offerta ci attendiamo innovazione e continuo valore aggiunto nella produzione in linea con la necessità di ammodernare il proprio apparato produttivo e con la richiesta di maggiore qualità da parte dei consumatori. Gli investimenti stranieri rimarranno elevati, con le multinazionali che accresceranno gli sforzi per raggiungere il sempre più strategico mercato locale. Si stima che le esportazioni cresceranno nel 2013, seppur probabilmente ancora al di sotto del target del 10%, nonostante la diversificazione in atto dei propri mercati verso aree a maggiore crescita. Nonostante le pressioni politiche estere, partico-

larmente forti durante la campagna per le elezioni immobili, una modifica degli incentivi fiscali all’expresidenziali Usa, per ottenere un sensibile apport e alla localizzazione, l’aumento dei prezzi delprezzamento della valuta cinese, le autorità cinesi le materie prime, i costi ambientali e l’inflazione - confortate da autorevoli studi - hanno in più occontinueranno a contribuire all’aumento dei costi casioni dichiarato nella prima metà del 2012 che lo complessivi nel corso del 2013. La crescita econoyuan renminbi si sia avvicinato al suo “giusto” mica varierà anche significativamente a seconda valore rispetto al dollaro. Effettivamente il tasso dei settori e delle aree geografiche, e ciò compordi cambio dollaro/yuan nel 2012 si è apprezzato terà nuove sfide per le imprese a partecipazione solo dell’1% circa, passando da 6,294 a fine 2011 estera. a 6,230 del 31 dicembre 2012. Ci aspettiamo che Uno sviluppo importante riguarderà le opportule autorità americane possano spostare l’enfasi dal nità derivanti dal processo di consolidamento tema della rivalutazione, per richiedere alla Cina industriale, che favorirà occasioni di acquisizione di garantire una fascia di oscillazione maggiore sul mercato cinese, con le imprese locali più aperalla valuta cinese sul mercato valutario. Possiamo te a farsi acquistare e valutazioni più in linea con anche prevedere che tra le fonti di tensioni tra la realtà del mercato. Nello stesso tempo, stanno Occidente e Cina possa diminuire l’importanza crescendo le pressioni competitive e le barriere della questione valutaria e possa invece crescere all’entrata. Le imprese meno competitive cinesi il problema delle controversie territoriali e dello ed estere soffriranno di più, in considerazione di spionaggio industriale. una crescita economica che è selettiva e non più L’ambiente operativo in cui si troveranno le impreindiscriminata. Per avere successo in Cina sarà nese multinazionali sarà in continuo cambiamento, cessario un forte investimento in termini di capitacon l’aumento dei costi, la scarsità di risorse le e di risorse umane, oltre ad una gestione operaumane ed il protezionismo che porranno una setiva d’eccellenza. ria sfida alla redditività delle imprese straniere nel Dopo il Diciottesimo congresso (8-14 novembre) 2013. Insieme alla crescita dei salari, l’aumento dei e soprattutto dopo la riunione dell’Assemblea Nacosti di quasi tutti i fattori produttivi sarà il prinzionale del Popolo del marzo 2013, dal punto di vicipale motore di questo incremento. L’apprezzasta politico ci aspettiamo una relativa stabilità. Il 1 del renminbi, utilizzo della capacità mento la rivalutazione di terreni industriale ed Governo cinese condurrà la sua politica economi1. Utilizzo della capacità industriale - Fonte: FMI, Federal Reserve Usa, Eurostat, MIIT, NBS

78,3%

80% 70%

77,8% 71,6%

60%

60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Cina

Usa

Ue 27

Mondo

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

ca in accordo con le linee guida esposte nel Dodicesimo piano quinquennale (2011-2015), con temi chiave quali il continuo processo di urbanizzazione (nel 2012 il numero di cittadini nelle aree urbane ha superato il numero di cittadini nelle aree rurali), la creazione di una “società armoniosa” e la trasformazione del modello di crescita economica verso una sostenibilità di lungo termine. 1.3. Il XII piano quinquennale: alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo Il modello di sviluppo basato sugli investimenti e sulle esportazioni non è più sostenibile, perché porta a squilibri rilevanti come la sovracapacità in alcuni settori ed una inefficiente allocazione del capitale. Si stima che il tasso di utilizzo della capacità produttiva industriale in Cina nel 2012 - secondo alcuni analisti addirittura sovrastimato - sia pari al 60%, contro il 78,3% degli USA, il 77,8% dell’Europa a 27 edsettori una mediacon globale del 71,6% (figura 1). 2b sovracapacità Tra gli altri, (figura 2) alcuni settori caratterizzati da sovracapacità sono fotovoltaico (57%), metanolo 2a settorichimici con(urea, sovracapacità (48%) e fertilizzanti 38%). Il problema a monte è quello del controllo statale

sulle banche e delle relazioni tra il settore bancario e quello produttivo. Pechino esercita un rigido controllo sul mercato monetario, con l’obiettivo di proteggere i profitti delle banche. Nel 2012, le 16 banche quotate hanno generato circa il 53% dei profitti netti rispetto al 47% delle 2.439 imprese non bancarie. Questi extraprofitti giungono però a scapito dei depositi dei risparmiatori. Vi è un elevato differenziale tra il tasso di interesse sui depositi ed il tasso di interesse sui prestiti, che ancora oggi determina parte significativa dei profitti delle banche. I tassi di interesse reali sui depositi sono spesso negativi e ciò riflette il tradizionale favore del Governo nei confronti della produzione, a discapito del risparmio nel Paese. Ciò significa in sostanza che i cinesi, che sono soliti risparmiare una quota importante del proprio reddito, perdono soldi (potere d’acquisto) per ogni yuan che depositano in banca. Secondo molto analisti, solo tassi d’interesse più elevati potranno consentire un’allocazione efficiente del capitale. Il controllo statale sul sistema bancario significa anche che i prestiti sono convogliati prioritariamente verso le imprese di Stato, spesso inefficienti, e ciò comporta un potenziale rischio di accumulare crediti inesigibili, un problema che

2. Settori con sovracapacità in Cina, 2011 - Fonte: FMI, MIIT, NBS

1000 80 70

800

Sovracapacità: 62%

700

60 Sovracapacità: 52%

50

600

Sovracapacità: 29%

500

40

400

30

300

20

200

10

100 0

0 Urea (mil ton) 10

Sovracapacità: 24%

900

Capacità

Output

Metanolo (mil ton)

Carbone (mil ton) Capacità

Output

Acciaio (mil ton)

40 35

3,5 Sovracapacità: 43% Sovracapacità: 40%

30

3 2,5

25

2e2

20

Sovracapacità: 24%

settori con sovracapacità

1,5

15

1

10 5

0,5

0

0 Capacità

Fotovoltaico (GW) Turbine Eoliche (GW) Capacità

Acciaio (mld ton)

Output

ha per lungo tempo messo a pregiudizio la stabilità del sistema bancario cinese. Nonostante vi sia una sempre maggiore commercializzazione del settore creditizio, ancora nel 2009 le imprese private – vero motore dell’economia – assorbivano solamente il 38% del capitale, contro il 62% delle imprese di Stato. Il modello state-led contribuisce a produrre grandi tensioni sociali ed a creare un terreno fertile per la corruzione. Sul totale della ricchezza creata nel Paese, alle famiglie rimane una quota sempre minore: dal 69% nel 1992 al 61% nel 2009, mente il 39% ha come destinatari Governo e imprese. Da un rilevamento svolto nel 2011 in Cina su 8.000 famiglie, il 10% più ricco della popolazione assorbe l’86,7% della ricchezza totale, mentre nel 1995 questo dato era fermo al 30,8%. Tali cifre si riflettono in un coefficiente Gini, misuratore della polarizzazione della ricchezza, che secondo gli analisti (non ci sono dati governativi in merito) è ben al di sopra della soglia di allarme dello 0.4. Da un punto di vista puramente economico la grande ineguaglianza - un paradosso per un Paese che definisce il suo modello “socialismo di mercato” - implica barriere al consumo rilevanti: una bassa propensione al consumo per la componente maggioritaria dei consumatori cinesi, ed un’elevata quota di reddito destinata al risparmio per quanto riguarda la popolazione più benestante. La fine del “miracolo cinese” potrà anche determinare una crescente instabilità sociale: nel 2011 le statistiche cinesi

Output

4 3,5

Sovracapacità: 21%

3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 Capacità

Output

Gomma sintetica (mil ton) hanno registrato ben 180 mila “incidenti di massa”, definiti come proteste, sommosse e manifestazioni non autorizzate che hanno coinvolto un numero superiore alle 500 persone. È crescente la preoccupazione sul livello di corruzione in Cina, un problema che appare essere endemico e che permea l’intero sistema della pubblica amministrazione. Ancora una volta tale aspetto presenta implicazioni negative in termini di efficienza del sistema e di attrattività nei confronti degli investitori esteri. In questo contesto ad elevato rischio politico e finanziario, la classe media cinese si dimostra sempre più inquieta e vulnerabile, alla ricerca di maggiore sicurezza per

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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corruzione

3. Indice di percezione della corruzione in Cina - Fonte: Transparency International Note: 0 equivale al massimo grado di corruzione, 10 all’assenza di corruzione

Tabella 1: Panoramica di rischio Paese 2013 Area

Rischio

Livello

Commenti

Crescente potere delle autorità locali

Probabile

Ci aspettiamo che l’influenza delle autorità locali aumenti con il tempo. Questo contribuisce a creare confusione a livello legale e operativo poiché i governi locali spesso interpretano e implementano in modo diverso le politiche nazionali.

Tensioni commerciali tra Usa, Ue, Cina

Probabile

Accesso al mercato, protezionismo e apprezzamento del rmb saranno le problematiche principali nel 2013. Cresce il problema dello spionaggio industriale effettuato in particolare tramite internet. Usa e Ue saranno soggetti a pressione da parte di gruppi di interesse interni per intraprendere una posizione dura nei confronti della Cina, in particolare in uno scenario di continua crisi dell’economia globale che sta anche avendo un impatto economico sulla Cina.

Conflitto su Taiwan

Improbabile

Un conflitto è assai improbabile, poiché questo sfocerebbe nella distruzione di entrambe le economie. La vittoria di Ma Ying-Jeou del Guomindang su Tsai Ing-Wen del Partito democratico garantirà con tutta probabilità una continuità nella linea filo-cinese degli ultimi anni.

Conflitto Isole per Diaoyu/ Senkaku e per altre controversie nel Mar della Cina meridionale

Possibile

L’area del Sudest asiatico è sempre più interdipendente dal punto di vista commerciale, ma le controversie territoriali minacciano la stabilità dell’area e sembrano distrarre l’opinione pubblica da tematiche interne. La tensione rimane elevata e si intreccia a problematiche storiche irrisolte. Si scontrano opposti nazionalismi, sui quali soffiano le componenti più intransigenti dei Paesi coinvolti.

Inflazione

Probabile ma controllata

La pressione inflazionistica si attesterà attorno al 2-4%.

Protezionismo

Sicuro

La Cina continuerà a proteggere e supportare le proprie imprese nazionali rendendo più difficile l’accesso a svariati settori, in particolar modo a quelli considerati strategici dove operano le imprese di stato.

Controllo antiinquinamento e risparmio energetico

Sicuro

Il controllo anti-inquinamento ed il risparmio energetico sono balzati in cima all’agenda politica sia a livello nazionale che locale, portando a controlli e costi aggiuntivi (inclusi quelli indiretti attraverso i fornitori) ma anche ad opportunità per gli attori ambientali.

Incremento delle barriere non tariffarie al commercio

Probabile

Mentre la Cina continuerà a rispettare gli impegni in ambito WTO, verranno introdotte ulteriori barriere commerciali non tariffarie, in particolare con riferimento all’accesso al mercato (obbligo di costituzione di Joint Venture con soggetti locali) e standard di prodotto. Si veda in particolare il nuovo catalogo per gli investimenti, rivisto nel 2011 e in vigore dal 2012.

Instabilità sociale

Probabile ma controllata

A causa della crescente disparità di reddito, dell’inflazione e della corruzione vi saranno continui episodi di malcontento sociale. Non ci aspettiamo che questi episodi sfuggano al controllo fintanto che l’economia crescerà a livelli accettabili (7-8%).

10 9 8 7 6

5,1

5

4,7

4

3,1

2,4

3

3,2

3,3

3,5

3,6

3,6

3,5

3,6

Politica

2 1 0 1980 1985 4

1988 1992

1996

2000

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

corte suprema

4. Corte Suprema cinese: numero affrontato di casi di corruzione e concussione - Fonte: Corte Suprema cinese

24.000

22.000

20.000 Economia

18.000

16.000 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

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Area

Economia

Business

Rischio

Livello

Commenti

Rivalutazione della moneta

Probabile ma contenuta

Intorno all’1-2% sul dollaro, ma dipenderà dall’evoluzione del dollaro e della situazione dell’economia interna cinese (in particolare le esportazioni).

Problemi all’export

Crescita lenta

Le esportazioni dovrebbero rimanere stabili, leggermente sopra il picco storico raggiunto nel 2008, ma non ci si attende uno sviluppo accelerato (è attesa una crescita approssimativa del 10%, considerando la debole domanda estera ed i cambiamenti strutturali dell’economia cinese e del suo modello di sviluppo).

Incrementi di costo

Sicuro

L’incremento dei costi continuerà e sarà trainato dal costo del lavoro che aumenterà ancora, a causa di un mercato del lavoro sempre più dinamico e degli sforzi del Governo per aumentare i livelli salariali e migliorare la protezione dei diritti sul lavoro. Dal 2011, altre questioni, tra cui la tassazione e i costi ambientali, hanno reso l’impatto dell’aumento dei costi sulla redditività una delle sfide principali per le imprese. Con le città di prima fascia e le aree costiere che stanno diventando sempre più costose, alcuni investitori stranieri prenderanno in considerazione di localizzare tutte o alcune delle proprie attività in regioni diverse in Cina, oppure addirittura in altri Paesi, ad esempio in quelli aderenti all’ASEAN che hanno costituito un’area di libero scambio con la Repubblica Popolare Cinese.

Pratiche amministrative arbitrarie e mancanza di trasparenza

Sicuro

Il business environment cinese si sta sviluppando velocemente, con l’attuazione di diverse normative. I governi locali sono privi delle risorse necessarie per implementare tali cambiamenti e le aziende straniere si troveranno di fronte a diversi livelli di trasparenza legale tra aree geografiche.

Scarsità di risorse umane

Sicuro

Competizione da parte di imprese cinesi

14

Sicuro e crescente

Competizione continua per profili di middle e senior management, ma anche per personale tecnico qualificato e responsabili di uffici acquisto. I livelli salariali per la manodopera stanno crescendo rapidamente in una situazione di carenza dell’offerta di lavoro nelle aree a più alta densità d’imprese. Le imprese cinesi continueranno ad alimentare la pressione sui margini di profitto, anche nelle fasce di prodotto più alte dove non appare esserci oggi concorrenza cinese.

la propria famiglia e per il proprio patrimonio oltre che a maggiori opportunità d’investimento. Il Wall Street Journal ha stimato che il fenomeno della fuga di capitali nel 2012 ha raggiunto la cifra di 226 miliardi di dollari, circa il 3% del Pil. Quando tale dato si aggiunge al numero di studenti cinesi che studiano all’estero (circa 413 mila nel 2012), in particolare negli Usa (157.600, dato 2011), e al fenomeno dell’emigrazione di investitori (2.424 visti di residenza permanente negli Usa rilasciati a cittadini cinesi nel 2011, 70% delle green card totali emesse), si può comprendere la gravità del fenomeno. Nonostante gli sforzi del Governo per eliminare il fenomeno, vi sono dubbi che questi vadano fino alle radici del problema: le autorità dovranno impegnarsi ad imporre la rule of law nel Paese, ma non è credibile che ciò possa avvenire senza una riforma complessiva anche del sistema politico fondato sul principio della centralità dei poteri. 1.4. Il driver dei consumi Nell’attuale crisi globale, la Cina rappresenta una delle maggiori opportunità di crescita, poiché i consumi nelle città di seconda e terza fascia continuano a crescere. Il boom di consumi continuerà ad offrire opportunità senza precedenti e modificherà le dinamiche competitive globali di molti settori. La maggior parte delle aziende straniere sta generando profitti più elevati in Cina che nel resto del mondo (si veda capitolo 5). Il settore sanitario, il settore alimentare, le tecnologie pulite (acqua, rifiuti solidi, energie rinnovabili, ecc.) e le infrastrutture per la mobilità, nonché il retail e la distribuzione rappresenteranno i segmenti che mostreranno i più elevati tassi di crescita. Il settore automotive, che ha attratto tutti i principali player, italiani e internazionali, continuerà a crescere, seppure con tassi meno sostenuti. Macchinari, macchine utensili, prodotti chimici e altri settori industriali, specie nei segmenti a più alto valore aggiunto, mostreranno ancora segnali di crescita, dato che il Governo cinese continuerà a sostenere il cambiamento strutturale dell’economia cinese verso i settori a valore aggiunto medio-alto (si veda capitolo 6). 1.5. L’operatività è cruciale Un’ulteriore crescita del mercato fornirà oppor-

tunità sempre maggiori. Mentre le opportunità aumentano, le sfide operative per le aziende straniere crescono però ad un ritmo ugualmente rapido. A livello operativo i fattori chiave per le aziende straniere sono riconducibili a due questioni principali: mantenere i margini e costituire e conservare una squadra forte. In considerazione del maggiore sostegno e della protezione dal Governo, le aziende cinesi stanno diventando forti concorrenti per le imprese a partecipazione estera e continuano a conquistare mercati che prima erano controllati da multinazionali occidentali e giapponesi, portando ulteriore pressione sui profitti. La competizione colpisce significativamente i margini, così come l’aumento dei costi che non sono più limitati al solo settore delle risorse umane. Quest’ultimo tema che già rappresenta una delle principali sfide, diventerà l’elemento di criticità più rilevante, poiché aziende internazionali e cinesi competono per aggiudicarsi i migliori talenti. In un tale contesto, l’operatività diventa il fattore chiave per il successo: dall’approvvigionamento, alla logistica, ai processi produttivi, alla ristrutturazione della produzione ed infine alla distribuzione. 1.6. Prospettive per le società estere Solo poche aziende straniere sono preparate in modo adeguato per questo contesto in costante evoluzione. Ciò che è chiaro è che stiamo per entrare in un periodo caratterizzato da dinamiche completamente differenti, e le imprese che falliscono nell’opera di adattamento sono destinate a soccombere. Per trarre profitto da queste enormi opportunità, le imprese dovranno concentrarsi sul mercato cinese locale piuttosto che sull’export, raggiungere l’efficienza operativa, adeguare il proprio modello di gestione ed infine espandersi rapidamente. Anche le migliori aziende necessitano di mettere in gioco soluzioni creative nell’adattarsi ad un contesto in continua evoluzione, come introdurre una strategia appropriata nei rapporti con le autorità governative a livello locale e centrale, oltre a creare vantaggi competitivi che vadano oltre l’efficienza operativa e consentano di crescere in un contesto ipercompetitivo come quello cinese.

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

POLITICA

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Le sfide economiche dell’Amministrazione Xi-Li

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

2.1. La transizione di potere alla Quinta Generazione

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Il Paese ha visto nel corso del 2012 le prime tappe di una transizione decennale di potere, conclusa a marzo 2013, tra le più movimentate degli ultimi decenni. Tra l’8 ed il 12 novembre 2012 si è tenuto il Diciottesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, che ha espresso i nomi del nuovo Segretario del partito e degli altri sei componenti del Comitato Permanente dell’Ufficio politico (Politburo) del PCC, l’organo decisionale più alto del Partito. Per comprendere la portata di questa transizione, sono cambiati 14 dei 25 componenti del Politburo, e cinque dei sette membri del Comitato Permanente del Politburo. A marzo 2013, durante la riunione dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il nuovo Segretario generale Xi Jinping è stato investito della carica di Presidente della Repubblica Popolare, mentre Li Keqiang, attuale numero 2 del Partito, è stato nominato Premier della Repubblica Popolare. Xi Jinping riunisce in sé così, come da tradizione, le cariche di Segretario del Partito, Presidente della Repubblica e Capo del Commissione Militare Centrale. Nonostante il cambiamento della classe dirigente, prevediamo che almeno fino al periodo immediatamente successivo al compimento della transizione in marzo, probabilmente fino alla metà dell’anno 2013, la nuova amministrazione Xi-Li si mostrerà prudente nel definire ed implementare le proprie linee direttive e ne risulteranno decisioni di carattere più conservatore che progressista, con maggior enfasi sulle riforme economiche che su quelle politiche. Il Consiglio di Stato, il Governo della Repubblica Popolare a livello centrale, vedrà una lieve ristrutturazione e numerosi cambiamenti ai vertici dei vari Ministeri, dipartimenti e commissioni. Nel corso del 2013 sono probabili ulteriori cambi al vertice anche a livello locale, nelle Province e in altri livelli amministrativi, e si può facilmente prevedere che politici e funzionari non più rappresentati nel Comitato Centrale del partito possano lasciare il proprio posto nello Stato in Ministeri, Agenzie, Uffici e Commissioni ai nuovi membri del Comitato Stesso. Siamo inoltre convinti che il secondo quinquennio dell’Aministrazione Xi-Li sarà più innova-

tivo dal punto di vista delle riforme, in quanto Xi Jinping e Li Keqiang avranno l’occasione, dopo un ulteriore rinnovo in seno al partito ed in particolare all’interno del Comitato Permanente del Politburo, di poter scegliere la propria squadra di governo. La nuova leadership sarà principalmente dedicata nel primo periodo a consolidare il proprio potere, a legittimare la leadership del Partito e contemporaneamente ad affrontare le crescenti pressioni e proteste sociali. In questo senso si possono inquadrare le prime misure di Xi Jinping per contrastare gli eccessi dei funzionari pubblici, le campagne anti-corruzione e l’abolizione dell’impopolare rieducazione attraverso il lavoro. Sempre maggiore enfasi verrà posta sulla stabilità interna del Paese e maggiore controllo sui mezzi di comunicazione tradizionali e sui nuovi media. È indicativa in questo senso l’importante nomina a primo segretario del Segretariato del Partito (precedentemente ricoperto da Xi) di Liu Yunshan, Direttore del Dipartimento per la Propaganda del Partito. Xi Jinping, Li Keqiang e gli altri componenti del Politburo, personalità politiche esperte (nati tutti nella seconda metà degli anni ‘40) avranno l’arduo compito di utilizzare la loro esperienza alla guida delle Regioni più avanzate del Paese (tre su sette hanno ricoperto ruoli chiave nella provincia del Guangdong) per sviluppare l’intero Paese sulla base di un piano, il Dodicesimo piano quinquennale, ereditato sostanzialmente dai propri predecessori. Prevediamo tensioni in seno al Comitato Permanente del Politburo, un organo decisionale basato sul consenso dei suoi membri, alimentate da alcuni dei suoi componenti, tra questi in particolare la figura di Wang Qishan, noto e stimato per le sue competenze economiche e finanziarie anche all’estero, ma inaspettatamente marginalizzato con un ruolo di supervisione sulla disciplina del partito. La promozione del Premier Li Keqiang a numero 2 del partito, precedentemente ricoperto nel Diciasettesimo Congresso da Wu Bangguo, Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, può indicare un ruolo più importante assunto in questa nuova fase politica dall’esecutivo, il Consiglio di Stato, rispetto al potere legislativo dell’Assemblea Nazionale del Popolo, che formalmente ha il mandato di supervisionare l’esecutivo stesso.

Riteniamo che i fattori di rischio politico più elevati siano da ritrovarsi nelle relazioni tra Xi Jinping e le forze armate, nelle tensioni nel Mar della Cina meridionale e nei rapporti di forza con gli Usa. Diversamente dalla precedente transizione dalla terza alla quarta generazione, il Presidente uscente Hu Jintao non ha conservato il ruolo di Presidente della Commissione Militare Centrale, carica che ha invece lasciato immediatamente a Xi Jinping, il nuovo segretario generale del Partito. Questo può significare che Xi non sia saldamente in controllo del potente apparato militare, molto influente anche dal punto di vista economico. Se è vero che Xi può vantare buone relazioni con l’esercito e che probabilmente ha avuto una voce nel definire le nuove nomine ai vertici militari, la sua autorità sull’esercito è ancora da testare, soprattutto alla luce delle tensioni nel Mar della Cina Meridionale per le isole Spratly e Paracel contese da vari Paesi asiatici e nel Mar della Cina Orientale per le Isole Diaoyu/Senkaku, al centro di forti tensioni tra Cina, Giappone e Taiwan. È possibile che la nuova leadership militare possa fare pressioni sulla nuova leadership civile per assumere una posizione più dura in merito alle controversie marittime. Da un punto di vista economico, la nuova leadership sembra consapevole delle sfide che il Paese dovrà affrontare nei prossimi anni, come esposte ad esempio dal rapporto “China 2030. Building a modern, harmonious and creative high-income society” pubblicato congiuntamente dalla Banca Mondiale e dal Development Research Center del Consiglio di Stato cinese, che può vantare l’attuale vice-premier Li tra i promotori. Il viaggio di Xi Jinping nella Provincia del Guangdong poco dopo la sua nomina a Segretario del Partito, che ricalca il viaggio di Deng Xiaoping al sud per rilanciare le riforme dopo l’isolamento post-Tiananmen, ha indicato in maniera piuttosto esplicita il suo impegno per accelerare nelle riforme economiche e di mercato che hanno fatto del Guangdong una delle province più avanzate e dinamiche del Paese. Prevediamo che le principali riforme che caratterizzeranno l’amministrazioni Xi-Li saranno rivolte, in linea con il Dodicesimo Piano quinquennale, a favorire la transizione verso il nuovo modello di crescita sostenibile incentrato come detto sulla crescita dei consumi privati, sullo sviluppo dei ser-

vizi, sull’upgrading industriale, sulla riforma finanziaria e bancaria e sulla competizione di mercato. Quanto alle implicazioni sul contesto aziendale in Cina, prevediamo continuità nelle linee guida e nella politica economica del Paese, con un’accelerazione del processo del riforme. Il CeSIF giudica improbabile che questo avvenga nel breve termine, in quanto l’amministrazione Xi-Li punta ad un consolidamento del proprio potere. Detto questo, sarà importante per gli operatori osservare attentamente le dinamiche politiche, anche a livello locale. Il principale obiettivo politico della nuova leadership sarà quello di riparare al danno sociale e ambientale causato da vent’anni di rapida crescita, mantenendo allo stesso tempo l’andamento della crescita economica. La creazione di una “società armoniosa” di ispirazione socialista è centrale nell’intero Piano. A questo proposito, il Governo vuole mantenere un tasso di crescita moderato entro il 7-8% nel corso del prossimo anno. Deve inoltre continuare a concentrare i suoi sforzi per migliorare la governance, ridurre la corruzione, espandere la copertura del sistema di previdenza sociale, migliorare il sistema sanitario e dell’istruzione, rafforzare le normative ambientali e la tutela ambientale e ridurre le diseguaglianze a livello geografico tra coste e interno, tra aree urbane e rurali, tra gruppi etnici, tra cittadini. Per ottenere ciò, il Governo dovrà superare una crescente resistenza da parte di una coalizione di gruppi di interesse che trae beneficio dall’attuale status quo, tra cui governi regionali e personalità politiche, e in particolare i ricchi e potenti monopoli di Stato e i ministeri a cui fanno capo. Il piano di stimolo da 4.000 miliardi di Rmb del 2008-2009 ha ulteriormente rafforzato questi gruppi che garantiscono una posizione privilegiata alle aziende statali, favoriscono il protezionismo, le barriere al mercato e l’interferenza del Governo sui bandi pubblici. Questa tendenza, che consideriamo irreversibile almeno nel breve e medio termine, non solo creerà ostacoli per le aziende straniere e quelle private cinesi, ma potrebbe anche a lungo termine portare ad instabilità sociale ed economica, con una classe media sempre più disincantata. L’enfasi crescente sulla ristrutturazione economica verso un modello più sostenibile e determinato in mi-

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

5

20

5. Interscambio commerciale Cina-Giappone, in migliaia di dollari Usa - Fonte: CeSIF, Ceic

329.664.694

350.000.000 300.000.000 250.000.000 200.000.000 150.000.000 100.000.000 50.000.000

che era arrivato a promettere di considerare la Cina “manipolatrice di valuta” nel momento in cui fosse stato eletto Presidente. I toni accesi della campagna elettorale dopo l’elezione del Presidente Obama e la sostituzione di Hillary Clinton con John Kerry lasceranno probabilmente spazio ad un atteggiamento più pragmatico e moderato da parte americana. 2.2. Il dodicesimo piano quinquennale (2011-2015) 2.2.1. Le priorità Ogni cinque anni, il Governo cinese delinea un piano di sviluppo nazionale finalizzato a impostare le politiche nazionali nelle maggiori aree economiche e sociali nel corso dei successivi cinque anni. Il Governo ha reso pubblico il Dodicesimo piano quinquennale all’inizio del 2011. Essendo il contesto politico-economico nazionale ed internazionale particolarmente difficile, il piano si concentra sulla continua urbanizzazione finalizzata ad incentivare i consumi interni e sulla ristrutturazione dell’economia nazionale verso

2012

2011

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1995

0 1994

ed in scioperi anti-giapponesi, con riferimento alla vicenda delle Isole Diaoyu/Senkaku. Le elezioni di fine 2012 hanno dato un nuovo mandato come Primo Ministro all’esponente del partito liberaldemocratico Shinzo Abe, che nel corso del 2012 non aveva fatto molto per ridurre le tensioni con la Cina, visitando il tempio Yakusuni e parlando in maniera critica della situazione del Tibet durante una visita del Dalai Lama nel suo Paese. I dati dell’interscambio tra Cina e Giappone riportati alla figura 5 risentono in maniera inequivocabile delle tensioni politiche tra i due Paesi. Dal 1993 al 2012 vi sono solo due anni in cui si registra una contrazione degli scambi: il 2009 è imputabile alla crisi, mentre il 2012 è spiegabile con un rallentamento economico in Cina ma senza dubbio anche con le tensioni politiche. Le relazioni commerciali con gli Stati Uniti e l’Unione Europea restano complesse e stanno diventando parte di una più ampia serie di questioni commerciali e politiche. Queste questioni comprendono non solo l’accesso al mercato, la parità di condizioni per le aziende occidentali in Cina, il controllo di qualità delle esportazioni cinesi e il surplus commerciale della Cina, ma anche la cooperazione nell’affrontare in maniera multilaterale le conseguenze della crisi economico-finanziaria globale, e il supporto e il coinvolgimento della Cina nella risoluzione dei problemi politici internazionali, come la questione nord-coreana o quella iraniana. Di particolare attualità è il problema dello spionaggio industriale, che vede le imprese e le autorità degli Stati Uniti puntare il dito direttamente nei confronti del Governo e agli ambienti militari cinesi. Sebbene la questione della rivalutazione della valuta cinese sia stata in qualche modo risolta, poiché lo Yuan Rmb continua a riacquisire valore, seppur più lentamente che in passato, la tensione persistente potrebbe riemergere a causa della crisi economica internazionale, che fa sentire ancora i suoi effetti. Nello stesso periodo in cui Xi Jinping diventava Segretario del Partito, il Presidente Obama veniva rieletto per un secondo mandato alla guida degli Stati Uniti. Quello con gli Usa è il rapporto più importante per la Cina, anche con riferimento alla sua stessa area di influenza, l’Asia. Durante la campagna elettorale il tema Cina è stato tra i più caldi, con l’avversario di Obama, Mitt Romney,

1993

sura crescente dal consumo è la maggiore priorità del Governo. Gli elementi trainanti della futura crescita economica stanno cambiando, passando dalle esportazioni ad un maggiore affidamento sul consumo domestico. Per esempio, saranno redatte un certo numero di politiche rivolte alla crescita del settore dei servizi, con l’obiettivo di accrescere il ruolo del terziario nell’economia oltre l’attuale 43%. Gli anni a venire vedranno un forte contributo all’economia globale da parte del settore dei servizi (per esempio l’outsourcing, il settore bancario, quello assicurativo, l’e-commerce, la gestione della logistica e della catena di distribuzione). Il Governo continuerà inoltre ad implementare misure per contrastare ulteriormente i problemi di inefficienza ed eccesso di capacità produttiva in un certo numero di aziende (per esempio quelle di cemento e carbone), sviluppare nuove industrie emergenti (biotecnologie, risparmio energetico, energie alternative e materie prime) ed incoraggiare l’innovazione a livello locale. Ciò fungerà da importante traino per la ristrutturazione dell’economia cinese e creerà nuove opportunità per gli investitori stranieri. Le aziende straniere avranno l’opportunità di entrare o di avere accesso (limitato) ai settori industriali che prima erano riservati esclusivamente agli investitori locali. Sulla scena internazionale la Cina sta prestando maggiore attenzione alla propria immagine, al fine di apparire meno in concorrenza con gli Stati Uniti per l’influenza globale e più come un Paese in via di sviluppo concentrato sulla propria crescita economica. La Cina sta inoltre cercando di posizionarsi come un attore responsabile, nonché indispensabile, nell’arena politica internazionale, in particolare in relazione alle esternalità negative che fanno seguito alla crisi finanziaria internazionale. Tuttavia, se è vero che il Paese ha preso una posizione dura e responsabile nei confronti del suo storico alleato, la Corea del Nord, è anche prevedibile una maggiore assertività nelle sue relazioni internazionali, come dimostrano le controversie territoriali con i suoi vicini. Nel 2012 i rapporti con il Giappone hanno toccato i livelli più bassi degli ultimi anni, e nessuna delle due parti sembra disponibile o nelle condizioni, anche per le pressioni dell’opinione pubblica interna, di cedere alle richieste dell’altra parte. Le tensioni sono sfociate in violente dimostrazioni

corte suprema

un minore affidamento sulle esportazioni e sugli investimenti in capitale fisso. Altri punti del Piano includono l’incremento dell’efficienza energetica (specialmente nel settore industriale), lo sviluppo dei servizi e la correzione degli squilibri esistenti nei settori dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria, degli alloggi, della distribuzione del reddito e della previdenza sociale. 2.2.2. Target inferiore di crescita del Pil Il Governo cinese guarda al Pil per dimostrare il proprio impegno nell’attuare cambiamenti strutturali all’economia e nel migliorare la qualità della crescita economica. Conseguentemente, il target di crescita annuale del Dodicesimo piano quinquennale è stato stabilito intorno al 7-7,5%, con la crescita economica che si attesterà vicino all’obiettivo dichiarato. 2.2.3. Società armoniosa Sebbene l’obiettivo politico di costituire una società armoniosa socialista non sia nuovo, questo non si è ancora realizzato. La disparità di reddito

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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2.2.5. Upgrading industriale Un altro importante obiettivo per il Governo sarà quello di trasformare l’economia cinese, con il passaggio dall’attuale struttura economica basata su elevati consumi energetici ad alto impatto ambientale e a bassa efficienza, ad un modello di crescita maggiormente sostenibile, più attento all’ambiente e caratterizzato da maggiore qualità. Queste misure, rivolte ad uno sviluppo sostenibile, sono collegate all’obiettivo di incrementare il

2000

2005 15,1%

10,1% 12,1%

39%

44,6%

40,5%

3

47,4%

45,9% Primario

7

45,3%

Industria imprese inServizi perdita

7. Numero di imprese a controllo statale in perdita - Fonte: CeSIF; Ceic

30.000 25.000 20.000 15.000 10.000

2010

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2002

2001

2000

1999

non sono stati pienamente raggiunti (ad esempio i consumi privati sono stati in calo rispetto al Pil, la crescita dei servizi è stata al di sotto delle aspettative, e la riduzione del consumo energetico non ha raggiunto il target previsto) è possibile che anche questo piano non raggiunga tutti gli obiettivi che si è prefissato. Molti osservatori internazionali hanno espresso la preoccupazione che alcune politiche possano finire per favorire interessi locali, e guardano con apprensione all’aumento dei costi del fare business

2011

3.510

5.000

1998

Ci aspettiamo che, dopo una difficile transizione politica, la Cina godrà di un ambiente politico stabile nel corso dei prossimi cinque anni. Nonostante questo, l’attuazione del Dodicesimo piano quinquennale potrebbe subire dei rallentamenti, poiché la nuova amministrazione dovrà consolidare il suo potere e perché molti degli obiettivi si pongono in contrapposizione agli interessi di gruppi di interesse chiave, come le imprese di Stato. La nostra aspettativa è che per le aziende straniere la Cina continui ad offrire potenziale di crescita elevato, specialmente con riferimento ai nuovi settori e alle nuove opportunità presentate nel contesto del Dodicesimo piano quinquennale. Tuttavia, le sfide legate al fare business in Cina non vanno sottovalutate. Le prospettive di successo per il Dodicesimo piano quinquennale sono cautamente ottimistiche e dipenderanno molto dai rapporti complessi tra il Governo centrale ed i governi locali che dovranno implementare le direttive. Considerando che gli obiettivi dell’Undicesimo piano quinquennale

2011

1997

2.3. Implicazioni per le imprese straniere in Cina

6. Utilizzo della capacità industriale - Fonte: CeSIF; Ceic

1996

2.2.4. Incentivare i consumi Come già accennato, l’obiettivo principale del Dodicesimo piano quinquennale è quello di ridurre la dipendenza dalle esportazioni e dagli investimenti quali fonti di crescita, verso politiche che incoraggino maggiormente i consumi interni. Infatti, la ripresa dell’economia internazionale rimarrà presumibilmente lenta nel medio termine, e il conseguente calo della domanda di esportazioni cinesi è destinato a continuare, nonostante gli sforzi per ridurre la dipendenza da mercati maturi come quelli europeo e americano. Al fine di portare avanti uno sviluppo guidato dai consumi, notevoli sforzi devono essere attuati per aumentare l’occupazione, innalzare i salari, migliorare gli incentivi e incrementare la spesa privata. Sebbene il Piano ponga enfasi sul bisogno di maggiori consumi interni, la chiave del successo starà nella sua abilità nel ridurre l’eccessiva propensione dei cinesi al risparmio.

peso del settore dei servizi dall’attuale 44,6% del Pil al 47% nel 2015 (si veda figura 6). La maggiore attenzione al settore terziario (e terziario avanzato), l’outsourcing, il settore assicurativo, il settore bancario, l’e-commerce e la gestione della catena di distribuzione formerà la base di un modello di sviluppo più eco-sostenibile. Inoltre, per sostenere la trasformazione dell’attuale struttura industriale il Governo ha selezionato sette settori strategici emergenti per facilitare lo sviluppo di tale modello. Questi comprendono risparmio energetico e protezione ambientale, tecnologie informatiche di ultima generazione, biotecnologie, produzione di macchinari avanzati, energie alternative, nuovi materiali, veicoli ecologici. Il Governo continuerà ad implementare misure finalizzate a ridurre l’inefficienza produttiva, soprattutto delle imprese a partecipazione statale (le perdite sono in calo sin dalla fine degli anni Novanta con l’avvio della riforma delle imprese di Stato, si veda figura 7) e ad impegnarsi a risolvere il problema di eccesso di capacità produttiva che interessa vari settori industriali (si veda capitolo 4.11.2).

1995

in particolare tra aree urbane e rurali, tra le zone costiere e l’interno, si riflette in un deterioramento del coefficiente Gini che, anziché ridursi nel corso degli ultimi anni, ha mostrato un peggioramento, e rappresenta uno dei fattori che hanno contribuito ai disordini sociali nel Paese, sebbene il Governo sia stato abile nel contenere tali incidenti. Il Dodicesimo piano quinquennale riafferma inoltre il desiderio del Governo di migliorare la distribuzione del reddito e di bilanciare la crescita regionale, con l’obiettivo di fornire maggiore stabilità sociale ed uno sviluppo economico sostenibile. Nel 2000 il dato ufficiale del coefficiente Gini era 0,412. Da allora il Governo cinese continua a rifiutarsi di dichiararne il valore, che secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica è stato nel 2011 “di poco superiore al dato del 2010”.

contributo pil per settore

6

nel Paese. Nonostante queste preoccupazioni, molti analisti restano ottimisti in considerazione dell’attenzione dedicata allo sviluppo sostenibile. Questo focus comporterà probabilmente l’apertura sostanziale di alcuni settori, tra cui sanitario (specialmente la geriatria), risparmio energetico e servizi professionali. Inoltre, una maggiore enfasi su una crescita sostenibile porterà a maggiori opportunità imprenditoriali e ad un ambiente economico stabile per il prossimo futuro.

23


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

ECONOMIA

3

La fine della crescita a doppia cifra

24

25


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

3.1. Crescita in moderazione come previsto

26

In generale, il CeSIF si attende che il Pil crescerà più lentamente nel 2013, ad un tasso di crescita compreso tra il 7 e l’8%. I segnali di ripresa si sono visti alla fine dell’ultimo trimestre del 2012, quando la crescita ha visto un rimbalzo. I principali indicatori di riferimento (fiducia dei consumatori, produzione industriale, produzione elettrica, vendita al dettaglio) sembrano indicare una tendenza positiva per il 2013. I principali elementi di criticità nel 2012, che si riferiscono in particolare ai primi tre trimestri, sono stati il calo delle esportazioni verso l’area Euro in settori chiave come tessileabbigliamento ed elettronica di consumo, oltre al rallentamento nella crescita dei consumi. A questi si aggiunge la contrazione del settore immobiliare, causata dall’impatto delle politiche economiche restrittive adottate dal Governo cinese per combattere l’inflazione ed il rischio dell’alimentarsi di una bolla speculativa nel settore. Rappresentando questo settore il 9% del Pil, meno transazioni ed un calo dei prezzi hanno determinato un rallentamento dell’attività economica anche in settori collegati a quello immobiliare, come quello dei materiali da costruzione e dell’acciaio. Nella seconda metà del 2012 si è invece assistito ad una stabilizzazione dei prezzi e degli investimenti nel settore. Alla fine del marzo 2012, i consumi privati contribuivano a 6,4 punti percentuali del Pil, contro il 2,4% degli investimenti e il -0,7% delle esportazioni nette. A fine dicembre 2012, i consumi privati hanno contribuito per il 4,1% della crescita totale del Pil, contro il 3,9% degli investimenti in capitale fisso ed un contributo negativo delle esportazioni nette dello 0,2% (figura 14). Questo rapido cambiamento sembra indicare la crescita nella seconda parte dell’anno degli investimenti statali in settori chiave. In effetti, l’inversione di tendenza dell’ultimo trimestre del 2012 è dovuta a piani di stimolo mirati. Sin dal settembre 2012 si è assistito ad una crescita degli investimenti in capitale fisso, rispetto al calo che aveva caratterizzato il periodo gennaioagosto 2012. Questi sviluppi sono il risultato di investimenti nel settore delle infrastrutture incoraggiati e facilitati dal Governo centrale in sub-settori quali elettricità, trasporti, agricoltura, oltre ad un rinnovato investimento nel settore immobiliare,

con la costruzione di 36 milioni di unità residenziali popolari su un orizzonte temporale di cinque anni e l’annuncio di nuovi piani di investimento da parte delle autorità locali. Tra le misure da evidenziare anche esenzioni fiscali sulle esportazioni, incentivi alla rottamazione nel settore automotive, sussidi all’acquisto di immobili a nuovi proprietari. Da un punto di vista monetario si è assistito ad una crescita del credito da parte delle banche e soprattutto da parte di soggetti non bancari, che hanno iniettato maggiore liquidità nel sistema. Alla fine del 2012 la liquidità secondaria (M2) ha raggiunto 97.420 miliardi di Rmb, con una crescita del 13,8% su base annua. La liquidità primaria ha registrato un valore di 30.870 miliardi di Rmb, in crescita del 6,5%, mentre la base monetaria (M0) ha raggiunto 5.470 miliardi di Rmb, crescendo del 7,7% rispetto al 2011. Gli effetti di questa politica espansiva stimoleranno la crescita anche nel 2013. I consumi privati rappresenteranno, insieme agli investimenti in capitale fisso, il principale driver di crescita. Gli investimenti in capitale fisso saranno incoraggiati dal completamento degli aggiustamenti alle scorte previsto nei primi mesi del 2013. Con la domanda che crescerà con tutta probabilità più rapidamente dell’accumulazione di scorte, la produzione industriale vedrà un’accelerazione. Gli ultimi mesi hanno già visto una crescita più rapida a partire da settembre 2012 (+ 8,9% rispetto ad agosto), ottobre (9,2%), novembre (9,6%) dicembre (10,1%). L’altro principale driver dell’economia cinese, soprattutto grazie al traino delle città emergenti, è quello dei consumi privati. Il reddito della famiglie sta aumentando rapidamente, mentre l’inflazione crescerà moderatamente e non impatterà in maniera determinante sul potere d’acquisto dei privati. Continuano i trasferimenti sociali da parte delle autorità locali e ciò contribuirà a ridurre il risparmio prudenziale ed a stimolare una maggiore propensione al consumo. 3.2. Stabilità macroeconomica La riduzione dell’inflazione, particolarmente temuta dalle autorità cinesi per le eventuali conseguenze socio-politiche, è stata una priorità nell’agenda politica del Governo negli ultimi due anni. L’inflazione ha

8. Produzione industriale, settori selezionati - Fonte: CeSIF; Ceic

3.000 2.518

2.500 2.000 1.500 8b 1.000

produzione industriale

500

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Sigarette (miliardi)

2.500

2.193

2.000 1.500 1.000 500

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Cemento (milioni di tonnellate)

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

45.000.000

38.762.000

40.000.000

18.000.000

35.000.000

16.000.000

30.000.000

14.000.000

25.000.000

12.000.000 10.000.000

20.000.000

8.000.000

15.000.000

6.000.000

10.000.000 8d

19.952.000

20.000.000

produzione industriale

4.000.000

5.000.000

2.000.000

0 2007

2008

2009

2010

2011

2012

0 2009

2010

2011

2012

Fibre sintetiche (tonnellate)

Biciclette elettriche

400.000.000

379.405.000

350.000.000 300.000.000 250.000.000 200.000.000 150.000.000 100.000.000 50.000.000 0

2007 Computer

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2008

2009

2010

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2012

visto un’accelerazione dalla fine del 2010, raggiungendo un picco nell’estate del 2011, con un indice dei prezzi al consumo in crescita del 6,5% in luglio. Per combattere l’inflazione, la Cina ha aumentato i tassi di interesse di riferimento per cinque volte nel 2011 e ha ridotto la liquidità nel sistema, aumentando i requisiti di riserva delle banche in nove diverse occasioni. Nell’ultimo trimestre del 2012, le autorità economiche e monetarie sono riuscite nell’intento di esercitare un controllo macroeconomico maggiore e di ridurre l’inflazione in maniera sostanziale. L’inflazione ha toccato il punto più basso negli ultimi tre anni nell’ottobre 2012, all’1,6% su base annua. Nell’intento di dare fiato all’economia, il Governo ha messo in atto misure fiscali ma non ha sviluppato una politica monetaria espansiva proprio per evitare un rinfocolarsi delle pressioni inflazionistiche. Per il 2013 ci attendiamo che il Governo possa finanziare misure di stimolo mirate, avendo margini di manovra in considerazione di un debito pubblico relativamente contenuto a 17.500 miliardi di Rmb (circa il 43% del Pil) ed un deficit di bilancio all’1,8% del Pil a 850 miliardi di Rmb nel 2011, dato assoluto confermato anche nel 2012 ma in diminuzione rispetto al Pil (1,6%; figura 9). Per sostenere la crescita economica e dare lustro alla nuova genera-

zione al potere, il Governo potrebbe aumentare il deficit fino a 1.200 miliardi di Rmb nel 2013, finanziandolo con emissioni obbligazionarie. Il Governo potrebbe altresì finanziare la crescita negli investimenti in capitale fisso tramite istituzioni non bancarie e abbassando ulteriormente i tassi d’interesse, ridotti di oltre mezzo punto tra il giugno e il luglio del 2012 e attualmente al 6% (si veda figura 10). Politiche espansive abbinate ad un costo del lavoro in crescita ed a costi di beni alimentari accresciuti a causa di un inverno particolarmente rigido potranno spingere nuovamente i prezzi. Nel corso del 2012, la media annuale dell’inflazione si è posizionata per l’indice dei prezzi al consumo al 2,6%, e per l’indice dei prezzi alla produzione al -1,7%, ad evidenza di un calo della domanda interna e della sovracapacità che caratterizza alcuni settori industriali (si veda figura 11). Tuttavia, ci aspettiamo che l’inflazione si mantenga ad un livello del 2-4% nel 2013. Infatti, mantenere stabili i prezzi resterà tra le maggiori priorità per il Governo. Ci si aspetta che l’investimento da parte dell’industria sia guidato dalla delocalizzazione delle fabbriche dalle regioni costiere verso l’interno, come conseguenza di costi crescenti e di incrementi di capacità produttiva in alcuni settori. I dati del Purchasing managers index (Pmi, figura

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

9. Bilancio pubblico - Fonte: CeSIF; Ceic

9 8 7 %

6

6%

5 4 3 2 1

11

10/2012

07/2012

04/2012

01/2012

10/2011

07/2001

04/2011

01/2011

10/2010

07/2010

04/2010

01/2010

10/2009

07/2009

04/2009

inflazione

01/2009

10/2008

0

11. Inflazione, indice dei prezzi alla produzione ed al consumo - Fonte: CeSIF; Ceic

400.000

8%

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

200.000 0

10

07/2008

3.3.1. Consumi: crescita frammentata Sebbene l’economia cinese resti dominata dagli investimenti, il contributo dei consumi sta crescendo velocemente, passando dal 37% del Pil nel 2010 al 9 bilancio pubblico 53% del Pil nel 2012 (si veda figura 14). Con le espor-

tassi d’interesse

10.10 Tassi d’interesse, % - Fonte: CeSIF; Ceic

04/2008

3.3. Consumi

tazioni che soffrono sulla scia della crisi finanziaria globale, il Governo sta focalizzando la sua attenzione sui consumi interni come driver di una crescita economica sostenibile. A partire dal settembre 2011, la Cina ha aumentato il reddito minimo personale soggetto a tassazione da 2.000 Rmb al mese (circa 300 dollari Usa) a 3.500 Rmb. Ciò ha ridotto la quota di popolazione a cui è richiesto il pagamento delle imposte sul reddito da circa 84 a 24 milioni di persone, incentivando in questo modo i consumi interni e stimolando le persone con un reddito medio basso ad una spesa maggiore. Il Governo cinese ha accresciuto i livelli di salario minimo tra il 15 ed il 25% annuo negli ultimi quattro anni. I tassi di crescita variano in base alla regione di riferimento e sono definiti dai governi locali che li calcolano sulla base di altri indicatori come quelli relativi al mercato immobiliare. La previsione è quella di una crescita continua del salario minimo, con la Cina che intende favorire la transizione verso un’economia basata sui consumi che dipende evidentemente dall’ammontare di reddito di-

01/2008

12) per il settore manifatturiero, una proxy del livello di attività dell’economia cinese, mostrano un calo dall’aprile 2012 ed una ripresa, in linea con tutti gli altri macroindicatori chiave, a partire da settembre 2012. Se il Governo sarà in grado di contrastare l’inflazione, i consumi potrebbero vedere una crescita nel 2013, contribuendo in maniera più importante alla crescita del Pil. Il lieve ma costante apprezzamento del Rmb rispetto alle altre valute giocherà anch’esso un ruolo di rilievo. In linea con gli altri macroindicatori, anche gli indici di fiducia, di aspettativa e di soddisfazione dei consumatori mostrano un trend in decisa crescita a partire dall’ultimo trimestre 2012 (figura 13).

6% 4% 2%

-200.000

2,6%

0%

-400.000 -2%

-600.000

30

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012 -1,7%

-4%

-800.000

-6%

-1.000.000

-8%

-1.200.000

2000

-850.134

Indice dei prezzi al consumo

Indice dei prezzi alla produzione

31


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

PMI

12

12. Purchasing Managers Index 2009-febbraio 2013 - Fonte: CeSIF; Ceic

58.000 56.000 54.000 52.000 50.000 50.100

48.000 46.000

gen -13

nov -12

set -12

lug -12

mar -12

mag -12

gen -12

nov -11

set -11

lug -11

mag -11

gen -11

mar -11

set -10

nov -10

lug -10

mag -10

gen -10

ind. fiducia cons.

13

mar -10

set -09

nov -09

lug -09

mar- 09

mag -09

gen -09

44.000

sponibile in capo alle famiglie e dalla propensione al consumo. I dati illustrati nella figura 15 mostrano il livello medio ed i livelli specifici a ciascuna provincia. Come prevedibile, il salario minimo è più elevato sulle coste, le aree più ricche e costose del Paese, ma non mancano le anomalie: ad esempio, i dati dello Xinjiang e del Tibet sono tra i più elevati; tra le motivazioni, si consideri che un salario minimo relativamente elevato può essere funzionale ad attenuare potenziali tensioni politiche e sociali, notoriamente alte in queste Province, oppure può diventare attrattivo per la popolazione non locale che decide di risiedervi. Nel 2012 il reddito disponibile pro capite dei cittadini urbani è cresciuto del 12,6% su base annua, a 24.565 yuan. Tra campagne e città permane, seppur in calo, una differenza sostanziale di oltre 16.500 yuan Rmb, con il reddito dei residenti rurali a 7.917 yuan Rmb, in crescita del 13,5% rispetto al 2011.

Persiste il boom dei consumi cinesi, sebbene si sia osservato un rallentamento nel 2012. Il consumo urbano pro capite è cresciuto nel 2012 secondo le nostre stime attorno all’11% contro il 13% del 2011, a 16.802 Rmb (circa 2.682 dollari Usa). Si riscontra una crescita in rallentamento anche per i consumi rurali, che crescono ad un tasso del 13,2% a 5.908 Rmb (circa 943 dollari Usa) rispetto al 19% dell’anno 2011 (si veda figura 17). Le vendite al dettaglio di beni di consumo per il periodo 2012 hanno visto una crescita, seppur in rallentamento, da 18,09 a 21,03 miliardi di Rmb, con vendite però in flessione durante il periodo del nuovo anno, come possibile conseguenza anche dei regolamenti introdotti da Xi Jinping a dicembre 2012 per una maggiore sobrietà dei funzionari pubblici. Alle figure 19 e 20 si possono osservare la distribuzione settoriale delle spese dei consumatori urbani ed il valore delle spese in città selezionate.

contributo crescita pil

14

14. Contributo alla crescita del Pil, % - Fonte: CeSIF; Ceic

10

13. Indici dei consumatori - Fonte: CeSIF; Ceic

8

120

6

115 4

110 105

2

100

dic-12

set-12

giu-12

mar-12

dic-11

set-11

giu-11

mar-11

dic-10

set-10

giu-10

mar-10

dic-09

set-09

-4

Indice di fiducia dei consumatori Indice di soddisfazione dei consumatori Indice di aspettativa dei consumatori

gen-13

set-12

mag-12

gen-12

set-11

mag-11

gen-11

set-10

mag-10

gen-10

set-09

mag-09

gen-09

set-08

mag-08

gen-08

set-07

mag-07

gen-07

85

32

giu-09

-2

90

mar-09

0

95

-6 Contributo alla crescita del Pil: spese finali Contributo alla crescita del Pil: investimenti lordi Contributo alla crescita del Pil: esportazioni nette di beni e servizi

33


15

salari minimi

consumi annui pro capite

17

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

15. Salari minimi mensili, province cinesi selezionate - Fonte: CeSIF; Ceic

17. Consumi annui pro capite (Rmb) - Fonte: CeSIF; Ceic

1.600

18.000

1.400

16.000

22%

1.200

14.000

18%

1.000

12.000

800

10.000

600

8.000

400

6.000

200

4.000

-6%

2.000

-10%

0

-14%

16. Salari medi, province cinesi selezionate - Fonte: CeSIF; Ceic

80.000

Famiglie residenti in aree urbane

Variazione consumi urbani in %

Famiglie residenti in aree rurali

Variazione consumi rurali in %

2012

2011

2010

2009

2008

Hubei Xinjiang

2007

2012

2006

Shandong Tibet

2011

2005

2010

-2%

2004

Shanghai Sichuan

2009

2%

2003

Inner Mongolia Guangdong

2008

6%

2002

salari medi

Beijing Hunan

2007

10%

2001

2006

26%

14%

2000

16

2005

16.802

70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 2003 Beijing Hunan 34

2004

2005

Inner Mongolia Guangdong

2006

2007

Shanghai Sichuan

2008

2009

Shandong Tibet

2010

2011

2012

Hubei Xinjiang

Nota: il dato per il 2012 si riferisce al 30/09, i dati dal 2002 al 2011 si riferiscono al 31/12.

35


La Cina nel 2013 18 Scenari e Prospettive per le Imprese

valore al dettaglio beni di consumo 20

18. Vendite al dettaglio dei beni di consumo, in miliardi di Rmb - Fonte: CeSIF; Ceic

25.000

35% Miliardi di Rmb

spese pro capite

20. Spese pro capite per consumi, cittĂ selezionate di fascia inferiore in comparazione con municipalitĂ di Pechino e Shanghai (2007-settembre 2012) - Fonte: CeSIF; Ceic

45.000

Variazione in % a/a

21.030

30%

20.000 25% 15.000

20%

40.000 35.000 30.000 25.000

15%

10.000

10% 5.000 5%

spese pro capite consumi urbani

19

0

20.000 15.000 10.000 5000

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

0% 2007

19. Vendite al dettaglio dei beni di consumo, in miliardi di Rmb, distribuzione settoriale - Fonte: CeSIF; Ceic

16.000

2008

2009

2010

2011

2012

Shijiazhuang

Taiyuan

Hohhot

Fuzhou

Nanchang

Nanning

Lanzhou

Yinchuan

Urumqi

Pechino

Shanghai

Lhasa

Nota: il dato per il 2012 si riferisce al 30/09, i dati dal 2002 al 2011 si riferiscono al 31/12.

14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 2002

2003

2004

2005

2006

Cibo Trasporti e telecomunicazioni Tempo libero, istruzione e cultura 36

2007

2008

2009

2010

Abbigliamento Medicine e servizi medici Servizi per famiglie

Nota: il dato per il 2012 si riferisce al 30/09, i dati dal 2002 al 2011 si riferiscono al 31/12.

2011

2012

Residenza Altro 37


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

la classe media cinese

22

3.3.2. Consumi: entrano in gioco le città di fascia bassa Mentre le multinazionali si sono concentrate sulle 38 città più grandi (prima e seconda fascia), oltre 600 città più piccole (terza e quarta fascia) possono essere oggi oggetto d’interesse. Colossi quali Yum Food e KFC hanno già aperto 597 ristoranti (il 40% del totale) in 239 città di terza e quarta fascia in Cina (dati al settembre 2011). Guardando al 2013 e oltre, migliaia di città di grandi e piccole dimensioni (quinta e sesta fascia) cresceranno d’importanza. Questo estende enormemente la dimensione del mercato potenziale per molti beni di consumo, ma pone anche nuove sfide in termini di offerte di prodotti, marketing, distribuzione e competizione. I consumi sono guidati dalla crescita esplosiva della classe medio-bassa (redditi tra i 4.000 e i

12.000 dollari Usa annuali), di cui ci si aspetta una crescita dagli attuali 100-200 milioni di persone a 500-600 milioni entro il 2020. Ci aspettiamo che la domanda di consumi sarà ulteriormente potenziata dalla crescita della classe medio-alta (redditi superiori ai 12.000 dollari USA), che aumenterà da circa 10 milioni a 70-100 milioni nello stesso periodo. In termini comparativi, questa popolazione ha le dimensioni di un Paese come la Germania. Il boom dei consumi ha proporzioni senza precedenti e indubbiamente avrà un impatto globale. I grafici seguenti mostrano diversi esempi in proposito. La Cina è già diventata il più grande mercato al mondo per i veicoli passeggeri (si veda paragrafo 6.8) così come per i telefoni cellulari (figura 23) e utenti internet (figura 24) e sta diventando un mercato importante anche per il settore dei servizi, ad esempio quelli assicurativi (figura 25).

100 città 21. Le 100 città di prima, seconda e terza fascia e 15 agglomerati urbani principali - Fonte: Analisi InterChina 21

22. La classe media cinese: 2006-2020 - Fonte: Analisi InterChina Consulting

500-600m

600 500 400 300 200 100

100m

70-100m 10m

0 2006

2020

Classe medio-bassa: US$ 4.000-12.000/Anno Classe medio-alta: >US$ 12.000/Anno

23

abbonati telefonia

23. Abbonati a telefonia in Cina, milioni di persone - Fonte: CeSIF; Ceic

Consulting

1.200

Harbin City Changchun City

1.112

1.000

800

Middle / South of Liaoning Province

Shannxi Province Province

Chengdu –- Sichuan Chengdu Sichuan

Middle of Middle of China China

Beijing -–Tianjin Tianjin- –Hebei Shandong Peninsula

Xuzhou City Xuzhou City Around Hefei Around Hefei City City

Around Wuhan Around Wuhan City City

Yangtze River Delta

400 280

Changsha - Zhuzhou Zhuzhou -–Xiangtan Xiangtan Tier11Cities Tier Cities Tier 22Cities Tier Cities Tier 3 Cities Tier 3 Cities

600

200 West of Straits Straits

Pearl River Delta Delta

0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

38

Abbonati telefonia mobile

Abbonati telefonia fissa

39


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese 24

utenti internet 3.4. Settore estero

24. Utenti rete internet, milioni di persone - Fonte: CeSIF; Ceic

600

3.4.1. Verso una diminuzione strutturale del surplus commerciale Per il 2013 si prevede una crescita dell’export e dell’import cinese non lontana dal target del 10% annuo. Molti osservatori sono rimasti colpiti dalla crescita sostenuta delle esportazioni nell’ultimo trimestre del 2012, con un +14,1% nel dicembre 2012, all’inizio export del 2013 le esportazioni 26 mentreimport sono addirittura cresciute del 25% su base annua,

564

500 400

il dato migliore dall’aprile del 2011. Da parte loro sono cresciute rapidamente anche le importazioni, addirittura al 28,8%, oltre quattro volte la velocità rispetto al mese precedente (6%), tanto da assottigliare il surplus commerciale (figura 26). Con la transizione verso un’economia basata sui consumi, è prevedibile che la Cina continui a ridurre il suo surplus commerciale, allentando le tensioni con i suoi principali partner globali. Nei grafici seguenti, a titolo esemplificativo, è illustrato l’andamento commerciale per alcuni prodotti selezionati.

300 26. Import ed export 2000-2012 (miliardi di dollari) - Fonte: CeSIF; Ceic

200

2.500

2012

Esportazioni

2.000

1.817

2011

2010

2009

2007

2006

2005

2004

2003

2002

fatturato premi assicurativi 2001

2000

25

2008

Importazioni

0

2.050

100

25. Fatturato premi assicurativi, milioni di Rmb - Fonte: CeSIF; Ceic

1.800.000 1.600.000

1.548.793

1.500

1.400.000 1.200.000 1.000

1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000

500 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

0

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

40

2000

0 41


import export

29

La Cina nel 2013

28 importperexport Scenari e Prospettive le Imprese 27

FDI per paesi

31

8.000.000 7.000.000

3.4.2. Investimenti diretti esteri: la Cina attrae ancora Gli investimenti stranieri hanno visto un calo nel 2012, passando da 116 miliardi di dollari Usa a 111,7 miliardi. Tutto sommato, questo rappresenta un buon risultato in un contesto di crisi internazionale. Le principali fonti di investimenti diretti esteri nel 2012 in Cina sono illustrati nella figura 31. Permane l’importanza della piattaforma di Hong Kong come principale porta d’accesso alla Cina continentale. Sebbene in proporzione al Pil siano diminuiti considerevolmente negli ultimi 10 anni (figura 33), gli

337.970

Stati Uniti Australia

1.743.710

434.970

Isole Cayman

Canada

1.975.400 409.600

872.800

347.170

Spagna

Svizzera

652.420

216.260

Austria

317.510

Export apparecchi e strumentazioni mediche

Samoa Occidentali

Export prodotti hi-tech Inport prodotti hi-tech

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Regno Unito Isole Vergini

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Francia

10.0000

Filippine

2.000

Singapore Taiwan

0

20.0000

132.210

4.000

30.0000

Giappone

1.000.000

44.060

6.000

40.0000

505.560

2.000.000

Hong Kong India

50.0000

1.143.580

8.000

60.0000

29.920

3.000.000

70.0000

42

3.038.000

4.000.000

2.598.090

5.000.000

Russia

Export orologi da polso Import orologi da polso

6.000.000

Olanda

2012

Lussemburgo

2011

245.760

2010

Malesia

Export fertilizzanti chimici/minerali Import fertilizzanti chimici/minerali

2009

2.847.070

2008

2007 2008 2009 2010 2011 2012

227.020

1.000

2.000

Corea del sud Macao

4.000

1.450.950

import export

30

Germania Italia

2.000

6.000

6.305.080

9.000.000

7.351.560

3.000 8.000

7.830.860

31. Paesi principali fonti di Ide in Cina, 2012 (Dati in migliaia di dollari) - Fonte: CeSIF; Ceic

65.561.190

27-30. Import-export, prodotti selezionati, in milioni di dollari Usa - Fonte: CeSIF; Ceic

Import apparecchi e strumentazioni mediche Ide restano estremamente importanti per l’economia cinese: le aziende a partecipazione estera, infatti, rappresentano circa il 5% del totale delle imprese registrate in Cina, impiegano circa 45 milioni di lavoratori, pari all’11% del totale della forza lavoro, e contribuiscono al 27% del valore della produzione industriale, al 21% delle entrate fiscali e ad oltre il 50% dell’export (l’80% dell’export ad alto contenuto tecnologico) e dell’import cinese. Aperta agli investimenti esteri sin dalla fine degli anni Settanta, la Cina è nel 2011, con 711 miliardi di dollari di stock di investimenti diretti, il settimo Paese al mondo, il primo tra i Paesi in via di svilup-

po nonostante una storia di internazionalizzazione relativamente giovane. La Cina è anche uno dei principali Paesi fonte di investimenti diretti esteri (figura 34 e tabella relativa e grafico 35), esportando capitali per oltre 65 miliardi nel 2011 (9° posto globale) con uno stock di 366 miliardi di dollari nel 2011 (15° in classifica). In base al World Investment Prospects Report dell’UNCTAD e secondo le principali agenzie nazionali di attrazione di investimenti, la Cina - nel 2011 principale Paese destinatario di Ide – rimarrà nei prossimi tre anni la destinazione più promettente per gli Ide delle principali multinazionali del

mondo, e la seconda fonte di capitali più rilevante dopo gli Usa. Da un punto di vista settoriale (si veda figura 32) nel corso degli anni gli Ide nel settore primario sono scesi dal 3,6% nel 2001 all’1,7% nel 2008; nel settore manifatturiero si è passati dal 65,9% al 46,1%, mentre il settore dei servizi ha avuto una crescita dal 30,5% al 52,3%. Questo è frutto da un lato della liberalizzazione del settore dei servizi, come risultato degli impegni WTO assunti dalla Cina, e dall’altro lato dal cambiamento strutturale dell’economia cinese, dove è cresciuto il peso del settore dei servizi. I dati del 2012 mostrano come

43


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

32

distribuzione IDE il settore manifatturiero continui comunque ad attrarre la fetta più importante del totale dei flussi, seguito dal settore immobiliare, dal settore distribuzione e da leasing e servizi commerciali. Mentre negli anni 1987-1990 i flussi di investimento - fortemente associati allo sviluppo economico ed industriale del Paese - andavano prioritariamente verso l’area costiera (89% del totale), l’area del centroIDE del Paese oggi assorbe al il 17% 33 in rapporto PILdel totale

32. Distribuzione Ide in Cina per settore, 2012 - Fonte: CeSIF; Ceic

0,47% 1,83%

0,06% 0,03% 1,03% 0,75%

0,68%

2,74% 7,27%

degli investimenti in entrata. La quota che viene investita nella parte occidentale del Paese rimane più o meno stabile al 7-8% del totale, nonostante politiche di attrazione degli investimenti destinati proprio a quella aree (c.d. “Go-West policy”). Questo crescente spostamento verso l’interno del Paese si giustifica tra l’altro con la crescita dei costi operativi nelle aree costiere e con la crescente infrastrutturazione delle aree centrali del Paese.

33. Ide, (valore in miliardi di dollari) e in rapporto al Pil (%) - Fonte: CeSIF; Ceic

26,34%

111,716

140 120 21,35%

100

6% 5% 4%

80 3% 3,45%

40

0,83%

1,88%

3,73%

0,6% 3,06%

8,37% 5,83% 1,45%

3,07% 1,05%

Agricoltura Minerario Manifatturiero Tessile Prodotti e materiali chimici Prodotti e materiali farmaceutici Macchinari universali Mezzi per impieghi speciali Computer e altri mezzi elettronici Produzione e fornitura elettricità Costruzioni Logistica

44

1,35%

60

1,12%

2%

20

1%

0

0% 1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

2010

2012

2,97%

Ide IT, Software Vendite ingrosso e retail Ristorazione Banche e assicurazioni Real Estate Leasing e servizi commerciali Ricerca scientifica/geologica Ambiente e settore idrico Servizi di accoglienza/residenziale Educazione Salute, sicurezza sociale, welfare Cultura, sport e tempo libero Public management e organizzazione

45


IDE cinesi nel mondo

34

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

35 34. Ide cinesi nel mondo (migliaia di dollari) - Fonte: CeSIF; Ceic

IDE cinesi nel mondo

35. Ide cinesi nel mondo, divisione per settori, 2011 - Fonte: CeSIF; Ceic

80.000.000 70.000.000

0,44% 0,01% 0,03% 0,14% 0,34%

60.000.000

1,07%

Oceania

50.000.000

0,95%

Nord America

40.000.000

America Latina

30.000.000

Europa

19,35%

Africa

20.000.000

Asia

10.000.000 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 9,43%

34,29%

Tabella 2. Ide cinesi nel mondo: Top ten destinazioni mondo/Europa (migliaia dollari) - Fonte: CeSIF; Ceic Top Ten 2011 Mondo

Top Ten 2011 Europa

Investimenti

FRANCIA

3.482.320

6.208.330

GRAN BRETAGNA

1.419.700

ISOLE CAYMAN

4.936.460

LUSSEMBURGO

1.265.000

FRANCIA

3.482.320

RUSSIA

715.810

SINGAPORE

3.268.960

GERMANIA

512.380

AUSTRALIA

3.165.290

ITALIA

224.830

STATI UNITI

1.811.420

OLANDA

167.860

GRAN BRETAGNA

1.419.700

SPAGNA

139.740

LUSSEMBURGO

1.265.000

BULGARIA

53.900

SVEZIA

49.010

HONG KONG

35.654.840

ISOLE VERGINI

SUDAN

46

Investimenti

911.860

2,51% 2,21% 3,43% 1,04%

2,64% 13,83%

Agricoltura Minerario Manifatturiero Produzione e fornitura elettricità, gas, acqua Costruzioni Logistica IT Vendita all’ingrosso e retail Ristorazione

8,13% 0,16%

Banche e assicurazioni Real Estate Leasing e servizi commerciali Ricerca scientifica Ambiente e settore idrico Servizi di accoglienza/residenziali Educazione Salute, sicurezza sociale, welfare Cultura, sport e tempo libero

47


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

3.5. L’apprezzamento della valuta continua lentamente Da quando la valuta cinese è stata sganciata dal dollaro nel 2005, la moneta si è apprezzata di circa il 30% sulla moneta statunitense, nonostante una temporanea frenata della sua rivalutazione durante la crisi finanziaria. Complessivamente, l’impatto della rivalutazione è stato tutto sommato limitato, ma ha causato molti problemi agli esportatori che già godevano di profitti limitati, come alcuni comparti del settore tessile, il calzaturiero ed i giocattoli. Inoltre, la Cina ha di fatto svalutato la sua moneta, poiché questa è ancora legata al dollaro Usa, il quale ha subito un enorme deprezzamento tra il 2009 e il 2011. Nel 2012 il Rmb si è apprezzato mediamente del 2,3% sul dollaro e del illustra la figura 36. 36 9,9% sull’euro, tassicome di cambio

Ci aspettiamo che il renminbi continuerà la sua rivalutazione rispetto al dollaro americano nel corso del 2013. Questo sarà un processo graduale che non supererà l’1-2% annuo durante questo periodo di apprezzamento, in base a fattori internazionali (la situazione della valuta americana e le aspettative di rivalutazione del renminbi a livello internazionale) e domestici (evoluzione delle esportazioni, bolle speculative). La rivalutazione del Rmb è per gli Usa una questione politica più che economica. Il problema principale risiede nella disoccupazione, tanto più in un periodo di amministrazione democratica con la conferma del Presidente Obama. Tuttavia, nonostante la retorica anti-cinese assunta dall’opposizione repubblicana, vi è sempre più consenso da entrambi i lati del Pacifico sul fatto che il renminbi sia prossimo al suo giusto valore.

36. Tasso medio di cambio del Rmb contro dollaro e euro (2002-2012) - Fonte: CeSIF; Ceic

10,700 10,200 9,700 9,200 8,700

8,107

8,200 7,700 7,200 6,700

6,313

6,200 2002

2003

2004

2005

Tasso di cambio Usd - Rmb

48

2006

2007

2008

2009

2010

Tasso di cambio Euro - Rmb

2011

2012

3.6. Demografia: un problema a lungo termine 3.6.1. Dati del sesto censimento nazionale • Secondo il sesto censimento nazionale a cui hanno collaborato ben 10 milioni di persone, la popolazione totale ha raggiunto poco meno di 1.340 milioni di persone nel 2010, un incremento di 74 milioni di persone (+ 5,85%) rispetto al precedente censimento del 2000, e dello 0,57% su base annua. Quest’ultimo indicatore è di 0,5 punti percentuali inferiore rispetto al tasso di crescita registrato nel precedente censimento, evidenziando una bassa fertilità lungo il periodo. • Nelle 31 Province, Regioni autonome e Municipalità del Paese vi sono un totale di 402 milioni di unità familiari, con una famiglia mediamente composta da 3,10 persone, 0,34 persone in meno rispetto al precedente censimento. La diminuzione è da imputare al continuo calo della fertilità, all’incremento della migrazione interna e alla creazione di nuovi nuclei familiari costituiti da giovani coppie sposate. • Il 51,27% della popolazione è di genere maschile, contro il 48,73% della componente di genere femminile. Il rapporto di genere, fatto 100 il numero delle donne, è passato da 106,74 uomini nel 2000 a 105,20 nel 2010. • Il 91,51% della popolazione è di etnia Han, una diminuzione di 0,08 punti percentuali rispetto al precedente censimento. La crescita della popolazione costituita da minoranze nazionali è stata dello 0,67%, 0,11% più alto che la crescita della nazionalità Han. • Rispetto al precedente censimento, il numero di laureati su 100 mila persone è cresciuto da 3.611 a 8.930; quello con un’istruzione media superiore è cresciuta da 11.146 a 14.032, il numero di persone con un’istruzione media inferiore da 33.961 a 38.788 ed il numero di persone con educazione esclusivamente elementare è decresciuto da 35.701 a 26.779, a dimostrazione dei crescenti livelli di istruzione conseguiti dalla popolazione cinese. • Dal 2011, la Cina ha prevalentemente una popolazione urbana; il processo di urbanizzazione spiega la crescita della quota di popolazione urbana di 13,5 punti percentuali rispetto al precedente censimento. In termini di distribuzione geografica della popolazione, l’area orientale del Paese rappresenta

circa il 38% della popolazione, la regione centrale il 27%, la regione occidentale un altro 27% e la regione nordorientale circa l’8% del totale. • Un altro dato d’interesse riguarda la migrazione interna, che coinvolge circa 262 milioni di persone. Il rapido trasferimento di risorse umane dal settore agricolo rurale ad attività non agricole e il forte sviluppo economico del Paese hanno contribuito alla crescita della quota di popolazione migrante. 3.6.2. Struttura demografica: invecchiamento precoce Sebbene la popolazione cinese resti la più vasta al mondo, la Cina deve far fronte ad un rapido processo di invecchiamento, a causa di un miglioramento dello stile di vita della popolazione, della disponibilità di migliori servizi sanitari, e del livello (artificialmente) basso di fertilità. Al momento, la popolazione cinese oltre i 60 anni di età rappresenta l’11% del totale, ma crescerà fino a circa il 28% nell’arco di due decenni. Entro il 2030, la Cina rappresenterà oltre un quarto della popolazione anziana mondiale. L’invecchiamento della popolazione sta incidendo in maniera significativa sull’intero sistema, con implicazioni socio-economiche negative e non poche tensioni. Il sistema di previdenza sociale è sotto pressione già dall’inizio del 2009 per soddisfare le necessità dei cittadini. Questo spiega il motivo per cui rimane diffusa la forma più tradizionale di assicurazione per la vecchiaia, ovvero fare affidamento sui propri figli. La prima generazione di figli unici, i cui genitori andranno in pensione fra circa 10 anni, si sta facendo carico di affrontare il peso fiscale di due genitori e quattro nonni. Ne deriva un senso d’insicurezza sul proprio futuro che è uno dei motivi per cui i tassi di risparmio individuale sono così elevati. Questa incertezza rappresenta un freno rilevante ai consumi nel Paese. Da un punto di vista politico, la Cina presenta analogie sia con le nazioni più sviluppate sia con le economie emergenti, e affronterà la sfida più ardua quando la generazione del “baby boom” sarà prossima al pensionamento. La Cina si distingue però dalla maggior parte delle economie emergenti, che generalmente mostrano una rapida crescita demografica. Inoltre, gli standard cinesi di

49


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

37 welfare a livello urbano, relativamente sviluppati, comportano un’elevata pressione sulle casse dello Stato che potrebbe ingenerare problemi fiscali simili a quelli che stanno affrontando oggi i Paesi sviluppati, come ad esempio l’Italia. Sebbene questo problema potrà causare in futuro profonda preoccupazione per le autorità, la Cina non è prossima ad una crisi fiscale di origine pensionistica. Inoltre, la Cina possiede molte leve per affrontare il problema, come lo stesso aggiustamento del sistema pensionistico, l’utilizzo di altre entrate fiscali, e l’emissione di nuovo debito, nonché la vendita di beni di stato.

50

3.6.3. Il Governo non cambierà la politica del figlio unico La politica del figlio unico introdotta 30 anni fa causerà il raggiungimento di un picco di popolazione di 1,45 miliardi entro il 2030 ed allo stesso modo un picco della forza lavoro, che inizierà a diminuire già nel 2015. Sebbene la forza lavoro sia ancora in crescita, quella dei giovani migranti (età compresa tra i 15 e i 29 anni) sta già diminuendo in percentuale della popolazione. L’inizio della fine del primo dividendo demografico cinese, misurato dal rapporto tra la popolazione in età lavorativa e la popolazione dei bambini e degli anziani (il cosiddetto tasso di dipendenza) ha acceso un dibattito sull’opportunità di porre termine alla politica del figlio unico. Nel 2012 la Cina aveva un popolazione in età lavorativa (15-59) di circa 937 milioni di persone, un calo di 3,5 milioni di persone rispetto al 2011. Nel 2012 si registrano 764,04 milioni di occupati in Cina, 371 milioni dei quali impiegati nelle città. Nel corso del 2012 sono stati creati 12,66 milioni di posti di lavoro ed il tasso ufficiale di disoccupazione urbana è rimasto stabile al 4,1%. Secondo l’Istituto nazionale di statistica (Nbs) è la prima volta che si osserva un declino della popolazione in età lavorativa. Secondo alcuni analisti, il dividendo demografico avrebbe addirittura contribuito ogni anno allo 0,8% della crescita annuale del 9% del Pil reale degli ultimi 30 anni. Secondo il programma di sviluppo delle Nazioni unite (UNDP) il tasso di crescita della popolazione anziana è previsto al 4,2% per il periodo 2011-2020 e ciò significa il progressivo calo del dividendo demografico. Prevediamo che la Cina entri in un processo di in-

vecchiamento nei prossimi vent’anni, diventando più vecchia di altre economie in via di sviluppo a paragonabili livelli di reddito. D’altro canto, l’esistenza di disoccupazione urbana e di sottoccupazione nelle campagne dovrebbe favorire l’occupazione in settori non agricoli. Negli ultimi dieci anni, i giovani migranti hanno rappresentato un traino significativo per il settore industriale urbano e per la crescita del settore dei servizi. Una sua riduzione accelererà probabilmente la perdita di competitività dei settori produttivi a più basso valore aggiunto. Tuttavia, il calo percentuale del numero di migranti è causa ed effetto al tempo stesso di un maggiore sviluppo delle aree rurali e interne del Paese. Per tali ragioni, la priorità per la crescita economica è quella di incrementare la produttività del lavoro piuttosto che favorire la crescita della popolazione. Inoltre i vincoli posti dalla disponibilità di risorse, come acqua (2.200 metri cubi circa, un quarto della media globale) e terra (0,78 ettari, un terzo della media mondiale) pongono limiti alla crescita demografica e perciò non giustificano un’ulteriore attenuazione della politica del figlio unico. Non crediamo in sostanziali cambiamenti alla politica del figlio unico, già peraltro attenuata nel corso degli anni. Mentre un segmento chiave della popolazione attiva si restringe progressivamente, le imprese appartenenti al settore industriale e terziario della Cina dovranno trovare la modalità per adattarsi ad un’offerta di lavoro in cambiamento. Le aziende potrebbero rispondere allungando gli orari di lavoro dell’attuale forza lavoro o assumendo lavoratori più anziani. Tuttavia, questi cambiamenti potrebbero riflettersi in maggiori uscite, derivanti da una crescita dei salari e di servizi quali sanità, alloggio e assistenza all’infanzia. Poiché questo potrebbe pesare sulla produttività, il rischio potrebbe essere quello di un freno alla crescita. Ancora una volta, con l‘obiettivo di contrastare questa tendenza, la Cina dovrà ristrutturare il suo modello economico per dare più peso ai settori con maggiore valore aggiunto. Ciò permetterebbe alla Cina di dipendere in maniera minore dalla forza lavoro migrante e di proseguire la sua transizione verso un’economia basata sulla conoscenza, più simile a quella dei suoi vicini, le cosiddette “tigri asiatiche”,

struttura demografica

37. Struttura demografica - Fonte: World Population Prospects: the 2008 revision

Età 80+ 75 - 79 70 - 74 65 - 69 60 - 64 55 - 59 50 - 54 45 - 49 40 - 44 35 - 39 30 - 34 25 - 29 20 - 24 15 - 19 10 - 14 5-9 0-4 %

10

8

6

4 2 0 Uomini 2005

0

2 4 6 Donne 2005

8

10

%

0

2 4 6 Donne 2050

8

10

%

Età 80+ 75 - 79 70 - 74 65 - 69 60 - 64 55 - 59 50 - 54 45 - 49 40 - 44 35 - 39 30 - 34 25 - 29 20 - 24 15 - 19 10 - 14 5-9 0-4 % 10

8

6

4 2 0 Uomini 2050

51


nuove entrate mercato del lavoro

La38 Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Hong Kong, Taiwan, Singapore e Corea del Sud. In prospettiva, il Governo potrà probabilmente adottare alcune soluzioni impopolari per affrontare questo problema. Tra le misure attese, un innalzamento dell’età pensionabile da 60 anni (55 per le donne) a 65 o più. Nel 2011 si è discusso per esempio di un’equiparazione dell’età pensionabile di uomini e donne, che avrebbe comportato una revisione verso l’alto dell’età pensionabile delle donne. Un’altra misura potrebbe essere un ulteriore allentamento della politica del figlio unico, discussa sopra, ma non ci aspettiamo che questo accada prima dei prossimi cinque anni.

38. Numero di nuovi entranti nella forza lavoro in milioni - Fonte: World Population Prospects: the 2008 revision

25

20

15

10

5

*2020

*2018

*2016

*2014

numero laureati

2012

2010

39

2008

2006

0

Nell’inverno 2012-2013 la Cina è finita nuovamente sotto i riflettori per il livello d’inquinamento atmosferico raggiunto nel Paese ed in particolare nella città di Pechino, con dati sensibilmente più alti della soglia di allarme. Nella città di Pechino sono stati promossi piani per la riduzione delle attività industriale, la riduzione dell’utilizzo di automobili da parte di funzionari governativi nonché misure per garantire la sicurezza della popolazione di anziani e bambini, limitando l’esposizione all’ambiente esterno. La Asian Development Bank insieme all’Università di Tsinghua ha recentemente pubblicato una “Analisi ambientale nazionale” che riporta come 3.7. Ambiente: politiche più restrittive tra le dieci città più inquinate del mondo, sette siano cinesi: Taiyuan, Beijing, Urumqi, Lanzhou, È noto che il rapido progresso economico degli Chongqing, Jinan e Shijiazhuang. ultimi trent’anni è stato accompagnato dal deteI costi dell’inquinamento non sono facilmente misurabili. Tuttavia, nel 2012 sono stati cancellati rioramento della situazione ambientale in Cina. a Pechino 700 voli per lo smog e per la scarsa visiL’inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo, unito alla siccità ed alla desertificazione, minacbilità, e secondo fonti di stampa alcune fabbriche Investment pollution treatment 40 il benessere e cantieri hanno sospeso la produzione nei periodi ciano della popolazione influenzando di picco dell’inquinamento a metà gennaio 2013. anche la produzione agricola ed industriale.

* Stima. 40. Investimenti nella riduzione dell’inquinamento ambientale, in migliaia di Rmb - Fonte: CeSIF; Ceic

39. Numero di laureati (in migliaia) - Fonte: CeSIF; Ceic

6.247

600.000.000

6.000

500.000.000

5.000

400.000.000

4.000

300.000.000

3.000

200.000.000

2.000

100.000.000

1.000

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

52

0 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

0

1999

7.000

659.276.510

700.000.000

53


Industrial waste air emission

41 La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

54

41. Emissioni inquinanti di origine industriale (milioni di metri cubi) - Fonte: CeSIF; Ceic

80.000.000 67.450.930

70.000.000 60.000.000 50.000.000 40.000.000 30.000.000 20.000.000 10.000.000

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

Intensità energetica

42

2002

2001

2000

1999

1998

0

42. Intensità energetica; consumo di energia (in TCE) in rapporto al Pil - Fonte: CeSIF; Ceic

1.400 1.200 1.000 800 600 400 200

74

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

1990

1989

1988

1987

1986

1985

1984

1983

1982

0 1981

Detto ciò, il sistema è tutt’altro che perfetto ed il quadro generale è complesso. Laddove gli interessi economici ed ambientali sono in competizione, l’economia tende ancora a prevalere sull’ambiente. Questo è particolarmente vero quando si fa riferimento a normative ambientali che potrebbero portare enormi vantaggi ai cittadini e che spesso non sono applicate, in quanto comporterebbero limiti all’attività industriale. L’ostacolo è costituito prevalentemente dai funzionari locali, la cui carriera è strettamente legata ad indicatori economici come il prodotto interno lordo, gli influssi di investimenti diretti esteri, la creazione di nuove opportunità di lavoro. I quadri locali sono dunque riluttanti a chiudere fabbriche inquinanti che creano impiego, specialmente in quelle regioni che sono orientate alle esportazioni. Negli ultimi anni, il Governo centrale ha cominciato a incorporare obiettivi ambientali e di efficienza energetica all’interno dei propri sistemi di valutazione, con l’obiettivo di giungere all’elaborazione di un “Pil verde”. Nel novembre 2007, il Governo ha predisposto griglie di valutazione per i funzionari governativi relativamente alla loro capacità di contribuire all’efficienza energetica. Tali criteri non solo misurano la performance dei funzionari nell’insieme, ma intendono anche incoraggiare gli ufficiali a raggiungere specifici sub-obiettivi che insieme aiutino a realizzare l’obiettivo principale. Ad esempio, gli ufficiali possono guadagnare 8 punti (su 100) per “aver raggiunto l’obiettivo annuale di eliminare capacità produttiva retrograda”. Per riassumere, sia il Governo centrale sia le autorità locali tendono a diventare sempre più rigorosi nel loro approccio alla protezione ambientale. In considerazione del fatto che i problemi ambientali in Cina possono variare su base regionale, è opportuno che gli investitori valutino in maniera approfondita le implicazioni che l’ambiente e l’implementazione di politiche per la tutela dello stesso possono avere sui propri investimenti.

1980

Questo si aggiunge ai crescenti costi sanitari derivanti dai ricoveri dovuti ad infezioni alle vie respiratorie oppure ad incidenti automobilistici originati dalla scarsa visibilità. Ad evidenza delle crescenti spese ambientali, la figura 40 mostra la crescita del valore degli investimenti in capitale fisso per il controllo dell’inquinamento e per la costruzione di infrastrutture e servizi ambientali urbani. I temi ambientali sono diventati prioritari già dall’Undicesimo piano quinquennale (2006-2010) e sono rimasti fondamentali nel Dodicesimo piano quinquennale (2011-2015). La Cina ha in effetti gli obiettivi ambientali più ambiziosi del pianeta. Il Paese ha in programma di trarre almeno il 15% di tutta l’energia da fonti non fossili (compresa l’energia idrica e nucleare) entro il 2020. Attualmente, l’energia da fonti rinnovabili rappresenta meno del 10% di tutto il paniere energetico. La Cina ha inoltre fissato l’obiettivo di ridurre il consumo energetico del 20% per unità di Pil entro il 2010, e di un ulteriore 16% entro il 2015. Sono inoltre già state implementate misure per la demolizione di vecchi impianti produttivi ad alto impatto ambientale e ad elevata intensità di consumo energetico. Sono inoltre stati investiti tra il 2006 e il 2010 oltre 1.200 miliardi di Rmb in progetti per il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni inquinanti, finanziati per il 10-15% dal Governo centrale. In linea con il Nuovo piano per l’industria energetica emergente (2011-2020), il Governo ha previsto un investimento di 5.000 miliardi di Rmb per sostenere più ampi settori nell’ambito delle nuove energie, tra cui energia idroelettrica, eolica, da biomassa, solare (fotovoltaica e termica), nucleare, carbone pulito, “smart grid”, petrolio non convenzionale, il shale gas e gas naturale (gas CBD, gas idrati, ecc.) Per una discussione delle opportunità per le imprese, si veda il paragrafo 6.4. Le politiche locali in Cina acquistano un ruolo sempre più importante nei progetti per la riduzione dell’inquinamento e per l’uso intensivo di energia. Esempi in questo senso possono essere rappresentati dal settore petrolchimico e da quello chimicofarmaceutico. Recentemente infatti, importanti progetti hanno subito ritardi nell’approvazione, mentre altri sono stati perfino costretti a rilocalizzarsi su pressione delle autorità locali.

55


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

BUSINESS

4

Le sfide operative

56

57


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

4.1. Accesso al mercato Nel 2007 la Cina ha completato l’implementazione di tutti gli impegni presi in sede WTO. Tuttavia, le barriere non tariffarie continuano a crescere, in particolare in settori strategici quali automotive, siderurgico, finanziario, petrolchimico e agricolo. La possibilità per le aziende straniere di competere su un terreno paritario in Cina è attualmente una delle questioni chiave tra la Cina e i suoi principali partner commerciali, Stati Uniti ed Unione Europea, come illustra dettagliatamente il Position Paper della Camera di Commercio Europea in Cina. A fine 2012, la Cina ha accumulato riserve in valuta estera per oltre 3.310 miliardi di dollari Usa - un incremento annuale di 130,4 miliardi - che le hanno consentito di agire con maggiore autonomia rispetto alle pressioni estere e di promuovere i suoi obiettivi di sviluppo a lungo termine. A partire dal 2007, il Governo cinese ha emanato politiche e regolamenti che intendevano esortare e sostenere la creazione e lo sviluppo di società, tecnologie e marchi cinesi competitivi a livello internazionale. Il piano di stimolo all’economia annunciato nel secondo semestre del 2008 ha fortemente favorito le società cinesi. 4.2. Il protezionismo permane ma non si aggrava

58

Il protezionismo si estrinseca su più dimensioni: dal lato della domanda, con un controllo sul mercato tramite aste e bandi pubblici gestiti in maniera tale da favorire i player locali e determinando standard industriali in linea con la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione locale; dal lato dell’offerta, come vedremo più in dettaglio, con la restrizione agli investimenti in determinati settori e nicchie, ma anche con requisiti di contenuto domestico (fornitura o produzione locale) ed infine imponendo il trasferimento tecnologico nel consentire l’accesso al mercato. Il protezionismo si manifesta anche nell’accedere ai servizi finanziari, con le imprese statali che godono di accesso privilegiato in termini di requisiti e di condizioni economiche. Inoltre, il protezionismo è implicito nella pratica che tende a favorire, attraverso l’erogazione di sussidi, le attività di ricerca e sviluppo svolte da soggetti locali e nei prestiti concessi alle imprese cinesi per acquisire brand e tecnologie (ad esempio licenze) all’estero.

Il protezionismo dipende dal livello di importanza strategica dei settori, dall’esistenza di operatori statali ed anche dalla facilità di controllo da parte delle autorità dei settori stessi. Tra i comparti più sottoposti a misure protezionistiche troviamo i seguenti: acciaio, automotive, chimico, servizi finanziari, telecomunicazioni, ferrovie ed energia. Il settore dei macchinari avanzati ed in particolare quello dei macchinari strumentali sarà in futuro possibilmente sottoposto a misure protezionistiche attive o passive. Le giustificazioni sono di ordine economico, ossia favorire lo sviluppo ed il consolidamento dell’industria nascente cinese e la proiezione all’estero delle imprese domestiche, ma sono soprattutto di ordine politico interno. Molte società locali ritengono di avere sufficiente esperienza di gestione, tale da consentire loro di avere successo senza la necessità di legarsi a partner stranieri. Come conseguenza, in Cina si è diffusa la convinzione che gli investimenti diretti esteri in entrata abbiano esaurito la loro funzione di catalizzatori dello sviluppo. Questa idea è sostenuta fortemente dalle società cinesi che affrontano una forte concorrenza straniera sul mercato interno e dai vertici politici e militari che sostengono la necessità di sviluppare campioni nazionali per finalità di sicurezza nazionale; contribuisce in questo senso anche il crescente e diffuso nazionalismo che invoca imprese nazionali più vigorose. La diffusa convinzione che sia opportuno ridurre la dipendenza dalla tecnologia e dalla partecipazione estera nell’economia sta già manifestando i suoi effetti sugli investimenti nei grandi progetti nazionali in settori strategici quali auto, acciaio e prodotti chimici. Occorre che le società estere si abituino all’idea che le porte della Cina non sono più aperte come un tempo. Le attività di comunicazione e di lobbying dovranno essere riviste per adattarsi al nuovo contesto che presta una maggiore attenzione agli interessi nazionali cinesi. In alcuni dei settori citati, le equity joint venture al 50% potrebbero essere più consigliate rispetto alle società a capitale interamente straniero (Wfoe), poiché politicamente più gradite. 4.3. Il nuovo catalogo degli investimenti stranieri La tendenza verso l’attrazione di investimenti esteri di qualità superiore è stata ulteriormente

rafforzata dal nuovo Catalogo degli investimenti stranieri del 2012, “Industry Guidance Catalogue for Foreign Investments”, varato per la prima volta alla fine del 1995 e successivamente oggetto di numerosi emendamenti (1997, 2002, 2004, 2007, in ultimo il 24 dicembre del 2011, in vigore dal 30 gennaio 2012). Il vigente Catalogo è espressione di quanto già pronunciato dal Governo cinese nel Dodicesimo piano quinquennale che copre il periodo 20112015 e che pone come obiettivo uno sviluppo economico-commerciale sostenibile. Il Catalogo suddivide gli investimenti stranieri in tre macrocategorie: 1) incoraggiati; 2) ristretti; 3) proibiti. I settori non espressamente indicati all’interno di queste categorie sono considerati permessi. All’interno di queste macrocategorie sono contemplati e distribuiti diversi settori di investimento estero quali: 1. agricoltura, zootecnia, silvicoltura; 2. estrazione e lavorazione di minerali; 3. industria manifatturiera; 4. produzione e fornitura di elettricità, gas e acqua; 5. servizi di trasporto, stoccaggio e postali; 6. commercio all’ingrosso e dettaglio; 7. leasing e servizi alle imprese; 8. ricerca scientifica e servizi tecnici; 9. prospezione geologica; 10. acqua, ambiente e gestione dei servizi pubblici; 11. istruzione; 12. istituti finanziari; 13. settore immobiliare; 14. sviluppo del territorio; 15. consulenza legale; 16. cultura, sport e intrattenimento. Diversi settori di investimento sono valutati e contemplati dal legislatore (agricoltura, salute, estrazione e lavorazione di minerali, ecc) all’interno delle diverse macrocategorie. Rispetto al Catalogo del 2007 si riportano a mero titolo esemplificativo ma non esaustivo le seguenti novità: a) incoraggiate le piantagioni di caffè, ristrette quelle di cotone e proibite quelle di Ogm.

b) incoraggiate, nel settore minerario, le attività di estrazione di ferro e manganese, proibite le attività di estrazione e lavorazione di diamanti, alluminato di argilla refrattaria, wallostonite, litio, pirite, minerali radioattivi ed altri minerali non ferrosi; c) incoraggiate le attività relative all’estrazione di carburanti fossili (petrolio e gas) attraverso la costituzione di una cooperative joint venture. d) incoraggiati gli investimenti, nel settore manifatturiero, per componentistica auto ed aerospaziale, high-tech, ricerca e sviluppo di carburanti alternativi e tecnologie per la protezione ambientale; e) declassati dalla macrocategoria degli investimenti incoraggiati a quella degli investimenti permessi – in un’ottica di sviluppo del mercato made in China – gli investimenti esteri relativi alla produzione di autoveicoli completi; f) alcuni settori di investimento fino ad ora appartenenti al terziario vengono qualificati come incoraggiati: costruzione di stazioni per la ricarica di veicoli elettrici, produzione di pellicole sottili per pannelli solari, costruzione di impianti per il trattamento delle acque, produzione di nuovi tipi di materiali nell’industria aeronautica, servizi tecnici per il disinquinamento del mare da petrolio, servizi di consulenza logistica, servizi di tutela della proprietà intellettuale, servizi di formazione professionale; g) rientrano tra gli investimenti permessi: produzione di bibite analcoliche gassate, distribuzione ed importazione di libri, riviste e giornali; importazione di prodotti audiovisivi ed e-journal; h) diversamente, società finanziarie quali banche, società mobiliari e società fiduciarie rimangono inserite nel settore degli investimenti ristretti; i) in ultimo, al fine di rallentare lo sviluppo del settore immobiliare, gli investimenti per la costruzione di ville di lusso vengono retrocessi dalla categoria di investimenti ristretti a quella degli investimenti proibiti; Nonostante le sfide che abbiamo evidenziato, il contesto economico rimane positivo anche per gli investimenti esteri, il cui ruolo in Cina è cambiato drasticamente negli ultimi dieci anni. Oggi diverse questioni incidono sull’abilità di un’azienda di fare affari in Cina ed il protezionismo è solo una delle tante problematiche. Tuttavia, la maggioranza delle società estere è in grado di rispondere a queste sfide e a raggiungere risultati positivi grazie

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ad una pianificazione seria e a strategie incisive. La sfida principale per queste aziende non è propriamente il protezionismo ma un insieme di fattori critici che influenzano il livello di competitività in Cina. Il mercato cinese non solo si è sviluppato ma è diventato anche più sofisticato e caratterizzato da più elevati livelli di competitività con cinesi e taiwanesi. Questi ultimi si adattano più rapidamente ai cambiamenti rispetto alle imprese multinazionali occidentali. Le imprese cinesi e taiwanesi sono flessibili, veloci, in possesso di compagini esperte di lavoratori locali, comprendono le esigenze del consumatore di ogni livello e settore e capiscono come operare con i principali stakeholder governativi, tenendo contemporaneamente sotto controllo i propri costi operativi. In un mercato così difficile ma strategico come quello cinese, non ci si può limitare a denunciare il protezionismo, occorre che le società a partecipazione estera dedichino maggiore attenzione e risorse per migliorare la propria competitività.

4.4. I concorrenti cinesi guadagnano terreno

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Le società cinesi prosperano grazie all’attuale dinamica del mercato cinese. Le società private e in alcuni casi quelle statali sono diventate, in un breve lasso di tempo, più competitive. Utilizzano uno stile di management molto efficace, intuitivo e flessibile che si presta molto bene al contesto cinese. I concorrenti occidentali, al contrario, spesso conoscono meno l’ambiente economico e sono caratterizzati da processi decisionali più lenti e burocratici, in molti casi come risultato della scarsa autonomia gestionale rispetto alla casa madre. Inoltre le società cinesi, in particolare le imprese private, sono molto attente ai costi. Convinte del potenziale di crescita del mercato cinese, queste società sono più propense ad assumersi rischi nelle decisioni di investimento. In sintesi, le società cinesi si sono meglio adattate alle nuove esigenze di mercato di consumo in rapida crescita e possono risultare concorrenti agguerriti. Inoltre, un vantaggio ulteriore delle società cinesi è l’azione di governo. Questa si esprime attraverso un trattamento preferenziale connesso, per esempio, a fusioni e acquisizioni, politica industriale (ad

es. il supporto allo sviluppo di società nazionali in specifici settori) e sussidi diretti e indiretti, inclusi finanziamenti di favore o accesso privilegiato al credito bancario (come si diceva sopra). L’opinione pubblica e la politica sostengono sempre di più le società cinesi. Di conseguenza, la concorrenza locale costituisce oggi una delle principali sfide per le società estere e può incidere in maniera significativa (e negativa) sui margini di profitto. 4.5. Rispondere alla sfida del protezionismo 4.5.1. Farsi locali Riteniamo che le imprese a partecipazione estera debbano diventare ed apparire più locali possibile per far comprendere alle autorità l’importanza strategica che assumono in Cina, realizzando impianti produttivi locali e portando in Cina le attività a maggiore valore aggiunto, assumendo personale locale, pagando tasse, e approvvigionandosi localmente. Come vedremo nei successivi paragrafi, sarà importante non tenere un profilo basso, bensì strutturarsi per gestire con cura la propria immagine interna ed esterna nei confronti dei principali stakeholder. Di qui l’importanza della comunicazione e delle relazioni istituzionali, oltre a un management locale che conosca al meglio l’ambiente micro e macroeconomico. Cresce l’importanza di legarsi a società locali in joint venture per partecipare congiuntamente a progetti, nonché la rilevanza di alleanze strategiche anche non formalizzate con partner favoriti dal Governo centrale o locale. Un’alternativa potrebbe essere quella di stringere alleanze di carattere globale in considerazione della crescente internazionalizzazione delle stesse imprese cinesi. 4.5.2. Le relazioni con le autorità politiche: un fattore di successo in Cina Rispetto ai decenni passati, quando le società cinesi e le autorità locali si adoperavano per attrarre investimenti esteri, oggi sono gli investitori esteri che si trovano costretti ad impegnarsi per ottenere politiche oppure misure di favore da parte delle autorità locali e del Governo centrale. Ora che la Cina è diventata la seconda economia mondiale in termini assoluti, con capitali in eccesso, molte società cinesi e funzionari del Governo hanno

iniziato ad interrogarsi sul ruolo e sulla rilevanza degli investimenti diretti esteri. Molte aziende cinesi ritengono di detenere sufficiente esperienza manageriale, senza la necessità di legarsi a partner stranieri, ed il Governo ha attualmente dato priorità a promuovere ricerca e sviluppo a livello domestico rispetto al trasferimento di tecnologia dall’estero. Le società straniere devono dunque mostrare maggiore proattività nella gestione delle relazioni con il Governo, per ottenere contratti ed espandere le attività in Cina. È necessario che ogni società formuli la sua strategia di public affairs con le autorità governative in base alla propria dimensione aziendale, al settore di riferimento e alla propria fetta di mercato in Cina. Il cambiamento nell’ambiente economico è molto più marcato nei settori strategici. Gli investitori stanno sperimentando un inasprimento dei regolamenti e la promulgazione di standard che favoriscono o proteggono le società cinesi. Le società a partecipazione estera dovranno diventare maggiormente attive e creative per ottenere l’accoglienza che sono state abituate a ricevere in passato. Le principali società multinazionali si sono scontrate con l’impossibilità di trovare consulenti qualificati in materia di relazioni governative in grado di gestire i rapporti con il settore pubblico. Le relazioni pubbliche governative tendono ad assumere una propria specificità settoriale e richiedono perciò un’appropriata conoscenza delle problematiche di settore. Inoltre, l’attività di lobbying prevede un impegno di lungo termine che necessita la costruzione di rapporti di fiducia ed una continuità di relazioni con il Governo. La Fondazione Italia Cina si pone per esempio come attore di riferimento a vantaggio delle proprie aziende associate. I consulenti esterni possono sviluppare progetti specifici, come ad esempio campagne pubblicitarie, selezione del personale e attività di comunicazione corporate, ma non possono essere in grado di mantenere impegni a lungo termine, come al contrario i soggetti semi-istituzionali e le prime linee delle imprese stesse. È necessario che le aziende sostengano adeguatamente i propri dipartimenti di public affairs in modo da conferire loro il giusto peso all’interno dell’azienda, e che questa importante funzione aziendale non si limiti al crisis management ed al

supporto operativo. Una strategia di successo prevede la costituzione di un team di relazioni istituzionali trasversale a più dipartimenti e con responsabilità di primario livello all’interno della propria sede in Cina. Infine, è cruciale una efficace comunicazione con la sede centrale. Le attività di pubbliche relazioni con il Governo devono essere coordinate a livello globale e la sede centrale deve lavorare affinché la strategia del team cinese sia definita dai rappresentanti locali. A sua volta, occorre che l’elaborazione delle strategie di public affairs da parte del team cinese si basi sulla costituzione di un rapporto di fiducia reciproca attraverso: (a) trasparenza e collaborazione; (b) condivisione proattiva delle informazioni; (c) allineamento con gli interessi degli Headquarters aziendali. È altresì opportuno che il dipartimento di relazioni istituzionali cinese sia caratterizzato da una visione globale e che si avvantaggi nel migliore dei modi delle risorse messe a disposizione dalla casa madre. Per esempio, l’eventuale visita di rappresentanti governativi cinesi nel proprio Paese si pone come il momento ideale per coltivare solide relazioni e raggiungere gli obiettivi aziendali di realtà multinazionali. Un buon punto di partenza è definire gli obiettivi dell’azienda in Cina e identificare funzionari e dipartimenti chiave all’interno del Governo e delle sue agenzie a livello centrale e locale che possono essere strumentali per il raggiungimento di questi obiettivi. La struttura del Governo cinese è complessa e in evoluzione, per questo è importante cercare di identificare e monitorare continuamente coloro i quali sono coinvolti nel processo decisionale. Per molti settori, i funzionari di Governo di medio livello possono avere maggiore influenza nel processo decisionale rispetto ai quadri di alto livello. La transizione politica del 2012-2013 con nuove nomine, dimissioni e rotazioni di personalità politiche e funzionari governativi ha definito un nuovo assetto di potere in Cina a livello orizzontale e verticale. È necessario per le imprese avere una conoscenza dettagliata ed aggiornata della situazione per poter portare avanti efficaci strategie di relazioni governative. L’equilibrio tra Governo centrale e locale e la consapevolezza che il mercato cinese è geograficamente frammentato sono fattori da tenere in

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considerazione. Un caso riscontrato è per esempio quello di una società a partecipazione estera appartenente al settore dei materiale da costruzioni che ha progettato di fare i primi passi in Cina; nelle regioni occidentali, dopo un attento studio, ha deciso di concentrarsi sulle guanxi governative a livello provinciale piuttosto che su rapporti con il Governo centrale. Un approccio ponderato può assistere un’azienda nel farsi strada senza incorrere in problematiche nei mercati locali e limitando al minimo il rischio di natura regolamentare. 4.6. Diritti di proprietà intellettuale in lento miglioramento

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La situazione dei diritti di proprietà intellettuale sta gradualmente migliorando, nonostante resti una delle maggiori sfide operative per la Cina. A dispetto del progresso, la situazione attuale desta grande preoccupazione per coloro che fanno affari in Cina. Le società straniere devono essere consapevoli che è essenziale proteggere il proprio patrimonio immateriale in Cina. Prima di affacciarsi su tale mercato è poi necessario monitorarlo per rilevare prontamente eventuali violazioni dei diritti di proprietà intellettuale acquisiti. Nonostante lo sforzo costante della Cina -soprattutto dopo l’ingresso nel WTO- al fine di modernizzare la propria legislazione a tutela dei diritti di proprietà intellettuale, il problema dell’esecuzione delle sentenze resta una nota dolente, dovuta ai gravosi adempimenti burocratici richiesti a coloro i quali presentino istanza di esecuzione ed alla mancata separazione dei poteri in Cina tra esecutivo, legislativo e giudiziario. In un ambiente caratterizzato da protezionismo, sempre più aziende cinesi con forti capacità in ricerca e sviluppo sono concorrenti di rilievo nella realizzazione di nuove tecnologie, e di conseguenza la tutela dei diritti di proprietà intellettuale assume in tale contesto una rilevanza ancora più significativa. La Cina ha lavorato sulla formulazione di nuovi testi di legge, regolamenti e misure per il rafforzamento della tutela di marchi, diritti di autore, brevetti e protezione doganale, provvedendo anche alla revisione della loro interpretazione giuridica. Sono state condotte specifiche campagne atte a

colpire sia i produttori che i venditori di prodotti contraffatti; la Corte Suprema di Giustizia (Spc) ha istituito oltre 70 centri di monitoraggio nelle principali città cinesi e specifici tribunali per la tutela della proprietà intellettuale in tutto il Paese (solo a Pechino dieci distrettuali, due intermedi ed uno superiore). Si rammenta, a tal proposito, il miglioramento ottenuto con la normativa per la Protezione doganale dei diritti di proprietà intellettuale, approvata dal Consiglio di Stato il 17 marzo 2010 (in vigore dall’1 marzo 2011), con la terza revisione della Legge sui brevetti, in vigore dall’1 ottobre 2009 ed infine con la nuova Legge sul diritto d`autore entrata in vigore l’1 aprile 2010. In un recente sondaggio sull’attività delle imprese in Cina, svolto dalla locale Camera di Commercio dell’Unione Europea (EUCCC), il 73% degli intervistati ha ritenuto che le leggi e i regolamenti siano adeguati o eccellenti, rispetto al 66% del 2010. Nonostante ciò, l’applicazione di queste leggi sembra procedere lentamente, con un altro 73% degli intervistati che riporta come l’applicazione delle leggi sulla tutela della proprietà intellettuale resti inadeguata. Rispondendo alla stessa domanda, il 79% degli intervistati dalla Camera di Commercio americana in Cina - nella Business Climate Survey del 2012 - ha ritenuto l’applicazione delle leggi inefficace, anche se è possibile che le misure del Governo adottate nel 2011 portino i propri risultati nel medio termine. A causa di questo persistente problema occorre che le imprese straniere considerino propedeutico e prioritario il tema della tutela della proprietà intellettuale e che siano i loro responsabili in Cina, ancor più che gli uffici legali delle stesse all’estero, a coglierne il carattere strategico in tale Paese. In effetti, un approccio esclusivamente legale alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale non è di per sé efficace e deve essere integrato da altre azioni quali: - investire continuamente in ricerca e sviluppo per creare innovazione; - adeguare i processi produttivi, conseguire economie di scala e tenere segreto quanto possibile; - istituire un’efficace collaborazione tra dogane e amministrazione commerciale; - migliorare le procedure operative di acquisizione e gestione dei dati, incrementando la sicurezza informatica;

- controllare la gestione delle risorse umane, valutando e selezionando opportunamente i collaboratori; - monitorare almeno periodicamente il mercato e, in caso di violazioni, reagire con circospezione ma con determinazione per dissuadere dal commettere ulteriori infrazioni anche i propri dipendenti, con i quali è buona norma prevedere, nel sottoscrivere il contratto, il corretto uso ed il doveroso rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Ogni anno il Governo cinese si impegna pubblicamente ad accrescere la tutela dei diritti di proprietà intellettuale ed a vigilare sul loro rispetto. Nonostante ciò, l’aumento dei controlli è ad oggi ancora non all’altezza delle reali esigenze, ma potrebbe essere indicativo di un maggior impegno a lungo termine. Ad esempio, il Consiglio di Stato ha pubblicato nel 2008 un piano per favorire lo sviluppo sostenibile dei diritti di proprietà intellettuale. Sin da quell’anno la State Intellectual Property Organisation (SIPO) ha portato avanti quattro piattaforme di dialogo con imprese estere ed una con le imprese locali. SIPO ha inoltre condotto dal 2009 al 2012 circa 430 azioni per migliorare e proteggere la proprietà intellettuale e nel 2010 il Governo ha lanciato una campagna contro la violazione dei diritti di proprietà intellettuale e la contraffazione. A giugno 2012 i funzionari responsabili avevano condotto investigazioni su oltre 156 mila casi e chiuso 9.135 laboratori dove si producevano beni contraffatti. I settori merceologici con il più alto tasso di contraffazione sono attualmente le pubblicazioni, anche su supporto digitale (libri, video, programmi per elaboratori), il settore industriale (telefoni cellulari, accessori e parti di ricambio per veicoli) ed il settore agricolo (sementi). Accertata la macroscopica diffusione del fenomeno della contraffazione, le autorità cinesi hanno più volte sottolineato il basso livello di percezione dell’importanza della proprietà intellettuale e del suo rispetto; il Governo cinese si sta infatti impegnando anche per diffondere in Cina una cultura della tutela della proprietà intellettuale, al fine di tutelare le stesse aziende cinesi nel percorso di protezione delle proprie creazioni. Comunque sia, le aziende segnalano da parte delle autorità preposte un più alto livello di attenzione ed un maggiore supporto nella gestione di casi relativi al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, oltre ad un maggiore rigo-

re da parte delle autorità giudiziarie nell’esecuzione delle sentenze. In merito alla tutela degli interessi italiani, a Pechino era attivo, fino al luglio 2012, il “Desk per la tutela della proprietà intellettuale” (Ipr desk), istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico. Esso forniva alle aziende italiane a titolo gratuito servizi di informazione e orientamento sul sistema cinese di protezione dei diritti di proprietà intellettuale e relative procedure, nonché assistenza nella registrazione di marchi, invenzioni, modelli di utilità, disegni industriali e diritti d’autore, consulenza legale su questioni riguardanti la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e, più in generale, la tutela dell’immagine aziendale e del prodotto. Inoltre, svolgeva attività di monitoraggio del mercato locale per conto della Pubblica amministrazione italiana, redigeva e pubblicava studi ed approfondimenti sul sistema locale e sui diversi aspetti legati alla proprietà intellettuale. In tale contesto, l’Ipr desk svolgeva un’attività di supporto in loco al mondo imprenditoriale italiano, da un lato tessendo rapporti costruttivi con le amministrazioni cinesi a diverso titolo coinvolte sul tema, e dall’altro in sinergico coordinamento con le locali istituzioni italiane e comunitarie, quali l’Ambasciata d’Italia, la Delegazione della Commissione Europea, gli uffici Ice, la Camera di Commercio Italiana in Cina, la Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, l’Agenzia delle Dogane, la Guardia di Finanza ed il Progetto China Ipr Sme helpdesk dell’Unione Europea, nonché gli istituti di credito e gli studi professionali specializzati in proprietà intellettuale o in internazionalizzazione d’impresa. La tutela della proprietà intellettuale nei rapporti d’affari in Cina ed il rispetto dei conseguenti diritti rappresentano aspetti fondamentali per il successo delle iniziative imprenditoriali in tale Paese, e la presenza dell’Ipr desk ha voluto costituire un concreto ed effettivo punto di riferimento istituzionale per gli imprenditori italiani. In tal modo l’Ipr desk, per quanto di sua competenza istituzionale, ha inteso contribuire ad agevolare e rendere più sicuro il cammino delle aziende italiane nel sempre più interessante ma altrettanto insidioso mercato cinese. A tale proposito si riportano alcuni dati significativi dell’attività svolta dall’Ipr desk, nel biennio in cui ha operato: sono state visitate 319 fiere venendo in tal modo in contatto con 2.619 aziende italiane; è stato

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dato riscontro a richieste provenienti da 1.508 entità; sono stati accertati 40 casi di aziende false italiane dandone comunicazione anche alle istituzioni locali competenti in materia; sono state redatte 6 Guide tecniche, delle quali le prime tre anche aggiornate alla seconda edizione, contenenti la normativa locale di riferimento tradotta in lingua italiana direttamente da quella cinese; infine, il desk ha portato relazioni a 32 eventi, in Cina ed in Italia. La documentazione prodotta è composta da una serie completa di pubblicazioni raccolte all’interno di una collana, ove sono di volta in volta affrontati e trattati approfonditamente i distinti strumenti di tutela e gli aspetti salienti della proprietà intellettuale in Cina. Nel 2011, sono state depositate in Cina 1.416.800 domande di marchio (+32% rispetto al 2010), 1.633.347 domande di brevetto (+34% rispetto al 2010) relative ad invenzioni (526.412), modelli di utilità (585.467) e disegni industriali (521.468), 1.464 domande per topografie di prodotti a semiconduttore (+32% rispetto al 2010) e 109.342 domande per la registrazione volontaria di diritti d’autore per programmi per elaboratore. Sempre nel 2011, sono stati concessi 960.513 brevetti (+18% rispetto al 2010) relativi ad invenzioni (172.113), modelli di utilità (408.110) e disegni industriali (380.290), nonché 1.329 domande per topografie di prodotti a semiconduttore (+32% rispetto al 2010). Per quanto riguarda il tema della ricerca e sviluppo associato alla registrazione di proprietà intellettuale, si rimanda al paragrafo 4.13. Nel 2011 risultano depositate con titolarità italiana 1.815 domande di brevetto (+12% rispetto al 2010) e concessi 1.342 brevetti (+3% rispetto al 2010). Dal 1985 al 2011 sono stati complessivamente concessi 10.221 brevetti, dei quali 7.126 ancora in corso di validità, relativi ad invenzioni (4.176), modelli di utilità (182) e disegni industriali (2.768). Nel 2011, l’Italia risulta in Cina tra i paesi stranieri in campo brevettuale al decimo posto per domande di brevetto, all’ottavo per brevetti concessi ed al nono per brevetti ancora validi. Nel 2011 sono state presentate 3.532 richieste di registrazione di titoli di proprietà intellettuale all’Amministrazione Generale delle Dogane Cinesi (+16% rispetto al 2010), la quale ha sequestrato alle sue frontiere 76.150.000 prodotti contraffatti

(-43% rispetto al 2010), per violazioni su brevetti, marchi, diritti d’autore, loghi olimpici ed Expo. A fronte del crescente numero di domande di registrazione e registrazioni di marchi e brevetti, cresce parimenti il numero dei procedimenti di opposizione ed invalidazione richiesti, non solo da parte di stranieri, ma sempre più da parte di aziende cinesi. 4.7. I costi di produzione aumentano: una nuova sfida competitiva Nel corso degli ultimi tre anni almeno, l’offerta di lavoro si è contratta ed i costi del lavoro sono aumentati rapidamente, balzando in cima alla lista delle sfide operative per i dirigenti di aziende produttive localizzate in Cina in svariati settori. Il 71% degli intervistati nel sondaggio 2011 Business Climate Survey, condotto dalla Camera di Commercio americana in Cina, ha riportato che un aumento dei salari e dei relativi costi ha avuto un impatto negativo sulle attività delle imprese, mentre il 69% denuncia difficoltà nell’attrazione, nello sviluppo e nella limitazione del turnover di personale qualificato. L’edizione 2012 ha evidenziato nuovamente il problema: l’89% degli intervistati, rappresentanti di imprese americane in Cina, ritengono che la Cina stia perdendo rapidamente il suo vantaggio competitivo a causa della crescita dei costi operativi, cresciuti dell’11% in un anno. Oltre il 75% degli intervistati, contro il 53% del 2011, ha aggiunto che i crescenti costi di previdenza sociale avrebbero danneggiato le proprie operazioni in Cina. In aggiunta al forte aumento del costo del lavoro, il Bureau of Labor Statistics americano ha pubblicato un aggiornamento di un importante studio del 2006 che mostra una notevole crescita della retribuzione oraria in un ampio numero di settori in Cina. Lo studio mostra che la crescita nella retribuzione oraria media è passata dal 7,9% all’anno nel periodo 2002-2005 al 16,4% all’anno dal 2005 al 2007. Inoltre, si osserva un’accelerazione nel trend: il tasso di crescita era al 17,6% nel 2008 ed è salito fino al 18% all’anno nel periodo 2009-2010, nonostante l’impatto della recessione globale nel 2009. Se questa tendenza dovesse perdurare, ciò implicherà un tempo di raddoppio dei costi nominali nel settore manifatturiero equivalente a circa cinque anni. Se

calcolato in dollari e considerando l’apprezzamento del Rmb, gli esportatori cinesi andranno incontro ad aumenti del costo del lavoro del 20-25% all’anno. Il CeSIF ritiene che la recente impennata nella retribuzione del lavoro industriale sia di natura strutturale. Il forte aumento dei costi di produzione in Cina riflette lo sviluppo di alcuni fattori fondamentali dell’economia cinese: crescente carenza di manodopera nel settore industriale, aspettative maggiori da parte dei lavoratori, livelli d’istruzione crescenti, maggiori livelli di sindacalizzazione, aumenti dei salari minimi in molte province, legge sul contratto di lavoro, politiche di welfare, adeguamento al costo della vita e dell’alloggio, e opportunità di lavoro in crescita nelle città emergenti. Con l’intensificarsi di questi fattori, la tendenza potrebbe anche riflettersi in un aumento del costo del lavoro in settori non industriali ad alta crescita, quale il settore sanitario. Come illustra la tabella 3, tra il 2011 ed il 2016 la crescita della produttività industriale sarà inferiore alla crescita dei salari. Se in passato nel settore manifatturiero la crescita della produttività è stata spinta dagli investimenti in capitale fisso, oggi i principali driver della crescita della produttività si riferiscono al raggiungimento dell’eccellenza operativa, che incide sulla produttività di tutti i fattori di produzione tramite innovazione tecnologica, ammodernamento delle strutture, meccanizzazione, dematerializzazione ed informatizzazione, nonché aggiornamento dei modelli di business. Questi aumenti nella produttività possono contrastare, solo parzialmente, l’impatto dei costi crescenti. L’aumento dei costi del lavoro e di distribuzione avrà un grande impatto sulle strategie di sviluppo degli attori globali sul mercato cinese. La strategia di sviluppo delle aziende in Cina è stata quasi esclusivamente guidata da fattori inerenti ad accesso al mercato, quote di mercato, canali di distribuzione e aumento delle entrate. Di fronte a costi crescenti, le aziende di successo saranno quelle che potranno mantenere margini di profitto elevati grazie al raggiungimento di maggiori livelli d’efficienza, investimenti ad alta intensità di capitale e tecnologia, e prodotti e servizi a più alto valore aggiunto. Per affrontare l’aumento dei costi di produzione, le strategie delle multinazionali prevederanno per le imprese votate all’export e/o a basso valore ag-

giunto la revisione della localizzazione delle proprie attività, concentrando i nuovi investimenti in città a basso costo dell’interno oppure in altri Paesi del sudest asiatico (così come compiuto da Nike) o addirittura, per le imprese che hanno operazioni di scala contenuta nel Paese, la rilocalizzazione in Europa. Esempi concreti in merito sono, per quanto riguarda l’Europa, il produttore di peluche Steiff ed il produttore di veicoli rotabili Marklin, mentre per quanto riguarda gli Stati Uniti il produttore di giocattoli Wham-O, l’azienda Sleek Audio, leader nella produzione di cuffie stereo, Master Lock, impresa produttrice di lucchetti addirittura citata dal Presidente Obama come caso di successo di rilocalizzazione nello “State of the Union Address” del 2012, ed infine Apple, che ha deciso di riportare negli Usa alcune linee di produzione. Altri imprese che hanno rivisto la loro presenza in Cina sono quelle ad alto contenuto tecnologico quali, ad esempio, Intel e Hewlett Packard. Intel sta trasferendo sistemi di montaggio e assemblaggio di semiconduttori da Shanghai a Chengdu, tagliando 2.000 posti di lavoro a Shanghai. HP sta costruendo un nuovo grande impianto per l’assemblaggio di computer portatili a Chengdu. Entrambe le aziende imputano ai costi del lavoro - oltre che agli incentivi nell’ambito della cosiddetta politica del “Go-West” - la motivazione della rilocazione verso le aree interne del Paese. La ristrutturazione della produzione manifatturiera delle più grandi aziende multinazionali sarà ad ogni modo limitata e da leggersi piuttosto come una diversificazione, anche perché il mercato cinese vede crescere la sua importanza. Spesso oltre ai costi operativi crescenti sono citate le seguenti motivazioni: costi di trasporto, qualità della produzione e difficoltà a localizzare il prodotto. Le aziende giapponesi che avevano impianti a elevata intensità di manodopera stanno sviluppando linee di assemblaggio semi-automatiche e linee di montaggio pienamente meccanizzate. Per esempio, NSK ha recentemente introdotto linee di trasferimento automatico negli impianti cinesi per la produzione di cuscinetti, mentre SMC sta meccanizzando l’assemblaggio delle attrezzature per pneumatici. Al fine di preservare la competitività anche nei settori tradizionali ad alta intensità di lavoro, quale quello tessile, si sta assistendo a processi di produzione con un maggiore livello di meccanizzazione. Ciò ha de-

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terminato un rapido aumento nella domanda di attrezzature per la produzione tessile automatizzata. Per le aziende orientate al mercato interno cinese e ad alto valore aggiunto il problema si pone in termini molto diversi. I costi crescenti sono solo uno dei fattori determinanti, contano altresì fattori di natura commerciale (efficienza produttiva, prossimità al mercato ed a fornitori di qualità, disponibilità di risorse umane qualificate); istituzionale (politiche e regolamenti, tutela della proprietà intellettuale, sistema commerciale estero, economico e fiscale, corruzione e stato di diritto, spinta all’innovazione) e macro (infrastrutture, disponibilità di talento e livello d’istruzione della popolazione, ecc.). Ad ogni modo, nonostante questi radicali cambiamenti del costo del lavoro, il settore industriale cinese rimarrà altamente competitivo per diversi anni a venire. Il costo del lavoro sta crescendo rapidamente ma ci vorranno decine di anni prima di raggiungere i livelli di Giappone, Corea del Sud, o Taiwan per non parlare di Stati Uniti e Unione Europea. Nel frattempo, assisteremo con tutta probabilità ad una rapida integrazione ed ascesa della Cina nella catena del valore, e ciò comporterà una

riduzione dell’impatto economico della scarsità di manodopera e dell’aumento dei costi del lavoro attraverso miglioramenti nella produttività. Le multinazionali continueranno probabilmente ad investire nei loro impianti di produzione e fornitura di servizi in Cina, per rispondere alla crescente domanda interna e far leva su una catena di approvvigionamento regionale integrata e matura. Sia le aziende nazionali cinesi che le imprese a partecipazione estera saranno costrette a dedicare investimenti ed a focalizzare le proprie operazioni su produttività, innovazione e controllo dei costi, per restare competitive e mantenere margini elevati. A causa dell’eccesso di capacità che si può riscontrare in vari settori e della crisi, sarà difficile sostenere i prezzi. Il consolidamento in settori molto frammentati accelererà attraverso le attività di M&A e a causa di un tasso d’insolvenza crescente tra le aziende sub-scala che competono principalmente sul prezzo. La sfida del futuro sarà perciò quella di consolidare margini di profitto in un contesto di continuo aumento dei costi. Di conseguenza, le imprese combineranno le strategie di crescita del fatturato a strategie che possano conservare oppure aumentare i propri margini.

Tabella 3. Crescita dei salari e della produttività del lavoro, tasso di crescita medio annuo composto Fonte: China National Bureau of Statistics: analisi CeSIF

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2004-2010

2010-2015 (stima)

2015-2020 (stima)

Salario medio (scenario di crescita rapida)

13,8%

20%

15%

Salario medio (scenario di crescita moderata)

13,8%

15%

12,5%

Produttività nel settore manifatturiero

16,5%

12%

10%

Salario aggiustato in base alla produttività (scenario di crescita rapida)

-2,3%

7,1%

4,5%

Salario aggiustato in base alla produttività (scenario di crescita moderata)

-2,3%

2,7%

2,3%

4.8. Le aziende italiane e la responsabilità sociale Numerose ricerche condotte negli ultimi mesi a livello nazionale e internazionale hanno dimostrato che le imprese continuano ad investire in politiche di responsabilità sociale di impresa o Corporate social responsibility (Csr). La crisi in atto sembra, dunque, aver agito come acceleratore dell’impegno sul fronte della Csr e della sostenibilità, fattori in grado di generare opportunità di sviluppo, rafforzare la competitività aziendale e contribuire a migliorare la performance economica sul lungo periodo. Una tendenza, questa, che caratterizza anche le attività delle imprese che operano nel contesto cinese: per questo anche nel 2012 la Fondazione Italia Cina ha inserito tra i China Awards uno speciale riconoscimento alle aziende italiane che si sono distinte per importanti progetti di Corporate social responsibility in Cina, raccogliendo le best practice attraverso un questionario, in collaborazione con Officina Etica Consulting, di cui si presentano qui i principali risultati. 4.8.1. I risultati dell’indagine L’indagine 2012 ha confermato che la responsabilità sociale rappresenta ormai un tema ampiamente conosciuto dalla quasi totalità delle aziende italiane che hanno compilato il questionario e che operano a vario titolo in Cina. L’avvio di attività commerciali e di rapporti di business con la Cina risulta aver favorito l’adozione di pratiche di Corporate Social Responsibility da parte di una percentuale considerevole (64%) di imprese italiane (figura 43), le quali sono pienamente consapevoli del ruolo strategico che la Csr ricopre oggi all’interno del contesto cinese. Tale dato acquista ulteriore rilevanza se rapportato alla crescente tendenza dei consumatori cinesi verso l’adozione di criteri di sostenibilità nella scelta dei prodotti da acquistare, soprattutto nel caso di beni di “prima necessità” (alimenti e vestiario). Recenti indagini di mercato dimostrano come anche in Cina, a parità di prezzo, i consumatori di fascia media (i cosiddetti consumatori della generazione “Y”) siano inclini a prediligere prodotti la cui sostenibilità ambientale e sociale sia facilmente rintracciabile. Come evidenziato alla figura 44, il principale be-

neficio connesso all’adozione di pratiche di Csr si conferma essere la reputazione (4,2), che in Cina, data l’elevata presenza di utenti internet (quasi 600 milioni), si costruisce principalmente sul web. Al vertice della classifica seguono altri fattori competitivi quali il miglioramento delle relazioni con gli stakeholder (4,1) e il rafforzamento del senso di appartenenza dei dipendenti e la conseguente capacità di mantenimento dei talenti chiave in azienda (4,1). Circa i diversi ambiti di azione della Csr, la figura 45 mostra che il mercato rappresenta il tema più significativo per le aziende che hanno compilato il questionario. Viene attribuito un peso altrettanto rilevante all’ambiente e alle persone, la cui importanza è in linea con quanto registrato nella precedente rilevazione. Aumenta l’importanza attribuita all’ambito della governance, mentre la comunità risulta essere il tema a cui è attribuita minore rilevanza, e ciò in controtendenza con la forte attenzione che tale tematica riveste all’interno delle politiche cinesi di promozione della Csr, dove le imprese sono primariamente chiamate a contribuire al miglioramento delle condizioni di vita e lavoro delle comunità in cui operano. Contestualmente, il risultato evidenziato nella figura 45 risulta sostanzialmente in linea con quanto rilevato da recenti ricerche internazionali, le quali hanno confermato il legame tra responsabilità sociale, sostenibilità e competitività, e la forte percezione da parte delle imprese intervistate dei benefici economici e delle ricadute della Csr in termini di conseguimento di profitti nel lungo termine e innovazione di prodotti e processi. Tra le motivazioni che sostengono la scelta ad impegnarsi in azioni di responsabilità sociale, le aziende italiane sottolineano la volontà di migliorare la qualità del lavoro e la soddisfazione dei dipendenti e l’impegno da parte dei vertici aziendali (entrambe con un punteggio pari a 4). Altrettanto rilevante l’attesa sul piano reputazionale, per il contributo che la Csr può dare alla promozione dell’immagine aziendale (3,8) e al miglioramento delle relazioni con gli interlocutori (3,6). Come evidenziato nella figura 47, tra gli strumenti di Csr adottati dalle aziende italiane il Codice etico si conferma la prassi maggiormente diffusa come importante strumento di regolamentazione nei

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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rapporti con gli stakeholder interni ed esterni, seguita dall’adozione di certificazioni (ambientale, sociale, di prodotto) e di documenti di reporting socio-ambientale. La realizzazione del Bilancio sociale e/o di sostenibilità è ancora poco diffusa, nonostante la sua rilevanza nel rafforzare la legittimazione sociale dell’impresa, consentendo la veicolazione dei risultati di natura quantitativa e qualitativa agli stakeholder. Quest’ultimo dato risulta essere in controtendenza rispetto a quanto registrato in Cina, in cui si assiste ogni anno ad un aumento considerevole del volume delle relazioni di sostenibilità pubblicate (nei primi 10 mesi del 2012 risultano essere stati pubblicati 1.331 rapporti, un aumento del 63,6% rispetto all’anno precedente). È interessante rilevare che le iniziative di responsabilità sociale si distribuiscono prevalentemente tra due principali aree di intervento: persone e mercato (si veda figura 48). Le aziende italiane hanno maturato la consapevolezza dell’importanza di valorizzare le risorse interne e, soprattutto, di garantire la sicurezza sul luogo di lavoro, anche a fronte di controlli più serrati e di una normativa stringente. L’81% delle imprese dichiara di aver sviluppato azioni a favore dei propri dipendenti volte a migliorare le condizioni di sicurezza e di salute e promuovere equità retributiva e pari opportunità. In seconda battuta, gli interventi più significativi realizzati dalle aziende coinvolte nell’indagine sono dedicati al mercato (marketing responsabile, soddisfazione dei clienti, selezione e controllo dei fornitori). Relativamente agli interventi realizzati in ciascuna area, non si riscontrano particolari variazioni rispetto allo scorso anno. Continua a ricevere un’attenzione particolare la questione di una corretta gestione delle risorse umane, sia locali che espatriati (figura 49). Le tematiche di salute e sicurezza dei lavoratori e di equa retribuzione appaiono essere tra le questioni più urgenti per le aziende, soprattutto alla luce delle recenti normative in materia giuslavorista, con particolare riferimento all’aumento dei minimi salariali in molte zone della Cina per i lavoratori cinesi e in materia di previdenza sociale per i lavoratori stranieri. Questa tendenza risulta condivisa anche da un numero significativo di imprese cinesi che, in base a

quanto si evince dai report di sostenibilità pubblicati, ritengono tali tematiche fondamentali ai fini di un corretto funzionamento dell’impresa. Di grande rilevanza risulta anche la questione dei lavoratori migranti, una delle principali cause dell’alto tasso di turnover che colpisce innumerevoli imprese e verso cui molte imprese di Stato hanno sviluppato specifici programmi di inserimento e di supporto. Nell’area Ambiente risultano prioritarie la gestione sostenibile dei rifiuti e l’adozione di politiche di risparmio energetico (figura 50). Nell’area Mercato, la selezione e valutazione dei fornitori, l’informazione chiara e trasparente su prodotti/servizi e il controllo della catena di fornitura risultano essere le attività prioritarie (figura 51). Nell’area Comunità, oltre la metà delle aziende dichiara di aver realizzato donazioni esponsorizzazioni a supporto di iniziative di carattere sociale e culturale (figura 52). 4.8.2. Gli interventi in programma: opportunità e prospettive L’ampiezza e la complessità del tessuto economico cinese richiedono alle aziende italiane un impegno dal punto di vista sia strategico che operativo. Sebbene l’interesse verso il tema della responsabilità sociale sia particolarmente sentito, si prospettano ampi margini di miglioramento e prospettive per un’effettiva integrazione della Csr nelle strategie aziendali. Nei prossimi anni le aziende coinvolte nell’indagine realizzeranno interventi principalmente in ambito ambientale, volti in particolare a migliorare l’efficienza energetica (71,8%), ridurre l’impatto di prodotti e servizi (59%) e sviluppare nuovi prodotti in grado di limitare le esternalità negative (59%). Altrettanto rilevante la percentuale di imprese che si dichiara intenzionata ad impegnarsi sul fronte della comunicazione e rendicontazione delle performance (59%).

Operare in Cina ha incentivato l'adozione di pratiche

43 43. Operare in Cina ha incentivato l’adozione di pratiche di CSR (% delle aziende)

Abbastanza

46,1%

Indifferente

23%

Molto Per niente Non risponde

44

18% 7,7% 5,2%

I benefici della CSR

44. Benefici della CSR (giudizio da 1 a 5)

Rafforzamento della reputazione aziendale

4,2

Miglioramento delle relazioni con gli stakeholder

4,1

Rafforzamento del senso di appartenenza dei dipendenti

4

Aumento dell’efficienza

3,9

Identificazione e gestione dei rischi reputazionali

3,3

Acquisizione di vantaggi commerciali Migliore accesso al credito

3 2,5

69


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

L'ambito della CSR più significativo

45

Mercato

47. Strumenti di CSR adottati (% delle aziende)

3,9

Ambiente Persone Governance

Gli strumenti di CSR adottati

47

45. L’ambito della CSR più significativo (giudizio da 1 a 5)

3,8

Certificazioni

3,8

Reporting socio ambientale

3,7

Fondazione d’impresa Non risponde

46

Le motivazioni all'origine della CSR 48

46. Motivazioni all’origine della CSR (giudizio da 1 a 5)

4

Motivazioni etiche top management

8,6% 5,7% 1,4%

Le aree di intervento

4

Promozione immagine aziendale

3,8

81,1%

Persone

64,9%

Mercato

Migliori relazioni con gli interlocutori

3,6 3,4

Aumento dell’efficienza Vantaggi commerciali

3,3 2,6

Incentivi fiscali/pubblici

70

11,4%

48. Aree di intervento (% delle aziende)

Maggiore soddisfazione dei dipendenti

Pressioni esterne

28,6%

Partnership sociali

3,6

Comunità

44,3%

Codice etico/di condotta

48,6%

Governance Investimento socialmente responsabile

32,4%

Comunità

32,4%

Non risponde

5,4%

2,2

71


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

49

51

Risorse umane

49. Aree di intervento (% delle aziende)

51. Mercato (% delle aziende)

Salute/sicurezza dei lavoratori

69,2%

Indagine di customer satisfaction

Lavoro irregolare

43,6%

Registrazione e risoluzione dei reclami

Lavoro straordinario

43,6%

Codice di condotta per i fornitori

64,1% 61,5% 43,6%

Sensibilizzazione sui temi della CSR

30,8%

Risorse umane

52

38,5%

Comunità

52. Comunità (% delle aziende)

50. Ambiente (% delle aziende)

Ottimizzazione e riciclaggio dei rifiuti

66,7%

Risparmio energetico

64,1%

Prodotti e/o servizi ecocompatibili

46,1%

Donazioni

60,5%

Sponsorship

60,5%

Partnership per progetti sociali

Mobility management

30,8%

Fondazione d’impresa

Utilizzo fonti rinnovabili

30,8%

Volontariato d’impresa

Packaging sostenibile

25,6%

Sistemi di gestione ambientale

25,6%

Processi di Life Cycle Assesment

77%

Controllo della catena di fornitura

53,9%

Lavoro minorile

84,6%

Informazioni chiare sui prodotti e/o servizi offerti

69,2%

Pari opportunità

72

Selezione e valutazione dei fornitori

87,2%

Retribuzione equa

50

Mercato

Nessuna

39,5% 13,1% 10,5% 18,4%

5,1% 73


53

Gli interventi in programma

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

4.9. Risorse umane: aumentano le sfide

53. Interventi in programma (% aziende)

71,8%

Migliorare l’efficienza energetica Comunicare le performance aziendali in tema di CSR

59%

Migliorare l’impatto ambientale dei prodotti/servizi

59%

Nuovi prodotti/servizi per ridurre/prevenire problemi sociali o ambientali

59%

Valutare il rispetto degli standard sui diritti umani da parte dei fornitori

56,4%

Ridurre le emissioni di gas serra e/o rifiuti inquinanti

74

35,9%

Le risorse umane restano una significativa fonte di preoccupazione per le aziende straniere in Cina. Le principali problematiche includono: • • • •

continua scarsità di personale qualificato ed elevata rotazione; aumento dei salari di riferimento; scelta del management tra locali ed espatriati; previdenza sociale per gli stranieri.

Importanti aziende hanno sottolineato come in non pochi casi hanno dovuto porre un freno alla propria crescita perché non avevano sufficiente personale per poter gestire al meglio tutte le attività. Questa è una situazione che oggi le aziende cercano fortemente di evitare lavorando in maniera articolata e strutturata sui processi di gestione delle risorse umane. Le richieste delle aziende internazionali sono sempre più sofisticate in termini non solo di competenza tecnica, ma anche di competenze gestionali e manageriali. Diventa quindi chiave la capacità di costruire, sviluppare e motivare le persone. Inoltre, le aziende hanno ormai realizzato quanto importante sia, per poter crescere stabilmente sul mercato cinese, avere un team di manager locali. La comprensione di come avere e gestire leadership locale è tema di studio, analisi e di molti tentativi prove-errori. 4.9.1. Carenza di personale ed elevata rotazione Attrarre, sviluppare e mantenere uno staff di persone competenti è la maggiore sfida in tutti i settori dell’economia. La scarsità di profili con abilità tecniche e soft-skill rimane un problema in Cina, nonostante l’aumento del numero di cinesi che si laureano ogni anno e gli sforzi del Governo per incoraggiare coloro i quali hanno studiato all’estero di fare ritorno in Cina. In effetti, il tema della difficoltà a reperire personale viene definito uno dei grandi paradossi della Cina, considerando non solo la dimensione della popolazione ma anche il numero crescente di università e il sempre maggior numero di laureati. Oggi in Cina si contano più di 2.000 università e college per un totale di 5 milioni di studenti che

accedono ad un alto livello di scolarizzazione. Ad evidenza di ciò, il 60% dei diplomati inizia un percorso universitario. Diverse ricerche negli ultimi anni hanno indicato come solo il 30% dei candidati presenti un profilo in linea con le richieste di un’azienda multinazionale: si tratta di una quota relativamente bassa soprattutto per la carenza di competenze trasversali e la scarsa conoscenza della lingua inglese. È importante sottolineare però come questa percentuale sia in rapida ascesa, considerando che da una ricerca effettuata nel 2005 il dato emerso era il 10%. Tra l’altro, la guerra dei talenti non è più semplicemente una battaglia tra multinazionali. Sia le imprese statali che le imprese private cinesi sono oggi alla ricerca di talenti altamente qualificati. Secondo una recente ricerca, il numero di candidati che identificano le società locali come prima scelta sono salite del 5%, mentre la multinazionale è scesa del 10% rispetto a 4 anni fa. I tradizionali elementi di attrattività (brand prestigioso, pacchetto retributivo e opportunità di sviluppo) sono aspetti che anche le grandi aziende cinesi possono offrire, spesso in misura anche maggiore. Infatti, le grandi aziende locali possono offrire un miglior sviluppo di carriera, più a lungo termine, e un pacchetto retributivo di maggiore interesse. Un middle manager cinese, con buona formazione, che lavora in una multinazionale può facilmente trovare in seguito una migliore posizione in termini di titolo e perimetro di responsabilità, nonché un più alto pacchetto retributivo in un’azienda locale. Inoltre in un’azienda cinese i manager trovano spesso un ambiente di maggior fiducia e comprensione, nonché maggior allineamento in termini culturali, di ambiente di lavoro e prospettiva. Come riportano molte indagini ed interviste, i manager locali sottolineano spesso la frustrazione nel dover far capire al management straniero il perché di certe azioni o di certe attività strettamente legate alla cultura cinese. Questa costante ricerca di manager locali ha evidentemente causato un’impennata dei pacchetti retributivi e conseguentemente dei costi che le aziende devono affrontare. Oltre ad una carenza di competenza tecnica, viene spesso evidenziata una problematica, che

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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preoccupa maggiormente, relativa alle soft skills (vengono indicate in particolare etica lavorativa, lavoro di squadra, comunicazione). In parte questo tipo di problematica può essere legata, in fase di selezione, alla difficoltà di far emergere leadership e altre competenze in una lingua che non è la propria lingua madre. Anche per questo, si stanno utilizzando sempre più frequentemente strumenti di selezione e valutazione più accurati, come la behavior-based interview. In termini più generali, c’è anche da considerare che l’apertura della Cina è avvenuta circa una trentina di anni fa e costruire un pool di talenti, aperti al nuovo e capaci di portare innovazione, è un processo lungo e articolato. Va aggiunto che non sempre i migliori studenti sono necessariamente i migliori in ambito lavorativo: spesso mancano di pragmatismo, disponibilità e apertura al nuovo, umiltà e motivazione, oltre ad avere aspettative molto alte circa posizione, percorso di crescita e retribuzione di partenza. Una nota positiva arriva da recenti ricerche che sottolineano come questa situazione stia lentamente migliorando, fondamentalmente per le seguenti ragioni: a) molti studenti cinesi studiano all’estero (+30%). I cinesi rappresentano il gruppo più numeroso tra gli studenti stranieri nelle università degli Stati Uniti; b) il sistema universitario cinese (bachelor e master degree) sta rapidamente migliorando e posizionandosi più in linea rispetto alle aspettative del mondo dell’impresa sia attraverso l’utilizzo di materiale formativo dei corsi delle più importanti università sia attivando percorsi di scambio; c) il crescente numero di multinazionali sul territorio sta formando un pool di manager più allineato a processi, metodi e strumenti delle aziende multinazionali e quindi più vicini alle loro aspettative. Per contro anche la domanda di talenti cresce, per le seguenti ragioni: a) sempre più aziende straniere guardano alla Cina come primo investimento, come centro d’approvvigionamento, come base produttiva e/o come mercato potenziale da conquistare; b) le aziende, come precedentemente detto, stanno cercando di localizzare sempre di più il loro personale, incrementando la percentuale di manager locali;

c) la crescita del mercato in termini non solo di dimensioni ma soprattutto di complessità richiede la ricerca di manager di alto profilo, in termini di potenziale ed esperienza. Una soluzione a breve termine per le multinazionali è stata quella di utilizzare programmi di tirocinio, ma una risposta a lungo termine non può che essere quella di adattare il sistema educativo alle esigenze delle aziende, sebbene le stesse imprese potrebbero adeguarsi alle risorse umane generate dall’attuale sistema. In una situazione di scarsa compatibilità tra domanda e offerta di lavoro, le aziende si trovano di fronte alla scelta di formare o di acquisire talenti: un’opzione è perciò quella di coltivare le risorse interne e l’altra quella di sottrarre profili di talento dai concorrenti. La nostra esperienza ci aiuta a comprendere le aspettative in grande mutamento dei professionisti cinesi e ciò è utile per attrarre e conservare i migliori talenti. Tra questi, la generazione più talentuosa e ricercata è quella dei nati tra il 1975 ed il 1987. Molti di questi sono al momento alla ricerca di basi solide per il futuro e stanno mettendo su famiglia e perciò sono in una fase critica della loro carriera professionale. L’intensità e il ritmo della competizione nell’attuale mercato del lavoro hanno generato enormi pressioni su questa generazione di professionisti. In risposta a ciò, essi sono alla ricerca di un equilibrio tra lavoro e vita privata. Per andare incontro a queste aspettative di vita, molte multinazionali offrono soluzioni miranti a consentire un equilibrio tra le responsabilità professionali ed i doveri familiari. Le opzioni includono orari settimanali flessibili, la possibilità di lavorare da casa, lavoro part-time, strutture e servizi di assistenza all’infanzia, consulenza familiare, l’istituzione dell’aspettativa e il sostegno all’istruzione. Se le aziende non si mostrano proattive nell’aiutare i dipendenti a trovare un equilibrio tra la vita professionale e privata, questi dovranno affrontare il problema dell’alternativa tra lavoro e famiglia e come è evidente - si tratta di una sfida soprattutto per i migliori talenti femminili. Inoltre, poiché più della metà dei professionisti ha ricevuto offerte di lavoro negli ultimi dodici mesi, la maggior parte dei professionisti nel nostro campione sostiene di avere fiducia nelle opportunità di lavoro per il 2012-2013. È interessante notare-

che la maggior parte ha anche affermato nel 2012 di essere disponibile a trasferirsi per motivi di lavoro. Questi soggetti sono generalmente tecnici con un ottimo background educativo oppure funzionari di medio livello con esperienza ed una buona conoscenza della lingua inglese. Dal nostro osservatorio, il tasso medio di turnover rimane elevato, al 15%. In generale, il settore dei servizi va incontro a tassi di rotazione più alti rispetto alla manodopera, rispettivamente del 20% e dell’8%. I manager del settore vendite, marketing e acquisti stanno sperimentando tassi di rotazione molto alti, intorno al 25%. In aggiunta, continuerà a sussistere una mancanza cronica di personale qualificato in posizioni chiave in ambito tecnico e commerciale. In risposta a tutte queste sollecitazioni del mercato, è fondamentale per le multinazionali sviluppare dei sistemi di gestione e sviluppo che rendano le proprie realtà ambienti più attrattivi per i talenti locali. È necessario quindi individuare e mettere in atto sistemi di retention creativi e innovativi per le persone chiave. Come spiegano società di executive search localizzate in Cina, tra queste l’italiana Consea, in fondo fare retention è comunque meno costoso che riaprire un processo di selezione. Uscire dalla logica del “comprare” talenti per entrare nella logica del “costruire” la squadra, significa ragionare in termini di formazione, sviluppo e sistemi premianti, creando senso di responsabilità e di appartenenza. Alcuni esempi possono essere la global rotation, training interni ed esterni in collaborazione con le migliori università e business school, incentivi monetari, esperienze internazionali (“reverse expat program” – esperienze presso gli Headquarters o altri paesi – oppure affiancamenti con manager stranieri). Le strategie per combattere la rotazione variano comunque notevolmente a seconda del settore. A titolo di esempio, un’azienda Fortune 500 di Shenzhen ha adottato la strategia di mettere a disposizione dei dipendenti dormitori dotati di centro ricreativo, pasti gratuiti e attività sportive e ciò ha garantito la riduzione del turnover, in quanto i dipendenti si adattano a questo stile di vita e non soffrono la lontananza da casa. Per citare un esempio italiano, anche Vibram nella Provincia del Guangdong ha adottato una strategia analoga nel

proprio Centro tecnologico. Il senso di sicurezza, comodità e appartenenza all’azienda che viene favorito da questi benefit garantisce alle imprese di mantenere al minimo fisiologico il tasso di rotazione e di migliorare anche la produttività del lavoro. 4.9.2. Manager espatriati vs manager locali Negli ultimi anni la strategia delle aziende internazionali è andata verso una sempre maggiore localizzazione sul mercato, che passa anche attraverso la riduzione del numero di personale non cinese. Dai dati raccolti si evince con chiarezza una crescente tendenza alla localizzazione delle risorse umane da parte delle aziende italiane, che va progredendo in maniera decisa. Secondo le nostre stime e la nostra esperienza, negli ultimi anni soltanto il 5-6% delle ricerche di personale riguarda manager stranieri, e sempre più spesso in posizioni C-level o in ruoli dove è centrale la creatività o l’attitudine al rischio. In altri casi, anche le posizioni da top executive sono sempre più spesso coperte da manager locali. Questo significa che si può considerare terminata, o quantomeno in conclusione, la fase storica in cui le imprese definivano pacchetti retributivi fortemente attrattivi per gli espatriati. Alla tradizionale formula dell’espatrio, le aziende italiane ed europee stanno inoltre sostituendo formule contrattuali ibride come l’in-path, ovvero l’assunzione di cittadini non cinesi con contratto locale ma mantenendo alcuni dei benefit riservati agli espatriati, o l’half-path, la dislocazione, sia contrattuale sia logistica, del personale tra l’headquarter e la filiale cinese. La scelta di localizzare è solo in parte legata ad una necessità di riduzione dei costi, ma molto più strettamente associata alla difficoltà di trasferimento di best practice da altri Paesi e alla difficoltà di comprensione delle abitudini, delle logiche e di molti aspetti culturali. Dalle analisi retributive dell’ultimo anno è infatti emerso che il costo del lavoro è a favore del personale locale solo nel caso di profili junior e di medio livello. Il top management locale ha oggi infatti un costo paragonabile alla sua controparte straniera. Tra l’altro, sempre più spesso la componente di benefit oggi pesa in maniera importante anche

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

sul personale locale: bonus, incentivi sulla permanenza, casa, giorni di vacanza e spesso anche l’auto sono parte del pacchetto, oggi strumento di negoziazione e di retention. Citiamo a tal proposito la battuta di un Ceo di un’importante azienda multinazionale in Cina: “If you think that China is a cheap place for labour, think again!”. In conclusione, per le aziende che vogliono rimanere in Cina e rimanere competitive, il talent management è stato e sempre più sarà la chiave del successo. Recruiting (sapere quali skill sono necessarie e dove trovarle), sviluppo (training mirati e personalizzati e percorsi di carriera definiti chiaramente) e retention dei talenti saranno le tre leve primarie su cui lavorare per la costruzione di un gruppo capace di fare la differenza.

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4.9.3. La localizzazione degli espatriati: le sfide in uno scenario di transizione Se è vero che l’approccio delle multinazionali nei confronti degli espatriati è mutato nel corso degli anni, è altrettanto vero che la stessa esperienza degli espatriati in Cina si presenta meno appetibile a causa di un costo della vita crescente (in relazione all’inflazione e all’apprezzamento del renminbi). Tuttavia la necessità e la richiesta di competenze specialistiche continua ad essere alta e ci sono sempre nuove aziende che si confrontano con il mercato cinese cogliendo nuove e diverse opportunità: questo crea comunque una domanda per profili expat. La mobilità internazionale in Cina si colloca all’interno di una tendenza più generale delle aziende che cercano un approccio flessibile alla definizione delle modalità organizzative (short-term, “local foreigners”, “virtual teams”) e del trattamento economico complessivo. La specificità del mercato cinese tende peraltro a privilegiare soluzioni di assegnazione di medio-lungo periodo (2/3 anni) piuttosto che assegnazioni di breve periodo (short-assignment di 3/6 mesi anche ripetuti). La prassi che si sta sviluppando in questi anni evidenzia un prolungamento delle assegnazioni per periodi più lunghi (3/5 anni) e un cambiamento quindi anche dei modelli contrattuali e delle politiche retributive per tali gruppi: si sta creando una popolazione di c.d. “Local foreigners”, cioè di lavoratori stranieri che hanno deciso di risiedere

in Cina per periodi consistenti da subito oppure soluzione più frequente - successivamente ad un primo periodo di assegnazione distaccati dal Paese di origine. La localizzazione comporta di norma l’interruzione del rapporto di lavoro con la società di origine e la definizione di un contratto di lavoro esclusivo con la società cinese presso la quale tali lavoratori operano. La localizzazione determina una nuova definizione del trattamento economico del lavoratore che prevede il venire progressivamente meno delle indennità connesse con l’espatrio e dei principali benefit. Il contenimento dei costi deve però garantire all’espatriato il mantenimento di un tenore di vita adeguato e intervenire su nuovi aspetti che potranno assumere maggiore rilevanza nel nuovo contesto. Le indennità di espatrio verranno parzialmente assorbite nella retribuzione, in quanto si presume che i fattori di disagio e di differenziale del costo della vita saranno in generale compensati rispettivamente da una prolungata permanenza e da una sviluppata “ability spending”, che ha portato i lavoratori ad adeguarsi ad un diverso modello di consumi. Da una recente indagine di ECA International, che ha confrontato il mercato retributivo degli espatriati in Cina con il mercato locale tra il 2007 e il 2012, emerge come il divario salariale in termini di netto totale (senza importi variabili e benefit) tra un espatriato ed un locale si è ridotto notevolmente, soprattutto per la popolazione di middle e top management (si veda figura 54). Un’altra sfida per le aziende consiste nel gestire i benefit tipici dell’espatrio nella proposta di localizzazione: alloggio, scuola per i figli, assicurazioni. Per tali benefit le aziende spesso adottano una riduzione progressiva (c.d. “phase out”) sino al completo annullamento nell’arco di un paio di anni. I temi sui quali i “local foreigners” e le aziende si stanno interrogando riguardano la contribuzione a forme pensionistiche alternative a quelle obbligatorie e la fornitura di assicurazioni mediche che consentano un’adeguata copertura sanitaria al lavoratore e al suo nucleo familiare nel Paese di residenza. Nel corso del 2012, è stata data attuazione, seppure non in tutte le città della Cina, alla nuova normativa cinese che ha obbligato anche i lavoratori stra-

nieri a contribuire al sistema di sicurezza sociale nel Paese (si veda paragrafo 4.12 relativamente al tema fiscale). Tale sistema però non garantisce adeguati benefici al momento e dovrà essere opportunamente implementato per disciplinare alcuni specifici vincoli che si applicano al personale straniero e in particolare: - il beneficio di sussidi di disoccupazione in presenza di una normativa sull’immigrazione che non consente il soggiorno in Cina a chi non ha un contratto di lavoro; - l’impossibilità di attivare, allo stato attuale, un regime di convenzione per le strutture medicosanitarie internazionali (private) in cui gli stranieri principalmente si indirizzano, anche per una questione di maggior comprensione linguistica. Inoltre ricordiamo che Italia e Cina non hanno sottoscritto un accordo di sicurezza sociale e i lavoratori italiani, anche se localizzati, dovranno continuare a contribuire al sistema di previdenza obbligatorio italiano, instaurandosi così di fatto una doppia contribuzione. La continuità della contribuzione obbligatoria italiana, che deve essere garantita dalle aziende cinesi ai sensi della L. 398/87, in particolare se controllate da aziende italiane, rappresenta sicuramente una leva importante nelle decisioni di trasferimento di lungo periodo. L’applicazione della contribuzione italiana avviene mediante la nomina di un rappresentante previdenziale italiano da parte della società cinese che quindi fornisce ai propri “local foreigners” italiani un benefit aggiuntivo che li garantirà almeno fino alla sottoscrizione di un apposito accordo di sicurezza sociale tra Italia e Cina. Tuttavia anche il sistema previdenziale italiano è andato incontro a molteplici revisioni che limitano i benefici pensionistici e rendono quindi necessario pensare a soluzioni complementari e integrative, che prevedano una rendita sostenibile con le esigenze future. In tal senso, le aziende stanno valutando diversi strumenti che soddisfino questa esigenza: si parla quindi di “International pension plan”. La scelta di un piano di questo tipo deve tenere conto di diversi fattori quali: flessibilità, costi iniziali e di amministrazione, facilità di implementazione, obiettivi di investimento e fiscalità. Questi piani di previdenza integrativa possono essere quindi inseriti all’interno di politiche più

generali di retribuzione anche in un’ottica di mantenimento del proprio personale in azienda per determinate categorie di lavoratori sui quali l’impresa intende investire, anche attraverso lo sviluppo di una carriera internazionale. 4.10. Il prossimo boom dei consumi: opportunità nelle città di bassa fascia Oltre un miliardo di persone, circa il 70% della popolazione cinese, vivrà approssimativamente in 600 città entro il 2035, in confronto al 50% di oggi, aumentando la popolazione urbana cinese di 350 milioni di abitanti. A quel punto, si prevede che 221 città cinesi avranno una popolazione con più di un milione di persone. Attualmente, la Cina oggi ha circa 100 città di questo tipo, l’Europa 35 e gli Stati Uniti 9. Durante il secondo quarto del 2010, la Cina ha sorpassato il Giappone quale seconda economia al mondo, coronando una crescita lunga trent’anni. Ci si aspetta che la Cina superi gli Stati Uniti diventando l’economia più importante entro il 2020. I consumi sono al momento sostenuti dall’incremento del reddito disponibile e dalla crescita esplosiva dei segmenti medio-bassi della classe media (redditi tra i 4 mila e i 12 mila dollari all’anno) che rappresentano la maggioranza delle popolazione in queste 600 città. Questo amplia enormemente le dimensioni del mercato per molti beni di consumo, ma pone anche nuove sfide in termini di offerta, marketing, distribuzione e competizione. Le aziende cinesi stanno diventando estremamente competitive nel servire questi mercati emergenti, mentre le aziende straniere rischiano di perdere il contatto con i loro concorrenti locali, di farsi sfuggire quote di mercato e di diventare attori non protagonisti. È opportuno che le aziende valutino se le loro attuali strategie siano adatte ai cambiamenti in atto nel mercato ed esplorino modi per rispondere a questa crescita delle città emergenti. Tra le questioni aperte potremmo considerare l’efficacia delle modalità di ricerca di mercato oggi utilizzate, la necessità di espandersi a livello regionale, l’identificazione dei segmenti urbani con maggiore potenziale, l’efficienza della distribuzione locale, la modalità di approccio ai tradizionali canali commerciali e alle forze di vendita.

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Punti ECA

Salari espatriati

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54. Salari degli espatriati e del lavoratori locali, 2007, 2012 - Fonte: ECA International

2007

2012 Expat - Quartile inferiore

Expat - Media NTHP (dopo accomm)

Expat - Quartile inferiore

Expat - Media NTHP (dopo accomm)

Expat - Quartile superiore

Locale - Media TNCP (dopo accomm)

Expat - Quartile superiore

Locale - Media TNCP (dopo accomm)

230.000

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220.000

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210.000 1.400.000

200.000

1.500.000

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1.300.000

1.400.000

180.000

1.200.000

170.000

1.300.000

220.000 200.000 180.000

1.100.000

160.000

160.000

1.100.000

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140.000

1.000.000

130.000 120.000

900.000

110.000

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Rmb annuali

1.000.000

dollari Usa annuali

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1.200.000

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700.000 100.000

600.000 500.000

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70.000 500.000

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dollari Usa annuali

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Punti ECA

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Punti ECA

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Nota: Expat-NTHP (net take home pay) - Stipendio totale al netto delle imposte espresso in valuta locale quando necessario. Sono stati dedotti contributi pensionistici e di alloggio. Locale-TNCP (total net cash pay) - Stipendio totale al netto delle imposte che include il salario base ed esclude bonus associati alla performance nonchè altri benefit ed indennità. I dati netti 2012sono calcolati deducendo le tasse sul reddito ed i contributi locali per la previdenza sociale sulla base dell’assunzione che l’impiegato sia sposato con due figli.

Expat - Quartile inferiore

Expat - Media NTHP (dopo accomm)

Expat - Quartile superiore

Locale - Media TNCP (dopo accomm)

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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Per la maggior parte delle aziende internazionali che cercano di espandersi nelle città di fascia più bassa, può avere senso utilizzare una città più grande come trampolino di lancio verso le città più piccole che si trovano nelle vicinanze, alla ricerca di sinergie operative e al fine di studiare la trasferibilità di proposte e modelli vincenti. La prossimità all’hub di una grande città rende più agevole e realizzabile l’espansione della forza vendita, la gestione di network di distribuzione già esistenti e l’identificazione di nuovi canali, oltre ad agevolare le operazioni di logistica e stoccaggio. Quando si tratta di espandersi in città più piccole, le aziende internazionali di beni di consumo hanno molto da imparare dalle loro controparti locali. Non si tratta di copiare i loro modelli né le loro capacità, ma di sviluppare nuove idee che permettano loro di avere successo autonomamente. È opportuno che le aziende straniere si dedichino a monitorare i mercati e le tendenze in atto a livello locale, al fine di individuare nuovi concorrenti che possano emergere nelle città minori. I competitor cinesi possono rappresentare sia minacce competitive sia obiettivi di potenziali acquisizioni. In questo contesto, le aziende cinesi stanno emergendo in molti settori, tra cui alimenti confezionati, alimenti istantanei, bevande energetiche, bevande a base di tè, ristoranti quick-service, bar, condimenti e aromi, prodotti per l’infanzia e per la cura personale, elettronica, elettrodomestici, abbigliamento e calzature, fino alle automobili. Queste aziende sono abili nell’identificare nuove nicchie di mercato e a sviluppare rapidamente nuovi prodotti per colmare i bisogni emergenti, imparando e adattandosi alle dinamiche del mercato. Lo sviluppo del mercato dipende evidentemente dai canali di vendita al dettaglio disponibili. Mentre i canali moderni sono in crescita, ci si attende che i canali tradizionali resteranno importanti per i prossimi 5-10 anni, soprattutto nelle piccole città. Gli operatori del settore Fmcg (fast moving consumer goods) hanno compreso che la disponibilità e la visibilità dei prodotti sono fattori di successo nei canali tradizionali, e molti di coloro che hanno cercato di trasferire le funzioni di merchandising ai propri distributori le stanno reintegrando inhouse. Nella maggior parte dei casi, i rappresentanti di vendita che operano nei canali tradizionali

Città emergenti

dovranno dedicare le proprie risorse ed energie esclusivamente a questi, in modo da accelerarne lo sviluppo, consolidare il proprio posizionamento e generare ulteriore esperienza. Di conseguenza, è necessario che le aziende Fmcg prendano ad esempio lo stile delle forza di vendita cinesi più tradizionali. I piani di go-to-market variano notevolmente all’interno del Paese, e parte della sfida sta nel trovare un equilibrio tra una solida cornice nazionale e variazioni su base locale.

55. Le città emergenti - Fonte: Analisi InterChina Consulting

4.11. Fusioni e acquisizioni: previsioni per il 2013

3. Prefecture Level

4.11.1. Uno sguardo al 2012 Le operazioni nazionali ed internazionali di fusione ed acquisizione hanno toccato nel 2012 il livello più basso degli ultimi cinque anni, ma prevediamo che l’attività possa rimbalzare nel 2013, grazie al migliore contesto economico, all’attività di consolidamento già descritta e alla riduzione dell’incertezza politica con la fine della transizione politica. Nel 2012 sono state realizzate 4.115 operazioni in entrata ed in uscita in relazione al mercato cinese, per un totale di 199,5 miliardi di dollari, con un calo del 9% in termini di valore e del 26% in termini di volume. Prevediamo una crescita del valore in tutti i settori, con riferimento alle operazioni in entrata, in uscita e tra attori locali. Secondo dati Thomson Reuters, sono state 3.578 le operazioni di M&A in entrata e locali, per un valore di 121 miliardi di dollari; di queste, 2.953 (97,1 miliardi di dollari) sono state di carattere industriale (un calo del 28% rispetto al 2011) e 805 (24,4 miliardi di dollari) di carattere finanziario (da parte di fondi venture capital e di fondi di private equity). Le operazioni industriali locali (acquirente e target locale) sono state 2.667 per un valore di 88 miliardi di dollari, mentre le operazioni che hanno coinvolto acquirenti esteri sono state 286, per un valore di 9,1 miliardi. In futuro, ci aspettiamo che lo Stato promuova ulteriormente la ristrutturazione e l’upgrading industriale, con l’obiettivo di eliminare le strutture produttive più arretrate e accelerare contestualmente la concentrazione dei complessi industriali. Inoltre, prevediamo ulteriori politiche di sostegno e di guida finalizzate all’accelerazione

Administrative Divisions

City Tiers Tier 1

2. Provincial Level

4. County Level

Tier 2

Tier 3

Tier 4

Tier 5

Tier 6

Tier 7

Municipality 4 4

15 15

Sub - Provincial City

19 Prefecture - Level City 19

Cities

254 Provincial Capital 254

Sub - Prefecture City

8 8

5. Township Level 6. Village Level

delle attività di M&A a livello locale. Un consolidamento nei settori del consumo al dettaglio, immobiliare, sanitario, chimico e industriale sosterrà l’attività di M&A locale nel 2013. Nonostante il numero di operazioni M&A abbia mostrato un calo, seppur contenuto, da 206 operazioni nel 2011 a 191 operazioni nel 2012, il valore delle operazioni in uscita è cresciuto del 54%, raggiungendo un totale di 65,2 miliardi di dollari, circa un terzo del totale delle operazioni inbound e outbound che hanno coinvolto il mercato cinese, la più alta proporzione mai registrata. 4.11.2. Consolidamento industriale e scenario operazioni M&A 2013 La sovracapacità nel settore industriale è un problema non nuovo, che colpisce vari settori industriali e che sta creando sempre maggiori problemi, soprattutto alla luce di un contesto internazionale di crisi in cui è ridotta la domanda dai principali mercati per i prodotti cinesi. Il piano di stimolo

366 County 366 1,464 County - Level City 1,464

19,522 19,522

Towns & Villages

14,677 14,677

Town Township 623,699 623,699

Village

all’economia cinese del 2008-2009 ha aggravato questo problema, con nuova ed inutile capacità produttiva aggiunta in molti settori industriali. La situazione comparativa della Cina rispetto ad Usa ed Europa e alla media globale (si veda figura 1) è illustrativa della situazione ad oggi. L’inefficienza nell’utilizzo della capacità industriale ha gravi effetti sull’andamento dell’economia cinese. Oltre a trascurare o ignorare del tutto le normative e gli standard ambientali e del lavoro, le aziende in settori con eccesso di capacità scontano profitti estremamente ridotti e non hanno le risorse necessarie da investire in progetti di ricerca e sviluppo. Inoltre con le banche di Stato, che spesso finanziano le imprese di Stato in settori in cui viene aggiunta inutile capacità, vi è il rischio di contrarre sempre maggiori crediti inesigibili. Essendo la Cina integrata nella catena del valore internazionale, i problemi sofferti dall’economia cinese si manifestano anche in altre economie e settori. La figura 2 mostra i settori dove vi è un problema di scarso

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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utilizzo di capacità industriale, tra questi i settori che versano nelle peggiori condizioni sono quello dei fertilizzanti (urea), metanolo, cellule fotovoltaiche, turbine eoliche. Questa sovracapacità industriale stimolerà il consolidamento in molti settori industriali: per le imprese dei settori coinvolti, l’alternativa alla fusione sarebbe esclusivamente la chiusura. In questo momento vi sono molte imprese inefficienti e di taglia contenuta, ma nonostante un forte incentivo statale a favorire il consolidamento si continuano ad osservare barriere quali il protezionismo tra località, il ridotto numero di target d’acquisto per le continue aspettative di profitti in un contesto economico in crescita come quello cinese e la scarsa abitudine delle imprese cinesi a considerare le opportunità di crescita non organiche tramite fusioni e acquisizioni. Il CeSIF prevede che nei prossimi cinque anni la Cina vedrà un periodo di consolidamento industriale, che caratterizzerà quasi tutti i settori che scontano l’eccesso di capacità produttiva. I principali driver dell’ondata di consolidamento sono i seguenti: il cambiamento di modello dell’economia cinese verso un’economia basata sui consumi; le pressioni sociali ed ambientali; i governi locali che stanno esaurendo gli strumenti a disposizione per proteggere le proprie imprese locali (ad esempio minori risorse finanziarie derivanti da un debito pubblico locale crescente) ed infine un sistema creditizio che valuterà meglio i progetti d’investimento. Ad un livello micro, potranno favorire il processo di consolidamento le difficoltà di molte imprese ed un rallentamento della crescita, oltre alla maggiore abilità ed opportunità di accedere ai mercati dei capitali. Il processo di consolidamento tramite operazioni di fusione e acquisizione avrà un impatto diverso nei vari settori industriali. Nel settore alimentari e bevande il consolidamento sarà determinato dall’obiettivo di alcune imprese di raggiungere posizioni dominanti in alcune categorie merceologiche, ma sarà anche trainato da un’accelerazione verso lo sviluppo di marchi e di prodotti, dal garantirsi maggiore accesso alla distribuzione, oppure dall’integrazione dei propri fornitori. Un altro fattore che potrà incidere su maggiori operazioni di fusione e acquisizione sono le azioni in uscita dei

fondi di private equity da aziende partecipate. Tra i sub-settori più dinamici segnaliamo: ingredienti di base, condimenti e aromatizzazione, snack e dolciumi, catene di ristoranti. Nel settore sanitario gli standard GMP (Good manufacturing practices) impongono alle imprese costi di produzione maggiori, che potranno mettere in difficoltà le imprese di taglia minore e favorire l’acquisto da parte di grandi player locali ed esteri. Un altro vettore di consolidamento potrà essere l’acquisto di aziende che già detengono registrazioni della SFDA, la State Food and Drug Administration cinese, quale scorciatoia dei nuovi entranti nel mercato. Sempre per il settore farmaceutico ci si può anche attendere integrazioni a valle della catena del valore, con acquisti di canali di distribuzione da parte dei principali operatori nel settore manifatturiero. Per quanto riguarda il settore delle attrezzature medicali, è continuo il processo di consolidamento tra i produttori nonché l’acquisizione di canali di distribuzione, al fine di raggiungere quote più importanti del mercato. Nel settore automotive non è prevista un’accelerazione del processo di consolidamento, che è già in atto da qualche anno. Il principale motivo sono le elevate barriere regionali e provinciali che potranno ostacolare operazioni di M&A. Tra i sub-settori più interessanti permane quello della componentistica (sebbene l’attività prevista sarà moderata) ed il settore dei servizi a valle della catena del valore, distribuzione e post-vendita in particolare. Nel settore chimico, il processo di consolidamento sarà il risultato di attività di fusione e acquisizione miranti ad ampliare il portafoglio di marchi e prodotti nel mercato, con le imprese cinesi in particolare che cercheranno di modernizzare le proprie strutture e operazioni e di stringere alleanze, anche tramite l’acquisto di quote di partecipazione a valle e a monte della catena del valore. Le loro operazioni, come quelle di alcune multinazionali che hanno una presenza strutturata nel Paese, saranno finalizzate anche a compiere attività di M&A per prevenire l’ingresso di nuovi entranti nel mercato. Particolarmente dinamico sarà il settore dei prodotti chimici ad alto contenuto tecnologico, in quanto il settore petrolchimico nel 2013 vedrà un’enfasi sull’innovazione e sulla crescita di alcuni

settori avanzati, come quello dei nuovi materiali, delle nuove energie e dell’ingegneria chimica applicata al carbone. Nel settore dei macchinari, il processo di consolidamento vedrà soprattutto l’attivismo delle imprese cinesi che mirano a presentarsi competitive nell’arena globale. In considerazione della crescita di protezionismo in questo settore, alcune imprese multinazionali troveranno utile legarsi ad imprese locali. Un altro driver rilevante di operazioni M&A sarà la second brand strategy con alcuni operatori di fascia medio-alta che si concentreranno su nuovi segmenti del mercato acquisendo il controllo di altri marchi. Saranno soprattutto le imprese private ed alcune imprese di Stato cinesi a muoversi per realizzare possibili acquisizioni all’estero, con l’appoggio delle autorità e delle banche cinesi. Per quanto concerne il settore del retail, il principale driver per il consolidamento sarà l’esigenza da parte degli operatori di una distribuzione radicata a livello nazionale con l’espansione verso città di fascia inferiore e verso l’interno del Paese, con l’intenzione di acquisire canali di distribuzione in location privilegiate. Vi è anche la possibilità di un rapido allargamento al settore e-commerce, acquisendo o trovando accordi di fusione con attori già presenti nel settore. Si ritiene che vi sia inoltre la possibilità di un consolidamento da parte degli operatori di dimensioni relativamente contenute, in anticipazione di eventuali acquisizioni da parte dei principali player del settore. A partire dal 2012, il processo di consolidamento ha visto un’accelerazione. La crescita non organica sarà sempre più considerata come un modello di sviluppo alternativo per l’espansione in Cina anche per le imprese locali. È perciò di importanza strategica determinare al più presto se essere partecipanti attivi di questo processo oppure se esserne osservatori. È chiaro che il consolidamento in Cina non avrà solamente un impatto locale, ma anche una rilevanza globale. Il processo di consolidamento crea quindi delle opportunità, ma necessiterà di una strategia proattiva da parte delle aziende multinazionali. Occorrerà valutare i rischi di sovracapacità derivanti da una crescita organica. È inoltre necessario tenere sempre in considerazione la competizione locale ed internazionale ed il posizionamento di

lungo termine della propria azienda, anche perché le operazioni di alcuni player determineranno un effetto a catena anche per gli altri attori. 4.11.3. Ide all’estero e scenario M&A in uscita per il 2013 Il flusso netto degli investimenti diretti cinesi verso l’estero nel 2011 ha raggiunto quota 74,65 miliardi di dollari Usa, con una crescita del 7,81% rispetto al dato del 2010, pari a 68,81 miliardi di dollari Usa (si vedano figura 34 e tabella 2). Alla fine del 2011, lo stock di investimenti diretti all’estero ha raggiunto un totale di 366 miliardi di dollari contro i 317 miliardi di dollari del 2010, localizzati in circa 180 Paesi del mondo. Nel 2011, la Cina ha raggiunto il nono posto quale fonte di flussi e il quindicesimo in termini di stock di Ide nel resto del mondo. L’Asia continua a rappresentare la destinazione prioritaria di flussi di Ide cinesi e ne riceve il 61% del valore nel 2011, contro il 16% dell’America Latina, mentre Usa ed Europa stanno crescendo rapidamente come target d’investimento cinese, in media del 22% annuo tra il 2003 ed il 2011. Nel 2012 le operazioni M&A cinesi verso l’estero hanno raggiunto i 65,2 miliardi di dollari, un dato record, con una crescita del 54% rispetto al 2011, nonostante una diminuzione del numero di accordi annunciati da 206 nel 2011 a 191 nel 2012 secondo dati Thomson Reuters. Le operazioni di M&A in uscita da Hong Kong, che spesso coinvolgono operatori in realtà della Cina continentale, sono state 166, per un valore totale di 12,8 miliardi di dollari. I principali settori sono stati: minerario ed energetico, manifatturiero e finanziario da parte delle imprese di Stato e consumer, entertainment per le imprese private (ad esempio l’acquisizione da parte di Dalian Wanda Group del colosso AMC Entertainment Usa). Ricordiamo tra le più importanti acquisizioni quella di Ferretti, azienda di yacht italiana, da parte di Weichai (Shandong Heavy Industries). Nel settore dei macchinari da costruzione sono da evidenziare due operazioni: l’acquisizione da parte di Sany Heavy Industry, con il sostegno di Citic, della società tedesca Putzmeister (360 milioni di euro) e l’acquisizione da parte di un altro operatore del settore cinese, XCMG, del 52% della tedesca Schwing. Questo conferma che l’acquisizione dell’italiana CIFA nel 2008 da parte di

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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Changsha Zoomlion, con l’assistenza di fondi private equity, ha portato i competitor cinesi di quest’ultima ad attivarsi in operazioni di M&A all’estero. Prevediamo un trend in crescita nel 2013. L’attività di M&A cinese verso l’estero è tutto sommato ancora ai suoi inizi. Non si è ancora giunti ad una domanda proporzionale alla crescita e alla scala dell’economia cinese e l’attività M&A è rimasta relativamente costante nel corso degli ultimi cinque anni. L’incremento delle operazioni di M&A verso l’estero è trainato principalmente dal dinamismo economico del Paese, che ha vissuto più di trent’anni di costante crescita del Pil ad un tasso superiore al 9% annuo, oltre che dalla necessità di identificare un nuovo motore di crescita per sostenere il Pil in futuro. L’aumento del costo del lavoro e le difficoltà del commercio internazionale hanno messo sotto pressione i margini di profitto delle aziende cinesi. In virtù della competizione interna e in considerazione della necessità di migliorare i propri margini tramite la transizione verso la produzione a più alto valore aggiunto, molte imprese cinesi vanno alla ricerca di piattaforme di produzione efficienti in altri Paesi, oppure vicino ai propri clienti principali. In questo modo, rispetto ad una crescita esclusivamente organica, le operazioni M&A all’estero garantiscono alle imprese cinesi (soprattutto ai leader nei vari settori industriali) un modo per espandere la propria capacità produttiva e insieme ampliare il proprio mercato. In aggiunta, dopo dieci anni di sviluppo commerciale e di accumulo di risorse è aumentata oggi la capacità delle imprese cinesi di poter sostenere investimenti esteri anche senza il supporto delle banche cinesi, che del resto non è mai mancato alle imprese statali e parastatali. La continua incertezza nei mercati, che contrasta con la crescita relativamente sostenibile dell’economia cinese, potrebbe rappresentare negli anni a venire uno dei maggiori fattori di crescita dei flussi di M&A all’estero. Da sempre, è l’esposizione ai mercati esteri, più che gli investimenti in ricerca e sviluppo, a stimolare la crescita della produzione delle aziende cinesi ed un rinnovamento continuo dell’offerta di prodotti. Gli accordi M&A all’estero di dimensioni piccole e medie vedranno un aumento significativo nel me-

dio periodo. La prima ondata di M&A cinesi verso l’estero, che si focalizzava sull’acquisizione di risorse naturali fuori dal Paese, è stata condotta dalle principali imprese cinesi di proprietà dello Stato. Recentemente, sempre più imprese di proprietà delle autorità locali o del tutto private hanno sperimentato operazioni M&A, acquisendo attività all’estero nei settori manifatturiero, auto, alimentare, agricolo, sanitario, petrolchimico, telecomunicazioni e finanziario. Prevediamo che le attività M&A cinesi vedranno una diversificazione: • degli acquirenti: assumendo sempre più frequentemente una posizione di leadership in vari settori, le società di proprietà delle province, quelle private e quelle quotate in borsa sono sempre più attive nelle operazioni di investimento estero ed in particolare M&A, sebbene le imprese di grandi dimensioni di proprietà dello Stato restino i principali motori delle attività di fusione e acquisizione; • dei settori: a differenza del focus precedente sull’acquisizione di risorse naturali, si riscontra ora un interesse su una più ampia gamma di settori. Mentre il settore energetico e delle risorse naturali resta di primario interesse, i settori manifatturiero, auto, alimentare ricevono ora maggiore attenzione. Altri settori di interesse sono: energie rinnovabili, infrastrutture, agricoltura, sanità, beni di consumo, materiali, telecomunicazioni, petrolchimico e alberghiero. In questo ultimo settore HNA, operatore privato cinese presente nei settori del trasporto aereo, della logistica, dei servizi finanziari, del turismo, dei beni immobili e delle infrastrutture è diventato ad inizio 2013, dopo una lunga trattativa iniziata nel 2011, il principale azionista della catena alberghiera spagnola NH.

• degli obiettivi: i principali obiettivi delle operazioni cinesi di M&A verso l’estero sono - l’acquisizione di nuove tecnologie e prodotti per sviluppare una gamma più ampia d’offerta e per aumentare la competitività sul mercato interno e internazionale. In questo senso, la maggior parte dei produttori intende acquisire partner stranieri che abbiano la capacità di produrre o siano già fornitori di beni e componenti per l’importazione; - l’ottenimento di marchi o licenze internazionali di valore per rafforzare il vantaggio competitivo e favorire la transizione verso l’alto nella catena del valore. Un esempio in questo senso può essere quello di un azienda cinese che produce componenti e detiene il 60% della quota di mercato di quel settore in Europa. Questa impresa ha intenzione di ampliare il proprio portafoglio di prodotti e aumentare i margini di profitto acquisendo una multinazionale europea con una lunga storia e con posizione di leadership in uno specifico segmento; - il conseguimento di nuovi canali di distribuzione o quote di mercato per aumentare i profitti. Per quelle società cinesi orientate all’export, oppure per i produttori di fascia alta in settori altamente competitivi, i canali di distribuzione internazionali potranno sicuramente migliorare la loro performance di mercato; - l’acquisizione di capacità produttive generiche per incrementare la scala produttiva, ridurre i costi ed aumentare in maniera significativa i profitti totali, con la finalità ultima di migliorare il rendimento sul mercato azionario; - la domanda di risorse e prodotti agricoli.

• dei Paesi destinatari: Brasile, Canada, Australia, Africa, Sudest asiatico sono tra le destinazioni più tipiche per le fusioni e acquisizioni nel settore primario. Al contrario, Usa, Ue, Giappone e Gran Bretagna sono i Paesi verso i quali vengono destinati investimenti finalizzati all’acquisizione di tecnologia, capacità produttive e marchi. In questo contesto, stanno acquisendo un ruolo anche l’America Latina e l’Asia.

Le acquisizioni cinesi solitamente condividono alcune caratteristiche operative e gestionali. Per le acquisizioni di dimensioni medie, si procede normalmente con acquisti di pacchetti di minoranza e opzioni per raggiungere la maggioranza delle azioni societarie. Un’altra caratteristica tipica è quella di mantenere il management locale, limitando al minimo la gestione ordinaria e l’ingerenza

nei processi decisionali. Infine, è da evidenziare la “strategia cinese“ delle acquisizioni all’estero, che prevede l’ampliamento della quota di mercato cinese dell’investimento o la riduzione dei costi tramite accordi strategici, joint venture e accordi commerciali tramite la capogruppo cinese. Si punta insomma sull’effetto di ritorno degli investimenti: importare in Cina tecnologie, marchi, conoscenze e tecniche manageriali dai mercati maturi dove si effettuano le acquisizioni. In questo processo, le banche cinesi non sono il principale canale di finanziamento ma le imprese private si appellano piuttosto a fondi di private equity e a fondi di venture capital. Tra Italia e Cina è particolarmente attivo il Fondo Mandarin, ma citiamo anche il fondo sino-europeo A-Capital, ospiti entrambi di un Forum internazionale organizzato a Roma dalla Fondazione Italia Cina nell’autunno 2012. Nel 2013 prevediamo una crescita continua nelle operazioni di fusione e acquisizione della Cina all’estero, agevolate ancora una volta dalle valutazioni relativamente basse delle imprese nei Paesi europei ed in altre economie che versano in condizioni difficili. Si rimarca il ruolo crescente degli attori privati finalizzato all’acquisto di asset strategici come marchi e tecnologie, nonché l’attivismo delle imprese private nei settori del consumo. In generale, la valutazione delle transazioni continuerà a crescere a causa della ripresa del mercato azionario cinese e all’enorme espansione del mercato Ipo, che ha visto invece un rallentamento nel 2012, anche sulla piazza di Hong Kong. Nel caso di investimenti esteri diventa altresì determinante l’apprezzamento della valuta cinese. Poiché le aziende cinesi si dimostrano sempre più capaci e sofisticate nell’acquisizione di attività all’estero, ci si aspetta una forte crescita nelle attività di M&A in uscita nel 2013. Tuttavia, da tenere in considerazione vi sono anche rilevanti vincoli alle operazioni in uscita. 4.11.4. Ostacoli allo sviluppo dell’attività M&A verso l’estero • Assenza di una visione strategica, di esperienza nell’attività M&A verso l’estero, e di abilità nella negoziazione e nella stipula di accordi: le imprese cinesi con esperienza sono in grado di gestire complessi progetti di finanza straordinaria, mentre

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

ai nuovi player nel settore occorre tempo per apprendere le dinamiche del mercato. • Mancanza di know-how in materia di operazioni estere: sebbene molte società cinesi abbiano la volontà di acquisire asset all’estero, incontrano difficoltà nella gestione delle attività e delle risorse umane e spesso non appaiono in grado di sviluppare queste capacità manageriali. Nonostante ciò, si osserva da parte di alcune imprese particolarmente attive ed aperte un ricorso frequente ai servizi professionali di primarie società di consulenza internazionali, oppure di società leader nei mercati di destinazione; questo accade soprattutto nella gestione dell’integrazione post-fusione o acquisizione e nella comunicazione con il team sul posto. • Il fenomeno del window-shopping: è la tendenza a visionare e condurre lunghe trattative senza giungere all’acquisto. Questo problema deriva probabilmente dalla relativa inesperienza e dalla mancanza di familiarità con le operazioni di M&A all’estero, piuttosto che essere legato ad un discorso meramente economico. Occorre che i potenziali acquirenti cinesi dimostrino maggiore risolutezza, specialmente con riferimento all’operatività, alle differenze culturali e alla comunicazione con le controparti. Per giungere ad un’attenuazione del fenomeno occorreranno probabilmente diversi anni, come accadde in passato anche agli investitori occidentali che si erano dedicati al windowshopping prima di giungere a completare significative acquisizioni all’estero, ed indubbiamente anche in un mercato difficile ed opaco come quello cinese.

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• Orientamento alla riduzione dei costi: alcune imprese cinesi, in particolare i potenziali investitori all’estero, non si rivolgono sin dalla fase iniziale a consulenti professionali e a banche d’investimento. Molti dubitano che questi servizi possano aggiungere valore alla transazione e preferiscono fare affidamento sulle proprie conoscenze nel settore. Proprio per questo il CeSIF ritiene che le imprese cinesi troveranno maggiori difficoltà nello sviluppo di queste attività all’estero rispetto agli investitori occidentali in Cina.

• L’ultimo ostacolo, assai rilevante, è che l’integrazione post M&A rappresenterà un’ulteriore sfida per gli investitori cinesi. 4.12. Scenario fiscale per il 2013 Nel 2012 il Governo cinese si è impegnato per massimizzare le entrate fiscali. Il tasso di crescita del gettito fiscale totale è cresciuto del 12,8% su base annua, a quota 11.720 miliardi di Rmb. Sul totale, le imposte hanno rappresentato 10.060 miliardi, con una crescita del 12,1%, mentre il Pil è cresciuto al 7,8% raggiungendo 51.930 miliardi di Rmb (8.260 miliardi di dollari Usa). Le entrate fiscali rappresentano quindi circa il 22,6% del Pil, e le imposte il 19,3% del Pil. Se è vero che le entrate sono cresciute più rapidamente del prodotto, si è comunque osservato un rallentamento della crescita delle entrate erariali come risultato del rallentamento dell’economia, del calo dell’inflazione, della contrazione dei profitti aziendali, e a causa delle agevolazioni fiscali utilizzate per favorire il rilancio della crescita. Per rispondere alla crisi e favorire la transizione ad un’economia basata sui consumi, sono state introdotte una serie di misure: tra queste, la riforma dell’Iva, maggiori esenzioni sul reddito individuale ed un innalzamento della soglia del reddito imponibile delle persone fisiche. Questa, a partire da settembre 2011, è aumentata da 2.000 a 3.500 Rmb, per allentare la pressione inflazionistica sui percettori di redditi più bassi e per incoraggiare i consumi. Tale misura ha toccato circa 60 milioni di persone. Di conseguenza, l’anno scorso le entrate fiscali derivanti dalla tassa sul reddito individuale hanno subito una contrazione del 3,9% a quota 582 miliardi di yuan Rmb (92,69 miliardi di dollari), giustificata anche con il rallentamento dell’economia e dell’inflazione. Sul totale delle tasse raccolte, il 26,25% deriva dalla tassa sul valore aggiunto (Iva), il 18,53% dalla tassa sul reddito d’impresa (Corporate income tax – CIT), il 15,65% dalla business tax, il 7,82% dalla tassa sui consumi ed il 5,78% dalla tassa sul reddito personale. Da un punto di vista fiscale, l’ambiente normativo negli ultimi anni è diventato più severo ed il Governo si è impegnato a ridurre gradualmente il trattamento differenziato riservato alle imprese locali e alle imprese a partecipazione estera. Di fronte alla pressione del disavanzo fiscale, le autorità hanno introdotto ulteriori misure anti-

evasione, al fine di aumentare il gettito fiscale. Tali misure prevedono sia emendamenti normativi che maggiori e più rigorosi aggiustamenti fiscali. Le rettifiche sono state dirette principalmente a limitare l’evasione della tassa sul reddito d’impresa, ad esempio attraverso due interventi normativi: (a) le norme di “capitalizzazione sottile” per eliminare la deducibilità degli interessi passivi corrisposti dalla società a terze parti legate più o meno direttamente alla società stessa (ad esempio soci qualificati), quando il rapporto debito/patrimonio netto supera un determinato importo; (b) il monitoraggio rigoroso dei finanziamenti delle società capogruppo. Le verifiche e gli accertamenti fiscali hanno portato ad un vasto assortimento di sanzioni finanziarie imposte su società nazionali ed estere che non si sono adeguate al nuovo regime fiscale. Dopo aver abolito il regime fiscale privilegiato per gli investitori stranieri (perfino in zone caratterizzate da un sovraccarico fiscale) e aver standardizzato l’imposta sul reddito d’impresa al tasso del 25%, sono state adottate linee guida operative per incentivare il pagamento dell’imposta sul reddito d’impresa, delineanti sei criteri di valutazione per le imprese nuove/high tech (Nhte). In questo modo, il Governo ha ridotto la capacità di accedere ad uno dei principali incentivi fiscali in Cina, rendendo più difficile il soddisfacimento dei criteri necessari per beneficiare di un regime fiscale privilegiato. Le imprese che hanno ottenuto in passato lo status di imprese nuove/high tech potranno essere anch’esse soggette a questo regolamento, poiché tale status è garantito per un periodo di soli tre anni. Inoltre, è stato delineato un maggiore controllo sulla tassazione delle transazioni con riferimento alle operazioni di M&A. L’Amministrazione statale delle imposte (SAT) ha introdotto una serie di nuove direttive ed emendamenti, focalizzati soprattutto sull’imposta relativa alle transazioni, alla ristrutturazione d’impresa e alle acquisizioni di società quotate. La società target o la sua proprietà dovranno ora fare fronte a più elevate imposte sul reddito che potrebbero aumentare il prezzo complessivo delle transazioni (sebbene sia difficile da quantificare). Di seguito alcune delle principali tematiche fiscali che hanno caratterizzato il 2012 e saranno d’interesse per l’anno 2013.

4.12.1. Riforma dell’Iva Per stimolare la domanda interna dopo la crisi, l’Amministrazione statale delle imposte ha modificato la fiscalità, passando da un regime Iva basato sulla produzione ad uno basato sui consumi. La svolta è rappresentata dall’introduzione della piena deducibilità dell’Iva pagata sulle immobilizzazioni rispetto all’impossibilità di accreditare l’Iva riferita ai beni di consumo. Nel frattempo, l’Amministrazione statale delle imposte ha rettificato la politica delle aliquote Iva per le esportazioni, aumentando le quote di rimborso per un numero significativo di categorie merceologiche, al fine di tutelare l’export nazionale. Ad ottobre 2011, la Cina ha ufficialmente pubblicato un avviso per lanciare un piano pilota al fine di affermare l’imposta sul valore aggiunto (Iva) in sostituzione della Business Tax (Bt), in conformità con l’obiettivo della Cina di riformare il sistema fiscale, così come delineato nel Dodicesimo piano quinquennale. La riforma, che sostituisce la Bt con l’imposta sul valore aggiunto nel settore dei trasporti e in alcuni settori dei servizi, era stata introdotta per la prima volta a Shanghai l’1 gennaio 2012, e successivamente estesa ad altre 11 province e municipalità (Pechino, Tianjin, Jiangsu, Zhejiang, Ningbo, Anhui, Fujian, Xiamen, Hubei, Guangdong, Shenzhen). Prima della riforma, l’Iva in Cina (che può variare dal 3% al 17%) si applicava soltanto alle vendite e all’importazione di beni materiali, alla fornitura di servizi di lavorazione, ai servizi di riparazione e sostituzione, mentre la business tax (dal 3% al 20%) si applicava sul fatturato derivato dalla fornitura di servizi tassabili, trasferimento di beni intangibili e dalla vendita di proprietà immobili. Con la riforma, l’Iva si applicherà anche ai servizi legati al settore dei trasporti (11%) e ad alcuni altri settori dei servizi definiti “moderni”, inclusi i servizi di consulenza (6%). La Business tax continuerà ad applicarsi a settori quali ristorazione, hotel e servizi che comportano il pagamento di commissioni. La riforma dell’Iva, permettendo alle aziende di scaricare l’Iva in uscita con l’Iva in entrata, dovrebbe abbassare l’onere fiscale delle stesse. Secondo il Ministero della Finanza e l’Amministrazione statale per la tassazione, al primo febbraio 2013 la riforma dell’Iva in Cina ha già permesso ai

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

contribuenti che partecipano al programma pilota di risparmiare più di 40 miliardi di Rmb.

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4.12.2. Commercio internazionale in Rmb La “Circolare sui temi riguardanti l’amministrazione delle imprese che effettuano l’esportazione di beni in Rmb (yinfa [2012] No.23)”, rilasciata il 3 febbraio dalla Banca centrale cinese (People’s Bank of China), dal Ministero del Commercio (MOFCOM), dall’Amministrazione Generale delle Dogane e dalla China Banking Regulatory Commission (CBRC), autorizza le imprese con base in Cina e con licenza per l’import e l’export ad effettuare le esportazioni di beni in Rmb. Considerata un grande passo in avanti nella internazionalizzazione del renminbi, questa norma permette alle aziende operanti in attività commerciali e localizzate in altre parti del mondo di stabilire un conto in renminbi soggetto a restrizioni locali. La nuova circolare ha eliminato quelle restrizioni precedentemente esistenti in Cina che prevedevano come gli esportatori di beni nazionali dovessero ottenere l’autorizzazione della Banca centrale cinese prima di poter effettuare le transazioni in renminbi. Sebbene oltre 60.000 società abbiano già ottenuto quel permesso, l’attuale distensione delle regolamentazioni aumenterà ulteriormente il numero di società idonee ad utilizzare la valuta cinese. Il nuovo programma permetterà alle imprese di utilizzare il renminbi come valuta per realizzare operazioni commerciali transnazionali. Nonostante questo programma, le società non sono esenti da controlli minuziosi e coloro che hanno trasgredito agli oneri doganali, alle regole commerciali e finanziarie negli ultimi due anni saranno sottoposti a controlli speciali e non avranno il permesso di depositare i loro guadagni in renminbi all’estero. I governi locali rinnoveranno ogni anno la lista delle imprese da sottoporre a controllo speciale. La Cina ha effettuato diversi passi in avanti al fine di espandere l’utilizzo della sua valuta all’estero, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal dollaro americano e potenziare lo status su scala mondiale del renminbi. Inoltre per aiutare Hong Kong, Singapore e Londra a diventare centri offshore del renminbi, il Governo cinese ha realizzato degli swap di valuta con

oltre 14 Paesi, al fine di aumentare la liquidità del renminbi all’estero. La Cina sta considerando di allentare ulteriormente il controllo sul renminbi per dare maggior sicurezza a chi opera nel settore. Attraverso questi tentativi di liberalizzazione e di spinta per sviluppare i propri mercati finanziari, la Cina punta in sostanza a rendere il renminbi convertibile entro il 2015, o al più tardi entro il 2020. Le misure del Governo messe in atto fino ad ora hanno dato degli ottimi risultati e hanno portato ad un’impennata delle transazioni commerciali internazionali in renminbi. La somma totale del commercio effettuato in renminbi è quadruplicato alla fine del 2011 dall’anno precedente e ha raggiunto i 2.100 miliardi di renminbi, andando a costituire il 9% dell’import ed export totale della Cina nel 2011. Le società multinazionali ed in particolare quelle che operano nelle regioni con una valuta locale diversa dal dollaro americano stanno dimostrando sempre più interesse nell’utilizzo del renminbi per le transazioni commerciali con la Cina. Attraverso la fatturazione ed il pagamento in renminbi si riduce enormemente l’esposizione ai rischi di un tasso di cambio altalenante, mentre le procedure di trasferimento semplificate offrono maggiori libertà di scelta della valuta, al fine di permettere transazioni più vantaggiose. 4.12.3. L’area di libero scambio Cina-ASEAN L’area di libero scambio Cina-ASEAN (China-ASEAN Free Trade Area o Acfta) è un accordo tra Repubblica Popolare di Cina ed i dieci stati membri dell’ASEAN, firmato nel 2002 ed entrato in vigore nel gennaio 2010. Questo trattato sta diventando sempre più di attualità man mano che l’Asia sudorientale diventa più integrata a livello commerciale. L’Acfta è la più grande area di libero scambio in termini di popolazione e la terza in termini di Pil nominale al mondo. L’accordo di libero scambio ha ridotto a zero le tariffe su 7.881 categorie di prodotti, vale a dire sul 90% dei beni commerciati. Questa riduzione è già stata resa effettiva in Cina e nei sei Stati originariamente membri dell’ASEAN: Brunei, Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia, mentre i restanti quattro Stati – Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam – si adegueranno nel 2015. Siccome la produzione industriale in Cina sta di-

ventando sempre più costosa, proprio quando la sua economia si sta muovendo verso maggiori consumi, il ruolo dell’ASEAN può essere quello di fornire una base di produzione ad un costo inferiore, e di utilizzare tale base come trampolino per l’esportazione in Cina. 4.12.4. L’accordo contro la doppia imposizione fiscale tra Italia e Hong Kong Il 14 gennaio 2013, Hong Kong e Italia hanno firmato un accordo contro la doppia imposizione fiscale (Double taxation agreement o Dta). In assenza di tale accordo, i redditi guadagnati da cittadini italiani residenti a Hong Kong erano soggetti a tassazione sia ad Hong Kong che in Italia. Tale convenzione era prevista da tempo, poiché Hong Kong aveva già firmato numerosi trattati con altri Paesi europei. L’accordo fornisce una base legale per la ripartizione dei diritti di tassazione tra le due giurisdizioni. Tale documento assolve ad una triplice funzione: 1) eliminare la doppia imposizione dei redditi generati in entrambe le giurisdizioni. In presenza di un trattato, infatti, le tasse pagate a Hong Kong potranno essere portate in deduzione dalle tasse eventualmente dovute in Italia; 2) contribuire ad uno sviluppo maggiore di investimenti da parte di aziende italiane che operano con la Cina, Hong Kong e con tutta l’Asia; 3) contrastare efficacemente l’evasione fiscale in entrambi i sensi. Nell’accordo è stato infatti incorporato un articolo riguardo lo scambio tra fisco italiano e cinese di informazioni relative alle imposte (e anche di natura bancaria) sui contribuenti che operano sulla piazza di Hong Kong (e viceversa). Il Dta riduce inoltre i tassi della ritenuta d’acconto in Italia su interessi, royalties e sui dividendi ricevuti dai residenti di Hong Kong da 27%, 22,5% e 27% rispettivamente a 12,5%, 15% e 10%. Il trattato entrerà in vigore in seguito alla ratifica delle procedure da entrambe le parti. Attualmente, Hong Kong ha concluso l’accordo contro la doppia imposizione fiscale con 27 Paesi, tra cui i seguenti paesi europei: Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Ungheria, Austria, Regno Unito, Irlanda, Liechtenstein, Francia, Portogallo, Spagna, Repubblica Ceca e Malta.

4.13. Ricerca e sviluppo: spinta verso la capacità tecnologica interna La spesa in ricerca e sviluppo in Cina è cresciuta quasi di dieci volte nell’ultimo decennio. Nel 2012 la Cina era sulla buona strada per superare il Giappone negli investimenti in ricerca e sviluppo con una spesa totale di oltre mille miliardi di Rmb (si veda figura 56), guidata dalla convinzione che le imprese cinesi e gli istituti di ricerca dovessero diventare più innovativi, affinché il Paese potesse sostenere la propria crescita. Molte società straniere nei settori ad alto contenuto tecnologico come nanotecnologia, materiali sintetici, biotecnologia, software e telecomunicazioni guardano ormai alla Cina come potenziale fonte di innovazioni tecnologiche. Il nuovo piano quinquennale ha varato per la prima volta politiche mirate a stimolare l’innovazione a livello locale. Nonostante iniziative analoghe siano già state adottate in precedenza, nei prossimi anni ulteriori forme di supporto e programmi di incentivo saranno garantiti alle imprese cinesi in modo da stimolare la generazione d’innovazione interna. Inoltre, il Piano ha presentato obiettivi per lo sviluppo di nuove industrie ad alta intensità di ricerca e sviluppo quali biotecnologia, energie rinnovabili e nuovi materiali. Maggiore enfasi sullo sviluppo di tecnologie interne si deve alla consapevolezza che il Paese non può continuare a fare affidamento su tecnologie importate, assorbite o sviluppate attraverso joint-venture ma necessita maggiormente di innovazione generata localmente. Le linee guida nazionali per lo sviluppo scientifico e tecnologico raccomandano una riduzione della dipendenza del Paese dalla tecnologia importata, dall’attuale 50% al 30% o meno entro il 2020 (secondo l’Accademia Cinese delle Scienze, la media dei Paesi sviluppati è di circa il 10%). Nonostante il forte supporto del settore pubblico per un miglioramento dell’innovazione, resta da vedere se obiettivi più ampi possano essere perseguiti. Guardando all’Undicesimo piano quinquennale, il Governo ha fallito nel raggiungere l’obiettivo del 2%/Pil di spesa in ricerca e sviluppo, raggiungendo solo l’1,75%. Inoltre, le 500 principali imprese cinesi hanno dimostrato di non riu-

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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Cina, anche per il controllo più stringente degli uffici brevetti americani ed europei. Per quanto riguarda i brevetti internazionali registrati nell’ambito del Patent cooperation treaty (Pct) e gli altri accordi internazionali amministrati dalla World Intellectual Property Organisation, nel 2011 la Cina si è classificata al quarto posto, mostrando però la maggiore crescita annuale (34%). ZTE si è classificata al primo posto per registrazione di brevetti, mentre Huawei è arrivata al terzo posto con Huawei Technologies e al 41esimo posto con Huawei Device (si veda la tabella 5). Tuttavia, le società estere che intendono sfruttare 56 R&D Expenditure la spinta all’innovazione cinese continueranno a

scontrarsi con le criticità connesse alla creazione di centri di ricerca e sviluppo di successo. Non si tratta solo di integrare la R&S cinese nelle strutture di R&S aziendali e di superare la resistenza interna dovuta al timore della perdita di posti di lavoro: altre sfide sono rappresentate dal costo derivante dalle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e dalla necessità di convincere la casa madre che le opportunità che offre la Cina sono superiori rispetto alle minacce. In ogni caso, il fattore chiave per il successo sarà la costituzione di un team di ricerca e sviluppo stabile, fondamentale per generare innovazioni.

56. Spesa in ricerca e sviluppo in miliardi di Rmb e crescita annuale - Fonte: CeSIF; Ceic

1.200

35%

1.000

30% 25%

800

20% 600 15% 400

10%

Spese in ricerca e sviluppo (miliardi di Rmb)

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

0% 2000

0 1999

5%

1998

200

1997

le potrà assurgere a tema politico chiave, soprattutto con riferimento allo sviluppo dei settori ad alto contenuto tecnologico. Nel medio termine, ciò potrebbe portare vantaggi non solo alle imprese specificatamente destinatarie delle politiche d’innovazione locale, ma anche ad imprese di altri settori. Tuttavia, è opportuno aggiungere che il conseguimento di standard occidentali in materia di diritti di proprietà intellettuale è ancora lontano. Risulta evidente che una maggiore tutela della proprietà intellettuale nel breve e nel medio termine genererà opportunità per le imprese, sia nazionali che straniere, che intendono condurre attività di ricerca e sviluppo a maggior valore aggiunto in Cina. Già un considerevole numero di imprese operanti nei settori nanotecnologia, materiali sintetici, biotecnologia, software e telecomunicazioni guarda alla Cina come potenziale fonte di nuove tecnologie. Ad esempio, per l’industria farmaceutica, fattori chiave come l’elevata capacità in ricerca e sviluppo e un corredo genetico particolare della popolazione cinese hanno generato un boom nell’utilizzo di organizzazioni di ricerca a contratto e di altri investimenti in ambito R&S in Cina. Un indicatore importante dell’efficacia di tali politiche è la registrazione di brevetti. Il volume totale di brevetti depositati in Cina è cresciuto esponenzialmente sin dal 2003 e continuerà a crescere grazie alle politiche di stimolo alla ricerca e allo sviluppo locale. Dal 2003 il numero di richieste di brevetti locali ha superato il numero di richieste di soggetti esteri, con un divario in crescita. Nel 2011, l’80% dei brevetti in Cina sono stati registrati da soggetti locali (tabella 4). A conferma di questa tendenza, la Cina ha superato gli Usa per numero di richieste di registrazione di brevetti: 526.000 brevetti contro 503.500 brevetti. Solo dieci anni prima, in Cina si registravano circa 63.000 brevetti. Sebbene molti di questi brevetti riguardino modifiche di prodotti già esistenti, e non vera innovazione tecnologica, è probabile che la tutela della proprietà intellettuale aumenti in linea con il cambiamento strutturale dell’economia cinese verso prodotti a maggiore valore aggiunto e con la volontà delle imprese cinesi di competere con successo sui mercati esteri. A conferma del valore relativamente basso delle attività di ricerca e sviluppo cinesi, solo poche imprese cinesi hanno registrato brevetti fuori dalla

1996

scire a tenere il passo rispetto ai livelli medi internazionali. Mentre le grandi aziende multinazionali investono generalmente il 5-10% dei proventi delle vendite in ricerca e sviluppo, le grandi imprese cinesi investono in media un misero 2,03%, che risulta ancora inferiore al picco del 2,41% del 2006. Detto ciò, considerando la continua attenzione sulla capacità d’innovazione interna negli ultimi anni, sarà importante verificare come l’attuazione del Dodicesimo piano quinquennale inciderà sulla spesa in ricerca e sviluppo. In Cina è in corso un forte dibattito che mette in luce la possibile minaccia per le imprese a partecipazione estera derivante dalla spinta cinese all’innovazione tecnologica. In effetti, tale pressione all’innovazione locale potrà costituire una sfida per le aziende che esportano tecnologie in Cina, in quanto potrebbe favorire il cambiamento strutturale delle imprese cinesi verso prodotti e servizi a maggiore valore aggiunto e pregiudicare il posizionamento raggiunto dalla tecnologia estera in Cina. Si sono già registrati casi in cui bandi pubblici emessi dal Governo cinese hanno favorito, rispetto a quelle estere, tecnologie generate localmente da attori cinesi. Ciò ha generato timori crescenti tra le imprese multinazionali, ma anche tra le imprese locali importatrici di tecnologie, causando ulteriori frizioni politiche con i Paesi tradizionalmente fonti di tecnologie. Infatti, secondo un sondaggio della Camera di Commercio Europea in Cina nel 2011, un significativo 42% delle aziende europee intervistate (+8% rispetto al 2010) ritiene che le politiche domestiche di innovazione influiscano negativamente sui propri affari. Inoltre, il “nazionalismo tecnologico” potrebbe avere effetti negativi sull’integrazione della Cina nell’economia mondiale. Le autorità cinesi sono ancora alla ricerca di un equilibrio ottimale tra la protezione degli interessi della Cina in tema di proprietà intellettuale e l’esigenza di non rallentare il processo d’integrazione nell’economia globale. In proposito, sono già state intraprese alcune misure, tra cui l’introduzione di una più ampia definizione di “tecnologia locale”, in seguito alle rimostranze di organizzazioni locali ed estere. Crediamo che queste politiche potranno anche avere l’effetto di favorire maggiore rispetto nei confronti dei diritti di proprietà intellettuale nel Paese. La tutela dei diritti di proprietà intellettua-

Crescita annuale

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

57

Brevetti per settori

57. Distribuzione settoriale delle richieste di registrazione dei brevetti,1997-2011 - Fonte: WIPO

8,08%

Comunicazione digitale Farmaceutica

7,48%

Tecnologie informatiche

6,22%

Apparecchiature elettriche, energia Strumenti di misurazione

47,38%

5,69% 4,72%

Materiali e metalli Chimica di base Telecomunicazioni

4,49%

3,59% 3,78%

4,35% 4,22%

Chimica alimentare Tecnologie audio-visive

Tabella 4. Numero di richieste di registrazione di brevetti, 1997-2011, residenti e non e richieste all’estero Fonte: WIPO

Anno

Residenti

Ranking

Non Residenti

Ranking

Estere

Ranking

1997

12,672

8

12,102

8

369

26

1998

13.751

8

33.645

4

414

27

1999

15.626

8

34.418

4

597

25 21

2000

25.346

6

26.560

6

1.129

2001

30.038

5

33.412

5

1.301

21

2002

39.806

5

40.426

4

1.630

20

2003

56.769

5

48.548

4

2.032

20

2004

65.786

5

64.598

2

3.265

19

2005

93.485

4

79.842

2

4.513

18

2006

122.318

4

88.183

2

7.015

17

2007

153.060

3

92.101

2

8.330

17

2008

194.579

3

95.259

2

9.775

13

2009

229.096

2

85.508

2

12.451

13

2010

293.066

1

98.111

2

15.252

12

2011

415.829

1

110.583

2

19.779

10

Altro Tabella 5. Principali richieste brevetti, società cinesi - Fonte: WIPO Principali richiedenti, Cina 2011

94

Richieste di registrazione

Ranking

Zte corporation

2.826

1

Huawei Technologies

1.831

3

Huawei Device

327

41

Alcatel Shanghai Bell

176

87

China Aacdemy of Telecommunications Technology

119

132

Hunan Sany Intelligent Control Equipment

89

191

Tencent Technology

88

193

Institute of Microelectronics of Chinese Academy of Sciences

74

230

Ocean’s King Lighting Science & Technology

68

247

Xiamen Solex High-Tech Industries

62

272

95


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

IMPLICAZIONI PER LE SOCIETà ESTERE

96

5

97


59

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

5.1. La Cina per le società estere: opportunità e imperativo strategico Le società estere stanno approfittando della rapida crescita economica del Paese. In particolare, va sottolineato come nel corso degli anni le prospettive di crescita delle società presenti in Cina continuino ad aumentare, come dimostrano gli studi svolti dalla Camera di Commercio Europea in Cina (Euccc), dal Business Council USA-Cina ed in particolare dal Centro Studi della Fondazione Italia Cina – CeSIF. Le imprese multinazionali intervistate vedono la Cina non solo come un porto sicuro nel pieno della crisi economica e finanziaria globale, ma anche come mercato in decisa crescita grazie agli incentivi governativi. I sondaggi del CeSIF rivelano, dal 2006 al 2010, un aumento delle società italiane che hanno dichiarato profitti in Cina (figura 58). Il 2011 ha visto invece il riemergere di una quota di società (il 16,6% del totale) che ha dichiarato perdite derivanti dalle mercato cinese, anche se la maggioranza Cesif 58attività sulIndagini

assoluta (58,3%) ha continuato a segnalare un buon livello di redditività. Le indagini della Euccc e del CeSIF (figura 59) rivelano inoltre l’ottimismo delle imprese intervistate sul potenziale di crescita in Cina. Oltre ad evidenziare come le previsioni di crescita delle imprese europee siano da sempre mediamente superiori a quelle italiane, bisogna anche in questa occasione sottolineare che il picco delle aspettative di crescita è relativo all’anno 2010. Per quanto riguarda le società italiane, sono in aumento in maniera lieve nel 2011 (9%) e considerevole nel 2012 (29,4%) le società che si aspettano di chiudere in perdita il loro anno “cinese”, nonostante la maggioranza assoluta (55% nel 2011, 58,8% nel 2012) continui ad attendersi una sostanziale crescita, superiore al 20%. In ogni caso, appare evidente che la Cina sia sempre più vista come un’opportunità da parte delle imprese. I sondaggi di Euccc registrano come per il 74% delle aziende europee il mercato cinese stia crescendo di importanza. Il Business Council USA-

Indagini Cesif

59. Risultato economico atteso, società aderenti alla Fondazione Italia Cina e alla European Union Chamber of Commerce in China - Fonte: EUCCC, indagine Fondazione Italia Cina

100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 2009

Italiani in Cina

2009

Europei in Cina

Aumento oltre il 20%

2010

Italiani in Cina

2010

Europei in Cina

2011

Italiani in Cina

Aumento tra 1 e 20%

2011

Europei in Cina

2012

Italiani in Cina

2012

Europei in Cina

Stabile o perdita entro 10%

58. Risultati economici delle imprese italiane in Cina - Fonte: Fondazione Italia Cina; CeSIF

100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 2006

98

2007

2008

2009

In perdita sostanziale

In perdita lieve

Profittevoli

Altamente profittevoli

2010 Stabili

2011

Cina rivela come la Cina sia la maggior priorità del 22% delle aziende americane, e per un altro 72% sia tra i primi cinque mercati prioritari. Infine, le indagini CeSIF rivelano come la Cina sia la principale priorità di investimento per oltre il 50% delle imprese italiane. Per molte società, la Cina è diventata un Paese chiave nel contesto di una continua frammentazione della catena produttiva. In molti casi, la quota della Cina rappresenta oltre il 5% del fatturato globale delle imprese, e mostra una rapida crescita. Tuttavia, per altre società il ruolo della Cina risulta ancora contenuto, se confrontato con le attività globali. Per queste imprese si impone allora una strategia più orientata a questo mercato, sempre più strategico e rilevante, ed in definitiva un maggiore contributo delle attività cinesi sul fatturato totale dell’impresa stessa. Inoltre, la Cina è caratterizzata da un boom dei consumi interni, e le nostre previsioni indicano un’enorme crescita del mercato nei prossimi 10-15 anni. La Cina è già un mercato signi-

ficativo, ma prevediamo che la sua importanza relativa rispetto a quello globale crescerà sempre più rapidamente grazie all’aumento dei consumi. La presenza sul mercato cinese porta con sé, com’è ovvio, anche una serie di sfide e difficoltà da affrontare. Le indagini del CeSIF (figura 60) hanno evidenziato quali sono le criticità di maggior rilievo che le imprese italiane devono affrontare sul mercato cinese. Tra le dodici variabili proposte, gli aspetti che sono stati evidenziati quali particolarmente critici per la maggioranza degli intervistati sono la violazione dei diritti di proprietà intellettuale e le differenze linguistiche e culturali, a riprova dell’importanza di una adeguata formazione nell’approcciare il mercato cinese. Altre tematiche di particolare criticità appaiono la difficoltà nel trovare partner locali appropriati e gli aspetti legati alla burocrazia, mentre di minor rilevo appaiono le questioni connesse alla corruzione e al tema delle risorse umane (forza lavoro scarsamente qualificata, vincoli/limiti nella gestione delle risorse umane).

99


La Cina nel Criticità 2013 60

rilevanti

Scenari e Prospettive per le Imprese

60. Criticità più rilevanti quando si opera in Cina - Fonte: Fondazione Italia Cina; CeSIF

5.2. Il cambio di strategia

45%

Il successo sul mercato di massa cinese dipenderà dai seguenti fattori chiave:

40%

- qualità a basso costo (valore); - flessibilità; - dinamismo; - rapida innovazione di prodotto; - distribuzione efficiente; - marketing & branding efficaci; - comprensione delle necessità del consumatore cinese.

35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% Violazione dei diritti di proprietà intellettuale

Protezionismo cinese

Distanza Geografica

Differenze linguistiche

Differenze culturali

Burocrazia e ottenimento licenze

Per avere successo, le imprese dovranno adottare un approccio del tutto diverso ed innovativo che implicherà decisioni difficili riguardo il management e la dimensione operativa. Per avere successo sul mercato di massa cinese, le società dovranno assumere un management adatto, strutturarsi opportunamente e raggiungere l’eccellenza dal punto di vista operativo.

45% 5.2.1. Management Un management capace è fondamentale per poter comprendere il consumatore cinese, prendere le decisioni giuste ed in tempi rapidi, mantenendo contestualmente bassi i costi e continuando ad offrire valore alla clientela. Questo richiede:

40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% Regolamentazione poco chiara

irrilevante

100

Corruzione

poco importante

Difficoltà nell’individuare partner locali appropriati

Forza lavoro scarsamente qualificata

abbastanza importante

Vincoli/limiti nelle gestione delle risorse umane manageriali

molto importante

Vincoli/limiti nelle gestione delle risorse umane non-manageriali

fondamentale

• Manager capaci. Molte società internazionali, tra cui alcune con una significativa presenza in Cina, non sono state in grado di costruire un management solido e stabile. Spesso il management è caratterizzato dalla presenza di stranieri che vivono l’esperienza cinese come una breve parentesi, e lasciano l’incarico dopo pochissimi anni. In molti casi, questi manager non sono neanche figure senior all’interno delle aziende, e non hanno una profonda conoscenza dell’ambiente economico locale. Le società straniere dovrebbero dedicare maggiore attenzione alla conoscenza ed alla comprensione della Cina attraverso opportuni momenti formativi oppure, idealmente, assumere persone che possano già vantare una grande conoscenza del mercato e del settore di riferimento. Occorre dare la priorità a manager già residenti oppure con comprovate esperienze in Cina, inclusi ovviamente i cittadini di

Cina, Hong Kong e Taiwan. A volte, questi manager potrebbero non inserirsi bene nella struttura aziendale, ma è compito del top management fare in modo che vengano valorizzati e, se necessario, che le norme aziendali vengano adeguate alla realtà cinese. • Assegnare alla Cina un ruolo decisivo nel processo decisionale delle aziende. L’importanza strategica della Cina dovrà necessariamente riflettersi in un maggiore potere decisionale dei manager responsabili delle attività cinesi e non solo nelle decisioni che si riferiscono alla Cina, ma anche nelle scelte che riguardano la società nel suo complesso. Questo potrebbe tradursi nello spostamento in Cina degli headquarter che sovraintendono alle attività cinesi o asiatiche, far riportare il manager della Cina direttamente all’amministratore delegato, nominare il responsabile della Cina tra i membri del Consiglio di amministrazione e così via. • I parametri decisionali corretti. Le società globali dovranno considerare la possibilità di adeguare i propri processi decisionali all’ambiente cinese, consentendo un livello di autonomia e imprenditorialità in Cina maggiore di quanto non sia normalmente consentito. In questo contesto si potrebbe conferire al management cinese una maggiore autonomia decisionale rispetto alle scelte d’investimento, alle procedure di razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse e allo sviluppo del prodotto (es. localizzazione). 5.2.2. Eccellenza dimensionale e operativa Il concetto di economia di scala indica la relazione esistente tra l’aumento della scala di produzione (legata alla dimensione dell’impianto) e la diminuzione dei costi di produzione. Una maggiore dimensione conferisce, per esempio, un più grande potere contrattuale con i fornitori, nonché minori costi operativi e di capitale. Anche la distribuzione richiede maggiori dimensioni aziendali, in quanto anche i venditori al dettaglio assumono dimensioni sempre più rilevanti in Cina e richiedono volumi di produzione più significativi. L’aumento dei costi di comunicazione pubblicitaria attraverso i mass media, principalmente televisivi, dovrà essere sostenu-

101


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

to da volumi di fatturato elevati. Le società devono inoltre adeguare le loro dimensioni per poter sostenere il continuo lancio di nuovi prodotti. In termini operativi, le società estere dovranno decidere se e come adeguare il proprio modello di business occidentale alla sfida costituita dall’ingresso e dalla crescita in Cina. Per adeguarsi alla Cina, per “farsi cinesi”, occorrerà competere con i cinesi sul loro stesso terreno: • produzione e rete distributiva a basso costo; • prendere in considerazione l’idea di spostarsiverso l’Occidente della Cina per sfruttare i vantaggi di costo esistenti; • ristrutturare le proprie operazioni per trarre vataggio da dinamiche di aggregazione tipiche dei distretti e dall’opportunità di outsourcing; • trovare un equilibrio tra i processi ad alta intensità di lavoro e l’automazione, riducendo contemporaneamente il costo del lavoro derivante dall’assunzione di professionisti ed impiegati.

102

Secondo il CeSIF, una strategia industriale di successo dovrà comunque fondarsi sul mantenimento di alcuni caratteri di differenziazione rispetto alle imprese locali. Competere esclusivamente su basi “cinesi” potrebbe non rivelarsi possibile né auspicabile in un’ottica di breve periodo (margini ridotti) o medio periodo (posizionamento di prodotto non differenziato). Si ritiene perciò che le società occidentali dovranno mantenere un certo livello di differenziazione, principalmente nelle aree del marketing e del branding, in termini di qualità del prodotto, di innovazione e dei processi di produzione. Probabilmente, la chiave del successo nei prossimi anni, in un mercato in rapida evoluzione, rifletterà la capacità di determinare correttamente la propria strategia, trovando un equilibrio tra l’adesione ad un modello operativo cinese e la valorizzazione dell’approccio occidentale. Il prerequisito cruciale per avere successo sarà sicuramente la disponibilità di un management competente e ben integrato nei processi decisionali complessivi dell’azienda multinazionale. Dimensioni adeguate ed economie di scala si potranno raggiungere attraverso una crescita organica, naturale sviluppo dell’impresa. Tuttavia,

nella maggior parte dei casi, non sarà sufficiente. Acquisizioni e partnership saranno necessarie per ridurre i costi, raggiungere efficienze operative ed incrementare i margini. In ogni caso, la gestione dell’acquisizione e della risultante integrazione sono processi di grande complessità, che richiedono ancora una volta un management efficace, esperto e dotato di grande talento. Un altro elemento importante a cui sarà necessario prestare attenzione è l’opportunità di localizzare la propria catena distributiva e la sua gestione. Oltre ad affrontare le questioni inerenti alla qualità, è necessario prendere in considerazione la velocità del servizio (per soddisfare i bisogni del cliente in Cina e all’estero), la flessibilità (nell’esecuzione delle richieste dei consumatori), e il vantaggio di costo (la struttura dei costi rispetto ai principali player cinesi ed esteri). 5.3. Un’alternativa: concentrarsi sui mercati di fascia alta Il mercato di massa cinese richiede un grande impegno, e non tutte le società saranno nelle condizioni di costituire una struttura manageriale adeguata e di raggiungere le dimensioni necessarie. Una strategia alternativa potrebbe essere quella di concentrarsi sul segmento di fascia alta o su altri mercati di nicchia. Il segmento high-end serve principalmente la classe medio-alta, con un reddito annuo di 12.000 dollari, che si prevede passerà dagli attuali 10 milioni di consumatori a 70-100 milioni entro il 2020. Geograficamente, il mercato si concentra nelle città principali di Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen, ma si sta espandendo nelle cosiddette città di seconda fascia, nei principali capoluoghi di provincia e negli altri grandi centri urbani siti sulla costa. Si tratta del principale mercato per beni d’importazione, che sono sottoposti in misura minore alla concorrenza cinese e che utilizzano canali di marketing e di vendita di nicchia, in cui i consumatori target conferiscono maggiore valore al marchio e alla qualità. Tuttavia, avere successo nel mercato high-end non è facile. La sfida consiste nel trovare il posizionamento giusto rispetto ai leader di segmento, poiché i consumatori cinesi sono ancora molto influenzati e attratti dai marchi più noti. Le decisioni di acquisto si basano sul per-

cepito innalzamento dello status e dell’immagine del consumatore, piuttosto che sul valore intrinseco o sulla qualità dei beni. Di conseguenza, i marchi esteri che avranno successo saranno quelli che riusciranno ad attrarre i consumatori, dimostrando di essere un riferimento per il proprio settore. La distribuzione non richiede quei costi proibitivi necessari per raggiungere il mercato di massa, anche se occorre comunque un notevole dispendio di risorse. I canali di distribuzione non sono ancora maturi e sarà opportuno che le società nel mercato di fascia alta acquisiscano un controllo diretto dei canali di distribuzione, investendo in maniera significativa. Il successo nel mercato high-end cinese sarà determinato dai seguenti fattori: un buon rapporto qualità/prezzo, efficace attività di marketing e di sviluppo del marchio, distribuzione efficiente ed una profonda capacità di comprensione dei bisogni del consumatore di riferimento. 5.4. Conclusioni Siamo nel pieno del boom dei consumi in Cina e nessuna società con ambizioni globali può permettersi di ignorare il mercato cinese; dovrà al contrario prevedere una strategia per raggiungere i consumatori cinesi. Per le società che in passato non hanno investito in maniera appropriata su questo mercato vi sarà la necessità di raggiungere un fatturato in linea con le potenzialità di questo mercato. Tuttavia, l’ambiente competitivo cinese è in continuo cambiamento e sono poche le società attrezzate per adattarsi prontamente al nuovo ambiente economico. La maggior parte delle società, per risultare e rimanere competitive, dovrà cambiare il modello e la struttura di management, raggiungere dimensioni più significative e promuovere maggiore efficienza operativa. Alcune società potrebbero optare per una strategia orientata a conquistare nicchie di mercato, mentre altre potrebbero decidere di disinvestire nel processo di consolidamento in corso. Quello che risulta chiaro è che la Cina sta entrando in un periodo caratterizzato da dinamiche diverse rispetto al passato. Le società che non riusciranno a comprendere le tendenze del mercato e non risponderanno in maniera adeguata perderanno decisamente terreno.

103


Dossier Guangdong

Il mercato del Guangdong

104

105


La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

La provincia del Guangdong, con una superficie di 179.757 kmq, è situata nella zona sudorientale della Repubblica Popolare cinese confinante con le regioni amministrative speciali (S.A.R.) di Hong Kong e Macao. La Provincia, che alla fine del 2012 conta circa 105,9 milioni di persone, è stata tra le prime province, insieme al Fujian, a sperimentare le politiche di riforma e di apertura inaugurate alla fine degli anni Settanta. La Provincia infatti ospita tre delle prime quattro zone economiche speciali istituite in quegli anni: Shenzhen, Shantou e Zhuhai. Il Guangdong è dal 1989 la più grande economia provinciale della Cina per popolazione, Pil e commercio con l’estero, rappresentando nel 2012 circa l’11% del Pil della Repubblica popolare, il 10,8% delle vendite al dettaglio, il 28% dell’export totale ed il 22,5% dell’import. Nel 2012, il Guangdong ha attratto il 16,7% degli Ide totali che affluiscono in Cina (si veda paragrafo 3.4.2). Le imprese a partecipazione estera contribuiscono nel Guangdong addirittura al 59,4% delle esportazioni ed al 56,2% delle importazioni. La crisi internazionale ed i piani di rilancio

106

Il modello ad alta intensità di capitale fondato su investimenti, produzione industriale ed esportazione e l’eccessiva dipendenza dal commercio internazionale hanno mostrato tutta la loro fragilità con la crisi economica internazionale. La crisi che ha colpito con vigore le economie dei Paesi sviluppati, i principali mercati per i beni prodotti in Cina, ha avuto un impatto negativo anche sull’economia locale. Nel 2008 l’ufficio delle piccole e medie imprese della Provincia del Guangdong ha riportato il fallimento di circa 56 mila imprese, soprattutto piccole e medie imprese votate all’export, e si stima la perdita di milioni di posti di lavoro, in particolare il licenziamento di lavoratori migranti dalle campagne. In risposta alla crisi e per garantire uno sviluppo sostenibile all’economia locale, il Governo centrale e le autorità locali hanno intrapreso con determinazione un’azione politica finalizzata a rilanciare la principale economia provinciale del Paese. Dal lato dell’offerta, le autorità mirano a favorire la transizione verso un’economia basata sulla conoscenza, un cambiamento strutturale che assegni un maggiore ruolo del settore dei servizi nell’economia e l’ammodernamento dell’apparato industriale verso la produzione di beni a maggiore valore aggiunto. In questo senso, nel 2008 l’allora Governatore Wang Yang espresse la volontà di favorire il cambiamento strutturale attraverso una politica che consisteva nello spostare le produzioni a più basso valore aggiunto dalle aree urbane più sviluppate alle aree rurali, favorendo contestualmente l’upgrading industriale e lo sviluppo dei servizi nelle aree urbane. Dal lato della domanda le autorità mirano ad accrescere il potere d’acquisto delle famiglie e ad incentivarne i consumi. Per comprendere le linee di sviluppo dell’economia locale è perciò opportuno fare riferimento al Piano per la riforma e lo sviluppo del Delta del Fiume delle Perle (2008-2020) ed al seguente Dodicesimo piano quinquennale della Provincia (2011-2015). Il “Piano per la riforma e lo sviluppo del Delta del Fiume delle Perle” pubblicato nel dicembre 2008 dalla National Development and Reform Commission (NDRC), si riferisce in particolare all’area economica costituita dalle 9 città di Guangzhou, Shenzhen, Zhuhai, Foshan, Jiangmen, Dongguan, Zhongshan, Huizhou e Zhaoqing. La NDRC prevede l’attuazione del Piano tra il 2008 ed il 2020 e conferisce, come nel 1978-1979, ampi margini di manovra e autonomia alla Provincia per sperimentare uno “sviluppo scientifico” in ambito economico, sociale e culturale. Il Piano definisce come prioritario il raggiungimento nella regione del Delta del Fiume delle Perle di un Pil pro capite di 80 mila Rmb entro il 2012 e di 135 mila Rmb entro il 2020 ed un cambiamento strutturale dalla manifattura ai servizi, con questi ultimi che rappresenteranno il 53% del Pil 2015 ed il 60% del Pil nel 2020. Il Piano prevede inoltre misure finalizzate allo sviluppo infrastrutturale, all’aumento della capacità d’innovazione e alla creazione di marchi regionali, nonché a promuovere l’integrazione e la cooperazione economica regionale, come ad esempio la creazione di tre mega-aree metropolitane costituite dalle conurbazioni Guangzhou-Foshan, Hong Kong-Shenzhen, Zhuhai-Macao.

Tabella 1. Provincia del Guangdong, Principali dati macroeconomici - Fonte: CeSIF; Ceic

2011

2012

Valore assoluto

Variazione annua %

Valore assoluto

Variazione annua %

5.321,0

10,0%

5.707,0

7,2%

266

4,2%

285

7,1%

Pil settore secondario (mld Rmb)

2.645

10,5%

2.783

5,2%

Pil settore terziario (mld Rmb)

2.409

10,0%

2.639

9,5%

Pil pro capite (Rmb)

50.807

8,0%

54.000

6,3%

Investimenti in capitale fisso (mld Rmb)

1.684,4

4,5%

1.930,8

14,6%

Vendite al dettaglio (mld Rmb)

2.024,7

16,3%

2270,0

12,1%

Inflazione (indice dei prezzi al consumo)

-

5,3%

-

2,9%

Export (mld Usd)

531,9

17,4%

574,2

8,0%

Import (mld Usd)

381,5

15,0%

409,6

7,4%

Investimenti diretti esteri realizzati (mld Usd)

21,8

7,6%

23,5

7,8%

Pil (mld Rmb) Pil settore primario (mld Rmb)

La Provincia, che negli anni ha goduto di una maggiore autonomia nella sperimentazione di riforme rispetto ad altre aree del Paese, ha puntato dal 2011 sull’obiettivo, integrato nel proprio Dodicesimo piano quinquennale provinciale, di un “Happy Guangdong”, da raggiungere tramite la crescita dei consumi interni, l’innovazione scientifica e tecnologica, lo sviluppo della forza lavoro, il coordinamento regionale, lo sviluppo della green economy ed una “condivisione armoniosa” delle risorse. L’elaborazione del concettoslogan “Guangdong Felice” rappresenta una presa di coscienza da parte delle autorità provinciali della necessità di rivedere le politiche di liberismo economico che hanno caratterizzato il Guangdong e che per lungo tempo hanno dato priorità allo sviluppo puramente economico, misurato con i tradizionali indicatori Pil, Pil pro capite, attrazione di investimenti diretti esteri ed esportazioni, utilizzati anche per giudicare l’operato dei funzionari pubblici. In questo modo, le autorità della Provincia dimostrano di rivedere il ruolo della crescita economica come strumento e non come fine ultimo delle proprie politiche di sviluppo. In base ai dati annunciati dal Governatore Zhu Xiaodan il 25 gennaio 2013 nel contesto della Dodicesima Assemblea Provinciale del Popolo del Guangdong, la spesa pubblica destinata a programmi e riforme miranti ad incrementare il benessere della popolazione locale ha raggiunto i 1.700 miliardi di

107


La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

Rmb negli ultimi cinque anni e nello stesso periodo la crescita medio annua del reddito della popolazione urbana è salita dell’11,3% contro il 13,4% dei residenti rurali, con un tasso di disoccupazione urbana del 3% contro il 4% a livello nazionale.

Grafico 1. Composizione del Pil (%)- Fonte: CeSIF; Ceic

5,80%

Gli obiettivi del Dodicesimo piano quinquennale (2011-2015) della Provincia del Guangdong - Sviluppo economico stabile: una crescita del Pil non minore rispetto all’8% annuo per raggiungere 6.700 miliardi di Rmb nel 2015. Il Pil pro capite raggiungerà i 66 mila Rmb nel 2015 con una crescita medio annua composta del 7%.

1980 25,70%

2006

33,20%

43,60%

- La qualità e la competitività del settore industriale dovrà migliorare in maniera significativa. La quota di prodotto interno lordo generata dal settore terziario raggiungerà il 48%.

50,60% 41,10%

- Lo sviluppo della scienza e della tecnologia contribuirà in misura maggiore alla crescita economica. il Guangdong sarà leader in capacità innovativa e svilupperà un nuovo modello di crescita sostenuto dall’innovazione. La spesa in R&S rappresenterà il 2,3% del Pil. - La Provincia coordinerà lo sviluppo regionale con le aree confinanti ad est, ovest e a nord e raggiungerà l’obiettivo dell’integrazione della regione del Pearl River Delta (Prd). 5,00% - Il reddito pro capite crescerà in linea con il Pil assoluto ed i salari saranno in linea con la produttività del lavoro. Il reddito pro capite dei cittadini urbani e di quelli rurali crescerà annualmente dell’8%. - Lo sviluppo complessivo di istruzione, cultura, sanità e sport contribuirà a costruire una rete di welfare sociale più solida e porterà a compimento il sistema di servizi pubblici e culturali. Il tasso di iscrizione all’istruzione di livello secondario superiore raggiungerà il 90%, e la partecipazione degli studenti ai 9 anni d’istruzione obbligatoria e gratuita arriverà a quata 93%, mentre l’aspettativa di vita crescerà a 76,5 anni. - Il consumo di energia per unità di Pil (l’intensità energetica) e le emissioni di CO2 per unità di Pil si ridurranno rispettivamente del 16% e del 17% mentre le emissioni dei principali agenti inquinanti saranno ridotte tra l’8 ed il 10%; lo stock totale di terra coltivata raggiungerà 2,91 milioni di ettari e la copertura forestale il 58% della superficie provinciale.

2012

Primario Secondario Terziario

46,20% 48,90%

- La Provincia rafforzerà la sua cooperazione con le Regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao, ottimizzerà il suo business environment e accrescerà la competitività internazionale del suo sistema. Gli obiettivi del Dodicesimo piano quinquennale (2011-2015) della Provincia del Guangdong

108

Come si vede dal grafico 1, il Guangdong ha visto un rapido cambiamento strutturale tra il 1980 ed oggi (per la Cina si veda il capitolo 2). Il settore primario che rappresentava un terzo dell’economia provinciale oggi rappresenta solo il 5% del Pil. Il Pil degli ultimi tre anni è stato trainato dallo sviluppo del settore manifatturiero, con un ruolo progressivamente minore del settore delle costruzioni e del macrosettore terziario. Il settore dei servizi assume un’importanza paragonabile a quella del manifatturiero. Il cambiamento strutturale dell’economia del Guangdong è da imputarsi in particolare al ruolo degli investimenti diretti esteri e alla prossimità alle economie di Hong Kong e Taiwan, da sempre le principali fonti di capitali esteri per l’economia provinciale, che hanno visto la migrazione dell’industria leggera nel Guangdong

109


La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

ed il contemporaneo cambiamento strutturale di queste economie verso settori a più alta intensità tecnologica e scientifica e verso il settore dei servizi. Il Guangdong, tradizionalmente piattaforma industriale del Paese e particolarmente competitivo nell’industria leggera - che rappresentava oltre la metà della produzione industriale - sta progressivamente sperimentando una transizione verso i settori dell’industria pesante e quelli a più alto valore aggiunto, high-tech in primis (settori ICT ed elettronica di consumo). Il grafico 2 mostra l’importanza di questi settori industriali mentre è da rilevare la ridotta importanza del comparto abbigliamento, tessile e calzature (5,6% della produzione industriale) che una volta era uno dei principali driver dell’economia locale votata all’export. La tabella 2 illustra il posizionamento industriale ed i piani di sviluppo previsti da parte della National Development & Reform Commission, nonché la presenza di alcune società rappresentative del tessuto imprenditoriale locale e l’indicazione di alcune società italiane rappresentative che hanno investito nella Provincia. Il tessuto industriale della provincia del Guangdong è caratterizzato in particolare da piccole e medie 2 imprese private contraddistinte da dinamiche di clusterizzazione. Secondo l’Accademia Cinese di Scienze Sociali, la provincia del Guangdong è sede di 13 dei principali distretti industriali del Paese e la crisi economica che ha toccato la Provincia ha accelerato il processo di divisione del lavoro e specializzazione, nonché di upgrading della produzione.

Tabella 2. Le nove principali città della Provincia: posizionamento industriale, piani di sviluppo e investimenti italiani Fonte: Piano per la riforma e lo sviluppo del Delta del Fiume delle Perle (2008-2020); Statistics Bureau of Guangdong; Li & Fung Research Centre; CeSIF; Guangdong Statistical Yearbook 2012; ICE.

Città

Posizionamento industriale principale/ piano di sviluppo

Capoluogo e principale centro economico-commerciale

principali settori

Guangzhou

Grafico 2. Principali settori industriali come quota della produzione industriale provinciale (%), 2011 Fonte: CeSIF; Ceic Centro economico nazionale, centro finanziario regionale, base di produzione per ICT ed elettronica di consumo

Computer, strumenti di comunicazione ed altri strumenti elettronici Macchinari elettrici e attrezzature Fusione e presse per ferro e metalli non ferrosi

22,60% 28,20%

Materiali chimici naturali e prodotti chimici Prodotti in metallo Automobili Prodotti in plastica Raffinazione petrolio e trattamento combustibile nucleare

10,60%

2,50% 3,00%

5,40%

Prodotti minerali non in metallo

5,20%

Abbigliamento e calzature Macchinari di impiego generale Tessile

110

Altro

3,10% 3,40% 3,40%

3,80%

4,30%

4,50%

Shenzhen

Esempi di imprese rappresentative

• Wanglaoji (alimentare e bevande) • Liby (cura della persona) • Pearl River Beer (alimentare e bevande, birra) • Houdy Cosmetics (cura della persona, prodotti cosmetici) • Goelia (abbigliamento) • Double Fish (attrezzatura sportiva) • Panggaoshi (farmaceutica) • ZTE (telecomunicazione) • Huawei (telecomunicazione) • Tencent (servizi internet) • Skyworth (high tech) • Belle (calzature) • Konka (elettronica di consumo) • Strong Group (alimentare e bevande) • Chow Tai Seng (gioielleria) • Neptunus (farmaceutica e bioingegneria) • BYD (automotive) • China Merchants’ Bank (bancario) • Vanke (immobiliare)

Numero di imprese italiane presenti

60

Esempi di investimenti italiani rappresentativi • Magneti Marelli (automotive) • Industrie Bitossi (minerali e ceramica) • Monte dei Paschi di Siena (bancario) • Unicredit (bancario) • Finproject (calzature)

• ST Microelectronics (elettronica) • Zobele (prodotti e soluzioni per la cura della persona e della casa) • Esaote (attrezzature medicali) • SCM Group (macchinari per lavorazione legno)

27

111


La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

Città

Posizionamento industriale principale/ piano di sviluppo

Base manifatturiera, eco-city e hub logistico

Dongguan

Base di produzione per ICT ed elettronica di consumo Foshan

Zhuhai

Hub per trasporti e logistica nell’area occidentale del Delta; Centro di produzione per ingegneria e attrezzature nautica; Parco industriale per il settore avionico e centro fieristico del settore; Resort turistico e business Industria sanitaria

Zhongshan

112

Esempi di imprese rappresentative

• BBK Electronics (elettronica) • Fushi Furniture (arredamento) • Lamex (arredamento)

• TCL (televisori e tecnologie multimedia) • Desay (telecomunicazione e elettronica di consumo) • Virtue (abbigliamento) • Gree (elettrodomestici, condizionatori) • Rossini (orologeria) • Sunrana (prodotti cosmetici) • Double happiness (alimentare)

• Avlight (automotive) • Acene (alimentare e bevande) • Longde (illuminazione) • Steelmate (macchinari) • Conlia (abbigliamento) • Opple (illuminazione) • Lanju (chimico) • Robust (alimentare) • Inse (elettrodomestici) • Vatti (elettrodomestici a gas)

Numero di imprese italiane presenti

12

2

5

Esempi di investimenti italiani rappresentativi • Cogne Acciai Speciali (acciaio) • De’ Longhi (elettrodomestici) • Luxottica (occhiali) • Gruppo Mastrotto (pelletteria) • Urmet (prodotti elettrici e elettronici) • Coronet (pelle sintetica)

• Sicoma (maccinari per calcestruzzo costruzione) • Uniflair (condizionatori)

• Ceme (componenti per piccoli elettrodomestici) • Donati (componenti per industria dell’arredamento)

Città

Jiangmen

Zhaoqing

Posizionamento industriale principale/ piano di sviluppo

Industria manifatturiera avanzata

Città eco-turistica; Base manifatturiera moderna

Esempi di imprese rappresentative

Numero di imprese italiane presenti

• Vinda (carta tissue) • Jinling (elettrodomestici)

-

3

-

Esempi di investimenti italiani rappresentativi • Candy (elettrodomestici) • Ferroli (riscaldamento)

-

Tabella 3. I 13 principali diretti industriali del Guangdong - Fonte: CASS - Accademia cinese di scienze sociali Città

Distretti

Guangzhou

• Abbigliamento denim • Automotive

Shenzhen

• Prodotti elettronici

Dongguan

• Prodotti elettronici

Zhongshan

• Macchinari ed elettronica • Packaging • Illuminazione • Abbigliamento casual

Shantou

• Abbigliamento intimo • Giocattoli

Yunfu

• Pietre • Arredamento ed accessori per cucina

Huizhou

• Calzature

7

113


4

spesa pro capite famiglie

La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

Mercato dei consumi La provincia del Guangdong è il principale mercato per beni di consumo della Cina, con vendite al dettaglio che hanno raggiunto 2.270 miliardi di Rmb nel 2012, in crescita del 12,1% rispetto all’anno 2011, ma in decelerazione rispetto alla crescita del 2011 (+16,3%), rappresentando il 10,8% del totale delle vendite al dettaglio di beni di consumo in Cina. Con la crescita del reddito medio della popolazione ed il cambiamento della struttura industriale dell’economia, anche la struttura dei consumi si sta modificando rapidamente in linea con altre province della costa: si assiste perciò ad un declino delle quote relative ad “alimenti”, “residenza” e “articoli e servizi per la casa” ed un incremento della quota relativa a spese per “servizi di trasporto e comunicazione”, e per “attività ricreative, educative e culturali” che indica il soddisfacimento sostanziale dei bisogni primari e la ricerca di soddisfazione di bisogni di ordine superiore (grafico 4). 3 Le famiglie del Guangdong hanno visto negli anni una crescita estremamente rapida del reddito. Nel 2000 il reddito disponibile delle famiglie era di circa 10 mila Rmb, nel 2012 è tre volte superiore raggiungendo quota 30.277 Rmb, dato assimilabile alle province più ricche dell’area costiera del Paese (grafici 3, 5).

Grafico 4. Composizione della spesa pro capite delle famiglie (urbane) in Rmb, confronto 2000-2011 Fonte: CeSIF; Ceic

2000

2011 9,9

13,7

reddito confronto province

38,6

11,5

13,1

36,9

6,8 7,5 Grafico 3. Reddito disponibile (Rmb). Guangdong e Province e Municipalità selezionate, 2012 - Fonte: CeSIF; Ceic

4,3

40.188

40.000

17,9

13,4

45.000 36.469

4,6

4,7

6,9

34.550

35.000

30.227 28.055

30.000

Cibo Abbigliamento Salute e servizi medici

25.000

Trasporto e comunicazioni

20.000

Prodotti e servizi per le famiglie

15.000

Tempo libero, educazione, cultura

10.000

Abitazione

5.000 0 Pechino

114

Shanghai

Zhejiang

Fujian

Guangdong

115


6

ide guangdong

reddito urbano - rurale

La Cina nel 2013: Dossier Guangdong 5 Scenari e Prospettive per le Imprese

Grafico 6. Investimenti diretti esteri realizzati, 2005-2012, in miliardi Usd - Fonte: CeSIF; Ceic

35.000

25

Urbano

30.227

Grafico 5. Reddito disponibile pro capite (in Rmb) dei residenti urbani e rurali della Provincia del Guangdong, 2000-2012 - Fonte: CeSIF; Ceic

Rurale

30.000

23,5 21,8

20 25.000

19,6

2008

2009

20,3

17,1

20.000

14,5

10.543

15

15.000 10.000 5.000

12,3

10

5 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

La quota di risparmi sul Pil della Provincia è tra le più alte del Paese, a sottolineare un enorme potenziale di consumi da parte della popolazione locale, un’energia che potrebbe liberarsi grazie alle politiche per l’incentivazione dei consumi privati promosse dal Dodicesimo piano quinquennale della Provincia. In particolare, la tabella 4 illustra la quota di risparmi depositati in rapporto al Pil in alcune selezionate province cinese; il dato sul Guangdong equivale al 76% del Pil, valore estremamente elevato in termini comparativi ed assoluti. Per quanto riguarda il settore della distribuzione al dettaglio (si veda paragrafo 6.3), l’ambiente economico sta cambiando rapidamente. Tra i principali operatori internazionali attivi nella Provincia possiamo citare: Wal-Mart (Usa), Carrefour (Francia), Trust Mart (Taiwan), Jusco (Giappone), Park N’shop e Watson (Hong Kong). Sono anche presenti varie catene di negozi (U2, G2000, Baleno, Bossini, Giordano tra gli altri), operatori di Hong Kong con nomi che ricordano l’Italia, Paese che diversamente da altri competitors stranieri sconta la grande debolezza di non disporre di operatori nazionali nella grande distribuzione e nel franchising, nel Guangdong quanto in Cina. Tabella 4. Quota di risparmio totale sul Pil, Guangdong e Province cinesi selezionate Fonte: CeSIF; Ceic - Accademia cinese di scienze sociali

116

19,2

Risparmi (mld Rmb)

PIL (mld Rmb)

Risparmi/PIL (%)

Guangdong

4.040,50

5.321,02

75,93%

Jiangsu

2.591,47

4.911,02

52,70%

Shandong

2.217,32

4.536,18

48,88%

Zhejiang

2.347,02

3.231,88

72,62%

Henan

1.464,84

2.693,10

54,39%

0 2005

2006

2007

2010

2011

2012

Tra il 1979 ed il 2012, la provincia del Guangdong ha attratto investimenti per circa 320 miliardi di dollari e nel 2012 sono stati realizzati Ide per 23,5 miliardi di dollari, una crescita del 7,8% nel 2012, in accelerazione rispetto alla crescita dell’anno precedente ed in controtendenza rispetto al dato nazionale, che mostra invece un lieve calo. La maggior parte degli investimenti realizzati nel Guangdong sono nel settore manifatturiero (oltre il 57,3% del totale nel 2011) in comparti quali computer e accessori, prodotti e attrezzature meccaniche, chimica e industria tradizionale (giocattoli, abbigliamento e calzature). Nel settore terziario, il comparto più attraente è stato quello immobiliare (13,1% nel 2011), seguito da quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio (9,7% del totale del flusso 2012). Nel 2011, le imprese a partecipazione estera rappresentano il 61,1% delle esportazioni della Provincia. La fonte principale degli investimenti è Hong Kong, che rappresenta oltre il 60% del totale dello stock di Ide in entrata. Gli investitori di Hong Kong hanno investito inizialmente nei settori tradizionali e successivamente nella distribuzione commerciale, nel settore immobiliare e nelle infrastrutture. Più recentemente, gli investimenti di Hong Kong nel Guangdong si sono orientati dal settore manifatturiero a quello dei servizi, contribuendo al cambiamento strutturale dell’economia locale. Altre fonti importanti di Ide nella Provincia sono Taiwan, Giappone, Isole Vergini, Singapore e Stati Uniti. Alcune tra le principali aziende multinazionali del mondo hanno una presenza strutturata nella Provincia. Gli investimenti in entrata sono oggi maggiormente orientati al settore dei servizi e alle industrie a più alto contenuto scientifico e di capitale, in linea con il cambiamento strutturale dell’economia. A sua volta gli Ide contribuiscono ad accelerare il cambiamento in atto. La zona del Delta del Fiume delle Perle è insieme all’area economica di Bohai (conurbazione PechinoTianjin) e alla zona del Delta del Fiume Yangtze una delle tre aree che attrae il maggior numero di investimenti italiani. La presenza italiana è diffusa su tutta la Provincia con 140 investimenti nel 2012 concentrati, come si vede nella tabella 5, a Guangzhou, Shenzhen e Foshan, città che nel 2012 accolgono 108 investimenti, che rappresentano il 77% degli investimenti a partecipazione italiana. Come si evince dalla tabella, le imprese a partecipazione italiana nel Guangdong sono distribuite soprattutto nei settori

117


La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

della meccanica, delle attrezzature e dei componenti elettrici con 43 investimenti (oltre il 20% del totale); seguono il settore del terziario e del terziario avanzato con 37 investimenti, il settore dei materiali da costruzione (in cui spicca il settore della ceramica) con 14 investimenti ed il settore delle calzature e della pelletteria con 12.

118

L’Italian Business Confidence Survey in the Pearl River Delta 2012, elaborata da Dezan Shira in collaborazione con la Fondazione Italia Cina, fornisce altri dati di interesse relativi alla presenza italiana nella Provincia. Al questionario hanno risposto in totale 355 imprese di 15 regioni italiane, con Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte come regioni più rappresentate. Quasi la metà (45,6%) degli intervistati dichiara di avere la casa madre coinvolta in attività di produzione in loco, mentre meno di un terzo (31,2%) in attività commerciali e solo l’8% nel settore dei servizi. I dati dimensionali relativi alle imprese indicano una presenza significativa di investitori di dimensioni piccole e medie. Il 47,2% delle imprese dichiara un fatturato mondiale sotto i 10 milioni di euro e addirittura il 68,8% un giro d’affari sotto i 50 milioni. Inoltre, circa il 45% degli intervistati dichiara di avere meno di 50 impiegati. Nonostante si tratti prevalentemente di Pmi, quasi la metà delle imprese (46%) hanno dichiarato di essere multinazionali e di avere una o più sussidiarie all’estero, oltre alla presenza in Italia e Cina. Secondo l’indagine, la motivazione principale che spinge le imprese italiane ad investire nel Paese è l’opportunità di accedere al mercato interno (e alla stessa decisione di seguire i propri clienti che si sono localizzati nell’area). La variabile costi sembra incidere ancora sulle decisioni di investimento, con riferimento alla riduzione dei costi di produzione, al mantenimento della competitività in Italia e alla riduzione dei costi generali, mentre i costi della sola manodopera sembrano rappresentare un fattore marginale. Rispetto ad altre aree del Paese la scelta di localizzazione nel Delta del Fiume delle Perle è dettata soprattutto da motivazioni di ordine logistico: la prossimità a clienti e fornitori nonché la vicinanza ad Hong Kong. Solo in secondo luogo, ed in quest’ordine, sono citati fattori legati alla competitività dell’area, come il mercato interno, la presenza di manodopera qualificata a basso costo, il livello di apertura ed internazionalizzazione e la presenza di infrastrutture e servizi con un buon rapporto qualità/prezzo. Relativamente al veicolo d’accesso al mercato, il 56% delle imprese ha scelto di investire direttamente con una società a responsabilità limitata. Di queste, la larga maggioranza (84%) sono imprese a capitale interamente estero (Wfoe) mentre il 16% sono a capitale misto. Il 25% delle imprese ha scelto di investire in Cina tramite un ufficio di rappresentanza, il vettore d’investimento diretto considerato più leggero ed economico, ma limitato dal punto di vista operativo. Quanto alle attività svolte in Cina, il 27% delle imprese dichiara di essere impegnato a produrre o assemblare per l’export, a conferma della tradizionale importanza del Guangdong come piattaforma per la produzione e l’esportazione. Anche chi indica come attività principale “mantenere relazioni con clienti/fornitori” (19%); “controllo qualità” (15%), “comprare in Cina per rivendere all’estero” (8%) e “comprare all’estero per rivendere in Cina” (8%) è con tutta probabilità impegnato in operazioni di trading, sourcing, oppure nella vendita di materiali e componenti che saranno poi utilizzati per l’export processing. Per quanto concerne l’investimento realizzato, il 57,4% delle 94 imprese che rispondono a questa domanda dell’indagine dichiarano di avere investito meno di 250 mila euro mentre la metà di queste hanno investito addirittura meno di 50 mila euro. Per quanto riguarda i dipendenti assunti nella sussidiaria cinese, il 37,6% delle aziende dichiarano tra 1 e 10 dipendenti, circa 30% tra i 10 ed i 100, il 19,2% oltre 100 dipendenti , il 7,2% oltre 500 dipendenti. Il 60% delle imprese dichiara inoltre di assumere anche dipendenti non locali, cioè espatriati. Il 42% delle aziende intervistate indica un fatturato annuale superiore ai 10 milioni di Rmb, mentre il 14,4% un fatturato superiore ai 100 milioni di Rmb. Gli intervistati considerano la qualità ed il fascino del Made in Italy (nel senso più largo del termine) quale principale vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti locali, a cui associano fattori competitivi quali la qualità del prodotto, il contenuto d’innovazione e design e la brand recognition, mentre si percepiscono come vantaggi marginali quelli connessi all’eccellenza

operativa e gestionale e soprattutto il tema della vendita e del marketing. D’altro canto, le imprese italiane percepiscono che i principali fattori competitivi delle imprese locali hanno a che fare con le relazioni con le autorità locali, l’accesso al credito in loco, la gestione delle risorse umane e l’accesso ai migliori talenti. Sono proprio questi alcuni dei fattori chiave che spingono molte imprese italiane ed estere a legarsi a partner cinesi oppure a selezionare risorse umane locali qualificate, di cui peraltro si rimarca la scarsità, piuttosto che espatriati dei Paesi di provenienza o da Paesi terzi. Infine, si segnala come il 44% delle imprese italiane intervistate dichiara che l’impatto della crisi internazionale non è stato rilevante, un aspetto interessante e forse sorprendente considerando che la Provincia del Guangdong è stata tra quelle più colpite in Cina. Previsioni per il 2013 Per il 2013 il Governo locale si è posto l’obiettivo di ridurre la crescita economica dal 10,2% del 2012 all’8% nel 2013 in linea con il Piano quinquennale, con una crescita del Pil pro capite del 7%, degli investimenti in capitale fisso del 15% e delle vendite al dettaglio del 12%, un’inflazione contenuta entro il 3,5%, una crescita del valore delle esportazioni ed importazioni nell’ordine del 5% ed entrate fiscali in aumento del 10% circa, necessarie per sostenere maggiore spesa pubblica, ridurre il risparmio prudenziale della popolazione e stimolare i consumi. Il CeSIF giudica questi obiettivi realistici alla luce delle proprie previsioni su base nazionale e delle linee di tendenza che si riferiscono all’economia locale. Tabella 5. Distribuzione settoriale delle imprese a partecipazione italiana, numero Fonte: Guangdong Statistical Yearbook 2012 Settore

Numero

Attrezzature elettriche

8

Componenti elettrici

7

Macchinari e attrezzature

27

Automotive

3

Abbigliamento e accessori

8

Farmaceutica

1

Ceramica

3

Materiali da costruzione

14

Gioielleria

1

Prodotti chimici

4

Calzature e pelletteria

12

Alimentare e bevande

2

Bancario e assicurativo

4

Distribuzione commerciale, servizi commerciali, consulenza, servizi catering

33

Altro

13

119


La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

Focus

Il Progetto Guangdong Italy Traineeship

Nell’ambito del:

Il Progetto Guangdong Italy Traineeship

Promosso da:

In collaborazione con:

Attuato da:

120

121


La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

Introduzione e contesto istituzionale Il “Guangdong Italy Traineeship: creare le condizioni per lo sviluppo di collaborazioni stabili tra imprenditori italiani e del Guangdong”, è un progetto promosso nell’ambito del programma MAE-Regioni-Cina, una piattaforma di dialogo, coordinamento e collaborazione sviluppata dal Ministero degli Esteri in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico e che sostiene iniziative di partenariato economico ed istituzionale delle Regioni italiane con la Repubblica Popolare cinese e le sue Province1 . Con capofila la Regione Emilia-Romagna, il progetto trae le sue origini da una collaborazione tra i Governi italiano e cinese e si inquadra nell’ambito del Comitato Governativo tra Italia e Cina, in particolare della visita in Italia di una delegazione della Provincia del Guangdong (2011), guidata dal Segretario del PCC Wang Yang e dal Vice Governatore Zhao Yufang, e la successiva visita (2011) dell’allora Ministro degli Esteri italiano a Canton. In entrambe le occasioni, le parti hanno espresso il loro interesse nei confronti dello sviluppo delle relazioni di partenariato tra Italia e Guangdong. Il progetto GIT che ha visto la Fondazione Italia Cina come soggetto attuatore si è posto l’obiettivo di rafforzare le relazioni economiche ed istituzionali tra cinque regioni partner italiane (Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Marche, Puglia) e la Provincia del Guangdong, attraverso azioni di formazione e di traineeship rivolte a manager aziendali delle regioni italiane e del Guangdong e la realizzazione di momenti pubblici (forum). Nel suo sviluppo il progetto si è avvalso della preziosa collaborazione del Consolato d’Italia a Guangzhou (Canton).

di di scambio tecnologico, produttivo o commerciale e nel lungo termine il progetto intende potenziare le capacità di penetrazione delle imprese italiane nel mercato cinese e asiatico e favorire gli investimenti cinesi in Italia (si veda paragrafo 7.2). Le aziende selezionate Le azioni sono state rivolte alle imprese, attraverso il coinvolgimento dei loro manager. Nella selezione dei partecipanti, si è tenuto conto delle filiere di maggior rilievo in termini di opportunità per le imprese e i territori italiani, in una prospettiva di incontro tra offerta di competenze italiane e potenzialità di collaborazione e sviluppo anche commerciale con le imprese, i distretti e le filiere cinesi, e più in generale con la domanda di questo mercato, anche tenendo in considerazione i piani di sviluppo dell’economia locale in linea con il Piano Quinquennale ed il Piano di riforma e sviluppo del Guangdong 2008-2020. Tra tali filiere si segnalano: costruzioni (compreso design e architettura); ambiente (gestione del territorio, delle acque e fonti di energia alternative; si vedano i paragrafi 6.4 e 6.5); alimentare (con particolare attenzione alle questioni legate alla sicurezza, si veda il paragrafo 6.1); meccanica avanzata (si veda il paragrafo 6.7); salute (manifattura e servizi, si veda il paragrafo 6.2); management della cultura; turismo (si veda il paragrafo 7.1). In questo quadro, si sottolinea l’adesione al progetto di due tra le più importanti regioni del Mezzogiorno, Campania e Puglia, che hanno potuto sfruttare il percorso proposto dal progetto per promuovere le eccellenze della propria produzione e sviluppare collaborazioni strategiche tra imprese, distretti e filiere. Di seguito le coppie di imprese partecipanti al progetto.

La logica dell’intervento L’intervento prende atto del relativo svantaggio dell’Italia rispetto ad altri Paesi europei e occidentali in termini di presenza economica e commerciale in Cina. Il progetto focalizza le attività del partenariato strategico con il Guangdong (provincia chiave dal punto di vista economico e politico, si veda il paragrafo precedente) per giungere alla creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo di relazioni commerciali, produttive e di innovazione tecnologica fra le imprese dei due Paesi. In effetti, oltre alla ridotta dimensione delle imprese con conseguenti scarse risorse e ristretto accesso alle informazioni, un aspetto ritenuto centrale nella difficoltà italiana a rapportarsi con la realtà cinese è la tendenza delle imprese italiane a muoversi in ordine sparso, con scarso coordinamento a livello di settore o di filiera e senza adeguata copertura istituzionale. Le imprese cinesi - sia le grandi (spesso imprese statali o parastatali) sia le Pmi - si muovono in forte coordinamento con i livelli nazionali e provinciali del policy-making. Il progetto GIT è stato studiato e promosso per fornire informazioni, assistenza, coordinamento e tutoraggio alle imprese, garantendo altresì alle società la copertura istituzionale e l’accreditamento derivante dalla partecipazione ad un progetto inter-governativo, elemento che si ritiene necessario per agevolare ed accelerare lo sviluppo di relazioni di affari in Cina. Obiettivi Il progetto ha previsto come obiettivi: 1. lo sviluppo ed il consolidamento di una rete di relazioni tra gli attori (istituzioni e imprese) delle regioni italiane coinvolte ed i principali stakeholder del Guangdong e 2. l’identificazione mirata di percorsi per favorire l’incrocio tra la domanda e l’offerta di produzioni delle regioni italiane e del Guangdong. Nel medio termine, il progetto è finalizzato a favorire lo sviluppo di accor-

122

1. Si fa riferimento alla Delibera CIPE n.99 del 2007 che finanzia, con 3,7 milioni di euro a valere sul FAS (ora FSC - Fondo per lo Sviluppo e la Coesione), il Programma “Sostegno delle relazioni dei territori regionali con la Cina”.

Tabella 6. Coppie di imprese partecipanti

Acquedotto Pugliese

1

Acquedotto pugliese è l’infrastruttura di approvvigionamento idrico-potabile della regione Puglia e di alcuni comuni della Campania. Con D. Lgs. 11 maggio 1999 n° 141, è stata istituita la Acquedotto Pugliese S.p.A., succeduta all’omonimo ente autonomo (EAAP). Con il medesimo decreto è stata affidata alla stessa SpA la gestione del servizio idrico integrato fino al 2018. Le azioni della società appartengono per il 100% alla Regione Puglia. La Società per azioni mantiene le stesse finalità già attribuite all’EAAP, provvedendo alla gestione del servizio idrico integrato. In Puglia ed in una parte dell’Irpinia vengono serviti attualmente 330 centri abitati, per un totale di 4 milioni di abitanti. L’acquedotto pugliese è il più grande acquedotto d’Europa. Le principali sorgenti di approvvigionamento si trovano tra la Campania e la Basilicata, il maggior numero delle quali nella provincia di Avellino.

Guangzhou EP

Originariamente Guangzhou Environmental Protection Engineering Design Institute of the Environmental Protection Bureau of Guangzhou, è poi diventata una società a responsabilità limitata nel 2003. Opera nel settore dell’ingegneria ambientale, dell’ingegneria e del design municipale, dell’ingegneria delle costruzioni, nella supervisione e nei bandi nel settore dell’ingegneria ambientale. Ha inoltre sviluppato un’esperienza nella gestione dei rifiuti elettronici, di accessori per auto, dei prodotti elettrici, chimici, dei medicinali, della carta e alimentari. L’azienda ha altresì sviluppato progetti per la gestione dei gas di scarico e nella gestione dell’inquinamento acustico. Ha forti collegamenti con imprese della provincia del Guangdong, ma è anche presente con una propria rete di marketing e servizi in altre Province cinesi fra cui Guanxi, Sichuan, Shanxi, Neimeng, Shangxi, Xijiang, Jiangsu, Anhui, Zheijiang, Fujian, Hubei, Hunan, Beijing, Hainan.

123


La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

Algotex

2

Allgold

3

Bono Artes

4

124

Algotex è un’azienda leader nell’area dei sistemi di stampa digitale nel settore dell’abbigliamento e della comunicazione. L’azienda ha sempre investito in ricerca, sperimentazione e innovazione tecnologica, e fin dai primi prototipi ha posto sul mercato plotter tra i migliori del mondo per versatilità, rapidità e qualità.

Ruizhou Technology

Impresa artigianale dove si possono apprezzare il valore e l’originalità degli oggetti preziosi che, nati da un’idea creativa, vengono perfezionati grazie all’abilità e all’esperienza orafa della proprietà e del personale. Le creazioni originali nascono interamente nel laboratorio, dalla progettazione e la realizzazione, all’incastonatura di pietre preziose. Si realizzano gioielli utilizzando le più svariate tecniche artigianali di lavorazione dell’oro, tra le quali la filigrana, la lavorazione ad osso di seppia e cera persa in microfusione sottovuoto.

Guangzhou Meishan Jewelry

Artes Ingegneria nasce nel 1977 in seno al gruppo Bono come realtà produttiva di impianti per il trattamento delle acque. Da qui Artes, grazie anche all’acquisizione di Bono da parte del gruppo Cannon nel 1988, si è sviluppata quale società in grado di proporsi come partner ideale per la risoluzione dei problemi relativi al trattamento delle acque primarie e di scarico. I suoi principali prodotti sono: sistemi biologia a fanghi attivi e membrane bioreattive, sistemi chimico fisici, sistemi di filtrazione, sistemi ad osmosi inversa e ultrafiltrazione, sistema a scambio ionico.

Guangzhou Yueshui Environmental Technology Ltd.

Azienda del settore high tech specializzata in ricerca e sviluppo, produzione e marketing di prodotti CAD e CAM. Offre progetti e soluzioni per l’informatizzazione e l’automazione, con l’obiettivo di integrare informatica e industrializzazione per trasformare e migliorare il “made in China”. I prodotti dell’azienda sono applicati in una vasta gamma di settori, quali calzature, abbigliamento, prodotti in pelle, valigie e borse, sedie, decorazioni per auto, cartoni e scatole, prodotti di design.

CISA

CISA è una società nella settore del design, progettazione e gestione per il trattamento e lo smaltimenti di rifiuti solidi urbani e industriali. Ha costruito e gestisce a Massafra, nel Tarantino, un impianto complesso di trattamento di rifiuti solidi urbani, di proprietà del Comune, per la biostabilizzazione, selezione e produzione CDR (combustibile derivato da rifiuti). Tale impianto si dota delle più moderne tecnologie nel campo del monitoraggio e della protezione ambientale per una migliore gestione dei rifiuti, secondo il principio irrinunciabile della tutela del territorio. Un’attenzione alla tutela e al rispetto del proprio sistema socioambientale di riferimento che, peraltro, ha portato la società massafrese a conseguire le certificazioni Uni En Iso 14001:2004 e Uni En Iso 9001:2000, a totale garanzia del sistema di gestione ambientale e del sistema di gestione della qualità. Sensibile alle problematiche sull’inquinamento, CISA ha ottenuto anche la registrazione Emas.

Guangzhou EP

Originariamente Guangzhou Environmental Protection Engineering Design Institute of the Environmental Protection Bureau of Guangzhou, è poi diventata una società a responsabilità limitata nel 2003. Opera nel settore dell’ingegneria ambientale, dell’ingegneria e del design municipale, dell’ingegneria delle costruzioni, nella supervisione e nei bandi nel settore dell’ingegneria ambientale. Ha inoltre sviluppato un’esperienza nella gestione dei rifiuti elettronici, di accessori per auto, dei prodotti elettrici, chimici, dei medicinali , della carta e alimentari. Ha altresì sviluppato progetti per la gestione dei gas di scarico e nella gestione dell’inquinamento acustico. Ha forti collegamenti con imprese della provincia del Guangdong, ma è anche presente con una propria rete di marketing e servizi in altre province fra cui Guanxi, Sichuan, Shanxi, Neimeng, Shangxi, Xijiang, Jiangsu, Anhui, Zheijiang, Fujian, Hubei, Hunan, Beijing, Hainan.

Conditalia

Realtà dinamica nel settore conserviero italiano, che basa la sua filosofia aziendale sulla valorizzazione delle produzioni agricole. L’azienda è certificata secondo gli standard di qualità ISO 9001 ed utilizza strumenti tecnologici di avanguardia. Oggi l’azienda produce 7 linee di prodotti, dalla passata al cubettato, inclusa un’intera linea biologica. Tutta la gamma è molto apprezzata all’estero dove Conditalia realizza più del 50% del fatturato, in particolare in Europa e Stati Uniti.

Guangdong Zhenmei Foods Group Co. Ltd.

Fondata nel 1991, dispone di 20 linee di produzione di caramelle e dolciumi con alto grado di automazione. È dotata di certificazione ISO 9001, ISOO 14001, OHSAS 18001, ISO 22000 e HACCP. Ha un fatturato di 100 milioni di Rmb, i suoi prodotti sono caramelle al latte, caramelle dure, caramelle pressate, cioccolata, caramelle per bambini e chewing gum. Possiede anche una linea di produzione di carne secca.

COOSS Marche

COOSS Marche, società cooperativa ONLUS, costituita nel 1979, è una cooperativa sociale di tipo A, che eroga servizi sociali, socio-sanitari, assistenziali ed educativi, rivolti ad anziani, disabili, minori, soggetti che necessitano di assistenza e cittadini in genere.

Guangdong Junfeng BFS Industry Co

Fondata nel 1989, “Guangdong Junfeng BFS Industry” è un’azienda ad elevato contenuto tecnologico, che combina scienza, industria e commercio. Opera nel settore dell’attrezzatura biomedicale e ha sviluppato il proprio team di R&S, la propria base produttiva e il proprio network di marketing e servizi, che coprono 58 città grandi e medio grandi e 16 municipalità in Cina. I suoi prodotti, sviluppati in modo indipendente, ed i suoi brevetti sono registrati in una serie di Paesi, tra cui Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Australia.

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L’azienda si occupa di vendita di gioielli all’ingrosso e al dettaglio con punti vendita di proprietà. Vende diversi tipi di gioielli e diamanti, oro ed offre una serie di servizi, tra cui intermediazione.

Azienda nel settore delle tecnologie ambientali, in particolare nel trattamento delle acque reflue e nello smaltimento degli spurghi, nella gestione delle acque, nella tecnologia ambientale e dei materiali.

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La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

Eden Viaggi

Eden Viaggi nasce nel 1983 ed ha realizzato una crescita costante e calibrata che l’ha portata con successo dal settore alberghiero al settore della villaggistica divenendo, per fatturato e per passeggeri, uno dei principali Tour Operator italiani.

CYTS - China Youth Travel Service Guangdong

CYTS, fondata nel 1976, è un’azienda di stato e tra i principali tour operator cinesi. Copre i seguenti servizi: inbound e outbound, conferenze internazionali, incentive, biglietteria, organizzazione e ricezione di gruppi turistici esteri. Riceve un volume di circa 300 mila persone all’anno ed è interessata a sviluppare i propri programmi all’estero ed in Italia in particolare.

Enoteca Emilia Romagna

Enoteca Regionale Emilia Romagna è un'associazione che opera dal 1970 per la promozione e valorizzazione del patrimonio vinicolo regionale.

Guangdong Famous China’s & Foreign Wine Monopolistic Chain

Azienda fondata nel 2001, è uno dei principali distributori di vino e alcolici nella Provincia del Guangdong. Gestisce un centro commerciale, 20 enoteche e 300 altri punti vendita nel Guangdong e in altre province cinesi.

GMF F.lli Oliviero

L'industria Oliviero nasce all'inizio del ventesimo secolo producendo torrone, prodotto tipico della regione irpina. L’azienda ha creato una svariata gamma di prodotti per rispondere ad ogni gusto del cliente: torrone morbido e friabile, uova di cioccolato in vari gusti, marrons glaces, nocciole e croccanti di nocciole, mandorle , arachidi e sesamo, ed una vasta gamma di dragees: mandorle e nocciole ricoperte di cioccolato al latte , fondente e bianco, mandorle confettate in vari gusti (alla frutta, alla cola e all'arancia).

Guangdong Zhenmei Foods Group Co. Ltd.

Fondata nel 1991, dispone di 20 linee di produzione di caramelle e dolciumi con alto grado di automazione. È dotata di certificazione ISO 9001, ISOO 14001, OHSAS 18001, ISO 22000 e HACCP. Ha un fatturato di 100 milioni di Rmb, i suoi prodotti sono caramelle al latte, caramelle dure, caramelle pressate, cioccolata, caramelle per bambini e chewing gum.

Horus nasce dalla fusione di molteplici esperienze maturate in Puglia per la diffusione di tecnologie atte a sostenere lo sviluppo ambientale compatibile. Horus opera nella implementazione delle buone pratiche per lo sviluppo sostenibile e nella produzione di energia da fonti rinnovabili. L’interazione degli attori specializzati che costituiscono il mondo Horus permette di offrire servizi completi attraverso un unico interlocutore che si occupa della progettazione, realizzazione, esecuzione delle pratiche amministrative, del finanziamento e assicurazione dell’impianto fotovoltaico e della gestione integrata della produzione agricola.

Guangdong Dongxing Fengying Wind Power Equipment Co. Ltd.

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MED Ingegneria

MED Ingegneria effettua ricerca applicata, progettazione e servizi tecnicoscientifici nei settori dell’ingegneria marittima, costiera e fluviale, delle risorse idriche, dell’utilizzazione e salvaguardia dell’ambiente, del territorio e delle risorse naturali.

Guangzhou EP

Originariamente Guangzhou Environmental Protection Engineering Design Institute of the Environmental Protection Bureau of Guangzhou, è poi diventata una società a responsabilità limitata nel 2003. Opera nel settore dell’ingegneria ambientale, dell’ingegneria e del design municipale, dell’ingegneria delle costruzioni, nella supervisione e nei bandi nel settore dell’ingegneria ambientale. Ha inoltre sviluppato un’esperienza nella gestione dei rifiuti elettronici, di accessori per auto, dei prodotti elettrici, chimici, dei medicinali , della carta e alimentari. Ha altresì sviluppato progetti per la gestione dei gas di scarico e nella gestione dell’inquinamento acustico. Ha forti collegamenti con imprese della provincia del Guangdong, ma è anche presente con una propria rete di marketing e in altre Province cinesi fra cui Guanxi, Sichuan, Shanxi, Neimeng, Shangxi, Xijiang, Jiangsu, Anhui, Zheijiang, Fujian, Hubei, Hunan, Beijing, Hainan.

Naturel

Azienda del settore degli alimenti e delle bevande biologici e di qualità elevata, che si occupa di produzione e vendita attraverso distributori di bevande analcoliche (in particolare vini frizzanti analcolici) e di olio extra vergine di oliva senza grassi. Il prodotto di punta è Lida Diva, una bevanda analcolica prodotta da uve selezionate lavorate secondo il metodo tradizionale italiano.

Guangdong Tango Supply Chain Ltd.

Zhuhai Yushan Fang Organic Food Ltd è un’azienda del gruppo Guangdong Tango, un conglomerato industriale con più di 40 filiali e più di 20 mila retailer, specializzato nel settore della distribuzione e del supply chain management. Opera nel settore del lifestyle e della cura della persona, offrendo prodotti biologici naturali, dal riso ai cereali, all’olio, al miele, nonché prodotti biologici importati, tra cui vino e prodotti tipici.

Sestosensor

L’azienda produce sensori per il monitoraggio in diversi ambiti. Tra i principali prodotti si evidenziano: - sistemi di monitoraggio sismico per edifici e infrastrutture; - sistemi di rilevazione delle emissioni sonore per valutarne l’effetto su materiali come la pietra e il cemento; - una linea completa di sensori ottici e attrezzature utilizzate nella costruzione di infrastrutture e nella manutenzione di alcune opere d’arte; - un tipo di tessuto tecnico con sensori a fibra ottica, utilizzato particolarmente nell’industria petrolchimica e del gas.

AtGrating Technologies Co. Ltd.

Azienda nel settore dei sensori e delle comunicazioni a fibra ottica. AtGrating è un produttore specializzato in fibra a reticolo di Bragg (FBG), sensori FBG e sistema di rilevamento FBG.

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Fondata nel giugno del 2007 a Foshan, è una società high-tech che opera nel settore delle energie rinnovabili. La società gestisce due attività principali, lo sviluppo di parchi eolici di grande estensione e la produzione di turbine eoliche di grandi dimensioni (800 KW; 2.0MW) anche offshore (3.2MW). Vanta una collaborazione con i principali enti di ricerca e sviluppo danesi del settore. È stata identificata tra i principali progetti high-tech e di manifattura avanzata della Provincia. Fengying ha importato tecnologia eolica matura dall’estero e dopo aver sviluppato la propria tecnologia possiede sue linee di produzione.

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La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

Pierluigi Floris Architetto

L’attività dello studio spazia sulle diverse scale della progettazione, con un particolare interesse per il mondo della produzione industriale. Lo studio si caratterizza per la diversità dei settori operativi: - nel settore Yacht Design si occupa sia del design dell’imbarcazione (space planning, interior and exterior design) che di progettazione esecutiva (engineering), fornendo ai cantieri una serie di servizi tecnico-progettuali necessari per ottimizzare la produzione industriale; - nel Product Design si occupa di tutta la fase di progettazione dell’intera linea di prodotti di un’azienda cliente che produce macchine automatiche per la distribuzione di prodotti e bevande, dal concept all’ingegnerizzazione, alla supervisione nella realizzazione dei prototipi; - nell’Architettura si occupa di restauro, ristrutturazione, progettazione di edifici pubblici, pianificazione ambientale, urbanistica.

Zhuhai Sunbird Yatch Manufacturing Co. Ltd.

Fondata nel 2003, “Zhuhai Sunbird Yacht Manufacturing” è una società quotata ed una delle più grandi società cinesi nel settore del design, della Ricerca&Sviluppo, della produzione e commercializzazione e dei servizi per yachts e barche in materiali ad elevata performance, in acciaio ed in plastica rinforzata con fibre di vetro.

Sinergo

Sinergo è una società di consulenza, selezione, formazione ed organizzazione eventi, nata nel 2005 e parte del Gruppo FAAM, che offre una serie di servizi di consulenza in vari ambiti: international business, marketing e comunicazione, valutazione del potenziale, head hunting, cultura organizzativa, organizzazione eventi, formazione, sviluppo di progetti generazionali, franchising.

GACEPE Guangdong Association for Cooperation and Exchanges of Private Enterprises

Associazione del Guangdong per la cooperazione e gli scambi per le imprese private, è stata creata su indicazione del Governo per sviluppare servizi a favore delle piccole medie imprese e per promuovere l’economia privata. GACEPE ha una base assicurativa variegata, i membri più importanti sono le principali imprese private e i principali gruppi privati della provincia; tra i membri anche imprese e gruppi provinciali, camere di commercio, agenzie per la promozione e organizzazione per la ricerca scientifica. GACEPE serve anche da collegamento per il partito e per il Governo nel contattare personalità del mondo privato e nel sostenere il Governo nel gestire e servire i settori privati dell’economia.

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Le azioni svolte In sintesi, il GIT ha previsto la realizzazione di due percorsi paralleli di traineeship per imprese delle regioni coinvolte e ha visto perciò come principali beneficiari i manager e/o imprenditori delle imprese selezionate. Il progetto è stata realizzato con attività indispensabili ad assicurare la riuscita e la qualità della permanenza delle imprese nei rispettivi territori. I due lead partner per la parte italiana e cinese, la Regione Emilia-Romagna e la Provincia del Guangdong, hanno incaricato per la realizzazione del progetto rispettivamente lo Sportello regionale per l’internazionalizzazione delle imprese (Sprint) della Regione Emilia-Romagna e l’Ufficio delle piccole e medie imprese della Provincia del Guangdong che a loro volta si sono avvalsi - anche per la natura e l’expertise consulenziale che le caratterizza - della Fondazione Italia Cina e di GACEPE (Guangdong Association for Cooperation and Exchanges of Private Enterprises). Queste due associazioni di imprese hanno garantito le seguenti attività: selezione e matching delle imprese italiane e cinesi da coinvolgere nel progetto per lo svolgimento dei traineeship in Cina ed in Italia; formazione mirata propedeutica all’avvio del traineeship e coordinamento del progetto tra gli stakeholder coinvolti: Provincia del Guangdong, Ministero degli Affari Esteri, Ministero dello Sviluppo Economico, Regioni partner italiane, imprese italiane e cinesi. In particolare, le azioni principali che hanno caratterizzato il progetto sono consistite in un primo periodo di breve formazione, mirata a preparare la permanenza dei manager delle imprese coinvolte nei rispettivi Paesi; la permanenza di ciascun beneficiario nelle imprese selezionate per un periodo di circa due settimane; la realizzazione di due momenti di incontro pubblici in cui mettere in risalto i risultati conseguiti e creare momenti di scambio e di rafforzamento della collaborazione per le filiere ed i territori coinvolti, rivolgendosi in questo caso sia alle imprese che alle istituzioni. Più in dettaglio, il progetto si è articolato nelle attività mostrate nella tabella 7. Tabella 7. Progetto GIT, principali attività realizzate Attività

Luogo

Descrizione

Briefing progetto e corso di formazione propedeutico

Bologna, 9 gennaio 2013

I partecipanti italiani hanno seguito: • Breve corso sull’economia provinciale • Introduzione su intercultural management e business etiquette in Cina • Briefing propedeutico alla partenza del progetto GIT

Italian Traineeship in Guangdong

Guangdong, 14-24 gennaio 2013

• Kick-off meeting (14 gennaio 2013) • Traineeship di ciascun manager d’impresa italiana per circa 8 giorni lavorativi nel Guangdong presso le aziende ospiti • Visita a siti di aree di sviluppo ed insediamento: “Sino-German Industrial Service Area” (19 gennaio 2013) “Sino-Singapore Knowledge City” (24 gennaio 2013) • Debriefing con le imprese partecipanti

Forum in Guangdong, Cina

Guangzhou (Canton), 23 gennaio 2013

• Esposizione delle attività e dei principali risultati preliminari a conclusione della prima fase del progetto • Testimonianze aziendali

Guangdong Traineeship in Italy

Italia, 10-18 aprile 2013

• Esposizione delle attività e dei principali risultati del progetto • Testimonianze aziendali • Firma accordi di collaborazione tra imprese e istituzioni • Lancio di nuove proposte e iniziative di scambio e collaborazione tra Italia e Guangdong

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La Cina nel 2013: Dossier Guangdong Scenari e Prospettive per le Imprese

I risultati Da un punto di vista istituzionale, il progetto ha ulteriormente rafforzato la collaborazione tra istituzioni italiane (Ministeri, Regioni partner) e governo locale del Guangdong, che come si può evincere dai dati sopra esposti è una delle province più interessanti della Cina. Il progetto GIT ha anche favorito una maggiore conoscenza sia da parte delle imprese che da parte delle istituzioni dell’economia del Guangdong e dell’economia cinese, a livello macro e microeconomico, informazioni che questo rapporto rende fruibili ai lettori. Il progetto ha valorizzato anche le forme di cooperazione già in essere fra le regioni italiane e la Cina, ed in particolare le attività di cooperazione promosse nel quadro del Programma MAE-Regioni-Cina, favorendone l’integrazione ed il coordinamento con le azioni in via di realizzazione nell’ambito del Programma, ad es. “Renewal” e “Travel”, avvalendosi dei risultati conseguiti, anche in termini di imprese coinvolte. In particolare, sono da rimarcare le ottime e fattive relazioni che si sono stabilite tra le parti italiane e l’Ufficio delle piccole e medie imprese della Provincia del Guangdong, nonché con l’associazione d’imprese GACEPE. Con il consolidamento di queste relazioni, si sono poste le condizioni per un concreto follow-up del GIT e per lo sviluppo di nuove progetti. Un secondo risultato raggiunto è il coinvolgimento di Regioni collocate in varie aree del Paese: nord, centro e sud. Il progetto è di particolare importanza per le imprese del Mezzogiorno, generalmente svantaggiate nei processi di internazionalizzazione e che possono avvalersi di rappresentanze associative spesso meno strutturate rispetto a quelle del nord. Il partenariato con la provincia del Guangdong ha consentito di dare spazio e rilievo alle eccellenze esistenti nel tessuto produttivo del Mezzogiorno. Dato il coinvolgimento di imprese, rappresentative delle principali filiere regionali italiane, il progetto si attendeva ricadute molto concrete in termini di: 1. promozione delle eccellenze regionali, delle filiere produttive e dei settori innovativi; 2. sviluppo di collaborazioni in campo economico, sia di tipo commerciale che in ambito produttivo e tecnologico. In questo senso, il progetto ha posto le condizioni per il raggiungimento di accordi di scambio tecnologico e know-how, partnership e intese commerciali. Alcuni di questi accordi sono stati firmati durante il Forum che si è tenuto il 18 aprile 2013 a Bologna. Le Regioni partner ed il soggetto attuatore stanno anche monitorando e sostenendo lo sviluppo delle relazioni tra le altre società italiane e cinesi che hanno partecipato al progetto. Anche la presenza al Forum conclusivo del Vice-Governatore del Guangdong Lin Shaochun è testimonianza della bontà del progetto e dei suoi risultati.

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In questo senso si sottolinea che il progetto, come evoca il suo stesso nome, ha creato le condizioni per lo sviluppo di collaborazioni stabili tra imprese del Guangdong e delle Regioni italiane partecipanti. Sono stati sottoscritti accordi aventi oggetto: lo sviluppo commerciale di prodotti alimentari italiani in Cina; l’importazione e distribuzione di olio e vino biologico in Cina; la distribuzione di macchinari cinesi in Italia; una collaborazione per favorire e gestire l’incoming di turisti cinesi in Italia; una piattaforma di servizi per le imprese del Guangdong nelle loro operazioni in Italia e per le operazioni di imprese italiane nella Provincia; la formazione e lo sviluppo di servizi e strutture di assistenza per anziani in Cina. Si registra anche il progresso di altre imprese partecipanti verso lo sviluppo congiunto e la collaborazione commerciale nel settore dei sensori a fibre ottiche e la costituzione di un team progettuale sino-italiano nell’ambito della gestione delle acque. Inoltre, a margine del progetto e nell’ambito della visita della delegazione cinese in Italia è stato firmato un accordo per la distribuzione in Cina di macchinari italiani per la produzione di carta tissue.

Lo strumento del traineeship si è rivelato di grande utilità ed efficacia nel favorire l’internazionalizzazione delle imprese e la penetrazione del mercato in un contesto complesso come quello cinese. Le motivazioni sono ascrivibili a: 1. La cura nei processi di check-up e matching aziendale che hanno consentito di giungere ad un incrocio tra domanda e offerta e alla soddisfazione reciproca di ciascuna coppia di imprese partecipanti; 2. la cornice e l’accompagnamento istituzionale, cruciale in un contesto economico in cui lo Stato è interventista come quello cinese; 3. le risorse economiche dedicate al progetto dalle istituzioni partecipanti con la condivisione del rischio da parte di tutti i soggetti coinvolti; 4. il coordinamento del progetto da parte di enti e organizzazioni che detengono know-how country-specific e personale con esperienza internazionale; 5. l’adeguatezza dello strumento al contesto culturale ed al business environment cinese ed italiano: il traineeship - diversamente dagli incontri B2B2 - favorisce lo sviluppo di rapporti umani e fiduciari a vantaggio di solide relazioni d’affari. Indicazioni di policy Il modello Guangdong Italy Traineeship ha fornito un nuovo strumento per favorire l’internazionalizzazione delle imprese e la penetrazione dei mercati internazionali. Si giudica questo modello particolarmente adeguato all’ambiente economico e culturale cinese. Il successo del progetto è risultato ed insieme testimonianza di una virtuosa collaborazione tra istituzioni pubbliche e settore privato. In questo senso, si rimarca l’efficacia della diplomazia economica promossa dal Ministero degli Affari Esteri che ha svolto la sua azione verso la provincia del Guangdong, e insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, alla Regione Emilia-Romagna, alle Regioni partner e alla Fondazione Italia Cina ha contribuito al finanziamento ed alla realizzazione di questo progetto. Si ritiene utile replicare e verticalizzare questo modello coinvolgendo diversi settori e aree regionali. Per il futuro si valuta opportuna una più diffusa distribuzione dell’onere economico della partecipazione al progetto tra tutti i soggetti coinvolti, raccomandando un maggiore contributo da parte delle imprese aderenti.

2. Inoltre, in Cina ed in maniera più strutturata in Italia si è colta l’occasione dello svolgimento del progetto per organizzare ulteriori occasioni di incontro tra imprese italiane e cinesi attraverso la consolidata modalità B2B; anche in questo caso, il successo degli incontri è risultato dalla preparazione dedicata agli stessi.

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

OPPORTUNITĂ SETTORIALI

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6

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

6.1. Alimenti e bevande La Cina è già oggi uno dei maggiori mercati per i prodotti alimentari e le bevande. Nel 2012 il mercato ha raggiunto una dimensione di oltre 2.000 miliardi di Renminbi (circa 317 miliardi di dollari Usa), con una crescita di circa il 25% rispetto al 2011. La domanda di prodotti alimentari e bevande associato al tempo libero, ai consumi funzionali e pratici crescerà, secondo le stime del CeSIF, a un tasso del 10-12% nel 2013. I modelli di consumo si stanno allineando ai più avanzati, e stanno diventando maggiormente riconoscibili da un punto di vista occidentale. Ciò dipende in larga misura dall’urbanizzazione, dall’aumento del reddito disponibile, dall’influenza internazionale e dai cambiamenti che interessano gli stili di vita. Influiscono inoltre la maggiore possibilità di scelta, la maggiore consapevolezza della salute e della sicurezza alimentare, il rapido sviluppo di canali di

distribuzione (ammodernamento della vendita al dettaglio, catene di ristorazione ispirate al modello occidentale) e la propensione alla sperimentazione che caratterizza il consumatore cinese. Per avere un’idea dei cambiamenti in atto, è interessante notare come il numero di ristoranti stranieri nella capitale Pechino negli ultimi quattro anni sia più che raddoppiato, passando da 2 a 5 mila. La popolazione cinese è sempre più sensibile nei confronti dei marchi e del marketing, alla ricerca di migliore qualità e di prodotti confezionati in maniera igienica, come anche di prodotti alimentari più sani e funzionali. Si osserva tuttavia una crescente domanda per fast-food e cibi preparati. Dato che la domanda è già relativamente sviluppata, il Governo sta lavorando alla modernizzazione dell’offerta, nel tentativo di evitare ulteriori scandali lungo la filiera produttiva come avvenuto nel 2011, con il coinvolgimento del maggior produttore cinese di carne Shuaghui. Oltre alla domanda

Settore

Sanitario

Tabella 6. Opportunità settoriali

Settore

Alimentari e bevande

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Opportunità

Crescita

Fattori di crescita

Grandi

Elevata

Sostanzialmente favorevoli

• Mercato di massa: grande scala e basso costo. Consumatori appartenenti alla fascia medio-bassa, produzione locale, distribuzione moderna, competitività di prezzo, marketing complesso e aggressivo e scarsa fedeltà al marchio.

• Tasso di crescita annuo: 10-12% nel 2013. • I modelli di consumo si stanno allineando ai più moderni e stanno diventando maggiormente intellegibili da un punto di occidentale. • Lo sviluppo e l’urbanizzazione stanno contribuendo ad una rapida crescita ed estensione del potere d’acquisto da circa 30-40 città di prima e seconda fascia a oltre 600 città emergenti. • Per quanto riguarda le bevande alcoliche, a fine 2012 il Governo ha annunciato, nell’ambito di campagne per maggiore sobrietà da parte dei funzionari pubblici, il bando sulle bevande alcoliche durante i ricevimenti, che ha già avuto un impatto negativo sui consumi. • I prezzi delle materie prime rimangono elevati e torneranno a crescere nel 2013. Le imprese leader potrebbero trasferire i maggiori costi ai consumatori, poiché essi hanno grande potere contrattuale e possono alzarne il prezzo di vendita. Questo è relativamente più facile nelle città di prima e seconda fascia, meno nelle città di fascia più bassa, molto sensibili ai prezzi.

• Mercato di nicchia: differenziazione. Consumatori ad alto reddito, prodotti d’importazione, distribuzione e marketing high-end, enfasi sul marchio e sulla qualità, maggiore fedeltà al brand.

Retail

Opportunità

Crescita

Fattori di crescita

Selezionate

Elevata

Contrastanti

• I farmaci brevettati continueranno ad essere promossi sia dal Governo che dalle strutture ospedaliere. • I farmaci generici guadagneranno contratti importanti da parte del Governo, se questa categoria entrerà nella Lista nazionale dei farmaci essenziali. • Maggiori opportunità per i farmaci per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, per malattie metaboliche, cancro; malattie autoimmuni, infettive neurologiche e psichiatriche; farmaci biotech (es. anticorpi terapeutici). • Opportunità per le tecnologie avanzate di produzione per i farmaci sopracitati • Le attrezzature mediche di alta qualità importate dall’estero e le relative tecnologie di produzione di componenti e macchine/dispositivi: di consumo; per la diagnostica per immagini; per chirurgia mini e non invasiva; impiantabili; per compensazione di handicap continueranno a crescere in maniera sostenuta • La tecnologia informatica (IT) in campo sanitario è uno degli investimenti più consistenti che il Governo affronta per migliorare la qualità e l’efficienza del servizio sanitario con grandi opportunità per i fornitori esteri. • Nei prossimi cinque anni le imprese che si occupano della progettazione delle strutture ospedaliere avranno opportunità senza precedenti in Cina.

• Ci aspettiamo una crescita del 15-20% nel 2013. • Rapido invecchiamento della popolazione: nel 2011 circa l’11% della popolazione supera i 60 anni, e nel 2015 rappresenterà oltre il 13%. • Le riforme del sistema sanitario hanno esteso, a settembre 2011, la copertura assicurativa sanitaria al 93% della popolazione (1,28 miliardi di persone). • Le preoccupazioni per il sistema sanitario e la sfiducia nei prodotti locali spingono i consumatori a scegliere farmaci e attrezzature mediche d’importazione. • Con le leggi più severe entrate in vigore nel 2012, il mercato dei prodotti alimentari salutari, in grande espansione, andrà incontro ad una ristrutturazione, creando molte opportunità per gli attori stranieri. • Esistono più di 1.300 ospedali di Livello 3 (oltre 500 letti) in Cina, e quasi tutti progettano di rinnovare le strutture esistenti o costruirne di nuove. • Il Governo cinese ha investito 2 miliardi di dollari in tecnologia informatica per il sistema sanitario nel 2010 e maggiori investimenti sono stati previsti negli ultimi due anni. • Nei servizi sanitari l’aumento della classe media cinese in termini di numero e potere di acquisto ha determinato un forte aumento delle prestazioni erogate da strutture private.

Selezionate

Medio / alta

• Il settore della distribuzione si sta trasformando in una piattaforma differenziata, multistrato e multiformato. • Opportunità crescenti nelle città di fascia più bassa, oltre a quelle di prima fascia. • Gli investitori e gli operatori locali diventeranno più attivi in questo settore. • Opportunità selezionate sia in materia di canale (es. ipermercati, supermercati, grandi magazzini) sia di prodotto, come ad esempio i beni di lusso.

• Crescita media annua al 15-17%. • A guidare la crescita saranno la rapida urbanizzazione, il reddito crescente, l’ulteriore sviluppo delle infrastrutture, l’aumento dei consumi. • Questo farà della Cina una delle destinazioni più attraenti tra i mercati dell’Asia Pacifico per le aziende di beni di consumo. • La Cina è già il principale driver dell’industria globale del lusso. • Probabili sfide future a livello operativo riguardano risorse umane, localizzazione, partner e costi dell’inflazione.

Sostanzialmente favorevoli

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Settore

Energia

Ambiente

Chimico

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Opportunità

Crescita

Fattori di crescita

Selezionate

Elevata

Favorevoli

• Fornitura di attrezzature per il settore energetico nuovo e tradizionale. Opportunità di approvvigionamento. • Opportunità di breve e medio termine nel settore delle energie rinnovabili come eolico e solare. • Localizzazione di prodotti ad alta intensità tecnologica per il settore delle rinnovabili. • Sviluppo di progetti selezionati in collaborazione con operatori cinesi.

• Gli obiettivi che sono stati delineati nel Dodicesimo piano quinquennale (2011-2015) si sono rivelati più ambiziosi rispetto al piano precedente, che già evidenziava la necessità di diversificare le fonti energetiche della Cina. • La riduzione dei costi derivante dai miglioramenti tecnologici che ha caratterizzato il settore eolico negli ultimi cinque anni ha raggiunto un limite. Prevediamo dinamiche simili per il fotovoltaico nei prossimi 2-3 anni. • Eccesso di capacità produttiva nel breve termine in alcuni settori della catena del valore (specialmente nell’offerta di turbine eoliche). • L’evoluzione del quadro politico costituisce una sfida e un’opportunità (attività di lobbying).

Selezionate

Elevata

• Le attrezzature ed i prodotti chimici di fascia alta (es. per il trattamento delle acque) e a maggiori prestazioni. • Il trattamento specializzato delle acque reflue (es. derivanti da cartiere e da impianti per la produzione di cemento). • Per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti solidi, i settori di maggiore interesse sono: i metodi di trattamento alternativi allo smaltimento in discarica, i sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e il trattamento dei rifiuti industriali. • I progetti Build-operate-transfer in città di seconda, terza e quarta fascia per i progetti di trattamento delle acque reflue.

• L’urbanizzazione e la crescita industriale della Cina sono i principali driver della crescita di lungo periodo di questo settore. • Il Dodicesimo piano quinquennale prevede che gli investimenti nel settore della protezione ambientale da parte del Governo cinese raggiungeranno i 3000 miliardi di Rmb, il doppio rispetto al precedente piano. • Il Governo cinese ha innalzato i requisiti per il risparmio energetico e il controllo delle emissioni, creando forte domanda a valle.

Numerose

Medio / alta

• Le operazioni di fusione e acquisizione potranno rappresentare una migliore modalità di entrata o di consolidamento in Cina. Una strategia potrà essere quella di acquisire operatori di fascia media per accedere a quello specifico comparto. • La ripresa sarà guidata da prodotti chimici ad elevate prestazioni, compresi i prodotti chimici di nicchia come quelli destinati al trattamento dell’inquinamento. • Ulteriore penetrazione di nuove applicazioni e opportunità dalla ristrutturazione della rete di distribuzione.

• Crescita medio annua al 10-12%. • Alcune industrie a valle della filiera raggiungeranno risultati migliori di altre. • Il Dodicesimo piano quinquennale incoraggerà lo sviluppo del settore dei materiali avanzati. • I prodotti ad alto valore aggiunto ed i prodotti chimici ad elevata performance potranno godere di una crescita straordinaria, inclusi i prodotti chimici di nicchia come quelli per il trattamento dell’inquinamento.

Settore

Macchinari

Opportunità

Crescita

Fattori di crescita

Numerose

Elevata

Favorevoli

• Macchinari di fascia alta e macchinari utensili. • Macchinari per il settore della tutela ambientale e per progetti nel settore dell’energia rinnovabile (es. eolico). • Macchinari realizzati su misura per impianti e fabbriche di dimensioni più contenute che consentono maggiore flessibilità ai produttori. • Macchinari per il settore automotive allargato. • Macchinari e attrezzature per il monitoraggio nel settore ferroviario.

• Tasso di crescita annuo del 10-20%. • Gli incentivi governativi stimolano l’investimento in macchinari, ad esempio nel settore delle costruzioni. • Crescita moderata del settore dei macchinari per il settore automotive sostenuto dalla crescita del mercato dell’auto cinese. • I programmi di protezione ambientale includono energia eolica, idrica e il trattamento delle acque. • I treni e le metropolitane ad alta velocità richiedono macchinari e attrezzature per il monitoraggio; la produzione di materiale rotabile è caratterizzata da una domanda moderata. • A causa della qualità inferiore dei macchinari locali rispetto a quelli prodotti da imprese internazionali, è improbabile che il Governo continui a promuovere iniziative e politiche per favorire la competitività delle imprese locali.

Numerose

Media

• Produttori di componentistica con tecnologie avanzate. • Imprese che producono componenti per il risparmio energetico e la riduzione dell’inquinamento. • Società che dispongono di tecnologie all’avanguardia per quanto riguarda componenti destinati ai veicoli alimentati con energie alternative come Pcu (Power control unit) e Bms (Battery Management Systems). • Servizi ai produttori di auto cinesi.

• Non è previsto un successo immediato nel settore automotive in Cina. Tuttavia, prevediamo una crescita delle vendite tra l’8 ed il 12% per i prossimi 5 anni e che questa crescita continui a creare opportunità per le imprese estere. • Il 2011 e 2012 hanno visto una decelerazione nella crescita, ma il settore riprenderà a crescere vigorosamente.

Favorevoli

Automotive

Probabilmente Favorevoli

Probabilmente favorevoli

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crescente per alimenti salutari, si osserva una forte insoddisfazione ed un costante abbassamento della fiducia dei consumatori rispetto a prodotti locali come acqua, latte fresco e latte concentrato, frutta e verdura, ed una corrispondente domanda in espansione per prodotti importati. In Cina vi sono già numerosi mercati saturi o fortemente presidiati, il che provoca la diminuzione dei margini e una tendenza verso il consolidamento. Ciò vale soprattutto per le categorie di prodotti con forte caratterizzazione locale, alcune delle quali coinvolgono anche multinazionali, come prodotti da forno e snack, birra e acqua, prodotti di pasticceria e condimenti, oltre alle catene di ristorazione. L’acquisizione di Yinlu e Hsu Fu Chi da parte di Nestlè, l’acquisizione di Little Sheep da parte di Yum!, l’offerta di Unilever per XiangPiaoPiao sono tutti episodi rappresentativi di questo trend. Oltre alla crescente saturazione del mercato, le principali sfide per le imprese che approcciano questo settore sono i rapidi cambiamenti nella domanda dei consumatori, e i rapporti di forza e la leva negoziale con fornitori (materie prime) e clienti/intermediari a valle della catena del valore (retail). Le aziende che saranno in grado di adattare i propri modelli di business e le proprie strategie alle nuove tendenze in corso nel settore saranno in grado di sfruttare al meglio i principali driver di crescita e redditività. Numerose tipologie di beni alimentari e bevande hanno un mercato in piena fase evolutiva, in quanto i consumi pro capite hanno grandi margini di crescita dati i livelli medi raggiunti in altri mercati. Per esempio, il consumo anno pro capite di formaggi in Cina è stimato attorno ai 10 grammi, contro i 15 chilogrammi di Usa e Europa (1.500 volte in più rispetto alla Cina). Queste categorie di prodotti si riferiscono a tipologie più moderne, come le bevande aromatizzate, quelle a base di the, i succhi di frutta in bottiglia, pasti preparati ed altri fast-food, prodotti caseari, nonché altri prodotti di ispirazione più specificatamente occidentale quali bibite gasate, vino e liquori, olio di oliva, panetteria, cioccolato ed i cereali per la colazione, e infine alimenti supplementari come minerali e vitamine. Nel 2011-2012 si è assistito ad un calo, seppur contenuto, dei costi delle materie prime che dovrebbe durare fino alla metà del 2013 e che ha genera-

to una pressione deflazionista nel settore facendo recuperare margini di profitto a molte imprese, ma ha anche stimolato i consumi ed in definitiva i volumi ed il valore della produzione. Ad ogni modo, anche se vi fosse una crescita dei costi delle materie prime (ad es. zucchero, olio di palma, plastica, mais, riso e grano), di produzione e logistici, le aziende leader in ogni sub-settore possiedono una forte leva negoziale nei confronti dei propri fornitori. In questo senso perciò sono dotati del potere di stabilire i prezzi, e probabilmente sono anche in grado di elevare i prezzi finali addebitando i costi aggiuntivi ai consumatori. Tale eventualità è meno probabile per le imprese più piccole e nelle città di fascia più bassa, più sensibili all’evoluzione dei prezzi. Inoltre, le società del settore hanno bisogno di trovare un equilibrio tra la riduzione dei costi ed il mantenimento della qualità, oltre all’adesione agli standard di sicurezza alimentare. Venendo ai singoli segmenti, anche quelli di potenziale interesse per le aziende italiane, il settore delle bevande analcoliche ha sperimentato una crescita nei volumi del 12% contro una crescita del valore del 16,3% nel 2012, che implica una crescita graduale dei prezzi nel segmento anche come risultato di una crescita dei costi della plastica Pet e dello zucchero. Per quanto riguarda i prodotti caseari, il volume è cresciuto dell’8,1% contro una crescita del valore del 17,6%, spinta sostanzialmente dalla crescita dei costi della materia prima. La crescita del segmento degli instant noodles, dove dominano il colosso taiwanese Unipresident e la società Tingyi, è stata sostenuta (19,4%) sebbene più lenta del 2011 (22,5%). Nell’ambito degli snack ed in particolare il segmento dei dolciumi, un segmento dove è leader l’italiana Perfetti VanMelle, i volumi sono cresciuti del 4,6%. Per quanto riguarda le bevande alcoliche, a fine 2012 il Governo ha annunciato, nell’ambito di campagne per maggiore sobrietà da parte dei funzionari pubblici (che si applicano anche alle spese per viaggi all’estero e per eventi conviviali) il bando sulle bevande alcoliche durante i ricevimenti, che ha già avuto un impatto negativo sui consumi e sul giro d’affari del settore vino, la cui crescita è calata dal 16,1% nel 2011 all’8,1% nel 2012. La produzione di vino ha visto una crescita record del 19,4% nel 2012. Il volume di crescita della birra

è rallentato dal 10,7% nel 2011 al 3,1% nel 2012, ancora una volta per un calo nei consumi. D’altro canto sono cresciuti anche i costi del lavoro, quelli del packaging ed i costi delle materie prime, in particolare dell’orzo, che hanno esercitato una pressione verso il basso nei profitti per le principali aziende produttrici di birra. Tra i principali player nel mercato c’è Tsingtao, che nel 2011 ha prodotto circa 7,15 milioni di chilolitri e rappresenta una quota di mercato del 14,6%. L’azienda ha ben 56 stabilimenti ed è il più noto marchio di birra nei mercati internazionali, distribuito in oltre 70 Paesi del mondo. In passato, il consumo era localizzato nelle 30-40 città di prima e seconda fascia. Lo sviluppo economico e l’urbanizzazione stanno contribuendo ad una rapida crescita ed estensione del potere di acquisto in 600 città cinesi di terza e quarta fascia e oltre. I principali player cinesi e di Taiwan in questo settore, come COFCO, Wahaha, Mengniu, Shuanghui, Master Kong, Want Want (oltre 8000 distributori) e Hsu Fu Chi sono già sulla buona strada per raggiungere e presidiare i mercati in città di fascia inferiore. Oltre alla necessità di coprire geograficamente le regioni periferiche, ciò significa inserirsi anche in mercati tradizionali, ancora predominanti in queste aree del Paese. Inoltre, lo sviluppo delle città di fascia più bassa si accompagna alla diversificazione della domanda, che richiede prodotti e marketing su misura. Per gran parte degli operatori multinazionali che operano in questo settore, raggiungere le città emergenti rappresenta una nuova frontiera, e la localizzazione risulta cruciale. Tale espansione geografica è necessaria per gli operatori del settore il cui approccio al mercato cinese è di massa, e si qualifica per economie di scala e basso costo (consumatori appartenenti alla fascia medio-bassa, produzione locale, distribuzione moderna, competitività di prezzo, marketing complesso e aggressivo e scarsa fedeltà al marchio). In Cina, l’approccio alternativo è rappresentato dal “mercato di nicchia” che si caratterizza per la differenziazione (consumatori ad alto reddito, prodotti d’importazione, distribuzione e marketing high-end, enfasi sulla qualità e maggiore fedeltà al marchio). Oggi, molte multinazionali del settore si trovano in mezzo a queste due dinamiche, impe-

gnate a raggiungere il mercato di massa. Qualsiasi soluzione dovrà essere valutata attentamente, in quanto non esiste nessuna scorciatoia per il mercato di massa. Per questo motivo, le imprese probabilmente avranno bisogno di concentrarsi su una crescita organica. Per le multinazionali del settore alimentare e delle bevande che svolgono attività di M&A è problematico trovare target da acquisire che siano allo stesso tempo attraenti ed economici. Le imprese disponibili ricercano investitori di lungo periodo con capitale e competenze indispensabili per l’espansione, ma sono riluttanti a cedere il controllo dell’azienda nel breve periodo. Tuttavia, molte aziende cinesi del settore privato stanno guardando alla possibilità di quotarsi in borsa come alternativa. Esempi recenti sono XiangPiaoPiao, Tianfu e Kahhow, che hanno lanciato IPO nel corso del 2011. In un momento in cui la Cina attrae maggiori investimenti dalle imprese multinazionali, si registrano anche i primi segnali che i principali operatori cinesi nel settore degli alimenti e delle bevande stanno guardando agli investimenti verso l’estero per assicurarsi le materie prime necessarie (es. zucchero, olio, latticini, acqua), per garantirsi l’accesso ai mercati occidentali oppure per incrementare la riconoscibilità del marchio o acquisirne di propri, come l’acquisizione di Bright Food della britannica Weetabix nel 2012 o gli acquisti di case vitivinicole in Francia. 6.2. Settore sanitario Il settore sanitario cinese è uno dei più dinamici al mondo. Mentre a livello internazionale questo mercato ha recentemente attraversato una fase di stagnazione, secondo stime Espicom il settore sanitario nel 2011 ha raggiunto circa 2.313 miliardi di Rmb (358 miliardi di dollari) ed è cresciuto del 12,5% nel 2012 a 2.602 miliardi (410 miliardi di dollari). Ci aspettiamo una crescita tra il 15 ed il 20% nel 2013. In seguito all’attuazione delle riforme previste per il settore sanitario negli ultimi anni, il sistema di assistenza sanitaria cinese copre ora oltre 1,28 miliardi di persone tra popolazione urbana e rurale, che corrispondono ad oltre il 90% della popolazione cinese. Il mercato ha creato opportunità

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Box 1. Settore alimentare, esempio italiano di successo in Cina

Ragione Sociale

Attività costituite in Cina

Situazione attuale delle attività cinesi

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GIV – GRUPPO ITALIANO VINI

Una società a capitale 100% straniero (WFOE), 2012

100% vendita prodotti realizzati in altri Paesi

Investimenti in Cina

600.000 euro nel 2012, 760.000 euro stock cumulato, 5% degli investimenti all’estero

Ricavi ottenuti da attività cinesi nel 2012

207.620 euro

Addetti in Cina

2 persone di nazionalità cinese e 1 di nazionalità terza (né italiana né cinese)

Punti salienti della propria strategia di sviluppo sul mercato cinese, in relazione alle dinamiche del proprio settore

Nei prossimi cinque anni la Cina dovrà diventare uno dei mercati più importanti del gruppo. Per questo motivo nel 2012 è stata costituita un’organizzazione commerciale diretta sul territorio, in grado di affrontare la complessità commerciale e culturale del mercato. Lo sviluppo si focalizza sulla distribuzione nel canale HORECA cinese attraverso una rete di agenti, importatori e distributori nazionali e regionali e sulla contestuale costruzione dei brands prioritari. Le forti differenze culturali richiedono un’approfondita analisi del mix di marca e prodotto, aprendo a possibili declinazioni specifiche di mercato.

Attività particolari da segnalare, punti di forza, barriere/vincoli relativamente alle opportunità di business per il proprio settore sul mercato cinese

Il gruppo opera da quasi dieci anni in Cina con una rete di una decina di importatori. La sfida maggiore attualmente riguarda la parte consumer. Il vino italiano gode di bassissima notorietà e attualmente viene vissuta come alternativa molto economica al vino francese. Il tema del dominio francese nel vino può essere affrontato solo con un approccio del sistema Italia nel suo complesso. Una singola azienda non dispone delle risorse necessarie per formare ed educare milioni di consumatori cinesi. Attualmente il sistema Italia non è sufficientemente strutturato per svolgere questo ruolo di supporto. Dal 2012 va poi evidenziato un inasprirsi dei controlli doganali con richieste da parte delle autorità cinese di certificati molto onerosi.

Obiettivi futuri e sviluppo della propria strategia di crescita in Cina

La disponibilità di risorse dedicate al 100% sia in Italia che in Cina è indispensabile per portare avanti un piano di sviluppo serio. Le differenze culturali e le barriere linguistiche sono troppo forti. L’obiettivo di crescita del portafoglio marche dipende dalla capacità di colmare il gap di notorietà e immagine tra il gruppo e i concorrenti francesi, americani, australiani e cileni. Il mercato è estremamente dinamico e la strategia va continuamente messa in discussione ed aggiustata. L’obiettivo del gruppo è diventare per il trade e i consumatori cinesi il riferimento per il vino italiano.

Box 2. Settore alimentare, azienda partecipante al Progetto GIT Ragione Sociale

GMF – F.LLI OLIVIERO

Fatturato

8 milioni di euro

N. Impiegati

64

Valore dell’export

3,5 milioni di euro

Destinazione dell’export/ maggiori mercati

Usa, Australia, Giappone, Svizzera

Settore di riferimento

Alimentare, dolciario

Profilo azienda/ prodotti e servizi

L’industria Oliviero nasce all’inizio del ventesimo secolo producendo torrone, prodotto tipico della regione irpina. L’azienda ha creato una svariata gamma di prodotti per rispondere ad ogni gusto del cliente: torrone morbido e friabile, uova di cioccolato in vari gusti, marrons glaces, nocciole e croccanti di nocciole, mandorle, arachidi e sesamo, ed una vasta gamma di dragees: mandorle e nocciole ricoperte di cioccolato al latte, fondente e bianco, mandorle confettate in vari gusti (alla frutta, alla cola e all’ arancia).

Partner cinese

Zhenmei Food

Obiettivi (relativamente al Progetto GIT e al mercato cinese/ Guangdong)

Estensione del prodotto sul mercato asiatico.

Sintesi attività svolte

Tra le attività svolte durante la fase in Cina, si segnala la visita agli impianti produttivi - dalla produzione fino al packaging - all’ufficio commerciale, allo show-room. In Italia il manager cinese ha visitato l’azienda Oliviero ed è stato introdotto ad altre due aziende campane del settore, Conditalia e Murano.

Risultati conseguiti

Apertura di un dialogo commerciale e possibilità di sviluppo di nuove aree commerciali di vendita. L’azienda italiana ha inviato una campionatura correlata di offerta in seguito alla fase del progetto GIT svoltasi in Cina, alla quale è seguita una presentazione dell’azienda e dei suoi prodotti in Italia. In fase di dialogo è stato chiarito che la produzione sarà sempre ed esclusivamente italiana. Il prodotto proposto dall’azienda cinese non è facilmente proponibile al mercato italiano; al contrario il prodotto italiano risulta appetibile per il mercato cinese. L’azienda cinese fungerà da rappresentante sul mercato oppure potrà essere cliente con l’obiettivo di rivendere godendo dell’esclusiva sul prodotto ma con il divieto di utilizzare un private label. Le aziende sono in fase di trattativa con particolare riferimento ai torroni teneri e ai prodotti ricoperti di cioccolato, per il mercato locale e per mercati terzi asiatici, che potrebbero essere serviti da Zhenmei. Da un punto di vista commerciale, si sono studiate possibilità in economie come Hong Kong, Macao, e nei Paesi ASEAN. Zhenmei aspira ad essere agente per il mondo asiatico. Da un punto di vista non commerciale, vi è l’interesse da parte cinese ad acquisire metodi di produzione e a sviluppare prodotti. Si sono aperte discussioni anche sul tema della sicurezza alimentare lungo tutta la filiera.

Opportunità offerte dal mercato del Guangdong

Tra le maggiori opportunità risulta l’utilizzo delle aziende locali come agenti di vendita. F.lli Oliviero è inserita nella filiera agroalimentare, dove la produzione è ancora svolta artigianalmente. Il Guangdong rappresenta un mercato molto vasto, dove l’inserimento dei prodotti non dovrebbe trovare ostacoli di vendita anche a marchio locale. La Provincia del Guangdong è inoltre situata nell’area del sudest asiatico che è interessata da una crescente integrazione commerciale - come dimostra l’accordo di libero scambio tra ASEAN e Cina - e che servita dal partner cinese, potrebbe rappresentare un mercato interessante per i prodotti di F.lli Oliviero.

Accordi siglati

Nessuno

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

senza precedenti per le imprese internazionali, con tassi di crescita superiori al 45% per i prodotti farmaceutici importati e al 59% per le attrezzature mediche nei primi sei mesi del 2011. La Cina supererà presto la Francia e la Germania, diventando il terzo mercato farmaceutico al mondo dopo gli Usa e il Giappone. Nonostante gli enormi passi in avanti, lo sviluppo dell’accesso e della qualità a servizi sanitari verificatosi negli scorsi anni non è andato di pari passo con lo sviluppo economico del Paese, e la chiusura di questo divario viene ripetutamente indicata come una priorità dalle autorità nazionali e locali. La spesa annuale pro capite per cure sanitarie in Cina è di circa 265 dollari Usa (cifra che la pone al 116° posto a livello mondiale, dopo Paesi come Swaziland, Gabon e Micronesia), contro i 2.836 dollari Usa dell’Italia (23a posizione). Questa posizione è in netto contrasto non solo contro il secondo posto della Cina nella classifica mondiale del Pil nazionale, ma soprattutto con la medesima classifica parametrata per abitante, nella quale la Cina ricopre la 75a posizione. A partire dal 2001, tuttavia, tale spesa ha registrato una crescita costante, seppur non sufficiente a colmare il gap. In conseguenza delle riforme intraprese, la percentuale di popolazione con copertura sanitaria tra il 2006 e il 2011 ha effettuato un balzo dal 45% al 90%, anche se lo scarso livello di sanità/ospedali nelle piccole città e nelle zone rurali ha in pratica ridotto il beneficio dell’aumentata copertura). Come in ogni altro segmento dell’economia, la vastità del Paese ed i diversi livelli di sviluppo al quale si trovano attualmente province costiere e grandi metropoli da un lato, ed aree interne e dell’ovest dall’altro, fanno sì che non si possa considerare la Cina come un mercato unico, ma come un insieme di mercati interconnessi, alcuni dei quali avanzati e competitivi mentre altri sensibilmente arretrati e con tempi e prospettive di crescita maggiori.

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6.2.1. Settore farmaceutico Il settore farmaceutico ha raggiunto 432 miliardi di Rmb (66,7 miliardi di dollari Usa) nel 2011 ed è cresciuto secondo stime Espicom al 20,6% nel 2012 a 521 miliardi di Rmb (82,2 miliardi di dollari Usa), superando sostanzialmente la crescita del comparto a livello globale.

L’impatto della riforma del settore sanitario è dimostrato dalle oscillazioni nelle quote di mercato tra i grandi ospedali, le farmacie, i centri sanitari per le comunità (Chc – community healthcare centres) e i centri sanitari rurali (Rhc – rural healthcare centres). Tra il 2007 ed il 2009 le vendite ospedaliere sono cresciute ad un tasso del 27% annuo, mentre le vendite di farmaci da banco solo del 7%. Nel 2010, mentre il tasso di crescita delle vendite ospedaliere è calato del 22%, la vendita dei farmaci da banco è cresciuta enormemente, come conseguenza dell’inclusione dei farmaci da banco nella lista dei farmaci sottoposta a rimborso, come previsto dalla nuova riforma. Questo cambiamento porterà a nuove potenziali vendite per i produttori di farmaci da banco, stimate in 30 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. Come per i farmaci con obbligo di prescrizione, anche il mercato dei farmaci da banco di fascia alta è dominato dai prodotti importati, a causa della percezione della loro migliore qualità. La riforma del settore sanitario in Cina ha contribuito ad estendere la copertura sanitaria all’intera popolazione, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Una lista dei farmaci essenziali (Nedl – national essential drug list) è stata introdotta nel 2009 con l’obiettivo di centralizzare la vendita di farmaci per i Chc e i Rhc e di abbassare i costi per il consumatore. L’implementazione del Nedl ha portato ad una diminuzione del 25% del costo dei farmaci. Con l’attuale sistema di gare, ci aspettiamo che i prodotti farmaceutici importati mantengano un vantaggio comparato in termini di prezzo e offerta. Nonostante la forte crescita che continuerà anche nei prossimi anni ad un tasso del 20% circa, molte multinazionali americane ed europee stanno avendo difficoltà ad affermarsi nel mercato. Nonostante il fatto che cinque delle dieci principali aziende farmaceutiche in Cina siano multinazionali, nessuna di queste possiede una quota di mercato superiore al 2,5%. Per questo motivo, molte imprese stanno valutando un cambio di strategia che risulterà probabilmente in una riduzione del personale nei prossimi due anni. Dal 2006, molte multinazionali farmaceutiche hanno rivisto le proprie strutture operative in Cina, organizzando team di vendita specializzati per business unit. Le multinazionali partivano dalla considerazione che tali strutture

avrebbero potuto garantire un aumento delle vendite e dei profitti; in realtà, l’aumento di personale non ha significato un automatico aumento del fatturato. Invece, questa maggiore attenzione alla performance di breve termine, insieme con il turnover del personale, ha finito per danneggiare la cultura aziendale ed ha anche generato aumenti nei costi di selezione e formazione del personale. Nello stesso periodo è calato il rendimento per addetto alla vendita ed anche la produttività del lavoro ha visto un andamento negativo, con gravi ripercussioni sui costi operativi. Molte multinazionali si stanno quindi preparando ad abbandonare questa struttura, a causa dei suoi elevati costi che si riflettono in maniera importante sui margini. Il 2012 ha visto continuare il trend di investimenti in attività di ricerca e sviluppo in Cina da parte delle grandi multinazionali del settore farmaceutico, che nel periodo 2007-2012 hanno registrato un totale di circa 2 miliardi di dollari. Una novità di forte interesse per le società farmaceutiche è stata l’emanazione nell’agosto 2012 da parte della Municipalità di Shanghai di un regolamento che offre forti incentivi a multinazionali che decidano di stabilire il proprio quartier generale regionale in Cina. Pressoché tutte le principali case farmaceutiche hanno attualmente centri di ricerca in Cina, gestiti direttamente o in collaborazione con società o istituti locali. Il principale vantaggio offerto dall’operare tali centri non è più il basso costo del lavoro (innalzatosi negli scorsi anni in conseguenza di diversi fattori) ma la possibilità di poter vendere i prodotti finali sul mercato cinese, la cui crescita continuerà a ritmi sempre più elevati. Nonostante la Cina abbia circa il 20% della popolazione mondiale, il Paese assorbe solo l’1,5% delle vendite globali di medicinali, una percentuale evidentemente destinata ad aumentare. In ragione delle complesse procedure amministrative che regolano la vendita di medicinali in Cina, le case farmaceutiche preferiscono avere i centri di ricerca sul territorio cinese per sviluppare meglio linee di prodotti ed ottenere in minor tempo le autorizzazioni necessarie ad immettere i medicinali nel mercato. Rispetto ai Paesi occidentali, la composizione del mercato cinese risulta essere fortemente frammentata, con le dieci più grandi società farma-

ceutiche del Paese che controllano solo il 20% delle vendite, il 60% del mercato controllato da piccole imprese ed il restante 20% circa occupato da imprese straniere. Come già fatto in precedenza in altri settori, le autorità cinesi stanno tuttavia effettuando pressioni affinché gli operatori locali rafforzino la propria posizione a livello nazionale ed internazionale attraverso attività di consolidamento, principalmente a mezzo di fusioni ed acquisizioni. Nel 2012 si sono registrate molte operazioni di M&A nel settore farmaceutico e le multinazionali del comparto stanno da tempo guardando proprio all’M&A come una via preferenziale al rafforzamento della propria posizione in Cina (si veda paragrafo 4.11). 6.2.2. Apparecchiature medicali Il settore delle attrezzature medicali è cresciuto del 24,3% nel 2012 a 156 miliardi di Rmb, contro i 117 miliardi del 2011. La quota di importazioni è pari al 30% per i prodotti farmaceutici ed al 75% per quanto riguarda le apparecchiature medicali (incluse quelle prodotte da imprese a partecipazione estera sul territorio cinese). La Cina rappresenta oggi il mercato principale nel settore delle attrezzature biomedicali, grazie ad una consolidata base di mercato ed al suo tasso di crescita complessivo. Il Governo cinese ha investito oltre 600 miliardi di Rmb sin dall’inizio della riforma sanitaria negli ospedali a livello di contea e per le strutture sanitarie primarie, per garantire l’adesione agli standard sanitari e l’acquisto di attrezzature medicali, che è la motivazione principale dell’importazione di attrezzature. La Cina conta più di 6.000 produttori nel settore, ma considerato che il 90% è rappresentato da piccole imprese, è assai infrequente che queste imprese siano in grado di generare reali innovazioni. In considerazione dell’aumento del reddito familiare e di una crescente sensibilità e attenzione per la propria salute, i cinesi sono disposti a pagare tariffe più alte per usufruire di attrezzature importate. Il settore della strumentazione medica, diversamente da altri, non è soggetto a bandi sulla base del prezzo. La politica attuale prevede che solo per le attrezzature con un prezzo superiore a 0,78 milioni di dollari sia richiesta la procedura di gara. Pertanto, tutti i segmenti - dagli impianti ad alto valore aggiunto ai prodotti di consumo di uso co-

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

mune - sono dominati dai prodotti importati con Stati Uniti, Germania e Giappone tra i principali Paesi esportatori in Cina etra i principali mercati per i prodotti cinesi. La figura 30 illustra il valore dell’export cinese che ha ormai raggiunto il livello dell’import di attrezzature medicali. Il segmento più esteso all’interno del settore delle apparecchiature medicali (figura 61) continua ad essere quello delle apparecchiature di diagnostica per immagini, che include61gli apparati diagnostici elettronici e a raggi medicale X, e che vede la presenza di operatori italiani come Esaote, mentre seguono i materiali di consumo. La performance di questi due segmenti indica che nel Paese sono cresciuti sia la domanda sia i consumi da parte delle strutture ospedaliere.

Anche con riferimento al segmento delle apparecchiature medicali, il principale trend del 2012 per le imprese straniere è stato un rafforzamento delle attività di ricerca e sviluppo. Società leader come Siemens e General Electric hanno continuato ad aumentare le vendite, anche se le attività delle imprese straniere restano limitate alle strutture di primo livello (spesso private o para-private) i cui tassi di crescita sono inferiori rispetto alle strutture di secondo e terzo livello. I principali operatori quali Beckman Coulter, Mindray Medical (azienda di Shenzhen), Hitachi, Olympus, GE e Siemens stanno quindi valutando possibili modelli di business che permettano di abbassare i costi ed intercettare la forte domanda di apparecchiature a basso costo.

61. Attrezzatura biomedicale, distribuzione delle vendite - Fonte: CeSIF; Ceic

13%

Attrezzature per diagnosi, monitoraggio e trattamento

31%

5%

Attrezzature per odontoiatria Attrezzature per laboratori e sterilizzazione medica

6%

Attrezzature mediche e chirurgiche

2% 7% 36%

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Attrezzature per il trattamento delle macchine e per la cura dei reparti ospedalieri Attrezzature per protesi, organi artificiali, impianti Altro

6.2.3. Servizi e prestazioni sanitarie La crescita quantitativa ma soprattutto qualitativa del segmento dei servizi e delle prestazioni sanitarie rappresenta il principale focus del Dodicesimo piano quinquennale. Bloomberg ha stimato che il fatturato complessivo del segmento servizi medici nel 2012 sia stato di circa 500 miliardi di dollari. L’estensione orizzontale (percentuale della popolazione) e verticale (prestazioni fornite) della copertura sanitaria che si intende attuare nel corso del quinquennio 2011-2015 offrirà ampi spazi agli investimenti privati tanto nel comparto pubblico o semi-pubblico, attraverso forme di cooperazione con ospedali ed enti locali, quanto nel comparto privato: tra il 2009 e il 2012 il numero di strutture sanitarie private è cresciuto del 10% annuo. Sebbene la possibilità per imprese straniere di gestire ospedali sia condizionata dal fatto che vi sia un partner locale, anche nel 2012 si sono registrate aperture di nuove strutture ospedaliere a partecipazione straniera e diverse altre sembrano essere in fase di progettazione, sebbene l’apertura di queste strutture non sia semplice e, in aggiunta agli stringenti requisiti legali e commerciali posti dalla normativa esistente, le trattative con il partner locale e le autorità rappresentino spesso ostacoli significativi. Laddove tuttavia l’impresa straniera sia portatrice di tecnologie particolarmente avanzate o know-how non disponibile sul mercato cinese, le opportunità di investimento sono maggiori e l’esecuzione dello stesso risulta essere facilitata. Anche al fine di raggiungere gli ambiziosi obiettivi politici posti dalle autorità centrali, diverse strutture pilota sono in fase di progettazione: in tali strutture i partner privati contribuiscono con know-how, tecnologie e fondi a fronte di un trattamento legale, amministrativo e commerciale privilegiato (soprattutto in termini di rimborso delle prestazioni), da negoziarsi su base individuale con le autorità preposte. L’aumento della classe media cinese in termini di numero e potere di acquisto ha determinato un forte aumento delle prestazioni erogate da strutture private. Diversi gruppi internazionali hanno intercettato questa nuova domanda e sembra esservi spazio anche per nuovi operatori, soprattutto in considerazione del fatto che il Catalogo degli investimenti esteri in vigore dal gennaio

2012 aumenta significativamente i servizi sanitari che possono essere offerti da operatori stranieri. Il CeSIF prevede che nel 2013 il settore delle strutture ospedaliere non pubbliche, ovvero quelle finanziate da soggetti esteri e privati, vedrà una rapida crescita che trainerà anche il settore delle infrastrutture informatiche per lo scambio delle informazioni e per il rapporto con i clienti (Customer relationship management; si veda sotto). 6.2.4. Servizi e prestazioni sanitarie L’accelerazione nello sviluppo della tecnologia informatica in campo sanitario e del settore della progettazione e costruzione di strutture ospedaliere ha attratto molti player internazionali in Cina. Le riforme del settore sanitario enfatizzano la necessità di migliorare la qualità e la copertura dei servizi sanitari di base, che forniscono grandi opportunità per la tecnologia informatica e per le soluzioni di telemedicina applicate nei centri Chc e Rhc. Il Governo ha investito nel 2010 2 miliardi di dollari Usa in tecnologie informatiche. Sebbene il focus di sviluppo sia ancora l’Emr (Electronic medical record), ovvero l’adozione di sistemi informativi per la gestione della cartella clinica elettronica, la domanda per soluzioni informatiche per lo scambio di dati è già cresciuta in città come Pechino e Shanghai. Secondo alcune stime il settore dei servizi informatici per il settore sanitario nel 2012 è cresciuto del 21%, arrivando a 17,66 miliardi di Rmb. Dal 2008, la maggior parte degli ospedali di Livello 3 in Cina ha progettato di rinnovare le proprie strutture o di costruirne di nuove. Circa 140 ospedali con oltre 800 posti letto hanno iniziato i lavori nel 2010, e altri 200 ospedali di Livello 3 sono stati costruiti nel 2011. Questo aumento nella costruzione di ospedali dimostra come vi siano grandi opportunità per le imprese estere specializzate nella progettazione di ospedali. 6.2.5. Alimenti salutari Nell’agosto 2011, la Cina ha approvato nuove leggi con riferimento al mercato degli alimenti salutari, riducendo da 27 a 18 gli health claims - le indicazioni salutistiche che le aziende alimentari utilizzano per descrivere le caratteristiche dei prodotti rendendo più difficile dare indicazioni salutistiche che non siano effettivamente documentate.

7

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Sebbene ciò aumenterà considerevolmente le barriere alla registrazione di alimenti salutari in generale, le nuove leggi avranno un impatto maggiore sui prodotti locali piuttosto che sui prodotti importati. Dal 2008 al 2010, il mercato dei cibi salutari è cresciuto di oltre il 35% all’anno, raggiungendo circa 2 miliardi di Rmb nel 2010. Questa tendenza continuerà probabilmente per i prossimi cinque anni. Attualmente, non più del 6% dei cibi salutari in Cina è importato, mentre i prezzi di vendita al dettaglio di tutti gli alimenti salutari, importati e non, restano elevati quasi quanto in Europa e negli Usa. In precedenza, il mercato dei cibi salutari non era soggetto ad una regolamentazione rigida, così come il mercato farmaceutico; tuttavia, gli elevati profitti hanno attratto l’attenzione di nuovi player che adottano pratiche scorrette nel mercato ed hanno perciò determinato un forte intervento dello Stato ed una regolamentazione più severa. Sebbene il valore del mercato dei cibi salutari sia cresciuto rapidamente negli ultimi cinque anni, questa crescita è attribuita principalmente ai rivenditori, come ipermercati e convenience store, piuttosto che alle farmacie. Inoltre, i consumatori tendono a dimostrare maggiore fiducia nella qualità degli alimenti salutari importati rispetto a quelli prodotti in Cina. La domanda del mercato per alimenti salutari di fascia alta e la disponibilità di spesa da parte dei consumatori cresceranno ulteriormente quando questi prodotti si dimostreranno effettivamente sani e funzionali.

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6.2.6. Valutazioni sulle opportunità Seppure di portata fortemente limitata, la presenza di investitori ed operatori stranieri è largamente riconosciuta come strategica e in quanto tale generalmente incoraggiata dalle autorità, rappresentando spesso una fonte di innovazione tecnologica, un benchmark che gli operatori locali devono tentare di raggiungere e possibilmente superare. L’opinione generalmente diffusa è che il settore sanitario sia uno di quelli che offre le maggiori opportunità di investimento per imprese straniere. Le riforme intraprese dalle autorità cinesi e gli sviluppi del mercato che ci si attendono sembrano però presentare difficoltà oltre che opportunità: se è da un lato indiscutibile che il miglioramento delle infrastrutture sanitarie, l’allargamento del bacino

di popolazione servito da assicurazione medica e gli incentivi all’innovazione creeranno un terreno ulteriormente fertile per gli investimenti esteri, obiettivi quali il contenimento dei prezzi di prestazioni e medicinali o la creazione di imprese cinesi leader del settore (attraverso il consolidamento di quelle esistenti e incentivi pubblici) saranno un ostacolo da prendere in considerazione da parte degli investitori esteri. In sintesi, ci aspettiamo un’ulteriore crescita all’incirca del 25% nel settore sanitario in Cina nel 2013. Le riforme continueranno a stimolare e guidare lo sviluppo del mercato farmaceutico, specialmente per i farmaci da banco, per i farmaci con prescrizione e per le attrezzature medicali, considerato l’incremento nella costruzione di strutture ospedaliere in Cina. Inoltre, una maggiore regolamentazione del mercato degli alimenti salutari crea le condizioni affinché i prodotti importati siano maggiormente competitivi rispetto a quelli prodotti localmente, grazie a nuove barriere all’ingresso e ad una superiore qualità percepita da parte dei consumatori nei confronti di questi prodotti. Nel 2013 il Governo cinese continuerà ad investire in tecnologia informatica, per migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi sanitari in tutta la Cina. Sebbene sia ancora difficile penetrare questo mercato, un rapido ingresso è la migliore strategia per guadagnare una quota di mercato e ottenere vantaggi competitivi nel medio-lungo termine.

Tabella 6. Esempi delle principali opportunità nel settore sanitario

Area di servizii, forniture e collaborazioni

- Prodotti - Materiali

- Tecnologie - Servizi tecnici

Ricerca e Sviluppo

Progetti

Farmaci

Apparecchiature mediche

• Farmaci per la cura di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, malattie metaboliche, cancro, malattie autoimmuni, malattie infettive, malattie neurologiche e psichiatriche; • Farmaci biotech (anticorpi terapeutici, farmaco proteine, polipeptidi, nuovi vaccini ecc.).

• Dispositivi e apparecchiature di diagnosi di alto livello; • Dispositivi e attrezzature per chirurgia mini-invasiva e non invasiva; • Dispositivi medici impiantabili; • Dispositivi medici per compensazione di handicap.

• In generale, le tecnologie di alto livello ricercate dallo sviluppo del settore farmaceutico della Cina (es. per la produzione dei farmaci di cui sopra).

• Tecnologia per la produzione di componenti chiavi per le apparecchiature mediche quali ad esempio tomografia a emissione di positroni, risonanza magnetica, MLA, ES, USI ecc.; • Tecnologia per produzione di attrezzature per chirurgia mini-invasiva e non invasiva, robot chirurgici; • Tecnologia per la produzione di dispositivi medici impiantabili.

Servizi Prestazioni sanitarie

• Servizi informatici per sistema informatico degli ospedali, sistemi telemedicina, sistemi di gestione di dati sanitari personali.

In generale, la ricerca e lo sviluppo nel settore sanitario sono sempre incoraggiati dal Governo cinese, in particolare la ricerca e sviluppo per i farmaci e apparecchiature mediche accennati in questa tabella, nuovi vaccini, preparati farmaceutici nuovi, reagenti Ivd ecc.

• Costituzione di ospedali o cliniche private; • Costituzione di sistema informatico degli ospedali, sistema di telemedicina, sistema di gestione di dati sanitari personali.

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Box 3. Settore sanitario, esempio italiano di successo in Cina

Ragione Sociale

DEDALUS

Ricavi 2011

36 milioni euro (impresa), 58 milioni euro (gruppo)

Occupati 2011

337 impresa, 564 gruppo

Attività in Cina

Situazione attuale attività in Cina

Investimenti in Cina

Punti salienti della propria strategia di sviluppo sul mercato cinese, in relazione alle dinamiche del proprio settore

Attività particolari da segnalare, punti di forza, barriere/vincoli relativamente alle opportunità di business per il proprio settore sul mercato cinese

Obiettivi futuri e sviluppo della propria strategia di crescita in Cina

148

Box 4. Settore Sanitario, azienda partecipante al Progetto GIT

Ragione Sociale

COOSS MARCHE

Fatturato

47 milioni di euro

N. Impiegati

2100

Valore dell’export

1,5 milioni di euro

Destinazione dell’export/ maggiori mercati

Sud-Est Europa (Albania, Bosnia, Croazia, Montenegro)

Settore di riferimento

Sanitario

Profilo azienda/ prodotti e servizi

COOSS Marche, società cooperativa ONLUS, costituita nel 1979, è una cooperativa sociale di tipo A, che eroga servizi sociali, socio-sanitari, assistenziali ed educativi, rivolti ad anziani, disabili, minori, soggetti che necessitano di assistenza e cittadini in genere.

Partner cinese

Guangdong Junfeng BFS

Obiettivi (relativamente al Progetto GIT e al mercato cinese/ Guangdong)

Fungere da intermediario nell’esportazione di servizi sanitari in Cina, creare pacchetti sanitari di alto livello per i cinesi in Italia. Elaborare programmi di formazione per manager cinesi per la gestione di case di cura in Cina, sviluppare case di cura di alto livello in Cina con il supporto delle istituzioni locali, formazione e training per i dipendenti.

Sintesi attività svolte

Visita al reparto Ricerca e Sviluppo dell’azienda cinese, visita al settore Servizi per il cliente, visita al reparto vendite e illustrazione del piano marketing dell’azienda. Illustrazione del funzionamento dell’azienda (cultura d’impresa, struttura, risorse umane), illustrazione dei prodotti e dei futuri sviluppi dell’azienda. Partecipazione al Forum sulle pensioni in Cina. Presentazione di COOSS Marche (struttura, dipartimenti, personale) al partner cinese, visita presso un centro di assistenza sanitaria di alto livello e ad un centro di riabilitazione. Organizzazione di meeting istituzionali, tra cui uno con l’Università di Ancona.

Risultati conseguiti

IIdentificazione di un partner locale, acquisizione di maggiori informazioni riguardo al mercato cinese, alla cultura del business in Cina e alle opportunità offerte dal mercato cinese. COOSS Marche e Junfeng hanno raggiunto un accordo, formalizzato in una lettera di intenti, per creare una jointventure finalizzata a sviluppare modelli di assistenza per gli anziani che siano basati sull’esperienza di COOSS e adattati alle esigenze del mercato del Guangdong. Si tratta di modelli di assistenza ospedaliera e domiciliare, destinati sia alle aree urbane delle grandi città come Guangzhou sia alle aree rurali. Tra le attività previste: moduli di formazione rivolti a trainer e personale esperto per il settore della terza età; costituzione di un gruppo di consulenti internazionali che possano assistere le istituzioni locali per la pianificazione dei servizi di assistenza nel mercato locale e la creazione di gruppi di lavoro a tema; sviluppo di un adeguato modello di comunicazione e di un sistema integrato di acquisto e vendita per esportare il marchio in Cina ed importare prodotti cinesi in Italia, in linea con le esigenze di mercato.

Un headquarter regionale (2011)

100% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in Cina

147.000 euro nel 2011 (70% rispetto agli investimenti all’estero)

È stata avviata un’intesa con Daqing Sunway Software Technology, che rappresenta il primo approccio al mercato cinese. La cooperazione con Sunway riguarda una piattaforma di interoperabilità X1V1 finalizzata allo scambio di informazioni tra istituzioni pubbliche e operatori sanitari. Il progetto assegnato a Sunway, che vede la partecipazione della società, prevede la fornitura di una piattaforma informativa regionale in grado di collegare tutte le istituzioni sanitarie della municipalità di Daqing per un bacino di utenza di più di due milioni di persone.

Le principali criticità riscontrate nell’operare sul mercato cinese riguardano le differenze linguistico culturali, la distanza geografica e l’interconnessa difficoltà nell’individuare partner locali appropriati. Permangono vincoli derivanti dalla violazione dei diritti di proprietà intellettuale, dal protezionismo, dalla burocrazia, a indicazione di un ambiente economico ancora complesso. Ulteriori barriere sono riscontrabili con riferimento all’identificazione di risorse umane qualificate per la gestione delle operazioni in Cina.

Il progetto di Daqing farà da modello per un’ulteriore espansione sul mercato cinese. Di qui anche l’apertura nel 2011 di un headquarter regionale della società per monitorare il mercato, estremamente dinamico come conseguenza delle riforme nel settore sanitario cinese.

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Opportunità offerte dal mercato del Guangdong

Accordi siglati

150

Il mercato dei servizi e prodotti riservati ad un target “silver” (over 65) sono trainati dall’invecchiamento della popolazione, che è a sua volta determinato dalle politiche di controllo familiare inaugurate negli anni Settanta e dalla necessità - con l’arretramento del settore pubblico quale fornitore di servizi sociali - di ricostruire una rete di sicurezza sociale nella transizione del Paese da un sistema pianificato al mercato, con la crescente difficoltà del figlio unico a prendersi cura dei propri genitori e nonni. Al momento, la popolazione cinese di sessant’anni o più ha raggiunto quota 194 milioni, pari ad un settimo della popolazione totale del Paese, e si prevede che un terzo della popolazione avrà 60 anni o più nel 2050. Entro il 2015 si stima che il mercato per l’assistenza e la cura degli anziani supererà i 450 miliardi di Rmb e saranno creati oltre 5 milioni di posti di lavoro nel settore. Il settore della cura e dell’assistenza agli anziani ha enorme potenziale in Cina e nello specifico in questa Provincia, nel contesto delle riforme previste dal modello “Happy Guangdong”, citato nel presente Dossier. Nella 2012 la Provincia contava 18 mila posti letto in 207 residenze private o pubbliche per anziani, con la previsione di aggiungerne presto altri 10 mila. Il Guangdong attrae anche anziani da Hong Kong, in considerazione dei minori costi e tempi per accedere ai servizi di assistenza. Il modello italiano dei servizi per gli anziani è molto apprezzato in Cina, ma non pienamente compreso e considerato, in quanto di fascia eccessivamente elevata rispetto alle correnti esigenze di mercato. Secondo un’indagine effettuata nel dicembre 2010 dal China Research Center on Aging, su circa 20 mila cinesi intervistati in 160 città del Paese solo l’11,3% dei residenti urbani preferirebbe vivere in una casa di cura rispetto alla propria casa, ed in media il tetto massimo di spesa previsto è di circa 1000 Rmb al mese. Nelle campagne il dato sale al 12,5% degli intervistati, ma con una spesa massima di soli 172 Rmb al mese. Occorre perciò identificare un nuovo modello che combini la qualità italiana con le esigenze del mercato cinese. A giudizio dell’azienda le maggiori opportunità per le aziende italiane sono nel settore dell’assistenza e dei servizi sanitari a domicilio; nella formazione del personale (non solo medico e infermieristico ma anche operatori socio-sanitari); nei servizi di consulenza per le istituzioni locali; nella comunicazione e promozione tramite eventi e riviste dedicate, nella fornitura di servizi commerciali sul mercato cinese. Sì

6.3. Retail La Cina, con quasi 1,4 miliardi di potenziali consumatori e la classe media col più alto tasso di crescita al mondo, sta acquisendo importanza per gli operatori nel settore della distribuzione a livello globale. Oltre 25 dei più grandi operatori nel settore sono infatti presenti nel Paese. Le vendite nel 2012 hanno superato i 21 mila miliardi di Rmb nel 2012, con una crescita del 14,3% rispetto al 2011. Le vendite nelle aree urbane hanno vista una crescita del 14,3%, mentre nelle aree rurali sono cresciute del 14,5%. I dati per segmento del 2011, gli unici ad oggi disponibili, indicano una crescita del 45% di oro, argento e gioielleria, del 41% circa per alimenti, bevande, tabacco e liquori, del 32% circa per elettrodomestici e beni di consumo audio-video, e approssimativamente del 22% per prodotti per la cura della persona che sono tra i comparti che mostrano gli incrementi più significativi. Le vendite al dettaglio cresceranno con tutta probabilità del 15-17% anche nel 2013, in linea con la crescita media degli ultimi dieci anni circa. Riteniamo che il settore retail in Cina crescerà del 15-20% all’anno per i prossimi cinque anni, sospinto principalmente dall’urbanizzazione e dall’aumento del reddito disponibile, oltre che dagli sforzi del Governo per incentivare i consumi privati interni, tema chiave del Dodicesimo piano quinquennale. Il Piano prevede un target di crescita del 15% per il settore. Tra le politiche preferenziali dirette nei confronti del settore retail, il Piano prevede per le imprese l’accelerazione dei tagli ai costi di acqua ed elettricità in linea con i livelli del settore industriale, fino a raggiungere circa il 30%40% dei costi attuali; il taglio delle commissioni sulle carte di credito e debito; la detrazione dell’Iva sull’acquisto di condizionatori e attrezzature per ascensori e montacarichi. Il settore beneficerà anche di una serie di misure intese a ridurre il tasso di risparmio della popolazione (tra i più elevati del mondo) riducendo il risparmio di natura precauzionale. Il Governo cinese, come abbiamo visto nel focus sul settore sanitario, ha incrementato la copertura sanitaria per i cittadini urbani ed intende aumentare i sussidi per i cittadini nelle aree rurali da 200 Rmb a 360 Rmb

pro capite entro il 2015, con la spesa pubblica sanitaria di base in crescita fino a 40 Rmb pro capite. Nel corso di oltre trent’anni di sviluppo, i canali di vendita cinesi hanno visto un’evoluzione che si è delineata in tre fasi. Fino alla fine degli anni Ottanta, il retail era fortemente regolato e dominato dai rivenditori di proprietà statale o collettiva, inclusi i grandi magazzini, i chioschi e le bancarelle in strada e i mercati erano caratterizzati da servizi minimi e offerta limitata. Dal 1992, gli ipermercati e i grandi magazzini a partecipazione estera hanno iniziato a sviluppare una presenza in Cina, contribuendo a determinare rapidamente l’evoluzione verso moderni canali di distribuzione. Fino al 1997, oltre 20 punti vendita stranieri hanno ricevuto l’approvazione per fare business in Cina. L’ingresso della Cina nel WTO nel 2001 ha ufficialmente inaugurato l’era della liberalizzazione degli investimenti stranieri, e più di 25 dei 50 principali operatori globali della grande distribuzione, inclusi Wal-Mart, Carrefour e Tesco, hanno iniziato a sviluppare le proprie attività in Cina. Queste società multinazionali occidentali, insieme ai loro concorrenti taiwanesi come Rt-Mart e Trust Mart, hanno contribuito in maniera determinante a guidare la trasformazione del settore in una piattaforma differenziata, multi-strato e multi-formato. Nonostante la loro presenza, il settore del retail in Cina è ancora molto frammentato e le vendite di soggetti non registrati ufficialmente continuano a giocare un ruolo importante. Al momento, i 50 principali player rappresentano meno del 10% del mercato (contro il 30% negli Usa) e la distribuzione organizzata contribuisce a meno del 25% del totale del mercato retail (contro l’80% negli Usa). Data la dimensione geografica della Cina ed una domanda dei consumi in crescita, esistono ancora opportunità significative per l’espansione geografica sul territorio ed il consolidamento del settore. 6.3.1. Ipermercati/Supermercati Lo sviluppo degli ipermercati è stato guidato da operatori internazionali della grande distribuzione organizzata (Gdo), tra cui Wal-Mart, Carrefour, Tesco e Metro. Gli operatori cinesi stanno comunque riacquistando terreno, grazie alla migliore conoscenza del mercato domestico ed al recente

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

62. Vendite al dettaglio in Asia (in miliardi di dollari) - Fonte: Economist Intelligence Unit

Cina

5.000

Hong Kong

4.500

India

4.000

Giappone

3.500

Taiwan

3.000 2.500 2.000 63

1.500

retail

1.000 500 0 2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

63. Sviluppo dei canali di retail in Cina - Fonte: Analisi InterChina Consulting

Più Importante

Supermercati/ Ipermercati Grandi magazzini Vendita diretta Farmacie Negozi specializzati

Meno Importante 152

1980s

1990s

2000s

Oggi

protezionismo attuato dal Governo nei confronti dei marchi e dei grandi operatori del settore retail. Gli ipermercati e i supermercati stanno raggiungendo rapidamente una fase di saturazione del mercato soprattutto nelle grandi città di prima e seconda fascia e lasciano pochi spazi per i nuovi entranti. Nei prossimi cinque anni è previsto che le grandi catene internazionali si espandano al di là delle città di prima e seconda fascia, per iniziare a penetrare le città emergenti di terza e quarta fascia, dove permane un grande potenziale di crescita. La proporzione di residenti che acquista alimenti ai supermercati era del 61,7% nel 2011, sensibilmente sotto la media internazionale del 79,5% oppure dei livelli raggiunti nelle principali economie asiatiche come Corea del Sud e Giappone (75%). La superficie dei supermercati per residente urbano è di 0,043 mq contro una superficie di 0,096 mq negli altri Paesi Bric (Russia, Brasile, India). Le vendite per mq erano pari a 13.822 Rmb, contro una media internazionale di 42.582 Rmb. In linea con le direttive del Governo per lo sviluppo del settore, si stanno incoraggiando i principali player ad estendersi su base regionale. Al momento i player nazionali sono spesso focalizzati su base locale. Ci si attende perciò che per gli operatori più grandi del settore vi sia l’incentivo a crescere su scala regionale, anche perché molti hanno le risorse finanziarie e le competenze manageriali di gestione che glielo consentono (ad esempio Beijing Jingkelong). Per quanto riguarda i retailer internazionali, WalMart ha sviluppato la più diffusa presenza sul territorio e a marzo 2012 contava 370 negozi in oltre 140 città, generando 40 miliardi di Rmb di profitto nello stesso anno. Le tre principali catene internazionali Wal-Mart, Carrefour e Tesco hanno aggiunto altri 100 negozi nel 2011 e prevediamo che questa espansione continuerà in futuro. Al momento il contesto cinese vede l’annosa assenza di strutture di distribuzione italiane e conta anche un fallimento macroscopico di un operatore della grande distribuzione. La difficoltà nel riuscire a proporsi in maniera strutturata e con una strategia specificatamente orientata al consumatore cinese ha sinora impedito un ingresso forte nel settore, a discapito di una grande potenzialità di distribuzione dei prodotti di consumo italiani.

6.3.2. Grandi magazzini I department store in Cina hanno raggiunto un fatturato di circa 370 miliardi di Rmb nel 2012 (325 nel 2011), registrando una crescita media annua composta tra il 15% ed il 17% tra il 2005 e il 2012. Anche il mercato dei grandi magazzini si caratterizza per frammentazione. Gli operatori cinesi dominano il mercato e solo due operatori stranieri, Parkson con sede in Malesia e New World con sede ad Hong Kong, sono entrati a far parte dei primi 100 grandi magazzini in Cina. Questa situazione si giustifica col fatto che gli operatori nazionali controllano la maggior parte delle location privilegiate e mostrano maggiore flessibilità e rapidità nel rispondere alla domanda dei consumatori. I principali player includono Intime, Beijing Wanfujing e Dalian Dashan, operatori che sono particolarmente orientati ai mercati regionali con diffusione in circa 5-10 città. Data la loro forte presenza sul territorio ed il supporto da parte delle autorità, si prevede che gli operatori locali continueranno a rappresentare una fetta importante del mercato. In confronto, i principali operatori stranieri del settore hanno una maggiore diffusione in termini di numero totale di punti vendita, sebbene solo 5-10 operatori siano attivi sul mercato. Al momento, i due principali operatori internazionali, Parkson e New World, sono presenti in più di 20 città in 10 province. Considerata l’intensa competizione nelle città di prima fascia, un numero crescente di operatori nel settore sta cercando opportunità in città di fascia più bassa. Ad esempio, nel 2012 Parkson ha aperto quattro nuovi negozi a Taiyuan, Nanning, Jinan e Changzhou per circa 101.000 mq di superficie, ed oggi è presente con oltre 50 negozi in 35 località della Cina. Se il margine netto dell’azienda si è contratto del 24,2%, il suo fatturato è cresciuto del 4% raggiungendo quota 5,14 miliardi di Rmb, con le vendite di moda e abbigliamento che rappresentano quasi il 50% del fatturato. Parkson ha inoltre aperto una piattaforma online di vendita. New World è invece cresciuta in termini di fatturato di circa il 19,7%, con profitti netti in crescita del 4,4% nel 2012. Il Gruppo può contare attualmente 41 department store, con una superficie lorda di 1.489.980 mq in 19 città della Cina. Il 49% del fatturato è generato nel nord del Paese, il 25,8%

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

64. Distribuzione geografica dei principali operatori del settore - Fonte: siti istituzionali, analisi InterChina consulting

65

vendite grandi magazzini

65. Valore totale delle vendite nei grandi magazzini (miliardi di Rmb) - Fonte: CeSIF; Ceic

Valore totale vendite grandi magazzini

400

370

350

325

300 249,8

250

211

200 127,5

150 100

267,2

148,2

162,5

93 59,7

50 0 2003 154

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

nell’area sudorientale ed il 25,2% nell’area centroccidentale. Nel 2012 New World ha aperto nuovi punti vendita a Yancheng, Ningbo e Xi’An. Questi gruppi hanno sviluppato punti vendita in location privilegiate, fornendo alle imprese dotate di forti marchi un’opzione supplementare nell’ambito delle strategie di espansione verso le città di fascia più bassa. In parallelo, alcuni grandi magazzini stanno rivedendo il proprio posizionamento con l’obiettivo di raggiungere una maggiore differenziazione, rivolgendosi a mercati di nicchia o puntando ad una maggiore specializzazione piuttosto che attuare strategie meramente basate sui prezzi. Ad evidenza di ciò, è possibile osservare lo sviluppo di particolari tipologie di grandi magazzini: con prodotti a prezzi scontati, prodotti specifici e prodotti rivolti all’universo femminile. I grandi marchi, soprattutto nei settori abbigliamento, cosmetica, gioielleria, cura della persona, elettrodomestici ed orologi, hanno oggi una maggiore scelta per distribuire i propri prodotti in Cina. Nella selezione del proprio canale, alcune imprese adottano un approccio più orientato al consumatore, ad esempio selezionando department store nei luoghi dove il proprio target è più propenso a fare shopping e attraverso ricerche sul comportamento dei consumatori. Altri marchi adottano l’approccio di seguire i propri competitor osservandone ed eventualmente seguendone le scelte per quanto riguarda la location e la sequenza di nuove aperture. 6.3.3. Canali alternativi e sviluppo dell’e-commerce Un numero crescente di aziende cinesi ed estere sta raggiungendo maggiori vendite sfruttando canali alternativi a quelli più convenzionali. Ci si aspetta che i canali alternativi di vendita acquisiranno un’importanza sempre maggiore nel corso dei prossimi dieci anni a causa dell’aumento dei costi, dell’intensificazione della competizione e dello spazio limitato per la crescita delle vendite attraverso canali tradizionali. I canali alternativi in Cina comprendono 400 mila farmacie, 15 mila stazioni di servizio ed un gran numero di hotel, ristoranti, operatori di catering, luoghi di intrattenimento (es. KTV, attrazioni turistiche, net-café, cinema, centri benessere e centri

massaggi) e di viaggio (stazioni di autobus e treni, aeroporti e porti). Questi canali rappresentano già il 10-15% delle vendite di beni di consumo. Lo shopping on-line tramite Tv e cataloghi sta anch’esso guadagnando importanza, e ora rappresenta il 3-5% delle vendite di beni di consumo. Prevediamo che la vendita di cosmetici, elettronica, abbigliamento, accessori, alimentari e bevande attraverso canali non tradizionali crescerà rapidamente, fino a rappresentare il 25% delle vendite totali entro i prossimi 10 anni. Le farmacie sono uno dei canali supplementari più importanti e rappresentano circa il 5% delle vendite totali, ma restano un canale relativamente poco sviluppato e sconosciuto per molte aziende. Le 400 mila parafarmacie cinesi tendono a concentrarsi nelle aree urbane, a causa della maggiore densità di popolazione e del più elevato potere d’acquisto. Questo canale è molto frammentato, con circa 250 mila punti vendita indipendenti e 150 mila di proprietà di 2-3 mila catene di farmacie che fanno capo generalmente ad operatori locali, a causa della rigida regolamentazione. Un numero crescente di produttori di alimenti salutari, prodotti cosmetici e integratori alimentari stanno allargando la vendita alle farmacie, caratterizzate da una competizione relativamente limitata e da minori barriere all’ingresso (commissioni d’ingresso e imposte sui codici a barre più basse con una struttura organizzativa consolidata, specialmente nelle grandi città). Le farmacie attualmente stanno ottenendo maggiore credibilità rispetto ai canali tradizionali, tra cui i grandi magazzini, gli ipermercati o i supermercati. La giapponese Shiseido e la francese L’Oréal sono ben note per l’utilizzo di questi canali in aggiunta ai canali tradizionali di vendita, per lanciare con successo i propri prodotti sul mercato. Altri marchi stranieri, come La Roche–Posay (un marchio L’Oréal), Avène, Uriage e Freeplus stanno anch’essi vendendo tramite il canale delle farmacie. Questi marchi stranieri hanno mosso i primi passi sul mercato cinese sul finire degli anni Novanta e si sono già insediati in centinaia di farmacie in dozzine di grandi città. Le aziende di successo che vendono alle farmacie comprendono la necessità di avere un maggiore controllo a valle, per assicurare la continuità d’acquisto da parte dei consumatori. Esse sfruttano

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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al massimo la propria forza vendita nei rapporti con le farmacie per generare ordini, migliorando la disponibilità e la visibilità dei prodotti per giungere ad un aumento del fatturato. In questo caso, le aziende utilizzano gli intermediari tradizionali puramente nella gestione di attività dallo scarso valore aggiunto come stoccaggio, spedizioni e recupero crediti. Oltre ai canali alternativi brick & mortar, canali virtuali come internet, TV, cataloghi stanno diventando sempre più convenzionali. Secondo China ECommerce Research Center, un istituto di ricerche indipendente, il valore delle vendite on-line nel 2012 è stato pari a 1.320 miliardi di Rmb, con una crescita del 64,7% rispetto al 2011. Secondo gli analisti, lo sviluppo di questo mercato si giustifica con alcune promozioni, un numero crescente di acquirenti via web ed il vantaggio competitivo da un punto di vista dei prezzi. Nei prossimi anni si prevede un rallentamento della crescita al 28-33% annuo, arrivando a vendite per oltre 2.500 miliardi nel 2015. Tra il 2011 ed il 2012, alcune misure hanno incoraggiato lo sviluppo del settore e-commerce, sia B2B sia B2C. Nel luglio del 2011, 83 imprese sono state selezionate come modelli per lo sviluppo del settore e-commerce, e come linee di sviluppo del settore nell’ambito del Dodicesimo piano quinquennale sono stati stabiliti i regolamenti per il settore. Nel gennaio 2012, il Governo nell’ambito delle linee di sviluppo per il settore retail ha esortato le imprese di grandi dimensioni a dotarsi di piattaforme e-commerce e a sviluppare piattaforme di parti terze. Nel febbraio del 2012, il Governo ha emesso una Circolare per lo sviluppo di una sana e rapida crescita dell’e-commerce, e tra le altre misure ha definito la costituzione di un comitato consultivo di esperti per lo sviluppo del commercio online in città pilota tramite la standardizzazione delle pratiche, la regolamentazione dei pagamenti via web e l’utilizzo di carte elettroniche. Entro la prima metà del 2012, 59 su 100 dei principali operatori retail in Cina avevano costituito i propri canali online. Tra i siti B2C più noti ricordiamo Taobao che fa capo ad Alibaba.com, la storica piattaforma di ecommerce cinese, ma anche Tmall, 360Buy, Amazon China, Suning, QQ Shop, Dangdang, Vancl,

Yihaodian, COO8. Si stanno muovendo anche gli operatori multinazionali: Walmart ha annunciato l’acquisto del 51% di Yihaodian (e-commerce di prodotti alimentari) nel febbraio del 2012 e Macy’s, uno dei più noti player americani nel settore dei department store, ha acquistato una quota di minoranza della società VIPstore, che le consente di vendere tramite la piattaforma online omei.com. Gap, rivenditore di abbigliamento, ha lanciato il proprio negozio online nel 2010. Adidas ha iniziato a vendere i suoi prodotti in Cina attraverso siti web dedicati all’e-commerce usando Taobao.com. Uniqlo, il più grande rivenditore di abbigliamento giapponese, ha inaugurato un negozio online in Cina nel 2009. Parallelamente, anche i produttori di beni di lusso che hanno come obiettivo i nuovi ricchi cinesi stanno aprendo i propri negozi su internet. La casa di moda Armani ha aperto un sito per l’e-commerce nel 2010. Anche altre case, tra cui Gucci e Burberry, pensano di approfittare del boom dello shopping online. L’italiana Yoox.com, store virtuale di moda e design multi-brand leader nel mondo, ha sviluppato la sua presenza in Cina dal 2010 ed ha centri tecnico-logistici sia nella Cina continentale sia a Hong Kong. 6.3.4. Beni di lusso La crescita della classe medio-alta in Cina ha portato ad un boom dei consumi di beni di lusso, che giustifica anche l’elevata crescita del comparto oro, argento e gioielleria. Nonostante la decelerazione della crescita nel 2009, il crescente potere d’acquisto di questo gruppo ha stimolato la crescita dell’industria del lusso ad un tasso annuo del 10%. Nel 2011-2012 si è assistito ad una crescita del 15-20%, sostanzialmente più elevata della media globale del 4%. Le vendite di beni di lusso in Cina hanno raggiunto oltre i 14 miliardi di dollari nel 2012, il 30% circa del mercato globale, facendo della Cina il secondo mercato dei beni di lusso al mondo dopo gli Usa. Entro il 2015, il fatturato potrebbe raggiungere i 21 miliardi di dollari e la Cina potrebbe superare gli Stati Uniti come primo mercato del lusso al mondo. In considerazione dell’elevato ritorno potenziale (dato dagli elevati margini nel settore), molti retailer del settore del lusso hanno puntato molto sull’investimento in Cina. Se l’espansione rimane una

delle priorità, alcuni marchi di lusso che hanno stretto alleanze con partner locali per penetrare con successo il mercato cinese ai suoi albori, hanno rilevato o stanno per riassumere il controllo delle proprie attività in Cina dai loro partner cinesi. Burberry, Longchamp e Polo Ralph Lauren sono tra queste, come del resto anche il gruppo italiano Fornari. I mercati del lusso delle città di prima fascia e delle altre grandi città cinesi sono saturi e caratterizzati da elevata competizione. I principali attori presenti sul mercato affrontano continui problemi nella ricerca di personale adeguato, si contendono i migliori spazi e location, e devono fare i conti con alti costi di ingresso. Alcuni brand internazionali hanno dovuto attendere più di un anno

per assicurarsi un contratto di affitto in una buona location per i propri nuovi punti vendita o corner. Le città di seconda e terza fascia offrono maggiore disponibilità di buone location a costi inferiori, che garantiscono maggiore spazio e profitti considerevolmente maggiori. Gli operatori del settore si stanno espandendo velocemente anche in queste città. Inoltre, è molto importante notare che la classe medio-alta che traina il settore cresce in maniera più significativa in queste città ed offre un mercato alternativo rispetto a Shanghai, Pechino, Shenzhen e Guangzhou. Secondo Hurun Report, nel 2012 in Cina vi sono circa 2,7 milioni di milionari (in dollari Usa), di cui 1,02 milioni con una ricchezza personale di oltre

Tabella 8. Migliori marchi, regali per uomo - Fonte: Hurun Chinese Luxury Consumer Survey 2013

Marchio

%

Categoria

Paese

1

Louis Vuitton

13.9

Accessori

Francia

2

Apple

8,9

Elettronica

USA

3

Hermès

7,2

Accessori

Francia

4

Chanel

6,7

Abbigliamento, accessori, profumi

Francia

5

Cartier

5,6

Gioielleria, orologi

Francia

6

Gucci

5,0

Accessori

Italia

7

Montblanc

4,9

Penne, accessori

Germania

8

Dior

3,9

Accessori

Francia

9

Burberry

3,3

Abbigliamento, accessori

Gran Bretagna

10

Château Lafite Rothschild

3,0

Alcolici

Francia

11

Armani

2,9

Abbigliamento, accessori

Italia

12

Prada

2,8

Abbigliamento, accessori

Italia

13

Moutai

2,2

Alcolici

Cina

14

Tiffany & Co

1,9

Gioelleria

USA

15

Longines

1,7

Orologi

Svizzera

157


Tabella 9. Migliori marchi, regali per donna - Fonte: Hurun Chinese Luxury Consumer Survey 2013 Marchio

158

lusso 2

67

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

%

Categoria

67. Vendite prodotti di lusso in Cina per comparto - Fonte: CeSIF; Ceic

Paese

5%

4% Orologi

1

Chanel

13.9

Abbigliamento, accessori, profumi

Francia

2

Louis Vuitton

8,9

Accessori

Francia

3

Cartier

7,2

Gioielleria, orologi

Francia

4

Tiffany & Co

6,7

Gioielleria

USA

Abbigliamento per uomo

5

Apple

5,6

Elettronica

USA

Gioielleria

6

Montblanc

5,0

Penne, accessori

Germania

Calzature

7

Gucci

4,9

Abbigliamento, accessori

Italia

8

Prada

3,9

Abbigliamento, accessori

Italia

9

Dior

3,3

Accessori

Francia

10

Burberry

3,0

Abbigliamento, accessori

Gran Bretagna

10 milioni di Rmb, 63.500 con una ricchezza di oltre 100 milioni di Rmb e circa 4 mila miliardari. Contrariamente ai Paesi sviluppati, la maggior parte dei consumatori di beni di lusso si concentra al di sotto dei 45 anni (circa l’80% del totale) e si caratterizza anche per la sperimentazione di concetti innovativi tramite nuovi canali di vendita, come ad esempio la rete internet. L’indagine “Chinese Consumer Luxury 2012” di Hurun, svolta su 551 milionari cinesi, ha evidenziato alcuni risultati indicativi del comportamento d’acquisto di questa ristretta classe di consumatori. In particolare, è da notare che tra i regali (uno dei principali driver da sempre del mercato) per uomini e donne vi sono articoli di abbigliamento e accessori griffati Armani, Gucci e Prada (azienda quotata alla Borsa di Hong Kong nel 2011). Tuttavia, i marchi italiani non si classificano ai primissimi posti. Abbigliamento e accessori con brand affermati, prodotti cosmetici e profumi rappresentano la maggioranza dei prodotti acquistati. Altri prodotti di lusso come gioielleria, orologi, macchine sportive, arredamento, e servizi (enoteche, club per fumatori di sigari, Spa, centri massaggi) mostrano alti tassi di crescita.

I consumatori di beni di lusso in Cina sono più che disposti a pagare per prodotti con brand di prima fascia, mentre i marchi di minor prestigio continuano a vendere con maggiore difficoltà nel Paese. Per affermarsi questi ultimi, nonostante alcune eccezioni, spesso richiedono maggiori investimenti per creare la riconoscibilità necessaria e realizzare il loro potenziale di mercato. Sarà opportuno utilizzare canali alternativi - come blog, social network, e vendita diretta tramite la rete per minimizzare i costi di promozione sul mercato. Tuttavia i social media, oltre a rappresentare un canale promozionale, possono rivelarsi anche come veicolo di protesta: a Hong Kong, nei primi mesi del 2012, Dolce&Gabbana ha dovuto affrontare la protesta di circa 1.000 persone fuori da un suo negozio che dimostravano contro il divieto di fotografarne le vetrine. Secondo le analisi dei principali operatori del settore dell’e-commerce, con piattaforme come Sina Luxury o toplife.com, la vendita di prodotti di lusso via internet - dopo un picco tra il 2011 e il 2012 - è prevista in crescita del 35% nei prossimi tre anni, ed ha anche attratto finanziamenti ingenti dai fondi di venture capital.

28%

6%

Prodotti di cosmetica profumi e cura del corpo Prodotti in pelle

8%

10%

Abbigliamento per donna Altri accessori

13%

26%

159


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Tabella 10. Opportunità nel settore retail

Settore

Ipermercati e Supermercati

Grandi Magazzini

Beni di lusso

160

Box 5. Settore retail, esempio italiano di successo in Cina

Opportunità

Fattori di crescita

• Le multinazionali nel settore dei beni di consumo rispondono alla concorrenza dei propri competitor locali investendo molto in innovazione, non solo nello sviluppo di nuovi prodotti, ma anche in marketing e comunicazione. • Mentre le imprese locali si sviluppano a partire dalle città di fascia bassa, le multinazionali si spingono in nuovi territori. • Per le multinazionali, le operazioni di acquisizione e fusione potrebbero rappresentare una soluzione per giungere ad una rapida crescita.

• Tasso di crescita annuo del 15-20%. • Le catene di distribuzione nazionali ed internazionali sono il principali driver della crescita tramite la penetrazione in nuovi mercati, ad esempio attraverso l’espansione geografica e nuovi format di vendita al dettaglio. • Maggiore esposizione internazionale, stili di vita più occidentali e ritmi di vita più frenetici alimenteranno il boom dei consumi e la domanda di marchi di qualità superiore.

• Le aziende con marchi affermati e di qualità in particolare nei settori abbigliamento, cosmetici, gioielli, cura della persona, elettrodomestici, orologi avranno più opzioni nella distribuzione dei prodotti. • Saranno sempre più presenti nelle città di fascia bassa oltre che in quelle di prima fascia. • Gli operatori locali sono dominanti e resteranno attivi nel settore.

• Tasso di crescita annuale del 15-20%. • La crescita del mercato è garantita dall’ulteriore penetrazione degli operatori nelle città di fascia bassa, da un mix di offerta più efficiente e da maggiore traffico e dall’acquisto medio unitario dei consumatori, trainato da un reddito disponibile crescente. • Le sfide principali nei prossimi 5-10 anni saranno, oltre all’espansione geografica, la differenziazione e il mantenimento dei migliori talenti.

• I marchi più prestigiosi saranno in grado di sviluppare nuove e più efficaci strategie di branding e di distribuzione. • Marchi meno riconosciuti ma di prestigio si dedicheranno allo sviluppo del marketing e dei canali di distribuzione. • Saranno sempre più presenti nelle città emergenti oltre che in quelle di prima fascia. • Gli investitori locali diventeranno sempre più attivi.

• Tasso di crescita annuale del 20-25%. • La Cina è già vista come il principale fattore di crescita dell’industria mondiale dei beni di lusso. • La crescita del mercato del lusso è sostenuta dallo sviluppo della classe medio-alta cinese dotata di un forte e crescente potere d’acquisto.

Ragione Sociale

FALC

Ricavi 2012

50 milioni euro impresa, 60 milioni gruppo

Occupati 2012

130 impresa, 1500 gruppo

Attività in Cina

Una joint venture nel 2003, una società a capitale 100% straniero (WFOE) nel 2005, 5 uffici regionali tra il 2008 e il 2012

Situazione attuale attività in Cina

30% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in Cina, 20% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in Italia, 20% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in Paesi terzi, 30% vendita prodotti realizzati in altri Paesi

Investimenti in Cina

200.000 euro nel 2012, ammontare totale 300.000 euro (stock cumulato), 30% degli investimenti all’estero

Il valore dell’export verso la Cina

500.000 euro nel 2012 (2% dell’export totale)

Ricavi ottenuti da attività cinesi, 2012

4 milioni di euro

Addetti dell’impresa in Cina

1 italiano, 280 cinesi, 1 persona di nazionalità terza

Punti salienti della propria strategia di sviluppo sul mercato cinese, in relazione alle dinamiche del proprio settore

Apertura diretta punti vendita insieme ad accordi distributivi mirati con partner locali.

Attività particolari da segnalare, punti di forza, barriere/vincoli relativamente alle opportunità di business per il proprio settore sul mercato cinese

Nel settore della calzatura da bambino esistono in Cina pochissimi multimarca, per cui l’azienda deve intervenire direttamente nella distribuzione.

Obiettivi futuri e sviluppo della propria strategia di crescita in Cina

L’obiettivo che l’azienda si pone in Cina è quello di crescere in maniera importante, usando sia investimenti diretti sia accordi con partner locali affidabili.

161


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

6.4. Energia e tecnologie pulite 6.4.1. L’urgenza di sviluppare tecnologie pulite Nel 2012, in un periodo di rallentamento dello sviluppo economico, il consumo di energia in Cina è cresciuto del 3,9%, mentre il consumo di elettricità è cresciuto del 5,5%. Il Paese è il secondo consumatore di energia e di elettricità al mondo, e sta migliorando in maniera rapida l’efficienza energetica (si veda figura 42). Nonostante la partecipazione nella gestione delle infrastrutture energetiche sia attualmente in fase di liberalizzazione, sarà da considerare d’interesse solamente nel lungo periodo. Le migliori opportunità risiedono nella fornitura di attrezzature avanzate per numerosi progetti di infrastruttura energetica. Per le imprese multinazionali tecnologicamente all’avanguardia 68 rinnovabili e con vantaggi di costo, crediamo che sia giunto il momento di approcciare il mercato con maggiore aggressività, per esempio nei settori del fotovoltaico e della bioedilizia. Il settore eolico, relativamen-

te maturo, offre ancora opportunità importanti, ma solo per i principali player. In linea con il Dodicesimo piano quinquennale, la Cina porrà maggiore enfasi sullo sviluppo delle energie rinnovabili. Gli obiettivi sono stati ritoccati verso l’alto, e l’obiettivo è che le fonti rinnovabili arrivino a fornire fino al 18% del totale della domanda nazionale entro il 2020. Questo si giustifica con l’esigenza del Paese di soddisfare una domanda crescente, trainata dallo sviluppo economico e dall’urbanizzazione oltre che dalla consapevolezza di non poter contare solamente sui combustibili fossili. La Cina, seconda economia del mondo, avrà nel 2030 due terzi dei suoi residenti (oltre 900 milioni) localizzati in aree urbane, contro il 50% del 2012. Per tali ragioni, la grande sete cinese di energia andrà soddisfatta con un ricorso maggiore alle energie “verdi”. La Cina ha programmato di investire nel settore 50.000 miliardi di Rmb (circa 7.400 miliardi di dollari Usa) innalzando gli obiettivi ad un livello considerevolmente più elevato rispetto a quattro anni fa.

68. Analisi del consumo di energia tradizionale e rinnovabile in Cina (in milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) Fonte: Elaborazione CeSIF su dati Amministrazione Nazionale dell’Energia, Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme

3.500 3.000

rinn=7%

rinn=8%

rinn=15-18%

2.500

Altre rinnovabili Nucleare

2.000

Idroelettrico

1.500

Gas naturale Petrolio

1.000

Carbone

500 0 162

2000

2008

2020(stima)

6.4.2. Diversi stadi di sviluppo per i vari settori delle tecnologie pulite Il macrosettore delle cosiddette “tecnologie pulite” presenta al suo interno considerevoli differenze per quanto riguarda i livelli di sviluppo, un dato che gli operatori cinesi e internazionali dovranno valutare con attenzione per cogliere sfide e opportunità. Il settore del fotovoltaico sembra destinato a crescere ulteriormente. La produzione di celle fotovoltaiche ha già raggiunto 9 GW nel 2010 e 19,6 GW nel 2012, cifra più che raddoppiata in soli due anni. In questa fase, una quota superiore al 75% dell’attrezzatura e dei componenti per il fotovoltaico vengono esportati. Il settore della produzione è in questo momento in una crisi di sovracapacità che ha spinto le imprese cinesi ad esportare, anche in perdita, i prodotti all’estero. Nel 2012 questo ha causato l’imposizione di dazi anti-dumping da parte degli Usa ed un’indagine in corso da parte dell’Unione Europea. Il problema della sovracapacità è esploso come risultato dei finanziamenti al settore nell’ambito del piano di stimoli all’economia del 2008-2009, e sta influendo negativamente sui profitti delle imprese cinesi e sull’intero settore, tanto che alcune imprese cinesi si sono de-listate dalla borsa di New York e l’intero settore sarà probabilmente interessato da possibili fallimenti e da consolidamenti. La percentuale di export di celle fotovoltaiche e altre componenti sta comunque calando ed è destinata a declinare ulteriormente, anche a seguito degli ambiziosi piani del Governo di raggiungere 10 GW di capacità nel 2015 e 25 GW nel 2020, a fronte dei 3,2 GW attuali. I finanziamenti pubblici e le politiche di sostegno in atto dal 2009 stanno già incidendo nel modificare la situazione, dato che i consumi interni stanno registrando una fortissima crescita. Uno stimolo ulteriore da parte del Governo è dato dall’approvazione di un piano pilota Fit (Feed-in tariff) con il quale il Fondo governativo per lo sviluppo delle energie rinnovabili (Redf ) pone due diversi livelli tariffari: 1,15 RMB/kWh (circa 0,18 dollari/kWh) per i progetti approvati prima dell’1 luglio 2011 e completati entro la fine di quell’anno, e una tariffa di 1 RMB/kWh (0,156 dollari/kWh) per i progetti approvati e completati successivamente. Questo è un evidente

segnale dell’impegno del Governo cinese nel supportare lo sviluppo dei progetti nel fotovoltaico. Alla luce di tali considerazioni, questa fase appare sicuramente opportuna per l’ingresso sul mercato degli operatori internazionali, sia dal punto di vista dell’offerta sia del project management, in modo da accrescere la propria quota di mercato nella maniera più veloce e conveniente possibile. Un caso esemplificativo è quello dell’azienda americana First Solar, che dopo una prima fase caratterizzata da numerosi ostacoli che rendevano difficile la realizzazione di impianti produttivi in Cina, sta ora realizzando un nuovo progetto per un impianto di energia solare bifase nella Provincia della Mongolia Interna. Questo periodo può essere propizio anche per i fornitori di componenti (ad esempio, gli invertitori) e attrezzature per la produzione di celle fotovoltaiche: la loro posizione appare infatti favorevole, alla luce di un basso livello di competizione dovuto anche ad attori locali piccoli e scarsamente competitivi. Un altro settore da considerare con attenzione è quello eolico, che a fronte di una decisa affermazione impone un diverso approccio al mercato da parte degli operatori. Negli ultimi cinque anni l’eolico in Cina è cresciuto mediamente del 90% all’anno (rispetto al 16% degli Usa), e gli oltre 62 GW del 2011 (si veda figura 71) fanno sì che la Cina sia il primo Paese in termini di capacità di energia eolica installata. Il tasso annuo di crescita composto della capacità energetica eolica in Cina non dovrebbe però superare il 15-35% tra il 2011 e il 2015. Le previsioni stimano una capacità installata tra i 114 MW ed i 134 MW nel 2015 e tra i 179 MW ed i 231 MW entro il 2020. Alla fine del 2011, trenta province cinesi avevano parchi solari e dieci una capacità installata sopra 1 GW. I parchi eolici off-shore sono ancora alle prime fasi evolutive; la crescita però appare esponenziale, e l’obiettivo è quello di raggiungere i 30 GW nel 2020, contro i 100 MW del 2010. Nel 2011, il totale della capacità installata offshore era di 258,4 MW. L’attuale problema della sovracapacità è un aspetto che il Governo sta valutando con attenzione, anche alla luce delle preoccupazioni sul tema della qualità, condivise anche dagli investitori del settore. Il Governo sta mostrando la sua inclinazione verso un consolidamento del settore sia

163


69

Consumo di energia, per fonte

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

71

CapacitĂ totale installata in Cina

69. Consumo di energia, per fonte - Fonte: CeSIF; Ceic

71. CapacitĂ totale installata in Cina, in Mw - Fonte: Global Wind Energy Council

100%

500

80% 60% 70

Altro

Consumo di energia, produzione

Idroelettrico

40%

Gas naturale

20%

Petrolio Carbone

0%

450

Nucleare

400 350

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

300 70. Produzione di energia, divisione per fonte - Fonte: CeSIF; Ceic

250

100% 200

90% 80%

150

70% 100

60% 50% 40%

Altro

30%

Nucleare Idroelettrico

20%

Gas naturale

10% 0%

164

Petrolio

50 0 2010 Nuove politiche

2011

2015

Scenario moderato

2020

2030

Scenario avanzato

Carbone 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

165


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

166

dal lato dell’offerta sia dal lato della domanda. In questo senso, le Wind farm management interim rules richiedono l’approvazione definitiva dei progetti prima dell’avvio della costruzione dei parchi eolici - pena l’accesso alla rete ed ai programmi FiT - nonché una valutazione della performance dei progetti un anno dopo l’inizio della produzione di energia. Per l’industria delle turbine eoliche, il trade-off tra capacità e qualità sarà il tema nevralgico del prossimo decennio. Appare chiaro l’obiettivo delle autorità di garantire un più stretto controllo e monitoraggio della qualità rispetto ad un incoraggiamento nel numero dei progetti e nell’ammontare di energia generata. L’altro aspetto di rilievo su cui il Governo sta concentrando l’attenzione è il tema delle infrastrutture di trasmissione, ovvero la rete elettrica. Vi sono tassi fino al 20% di curtailment dettato dal sovraccarico della rete e la corrispondente esigenza di incrementare la capacità della rete elettrica per far fronte alla crescente capacità di generazione del sistema eolico cinese. Ad oggi nel Paese, nonostante vi sia l’obbligo di acquisire elettricità da fonti rinnovabili da parte dei gestori della rete elettrica, non vi sono penalità per chi non si attiene ai regolamenti. Per i produttori di turbine e componenti che godono di vantaggi tecnologici vi sono grandi opportunità, a condizione di sapersi adattare ad un business environment molto dinamico. Un’altra opportunità risiede nell’obiettivo del Governo di decentralizzare lo sviluppo dell’energia eolica con il sostegno di misure amministrative. Come risultato di stimoli governativi, le regioni interne del Paese hanno avviato la progettazione di parchi eolici adattabili alle condizioni locali, aprendo opportunità per progetti di dimensioni minori, come ad esempio il mini-eolico, e conseguentemente per operatori di dimensioni minori. Un altro sub-settore nel quale è attesa una forte crescita è quello della bioedilizia. Il Governo cinese intende investire più di mille miliardi di Rmb (160 miliardi di dollari Usa) per l’espansione di questo settore a partire dai materiali per la costruzione di edifici ecologici. Il Ministero per lo sviluppo urbano e le strutture abitative (Mohurd) punta con forza ad una decisa crescita del settore, implementando, dopo aver analizzato le migliori pratiche internazionali, gli standard più elevati (ad

esempio il Leed, Leadership nella progettazione energetica ed ambientale). Secondo lo United States Green building council, la Cina conta 7,4 milioni di mq di immobili costruiti con certificazione Leed, molti dei quali hanno ottenuto la certificazione tra il 2011 ed il 2012. Considerando che si prevede in Cina la costruzione di circa 20 miliardi di mq di edifici entro il 2020, sommando queste cifre alle politiche d’incoraggiamento governativo lo sviluppo del settore potrebbe essere significativo. Nel 2006 anche la Cina ha sviluppato il suo standard, il Three-Star Building Certification program, che ha visto una crescita sostenuta negli anni. Nell’aprile del 2012 il Ministero delle Finanze ed il Mohurd hanno annunciato il primo obiettivo di sviluppo per il settore del green building, con l’obiettivo che il 30% del totale dei nuovi immobili realizzati entro il 2020 siano certificati come bioedilizia. Sono definiti tali quelli che raggiungono la certificazione nell’ambito dello standard Three-Star con un sussidio di 80 Rmb per ogni metro quadro di superficie realizzata. In questo modo, la definizione di green-building secondo standard cinesi esclude che sussidi possano essere garantiti a standard di certificazione esteri. Nel 2011, ben 217 progetti hanno goduto di certificazione Three-Star, di cui 122 commerciali e 95 residenziali, a fronte dei 10 del 2008 e dei 20 del 2009. Tra le realtà maggiormente proattive in termini di domanda di edifici eco-friendly vi sono alcune multinazionali, che rappresentano veri e propri pionieri del settore. Plantronics Design Centre, l’ufficio di Siemens a Guangzhou, Prosper Centre, il centro commerciale Le Song, e la casa madre di Nokia in Cina hanno tutti acquisito certificazione Leed, come anche il villaggio olimpico di Pechino 2008. In generale, il mercato attrae aziende con forti capacità finanziarie e con esperienza nel settore della bioedilizia, dallo sviluppo di progetti alla fornitura di prodotti, ad esempio isolamento, vetri e finestre, illuminazione, riscaldamento, ventilazione e aria condizionata, Hvac (Heating, ventilation and air-conditioning) e Bipv (built-in photovoltaic), il fotovoltaico integrato nell’edilizia. Inoltre, le realtà che muovono i primi passi in questo settore trarranno benefici dal riconoscimento della qualità del proprio brand da parte dei developer, dei proprietari e degli inquilini.

Nel settore dell’energia idroelettrica rimane evidente il trade-off tra le esigenze di sviluppo e le preoccupazioni di carattere ambientale. La Cina gode di un potenziale idroelettrico che la rende leader mondiale, grazie a riserve accertate di 694 GW. La capacità di energia elettrica installata è però pari a solo 231 GW, circa il 53% delle riserve economicamente sfruttabili, con programmi del China Electricity Council di raggiungere 342 GW entro il 2015 e obiettivi del Governo che entro il 2020 il 15% della produzione totale di energia provenga dal settore idroelettrico. Nel 2012, l’elettricità generata dal settore idroelettrico è stata di 759 TWh (15,25% del totale), contro i 3910 TWh (78,57% del totale) dell’elettricità da fonti termali, mentre il settore nucleare e le fonti rinnovabili hanno generato il restante 6,18% per un totale di 307 TWh. Le preoccupazioni relative all’impatto ambientale, evidenti nell’Undicesimo piano quinquennale, hanno rallentato negli ultimi anni la crescita del settore. Questo freno sembra però ormai venir meno, anche di fronte alla crescente domanda di elettricità. Esistono diversi progetti di dimensioni modeste che potrebbero garantire in futuro nuove opportunità per gli investitori stranieri. In ogni caso, gran parte dello sviluppo futuro rimarrà sotto il controllo delle imprese statali cinesi. Il progetto più controverso per le sue conseguenze ambientali e sociali, quello della Diga delle Tre Gole nella Provincia di Hubei, è stato completato nel luglio del 2012 ed include tre generatori con capacità totale di 22,7GW. La generazione di elettricità annuale della Diga è prevista a 84,7 TWh. Alcune ditte italiane hanno partecipato al progetto con la fornitura di macchinari. Nella categoria delle energie rinnovabili, l’unica a non aver raggiunto gli obiettivi prefissati è quella delle biomasse. La stagnazione del settore è dovuta principalmente alle difficoltà nella fornitura di materie prime (tra le cause principali: fornitura frammentata, variazione nella fornitura in base alla stagione e sicurezza alimentare). Tuttavia, la situazione è in evoluzione, ed i chiari segnali di supporto del Governo fanno presupporre una ripresa del settore, considerando anche la diversificazione della fornitura di materie prime e la spinta verso lo sviluppo di nuove tecnologie. Come per il settore fotovoltaico, il Governo centrale ha aumentato le tariffe (FiT) a 0,75 RMB/kWh (0,11 dollari/kWh) nel 2010, e ha emanato

una tassa retroattiva per i produttori di biodiesel. Le principali sfide future rimangono quelle relative alla fornitura delle risorse e alla commercializzazione. In generale, è possibile segnalare un cauto ottimismo relativamente alle prospettive future del settore. 6.4.3. Opportunità e sfide per le multinazionali È certamente da registrare un incremento del numero di imprese nel settore delle energie pulite ed una espansione della capacità produttiva media. Sia i grandi operatori del settore energetico tradizionale sia quelli specializzati nel settore delle energie alternative stanno cogliendo in maniera crescente le opportunità esistenti nel mercato, tra cui gli esempi più concreti sono la fornitura e la gestione di parchi eolici onshore e offshore, oltre ai parchi solari. Diversi progetti nascono da joint venture o da alleanze tecniche finalizzate ad aggirare questioni regolamentari e di proprietà intellettuale. Alcuni tra i principali produttori hanno invece deciso di approcciare il mercato con maggiore aggressività, producendo e distribuendo i propri prodotti in maniera totalmente indipendente. Con la rapida crescita del settore, è fondamentale porre l’attenzione su una revisione costante delle strategie aziendali. Diversi fattori concorrono allo sviluppo di un settore che rimane relativamente immaturo; aspetti come il livello di intervento del Governo e la mancanza di politiche coerenti in alcuni ambiti, tra cui quello dei prezzi, debbono far considerare con attenzione l’ingresso nel mercato di nuovi operatori stranieri. Di certo, per i leader del settore può essere opportuna un’azione di pressione nei confronti del Governo, volta ad ottenere un sistema di appalti più trasparente ed equo. Occorrono dunque strategie creative per entrare nel settore o per espandere la propria presenza: ad esempio un modello di vendita emergente è quello di integrarsi a valle della filiera dei parchi eolici. Alcuni top player internazionali nel settore delle turbine eoliche hanno infatti investito decine di milioni di euro nelle loro strutture in Cina, considerando che lo sviluppo congiunto di parchi eolici fosse una buona strategia per strappare una quota di mercato ai competitor cinesi. Gamesa, produttore spagnolo di turbine eoliche, ha annunciato di voler lavorare con una filiale della China Guodian Corporation per sviluppare un parco eolico di 200 MW dal 2011 al 2015.

167


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Questa collaborazione ha fruttato a Gamesa un contratto per 1.200 MW di turbine eoliche. Al di là di questo esempio, è importante che gli operatori stranieri guardino con realismo al rischio potenziale insito in questo modello innovativo di business. Un ulteriore aspetto da considerare riguarda l’impatto della struttura competitiva del mercato cinese sul mercato globale dell’energia eolica. L’espansione dei player cinesi è un tema delicato in diversi settori, e prima di effettuare decisioni strategiche è fondamentale avere una visione chiara dello sviluppo di questa tendenza. Per prevenire la potenziale minaccia globale degli operatori cinesi, un’opzione può essere rappresentata da un’allean-

za tra questi ultimi e i principali operatori stranieri. In sintesi, è possibile affermare che le opportunità nel settore delle attrezzature e componenti sono generalmente più accessibili rispetto allo sviluppo di parchi e progetti nel settore del fotovoltaico e dell’eolico, specialmente per le imprese all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. Un altro fattore cruciale per acquisire una maggiore porzione del mercato è il vantaggio di costo. Una maggiore localizzazione e scala produttiva potranno ridurre il divario di prezzo con i competitor cinesi, contribuendo a servire il mercato interno ed a raggiungere i requisiti di localizzazione per partecipare agli appalti pubblici nazionali e a migliorare i propri servizi post-vendita.

Box 6. Settore energia, esempio italiano di successo in Cina

168

Ragione Sociale

ENEL

Attività in Cina

Ufficio di rappresentanza, 2007

Situazione attuale attività in Cina

100% acquisto materia prima e componenti per prodotti finiti che sono realizzati in Italia

Addetti dell’impresa in Cina

4 italiani, 5 cinesi

Punti salienti della propria strategia di sviluppo sul mercato cinese, in relazione alle dinamiche del proprio settore

Le attività del Gruppo sono finalizzate allo scouting ed alla gestione del portafoglio fornitori per l’approvvigionamento di apparecchiature e forniture in genere (es. contatore elettronico, componentistica, ecc.). Altra attività strategica è quella relativa all’acquisto dei crediti di carbonio dei cosiddetti “Meccanismi Flessibili” (Clean Development Mechanism, CDM) sotto il controllo e la validazione delle Nazioni Unite, nell’ambito degli accordi derivanti dal Protocollo di Kyoto. Il Gruppo Enel è inoltre impegnato in iniziative di cooperazione tecnologica e scientifica nel settore della generazione elettrica a bassa intensità di carbonio (low carbon technologies) con alcune delle maggiori società del settore elettrico e istituzioni accademiche cinesi, sotto l’egida di un programma di cooperazione che coinvolge, tra gli altri, il MOST (Ministry of Science and Technology cinese) ed il MATTM (Ministero Ambiente Tutela Territorio e del Mare italiano).

Attività particolari da segnalare, punti di forza, barriere/vincoli relativamente alle opportunità di business per il proprio settore sul mercato cinese

Punti di forza: sviluppo relazioni di lunga data con operatori primari del settore elettrico e istituzioni cinesi. Barriere/Vincoli: relativamente all’importazione di merci vi sono vincoli dettati da misure anti dumping su alcune categorie merceologiche e dall’assenza di assistenza/scorte in Europa per prodotti sensibili che necessitano un tempo di intervento/sostituzione molto bassi. Relativamente all’acquisto dei crediti di carbonio istituiti dal Protocollo di Kyoto, nell’ultimo anno e mezzo si è registrato un drastico calo nel valore di mercato di tali titoli, attribuibile in buona parte alla mancanza di un consenso politico tra Stati Uniti-Cina-Europa sul proseguimento degli impegni di riduzione di gas serra.

Obiettivi futuri e sviluppo della propria strategia di crescita in Cina

Mantenimento di attività di procurement unitamente allo sviluppo di collaborazioni sinergiche nei settori di interesse per il Gruppo.

6.5. Settore ambientale Le prime pagine dei principali quotidiani e dei siti internet internazionali sugli impressionanti livelli di inquinamento dell’aria raggiunti a Pechino e in molte altre città cinesi nei mesi di novembre e dicembre 2012 hanno certamente spaventato molti, ma hanno reso ulteriormente chiaro come le autorità cinesi dovranno adottare riforme colossali nel settore della tutela ambientale. Gli interventi adottati finora, seppure rilevanti in termine di risorse impiegate, non hanno rappresentato la soluzione, né indicato la corretta via per risolvere le problematiche di natura ambientale in Cina. La situazione complessiva del settore vede un aumento dei problemi esistenti, al quale non ha interamente fatto seguito un aumento delle soluzioni offerte dalle autorità e dagli operatori del mercato. Dal punto di vista degli investitori stranieri interessati ad operare sul mercato cinese, la conseguenza di questa situazione è un aumento delle opportunità di investimento nel Paese. 6.5.1. Inquinamento dell’aria e riduzione delle emissioni Sotto il profilo della qualità dell’aria, la Cina non sembra aver compiuto passi in avanti nel 2012. Al contrario, anche in conseguenza della maggiore trasparenza e disponibilità di dati, l’impressione generale è di un peggioramento della situazione. Le emissioni di gas di scarico in Cina sono basate principalmente su due sostanze inquinanti: biossido di zolfo e ossido di azoto. Le fonti principali di queste emissioni sono le centrali termiche e i gas di scarico delle auto. Nel Piano ad interim per il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni, gli obiettivi per il 2015 relativi al controllo delle emissioni di biossido di zolfo e ossido di azoto prospettano una riduzione rispettivamente di 21 e 20 milioni di tonnellate, con un calo dell’8% nel primo caso e del 10% nel secondo rispetto ai dati 2010. Per controllare le emissioni inquinanti, il Ministero per la protezione ambientale (MEP) ha introdotto ad inizio 2011 una seconda bozza riguardante gli Standard relativi all’emissione di gas inquinanti per le centrali termiche. Nella bozza, la richiesta di riduzione delle emissioni di ossido di zolfo è stata fortemente innalzata. Rispetto agli standard prece-

denti, il limite delle emissioni è stato abbassato da 650-1.100 a 100-200 milligrammi per metro cubo. Tale riduzione darà un sicuro impulso al mercato della denitrazione. Nel periodo del Dodicesimo piano quinquennale, ci si attende un investimento totale nel settore di circa 195 miliardi di Rmb. Nonostante gli sforzi annunciati dalle autorità per diversificare le fonti di produzione energetica, la Cina continua di fatto a dipendere dal carbone per oltre il 70% della propria produzione totale di energia, avendo da tempo ormai consolidato la prima posizione al mondo per consumo di tale materia prima. A peggiorare la situazione da un punto di vista ambientale vi è poi la tecnologia non avanzata della maggior parte delle centrali a carbone (già di per se intrinsecamente non efficienti da un punto di vista ambientale). La necessità di migliorare la qualità delle emissioni (oltre all’evidente bisogno di diversificare le fonti energetiche) è stata uno dei punti centrali del Libro Bianco pubblicato dal China Electricity Fund e dall’Enviromental Defense Fund nel gennaio 2013. Il Governo cinese negli scorsi cinque anni ha adottato misure volte a ridurre le emissioni di anidride solforosa da parte di centrali termo-elettriche, imponendo a queste ultime di essere dotate di impianti di desolforazione. Queste misure non sembrano comunque da sole essere sufficienti per permettere alla Cina di raggiungere l’obiettivo postosi di ridurre le emissioni di gas serra del 40-45% entro il 2020. Nel 2012 la Cina ha altresì consolidato la propria posizione di primaria importanza al mondo nel settore dell’automotive, tanto da un punto di vista produttivo che di commercializzazione. Il secondo profilo è particolarmente rilevante per quanto riguarda le tematiche ambientali, dal momento che gli oltre 18 milioni di autoveicoli venduti in Cina nel corso dell’anno hanno avuto ed avranno un forte impatto negativo sulla qualità dell’aria, soprattutto per quanto riguarda i principali centri urbani. In città come Pechino e Shanghai si stima che circa il 25% delle concentrazioni di PM 2.5 siano attribuibili ad emissioni da autoveicoli, e la percentuale continua ad aumentare con l’incremento delle vetture circolanti, nonostante siano stati posti in essere meccanismi di controllo del traffico. Alcuni centri, tra cui Pechino, hanno già adottato politiche volte a rimuovere dalla circolazione i veicoli maggior-

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Tabella 11. Esempi delle principali opportunità nel settore ambientale

Area di servizi, forniture e collaborazioni

Trattamento acque reflue

Trattamento rifiuti solidi

Riduzione rifiuti da emissioni di gas

• Tecnologie per il monitoraggio online degli scarichi e delle emissioni degli inquinanti nell’aria; • Processi a membrana; • Trattamento acque reflue che contengono metalli pesanti.

• Tecnologie e servizi tecnici per le strutture di incenerimento dei rifiuti urbani (sistema di trasmissione, depurazione di emissioni, controllo di diossina, controllo di cenere volante); • Tecnologia per il trattamento del percolato di discarica; • Tecnologie e servizi tecnici per la raccolta, la selezione e il pre-trattamento dei rifiuti solidi; • Tecnologie per il recupero e il ri-utilizzo di biogas da discarica; • Tecnologie per il trattamento di rifiuti pericolosi e rifiuti sanitari.

• Tecnologie per la desolforazione e denitrazione; • Tecnologie e nuovi materiali per il controllo dei composti organici volatili; • Tecnologie per la depurazione di gas di scarico dei veicoli a motore diesel; • Tecnologie per la catalizzazione ad alta efficienza dei gas di scarico dei veicoli.

• Gli impianti, attrezzature, materiali filtranti ecc. per il trattamento delle acque reflue di cui sopra.

• Gli impianti, attrezzature, nuovi materiali per il trattamento di rifiuti solidi di cui sopra.

• Gli impianti o attrezzature o nuovi materiali per le tecnologie di cui sopra.

• Costruzione di nuove strutture per il trattamento delle acque reflue nelle città di fascia bassa e nelle aree rurali; • Progettazione, servizi tecnici e gestione di strutture per il trattamento delle acque reflue generate dalla vita quotidiana nelle zone urbane.

• Costruzione di strutture e base di ri-generazione di rifiuti solidi (i cosiddetti “national urban mining”).

• Costruzione di sistemi di utilizzo calore e energia di scarico alle basi industriali e ai centri di riscaldamento a carbone, ecc.

• La valutazione della fattibilità delle manovre che possano favorire il controllo di inquinamento.

• Costituzione di sistemi di raccolta efficiente considerando nel frattempo anche le realtà cinesi (la mancanza di un sistema di raccolta controllato dal Governo e l’esistenza comune dei raccoglitori illegali è uno dei principali ostacoli che ha bloccato lo sviluppo dei trattamenti dei rifiuti, soprattutto della rigenerazione).

• La valutazione della fattibilità delle manovre che possano favorire il controllo di inquinamento (tasse ambientali, limite di emissione, sistema di “Total Emission Control”).

- Progettazione - Servizi tecnici

- Impianti - Attrezzature - Nuovi materiali

Progetti

Istituzionale: consigli ai decision-maker per la legislazione. Studi del settore

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mente inquinanti ed incentivare l’acquisto di veicoli con standard di emissioni avanzati, ma l’impressione diffusa è che molto resti ancora da fare, soprattutto a livello di controlli e sanzioni. Un’altra importante fonte di inquinamento atmosferico sono le emissioni industriali, soprattutto da parte di fonderie, cementifici, impianti chimici e caldaie industriali. I problemi per queste attività produttive sono da un lato rappresentati da normative non sufficientemente protettive dell’ambiente e dall’altro dagli scarsi controlli. Anche su questo fronte, soprattutto in conseguenza di numerosi casi di proteste da parte di cittadini nel corso del 2012, ci si attendono interventi normativi a maggiore tutela dell’ambiente ed amministrativi (maggiori controlli e sanzioni comminate). In proposito, si segnala che è attualmente in corso la revisione della Enviromental protection law del 1989. Dalle bozze dei lavori si possono notare alcune proposte di modifica rilevanti per la protezione ambientale, ad esempio la proposta di inserire l’obbligo per le società che scaricano sostanze inquinanti di installare presso i propri stabilimenti un impianto di monitoraggio degli scarichi e delle emissioni, in modo da permettere la supervisione delle emissioni in tempo reale; un’altra proposta intende inserire un sistema di “Total emission control of major pollutants” secondo il quale l’autorità locale competente potrà non approvare la costituzione di nuovi stabilimenti industriali nella zona di sua competenza se la quantità di emissione di talune sostanze inquinanti prevista in un dato periodo sia già stata superata. Le principali opportunità risiedono nelle attrezzature e nei prodotti chimici: il rigido regime di controllo delle emissioni richiede il supporto di tecnologia avanzata. Attualmente, la maggior parte dei player principali nel mercato sono aziende statali del settore della produzione di energia. Esse hanno forti legami con gli utenti finali e la cooperazione con queste realtà può sicuramente garantire agli investitori un miglior accesso al mercato. Il ruolo delle imprese straniere sembra non andare oltre quello di fornitori di tecnologie, spesso concedendo in licenza le stesse ad imprese cinesi o cooperando con quest’ultime per l’uso di tali tecnologie in Cina. Relativamente all’inquinamento derivante dal settore automotive, le princi-

pali case automobilistiche, ed i principali fornitori delle stesse, sono da tempo impegnati ad effettuare importanti investimenti in Cina, contribuendo a tecnologie avanzate e “pulite” ricevendo in cambio lo sbocco presso uno dei mercati più importanti al mondo. La grande capacità e il forte potenziale del mercato delle infrastrutture ambientali hanno attratto molti dei principali operatori internazionali, come Veolia, Suez, GE e Siemens. La rapida crescita di questo mercato e la domanda diversificata suggeriscono opportunità interessanti per i nuovi investitori. Un’importanza crescente sta poi assumendo il mercato “retail”, comprendente produttori e distributori di una vasta gamma di prodotti quali purificatori d’aria, impianti di condizionamento, vernici speciali ed altri dispositivi che consentono di ridurre l’impatto dell’inquinamento dell’aria. Le principali imprese che producono o distribuiscono tali prodotti stanno vedendo crescere fortemente il proprio fatturato in Cina, e soprattutto in coincidenza dei picchi di inquinamento registrati a dicembre 2012 e gennaio 2013, stanno valutando (insieme ad investitori istituzionali quali fondi di private equity) la possibilità di investire in produttori e distributori locali o di cooperare con questi ultimi. 6.5.2. Inquinamento delle acque Seppur meno visibile, e per tale motivo meno trattato da media e analisti, il tema dell’inquinamento delle acque rappresenta per la Cina un problema ancora più rilevante dell’inquinamento dell’aria. Secondo dati ufficiali, il 40% dei corsi d’acqua cinesi sono seriamente contaminati e il 20% raggiunge un livello di inquinamento tale da rendere l’acqua tossica ed inadatta al contatto umano. Gran parte di tale inquinamento è di natura industriale e a tale conclusione è facile giungere considerando che lungo il corso dei due principali fiumi cinesi, lo Yangtze e il Fiume Giallo, sorgono rispettivamente 10 mila e 4 mila impianti petrolchimici. La Cina è uno dei Paesi che più soffre la scarsità di risorse idriche. La disponibilità media di acqua per abitante in Cina è di 2.200 m3, a fronte di una media a livello globale di 8.800 m3, quattro volte maggiore. Sono oltre 400 le città in Cina che stanno affrontando una grave carenza d’acqua.

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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Uno dei temi principali è senza dubbio la bassa efficienza nell’utilizzo delle risorse idriche cinesi. Attualmente la Cina consuma infatti una quantità d’acqua tre volte superiore rispetto ai Paesi sviluppati, a parità di livello di produzione industriale. Il 6 luglio 2011 il Ministero per la protezione ambientale ha dichiarato che solo il 56,8% dei fiumi monitorati sono classificabili a livello 3 o superiore (ovvero, oltre un livello accettabile). La percentuale di acqua non adatta al contatto umano è invece il 40,1%, lieve miglioramento rispetto al dato 2010 (43,2%). All’interno del Piano ad interim per il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni inquinanti, la Cina si è posta l’obiettivo di una migliore conservazione dell’acqua, tramite una riduzione del 30% dell’utilizzo di acqua per ogni unità di produzione industriale da qui alla fine del 2015. Al fine di far fronte a tale scarsità di acqua, le autorità cinesi hanno agito su due fronti: da un lato innalzando ulteriormente gli standard ambientali ai quali gli impianti industriali devono uniformarsi, e dall’altro investendo ingenti somme in impianti di trattamento e purificazione delle acque. Ai circa 1.500 impianti municipali di depurazione esistenti in Cina all’inizio del 2010, tra il 2010 e il 2012 se ne sono aggiunti in media 18 nuovi a settimana. In aggiunta a tali impianti, negli scorsi anni si è registrato un forte incremento degli investimenti in trattamenti biologici delle acque, quali la sedimentazione, la filtratura e le cosiddette sludge technologies. Come per l’inquinamento dell’aria, tuttavia i problemi non sono dovuti alla inattività delle autorità (soprattutto quelle centrali) in termini di produzione normativa, quanto al mancato rispetto delle stesse ed ai carenti controlli da parte delle autorità preposte. Ad esempio, nonostante la Cina abbia adottato un complesso sistema di analisi comprensivo di più di 100 indicatori, solamente il 40% degli impianti di depurazione è dotato di dispositivi che li misurino. Le analisi sono poi spesso svolte dagli stessi enti preposti al trattamento ed i risultati non sono resi pubblici, lasciando dubbi sulla loro imparzialità. Dal punto di vista degli operatori stranieri, tuttavia, le prospettive sembrano essere decisamente interessanti, soprattutto ove si intenda investire direttamente in Cina, non limitandosi alla mera vendita/licenza di tecnologie pulite. In-

vestimenti diretti, in via indipendente o in partnership con operatori locali, sono quasi sempre riferiti dalle amministrazioni locali, che rappresentano il principale interlocutore dei potenziali investitori. Tra le opportunità ricordiamo: • Attrezzature e prodotti chimici: come per il settore del trattamento delle acque, anche per quanto riguarda questo settore è possibile attendersi una crescita elevata. Potranno trarne benefici importanti gli investitori con tecnologie avanzate e con una stabile collaborazione con partner locali. L’utilizzo di membrane, come MF, UF, OR, è largamente diffuso nel trattamento delle acque, dalla dissalazione dell’acqua di mare al riciclo delle acque industriali. Grazie all’enorme potenziale della tecnologia delle membrane, sono entrati sul mercato molti fornitori, tra cui DOW, GE, Norit, Asahi Kesei. Per i nuovi entranti, la collaborazione con aziende di Engineering, procurement e construction (Epc) può rappresentare un’utile scorciatoia per raggiungere l’utente finale. È il caso di GE, che ha stipulato una partnership strategica con CPI Yunda, una grossa azienda Epc di proprietà statale nel settore della produzione di energia. Per quanto riguarda gli strumenti di controllo e monitoraggio della qualità delle acque ed i prodotti chimici per il trattamento delle acque, è molto importante ai fini della costituzione del brand e della promozione delle vendite avere accesso all’utente finale attraverso la cooperazione con partner locali. Per gli operatori nel settore dei prodotti chimici per il trattamento delle acque, il mercato dei prodotti ecologici può rappresentare un’efficace modalità d’ingresso. • Progetti: nel 2006, il Governo cinese ha drasticamente migliorato i requisiti di qualità dell’acqua potabile. L’innalzamento degli standard richiede un ammodernamento delle strutture per il trattamento delle acque, che risultano obsolete. Gli operatori sul mercato includono multinazionali come Veolia e grandi aziende di proprietà dello stato come General Water. I fattori chiave di successo su questo mercato sono i prezzi competitivi, le capacità tecniche ed i progetti realizzati. La difficoltà di dimostrare il proprio expertise e le proprie capacità di project management ed i bassi

margini di profitto condizionano il livello di crescita del segmento. Visto il più avanzato stato di sviluppo, le destinazioni preferite dagli investitori stranieri sono le città di prima e seconda fascia, tra cui Pechino, Shanghai, Tianjin, Chongqing, Nanchino, Guangzhou, Hangzhou, Qingdao, Jinan e Chengdu. Alcune imprese leader del settore, tra cui Tri-Tech Holding Inc., Paques, Norit o DHV hanno effettuato significativi investimenti in Cina, approfittando della crescita media annua del 20-25% di questo settore. 6.5.3. Il trattamento delle acque reflue L’industrializzazione della Cina ha causato gravi problemi di inquinamento delle già scarse risorse idriche, creando la necessità di un sistema di trattamento delle acque reflue. Nel Piano per il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni, il Governo centrale si è posto l’obiettivo ambizioso di costruire un nuova rete di condutture per le acque reflue con una capacità di 160 mila km, e nuovi impianti con una capacità giornaliera di 42 milioni di tonnellate. Nonostante queste strutture coprano principalmente le città di prima e seconda fascia, tali strutture sono richieste anche nelle città di fascia inferiore e nelle aree rurali. Una forte opportunità per gli investitori è rappresentata anche dall’ammodernamento e dalla sostituzione degli impianti esistenti. • Servizi tecnici e di progettazione: nel prossimo quinquennio ci si attende un potenziale di profitto nella media rispetto agli ultimi anni. La crescita dell’utilizzo di nuove tecnologie crea ed aumenta la domanda di servizi tecnici e di progettazione. La competitività degli operatori locali (compresi gli enti di progettazione locali e i POE) è molto alta, e potrebbe ridurre il margine di profitto degli investitori. • Attrezzature e prodotti chimici: per questo segmento sono attesi profitti molto alti nei prossimi cinque anni, in quanto l’aumento della domanda a valle, la mancanza di capacità tecnica e l’assenza di barriere all’entrata spingono gli investitori a fornire soluzioni per riempire questi spazi. I livelli di sviluppo del mercato nei seguenti tre sottogruppi sono sostanzialmente diversi. Il mer-

cato per le attrezzature di analisi e controllo utilizzate per la valutazione dell’inquinamento e delle acque reflue ha raggiunto uno stadio di sviluppo più maturo in Cina. Le principali multinazionali, come HACH e Siemens, controllano il mercato di alta qualità, e con l’aiuto dei distributori locali continuano ad espandere le proprie linee di prodotto nel mercato di medio livello. Le soluzioni MBR, tecnologia che prevede l’applicazione di membrane nel trattamento delle acque reflue, sono in forte sviluppo, e la crescita del mercato ha portato negli ultimi anni all’ingresso delle principali multinazionali. I prodotti chimici per il trattamento delle acque reflue hanno una lunga storia in Cina, tuttavia il settore dei prodotti chimici ecologici è ancora in fase iniziale. Nel settore delle attrezzature e dei prodotti chimici, le multinazionali generalmente scelgono di collaborare con i partner locali, per accedere più facilmente agli utenti finali ed evitare concorrenza inutile. Anche per le realtà che decidono di entrare ora nel settore, il legame con i partner locali può rappresentare un’utile strategia di penetrazione. • Progetti: in questo segmento è attesa una crescita relativamente bassa per gli investitori stranieri, in quanto margini di profitto più bassi e la concorrenza locale, forte di una conoscenza del business environment cinese, scoraggiano l’ingresso sul mercato di operatori esteri. Riguardo ai progetti Bot (Build, operate and transfer) per la costruzione di nuove strutture, la crescita sarà maggiore nelle città di fascia bassa e nelle aree rurali, così come previsto dal Governo cinese. Le modalità di ingresso per gli investitori comprendono soluzioni altamente integrate, strutture decentralizzate e servizi comprensivi a 360 gradi. I servizi operativi rappresentano una nicchia di mercato compresa tra progetti Bot e strutture per le operazioni ordinarie (di solito da parte dei governi locali o di aziende di proprietà dello Stato). Nonostante la domanda in crescita, a causa della carenza di professionisti e della crescente concentrazione dell’inquinamento, il potenziale di mercato resta limitato. Il modello di business per la costruzione delle condutture è piuttosto simile a quello dei normali progetti di costruzione, ed anche in tal caso gli operatori locali sono più competitivi rispetto agli investitori stranieri.

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

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6.5.4. Trattamento dei rifiuti solidi Dopo aver raggiunto la prima posizione al mondo in termini di volume totale, la produzione di rifiuti solidi in Cina continua a crescere ad uno dei ritmi più alti al mondo, con una crescita annuale dell’11% negli ultimi cinque anni, e si stima che entro il 2030 i rifiuti cinesi rappresenteranno più del doppio di quelli prodotti negli Stati Uniti. Tale traiettoria di sviluppo rende assolutamente necessario lo sviluppo di una gestione e di un utilizzo efficiente dei rifiuti da parte della Cina, tramite tecnologie e sistemi ancora più avanzati di quelli attualmente in uso in Paesi “virtuosi”. Le linee principali sulle quali le autorità cinesi intendono concentrare risorse ed attenzioni sembrano essere la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti, nonché la produzione di energia attraverso i rifiuti, o waste-to-energy (Wte). Le risorse disponibili da parte delle autorità sono rilevanti, considerato che nel Dodicesimo piano quinquennale sono stati stanziati 800 miliardi di Rmb al settore del trattamento dei rifiuti solidi. All’interno del Piano ad interim per il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni, il Governo cinese ha posto come obiettivo l’aumento del riutilizzo dei rifiuti solidi industriali fino al 72% entro il 2015. Per realizzarlo, sono stati annunciati una serie di progetti per promuovere il settore del riciclo, tra cui la realizzazione di 80 città modello per la raccolta dei rifiuti solidi, 50 città modello per il progetto “City Mine” e 100 per il riciclo dei rifiuti di cucina. Nello sviluppare il riciclo dei rifiuti le autorità cinesi hanno adottato il tipico approccio trial-byerror, introducendo nuove soluzioni attraverso programmi pilota in diverse municipalità da estendere poi all’intero territorio nazionale a seguito di valutazioni dei risultati. La Municipalità di Pechino sembra essere all’avanguardia nel campo, avendo iniziato a praticare la raccolta differenziata a partire dal 2000 ed applicando dal marzo del 2012 un Regolamento municipale sulla raccolta differenziata con dettagliate misure rivolte alle comunità locali ed i cittadini. In ogni caso, il riciclo dei rifiuti solidi in Cina è solo agli albori, ed enormi opportunità sono offerte ad imprese straniere del settore. L’utilizzo di tecnologie Wte ha rapidamente preso piede in Cina, soprattutto in conseguenza di ingenti sussidi pubblici e investimenti di imprese

municipalizzate e private che hanno visto l’enorme potenziale offerto dalla possibilità di offrire una soluzione unica al crescente fabbisogno energetico cinese e la necessità di disporre del crescente volume di rifiuti. Attualmente sono operativi circa 100 inceneritori, distribuiti soprattutto nell’ovest e sud del Paese e facenti largo uso di tecnologie importate. Per sintetizzare, le opportunità risiedono primariamente nelle attrezzature e nei prodotti chimici: in accordo con i piani nazionali, vi è una domanda elevata di tecnologie avanzate per il trattamento dei rifiuti solidi, comprese soluzioni per la raccolta, lo smistamento, il riciclo ed il trattamento sicuro. Per incoraggiare quest’ultimo, il Governo raccomanda l’uso di inceneritori per la generazione di energia e calore. Attualmente, il mercato è in una fase iniziale, e la partecipazione di investitori stranieri è minima. Solo poche aziende, come Veolia e Sound Group, sembrano consapevoli del potenziale rappresentato dal mercato dei rifiuti solidi in Cina. Secondo gli uffici del Ministero per la protezione ambientale (Mep), l’investimento sarà quadruplicato, passando dai 200 miliardi di Rmb del quinquennio 2005-2010 agli 800 miliardi del quinquennio 2011-2015. Si prevede che il mercato del trattamento dei rifiuti solidi seguirà lo stesso modello di sviluppo del trattamento delle acque reflue, finendo così per beneficiare i fornitori di attrezzature. Il tema dello smaltimento dei rifiuti è poi legato a doppio filo ad un’altra questione fortemente problematica per la Cina: l’inquinamento del suolo. L’attenzione data a questo problema sembra essere minore di quella riservata all’inquinamento dell’aria e delle acque, ma gli impatti sono potenzialmente più dirompenti, soprattutto in considerazione della costante riduzione di terreni coltivabili dovuta ad urbanizzazione e desertificazione. La questione è talmente delicata da spingere le autorità cinesi a non diffondere dati sull’estensione dell’inquinamento, anche se le stime indicano che una percentuale compresa tra il 10% e il 40% dei terreni cinesi contengono livelli significativi di sostanze inquinanti. Le principali fonti di inquinamento sono l’arsenico ed i metalli pesanti derivanti da miniere o fabbriche. Altra fonte di inquinamento in forte crescita sono poi gli olii usati, tanto quelli utilizzati in autoveicoli che il cosiddetto oil sludge prodotto

dall’intenso traffico marittimo in entrata in Cina. L’assenza di una cornice normativa ed amministrativa adeguata e l’insufficienza di controlli e sanzioni fanno sì che la situazione ambientale continui a restare negativa. Tuttavia, laddove (come per l’oil sludge) le autorità decidano di intervenire introducendo norme avanzate ed efficienti sistemi di controllo, gli investimenti privati registrano importanti volumi di crescita, e le imprese straniere possono beneficiare di tale crescita contribuendo con le proprie tecnologie e know-how. È probabile, anche se la tempistica è incerta, che lo stesso possa accadere per altre forme di inquinamento, come gli olii di scarto da autovetture o l’amianto. 6.5.5. Finanziamenti per promuovere un’economia circolare La Legge per la promozione di un’economia circolare, efficace dal gennaio 2009, è nata per incoraggiare uno sviluppo economico sostenibile, ed avrà un effetto importante sulle imprese a partecipazione estera e sull’economia cinese tutta. Per economia circolare ci si riferisce specificatamente in Cina a “riduzione dei consumi, re-utilizzo dei prodotti e componenti e alle attività di riciclo condotte nell’ambito dei processi di produzione, distribuzione e consumo” nell’ambito di un mandato esteso alla pianificazione industriale, economica e sociale ad ogni livello di governo. Alcuni governi provinciali hanno assegnato dei finanziamenti a fondo perduto per la promozione dell’economia circolare (Jiangsu, Anhui, Guangdong, Pechino). Al fine di ottenere tali finanziamenti, spesso i governi locali promuovono una campagna di riconoscimento della cosiddetta “società modello di economia circolare” oppure “società modello di utilizzo comprensivo delle risorse” alle quali le società possono candidarsi, al fine di essere riconosciute quali società modello e vedersi assegnati i relativi fondi. I regolamenti locali non riportano l’ammontare dei fondi. Soltanto il regolamento della provincia di Jiangsu del 2006 ha disposto fino ad un massimo di 2 milioni di Rmb, mentre il regolamento di Pechino del 2009 riporta un ammontare non superiore al 30% dell’investimento in capitale fisso dell’azienda. Si ritiene che tali importi abbiano carattere indicativo, proprio per la mancanza di documenti pubblici che riportino le cifre esatte di assegnazione.

È da notare che a partire dall’1 settembre 2012 è stato promulgato un decreto ministeriale chiamato “Interim administrative measures on the special development fund for circular economy” dal Ministero della Finanza e dall’Ndrc. Tale decreto ministeriale ha confermato la disponibilità del Governo centrale nel supportare lo sviluppo dell’economia circolare tramite l’assegnazione di fondi che provengono dal budget nazionale. Fra i settori che possono godere del fondo speciale per lo sviluppo dell’economia circolare vi è il cosiddetto “National urban mining model base”: società o centri di trattamento dei rifiuti riutilizzabili possono essere riconosciuti come “Urban mining base” e beneficiare pertanto di finanziamenti, a condizioni ad oggi non definite. 6.5.6. Conclusione Nel settore ambientale continueranno ad esserci grandi opportunità di investimento, dato che l’urbanizzazione e lo sviluppo industriale cinese vanno per loro natura accompagnate ad una attenzione costante alle tematiche ambientali. Il Dodicesimo piano quinquennale prevede che il Governo in cinque anni arrivi ad investire fino a 3.000 miliardi di Rmb in infrastrutture ambientali, il doppio rispetto al precedente piano. Nel 2011, il governo cinese ha pubblicato il suo piano ad interim per il risparmio energetico e sulla riduzione delle emissioni, concentrandosi sulla realizzazione di infrastrutture ambientali per il trattamento delle acque, delle acque reflue e dei rifiuti solidi, e alla riduzione delle emissioni. Per favorire gli investimenti in tali settori, sono state stabilite nuove politiche e nuovi obiettivi. Tra i vari segmenti specifici, quello relativo alla fornitura di attrezzature e prodotti chimici appare il più redditizio, per l’assenza di grandi barriere all’ingresso per l’importazione e la vendita delle attrezzature, e per le tecnologie arretrate dei competitor locali, che riducono i margini di profitto in altri segmenti. Tra le varie tipologie di attrezzature, l’utilizzo di membrane, il riciclo dei rifiuti solidi, la denitrazione per le centrali termiche sono le più valide. Ciò è dovuto alla severa regolamentazione del settore dell’alta tecnologia e al boom della domanda a valle.

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La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Box 7. Settore ambientale, esempio italiano di successo in Cina

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Box 8. Settore ambientale, azienda partecipante al Progetto GIT

Ragione Sociale

ASJA AMBIENTE

Ragione Sociale

Artes Ingegneria SpA

Società cinese

Asja Renewables (Shenyang) Co. Ltd.

Fatturato

23 milioni di euro

Ricavi 2012

75,8 milioni euro (gruppo)

N. Impiegati

114

Occupati 2012

190

Valore dell’export

22,3 milioni di euro

Attività in Cina

Una società a capitale 100% straniero (WFOE), 2006

Australia, Paesi UAE

Situazione attuale attività in Cina

50% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in Cina, 50% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in altri Paesi

Destinazione dell’export/ maggiori mercati Settore di riferimento

Impianti per il trattamento delle acque

Investimenti in Cina

Ammontare totale 5 milioni di euro (stock cumulato), 25% degli investimenti all’estero

Ricavi ottenuti da attività cinesi, 2012

2 milioni di euro

Profilo azienda/ prodotti e servizi

Addetti dell’impresa in Cina

1 italiano, 15 cinesi

Punti salienti della propria strategia di sviluppo sul mercato cinese, in relazione alle dinamiche del proprio settore

La società, pur continuando nella sua attività di investimento nella progettazione, costruzione e gestione di impianti da fonti rinnovabili, sta nel tempo spostando le sue risorse in attività di consulenza.

Artes Ingegneria, fondata nel 1977, già azienda del gruppo Ing. Bono Spa, che nel 1958 rappresentava l’eccellenza nella progettazione e realizzazione dei generatori di vapore e degli impianti di trattamento acqua di caldaia. A seguito dell’acquisizione di Bono nel 1988 da parte del Gruppo Cannon, Artes Ingegneria si è focalizzata sui sistemi di trattamento delle acque di processo e reflue nei diversi ambiti industriali. I sistemi di trattamento sono progettati dall’ingegneria interna all’azienda, che è proprietaria della maggior parte delle tecnologie utilizzate. Artes è oggi presente in tutto il mondo nel settore industriale, oil & gas e power generation, servendo prestigiose società d’ingegneria e grandi aziende petrolifere.

Partner cinese

YUESHUI ENVIRONMENTAL TECHNOLOGY

Attività particolari da segnalare, punti di forza, barriere/vincoli relativamente alle opportunità di business per il proprio settore sul mercato cinese

Con il parziale fallimento a livello globale del Protocollo di Kyoto, motore principale dell’attività della società all’estero, in Cina in particolare la società si sta sempre più spingendo verso la fornitura di servizi orientati al mercato domestico dell’energia rinnovabile, del risparmio energetico e della riduzione delle emissioni di gas-serra.

Obiettivi (relativamente al Progetto GIT e al mercato cinese/ Guangdong)

L’idea-prodotto fornita all’interno del progetto GIT, frutto della collaborazione tra più imprese italiane apparentemente eterogenee tra loro, ha l’ambizione di definire un progetto di sviluppo urbano sostenibile, a zero emissioni, a basso consumo energetico e soprattutto costruito intorno ai cittadini. Da qui il nome “Quality and beauty for all citizens”. Tali imprese sono: Serea (consulenza gestionale ed economico finanziaria); Marano engineering (consulenza impianti); Artes sistemi (fornitura e consulenza impiantistica); Artes energia (fornitura e consulenza energetica); Artes ingegneria (fornitura e consulenza acque). Un progetto integrato e un sistema, che tengano conto di tutti gli aspetti dalla tutela del suolo, delle acque, dell’aria, dei cittadini, guidati da tecnologia e design italiano ma capace di crescere e strutturarsi grazie all’apporto della tecnologia e delle aziende cinesi. Il progetto ha l’ambizione di innescare un processo virtuoso di cooperazione tra imprese italiane e cinesi per favorire un reale sviluppo sostenibile, attraverso un sistema modulare per la realizzazione di nuovi quartieri urbani, centrato sulle esigenze dei cittadini e dell’ambiente. L’obiettivo è quello di sviluppare l’idea-progetto attraverso l’implementazione della filiera di aziende partecipanti, sia in Italia che in Cina. Allo stato attuale, visto il livello di approfondimento progettuale, l’obiettivo principale è quello di avviare una collaborazione con una società di ingegneria di Guangzhou (anche diversa dalla società incontrata a Guangzhou), al fine di discutere concretamente del progetto attraverso la scelta di un’area urbana di sviluppo sulla quale avviare la concreta sperimentazione dell’idea.

Sintesi attività svolte

Visite e step di lavoro presso l’azienda ospite; visite e step di lavoro, a cura dell’azienda ospite, presso altre aziende; visite di aree sensibili al tema del progetto.

Risultati conseguiti

La società ospite ha manifestato l’intenzione di supportare Artes nel progetto attraverso incontri con altre società, visite presso aree sensibili, attraverso l’attivazione di contatti con le pubbliche amministrazioni locali e soprattutto di un ramo di azienda appositamente dedicato al progetto. La società ospite, infatti, copre solo una delle variabili che interessano il progetto. Occorre pertanto affiancare a questa società altri soggetti o semplicemente una società di ingegneria che si occupi più in generale di trasformazioni urbane.

6.6. Prodotti chimici Il settore chimico in Cina ha vissuto una forte crescita a partire dalla fine del 2009, dovuta alla risposta alla crisi ed alla continua crescita del Pil cinese, che ha portato ad un incremento della domanda a valle della catena del valore. La performance del settore domestico nel 2012 è stata incoraggiante. Si è osservata una crescita sostenuta della produzione, mentre i profitti sono calati rispetto al 2011 a causa di una debole domanda e della sovracapacità in alcuni segmenti, come quello dei fertilizzanti chimici. La crescita del valore della produzione è aumentata del 12,9% su base annua a 10.860 miliardi di Rmb

(1.720 miliardi di dollari Usa) secondo i dati della Ndrc, l’ente preposto alla programmazione economica nel Paese. Si tratta di un rallentamento della crescita rispetto al periodo 2009-2011, quando il settore cresceva in maniera sostenuta anche grazie al piano di stimolo all’economia cinese inaugurato nel 2008-2009 per rispondere alla crisi. Con la crisi del debito pubblico in Europa, le difficoltà del settore auto del vecchio continente, nonché la lenta crescita del settore immobiliare negli Usa e nei mercati maturi, il mercato cinese è prevalentemente sostenuto dalla crescita della stessa economia cinese. In effetti, il commercio nel settore chimico è cresciuto fortemente nel 2011 ma ha visto una sta-

177


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

178

Opportunità offerte dal mercato del Guangdong

Se è vero che la Regione del Pearl River Delta è relativamente ricca di risorse idriche rispetto ad altre aree della Cina (si veda sopra), la qualità dell’acqua sta diventando scarsa a causa dell’inquinamento e di un trattamento delle acque che non sta crescendo, in linea con il rapido incremento della domanda. La fonte principale dell’inquinamento sono gli scarichi di stabilimenti ed impianti produttivi che sono generalmente localizzati in prossimità delle vie d’acqua. Il riciclo dell’acqua da parte delle autorità locali a tutti i livelli amministrativi mostra un trend in rapida crescita; tuttavia, ad oggi, le acque riciclate vengono utilizzate solo nell’ambito dei processi industriali. Da un punto di vista infrastrutturale, le reti idriche urbane sono focalizzate sostanzialmente sull’input e non sono in grado di sostenere tensioni al sistema idrico, come dimostra la siccità del 2007 e vari episodi di esondazioni ed alluvioni negli ultimi anni. Vari progetti infrastrutturali sono in via di realizzazione per creare eco-sistemi urbani che integrino le risorse idriche con la città ed i propri residenti. I grandi progetti sono solitamente gestiti con un approccio dall’alto, anche se la gestione delle risorse è poi demandata ad innumerevoli agenzie governative locali. La principale strategia adottata dalle autorità è quella di affrontare il problema dell’inquinamento delle falde acquifere e sottolinea l’importanza di proteggere i bacini idrici tramite leggi urbanistiche, mentre minore è l’attenzione riservata alla regolamentazione del settore industriale e dell’impatto a valle dei processi industriali. Le imprese private hanno ridotti incentivi ad investire in pratiche eco-sostenibili se non vi è richiesta da parte dei principali stakeholder pubblici e dai consumatori, ed è da notare l’assenza o l’ambiguità degli standard sulla qualità dell’acqua. Se non sarà adottato un approccio integrato a sistemi di gestione e riciclo, con lo sviluppo della domanda privata di acqua da parte di imprese e consumatori ed un maggiore accesso a questa risorsa, si potrà assistere ad un impatto negativo sulla disponibilità e la qualità delle risorse. Sono perciò innumerevoli le opportunità, trattandosi di un’area a forte espansione che necessita, anche a fronte del Piano quinquennale 2011-2015, di un nuovo modello di crescita urbana. Inoltre l’area è ricca di società attive nel campo tecnologico applicato all’edilizia, non solo cinesi ma anche italiane.

Accordi siglati

Nessuno

gnazione nel 2012, a conferma che il settore cinese è sempre più dipendente dalle proprie dinamiche interne. Nel 2011 il commercio internazionale della Cina con il resto del mondo ha visto una crescita del 29,5% dell’export e del 26,7% dell’import. Tuttavia, nel 2012 l’export si è contratto del 2,6% a 95 miliardi di dollari, mentre l’import è rimasto stabile a circa 112 miliardi, con una crescita del deficit della bilancia commerciale della Cina in questo settore. Su questi dati possono avere anche parzialmente pesato le restrizioni al commercio, sia all’import sia all’export, di prodotti chimici tossici, secondo le indicazioni del Ministro per la protezione ambientale cinese (Mep) che ha emanato una nuova lista, effettiva dall’1 gennaio 2012, che prevede restrizioni al commercio di 158 sostanze chimiche. Le aziende che intendono importare od esportare questo tipo di prodotti necessitano certificati di registrazione del Mep o nulla osta da parte delle autorità doganali. Il settore petrolchimico in Cina ha visto un rallentamento nella prima metà dell’anno ed una ripresa nei mesi successivi. Oltre ad una debole domanda mondiale che incide direttamente sul settore, ha pesato il freno delle industrie a valle della filiera, ad esempio il settore tessile cinese e quello dei giocattoli, ma più in generale i settori tradizionali votati all’export. Inoltre, sta crescendo la pressione fiscale sul settore e nel 2012 hanno avuto un impatto anche le ingenti perdite del settore della raffinazione e del gas naturale, così come sostenuto dall’associazione di categoria di riferimento. Sempre secondo Ndrc, i profitti totali del settore petrolchimico sono calati del 9,4% a 324 miliardi di Rmb nei primi 11 mesi del 2012, e su base annua è previsto un calo del 10% per l’intero settore. Nel 2010 il valore della produzione delle società a partecipazione estera nel settore chimico ha i raggiunto 1.150 miliardi di Rmb, con un tasso di crescita annuale composto del 60% durante il periodo 2005-2010 (comprese le nuove strutture realizzate durante tale quinquennio). Il settore chimico gioca un ruolo importante nel Dodicesimo piano quinquennale, dal momento che alimenta quasi tutto il settore industriale del Paese. Il Piano ha posto come obiettivo di raggiungere una crescita annuale del Pil del 7% nei

prossimi cinque anni, con una crescita nel settore chimico del 10-12%. L’associazione di categoria di riferimento rimane più ottimista, prevedendo una crescita al 13% fino al 2015. Questa crescita non sarà uniformemente distribuita in tutti i sub-settori, dal momento che le direttive politiche saranno soggette a interpretazioni diverse a seconda del settore di riferimento. In particolare, le specialità chimiche quali i nuovi materiali avranno grandi opportunità di crescita, a causa della trasformazione della struttura economica del Paese e delle politiche governative che incoraggiano lo sviluppo di questi materiali. Anche per i prodotti nel settore agrochimico (come i fertilizzanti e i pesticidi) vi sarà una domanda crescente, grazie alle continue richieste di modernizzazione agricola. Per gli altri prodotti chimici tradizionali, la crescita probabilmente continuerà a rimanere stabile. La tabella 12 riassume i principali prodotti dell’industria petrolchimica cinese su dati della China petroleum and chemical industry federation (CPCIF). Il benzene ha visto un declino della produzione del 4,1% a 6,6 milioni di tonnellate; la produzione di etilene ha visto una contrazione del 2,5% rispetto al 2011 a 14,9 milioni di tonnellate ed il calo della nafta è stato del 2,4% a 27,8 milioni di tonnellate. I prodotti che hanno visto la crescita più sostenuta sono stati polipropilene (12,7%), metanolo (15,1%), fertilizzanti (10,9%) e benzina (10,3%). Gli investimenti nel settore chimico sono cresciuti di circa il 29% nel 2012, in linea con un programma di sviluppo dell’industria che rende prioritaria la crescita della capacità di raffinazione upstream, l’accelerazione della crescita nei nuovi prodotti e materiali ed il consolidamento nel settore. Il Governo ha ben chiaro che vi è ulteriore spazio di crescita per rispondere alla domanda interna, ed il Dodicesimo piano quinquennale esorta una crescita della capacità di raffinazione del petrolio greggio a 600 milioni di tonnellate entro il 2015, rispetto ai 470 milioni del 2012 ed ai 450 milioni del 2011, anno d’inizio del piano. In questo senso, le grandi aziende di Stato come Sinochem, China National Petroleum Corporation (Cnpc) e Sinopec si stanno espandendo in questo settore soprattutto nel Guangdong e nell’area sudorientale del Paese, anche in collaborazione con grandi opera-

179


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

180

tori internazionali come Petroleos de Venezuela e Kuwait Petroleum Corporation. Il settore sta vivendo un cambiamento strutturale verso una produzione a maggiore valore aggiunto, spinta da una crescente domanda di prodotti chimici più sofisticati. Prevediamo che il Governo cinese favorirà una razionalizzazione della produzione interna di fertilizzanti a base di nitrati, prodotti chimici per il settore agricolo, carbonato di sodio, cloro-alcali, pneumatici per veicoli e carburo di calcio. Al momento la produzione di questi è altamente concentrata, con solo sei aziende che generano fatturati oltre i 100 miliardi; la Cpcif stima che questi operatori possano arrivare fino a dieci nei prossimi anni. Il Dodicesimo piano quinquennale pone enfasi sullo sviluppo di prodotti chimici organici, resine, fibre sintetiche e monomeri. In linea generale, si osserva sovracapacità nei prodotti chimici di base e nei fertilizzanti, mentre vi è una insufficiente disponibilità di prodotti e materiali chimici sofisticati e ad alto valore aggiunto. La Cina infatti è dipendente dall’import per soddisfare la sua domanda interna di prodotti farmaceutici, nuovi materiali, specialità chimiche e materiali sintetici ed il Dodicesimo piano punta ad accrescerne la produzione. In Cina circa il 50% dei prodotti chimici proviene dal segmento dei prodotti di base, una produzione relativamente inquinante ed a basso valore aggiunto. Prevediamo che la crescita nelle specialità chimiche supererà quella nei prodotti chimici di base negli anni a seguire, anche grazie ad un ammodernamento della struttura industriale del Paese e ad una ripresa della domanda dei Paesi maturi. Questo cambierà la struttura della produzione cinese nel settore. Già nel 2011, il settore delle specialità chimiche aveva generato un giro d’affari di circa 74,6 miliardi di dollari ed una crescita del 10,9%. La caratteristica di questo segmento è che, diversamente dal settore dei prodotti chimici di base, è altamente frammentato, con circa 10 mila operatori che si contendono quote di mercato. Tuttavia, le aziende locali non sono in grado di rispondere pienamente alla domanda interna a causa di un divario tecnologico rilevante rispetto alle multinazionali estere e alle imprese a partecipazione estera presenti in Cina, e di qui le opportunità per le imprese estere, anche italiane come

Tabella 12. Produzione dei principali prodotti petrolchimici, volume e tasso di crescita, 2012 Fonte: CPCIF Prodotto

2012 Volume Produzione (migliaia di tonnellate)

Crescita annuale (%)

Petrolio greggio

207.477

1,9

Petrolio rafinato

467.911

3,7

Gas naturale (in miliardi m3)

106.7

6,7

Benzina

89.759

10,3

Diesel

170.636

2,3

Nafta

27.798

-2,4

Etilene

14.868

-2,5

Benzene

6.626

-4,1

Polietilene (PE)

10.300

1,5

Polipropilene (PP)

11.216

12,7

Metanolo

26.405

15,1

Acetic acid

4.303

1,4

PVC

13.178

0,5

Poliestere

11.401

2,7

Fertilizzante

74.324

10,9

Lamberti (si veda il box 6). La domanda interna è infatti soddisfatta principalmente da società come la tedesca BASF, la svizzera Clariant, le olandesi DSM e Akzo Nobel e la coreana SK. Le imprese straniere del settore chimico si mostrano fiduciose rispetto ai propri piani di sviluppo in Cina. I leader di settore sopra citati hanno annunciato target di crescita annuali pari al 15-30% per i prossimi cinque anni. Tale trend farà raddoppiare e in alcuni casi quadruplicare i profitti di queste imprese in Cina e giustifica i piani di sviluppo dei leader del settore. A titolo di esempio, la belga Solvay ha acquisito la francese Rhodia nel 2011 e prevede investimenti per oltre 120 milioni di euro entro il 2014, con enfasi su prodotti chimici con applicazio-

ni nel settore fotovoltaico, nelle batterie al litio ed in settori chiave come quelli elettronico, automotive, e cablaggio. Nel 2012, Sinopec SABIC Tianjin ha avviato nella città di Tianjin un sito di produzione di policarbonati da 260 mila tonnellate di capacità annua, per rispondere alla domanda crescente nel settore. Infine Evonik, leader nel settore delle specialità chimiche, ha investito 350 milioni di euro in nuovi impianti produttivi a Shanghai e nella città di Tianjin. Questa forte crescita sarà probabilmente spinta dalle imprese, come Qatar Petro Chemical e Exopack Advanced Coatings, che aggiungono nuove applicazioni alla loro gamma di prodotti e che stabiliscono nuovi canali di distribuzione e strutture logistiche (oppure ne consolidano di esistenti) per rafforzare le vendite. Le stesse imprese multinazionali intendono consolidare la propria presenza nei settori a più alto valore aggiunto; di qui i maggiori investimenti previsti nel settore della R&S. Molte imprese straniere hanno già stabilito centri di ricerca in Cina, o stanno pianificando di farlo nel prossimo futuro. Le motivazioni di questa scelta vanno oltre la semplice ricerca di vantaggi di costo, ma piuttosto si ritrovano nel desiderio di iniziare a sviluppare prodotti localmente, dato che la Cina rappresenta sempre di più una quota significativa nei profitti totali. Le applicazioni più interessanti sono quelle per il settore della bonifica ambientale, cura della persona, pneumatici ad elevate prestazioni, farmaceutica ed alimentare. Si osserva inoltre una maggiore disponibilità da parte delle multinazionali a trasferire le proprie tecnologie in Cina, nonostante i timori ancora esistenti sul tema della tutela della proprietà intellettuale. Le imprese chimiche multinazionali potrebbero ancora una volta essere fortemente interessate ad espandersi in Cina tramite operazioni di M&A, specialmente per raggiungere il mercato intermedio ed una migliore distribuzione. Come esempio di questo trend, nel gennaio 2012 AkzoNobel ha annunciato l’acquisto del produttore di tensioattivi cinese Boxing Oleochemicals, così da rafforzare ulteriormente la sua posizione nel settore e potenziare la produzione in Asia. Una delle principali motivazioni strategiche che spiegano la grande attività di M&A in Cina è la diversificazione. L’approccio tipico è quello di puntare ad una penetrazione del mercato più profonda attraverso una più diffusa coper-

tura geografica, una più ampia gamma di prodotti destinata ai consumatori finali, o un incremento dei canali di vendita attraverso l’acquisizione di target cinesi con prodotti simili. Esempi di recenti accordi includono l’acquisizione sopracitata da parte di AkzoNobel e l’acquisizione della Guar Derivatives Production Unit di Suzhou HiPro Polymers Co. Ltd. da parte della Rhodia SA nel marzo 2011. Questo tipo di acquisizioni possono garantire in alcuni casi lo sviluppo di forti brand di fascia media utili ad acquisire quote di mercato e a difendersi nei confronti della competizione cinese. In più, le multinazionali hanno mostrato interesse verso acquisizioni funzionali ad una integrazione verticale a valle o a monte della catena del valore in specifici settori (che consenta alle multinazionali di controllarne una parte significativa e massimizzare i profitti in Cina) e ad acquisire nuove linee di prodotti rivolti alla stessa base di consumatori in Cina (per esempio con una strategia di accesso al mercato regolamentato). Nonostante in questo settore i marchi cinesi siano ben posizionati e perciò potenzialmente utili alle imprese multinazionali per avere un accesso diretto al mercato, il numero di target d’acquisto è limitato e le operazioni estremamente complesse. Per proseguire il loro trend di crescita, i produttori chimici e le industrie a valle che utilizzano materiali chimici particolarmente inquinanti dovranno fare i conti con il crescente monitoraggio messo in atto dalla State Enviromental Protection Administration of China (Sepa). Secondo la Cpcif, tra le principali misure che saranno adottate per la protezione ambientale vi sono: lo sviluppo dell’industria chimica ecologica, particolarmente nelle aree più aride ed ecologicamente a rischio; l’implementazione delle misure relative alla gestione dei rifiuti (per esempio per minimizzare l’impatto dei rifiuti, delle scorie e dei residui inquinanti); il miglioramento della sicurezza in ambito produttivo; la realizzazione di un’economia sostenibile e “ciclica”; un utilizzo più efficiente delle risorse; una particolare attenzione alla riduzione dei gas serra. Di conseguenza, le operazioni delle imprese straniere e locali nel settore chimico saranno sempre più condizionate da considerazioni di natura ambientale. Di conseguenza, la ricerca di sostenibilità nell’economia cinese sarà rilevante nel guidare anche lo sviluppo del settore chimico.

181


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Box 9. Settore chimico, esempio italiano di successo in Cina

Ragione Sociale

LAMBERTI S.P.A.

Ricavi 2012

220 milioni euro impresa, 450 milioni euro gruppo

Occupati 2012

700 impresa, 1200 gruppo

Attività in Cina

Headquarter regionale, 1993; Ufficio di rappresentanza, 1996; società a capitale 100% straniero (WFOE), 2005; Centro di ricerca, 2009

Situazione attuale attività in Cina

70% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in Cina, 30% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in altri Paesi (esclusa Cina e Italia)

Ricavi ottenuti da attività cinesi, 2012

50 milioni di euro

Addetti dell’impresa in Cina

4 italiani, 80 cinesi, 2 persone di altra nazionalità

Punti salienti della propria strategia di sviluppo sul mercato cinese, in relazione alle dinamiche del proprio settore

Creare una forte base industriale per servire i mercati dell’Asia Pacific.

Obiettivi futuri, e sviluppo della propria strategia di crescita in Cina

Aumento della quota di mercato, che vista la dimensione e la potenzialità dell’area è ancora piccola.

so dalle autorità governative vi è proprio quello delle attrezzature meccaniche avanzate. In particolare, si fa riferimento ai macchinari per il settore aviario, satellitare e sue applicazioni, attrezzature per il settore ferroviario, ingegneria marina, macchinari intelligenti con varie applicazioni industriali. Nel 2011-2012, nonostante gli incentivi governativi all’acquisto di macchinari e attrezzature industriali abbiano rappresentato uno stimolo chiave, il Governo ha favorito le aziende ed i macchinari locali rispetto ai macchinari importati e ai concorrenti stranieri. Secondo il Dodicesimo piano quinquennale, per l’industria dei macchinari, il Governo fornirà maggiori incentivi e sostegno allo sviluppo e all’ammodernamento dei grandi player locali di proprietà statale, come il Gruppo Shenyang Machine Tool. Uno degli obiettivi del Governo è di ridurre la dipendenza dalla tecnologia straniera e dalle macchine utensili importate nei72segmentiimport di medio livello e a più alto valore export macchinari aggiunto. Questo significa anche che gli operatori esteri vedranno un incremento del protezionismo a favore dei competitor locali su grandi progetti. Inoltre, alcuni concorrenti statali di elevate dimensioni sono alla ricerca di target di acquisto all’este-

ro, per garantirsi l’accesso a tecnologie avanzate (si veda il paragrafo 4.13). L’industria cinese dei macchinari è concentrata prevalentemente sulla costa: Jiangsu, Shandong, Guangdong, Liaoning e Zhejiang. La localizzazione in Cina di stabilimenti produttivi da parte di operatori internazionali, in particolare per quanto riguarda la produzione di attrezzature correlate ai beni di consumo come i macchinari tessili, di iniezione plastica, di stampa, è destinata a continuare, e la produzione di imprese a partecipazione estera rappresenta ora circa un terzo della produzione totale di macchinari in territorio cinese. Allo stesso tempo, le aziende multinazionali stanno cercando nuovi modi per raggiungere i clienti nel segmento medio e stanno progettando macchinari destinati proprio a questo mercato; si può osservare questa tendenza nei macchinari per il settore edile, nelle attrezzature per la produzione, nella produzione di macchine per la stampa ed il packaging e nelle macchine per il settore tessile. Gli operatori stranieri stanno puntando a ridurre le loro vendite di macchinari importati, rispondendo alla domanda locale attraverso macchine prodotte (o quanto meno assemblate) nei propri stabilimenti cinesi.

72. Importazioni ed esportazioni di macchinari, in milioni di dollari - Fonte: CeSIF; Ceic

6.7. Macchinari

182

Secondo la China Machinery Industry Federation (Cmif ) la produzione di macchinari in Cina ha fatto registrare nel 2010 una crescita annua del 34% per un fatturato totale di 14.400 miliardi di Rmb, in seguito all’attuazione del piano di stimolo da 4.000 miliardi di Rmb del 2009. A questa notevole crescita è seguita una flessione fisiologica della crescita nel 2011 al 25%, in linea con la crescita medio annua composita degli ultimi dieci anni a circa 17.500 miliardi. Nonostante gli elevati tassi di crescita nella produzione, i profitti sono calati del 10% nel 2011. La vendita di nuovi macchinari e attrezzature varia significativamente a seconda del settore, tuttavia hanno mostrato elevati tassi di crescita il comparto dei macchinari strumentali, di particolare interesse per le imprese italiane, e quei prodotti che sono maggiormente correlati ai consumi hanno mantenuto una crescita più elevata

rispetto alle altre categorie. Il settore è tornato a crescere con maggiore vigore nel 2012 trainato in particolare dai comparti eolico, costruzioni, energia e automobilistico. Questo risultato è stato anche raggiunto grazie alle politiche del Governo finalizzate a stimolare l’emergere di nuove industrie e a favorire l’upgrading industriale, invece di una mera espansione della capacità industriale. L’enfasi sulla qualità al posto della quantità è evidente dal rallentamento sostanziale dei tassi di crescita del volume di produzione nel 2012: a titolo di esempio, nel 2011 la produzione di macchinari per la lavorazione dell’acciaio cresceva del 66%, nel 2012 del 14%; il volume della produzione dei macchinari per la lavorazione del metallo è passata dal 37% all’11,7%; il volume di macchine per la produzione di cemento dal 32,8% al 11,9%, i macchinari scavatori dal 27% addirittura al -27%. Tra i sette settori chiave il cui sviluppo è promos-

400.000

350.986

350.000

296.871

300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 2006

2007

Import Macchinari

2008

2009

Export Macchinari

2010

2011

2012 183


73

import export macchinari utensili

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

73. Importazioni ed esportazioni di macchine utensili, in milioni di dollari - Fonte: CeSIF; Ceic

19.679.853

Tabella 13. Opportunità settoriali

25.000 20.000

Opportunità

Esempi di prodotto

Motori della domanda

• Macchine a 5 assi. • Macchine utensili per lavorazioni ad alta precisione.

• Il settore aviazione/avionica è uno dei motori principali che stanno trainando la crescente domanda di macchine utensili di fascia alta, in quanto le macchine realizzate localmente non garantiscono qualità né prestazioni adeguate. La domanda di macchine utensili di fascia alta ha raggiunto un picco nel 2006/2007, per poi calare nel 2008/2009 a causa della crisi. Dal 2010 la domanda è risalita e riteniamo che questa tendenza sia destinata a continuare anche per tutto il 2013. Il programma cinese del Jumbo Jet richiederà certamente un maggior numero di macchine utensili di fascia alta.

• Macchinari a controllo numerico di fascia alta (minori requisiti di precisione, importanti requisiti in termini di automazione).

• Con il continuo miglioramento degli standard qualitativi dei produttori cinesi, nel 201 vi saranno maggiori opportunità per la vendita di macchine di qualità (importate ma soprattutto assemblate localmente). • All’aumento del costo del lavoro (ora in via di stabilizzazione), i responsabili della produzione risponderanno con maggiori livelli di automazione all’interno degli stabilimenti. • In molte regioni cinesi, gli incentivi (ad es. rimborso dell’imposta sull’import) per l’importazione di macchine utensili sono stati per lo più aboliti ed i clienti ricercano sempre più qualità, di livello internazionale, prodotta in Cina. Per questo si rivolgono ai produttori internazionali di macchine utensili che già assemblano o producono localmente.

8.303.205

15.000 10.000 5.000

Macchine utensili di fascia alta

2006

2007

Import Macchinari utensili

184

2008

2009

2010

2011

2012

Export Macchinari utensili

Come si può osservare dalla figura 72, nel 2012 le importazioni si sono in effetti contratte sostanzialmente, passando da 309,5 miliardi a 296,9 miliardi di dollari Usa, in linea con gli obiettivi di sostenere l’industria domestica e con la contrazione della domanda interna illustrata in precedenza. Guardando al futuro, la quota di macchinari importati è destinata a continuare a diminuire, ed aumenterà contestualmente la quota di mercato dei macchinari di fabbricazione locale, inclusi i macchinari prodotti da imprese a partecipazione estera. Dopo la crisi del 2009, l’export cinese sta nuovamente crescendo, anche se dopo il boom del 2011 si è assistito ad un rallentamento: l’export è in crescita da 322 a 351 miliardi di dollari Usa nel 2012 (+9%), ma si tratta di una frenata del tasso di crescita dell’export rispetto al 24,8% del 2011. Lo stesso settore dei macchinari utensili, di particolare interesse per l’Italia e dove il deficit commerciale della Cina è particolarmente significativo, ha visto una contrazione dell’import da 20,76 a 19,7 miliardi di dollari, mentre le esportazioni sono cresciute di quasi 1 miliardo di dollari da 7,3 miliardi a 8,3 miliardi (si veda figura 73).

Vi sono chiari segnali che indicano come la Cina si stia affermando quale attore di riferimento a livello globale nel settore dei macchinari. Rispetto alle nazioni leader nell’esportazione di macchinari come Germania, Stati Uniti, Giappone e Italia, che insieme rappresentano oltre il 30% di tutto il commercio di macchinari nel mondo, in termini di valore la Cina si attesta come quota di mercato al 18%, rispetto al 5-6% degli anni precedenti. In alcuni settori, come quello dei macchinari per la lavorazione del legno, degli strumenti di precisione, delle macchine per gli accessori, l’abbigliamento e la lavorazione delle pelli, dei macchinari per l’industria mineraria e per la saldatura, la Cina si colloca già oggi tra i principali Paesi esportatori, almeno in termini di volume. Gran parte dell’export cinese è in realtà rappresentato dalle esportazioni generate dalle attività produttive a capitale straniero operanti in territorio cinese che - in valore - rappresentano circa il 60% delle esportazioni totali di macchinari dalla Cina. Tuttavia, i produttori di macchinari cinesi, in tutte le categorie merceologiche, si sono affermati come concorrenti nuovi e aggressivi in diversi mercati.

• Motori, riduttori e componenti per turbine eoliche. • Attrezzature per centrali idroelettriche.

Macchinari usati nell’ambito di progetti per la tutela ambientale

• Impianti di trattamento delle acque reflue.

• I player locali e multinazionali mirano oggi a localizzare la propria catena produttiva per venire incontro a requisiti di contenuto locale e per ridurre i costi di produzione. La maggiore domanda di turbine eoliche più grandi ed efficienti potrebbe rappresentare un’opportunità per l’import di macchinari con applicazioni Ie ad alta velocità. • La Cina intende aumentare la produzione ed il consumo di energia idroelettrica. In aggiunta ai grandi progetti il Governo sta incoraggiando la realizzazione di piccole centrali idroelettriche. • Le acque reflue costituiscono oggi una delle principali minacce all’ambiente marino cinese, dal momento che oltre la metà delle acque di scarico vengono immesse nel mare senza essere sottoposte a trattamento. La Cina ha annunciato l’obiettivo di trattare circa il 70% delle proprie acque di scarico nei prossimi anni, riducendo gli inquinanti del 10%. Nelle sole fasce costiere sono attualmente in fase di costruzione 145 impianti di trattamento delle acque reflue.

185


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Box 10. Settore macchinari, esempio italiano di successo in Cina

Opportunità

Esempi di prodotto

Motori della domanda

• Automotive associato al settore macchinari (incluse le macchine per lo stampaggio e per la pressofusione).

• La Cina sta attraversando un boom nel settore automotive, sebbene il volume delle vendite sia solo leggermente cresciuto nel 2011 e nel 2012. I principali OEM (ad esempio gli stabilimenti VW nel Guangdong, gli stabilimenti di Volvo – oggi di proprietà cinese – ecc.) stanno pianificando di espandersi per venire incontro alla crescente domanda.

Automotive

• Manutenzione dei macchinari ferroviari e di misurazione e ispezione.

Ferroviario

• Attrezzature speciali per il settore dell’estrazione.

Estrazioni

186

• La Cina ha costruito la più grande rete ferroviaria ad alta velocità del mondo, che sta continuando ad espandersi. Inoltre, più di 25 aree metropolitane hanno costruito sistemi sotterranei di metropolitane. Sebbene l’incidente ferroviario di Wenzhou nel 2011 abbia causato un arresto nello sviluppo dell’alta velocità e una diminuzione nella produzione di treni, vi sarà con tutta probabilità un minor impatto sui sistemi di manutenzione. Il mercato per i macchinari di manutenzione, misurazione e ispezione é in crescita, a causa dell’enorme traffico ferroviario nazionale.

• Le miniere cinesi stanno perseguendo la meccanizzazione dei processi di estrazione, implementando sistemi di controllo e di sicurezza indispensabili per aumentare la sicurezza ed evitare disastri e tragedie. Al tempo stesso, il consolidamento del mercato continuerà, dal momento che le miniere più piccole saranno chiuse e quelle più grandi diventeranno più produttive e competitive dal punto di vista internazionale. Tale situazione è favorita anche da iniziative del Governo. Le opportunità per i produttori stranieri sono rappresentate dalla fornitura di macchinari speciali e ad alta tecnologia, mentre i sistemi e le attrezzature standard saranno fornite da produttori locali.

Ragione Sociale

SAVIO MACCHINE TESSILI

Ricavi 2012

248,5 milioni euro (impresa), 369,7 milioni euro (gruppo)

Occupati 2012

437 (impresa), 1305 (gruppo)

Attività in Cina

Due società a capitale 100% straniero (WFOE): 2002 e 2012

Situazione attuale attività in Cina

89,7% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in Cina; 6,8% realizzazione prodotti finali/ servizi venduti in Italia; 3,4% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in altri Paesi.

Investimenti in Cina

1,03 milioni di euro nel 2012, ammontare totale 8,75 milioni di euro (stock cumulato), 22,6% degli investimenti all’estero

Valore dell’export verso la Cina

203.979.000 euro nel 2012, 59,5% dell’export totale 2012

Ricavi ottenuti da attività cinesi, 2012

88.904.579 euro

Addetti dell’impresa in Cina

7 italiani, 263 cinesi

Punti salienti della propria strategia di sviluppo sul mercato cinese, in relazione alle dinamiche del proprio settore

Savio, leader mondiale nel meccanotessile, è presente da 40 anni in Cina, mercato che assorbe il 60% della produzione mondiale del settore. Nel 2005 ha deciso di impegnarsi direttamente anche con impianti produttivi locali. Il più importante di essi (Savio Shandong Textile Machinery Co. Ltd.) è a Jining nello Shandong, dove sono presenti molte industrie tessili di alta qualità. In tal modo Savio ha realizzato il fine di instaurare un rapporto ancor più stretto con la clientela cinese. La delocalizzazione produttiva infatti non è stata determinata da motivi di minor costo del lavoro, bensì da una visione strategica di lungo periodo del mercato cinese, cui le macchine prodotte a Jining sono principalmente destinate. Va poi notato che gran parte dei componenti “core” delle macchine prodotte nello Shandong viene fabbricata in Italia dai subfornitori qualificati di Savio ed inviata in Cina per l’assemblaggio, realizzando così un notevole flusso di export di componentistica italiana.

Attività particolari da segnalare, punti di forza, barriere/vincoli relativamente alle opportunità di business per il proprio settore sul mercato cinese

La forza di Savio sta nel suo marchio, apprezzato in Cina da oltre 40 anni, frutto di oltre 100 anni di storia ed esperienza in Italia e nel mondo. La principale sfida in Cina è stata la mancanza di tradizioni industriali nell’area di Jining, dove è situato lo stabilimento produttivo più importante. Gli effetti di questa situazione sono evidenti nel reperimento di personale e di subfornitori qualificati. L’addestramento della manodopera è reso ancor più complesso dal fattore lingua e dall’alto turnover del personale, caratteristico della Cina. L’impegno per addestrare e fidelizzare il personale è quindi determinante. Quanto ai subfornitori, va soprattutto sottolineato che non sempre sono capaci di mantenere livelli di qualità costanti e che non hanno ancora assimilato il concetto di partnership con il committente. D’altra parte va anche evidenziato che le difficoltà sono state mitigate dall’aiuto delle autorità locali cinesi, molto attente al rapporto con gli investitori stranieri.

Obiettivi futuri, e sviluppo della propria strategia di crescita in Cina

La strategia di Savio è essere vicini ai clienti e al mercato, indipendentemente dall’ubicazione geografica. Questo significa anche avere impianti locali di produzione e assemblaggio, distribuiti nei più importanti mercati tessili (primo tra tutti quello cinese), mantenendo ovunque la stessa qualità del “made in Italy”. L’esperienza acquisita in Cina rappresenta un asset prezioso per Savio. Grazie ad esso il Gruppo è ormai in grado di fornire a tutte le sue aziende strumenti ed esperienza per essere presenti con successo nel più grande mercato del mondo. I piani del prossimo futuro sono di sviluppare la produzione in Cina, intensificando le attività di R&S locali. L’obiettivo finale è poter offrire – basandosi su una conoscenza approfondita dei bisogni degli utilizzatori finali – macchinari sempre più rispondenti alle esigenze del mercato cinese, conservando così la posizione di leadership acquisita.

187


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Box 11. Settore macchinari, azienda partecipante al Progetto GIT

Ragione Sociale

ALGOTEX

Fatturato

2,5 milioni di euro

N. Impiegati

11

Valore dell’export

1,8 milioni di euro

Destinazione dell’export/ maggiori mercati

Turchia, Vietnam, Brasile, Romania, Bulgaria, Messico, Polonia, Russia, Canada, Cina.

Settore di riferimento

Macchine per la produzione di abbigliamento

Profilo azienda/ prodotti e servizi

Algotex è un’azienda leader nell’area dei sistemi di stampa digitale nel settore dell’abbigliamento e della comunicazione. Si occupa di progettazione, produzione, vendita, supporto e assistenza tecnica di macchine per il settore della produzione di abbigliamento.

Partner cinese

Ruihzou TECHNOLOGY

Obiettivi (relativamente al Progetto GIT e al mercato cinese/ Guangdong)

Collaborazione tecnico commerciale

Sintesi attività svolte

Valutazione attraverso la condivisione di idee tecniche e commerciali; valutazione di quali prodotti possano essere sviluppati in collaborazione e quali differenziazioni tecniche possano essere successivamente apportate per una maggiore ricezione da parte dei corrispettivi mercati.

Risultati conseguiti

Individuazione di un prodotto da sviluppare in stretta collaborazione, unendo le rispettive conoscenze. Pianificazione della futura produzione con la suddivisione della fabbricazione dei vari componenti all’interno della realtà aziendale italiana, seguendo il criterio di una maggiore convenienza. Vendita del prodotto con suddivisione delle zone.

Opportunità offerte dal mercato del Guangdong

Accordi siglati

188

ll Guangdong è la zona con la maggiore concentrazione di aziende potenzialmente interessate al progetto e rappresenta una importante base di produzione ed esportazione dell’industria tessile della Cina e la terza più grande base regionale di esportazione di abbigliamento nel mondo. Il tessile del Guangdong, in termini di varietà, qualità, marchi, valore di produzione industriale e volume delle vendite, occupa un ruolo guida nel paese. Nel 2011 il valore dell’export per tessile e prodotti tessili è stato di 11,3 miliardi di dollari (2,1% del totale export) ed il valore di abbigliamento e accessori è stato di 31,4 miliardi di dollari (5,9% del totale). L’industria del tessile e dell’abbigliamento del Guangdong si concentra in circa 40 centri sparsi nell’area del Pearl River Delta, tra cui Guangzhou, Shenzhen, Foshan, Zhongshan, Dongguan e Jiangmen. Sono note in tutto il mondo le produzioni di abbigliamento sportivo e casual a Zhongshan, di indumenti e maglieria a Dongguan, di abbigliamento per bambini e biancheria intima a Foshan e di camiceria a Puning. Sì, un accordo finalizzato ad una collaborazione tecnico-commerciale.

6.8. Automotive Sembrerebbe quasi paradossale, pensando all’ingente traffico che caratterizza molte città cinesi, eppure il dato relativo al numero di auto ogni mille abitanti (figura 74) è ancora estremamente basso, rapportato ad altri Paesi industrializzati. Ciò illustra le grandi opportunità che questo settore racchiude. La diffusione di automobili in Cina è in forte crescita; potrebbe bastare osservare il caso di Pechino (figura 75), città con la maggior concentrazione di auto (più di un auto ogni cinque abitanti, il doppio di Tianjin, il quadruplo di Shanghai), dove nonostante una politica di restrizione delle immatricolazioni, le auto hanno ormai superato quota 5 milioni e si apprestano a raggiungere i 6 milioni entro il 2016, raddoppiando così in meno di dieci anni. auto/1000 Venendo invece74 ai dati relativi a produzione e vendita di auto (figure 76 e 77), i valori relativi al mercato cinese sono quadruplicati dal 2005 ad oggi. Il valore delle vendite dell’intero settore è pari a 3.280 miliardi di Rmb (dati 2011). Va però considerato come, dopo il boom del 2008-2010, con quote raddoppiate in soli due anni, nel 2011-2012 la crescita di produzione e vendita (che presentano da diversi

anni valori equivalenti tra loro) stia proseguendo a tassi decisamente inferiori (nel 2012, +4,35% per quanto riguarda la produzione e +3,98% per la vendita). In ogni caso, per il quarto anno consecutivo la Cina si conferma principale produttore mondiale di automobili. Il commercio internazionale (importexport), d’altro canto, rappresenta invece ancora una quota assai poco significativa rispetto al volume della produzione (5,88% per quanto riguarda l’import e 5,08% l’export). La crescita del settore in questa fase appare dunque limitata, anche se permangono forti tassi di crescita in alcune province non costiere e in alcuni segmenti specifici del settore, su tutti quello relativo ai Suv, che negli ultimi due anni è cresciuto di oltre il 34%. Nello specifico, nel confronto tra il 2011 e il 2012 (illustrato nella tabella 14), si può notare come la performance migliore, sia per quanto riguarda la produzione che per la vendita, rimane appunto quella relativa al segmento dei Suv. Buoni risultati anche per le auto tra 1,6 e 2 litri, mentre il settore utilitarie (che da sole coprono oltre i due terzi delle auto prodotte e vendute) è in linea con il dato complessivo del settore. Molto negativo è invece il trend relativo alle auto con potenza superiore ai 3 L.

74. Numero di automobili ogni 1000 abitanti - Fonte: United Nation Statistics, Ward Auto, Ceic, IMF, stime Credit Suisse

900 800 700 600 500 400 300 200 100 0

69

Usa

Giappone

Germania

Corea del sud

Cina

189


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

vendita auto

77

75. Numero di automobili a Pechino, in milioni - Fonte: Beijing Municipal Commission of Transport

77. Vendita unitaria di veicoli in Cina - Fonte: CeSIF, Ceic

6

20.000.000

5 15.000.000

4

Vendita auto berline

3

Vendita monovolume

10.000.000

2

Vendita Suv

1

Vendita crossover

5.000.000

0 78

Vendita veicoli a uso commerciale

0 vendita per marca

2012

2016 (stima)

2011

2011

2010

2009

2009

2008

2008

2007

2007

2005

2006

2003

2005

1997

produzione auto berline

76

76. Produzione veicoli in Cina - Fonte: CeSIF, Ceic

78. Top 15 per vendite auto, 2011 e 2012 - Fonte: CeSIF, Ceic

20.000.000

2.100.000 1.800.000 1.500.000

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005 190

Vendite 2011

CHERY

BYD

AUDI

FORD

GREAT WALL

KIA

HONDA

CHEVROLET

0 BUICK

Produzione crossover

CHANGAN

300.000 NISSAN

Produzione Suv

Produzione veicoli a uso commerciale

0

600.000

TOYOTA

5.000.000

900.000

HYUNDAI

Produzione monovolume

10.000.000

1.200.000

WULING

Produzione auto berline

VOLKSWAGEN

15.000.000

Vendite 2012 191


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Vendite 2012

Tasso di crescita rispetto al 2011

Produzione totale

19.270.986

4,35%

Produzione auto passeggeri

15.524.422

6,51%

Produzione berline potenza inferiore 1,6 L

10.444.379

5,84%

Produzione berline potenza tra 1,6 e 2 L

3.472.348

10,14%

9.793

-39,59%

491.856

-2,74%

Produzione SUV

1.995.539

18,58%

Produzione crossover

2.267.179

1,22%

Produzione veicoli a uso commerciale

3.746.564

-4,40%

Vendite totale

19.303.410

3,98%

Vendite auto passeggeri

15.493.569

6,42%

Vendite berline potenza inferiore 1,6 L

10.403.258

5,42%

Vendite berline potenza tra 1,6 e 2 L

3.473.904

10.57%

Vendite berline potenza tra 2 e 3 L

1.315.356

7,76%

Vendite berline potenza superiore a 3 L

10.544

-29,56%

Vendite monovolume

493.341

-0,83%

40%

Vendite SUV

1.998.192

19,05%

30%

Vendite crossover

2.256.260

-0,09%

20%

Vendite veicoli a uso commerciale

3.809.841

-5,58%

192

72,6%

70%

Primo veicolo

19% 3% Superiore a 300.000 Rmb

7,5% 200.000-300.000 Rmb

0,7%

0%

3,3%

10%

12,9%

50%

22,6%

38,5%

60%

150.000-200.000 Rmb

vendute sono il 29% del totale, dato in crescita rispetto al 25% del 2008 ma tutto sommato deludente, considerando gli incentivi del 2009-2010. Tale percentuale è inoltre inferiore nelle città di prima fascia. Per quanto riguarda i brand stranieri, oltre a ricordare che tutte le imprese estere producono auto in Cina in joint venture con partner cinesi, è opportuno segnalare come i risultati sul mercato sono sempre direttamente proporzionali agli investimenti in ricerca e sviluppo (e localizzazione) in territorio

80%

50.000-150.000 Rmb

La concorrenza nel settore delle autovetture passeggeri (incluse berline, multiuso, monovolume, Suv ma esclusi i mini-van) si è fatta ancora più agguerrita, e le quote di mercato sono in continuo movimento tra i principali operatori presenti. La figura 78 mostra i principali leader di mercato sulla base delle vendite, in un settore in cui i primi dieci operatori coprono l’87% delle vendite totali. Nella top ten va certamente segnalata la forte crescita di Volkswagen, già leader indiscussa del settore. Le auto cinesi

ancora molto basse. Il numero di Ferrari vendute in Cina è invece quasi dimezzato nel 2012 rispetto al 2011: 175 contro 330. Nel ranking di auto vendute, la Fiat è così passata dall’83° al 72° posto, e anche Ferrari, nonostante il calo, è salita di un gradino, al 92° posto. Venendo invece alle fasce di prezzo (figura 79), circa i tre quarti delle auto acquistate come primo veicolo rientrano nella fascia di prezzo 50-150 mila renminbi (circa 6-18 mila euro). Per quanto riguarda le seconde auto, aumentano ovviamente le percentuali delle fasce di prezzo più elevate: oltre il 40% delle auto supera il valore di 200 mila renminbi (circa 25 mila euro). In considerazione di tutti gli ostacoli che stanno emergendo, ci aspettiamo che l’aumento dei costi di possesso di un’auto avranno veicolo un forte impatto primo e per il secondo sulla crescita di lungo periodo, mentre le politiche del Governo con riferimento al settore genereranno effetti nel breve-medio periodo. Nonostante le

79. Preferenze di costo per il primo e per il secondo veicolo - Fonte: Sinotrust, stime Credit Suisse

30.000-50.000 Rmb

Produzione monovolume

0,3%

Produzione berline potenza superiore a 3 L

0,6%

Segmento

cinese, che nel medio periodo portano ad indubbi vantaggi competitivi. Meritano una considerazione particolare le auto giapponesi, che in Cina hanno sempre avuto una quota di mercato significativa. Dopo aver vissuto un periodo di difficoltà a causa del terremoto e dell’incidente di Fukushima nel 2011, ci attendiamo il permanere di una situazione critica, di portata superiore, a causa delle tensioni tra i due Paesi per la disputa relativa alle isole Senkaku-Diaoyu. I cinesi sono in questo momento reticenti nell’investire in brand giapponesi, ancor più nel settore auto, dove l’acquisto presenta anche una componente importante di immagine. Questa crisi può dunque avvantaggiare altri marchi, in primo luogo la coreana Hyundai, e in secondo luogo le società americane ed79 europee. Preferenze di costo per il Per quanto riguarda le auto italiane, il numero di Fiat vendute in Cina nel 2012 (6.219) è quasi sette volte superiore al 2011 (917), certo a partire da cifre

Inferiore a 30.000 Rmb

Tabella 14. Produzione e vendita, confronto 2011-2012

Secondo veicolo 193


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

194

recenti battute d’arresto, l’andamento generale del settore in Cina resta positivo. Tra le cause di questo rallentamento (la crescita media del settore negli ultimi 17 anni è pari al 25%), vi sono il desiderio del Governo cinese di una crescita più contenuta e sostenibile, gli elevati costi di parcheggi e carburante, la limitazione alle immatricolazioni nelle città di prima fascia e lo stop agli incentivi del 2009-2011. A questo proposito, va detto che normalmente quando vengono tolti degli incentivi nel settore auto si assiste ad un calo delle vendite, mentre questo in Cina non è avvenuto. Gli operatori stranieri inoltre sono sottoposti a maggiore rischio politico rispetto al passato. In questo senso, nell’ultima revisione del Catalogue on the Guidance of Foreign Investments elaborato dal Mofcom, il settore automotive è stato rimosso dalla categoria dei settori incoraggiati. L’atteggiamento del Governo nei confronti degli operatori stranieri è abbastanza esplicito: il settore è considerato surriscaldato. Infine, va segnalato come nel 2015 si prevede che la capacità produttiva del settore automobilistico superi del 35% la domanda del mercato. Con il continuo processo di urbanizzazione e l’incremento dei livelli generali di reddito, prevediamo in ogni caso un tasso di crescita del 7% circa nei prossimi 5-10 anni. Gli operatori e gli investitori del settore, in particolare gli stranieri, dovranno affrontare numerose sfide nei prossimi 5-10 anni, ma il futuro si prospetta ancora molto positivo, soprattutto nelle province dell’interno e nelle città di quarta, quinta e sesta fascia, dove vive attualmente l’80% della popolazione e dove la crescita della domanda nel settore aumenterà fortemente, anche su stimolo del Governo. A dimostrazione di questo, negli ultimi anni le province che hanno registrato i tassi di crescita più elevati nella vendita di auto sono Qinghai (+55%), Mongolia Interna (+ 54%), Henan (+51%), Ningxia (+48%), Shanxi (+39%) e Shaanxi (+38%). Per quanto riguarda i produttori di componenti, rimarranno molti problemi strutturali tra cui la frammentazione del mercato e la scarsa capacità d’innovazione. L’esportazione di componenti auto, che ha registrato una forte ripresa nel 2010-2011, è declinata bruscamente nel 2012 (figura 80), anche a causa dello sviluppo del mercato interno. La tendenza che si può osservare è diretta verso un’offerta di componenti più consolidata, strutturata e competitiva.

Il segmento dei veicoli ecologici, uno dei sette settori pilastro in Cina, riscontra un grande interesse e il Governo mostra un continuo supporto al suo sviluppo. Ci aspettiamo che il settore dei veicoli elettrici si sviluppi in Cina prima di altre tecnologie alternative (ibride e celle a combustibile) e che il potenziale di crescita nel lungo periodo, per i prossimi 10 anni e oltre, sia molto elevato per quanto riguarda taxi e bus, meno per quanto riguarda le auto private. Per gli operatori stranieri esistono certamente diversi problemi e ostacoli. I principali rischi nel breve-medio periodo sono l’eccesso di investimento nella capacità produttiva locale, tipologie di batteria inadeguate, punti di debolezza nella tecnologia e nel processo produttivo, l’imprevedibilità delle politiche del Governo (rischio politico) e le controversie sui brevetti. Un vantaggio per gli investitori stranieri è che il progresso in Cina nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie chiave ha deluso le aspettative e il Governo dovrebbe decidere di ridurre le restrizioni alle joint venture, consentendo agli investitori stranieri di acquisire quote di maggioranza. Anche il mercato post-vendita presenta una serie di opportunità crescenti nei segmenti collegati quali autoriparazioni, club automobilistici e servizi di assistenza stradale, che sono ancora in una prima fase di sviluppo. Infine, merita una particolare considerazione il segmento delle auto di lusso. La figura 81 mostra come sia letteralmente esplosa, dal 2009 al 2011, la domanda di auto di lusso da parte di famiglie facoltose cinesi con un reddito superiore ai 100 mila dollari Usa. Di fatto, una famiglia su tre (339 auto su 1000 famiglie) decide di acquistare un’auto di lusso in Cina mentre negli Usa (dato 2011) vengono acquistate solo 53 auto di lusso ogni 1000 famiglie. Nel 2012 si è però assistito ad un forte rallentamento di questa tendenza, come osservato nella tabella 14. Il dato fortemente negativo relativo al trend di produzione e vendita auto di potenza superiore ai 3 L può essere dovuto a un fisiologico rallentamento degli acquisti dopo tre anni di boom, collegato ad altri fattori: il rallentamento della crescita economica cinese, la crescita del costo del carburante e l’avvio delle campagne per una maggiore sobrietà dei funzionari pubblici introdotta negli ultimi mesi del 2012.

80. Export componenti e accessori auto, 2007-2012 (milioni di dollari) - Fonte: CeSIF; Ceic

60.000 50.000 40.000 27.877

30.000 20.000 10.000 81

Vendite auto di lusso 0 2007

2008

2009

2010

2011

2012

81. Vendite auto di lusso ogni 1000 famiglie con reddito superiore ai 100.000 dollari Usa Fonte: Euromonitor, US Census Bureau, HIS, World Bank, TNS, stime Credit Suisse

339

350 300 250 200 150 100 50 0

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Usa

Cina

195


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Box 12. Settore automotive, esempio italiano di successo in Cina

196

Ragione Sociale

ELDOR CORPORATION

Società cinese

ELDOR AUTOMOTIVE POWERTRAIN (DALIAN) CO.LTD

Ricavi 2012

182 milioni euro (gruppo)

Occupati 2012

1400, di cui 91 in Cina

Attività in Cina

Due società a capitale 100% straniero (WFOE): 2009 e 2011

Situazione attuale attività in Cina

100% realizzazione prodotti finali/servizi venduti in Cina

Investimenti in Cina

21,5 milioni di euro nel 2012, ammontare totale 32 milioni di euro (stock cumulato)

Valore dell’export verso la Cina

45 milioni di euro nel 2012 (25% dell’export totale)

Ricavi ottenuti da attività cinesi, 2012

0 (società operativa dall’inizio del 2013)

Addetti dell’impresa in Cina

3 italiani, 83 cinesi, 3 persone di altra nazionalità

Punti salienti della propria strategia di sviluppo sul mercato cinese, in relazione alle dinamiche del proprio settore

Eldor è attiva sul mercato cinese da più di vent’anni: sin dall’inizio ha costruito importanti relazioni con partner locali, fino ad aprire nel 2008 un proprio ufficio tecnico vicino a Shanghai. Nonostante la crisi del 2008-2009, che ha portato profondi cambiamenti negli assetti economici globali, la Cina ha fatto un salto in avanti, fino a diventare il primo mercato automotive al mondo, settore di riferimento di Eldor. Proprio per servire al meglio il mercato cinese e sfruttare le numerose opportunità che da esso ne derivano, la presenza produttiva locale ha assunto un carattere strategico: il nuovo polo produttivo di Eldor a Dalian (Liaoning) è stato quindi progettato per essere la base dello sviluppo del mercato cinese e del sud-est asiatico, non solo nel business attuale (Ignition coils), ma anche nelle nuove tecnologie ibride ed elettriche, grazie alle quali sarà possibile ridurre gli alti livelli di inquinamento presenti nel Paese (uno degli obiettivi del Dodicesimo piano quinquennale).

Attività particolari da segnalare, punti di forza, barriere/vincoli relativamente alle opportunità di business per il proprio settore sul mercato cinese

Eldor ha sviluppato negli anni, anche grazie al supporto di istituzioni italiane e cinesi, fra cui la Fondazione Italia Cina, una strategia industriale che tenesse conto delle principali criticità del mercato cinese, ma allo stesso tempo ne sfruttasse i punti di forza. Citando solo due esempi: è stata sviluppata appositamente per la Cina (e per i Paesi emergenti) una linea produttiva di nuova generazione, completamente automatica, in modo da garantire gli stessi standard di qualità europei e limitare gli effetti dell’incremento dei costi della manodopera. Allo stesso tempo, per migliorare la fidelizzazione dei dipendenti e i rapporti con la comunità locale, così importanti in Cina, Eldor ha progettato uno stabilimento che rappresentasse il patrimonio architettonico e il design italiano, una sorta di “ponte culturale” fra i due Paesi: ne è un esempio la “Galleria Italia”, un padiglione sospeso in vetro, in cui si organizzeranno eventi legati all’arte, alla cultura e allo stile italiano.

Obiettivi futuri, e sviluppo della propria strategia di crescita in Cina

Entro il 2014 Eldor triplicherà la capacità produttiva, grazie a due nuove linee di produzione. Sarà inoltre strategico continuare a sviluppare il mercato locale, adattandosi velocemente – attraverso l’innovazione – ai cambiamenti del Paese, sempre più esigente in termini di qualità e prestazioni. L’innovazione per Eldor nascerà e sarà guidata in Italia dal nuovo centro tecnico di Orsenigo (Como), in cui un esperto team di ricercatori e ingegneri ha contribuito a sviluppare negli anni un know-how tecnologico riconosciuto a livello mondiale. Questo team continuerà a sviluppare i prodotti per i mercati emergenti e per le nuove tecnologie pulite: è anche così che la Cina può diventare una grande opportunità per il nostro Paese.

OPPORTUNITà IN ITALIA

7

197 197


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

7.1. Il turismo cinese e lo shopping La negativa congiuntura economica globale sta facendo emergere la Cina come traino in molti settori, compreso quello turistico. Un’indagine della WTO (World Tourism Organisation) ha di recente rilevato che entro il 2020 la Cina sarà il Paese con il maggior numero di turisti all’estero. Una simile tendenza si è già potuta notare nel corso degli ultimi anni, e nei primi sei mesi del 2012 si è riscontrato un incremento del 38% rispetto ai dati di gennaio-giugno 2011: sono dunque più di 80 milioni i cinesi che viaggiano nel mondo. I dati che qui presentiamo sono stati raccolti ed elaborati da Global Blue, società leader di mercato per il servizio Tax Free Shopping e specializzata nel business con i turisti internazionali. L’intento è quello di trasformare il dato puramente turistico in 82 un’analisi della spesa destinata allo shopping, ormai considerata parte integrante dell’esperienza di viaggio.

Spesa tax free

Il dato turistico per il mercato italiano è frammentario, anche perché l’Italia fa parte dell’area Schengen: si rileva che nel 2010 (fonte Istat) siano arrivati in Italia circa un milione e mezzo di turisti cinesi, mentre analisi qualitative di operatori del settore hanno registrato tassi di crescita a doppia cifra per tutto il 2011 e 2012. I dati dell’Ambasciata Italiana in Cina rilevano nel 2012 una crescita del 30% circa relativa al rilascio di visti per i gruppi turistici da Pechino. Tale tendenza è confermata anche da Global Blue che ha registrato un tasso di crescita della spesa per lo shopping, principalmente di lusso, del 68%. Nella dinamica dello shopping cinese globale si sta assistendo ad un cambiamento delle mete degli acquisti. Se negli scorsi anni Hong Kong rappresentava la prima destinazione per gli amanti dello shopping di lusso, ora la scelta si sta spostando verso Taiwan o Corea del Sud. Inoltre, il forte apprezzamento del renminbi rende ulteriormente conveniente l’acquisto nelle mete europee di

Tabella 15. Spesa Tax Free in Italia per Paesi di provenienza, 2012 - Fonte: Global Blue Index

Paesi di provenienza

% su totale vendite

% variazione su anno precedente

% sul totale transazioni

% variazione su anno precedente

scontrino medio

% variazione su anno precedente

TOTALE

100%

32%

100%

26%

702

5%

Russia

25,79%

32%

28,38%

30%

638

1%

Cina

19,23%

68%

15,14%

58%

892

6%

Giappone

7,61%

37%

8,04%

23%

664

11%

Stati Uniti

5,92%

22%

5,39%

13%

771

8%

Corea del Sud

3,48%

40%

3,77%

31%

648

7%

Svizzera

2,71%

1%

4,20%

6%

6%

-5%

Singapore

2,68%

36%

2,17%

24%

867

9%

Taiwan

2,62%

6%

2,68%

2%

687

4%

Brasile

2,55%

-6%

3,14%

-4%

569

-2%

Hong Kong

2,36%

22%

1,62%

19%

1.022

3%

Altri

25,06%

25%

25,46%

23%

691

1%

82. Spesa Tax Free in Italia e spesa Tax Free dei turisti cinesi negli anni - Fonte: Global Blue Index

100%

94%

80%

72%

68%

60%

40%

20%

35%

36%

31%

32%

13% Spesa tax free Italia

0%

Spesa tax free Cinesi -1% -12%

-20% 198

2008

2009

2010

2011

2012

maggior richiamo (Parigi, Londra, Milano), in considerazione di un livello inferiore di prezzi nell’ordine del 30-40%. Alla luce di tutto questo è possibile spiegare come l’Italia faccia registrare per lo shopping tassi di crescita estremamente elevati, nonostante l’Italia come sistema paese sia giudicata in declino da Future Brand: dalla decima posizione del 2011 alla quindicesima del 2012, dietro a Paesi come Svizzera, Canada e Svezia. Il Country brand Index (fonte TTG) mostra tutti i limiti del nostro Paese, caratterizzato da immobilismo anche nello sviluppo del settore turistico. Tra i settori trainanti della nostra economia permangono moda e lusso, comparti legati al concetto di esclusività e alla qualità e riconoscibilità del Made in Italy. Tali settori richiamano un turismo anche ripetitivo e che non sembra mostrare, in questi ultimi anni, segnali di vera crisi.

Come evidenziato, il 2012 per il mercato del Tax Free Shopping in Italia è ancora una volta un anno di crescita, trainato dal mercato russo (+32%), ma anche sostenuto da quello cinese che si è consolidato al secondo posto, con un +68%. Avevamo segnalato già a partire dal 2011 come il portafoglio Italia si stava lentamente spostando verso il turismo asiatico in generale, e questa tendenza rimane confermata. Giappone, Corea, Taiwan, e Hong Kong sono da anni tra le prime 10 nazionalità con tassi di crescita a due cifre, rappresentando in totale circa il 30% delle vendite Tax Free. In termini di scontrino medio, il turista cinese, assieme a quello di Hong Kong, rimane ancora leader nell’ammontare di spesa per shopping in Italia (892 euro per il turista cinese con un 6% di crescita, e 1.022 euro per il turista di Hong Kong con un 3% di crescita). Tutto questo contribuisce a sostenere

199


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

83

lo scontrino medio dei turisti stranieri in Italia, che si attesta sui 700 euro. Gli acquisti dei turisti cinesi sono rivolti prevalentemente al settore moda (66%) e gioielleria (27%). Occorre però segnalare che nel 2012 quest’ultimo comparto ha mostrato un tasso di crescita maggiore (+78%) rispetto alla moda. I turisti cinesi continuano a prediligere lo shopping nelle grandi città, anche se va evidenziata una distribuzione degli acquisti maggiormente diffusa sul territorio nazionale. Anche per il 2012 è Milano, come prevedibile, la principale città dello shopping in Italia. Con una crescita del 62%, il capoluogo lombardo rappresenta il 33% della spesa cinese. La seconda città è Roma (19% della spesa e crescita del 55%), seguita da Firenze e Venezia, che si attestano sia per peso che per crescita (+66%) allo stesso livello. In una logica di flussi dedicati allo shopping, si

nota come lo scenario possa leggermente cambiare in virtù di mete alternative e di presenza dei villaggi outlet. A livello regionale, la Lombardia, trainata da Milano, rimane la principale meta di riferimento (34%) seguita da Toscana (29%), Lazio (19%) e Veneto (11%). Non vi sono dunque forti cambiamenti rispetto alle dinamiche di viaggio, anche se è possibile sostenere come si stia registrando un graduale spostamento dalle grandi città a realtà più periferiche. Tra le motivazioni, se in parte si può legare questo aspetto alla crisi economica, gli operatori del settore turistico segnalano anche che i primi turisti “ripetitivi” iniziano a trasferire il proprio in teresse dalle mete classiche a destinazioni alternative, tra le quali sta crescendo il Piemonte (fonte TTG). La situazione di diverse regioni è determinata in gran parte dalla distribuzione territoriale degli

Categorie Merceologiche

83. Spesa Tax Free dei turisti cinesi in Italia 2012, per categoria merceologica - Fonte: Global Blue Index

8%

27%

Abbigliamento e pelletteria Gioielli Altre categorie

84

DISTRIBUZIONE SPESA CINA 66%

Tabella 16. Spesa Tax Free dei turisti cinesi in Italia 2012 per regione, con riferimento a totale vendite, totale transazioni e scontrino medio - Fonte: Global Blue Index

Regioni Italiane TOTALE

% su totale vendite

% variazione su anno precedente

% sul totale transazioni

% variazione su anno precedente

scontrino medio

% variazione su anno precedente

84. Spesa Tax Free dei turisti cinesi in Italia nel 2012, per principali città - Fonte: Global Blue Index

100%

68%

100%

58%

892

7%

Lombardia

34,31%

61%

25,39%

40%

1.205

15%

Toscana

29,14%

82%

38,28%

73%

679

5%

Lazio

19,14%

56%

16,32%

49%

1.046

5%

Veneto

11,49%

67%

12,08%

57%

848

7%

Piemonte

3,18%

95%

5,13%

90%

553

2%

Emilia Romagna

1,25%

77%

1,28%

46%

873

21%

Venezia

Campania

0,54%

116%

0,63%

81%

753

19%

Altre

Marche

0,41%

43%

0,35%

30%

1.039

10%

Liguria

0,19%

94%

0,16%

57%

1.057

23%

Sicilia

0,16%

81%

0,18%

59%

766

13%

Altre

0,20%

39%

0,20%

18%

902

18%

33%

30%

Milano Roma Firenze

9%

200

8%

19% 201


85

DISTRIBUZIONE SPESA CINA

La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Tabella 17. Spesa Tax Free negli outlet per nazionalità, 2012 - Fonte: Global Blue INDEX

85. Spesa Tax Free dei turisti cinesi in Italia per principali città nel 2012, variazione rispetto al 2011 Fonte: Global Blue Index

100% 90%

85%

% su totale vendite

Variazione % vendite

scontrino medio

scontrino medio anno precedente

Variazione %

TOTALE

100%

53,81

502

494

1,51%

Russia

25,13%

52,28%

400

394

1,51%

Cina

24,82%

96,04%

569

546

4,18%

Corea del Sud

10,22%

46,83%

641

623

2,94%

50%

Giappone

4,33%

39,20%

669

688

-2,85%

40%

Singapore

4,32%

32,08%

641

666

-3,74%

30%

Stati Uniti

3,00%

28,65%

570

545

4,57%

Hong Kong

2,79%

34,97%

707

723

-2,14%

Taiwan

2,08%

16,34%

527

493

6,89%

Brasile

1,93%

13,55%

475

486

-2,41%

Malesia

1,93%

65,22%

621

638

-2,62%

Altri

19,43%

44,54%

449

452

-0,76%

80% 70%

66%

62%

66%

55%

60%

20% 10% 0% Milano

Roma

outlet, che offrono acquisti di brand di lusso a prezzi particolarmente convenienti. Negli outlet è in generale predominante uno scontrino medio più basso (500 euro), alimentato da circa quattro acquisti per persona, dove la moda rappresenta la categoria merceologica di maggior rilievo. Per il globe shopper cinese (seconda nazionalità ad essere attirata da questo modello distributivo) si registra negli outlet uno scontrino medio di circa 569 euro. Gli acquisti tramite questo canale hanno registrato una crescita del 94% rispetto al 2011. Il fenomeno outlet è dunque in forte crescita, seppure ancora limitato in senso assoluto rispetto ai canali tradizionali e alle mete convenzionali: il rilievo delle vendite negli outlet in Italia è del 17% rispetto al totale vendite. 7.2. Gli investimenti diretti cinesi in Italia

202

Paesi di provenienza

Mentre gli investimenti diretti esteri in Cina sono decollati già nei primi anni Novanta, portando in pochi anni il paese del Dragone ad inserirsi stabilmente nel novero dei principali Paesi di destinazione dei flussi mondiali di investimenti diretti

Firenze

Venezia

Altre

esteri (Ide), solo negli anni più recenti si è avuta una significativa crescita anche dei flussi di investimenti diretti cinesi all’estero. La strategia del Go-global, abbracciata formalmente dal Governo cinese nell’Undicesimo piano quinquennale, ha portato ad una forte semplificazione delle procedure di autorizzazione, garantendo al tempo stesso supporto finanziario, consulenziale, legale e amministrativo alle imprese nazionali, per lo più statali, desiderose di investire all’estero. Tale strategia ha dunque prodotto effetti di un certo rilievo: i flussi annui di Ide in uscita dalla Cina, rimasti fino al 2000 attorno ai 2 miliardi di dollari, sono cresciuti esponenzialmente fino a superare largamente nel 2010 la soglia dei 60 miliardi di dollari. Dal 2009 in avanti, la Cina rappresenta una quota tra il 4% e il 5% dei flussi mondiali di Ide in uscita, mentre la sua quota era rimasta quasi sempre inferiore all’1% e mai aveva raggiunto il 2% fino al 2005 (figura 87). Alcune stime prevedono addirittura che nei prossimi anni i flussi di Ide in uscita dalla Cina possano addirittura raggiungere in valore i flussi di Ide in entrata (oltre 120 miliardi di dollari nel 2011).

Questo sviluppo ha suscitato inevitabilmente un forte interesse negli operatori e nei ricercatori che si occupano di investimenti cross-border, fino a suscitare ingiustificati allarmi su un possibile shopping su larga scala da parte di investitori cinesi in Italia. Questo nonostante i dati macro ci dicano che finora gli Ide cinesi si siano diretti soprattutto verso Hong Kong e verso due “paradisi fiscali” come le Isole Cayman e le Isole Vergini, Paesi che assorbono ben oltre i due terzi dello stock di Ide cinesi, mentre l’Unione Europea ha sinora ricevuto una quota piuttosto ridotta in termini relativi (meno del 5% del totale). Basti pensare che nel 2011 la Cina ha investito in Europa circa 6 miliardi di euro, ovvero meno del 2% del valore complessivo degli Ide nel Vecchio Continente, mentre le due sole acquisizioni di Parmalat e di Bulgari realizzate in Italia da investitori francesi hanno comportato un investimento superiore agli 8 miliardi di euro. Il fenomeno assume un indubbio interesse e vi è tuttora una forte carenza di analisi in grado di gettare sufficiente luce su questo fenomeno, a partire dalla sua consistenza complessiva. Per questo motivo si è ritenuto utile tratteggiare un quadro della

presenza cinese in Italia a partire da quanto raccolto dalla banca dati Reprint, costruita da R&P in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università degli Studi di Brescia nell’ambito delle ricerche sull’internazionalizzazione delle imprese italiane promosse da ICE. La figura 88 illustra la significativa crescita delle partecipazioni di investitori cinesi e di Hong Kong a partire dagli anni Duemila. A fine 2012 risultano attivi in Italia con almeno un’impresa partecipata 79 gruppi cinesi e 52 gruppi di Hong Kong. Le imprese italiane da essi partecipate sono in tutto 195, di cui 133 da investitori cinesi e 62 da investitori di Hong Kong. L’occupazione complessiva delle imprese partecipate supera di poco le 10.000 unità e rappresenta meno dell’1% dell’occupazione complessiva delle imprese italiane a partecipazione estera; il giro d’affari complessivo supera di poco i 6 miliardi di euro. In particolare, le 133 imprese a partecipazione cinese occupano 5.534 dipendenti, mentre il loro giro d’affari è di 2.665 milioni di euro; le 62 imprese partecipate da multinazionali di Hong Kong occupano invece 4.755 dipendenti, mentre il loro

203


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

87. Flussi di investimenti diretti cinesi all’estero ed esteri in Cina, 1990-2011 - Fonte: CeSIF; Ceic

Tabella 18.Le partecipazioni in Italia di investitori cinesi e di Hong Kong, 2012 Fonte: Banca dati Reprint, R&P - Politecnico di Milano.

140

14%

120

12%

100

10%

Imprese italiane partecipate

80

8%

Cina

60

6%

40

4%

imprese italiane partecipate da cinesi

88

20

2%

Hong Kong

Totale

52

131

133

62

195

Dipendenti

5.534

4.755

10.289

Fatturato (milioni di euro)

2.665

3.366

6.031

79 ripartizione settoriale

Gruppi 89 investitori

Nota: Il riferimento è all’investitore ultimo. Dunque, nel caso non infrequente di partecipazioni detenute da gruppi cinesi attraverso società di Hong Kong, l’investimento è attribuito alla casa-madre cinese. 89. Ripartizione settoriale delle imprese italiane partecipate da investitori cinesi e dei relativi dipendenti, 2012 - Fonte: Banca dati Reprint, R&P - Politecnico di Milano

1%

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

0% 1990

0

8%

Flussi di IDE in uscita (miliardi di USD)

Flussi di IDE in entrata (miliardi di USD)

Incidenza % IDE in uscita su totale mondiale

Incidenza % IDE in entrata su totale mondiale

34%

16%

88. Numero di imprese italiane partecipate da investitori cinesi e di Hong Kong, 1990-2012 Fonte: Banca dati Reprint, R&P - Politecnico di Milano

36%

200

18%

65%

180 160

22%

140 120 100

Industria manifatturiera

Servizi

Commercio

Energia e costruzioni

80 60 40 20

204

Totale

Cina

Hong Kong

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

1990

0

giro d’affari è pari a 3.366 milioni di euro (si veda tabella 18). Concentrando l’attenzione sulle partecipazioni delle sole imprese cinesi, si può rilevare come nella grande maggioranza dei casi l’investitore cinese detenga il controllo dell’impresa italiana partecipata, in misura analoga a quanto avviene per le multinazionali dei Paesi avanzati. Le imprese a controllo cinese sono infatti 121, ovvero oltre il 90% del totale; esse occupano poco meno di 5.000 dipendenti e

hanno un giro d’affari di 3,2 miliardi di euro. Dal punto di vista settoriale, le attività delle imprese italiane a partecipazione cinese appaiono relativamente diversificate (figura 89). In termini strettamente numerici prevalgono le imprese commerciali (48 imprese con 1.030 dipendenti), mentre in termini occupazionali prevalgono le imprese manifatturiere (oltre 3.500 dipendenti in 45 imprese partecipate). Completano il quadro 29 imprese del settore dei servizi,

205


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

206

con oltre mille dipendenti, e 11 imprese dei settori dell’energia e delle costruzioni, con una trentina di dipendenti. In ambito manifatturiero il maggior numero di imprese a partecipazione cinese si riscontra nel settore delle macchine e apparecchiature meccaniche (11 imprese con 569 dipendenti), seguito dai mezzi di trasporto (8 imprese con 1.481 dipendenti) e dai prodotti in metallo (7 imprese con 458 dipendenti); da segnalare anche l’abbigliamento, con 603 dipendenti in tre imprese partecipate. Un comportamento non dissimile da quello delle altre multinazionali presenti in Italia si ha anche con riferimento alla distribuzione territoriale delle imprese partecipate, concentrate per i tre quarti del totale nelle regioni settentrionali, prima tra tutte la Lombardia in cui hanno sede ben 49 imprese a capitale cinese, seguita da Veneto (20 imprese), Lazio (18), Emilia-Romagna (14) e Piemonte (11). Riguardo alla modalità di ingresso, infine, si rileva come delle 133 imprese a partecipazione cinese censite dalla banca dati, 66 siano state oggetto di investimento greenfield: in altri termini, si tratta di imprese create ex novo dall’investitore cinese, eventualmente in partnership con soci italiani. Negli altri 67 casi, l’investimento cinese ha invece avuto luogo tramite l’acquisizione di attività preesistenti, in 44 casi dai precedenti soci italiani e in 23 casi da precedenti investitori esteri. Gli investimenti greenfield sono nettamente prevalenti nel caso di attività commerciali o di servizio, mentre nel caso di attività manifatturiere l’ingresso delle imprese cinesi sul mercato italiano è avvenuto prevalentemente attraverso operazioni di acquisizione, ancora una volta in analogia con il comportamento delle altre multinazionali presenti in Italia. Tra i principali investimenti cinesi greenfield si ricordano quelli di Industrial and Commercial Bank of China, che nel 2011 ha aperto una sede in centro a Milano, e del gigante dell’Ict Huawei Technologies, presente in Italia dal 2004 e che nel 2011 ha inaugurato presso la propria sede di Segrate un centro di ricerca sulle tecnologie wireless, che rappresenta il primo centro globale di competenza del gruppo fuori della Cina. Per quanto riguarda le acquisizioni, va ricordato innanzitutto che nel corso del 2012 Shandong Heavy Industries-Weichai ha rilevato il controllo del gruppo Ferretti, secon-

do produttore mondiale di motoryachts, mentre la società finanziaria Crescent HydePark ha rilevato il controllo del marchio di abbigliamento casual Sixty. Di rilievo anche le acquisizioni realizzate da Changsha Zoomlion Heavy Industries, che nel 2008 ha assunto il controllo del gruppo Cifa (casseforme e macchinari per l’edilizia), e da Cosco, che nel 2000 aveva rilevato il 50% del terminal container del porto di Napoli Co.Na.Te.Co. da una multinazionale taiwanese. Una presenza importante è quella di Haier, il maggior produttore mondiale di elettrodomestici, che ha acquisito nel 2003 la Meneghetti e nel 2009 la Elba, oltre a stabilire a Varese una sede commerciale per coordinare le vendite sul mercato europeo. Va infine ricordato che è oggi da considerarsi a tutti gli effetti a partecipazione cinese anche la filiale italiana della casa automobilistica Volvo, controllata dal 2010 dal gruppo Zhejiang Geely Holding. Una notazione interessante riguarda le imprese cinesi presenti in Italia con filiali commerciali. Quelle che realizzano i fatturati più elevati sono infatti tutte imprese attive in settori ad alto o medio-alto contenuto tecnologico: oltre a Volvo, Huawei e Haier si ricordano le presenze di Trina Solar, Suntech Power, Yingli Green Energy e LDK Solar nel settore fotovoltaico, di Lenovo nel settore dei personal computer e di China National Chemicals nel settore chimico. Nel 2011 si è registrata anche un’acquisizione nel settore farmaceutico: Shanghai First Pharmaceuticals ha infatti rilevato il controllo della comasca Sirton. Per quanto riguarda invece gli investitori di Hong Kong, emerge soprattutto la presenza del gruppo Hutchinson Wampoa, che controlla la società di servizi di telefonia mobile H3G (che con oltre 2.700 dipendenti e oltre 2 miliardi di fatturato è di gran lunga la più grande impresa italiana a controllo cinese) e la catena di profumerie Marionnaud Parfumeries Italia, dopo aver acquisito nel 2005 il controllo della casa-madre francese. Da segnalare inoltre il gruppo Johnson Electric, che nel 2002 ha rilevato il controllo del produttore alessandrino di motorini elettrici per autoveicoli Gate da una multinazionale statunitense. Alcune osservazioni infine riguardo alle strategie alla base degli Ide cinesi in Italia. Diversi studi confermano anche per l’Italia alcuni dei risultati

90. Distribuzione territoriale delle imprese italiane partecipate da investitori cinesi, 2012 Fonte: Banca dati Reprint, R&P - Politecnico di Milano

15%

Lombardia 37%

11%

Piemonte Altre regioni centro-sud Italia Lazio

4%

Altre regioni nord Italia Emilia Romagna 14% 8%

Veneto

11%

ottenuti in altri studi condotti in Gran Bretagna e Germania, ovvero che le imprese cinesi investono in Italia così come in Europa spinte da due motivazioni prevalenti: la ricerca di nuovi mercati (market seeking) e la ricerca di risorse strategiche (strategic assets seeking). Riguardo agli investimenti market seeking, l’obiettivo delle imprese cinesi in Europa è oggi quello di avvicinarsi a una clientela più sofisticata e di interpretarne meglio le esigenze, adattando i propri prodotti alle caratteristiche di questa domanda. Inoltre, la presenza in Europa – e in Italia in particolare – consente alle imprese cinesi di migliorare la loro reputazione sia nei mercati internazionali, sia in quello domestico. A questo riguardo, emblematico è il caso di Haier, le cui acquisizioni in Italia sono state motivate da un lato dalla necessità di superare le barriere tariffarie imposte dall’UE e dall’altro dall’obiettivo di migliorare le proprie competenze in termini di produzione e di design, per sviluppare e produrre beni per il mercato europeo e per la fascia più alta del mercato cinese. La strategia di Haier è dunque a cavallo tra la strategia market seeking e le strategie di tipo

strategic assets seeking, volte alla ricerca di risorse strategiche tra cui tecnologie avanzate, conoscenze specializzate, competenze a livello manageriale, accesso a reti di distribuzione, e a guadagnare reputazione sui mercati internazionali, soprattutto nei settori in cui la Cina ha ancora uno svantaggio competitivo rispetto ai più avanzati produttori europei e nordamericani. In questa seconda strategia si possono inquadrare gli investimenti cinesi nel settore dei mezzi di trasporto, dove l’Italia è considerata un avamposto tecnologico che consente di acquisire competenze di design e manageriali utili per migliorare la competitività dell’industria cinese sia sul mercato interno, sia sul mercato internazionale. In questo senso vanno lette sia l’acquisizione del gruppo Ferretti da parte di Shig-Weichai, sia gli investimenti realizzati da due tra le principali imprese cinesi del settore, Changan e Anhui, che a metà dello scorso decennio hanno aperto nell’area di Torino centri di ricerca e sviluppo e di design, sia l’acquisizione compiuta nello stesso periodo da Qinjiang Group nei confronti della casa motociclistica pesarese Benelli.

207


La Cina nel 2013 Scenari e Prospettive per le Imprese

Box 13. Settore turismo, azienda partecipante al Progetto GIT

208

Ragione Sociale

EDEN SRL

Fatturato

Oltre 300 milioni di euro

N. Impiegati

Oltre 300

Principali mercati incoming/ (%)

Europa Occidentale (50%), Europa Orientale (25%), Asia/Medio Oriente (13%), Usa (5%), Africa (3%).

Settore di riferimento

Turismo

Profilo azienda/ prodotti e servizi

Eden Viaggi è per fatturato e per passeggeri uno dei principali Tour Operator italiani. Offre soluzioni per qualsiasi esigenza di viaggio, dai viaggi individuali ai viaggi di gruppo, dalle proposte outgoing, al reparto incoming, in grado di offrire varie soluzioni di viaggio in Italia per clientela proveniente dall’estero.

Partner cinese

CYTS - CHINA YOUTH TRAVEL SERVICE

Obiettivi (relativamente al Progetto GIT e al mercato cinese/ Guangdong)

Quale primo obiettivo l’azienda intendeva entrare in contatto con un mercato sul quale non era attiva o presente. In secondo luogo, l’azienda intendeva acquisire informazioni sul mercato, in particolare sull’offerta esistente, la tipologia e la specificità della domanda, eventuali lacune nell’offerta e relative potenzialità. Infine, quale terzo obiettivo del traineeship, si puntava ad acquisire informazioni sulla tipologia di distribuzione turistica in Cina ed in particolare nel Guangdong. Il progetto GIT ha consentito ad Eden di identificare un partner di riferimento sul quale concentrare ed investire le proprie risorse e con il quale iniziare un percorso di collaborazione nel medio-lungo periodo.

Sintesi attività svolte

Incontri conoscitivi con i referenti dei dipartimenti aziendali e analisi di potenzialità e problematiche (incontri effettuati sia nel Guandong, nella sede centrale di CYTS, che a Pesaro, nella sede centrale di Eden viaggi); studio degli itinerari in Italia/Europa ad oggi trattati da CYTS; analisi della domanda/offerta cinese; studio dell’offerta di Eden viaggi; studio degli itinerari in Guandong/Cina ad oggi offerti da CYTS al mercato europeo (Francia in primis).

Risultati conseguiti

È stato firmato un accordo di collaborazione bilaterale finalizzato a favorire l’incoming in Italia dalla Cina e l’outgoing dall’Italia in Cina. La prima fase della collaborazione sarà incentrata sull’incoming. CYTS riconosce in Eden viaggi il partner giusto per l’outgoing dalla Cina in Italia, in quanto CYTS cerca un Tour Operator locale con la conoscenza del territorio e delle sue peculiarità che possa essere di supporto alla creazione di itinerari ad hoc.

Opportunità offerte dal mercato del Guangdong

Nel 2011 il Guangdong ha ricevuto 210,7 milioni di turisti domestici e 33,1 milioni di turisti dall’estero (+5,4). Il Guangdong è anche il principale mercato cinese per l’outbound e conta circa il 70% del totale del turismo cinese outgoing, con Hong Kong, Taiwan e l’Asia tra le destinazioni principali, mentre l’Europa possiede grandi potenzialità di crescita. Da circa 30 mila turisti nel 1984, il Guangdong ha raggiunto circa 1,2 milioni di turisti nel 2000 ed oggi CYTS è tra i leader del settore. Secondo l’azienda, le principali opportunità risiedono nelle potenzialità di crescita del mercato rispetto ai mercati più maturi di Pechino e Shanghai e nel numero di visti emessi per l’Italia e per l’area Schengen. Inoltre, si ritiene che il profilo del turista stia diventando di fascia medio-alta, con un crescente interesse per una più approfondita conoscenza del territorio. L’Italia è considerata una destinazione di elevato livello qualitativo e perciò molto ambita dal turista cinese, anche con riferimento allo shopping e agli shopping tour (si veda sopra).

Accordi siglati

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Fondazione Italia Cina Nata a Milano nel novembre 2003, la Fondazione Italia Cina è una organizzazione senza scopo di lucro, con uffici a Milano, Pechino e Roma, che ha l’obiettivo di promuovere gli scambi economici, politici e culturali tra Italia e Cina. In particolare la Fondazione si propone di incrementare gli scambi di idee, persone, beni, servizi e capitali tra i due Paesi. La Fondazione assiste gli operatori italiani attraverso attività formative, progetti di penetrazione del mercato, consulenza strategica, legale, corporate e HR. La Fondazione si attiva con le autorità dei due Paesi al fine di contribuire a più strette relazioni economiche e commerciali tra Italia e Cina ed a promuovere un migliore contesto economico per le imprese italiane che operano con la Cina ed un ambiente più ricettivo per le imprese cinesi in Italia. La Fondazione annovera tra i propri soci Ministeri, Regioni, Confindustria, le più importanti realtà imprenditoriali ed i principali istituti di credito in Italia nonché l’associazione che riunisce le multinazionali cinesi che hanno investito in Italia.

Fanno parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Italia Cina Aice Ariston Thermo Spa Assicurazioni Generali Associazione delle Imprese Cinesi in Italia Bracco Camera Commercio Italo Cinese C.C.I.A.A. di Milano Camera Nazionale della Moda Italiana Confcommercio Confesercenti Confindustria ENEL ENI Fata Group Fiat Group ICBC ICE Intesa San Paolo

Italcementi Ministero degli Affari Esteri Ministero degli Affari Regionali, Turismo e Sport Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare e del Territorio Ministero per i Beni e le Attività Culturali Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Ministero dello Sviluppo Economico Monte dei Paschi di Siena Natuzzi Pirelli RCS Mediagroup Regione Emilia Romagna Regione Lombardia Regione Veneto Simest Spremberg Srl Unicredito Italiano Unioncamere

Contatti www.italychina.org - info@italychina.org - Ph. +39 02 72000000 - Fax: +39 02 36561073

Mondo Cinese Rivista di Studi sulla Cina Contemporanea della Fondazione Italia Cina

Dal 1973 vi raccontiamo la Cina Economia e Management Politica Interna Relazioni Internazionali Diritto Scienza e Tecnologia Storia Cultura e Società

/ La svolta dei media

N.151

Prossimi Numeri

/ La transizione politica dopo il XVIII congresso del Pcc N.152

/ Speciale quarantennale della rivista

N.153 Comitato Scientifico • Francesco Brioschi, Politecnico di Milano • Renzo Cavalieri, Università Ca’ Foscari di Venezia • Gabriele Crespi Reghizzi, Università di Pavia • Plinio Innocenzi, Università degli Studi di Sassari • Alessandra Lavagnino, Università degli Studi di Milano • Federico Masini, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” • Franco Mazzei, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” • Marina Miranda, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” • Michael Palmer, Shantou University; University of London, SOAS • Alberto Quadrio Curzio, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano • Beniamino Quintieri, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” • Guido Samarani, Università Ca’ Foscari di Venezia • Paolo Santangelo, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” • Maurizio Scarpari, Università Ca’ Foscari di Venezia • Carlo Secchi, Università Commerciale “Luigi Bocconi” • Giovanni Stary, Università Ca’ Foscari di Venezia • Luigi Tomba, Australia National University

/ Città e urbanizzazione N.154

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Nota dell’editore: Ăˆ consentita la riproduzione parziale dei singoli testi purchè se ne citi la fonte.


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