bilancio sociale 2010
bilancio sociale 2010
si perde è “L’unica lotta che
quella che si abba
ndona”
nna che inazione, è una do ag m im n co a nn iglia e “Una do la vita di una fam re ta et og pr o” sa lo non so futuro del millenni il e ch an a m à, et quella della soci
CHÚ TUM RIGOBERTA MEN r la Pace 1992 Premio Nobel pe
, che ha fista guatemalteca ci pa a un è ) 59 r la giustizia è, 9 gennaio 19 dei suoi sforzi pe spantàn, El Quich to (U en m m ci Tu os ú on ch ric en Rigoberta M i indigene. ce, dato a lei in io Nobel per la Pa ti delle popolazion rit em di Pr i il r pe 92 o 19 tt l pe ne ricevuto le basata sul ris zione etno-cultura lia ci on ric la e e social
VANDANA SHIVA talista indiana n ie b am e ta is iv Att
Resource logy and Natural no ch Te e, nc ie Sc Foundation for ternazionali di assimi esperti in fonda il Research m i 82 a 19 tr l è , ne ta a, lis iv Vandana Sh ica e ambienta ivo per la pace. dia. Attivista polit In n, Du a io Nobel alternat hr De em pr d, ar Policy di Aw d velihoo Ha vinto il Right Li ecologia sociale.
cultura dere parte a una en pr di o an ut fi ri “Le donne e sulla violenza. fondata sull’odio trano che l’amore, os m di ta vi di te el non sono Le loro sc e la condivisione tà ie ar lid so la a, l’empati umane possibili, à it al qu lle de anità” to soltan nire la nostra um fi de r pe i ar ss ce ma attribuiti ne lla (Il bene comune de
terra, Feltrinelli, 20
11)
terreno nel profondo del ci di ra le ge in sp “Un albero ce che per poter di Ci o. el ci l ne to al r e tuttavia svetta re ben piantati pe se es o m ia bb do ambire a qualcosa to in alto temente da quan en nd pe di in e, ch terra e che attingiamo il ci di ra lle da e pr arriviamo, è sem ento” nostro sostentam egherà, Sp (Solo il vento mi pi
erling & Kupfer, 20
07)
ll’Africa, c’è una de i m le ob pr i de i “In tutte le analis viene apprezzata: n no so es sp e ch risorsa naturale gli africani stessi ”
HAI WANGARI MAAT r la Pace 2004 Premio Nobel pe
a zona rurale yu stanziata in un ku ki a ni et di a ic per la ligam nel 2004 il Nobel una comunità po , in t” en 40 19 em l ov ne M ta lt , na gno, il “Green Be Wangari Maathai obale. si dedica ad un so , ia og ol bi l riscaldamento gl in su ea li ur na la io si az a, rn ny te del Ke Paese ai vertici in ppresenta il suo ra so es ad e ce Pa
TINA ANSELMI istro in Italia Prima donna Min to alle battaglia per il vo la ve de si i le A r la parità ntare ministro. a, in Italia, a dive sione Nazionale pe is nn m do m a Co im a pr im la pr è 84 presiede la realizzazione Tina Anselmi portunità. Nel 19 91 “Azioni per la op 19 l ri de pa 5 lle 12 su n. e e gg gg donne e la le deve a lei la le uomo e donna. Si a tr ità un rt po op e la pari ”. donna nel lavoro della parità uomo-
che la vrebbe insegnare do ci ia or st , ra st “La no fragile, deperibile o, at lic de ne be democrazia è un lo in certi terreni, so e sc hi cc te at e una pianta ch erso la concimati, attrav te en m te en ed ec pr polo. Dovremmo po un o tt tu di à lo responsabilit mocrazia non è so de la e ch o tt fa l ico. riflettere su progresso econom lo so è n no , ni io libere elez umana, dei diritti à it gn di lla de to eranza È giustizia, è rispet ità per i vecchi e sp ill qu an tr È e. nn delle do per i figli. È pace.” ione politica, (Storia di una pass
, 2006) Sperling & Kupfer
CREDITI ACRA - Cooperazione Rurale in Africa e America Latina Progettazione e coordinamento: Patrizia Canova (Responsabile settore comunicazione e fundraising), Elena Casolari (Amministratore Delegato di ACRA) Redazione testi: Patrizia Canova Contributi di: Angelo Locatelli (presidente di ACRA), Elena Casolari (A.D. di ACRA), Francesca Agnello (desk economia e social business), Serena Arduino (desk risorse naturali), Giuseppe De Santis (desk sovranità alimentare), Daniela Invernizzi (desk educazione); Matteo Ippolito (ufficio stampa/redazione), Francesca Maio (servizio civile ufficio comunicazione), Giulia Zivieri (servizio civile ufficio educazione); Angela Melodia (responsabile Africa), Elena Scanferla (responsabile America Latina); Laura Giuccioli (assistente direzione programmi) Sara Caria (coordinatrice paese Ecuador), Matteo Cantoro (coordinatore paese Senegal), Carlo Krusich (coordinatore paese Bolivia), Gian Antonio Ricci (responsabile regionale Centro America), Luca Todeschini (coordinatore paese Tanzania); Patrizia Caruso (responsabile settore educazione), Valeria De Paoli (coordinatrice educazione - Ciad); Silvia Barone (capo progetto scienza e tecnologia - Camerun), Francesca De Stefano (capo progetto turismo e ambiente - Burkina), Paolo Fattori (capo progetto partecipazione e giovani - Salvador), Sandro Filippini (capo progetto valle del Logone - Ciad), Marianna Gabriele (Capo progetto Ecuador e rimesse - Italia), Silvia Imperadori (capo progetto educazione - India) Mario Milanesi (capo progetto acqua - Zanzibar), Silvia Quarta (amministrazione - Ciad), Carmen Ruiz (consulente progetto scienza e tecnologia - Camerun), Elisa Savelli (capo progetto acqua - Senegal); Pilar Uriona Crespo (presidente Fundación Tierra - Bolivia), Cecilia Fanjul Lizarralde (consulente in pianificazione di genere - Nicaragua), Madame Bille Sikè (sociologa - Camerun); Mariagrazia Rossilli (sociologa, esperta in politiche di genere) Testimonianze: Adoum Amina (villaggio di Aboudeia, Ciad), Badjane Fatima (Animatrice ACRA, (Comunità rurale di Coubalan, Senegal), Barahona Elisa (Direttore della Red de Mujeres, Ecuador), Barrera Maria (Responsabile della Red de Mujeres, Ecuador), Bartolome Muraña de Huanca Celia (artigiana della fibra di lama e alpaca, Bolivia), Bochicchio Nietta (insegnante Istituto Professionale Bellisario, Inzago - MI), Charrafia Brahim (villaggio di Adigro, Ciad), Diaw Coumbaly (membro Associazione Stretta di Mano), Diaz Urbina Ivania (allevatrice comunità El Jobo, Nicaragua), Doña Ursula Sanchez (Municipio di Santa Elena, Honduras), Esperanza Santos Sofia (Municipio di Marcala, Honduras), Fertaigo Paoline (Associazione Kaoutal, Camerun), Fuentes Wilfredo (Presidente della Red Juvenil Torogoz, El Salvador), García Magaña Irma (Dipartimento di Ahuachapán, El Salvador), Garcia Morales de la Paz Maria (Vicepresidente della Red Juvenil Torogoz, El Salvador), Guevara Silva Gloria (presidente associazione Musas, Nicaragua), Hernantez Sequeira Angela (coltivatrice comunità di Siempre Viva, Nicaragua), Hindou Oumarou Ibrahim (Coordinatrice dell’Associazione delle donne Peules autoctone ciadiane), Kaur Amarjit e Kaur Parvinder (formatrici gruppi di muto aiuto Punjab, India), Kemdigue Patricia (animatrice e formatrice ACRA in Ciad), Koumte Heleine, Moussa Mariam, Madjiromte Brigitte (studentesse, regione della Grand Sido, Ciad), Madame Marie Clemence, Madame Memoubanaja, Mademoiselle Maria Costance Dijemme (Comunità rurale di Coubalan, Senegal), Magliani Sandra (giornalista Mediaset), Michelini Ambra (Fisioterapista ACRA presso la Fondazione Bethlem, Camerun), Missingar Merci (presidente AME, Ciad), Colette Wadou (ACRA, Maroua, Camerun), Reyes Cergin (coltivatrice comunità di Zapotal, Nicaragua), Rivas Lopez Martha Lorena (presidente del gruppo di donne “La Esperanza”, Nicaragua), Sarr Aichatou (Presidentessa Associazione Stretta di Mano), Tchafene Marthe (dipendente Fondazione Bethlem, Camerun), Trentadue Tiziana (desk America latina), Wadou Colette (Segretaria ACRA, Maroua, Camerun) Foto: archivio fotografico ACRA, Marco Bottelli, Roberto Cavallini, Franco Marchetti, Paola Meloni, Gianni Pisticcio, Monica Savaresi Editing: Patrizia Canova, Matteo Ippolito Progetto grafico: Chiara Baggio Stampa: Galli Thierry Stampa, Milano © ACRA 2011
1 SO M M A R IO
Lettera del Presidente
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La condizione femminile nel mondo La lunga strada dei diritti delle donne I diritti delle donne sono diritti umani Le soluzioni per eliminare la povertà delle donne Il progresso delle donne del mondo. In cerca di giustizia
8 9 10 12 13
Lettera dell’Amministratore Delegato di ACRA Condizione della donna nei paesi in cui lavoriamo La donna in Bolivia La donna in Ecuador La donna in El Salvador La donna in Honduras La donna in Nicaragua La donna in Burkina Faso La donna in Camerun La donna in Ciad La donna in Senegal La donna in Tanzania - Zanzibar La donna in India
14 16 18 22 24 26 28 32 34 38 40 42 44
Come lavoriamo L’acqua, le risorse naturali e la donna Il cibo e la donna L’economia e la donna L’educazione e la donna La salute e la donna
46 48 70 80 92 110
Chi siamo I nostri valori e i nostri impegni Le ultime tappe
116 116 117
Bilancio d’esercizio al 31 Dicembre 2010 118 Indicatori economici 119 Relazione di certificazione della società di revisione 122 Schemi di bilancio al 31 Dicembre 2010 123 Estratto della nota integrativa al bilancio chiuso al 31 Dicembre 2010 126 Come sostenerci Ringraziamenti Fonti e bibliografia
137 138 139
, pulisco la casa dare a scuola an di i fino a ud im st pr i , rò i mie 5 di mattina ua. Io prosegui cq l’a Mi sveglio alle re e hanno ch de e en le ragazz vado a pr e e tt tu zo A an . pr te il an o prepar ntare insegn tano dico che rché vorrei dive quelle che rifiu a e la uo sc all’università pe a i rivers udi dico di risc insegnante. interrotto gli st è di diventare o gn so io m Il o. se ne pentirann di Adigro, Ciad anni villaggio 14 , im ah Br Charrafia
BILANCIO SOCIALE 2010
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stione e riguarda la ge ch ò ci e er gg le enti in più per apevoli. o alcuni strum acqua più cons di i or at um ns Da oggi abbiam ro e ntati co nto aprire un lib lta gazzi sono dive so ra è i n a; no qu la ac ll’ de re a scuo consapevole. entato che anda ire in modo più ag e e E hanno sperim ar ns pe , ma conoscere, imparare cose go Bellisario, Inza Professionale to tu ti Is te an io, insegn Nietta Bochicch
tessuti derivati produzione di la r pe o ri to ra a la possibilità e il nostro labo mercato che di un o rs ve Ho un sogno ch o zi ni agricole e ti di lama sia l’i are le attività gr te in di e nn dagli allevamen e di do mpre maggior a un numero se lla famiglia. ta izioni di vi de nd co le re ra miglio a Celia, Bolivia ome de Huanc Muraña Bartol
l 2009. ione Sociale ne az ic un m Co di o ande a al laboratori è stata una gr Mi sono iscritt ole dei media ev ap le ns e co ar zo rm iz e info re l’util are, imparare ip Per me impara ec rt pa ntare. a ro e aff a ad r cominciar ro paese si trov st opportunità pe no il e ch tà cali sulla real popolazioni lo or pán, El Salvad to di Ahuacha en m ti ar ip D agaña, Irma García M
el Naranjo, unità di Planes m co lla de a gu no molto a de A questo ruolo. So tessa della Junt e en ir id pr es co Pr ri a la a i Sono nica donn mitati e che gl arcala. Sono l’u gestione dei co lla su lta, ne vo Municipio di M io a az nd co ito la form per la se gu to se da er an av m il di o orgogliosa biano rinnovat ia comunità ab m lla e. de nti ita ab de fiducia in m avere una gran di do an tr os dim Honduras io di Marcala, ip ic un M , os a Sant Sofia Esperanz
i di seguire verse occasion di o ut av ho e one nel mio e faccio televisi che è successo ch lo ni el an qu ti a ol m m , po e, Sono mondo parte di un grup ione in tutto il ta az nti er se op no co so di i o. M a ACRA. progetti RA è stato unic r diventare soci AC te n po co di ia re liv de Bo ie viaggio in ato naturale ch no, mi è sembr ila M a a at tr en ri obiviri della l Collegio dei Pr de o br em m e Mediaset ni, giornalista Sandra Maglia A Fondazione ACR neo costituita ; con l’arrivo di zione del neem va lti co lla de zione di solo o iniziato l’estra o mi occupavo am ett bi og ab pr l ne io de a az Prim ne e da associ nne della mia cazione di sapo ri do e bb tr fa al in le ne e io ACRA io una formaz biamo seguito nte di reddito. olio dai semi; ab ’importante fo un i no r pe a diventat allora questa è outal, Camerun ssociazione Ka A , go ai rt Fe e Paolin
la se oggi ho un grazie alla scuo lo so È . re ia ud st iare i miei tre nitori ho potuto miglia e fare stud fa ia m la a tt Grazie ai miei ge tu mbine. nere attutto per le ba rmette di mante pr pe i so m e, e er ch en ro st vo so la bbiamo o virtuoso che do figli. È un circol CRA, Ciad e formatrice A ce ri at im an gue, Patricia Kemdi
ostacolo, problema, un un no so à lit ia Nord le disabi lo vivo sulla m e dell’estremo esto problema qu ; ita ho fin ia è ar Qui nella region ra et carrie nto come segr niente e la tua RA mi ha assu AC o non servi più a nd gno ora? ua pe Q . im le io utile. Il m una disabi re no se so es hé vo rc te pe sa, po pelle r ciò che vo fare qualco , valorizzati pe te ati po e ett ch sp ri ce o ve nn capito in e i disabili va tri capiscano ch Far sì che gli al società. integrati nella e re fa o on ss po merun A, Maroua - Ca CR A ia ar et gr , Se Colette Wadou
amo to ricevuto abbi Con il contribu nica con macina mecca a un o at pr m co iamo al karitè che vend cui fare l’olio di vato ca amadji. Con i ri mercato di Dan i r nostri re il maestro pe possiamo paga migliore. loro un futuro re nti ra ga e li fig iazione esidente Assoc pr , ar ng si is M Merci nni, Ciad Madri degli Alu
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Lettera del Presid
ente
Angelo Locatelli
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Quelli nelle pagine precedenti sono solo alcuni frammenti delle numerose storie ascoltate da donne che hanno lavorato con noi nel 2010. Storie di coraggio e forza, storie di donne resilienti, capaci di attivare processi di promozione personale e sociale. Donne convinte della necessità del cambiamento, dell’importanza del loro ruolo nel processo di sviluppo umano, impegnate in prima linea nelle loro comunità rurali, nei loro territori. A loro e a tutte le altre donne che, a tutte le latitudini del pianeta, si impegnano, giorno dopo giorno, con tenacia è dedicato il nostro bilancio sociale 2010, perché siamo profondamente convinti che vadano sostenute con forza e convinzione, perché a loro si debbono unire tutti quelli che lavorano per la difesa dei diritti umani, perché in esse risiedono le speranze di un futuro più equo, più giusto. Per una realtà come Acra che opera nelle aree rurali più marginali del pianeta, a contatto con le povertà estreme, che si misura con la complessità della sopravvivenza quotidiana, con la difficoltà di garantire i beni primari come acqua e cibo, lavorare a fianco delle donne è molto più che una scelta, è un dovere che ci siamo assunti e che vogliamo implementare sempre più. Attraverso i loro volti e le loro parole vogliamo raccontare il nostro intervento. Non abbiamo la presunzione di scrivere un saggio sulla condizione delle donne, ma solo di illustrare con un’attenzione particolare al genere, il nostro percorso nei paesi in cui operiamo. Declinare le nostre azioni al femminile significa accendere un faro sulla realtà delle donne che sono il vero motore di sviluppo umano.
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FEM LA CONDIZIONE
75%
MINILE NEL MON
DO
delle persone più povere al mondo sono donne
Fonte dati: vedi nota a pag. 20
2/3
90%
dei 774 milioni di adulti analfabeti sono donne
19%
reddito reinvestito
la rappresentanza
femminile nei parlamenti in
dalle donne a beneficio delle loro famiglie
termini di media mondiale
54%
la percentuale femminile dei 72 milioni di minori che non
frequentano la scuola
+1/2
più della metà delle persone affette da Hiv/Aids sono donne
A DEI LA LUNGA STRAD
DIRITTI DELLE DO
NNE
1948
Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo
1975 1979
Convenzione delle Nazioni Unite per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW)
Prima Conferenza Mondiale sulle donne - Mexico City
1980
Seconda Conferenza Mondiale sulle donne - Copenhagen
1985
Terza Conferenza Mondiale sulle donne - Nairobi
1993
Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne
1995
Quarta Conferenza mondiale sulle donne - Pechino
2000 2000
Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su donne e peacebuilding
Sessione Speciale dell’Assemblea generale ONU “Pechino+5”
2005 2006
Quinta Conferenza mondiale sulle donne - New York “Pechino+10”
Patto europeo per la parità di genere adottato dal Consiglio europeo
2010
Risoluzione del Parlamento europeo su Pechino+15: Piattaforma d’azione delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere
2011
Conferenza Mondiale delle Donne “di base” - Caracas 55^ Sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla Condizione Femminile (CSW) - New York
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sono diritti umani donne delle I diritti
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La Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne2 (Convention for
BILANCIO SOCIALE 2010
A partire dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo del 1948 fino al recente Protocollo aggiuntivo alla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, i diritti delle donne sono stato oggetti di un lento processo di espansione e ridefinizione.
the Elimination of all forms of Discrimination Against Women-Cedaw) approvata nel 1979 ha costituito la più estesa carta mondiale dei diritti delle donne e stabilito gli standard di uguaglianza a cui si riferiscono le donne del mondo. Identificando le discriminazioni più evidenti in tutte le principali aree di diritti civili economici sociali e politici, essa impegna gli Stati membri a eliminarle e a promuovere, in aggiunta, l’uguaglianza di opportunità attraverso misure positive. Nonostante sia una delle Convenzioni più ratificate dagli Stati (187 ratifiche), le riserve, le inadempienze e le violazioni sono così generalizzate che s’è reso necessario aggiungervi un Protocollo opzionale, che, dalla sua entrata in vigore nel 2001, consente ad associazioni non governative e ad individui di denunciare le violazioni esistenti nei diversi stati alla apposita Commissione, la quale è a sua volta abilitata a condurre indagini sul caso e a formulare raccomandazioni al governo responsabile. Conferenza Mondiale sui Diritti Umani di Vienna (1993)3 Fino alla Conferenza di Vienna del 1993, i diritti umani garantiti dalla Dichiarazione Universale e dalle principali Convenzioni Onu sono stati, tuttavia, interpretati in modo tale che le violazioni dei diritti delle donne che avvengono in famiglia tra “privati” individui sono state rese invisibili e considerate come al di là della supervisione dello stato.
Mariagrazia Rossilli1
Solo dall’approccio nuovo e dalla riconcettualizzazione operata nella Conferenza Mondiale sui Diritti Umani di Vienna (1993) che nella Dichiarazione conclusiva afferma esplicitamente, per la prima volta nella storia, che “i diritti umani delle donne e delle bambine sono un’inalienabile, integrale ed indivisibile parte dei diritti umani universali”, scaturisce il riconoscimento delle forme specifiche di violenza contro le donne come violazione dei loro diritti umani. IV Conferenza Mondiale delle Donne di Pechino (1995) Sulla scia dell’affermazione della Dichiarazione di Vienna sull’indivisibilità dei diritti umani delle donne, il Programma d’azione della IV Conferenza Mondiale delle Donne di Pechino riconoscendo i diritti sessuali e riproduttivi delle donne come parte integrante dei loro diritti fondamentali, rappresenta un punto d’arrivo carico di potenzialità e promesse, purtroppo ampiamente tradite sia nella implementazione da parte di molti governi nazionali che negli stessi Programmi d’Azione approvati nelle successive Conferenze di Pechino+5 e Pechino+10. La Piattaforma d’Azione approvata dalla Conferenza di Pechino è il testo politico più rilevante e tuttora più consultato dalle donne di tutto il mondo. È a Pechino che i movimenti di tutto il mondo hanno affermato la propria pretesa di “guardare il mondo con occhi di donna” e hanno proclamato che “i diritti delle donne sono diritti umani”. Le parole chiave della conferenza, “punto di vista di genere”, “empowerment”, “mainstreaming”, sono entrate nel dibattito femminista, e anche, con risultati alterni, in quello dei governi.
1. Mariagrazia Rossilli, sociologa, si occupa di studi di genere in particolare relativi alle politiche dell’Unione Europea e alle politiche internazionali. È autrice di pubblicazioni in varie lingue su queste tematiche. Ha insegnato nel Master in Pari Opportunità dell’Università Statale di Milano e insegna nell’analogo Master dell’Università Roma Tre. Ha un contratto all’Università di Parma. Testo “I diritti delle donne sono diritti umani” è tratto dal sito http://w3.uniroma1. it/donneepolitica 2. Adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1979. Entrata in vigore internazionale il 3 settembre 1981. Stati Parti al 1° luglio 2011: 187 3. Dal 14 al 25 giugno 1993, si è tenuta a Vienna la Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sui Diritti Umani alla cui conclusione i rappresentanti di 171 Stati, hanno approvato, con votazione unanime, una Dichiarazione e un Programma d’Azione per la promozione e la tutela dei diritti umani nel mondo.
Gender mainstreaming Nel corso degli anni ’90, quindi, si è venuta affermando l’idea che per la tutela dei diritti delle donne non è sufficiente il divieto di discriminazione di sesso e il riconoscimento dell’uguaglianza dei diritti, sanciti nella Dichiarazione Universale e nei successivi trattati, ma occorre anche garantire i diritti umani propri delle donne in quanto differenti nei loro corpi e nella loro soggettività e rileggere in una prospettiva di genere i diritti umani e le libertà fondamentali. L’idea dell’integrazione della prospettiva di genere (gender mainstreaming) porta a una rinnovata visione di universalismo dei diritti che sfida anche la pretesa che i diritti umani delle donne possano essere limitati o sacrificati dal rispetto di pratiche religiose o di tradizioni culturali relative al ruolo femminile nella società. In opposizione alla legittimazione delle più gravi violazioni dei diritti individuali delle donne e finanche delle più orribili violenze sul loro corpo (mutilazioni genitali femminili) in nome dei diritti culturali collettivi della comunità, si sta facendo strada a livello internazionale una rilettura dei diritti umani universali attraverso la prospettiva di genere,
consentendo di rivisitare il rapporto tra uguaglianza e differenza e di recuperare per questa via universalismo giuridico e orizzonte della differenza di sesso-genere. Ad onta dei progressi, la strada per il rispetto dei diritti umani delle donne rimane ancora lunga e tutta in salita, non solo nei paesi meno sviluppati, ma anche nel cuore della civilissima Europa. Basti pensare alle violazioni dei diritti fondamentali delle donne che avvengono in Europa, come le percentuali di donne che subiscono violenze domestiche nei paesi dell’UE (una su cinque nella media UE) drammaticamente ci ricordano. Benché tanto rimanga da fare perché il rispetto dei diritti umani divenga realtà nell’intero pianeta, l’elaborazione attraverso trattati internazionali di standard di diritti civili politici economici sociali e culturali ha fornito e fornisce alle donne del mondo strumenti e linguaggi per rivendicare anche a livello nazionale il soddisfacimento dei propri bisogni e, innanzi tutto, il rispetto della propria dignità e libertà.
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la p o ver tà eliminare per ni o Le so lu zi delle donne
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Nel Documento conclusivo 51ª commissione ONU sullo status delle Donne (CSW)4 si indica tra le soluzioni proposte per eliminare la povertà quella per cui bisogna partire dal presupposto che è opportuno e doveroso consentire alle donne e alle loro famiglie di uscire da questa situazione creando opportunità di lavoro dignitoso che permetta loro di svolgere un’attività produttiva e giustamente remunerata in condizioni di libertà, sicurezza e dignità umana. Quando un paese permette e favorisce l’istruzione sia degli uomini che delle donne, la produttività economica raggiunge livelli migliori, la mortalità infantile e materna diminuisce, vengono promossi lo sviluppo e l’innovazione con conseguente miglioramento delle prospettive di salute ed educazione. Fornire, poi, alle donne, agli uomini e ai bambini le cure sanitarie base e l’alimentazione per la sopravvivenza è una delle strategie centrali per ridurre la povertà e promuovere la crescita economica. Molte società hanno invece istituzioni e prassi comunemente utilizzate per limitare l’accesso delle donne alle risorse e agli impianti produttivi. Tra gli esempi: proprietà terriera, servizi finanziari e controllo dell’amministrazione per l’impiego nei settori privati e pubblici. È necessario, secondo le indicazioni del “Documento conclusivo della 51° commissione ONU”, un impegno simultaneo e coordinato del governo e delle amministrazioni
Documento conclusivo 51ª commissione ONU locali, allo scopo di compensare i fallimenti del mercato fornendo opportunità di equo scambio ed investimento nelle risorse in modo da ottenere il maggior valore aggiunto a livello sociale. Se le amministrazioni pubbliche si operassero per dar vita a programmi di sostegno per migliorare l’equità nell’uso e l’uguaglianza nello sfruttamento dell’acqua, della sanità, dei trasporti, dello sviluppo rurale e urbano, dell’energia e dello sviluppo privato si favorirebbe una generale diminuzione della povertà. Ad esempio, lo sviluppo delle infrastrutture era stato visto come un’innovazione utile per entrambi i sessi, poi col tempo e con lo studio dei progressi ottenuti nei progetti intrapresi nell’Africa subsahariana, si è rilevato che gli uomini e le donne hanno diversi bisogni e differenti possibilità di trasporto: necessitano, quindi, di interventi mirati. È importante la cooperazione delle donne e delle minoranze nell’organizzazione dei progetti. La parità di partecipazione di uomini e donne a tutte le fasi dello sviluppo economico e sociale costituisce, infine, un prerequisito per la realizzazione della giustizia di genere. Questo obiettivo può essere attuato incitando l’inserimento in ruoli di decision-making, ma soprattutto sollevando le donne da incombenze quali l’approvvigionamento dell’acqua, il lavoro nei campi e il trasporto a piedi di beni. In questo senso si eviterebbe che il processo di femminizzazione dei lavoratori poveri continui ad essere un problema quotidiano per le generazioni future.
4. La Commissione sullo stato della donna (CSW) è una delle commissioni del Consiglio Sociale ed Economico delle Nazioni Unite (ECOSOC), istituita nel 1946 come organismo parallelo alla Commissione sui Diritti Umani allo scopo di fornire contributi per sviluppare le tematiche di uguaglianza, di diritti umani delle donne, di prospettive di genere. Una pietra miliare nella storia della CSW è rappresentata dalla Convenzione sull’Eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), adottata nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dal 1980 la CSW ha avviato l’approfondimento sui temi del lavoro, educazione e salute ed ai relativi programmi di sviluppo. Negli anni novanta, un altro fondamentale risultato è stato raggiunto con la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne e, nel 1995, con l’organizzazione a Pechino della IV Conferenza mondiale sulle donne, che ha rappresentato un notevole passo avanti nell’agenda globale per l’uguaglianza di genere ed i diritti umani.
nd o . d o nne del m o delle o gress Il pr o In cerca di giustizia “Il progresso delle donne del mondo. In cerca di giustizia” è il primo importante rapporto elaborato da UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite istituita nel luglio 2010 dall’Assemblea Generale per promuovere l’uguaglianza di genere, l’empowerment e la tutela dei diritti umani delle donne. Secondo il Direttore Esecutivo di UN Women, Michelle Bachelet, il rapporto ha l’obiettivo di “sollecitare un’azione decisa da parte dei governi e della società civile affinché mantengano i loro impegni e accelerino la conquista dei diritti delle donne in tutto il mondo”. Sebbene in 139 Paesi l’uguaglianza di genere sia garantita a livello costituzionale, le donne continuano a subire ingiustizie, violenze e disuguaglianze, tra le mura domestiche come sul posto di lavoro. Il problema fondamentale individuato nel rapporto è che, in molti Paesi, le donne sono escluse dalle garanzie dello stato di diritto.
In ogni regione del mondo, esistono leggi che discriminano apertamente le donne in relazione alla proprietà, alla famiglia, al lavoro e alla cittadinanza Troppo spesso, inoltre, le istituzioni giudiziarie, inclusi i tribunali e la polizia, negano ogni forma di giustizia alle donne.
Primo rapporto el
omen aborato da UN W
A tal proposito, il rapporto fornisce alcuni dati significativi:
• nonostante le violenze domestiche siano considerate illegali in 125 Stati, 603 milioni di donne vivono in Paesi dove queste non sono considerate un crimine;
• 127 Paesi non criminalizzano in maniera esplicita lo stupro all’interno del matrimonio;
• il 53% delle donne è impiegato in lavori rischiosi; • in 50 Paesi, l’età minima necessaria per contrarre matrimonio è più bassa per le donne che per gli uomini;
• a parità di prestazione lavorativa, le donne sono
pagate mediamente tra il 10 e il 30% in meno rispetto agli uomini. Tra le misure proposte per far fronte a tale situazione figurano: l’abrogazione delle leggi che discriminano le donne; l’inserimento di un maggior numero di donne nelle istituzioni legislative, governative, giudiziarie e nelle forze dell’ordine; la creazione di “sportelli” dove le donne possano accedere ed ottenere giustizia, servizi legali e sanitari; il sostegno alle organizzazioni di donne che offrono servizi legali. Il rapporto conclude affermando che:
“cambiando la legge e dando alle donne un reale sostegno perché sia fatta giustizia, possiamo cambiare la società e assicurare a uomini e donne una vera uguaglianza di genere per il futuro”
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DELLE DONNE LA CONDIZIONE DI SVILUPPO NEI PAESI IN VIA
RA
AC ratore Delegato di
ist Lettera dell’Ammin Elena Casolari
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Se la condizione della donna a livello mondiale dimostra con chiarezza quanto strada ci sia ancora da compiere per riuscire a raggiungere una reale equità di genere, la condizione nei paesi in via di sviluppo dove ACRA lavora da più di 40 anni è ancora più preoccupante e grave. In molti paesi, negli ultimi anni, sono sorti molti movimenti dal basso, associazioni di difesa dei diritti e di lotta alle discriminazioni e anche i governi si sono mossi varando normative volte all’“empowerment” femminile e all’equità di genere, ma il cammino da compiere è ancora lungo e richiede l’impegno e lo sforzo congiunto di attori diversificati, compito a cui - dal nostro punto di vista - le realtà di cooperazione come la nostra non possono nè devono sottrarsi. Per comprendere il lavoro che ACRA compie accanto alle donne, crediamo sia importante offrire un - seppur breve e sintetico - quadro di riferimento dei diversi paesi in relazione alla condizione femminile. Per la complessità dell’argomento, tale contestualizzazione non ha, nè potrebbe avere, alcuna pretesa di esaustività e di approfondimento. Piuttosto vuole offrire alcuni dati quantitativi e qualitativi di riferimento che consideriamo importanti per una migliore comprensione del nostro intervento e del ruolo che cerchiamo di avere, in ogni progetto, a fianco delle comunità rurali e delle associazioni di base.
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2010: IL U P P O U M A N O SV E O LL SU TO R A N ZA D I G E N E R RAPPO LI G A U G U IS D I IN D IC E D IN T R O D O T TO L’ Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2010 (United Nations Development Programme - UNDP) presenta tre nuove misurazioni che integrano il tradizionale Indice di Sviluppo Umano (ISU), fino a ora basato su salute, istruzione e reddito. Le nuove misurazioni sono l’ISU corretto per Disuguaglianza, l’Indice della Disuguaglianza di Genere e l’Indice Multidimensionale della Povertà.
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“Queste nuove misurazioni - ha affermato il coordinatore del Rapporto, Jeni Klugman - costituiscono degli importanti progressi metodologici che possono dare risalto ai problemi e ai successi in un Paese e contribuire allo sviluppo di idee e politiche che possono migliorare le vite delle persone”. L’Indice della Disuguaglianza di Genere misura i mancati risultati dovuti alle disparità di genere nel campo della salute riproduttiva, dell’empowerment e della partecipazione alla forza lavoro.
Indice di Disuguaglianza di Genere
I
Partecipazione alla forza lavoro delle donne adulte (15+ anni)
HONDURAS 0,634
Tasso di alfabetizzazione
I
Ruolo politico delle donne
36%
18%
dei deputati
280 decessi
80,2%
Mortalità materna legata al parto (su 100.000 nascite)
NICARAGUA 0,648
EL SALVADOR 0,630
I 47%
20,7%
dei deputati
I 40%
19%
dei deputati
170 decessi
67,8%
170 decessi
79,6%
ECUADOR 0,624
I 54% 89,7%
32,3%
dei deputati
210 decessi
BOLIVIA 0,649
I 68% 80,7%
SENEGAL 25,4%
dei deputati
290 decessi
0,689
I 63%
22,7%
dei deputati
980 decessi
29,2%
FONTI RELATIVE AI DATI STATISTICI: CIA the World Factbook 2010 - UNICEF Comitato italiano, Adolescenza. Il tempo delle opportunità (Roma, 2011) UNFPA, The maternal health thematic fund. Annual report 2010 (2010) - UNDP, United Nations Development Programme, Annual report 2010 (2010) - ILO, Economically Active Population Estimates and Projections 1980-2020. 5th edition (revision 2008) - UNICEF Updated values of GII using new maternal
• La disuguaglianza di genere varia notevolmente da una na-
• Le società che in base all’IDG mostrano il rapporto più
•
•
•
zione all’altra - le perdite dovute alla disuguaglianza di genere vanno dal 17% dei Paesi Bassi all’85% dello Yemen. Le 10 nazioni con la minore uguaglianza di genere (in ordine decrescente) sono Camerun, Costa d’Avorio, Liberia, Repubblica Centrafricana, Papua Nuova Guinea, Afghanistan, Mali, Niger, la Repubblica Democratica del Congo e lo Yemen, con un IDG medio pari a 0,79. Il Qatar è il più lontano dall’uguaglianza di genere fra i paesi ad alto ISU; fra i paesi a basso ISU il Burundi è il più vicino all’uguaglianza di genere, lo stesso vale per la Cina nel gruppo dei paesi a medio ISU.
equilibrato fra i sessi sono i Paesi Bassi, la Danimarca e la Svezia. L’Italia è al nono posto. Paesi con una distribuzione disuguale dello sviluppo umano sperimentano anche un’elevata disuguaglianza tra donne e uomini, e paesi con un’elevata disuguaglianza di genere sperimentano una distribuzione disuguale dello sviluppo umano. Fra i paesi che ottengono risultati estremamente scadenti in entrambe le categorie ci sono la Repubblica Centrafricana, Haiti e il Mozambico.
MO in cui LAV O R IA paesi nei nna o d c o ndi zi o ne della
BURKINA FASO n.p.
n.p. 15,30%
dei deputati
I 78%
17
CIAD
700 decessi
14,30%
dei deputati
I 72%
1.500 decessi
12,8%
15,2%
INDIA 0,721
I
34%
10,8%
dei deputati
450 decessi
47,8%
I valori dell’Indice di Disuguaglianza di Genere vanno da 0 = perfetta uguaglianza a 1 = disuguaglianza totale
ZIBAR)
TANZANIA (e ZAN
CAMERUN 0,744
I 53% 59,8%
13,9%
dei deputati
1.000 decessi
n.p.
I 87%
36%
dei deputati
950 decessi
62,2%
mortality ratio estimates from 2008 ( 2010) - United Nations, World Marriage shown refer to the latest year available in the period 1990 to 2008 (2008) WHO, Maternal Mortality in 2005: Estimates prepared by WHO, UNICEF, UNFPA and the World Bank (Geneva, 2007).
La donna in BOLIVIA
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Il Processo di cambiamento attivato da Evo Morales e che ha portato a una nuova Costituzione, ha coinvolto anche la riaffermazione dei diritti delle donne e l’ampliamento di questi ad ambiti di esercizio di cittadinanza che prima non esistevano. La parità è un concetto ormai posizionato come riferimento simbolico, non più marginalizzabile nel campo pubblico per la legittimità che ha assunto negli spazi di discussione. Questa rivendicazione simbolica non ha peró ancora scosso le radici di radicamento del machismo, nè lo ha destabilizzato come pratica quotidiana che paralizza le donne come attori politici e sociali.
zione totale de 10.031.000 popola 50% sono donne
Dal punto di vista politico, con il governo Morales, è stata emanata una legge che prevede la parità numerica nella rappresentanza politica Questo in teoria, perché in Bolivia esiste la figura dei supplenti, formalmente eletti, ma che ricoprono l’incarico solamente se manca il titolare. Per cui le donne che esercitano realmente incarichi politici (ad esempio in Parlamento) sono molte meno degli uomini. Da segnalare comunque che la presenza di donne nella vita politica sta aumentando (al momento ci sono 8 ministre su 20). Il ruolo sociale della donna boliviana è sempre stato subalterno a quello dell’uomo, in quanto questi era visto come il generatore delle risorse finanziarie della famiglia. Ora si sta ridefinendo il ruolo della donna, in particolare per il riconoscimento del triplice ruolo che copre: moglie, madre e lavoratrice, per cui si valorizza quel che la donna fa per la famiglia.
l paese
19 Le donne in ambito rurale partecipano alle attività lavorative familiari. Generalmente c’è una ripartizione tradizionale nel tipo di attività, ad esempio si occupano più degli animali e meno dell’agricoltura (anche se poi partecipano alle grandi attività di semina e raccolta). Nelle zone di migrazione temporale (altipiano e parte delle valli), quando il marito parte per diversi mesi, la donna si occupa di tutte le attività agro-pecuarie, per cui diventa il vero sostegno della famiglia. In città le donne hanno un importante ruolo come commercianti, per cui molte volte gestiscono le risorse finanziarie della famiglia (anche perché spesso i mariti non permangono stabilmente nella famiglia o hanno problemi di alcolismo). Come si evince dai dati, 19,35% in ambito urbano e 37,91% in ambito rurale, le donne hanno un più alto tasso di analfabetismo, legato all’abitudine, negli anni passati, di incaricarle di prendersi cura dei fratelli più piccoli, per cui abbandonavano la scuola dopo pochissimi anni o non ci andavano per niente.
Ora questa tendenza, sebbene sempre presente, si è ridotta molto, anche per la politica dello Stato di fornire pasti gratis ai bambini e bambine che frequentano la scuola (per cui c’è un incentivo a mandarli, per non gravare sull’economia familiare).
Ultimamente le donne hanno costituito vari movimenti sociali di rivendicazione dei loro diritti che si sono via via ridefiniti alla luce degli sviluppi del contesto sociopolitico Le donne hanno anche creato nuove forme di mobilizzazione per cambiare la situazione di vulnerabilità in un processo di accrescimento del potere, della responsabilità e dell’autodeterminazione.
La donna in BOLIVIA
Contributo di crespo pilar uriona ación Tierra Presidente Fund
to Approfondimen
Disuguaglianza di sesso e diritto alla terra in Bolivia
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Uno degli obiettivi definiti nel Piano Nazionale di Sviluppo per l’Uguaglianza di Opportunità per il 2008-2012 prevede di coinvolgere lo Stato Boliviano nello sviluppo delle azioni orientate ad assicurare condizioni per l’esercizio pieno dei diritti economici, produttivi e del lavoro delle donne, perché possano raggiungere una maggiore autonomia. Promuovere, quindi, il loro acceso alla terra alle stesse condizioni degli uomini dovrebbe essere uno dei pilastri attorno a cui articolare la politica economica nel Paese. Però, modificare gli aspetti istituzionali e legali senza promuovere parallelamente un cambio culturale che promuova la revisione delle relazioni patriarcali in tutte le loro manifestazioni non serve a molto. Quel che si dovrebbe ottenere è modificare un sistema di stratificazione che assume la forma di un sistema ingiusto di potere, a partire da una diversa percezione del valore delle donne rispetto agli uomini.
L’analisi della evoluzione normativa del riconoscimento dei diritti delle donne nell’accedere alla terra è una situazione esemplificativa per capire dinamiche più generali. In particolare nel vedere come le riforme legali in materia agricola corrispondano a processi di revisione delle relazioni di potere in Bolivia. È importante chiedersi quindi se l’evoluzione normativa in materia di riconoscimento dei diritti agricoli a favore delle donne risponde o meno ad iniziative di cambio promosse dalle donne della zona rurale, come risultato del loro processo di acquisizione di potere. Uno studio della situazione delle donne nell’ambito della proprietà della terra deve analizzare quindi le conquiste in tema di costruzione di nuovi meccanismi di regolamentazione della proprietà agricola, considerando i dati che si riferiscono all’ottenimento di titoli di proprietà, a partire dal momento della applicazione delle nuove norme di redistribuzione delle terre.
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Però è necessario analizzare anche i principi culturali che definiscono le forme di accesso alla proprietà della terra, considerando gli usi tradizionali che possono rendere più difficile l’esercizio del diritto delle donne a possedere questa risorsa. Il riferimento al carattere sociale del diritto agricolo implica promuovere la equità fra uomini e donne nell’accesso e nel possesso della terra, ma obbliga anche a considerare questa risorsa in modo integrale, ossia prendendo in considerazione le particolarità sociali, culturali, ambientali economiche e di sviluppo rurale che la accompagnano. Occuparsi della dinamica della creazione del consenso o meno relativamente al diritto di poprietà della terra e il
diritto delle donne ad accedervi, permette di non perdere di vista il sottile confine fra la marginalità e l’esclusione (intesa come impossibilità di esercitare i diritti fondamentali, applicando la discriminazione in base al sesso) e la relazione fra questa e la disuguaglianza come elemento radicato nella percezione culturale che definisce le donne come soggetti vulnerabili. La principale sfida quindi è valorizzare i progressi legali (inclusi nella Legge di Recupero Comunitario e nella stessa Costituzone Politica dello Stato) che sottintendono il riconoscimento delle donne come soggetto político, sociale, economico attivo e come attore di sviluppo.
La donna in EC UA D O R
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In generale, nascere donna in Ecuador significa dover partire da una situazione di svantaggio dal punto di vista delle possibilità di sviluppo umano. Nonostante negli ultimi decenni le donne abbiano migliorato sostanzialmente il proprio accesso all’educazione e alla formazione in ambiti specifici e tecnici, la popolazione economicamente attiva femminile dell’Ecuador soffre ancora di un trattamento discriminatorio nei confronti degli uomini: solo il 40% ha un impiego remunerato e, in media, la retribuzione delle donne per ora lavorata corrisponde al 75% della retribuzione degli uomini.
zione totale de 13.775.000 popola 50% sono donne
Questo dato dipende fondamentalmente da condizionamenti di tipo culturale che ancora persistono e che tendono ad identificare la forza lavoro femminile come secondaria e complementare a quella maschile. L’occupazione prevalente tra le donne ecuadoriane è il servizio domestico. La società ecuadoriana assegna alla donna un ruolo fondamentalmente incentrato sulla cura della casa, dei figli e della famiglia in generale. Fin da giovanissime: l’età media delle donne al momento del loro matrimonio è di 20 anni e quasi il 50% della popolazione femminile (che corrisponde principalmente alle zone rurali, indigene ed afrodiscendenti) partorisce il primo figlio prima dei 20 anni. Per quanto riguarda la loro partecipazione politica ed il coinvolgimento nelle istituzioni, si è apprezzato un notevole miglioramento negli ultimi anni, grazie anche a specifiche leggi elettorali che fanno si che nelle liste dei candidati vi siano consistenti “quote rosa”.
l paese
La percentuale delle donne presenti nel Congresso Nazionale (organo legislativo del paese) è poco meno del 40%. Ciononostante, la partecipazione all’amministrazione pubblica a livello capillare nel territorio del paese, in ambiti in cui le quote rosa sono meno influenti, è più bassa; nel paese appena il 23% dei presidenti delle Juntas Parroquiales ed il 18% dei Prefetti sono donne.
Le donne rivestono un ruolo indispensabile, facendosi carico anche del sostentamento economico della famiglia L’esperienza dei nostri progetti ci insegna che le donne rivestono un ruolo indispensabile e danno un contributo fondamentale nei processi di sviluppo umano. Il loro ruolo di amministratrici della casa e con l’incarico di soddisfare i bisogni della famiglia, fa sì che un miglioramento nelle condizioni economiche e sociali della donna si rifletta immediatamente nel miglioramento delle condizioni di vita di tutta la famiglia. Spesso le donne si fanno carico anche del sostentamento economico della famiglia e sono disposte a sacrifici immani. Un fenomeno che ha assunto dimensioni importanti, soprattutto nell’ultimo decennio, in Ecuador è l’emigrazione.
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Molte donne decidono di emigrare verso un altro paese in cerca di una vita ed un futuro migliore per sè e per i propri figli; nella maggior parte dei casi questa è una decisione dolorosa, che implica l’abbandono dei familiari ed un viaggio verso un mondo ignoto.
Tra il 2001 e il 2007 le donne ecuadoriane immigrate in Italia legalmente sono state quasi 60.000 La presenza delle donne ecuadoriane in Italia nel 2007 era più del doppio di quella degli uomini. Se si considera che da almeno 10 anni le rimesse degli emigrati sono la seconda fonte di ingresso di divisa in Ecuador, dopo la vendita del petrolio, non è difficile capire quanto il contributo delle donne ed il loro sacrificio siano importanti per il Paese.
La donna R in EL SALVADO
Nella società salvadoregna persistono disuguaglianze nell’esercizio dei diritti fra uomini e donne. Le aree dove queste disuguaglianze sono più strutturate sono: la partecipazione politica, la partecipazione alle attività economiche, la sanità e la violenza contro le donne.
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Nel rapporto sui diritti umani nel paese del 2009, che tradizionalmente viene elaborato dall’Istituto dei Diritti Umani della UCA (IDHUCA), si afferma che: “Il rispetto dei diritti umani delle donne è un compito in sospeso in El Salvador.” Nell’utilizzo di espressioni “politically correct” è iniziata a ricorrere frequentemente l’espressione “gender sensible”; peró, di fatto, la società salvadoregna continua ad essere maschilista. I principali scompensi si trovano nelle disuguaglianze originate per ragioni di genere, come dimostra la differenza fra donne ed uomini in termini di scolarizzazione, occupazione, differenziali salariali e partecipazione femminile nel settore pubblico.
zione totale del 6.194.000 popola 53% sono donne
Le donne costituiscono il 40,1% della popolazione economicamente attiva (PEA) e si calcola che il valore economico del lavoro domestico non pagato (di cui l’80 % corrisponde al lavoro femminile) sia equivalente ad un 21,7% del PIL. Il 64% delle donne del Salvador lavorano nell’economia informale, intesa come autoimpiego, lavoro irregolare nelle microimprese, lavoro non pagato e i servizi domestici e producono l’80 % della ricchezza del paese.
In qualsiasi settore siano impiegate le donne, i salari femminili sono in media l’11,9% inferiori a quelli maschili In Salvador esiste anche un forte squilibrio anche per quel che riguarda l’accesso alle terre agricole da parte delle donne. Per esempio si calcola che nelle zone rurali l’82% dei nuclei familiari con uomini come capi famiglia posseggono un appezzamento, mentre solo il 65% delle famiglie con donne capo famiglia ha terra propria. Inoltre quando alle donne si danno appezzamenti di solito sono meno produttivi e più piccoli, in media 3.500 m2 per le donne mentre sono in media 5.000 m2 per gli uomini.
Se si pensa che il 36,8% dei nuclei familiari nelle zone urbane ed il 29,8% nelle zone rurali ha una donna come capofamiglia, appare evidente quanto l’iniqua distribuzione delle terre possa incidere in modo significativo sulla povertà di interi nuclei familiari. L’indice globale di disparità economica del Foro Economico Mondiale afferma che le principali differenze tra uomini e donne sono nel campo politico, infatti la rappresentanza politica e istituzionale di quest’ultime oscilla fra il 10 ed 15%, a secondo dei campi, ma in ogni caso è sempre di gran lunga inferiore al 53% che rappresenta la percentuale di donne del paese.
Gravissimi sono anche i dati dell’Istituto Salvadoregno di Sviluppo delle Donne per quanto riguarda la situazione della violenza contro le donne Purtroppo gli indicatori di violenza evidenziano un vero e proprio disagio. Infatti, fra le donne separate o conviventi, una su due ha sofferto qualche tipo di violenza e una donna ogni dieci ha subito violenza sessuale. Per questa ragione il Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione contro la Donna delle Nazioni
paese
Unite ha invitato lo Stato del Salvador ad adottare: “un approccio integrale per affrontare la violenza contro le donne e le bambine […] supervisionando l’applicazione della legislazione vigente per quanto riguarda i delitti di violenza contro le donne, assicurando che le donne e bambine vittime di atti di violenza possano ottenere una protezione efficace e che gli autori di questi atti siano giudicati e condannati e non abbiano impunità […] che si garantisca la formazione dei funzionari pubblici, in modo particolare le forze dell’ordine, dei funzionari del sistema giudiziario e dei prestatori di servizi sanitari, in aspetti di genere, soprattutto per quanto riguarda la violenza contro le donne […] che si prendano misure per modificare gli atteggiamenti sociali e culturali che sono la causa della maggioranza delle forme di violenza dirette contro le donne, specialmente gli omicidi dovuti a pregiudizi di genere”5. I femminicidi sono considerevolmente aumentati negli ultimi anni, passando da 195 casi nel 1999 a 511 nel 2009. Segnale quest’ultimo, talmente preoccupante e grave da portare lo stesso Comitato a richiedere allo Stato salvadoregno di dichiarare nella Costituzione il principio di non discriminazione nei confronti della donna. Il Comitato ha inoltre espresso preoccupazione per la situazione di povertà in cui vivono le donne, soprattutto nelle zone rurali e peggio ancora quelle appartenenti a popolazioni indigene.
5. Comité para la Eliminación de la Discriminación contra la Mujer. Observaciones finales del Comité para la Eliminación de la Discriminación contra la Mujer: El Salvador
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La donna in HONDURAS
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Una tendenza molto evidente in Honduras è quella di coinvolgere le donne in tutte le sfere della vita sociale come l’economia, la politica, la sanità e l’educazione. Purtroppo questo coinvolgimento significa più responsabilità, ma non necessariamente è un miglioramento della qualità della vita delle donne e neppure una più adeguata divisione delle responsabilità e del lavoro, sia in casa che a livello pubblico. Le politiche di genere governative hanno portato alla formulazione del Piano di Pari Opportunità. Attualmente è in piena esecuzione il secondo di questi piani, anche se la valutazione del primo ha dimostrato che c’è ancora molta strada da percorrere per raggiungere una reale parità di diritti. Nel settore rurale, pur essendoci già maggior consapevolezza di equità di genere non si può ancora affermare che si sia realizzato un cambiamento dei ruoli di genere tradizionali. Nelle famiglie contadine le persone svolgono ruoli diversi che determinano la distribuzione del loro tempo. Gli uomini dedicano la maggior parte del loro tempo ad attività produttive e pubbliche, mentre le donne dividono il loro tempo fra l’attenzione ai figli e alla famiglia e le attività produttive domestiche (allevamento di animali da cortile, coltivazione degli ortaggi...) e perciò dispongono di pochissimo tempo per se stesse e per altre attività pubbliche. Pur esistendo leggi che regolamentano l’accesso delle donne alla terra6, in Honduras i livelli di attribuzione della stessa alle donne è abbastanza ridotto.
zione totale del 7.615.000 popola 50% sono donne
Solo l’1% delle donne contadine sono legalmente proprietarie di appezzamenti agricoli Questo si deve soprattutto al fatto che le autorità non applicano le disposizioni legali. Inoltre, per ragioni culturali, non si riconosce alla donna il ruolo di produttrice agrícola (attività nella quale invece è impegnata una percentuale altissima) e la maggioranza delle donne non ha le risorse economiche nè i documenti necessari per ottenerne la proprietà.
Le donne ricevono meno del 24% delle terre distribuite dall’Istituto Nazionale Agrario In generale le donne In Honduras vivono in condizioni di maggiore povertà, con salari molti limitati (in media del 20% inferiore a quello degli uomini) e con un accesso insufficiente ai servizi sanitari di base e partecipano meno degli uomini ai programmi di formazione e all’educazione formale. La maggioranza delle donne con meno di un anno di studio e con educazione primaria incompleta guadagna meno del salario minimo necesario per coprire le necessità alimentari.
paese
Così, sebbene le donne abbiano bisogno di un’alimentazione speciale soprattutto durante la gravidanza e l’allattamento, in molti casi ricevono meno cibo e di minor qualità degli uomini e perciò sono più vulnerabili alle malattie. A ciò si aggiunge il fatto che l’emigrazione e la crisi economica generano un maggior carico di incombenze alle donne che assumono sempre più il ruolo di capo famiglia. Attualmente il 29,15% delle famiglie in Honduras hanno una donna come capo famiglia. Un altro aspetto problematico è legato alle violenze subite dalle donne: il 15,8 % di età superiore ai 14 anni afferma di essere stata maltrattata fisicamente almeno una volta. Nel 67% dei casi la violenza è stata commessa dal coniuge, compagno o fidanzato. Di tutte le donne che hanno sofferto un’aggressione da parte del proprio partner solo il 37,7% ha cercato qualche tipo di assistenza. Il 33% delle donne dichiara di aver subito qualche tipo di abuso prima di compiere 15 anni di vita7. Pur essendo una componente importante della società, le donne partecipano poco ai processi decisionali a livello locale, municipale e nazionale. Il loro ruolo politico è piuttosto limitato: solo il 7,7% dei sindaci e il 14% dei deputati sono donne.
6. Como la Ley para la Modernización y Desarrollo del Sector Agrícola, Ley de Igualdad de Oportunidades para las Mujeres Hondureñas, entre otras. 7. Diagnóstico sobre la Violencia intrafamiliar y sexual en Nicaragua 2008, Policía Nacional/ Comisaría de la Mujer y la Niñez/ PNUD.
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La donna A in NICARAGU
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Le donne del Nicaragua sono circa il 50% della popolazione totale e ultimamente sono entrate in pieno nella fase accelerata della transizione demografica, che si caratterizza con un miglioramento del loro ruolo nella famiglia e della loro occupazione in generale.
Rappresentano il 45% della popolazione economicamente attiva e nel 37% dei casi hanno il ruolo di capofamiglia La femminilizzazione dei capi famiglia è in gran parte dovuta all’emigrazione e sta profondamente cambiando la fisionomia dei nuclei familiari. In molte aree del paese aumentano significativamente le famiglie estese in cui le nonne assumono un ruolo di primaria importanza e nelle quali significativo e importante è il sostegno inter-generazionale.
Benchè il guadagno mensile sia del 36,4% inferiore rispetto a quello degli uomini, l’impiego delle donne nel mondo del lavoro ha evitato un aumento della povertà
zione totale del pa 5.822.000 popola e 50,5% sono donn
La crescente partecipazione delle donne nella forza lavoro retribuita, (anche se le “casalinghe” continuano ad essere la principale categoria d’impiego femminile), il rafforzamento della loro posizione in alcuni aspetti dell’occupazione e i più elevati livelli di istruzione, non hanno però fatto sì che le donne potessero uscire completamente dalla loro condizione di “economia della povertà” caratterizzata dall’autoimpiego, da professioni non qualificate e dal micro commercio, tutte attività a bassa produttività e di basso reddito, insufficienti per coprire le necessità alimentari basiche delle famiglie. Questo è dovuto anche al fatto che benché rappresentino una forza lavoro molto significativa, le donne sono propietarie solo del 13 % degli appezzamenti agricoli e benchè rappresentino il 52% dei clienti di microcredito in ambito rurale e il 55% in ambito urbano, ricevono solo tra il 21 e il 38% dei fondi. Anche se il mercato del lavoro per le sue carenze e pregiudizi di genere non ha contribuito ad accelerare il processo di empowerment femminile, forte è stato comunque l’impegno delle donne nel cercare di creare alcune condizioni di base per evitare la trasmissione intergenerazionale della povertà, anche se non sempre sono riuscite a migliorare globalmente il loro benessere.
In ogni caso, la maggior parte delle donne del Nicaragua, a prescindere delle politiche pubbliche e da altri fattori, sono state in grado da sole, sostenuta dalle rimesse ricevute dai congiunti migrati, di superare le difficoltà, evitare un approfondimento dei livelli di povertà e ottenere una migliore posizione nel mercato del lavoro, arrivando a generare il 40% del PIL. In poche parole, le donne per merito proprio e con grande sacrificio, hanno fatto progressi in questi settori, ma sembrano aver raggiunto i limiti possibili nell’attuale struttura sociale ed economica del paese. Il livello di scolarizzazione medio delle donne a livello nazionale è di 6,9 anni. Nel 2005, la percentuale di analfabetismo nella popolazione dai 10 anni in su corrispondeva al 20,5% (20,7 uomini e 20,3 donne), in area rurale si arrivava sino al 33,6%. A livello politico la partecipazione delle donne, soprattutto per quanto riguarda l’assunzione di cariche pubbliche, è ancora piuttosto limitata: solo il 14% dei sindaci e il 20% dei deputati sono donne. In Nicaragua la violenza contro le donne cresce in modo sorprendente e una donna su tre sposata o in un rapporto di coppia, in un momento della sua vita ha subito violenza fisica o abuso.
ese
Almeno il 48% di tutte le donne è stata oggetto di violenza verbale o psicologica all’interno della coppia e la metà è stata vittima di abusi prima dei 15 anni
Questo scenario è aggravato dal problema del femminicidio che si accompagna alla mancanza di competenze e risorse destinate a far luce su tale fenomeno e dall’assenza di meccanismi che consentano di proteggere le donne esposte a questa violenza e impossibilitate a esporne denuncia. In risposta al problema sono attive sul territorio reti di donne che offrono assistenza e protezione. Su questo fronte le donne in Nicaragua stanno lottando per i loro diritti sessuali e riproduttivi, per la depenalizzazione dell’aborto terapeutico, per un’assistenza sanitaria di qualità e per ottenere giustizia nei tanti casi di violenza fisica e psicologica.
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La donna A in NICARAGU
ECILIA FANJUL Contributo di C Consulente in LIZARRALDE, i genere, pianificazione d ua ACRA - Nicarag
to Approfondimen
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Sono psicologa con specializzazione sulle questioni di genere. Lavoro come consulente indipendente con molte istituzioni, associazioni e organizzazioni, specialmente di cooperazione, proprio sulle questioni legate all’equità di genere. La situazione della donna in Nicaragua è caratterizzata da continui processi di evoluzione e involuzione. In relazione alla politica possiamo dire che attualmente, a livello normativo, esiste una politica di genere che rappresenta il primo sforzo che è stato fatto in questo paese. Proprio la settimana scorsa (luglio 2010) questo
sforzo è stato regolamentato e credo che questo possa essere letto come un segnale interessante. Si tratta di un documento importante per l’uguaglianza di genere, che prende in considerazione la salute sessuale e riproduttiva. Ma al contempo non dobbiamo dimenticarci che una legge del 2006 ha eliminato l’aborto terapeutico come pratica che poteva salvare la vita a molte donne e che era un diritto acquisito dall’inizio del 1900. Possiamo quindi dire che attualmente ci si trova di fronte a una contraddizione normativa: da una parte una legge che elimina l’aborto terapeutico, dall’altra l’elaborazione di un documento molto moderno. È come dire che con una mano si avanza e con l’altra si arretra. Di fatto però le donne, e in particolare le donne dell’area rurale, sono ancora escluse dallo sviluppo, vivono una vita generalmente caratterizzata da violenza sia sessuale che di carattere sociale. Rispetto alle donne che vivono in ambito urbano, quelle delle aree rurali hanno molto meno accesso ai servizi di base (educazione, salute, cibo, acqua…), vivono in una posizione di subordinazione molto marcata per motivi prettamente culturali e per una concezione altamente patriarcale della società. Spesso la violenza è lo strumento principale di subordinazione e dominio dell’uomo nei confronti della donna, ma anche dei figli. Problematica questa che è andata via via peggiorando nel corso del tempo. Negli ultimi anni le donne hanno subito violenze sempre più crudeli, inclusa le mutilazioni genitali e il femminicidio. Nel primo semestre del 2010 si contano già 39 donne assassinate.
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Il Nicaragua sta vivendo di fatto una situazione complessa in questo momento perché da una parte è considerato il paese in tutta l’America latina con minor tasso di violenza e delinquenza, ma dall’altro l’indice di violenza intrafamiliare e sessuale è tra i più alti. Esiste una cultura in tutti i paesi dell’America latina per cui l’autoritarismo degli uomini si impone sopra tutto, le donne che non hanno accesso alle informazioni, all’educazione e non conoscono i loro diritti sono in posizione di svantaggio e non sanno lottare per tutelarsi. È una situazione complessa che richiederebbe un intervento di supporto e accompagnamento per creare coscientizzazione. Le donne che vivono nelle aree più marginali infatti hanno scarsa autostima di se stesse, non hanno progetti di vita, si riconoscono solo il ruolo di madri che devono occuparsi dei figli e vivono a un livello di povertà estrema. Sono praticamente degli “oggetti” che possono parlare poco, che non prendono alcuna decisione, che non conoscono neppure la comunità
affianco perché fa tutto l’uomo (semina, raccoglie, va al mercato, vende, si beve i soldi, fa le spese). Sicuramente l’aumento dei tassi di violenza è legato al tema dell’impunità: sono gli uomini che formulano le leggi e la violenza in ambito familiare non è considerata punibile, inoltre le donne hanno molta paura di denunciare e quando vengono sollecitate a farlo si difendono dicendo: “Perché devo denunciarlo se poi lui mi ammazza?”. Di fatto, ancora oggi, i problemi tra uomini e donne vengono considerati “cose private”. Inoltre non esistono programmi statali che si occupano di tale problematica e ancora scarsi sono gli organismi non governativi che si impegnano su questo fronte. Il lavoro con le donne più vulnerabili si rende pertanto molto importante, necessario. Sono consapevole che si tratterà di un processo lento, ma personalmente lo ritengo indispensabile per la qualità della vita delle donne affinché esse possano davvero vivere e non solo sopravvivere.
La donna in BURKINA
FASO
BILANCIO SOCIALE 2010
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Il Burkina Faso, con una popolazione di 16.2 milioni di abitanti, un tasso di crescita media annua del 2,7%, e un reddito pro capite di 1.200 dollari l’anno, si posiziona negli ultimi posti nella lista dei paesi analizzati in base all’Indice dello Sviluppo Umano (ISU). Nel 2010 era al 161mo posto su 169. Il 55,75% della popolazione è costituita da giovani di età compresa tra 0 e 18 anni e di questi il 49,5% ha meno di 15 anni. Si stima che il 46% della popolazione urbana viva sotto la soglia della povertà, dato che arriva fino all’80% nelle zone rurali.
Le donne rappresentano il 52,4% delle persone che vivono in condizioni di povertà estrema La differenza tra uomini e donne è grandissima in tutte le sfere della vita politica, sociale, familiare della società. Nonostante l’adozione di un Codice della Persona e della Famiglia relativamente favorevole all’uguaglianza di genere, il contesto socio-culturale burkinabé resta caratterizzato da un patriarcato diffuso e dalla predominanza di regole consuetudinarie e religiose che danno uno scarso valore alla donna ed al suo ruolo nella società. Troppo spesso banalizzate o passate sotto silenzio, le violenze comportano conseguenze gravissime sul piano umano e sociale per la maggioranza delle donne e delle bambine: matrimoni precoci e forzati, gravidanze in età adolescenziale, contaminazione volontaria del virus dell’HIV, ripudio (esclusione dalla vita familiare e povertà), violenza domestica fisica e verbale, esclusione dalla vita politica ed economica, mutilazioni genitali, accuse di stregoneria, condizione di schiavitù, traffico di bambine. Nonostante la volontà politica di combattere le mutilazioni genitali femminili (eredità della rivoluzione di Thomas Sankara) e alcuni impegni presi dal governo per prevenirle, in particolare la legge penalizzante la pratica in vigore dal 1996, la pratica rimane diffusa al 77% (EDS 2003). L’esistenza stessa della legge ha purtroppo avuto come conseguenze negative l’aumento della clandestinità e l’abbassamento dell’età in cui le ragazze vengono sottoposte a tale pratica.
zione totale de 16.287.000 popola 50% sono donne
I matrimoni forzati tendono a diminuire ma i casi sono ancora in numeri rilevanti: molte donne vengono date in sposa ancora minorenni (nonostante la legge indichi a 17 anni l’età minima per contrarre matrimonio) e più di 1/3 lo sono all’interno di un’unione poligamica come seconda o terza moglie di un uomo molto più anziano di loro. Questa condizione le pone in una posizione di ancor maggiore vulnerabilità all’interno della gerarchia matrimoniale sia in relazione al marito che alle altre mogli in termini di età, istruzione e famiglia di origine. Il tasso di fertilità tra le ragazze dai 15 ai 19 anni è di 130 su 1.000. La diffusione dei metodi contraccettivi moderni è molto limitata, pari al 9%.
Il tasso di mortalità materna, 700 morti su 100.000 parti, è tra i più alti al mondo e il tasso di mortalità infantile per 1000 nati vivi è di 116 Secondo l’Institut national de la statistique et de la démographie del Burkina, nel 2007, il tasso di alfabetizzazione, considerato tra i più bassi al mondo, era del 21% per le donne e del 36,7% per gli uomini. Per quanto riguarda la promozione dei diritti umani delle donne, il
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Burkina Faso ha ratificato strumenti giuridici internazionali, quali la CEDAW (la Convenzione contro tutte le forme di discriminazione contro le donne) e la CDF (Convenzione sui diritti del fanciullo), ha aderito alle piattaforme e alle raccomandazioni dei vari vertici e conferenze internazionali (Dakar, Copenhagen, Cairo, Pechino) e ha firmato e ratificato il Protocollo aggiuntivo alla Carta africana sui diritti umani dei popoli africani e sui diritti delle donne, il cosiddetto Protocollo di Maputo.
Inoltre il Governo ha indicato nel Piano di Azione per la promozione della donna (2006-2010) 6 obiettivi strategici tra cui a) il miglioramento dello stato sociale e giuridico della donna; b) la promozione dell’istruzione e il rafforzamento delle capacità e della professionalità della donna; c) la promozione della salute materne e infantile; d) la riduzione della povertà femminile. Nonostante questi impegni vi è ancora uno scarso accesso delle donne, degli/delle adolescenti e degli uomini alle cure sanitarie e all’informazione in materia di salute sessuale e riproduttiva; la persistenza delle pratiche tradizionali dannose per le donne e le adolescenti, la scarsa partecipazione delle donne ai processi decisionali comunitari e la loro sottomissione socio-economica, le estromette di fatto dalla vita del paese. Nel 2009 è stata votata la legge sull’obbligo di rispetto del 30% di quote rosa nelle liste elettorali. Di fatto nel 2010 all’Assemblea Nazionale le donne erano 18 donne su 111 eletti.
La donna in CAMERUN
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Il Camerun è un paese profondamente segnato dalle discriminazioni nei confronti delle donne nonostante la ratifica del CEDAW (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women, CEDAW) nel 1994 e dei protocolli successivi. Ciò è in parte dovuto all’applicazione del diritto consuetudinario, che comporta numerose disposizioni discriminatorie, creando pertanto numerose contraddizioni ed incoerenze rispetto alla legge scritta. Ai sensi dell’articolo 361 del codice penale, l’adulterio è punibile incondizionatamente se è commesso da una donna. In materia d’aborto, il codice penale proibisce e sancisce ogni persona che aiuta o che pratica un aborto eccetto se la vita della madre è in pericolo o se la gravidanza deriva da una violenza. L’uomo può scegliere la monogamia o la poligamia e la dote matrimoniale è autorizzata.
Sebbene per le donne l’età minima legale per il matrimonio sia di 15 anni, alcune ragazze, in particolare nelle zone rurali, sono date in spose già all’età di 12 anni Infatti, il diritto consuetudinario, fortemente discriminatorio nei confronti delle donne, incentiva i matrimoni precoci e/o forzati. Inoltre, le pratiche del levirato8 e del sororato9 sono molto comuni, favorite dall’assenza totale di una legislazione in merito. Secondo il codice civile il marito è considerato il capofamiglia. Egli ha il diritto esclusivo di scegliere la residenza della famiglia, di opporsi al fatto che sua moglie lavori invocando l’interesse della famiglia. 8. Istituzione per la quale un uomo deve o può sposare la vedova del proprio fratello maggiore. 9. Istituzione in base alla quale il vedovo deve o può sposare la sorella della moglie defunta, solitamente la minore.
zione totale de 19.959.000 popola 50% sono donne
Le donne non possono possedere beni, contrariamente alle disposizioni della costituzione. Secondo il codice civile infatti il diritto di amministrare i beni comuni spetta al marito, senza il consenso del coniuge Secondo la tradizione, solo i bambini di sesso maschile sono considerati eredi. In generale, le abitudini e le tradizioni in Camerun hanno una rilevanza superiore rispetto alle leggi scritte. I tribunali tradizionali tuttora presenti nelle zone rurali, regolamentano le controversie fondiarie e domestiche, accentuando le discriminazioni. Le violenze verso le donne e le ragazze imperversano particolarmente nell’ambito della famiglia. Ai sensi dell’articolo 296 del codice penale, la violenza coniugale non costituisce un reato. Oltre alla mancanza di centri d’accoglienza e assistenza legale, le donne vittime di violenza soffrono per la cultura del silenzio e dell’impunità, oltre che per l’accettazione sociale della violenza nei loro riguardi.
Favorite dal deficit legislativo camerunese in merito alle pratiche tradizionali dannose, le mutilazioni genitali femminili (MGF) e la stiratura dei seni persistono in alcune zone dell’estremo-nord e del sud-ovest del paese.
Si stima che circa il 20% delle donne sia vittima di mutilazioni genitali femminili Nonostante l’adozione da parte del Camerun della legge n° 2005/015 del dicembre 2005 relativa alla tratta ed al traffico dei bambini ed alla schiavitù come pure la ratifica della convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata sopranazionale, lo sfruttamento e la prostituzione delle ragazze e delle donne continuano a svilupparsi, spesso a causa della povertà diffusa. Nonostante il diritto del lavoro camerunense non sia discriminatorio in materia d’accesso all’occupazione e di retribuzione, le donne si dedicano principalmente ai lavori domestici e all’agricoltura.
l paese
Inoltre sono spesso escluse dai programmi di sicurezza sociale. D’altra parte, le agressioni sessuali in ambito lavorativo, molto diffuse, non sono represse dalla legge. Nelle zone rurali, le donne si occupano principalmente delle attività agricole. Nel settore secondario e terziario, si registrava 1 donna su 4 dipendenti nel 2001, numero che si è ridotto nel 2007. Ciò è dovuto all’aumento della popolazione femminile in età lavorativa e al basso tasso d’assunzione dei giovani. Le disparità nell’accesso all’istruzione tra ragazzi e ragazze sono abbastanza evidenti in Camerun: il tasso d’alfabetizzazione tra i 15 e i 26 anni ammonta al 72% per gli uomini contro soltanto il 59% per le donne. Questa disparità si spiega in particolare con il privilegio dell’istruzione dei ragazzi a scapito delle ragazze, a causa di fattori economici e culturali. Nonostante gli sforzi intrapresi per favorire l’accesso delle ragazze all’istruzione primaria (95 ragazze iscritte per 100 ragazzi, nel 2007), queste ultime non proseguono gli studi nelle scuole secondarie e superiori. Su qualsiasi altro piano, in particolare quello della politica, benché si notino alcuni miglioramenti, rimane percettibile una debole rappresentazione delle donne. Per l’attuale legislatura (2007-2012), si registrano 25 donne su 180 deputati, cioè una proporzione pari al 13,9%.
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La donna in CAMERUN
ille SikÈ Contributo di B Camerun A R C A r e tn r Sociologa, pa
to Approfondimen
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Mi chiamo Bille Sikè, ho 58 anni, sono sociologa, dal 2001 collaboro con l’Ong ACRA in progetti di sviluppo partecipato in aree rurali. Sono co-fondatrice dell’Associazione per la lotta contro le violenze alle donne (ALVF) l’unica associazione che nel paese si occupa di denunciare le violenze femminili, sostenere le vittime e operare per sradicare una cultura maschilista basata sulla prevaricazione. Io sono la responsabile dell’antenna Nord Camerun, con sede a Maroua. Accogliamo ragazze che sono state date in sposa giovanissime e che non hanno ricevuto un’educazione sulla loro sessualità o su come nutrire un figlio. Ragazze violentate, rifiutate dai loro mariti e dalle loro famiglie, abbandonate a sè stesse, senza un’educazione, senza nemmeno una data di nascita e senza carta d’identità, quindi senza la possibilità di far valere i propri diritti. Le violenze e le discriminazioni in Camerun sono all’ordine del giorno e sopravvivono tanto nella legislazione quanto nelle pratiche tradizionali: matrimoni precoci, mutilazioni genitali, accesso ristretto ai diritti fondamentali come la salute, l’educazione, la partecipazione politica.
Il Camerun ha ratificato la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women, CEDAW), ma è solo un impegno politico con pochi effetti concreti. La condizione femminile è ancora più ineguale nelle aree rurali del mio paese dove le querelle legate alla terra o alla famiglia sono ancora demandate ai tribunali “tradizionali” che prendono le decisioni basandosi più sui costumi e sulle consuetudini locali che sul diritto nazionale. Io sono profondamente convinta che il sistema patriarcale e il capitalismo esasperato siano tra le principali cause delle discriminazioni che le donne vivono in tutto il mondo. Sono sistemi che esercitano il controllo e il dominio attraverso la violenza fisica, psicologica, politica, sessuale ed economica. Gli obiettivi del millennio non saranno mai raggiunti, tanto vale metterli da parte. La questione di genere, l’eguaglianza tra uomo e donna, il rispetto dei diritti delle donne sono la base fondamentale per uno sviluppo economico e sociale diffuso. È su questo che dobbiamo puntare!
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Vengo da una famiglia privilegiata e ho avuto al fortuna di avere genitori speciali che ci hanno sempre ascoltato e ci hanno dato la possibilità di studiare in Francia. È lì che ho capito la forza rivoluzionaria delle istanze femministe. A Parigi negli anni dell’Università ho militato in un partito politico camerunense clandestino. Ci incontravamo una volta al mese, di notte, in piccoli gruppi di 5 o 6 persone. Io ero l’unica donna. Venivo interpellata dai miei compagni solo quando c’era da far da mangiare o preparare il caffè. È per via di questi comportamenti che sono diventata una femminista: radicale e militante! Io ho sacrificato al mia vita alla nostra causa. Non ho figli e sono celibe. Perché bisogna essere liberi per poter aiutare gli altri ad essere liberi. Ma guardando le donne francesi marciare e protestare per il loro diritti non ho potuto non reagire e portare le nostre idee nel mio paese dove con grandi sforzi stiamo cambiando le cose.
La collaborazione con ACRA mi ha permesso di rafforzare la nostra succursale. Con Terenzio, Paolo e Dino siamo intervenuti direttamente “sul terreno”, ascoltando le richieste dei beneficiari, concentrando i nostri sforzi nel miglioramento delle loro condizioni di vita attraverso lo sviluppo economico. Abbiamo dato forza alle associazioni contadine, e all’interno delle associazioni abbiamo dato forza alle donne che spesso non osavano nemmeno parlare. Ora tra le associazioni più forti abbiamo proprio quelle delle donne. La cooperativa della comunità di Dana, ad esempio, è formata interamente da donne che raccolgono e lavorano il neem e vendono i prodotti al mercato. La loro indipendenza economica è diventata oggi indipendenza psicologica, sociale. E un giorno chissà... Spesso le ragazze che aiutiamo sono le prime a darsi da fare: aprono loro associazioni per sensibilizzare altre ragazze nel loro quartiere, perché c’è tanto da fare.
La donna in CIAD
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Rispetto a una prospettiva di vita globale della popolazione ciadiana tra i 48 e i 50 anni, la speranza di vita della donna è stimata e 49,43 anni, con un tasso di mortalità di 426/1000, contro i 466 dell’uomo. A questo dato si aggiunge una mortalità al parto di 1.500 donne su 100.000 nascite, tra i più elevati al mondo, essendo il 79% dei parti non assistiti. L’indice medio di fecondità si assesta tra i 5,5 e 6,3 figli per donna.
Malgrado l’avvio, dal 2005, di una Politica Nazionale di Genere, l’impegno a favore delle pari opportunità tra uomini e donne è rimasto spesso ad uno stadio formale
Sussistono infatti nella realtà ciadiana forti ineguaglianze, risultanti da pratiche culturali e religiose secondo le quali il ruolo della donna è subalterno a quello dell’uomo e l’autorità femminile non è socialmente riconosciuta. Sul piano sociale la donna resta depositaria di compiti legati alla gestione della casa, del marito, dei figli (nutrimento ed educazione), senza avere, a fronte di questi impegni, un vero potere decisionale su altre questioni familiari, in particolare quelle finanziarie, di esclusiva competenza dell’uomo.
zione totale del 11.506.000 popola e 50,3% sono donn
Le eredità sono destinate per la maggior parte agli uomini della famiglia, mentre le donne vedono solo minimamente riconosciuta la propria legittimità.
Si stima che circa il 45% delle donne del paese subiscano violenze, che vanno dal maltrattamento familiare alle mutilazioni genitali
paese
Non sono disponibili in proposito delle informazioni precise, dato che la maggior parte dei casi non
che non richiedono un livello di formazione elevato (rare sono le donne medico, numerosissime
sono denunciati. Il fenomeno delle violenze femminili è accentuato, oltre tutto, dalla presenza di costanti conflitti interni e da un numero considerevole di rifugiati sudanesi (circa 260.000) e centrafricani (circa 64.000), all’est e sud del paese, nonché dal persistere di matrimoni precoci, che portano a 15,9 l’età media delle ragazze sposate.
le segretarie, le parrucchiere e le commercianti). Nella sfera privata o internazionale la situazione è appena più favorevole: è maggiore infatti la presenza femminile in strutture bancarie o imprenditoriali. Da un punto di vista legislativo, se da una parte il codice del lavoro ciadiano assicura e protegge l’accesso delle donne al mondo professionale, dall’altra il “Codice delle Persone e della Famiglia”, che garantirebbe il riconoscimento di molti diritti alle donne in ambito familiare e sociale, è dal 2005 in attesa di applicazione, a causa della forte opposizione di gruppi religiosi; questo permette di comprendere perché solo il 2,2% delle donne ciadiane abbia un lavoro regolare, sebbene il tasso di partecipazione alla forza lavoro delle donne adulte, in ambito urbano così come rurale, sia del 72%.
Per quanto riguarda l’educazione, la situazione non è migliore: l’accesso all’istruzione per le donne ciadiane resta ridotto e il loro percorso formativo, anche se intrapreso regolarmente, finisce spesso per rimanere incompiuto per ragioni economiche o familiari. La percentuale di donne che a 15 anni sanno leggere e scrivere in una delle due lingue ufficiali del paese (francese e arabo) è ancora molto bassa: 12,8% e la stima della durata reale del loro percorso formativo si attesta a soli 5 anni. Ne segue che sul piano lavorativo la presenza femminile in ambiti tecnici o di responsabilità è ancora molto limitata: la maggior parte delle donne ciadiane svolge mestieri
A livello politico-istituzionale, nonostante la presenza di circa un quarto di donne tra i componenti del governo, assicurata da un sistema di quote introdotto dal Presidente, di fatto le posizioni di maggiore responsabilità e potere decisionale sono tuttora ricoperte da uomini.
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La donna in SENEGAL
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L’Africa subsahariana è una delle regioni in cui le donne, di tutte le età, lavorano di più, ma il non accesso strutturale alla formazione compromette la possibilità delle donne all’impiego nel settore formale. Il 60% delle donne lavoratrici è occupata nel settore informale con piccole attività microimprenditoriali (il tasso più alto del mondo): piccole venditrici di frutta e verdura, oggetti artigianali, acqua... Il Senegal è un esempio eloquente di questa condizione.
Il tasso di partecipazione alla forza lavoro delle donne adulte è pari al 63% Le donne si fanno carico dei lavori più faticosi sia all’interno che all’esterno del nucleo familiare nonostante possano contare su un’alimentazione molto spesso scarsa e poco equilibrata su base quotidiana. Nelle zone rurali la donna si è nel tempo specializzata in alcune micro attività come il commercio, l’agricoltura, l’allevamento, la trasformazione dei prodotti del primario e l’artigianato. Queste attività si svolgono in gruppo, ma anche individualmente, promuovendo lo spirito di solidarietà esistente, la mobilitazione sociale e la difesa dei propri interessi. Spesso le donne sono organizzate in GIE (Gruppo d’Interesse Economico) o in associazioni per poter ricorrere a eventuali formazioni e micro finanziamenti. Nonostante le garanzie solidali di gruppo, gli uomini rimangono coloro ai quali sono accordati più crediti e in ogni modo di importo superiore. Per i valori tradizionali imperanti, anche l’accesso alla proprietà terriera è difficilmente assicurato alle donne.
La donna è un target privilegiato nel settore della microfinanza: la sua capacità al risparmio è confermata a livello nazionale L’adesione delle donne agli innumerevoli progetti di sviluppo proposti dai diversi attori nel paese segue un percorso faticoso e non sempre dall’esito positivo: le donne devono chiedere l’autorizzazione ai propri mariti così come delle proprie famiglie estese per partecipare a qualsiasi attività di natura economica o di visibilità pubblica. Tale beneplacito è parte integrante della tradizione senegalese e del dialogo tra gli attori di una famiglia.
zione totale del 12.861.000 popola e 50,4% sono donn
Soprattutto nel mondo rurale, nonostante la presenza di centri di salute in molti villaggi, la mortalità infantile e quella materna legata al parto è elevata. Le cause sono riconducibili alle scarse competenze del personale e alla penuria di risorse e dotazioni.
Recentemente il governo ha intrapreso delle iniziative rilevanti quali quella di rendere gratuito l’intervento del parto cesareo, percentualmente molto diffuso a livello nazionale. Nonostante i recenti sviluppi, il tasso di mortalità materna legata al parto rimane conunque molto alto (980 su 100.000 nascite). Le donne frequentano sempre di più le scuole così come i corsi di alfabetizzazione in lingua locale disponibili nella loro zona.
paese
Questi risultati in materia scolastica sono sicuramente anche il frutto degli sforzi dello Stato e dei partners allo sviluppo tecnici e finanziari. In generale però il livello di alfabetizzazione delle donne rimane ancora molto basso: 29,2% contro il 51,1% degli uomini. Le violenze non mancano anche se negli ultimi anni è rilevante una conscientizzazione a livello sociale che spinge sempre più donne a denunciare tali abusi. Numerose associazioni di donne hanno anche consentito, vigilando su queste tematiche, di ridurre l’incidenza delle violenze domestiche. In materia di politica la donna ha un ruolo importante soprattutto durante le campagne elettorali. Una nuova ondata di leggi sulla parità dovrebbero portare a breve la donna senegalese a coprire sempre più cariche politiche ufficiali. Le donne partecipano e sono presenti ai livelli decisionali e consultativi (servizi tecnici e amministrativi) ma in numero ben inferiore di quello degli uomini. Il 22,7% dei deputati sono donne (34 donne su 150 deputati). Nonostante questo, il loro contributo è estremamente significativo e si è tradotto sul piano istituzionale nel fatto che il Senegal è il primo paese al mondo ad avere votato lo scorso anno la legge sulla parità tra uomo e donna in tutte le cariche elettive. Ciò vuol dire che nel prossimo parlamento senegalese si dovrebbe avere il 50% di donne.
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La donna in TANZANIA
ZANZIBAR
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La valorizzazione del ruolo della donna nella vita politica, sociale ed economica del paese e la questione dell’emancipazione femminile rappresentano un tema centrale delle politiche nazionali tanzaniane sin dai tempi dell’Indipendenza. Sebbene la Costituzione del Paese non contenga riferimenti espliciti alla discriminazione su base sessuale, la rilevanza della questione di genere trova riscontro nelle numerose iniziative del Governo atte a riformare in modo sostanziale un apparato legislativo discriminatorio in molti settori. Nel marzo 1992 il Ministero dello Sviluppo Comunitario, degli Affari Femminili e dell’Infanzia ha adottato una “Politica sulle Donne nello Sviluppo in Tanzania” che mira all’uguaglianza di genere nei processi di pianificazione, alla partecipazione femminile nello sviluppo e alla riduzione del carico di lavoro. La Gender Policy del 2000 è volta all’inserimento di esperti della questione di genere in tutti i livelli delle istituzioni pubbliche per favorire l’implementazione di politiche di integrazione.
Il governo Tanzaniano ha ratificato la Convenzione sull’Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (Cedaw) e la Dichiarazione di Beijing durante la Quarta conferenza Mondiale sulle Donne del 1995, adottando in particolare quattro aree prioritarie per la Piattaforma di Azione Nazionale:
• • • •
Rafforzamento del ruolo istituzionale della donna Emancipazione economica della donna Emancipazione politica della donna Miglioramento dell’accesso femminile all’istruzione
I fondamenti delle politiche di sviluppo del paese sono stabiliti nella Strategia per la Crescita Economica e la Riduzione della Poverta’ e nelle Vision 2025. Entrambi i documenti identificano nell’uguaglianza di genere un fattore chiave per lo sviluppo e prevedono la formulazione di indicatori disaggregati per genere per la valutazione dei progressi nella riduzione della povertà.
zione totale de 45.040.000 popola 50% sono donne
l paese
Ed è proprio anche a causa della carente istruzione femminile che la rappresentanza politica è ancora piuttosto limitata: le donne rappresentano il 36% dei deputati (126 donne su 350 deputati). In generale a tutti i livelli di rappresentanza pubblica e di equità di genere, le carenze culturali sono spesso all’origine di comportamenti discriminatori sul piano legale.
Nonostante le numerose dichiarazioni di intenti, un quadro legislativo favorevole e gli innegabili progressi verso una società più egualitaria, la donna riveste ancora un ruolo marginale e subalterno Il principale ostacolo all’emancipazione femminile è probabilmente di natura culturale e le politiche nazionali indirizzate all’uguaglianza di genere si sono rivelate fallimentari nel produrre un impatto significativo a livello di comunità. In un contesto sociale di matrice prettamente patriarcale, in un’economia basata essenzialmente su agricoltura di sussistenza, la donna è tradizionalmente responsabile della gestione domestica, della cre-
scita dei figli, dell’approvvigionamento di acqua, viveri ed energia. I matrimoni, spesso imposti alle ragazze durante l’adolescenza, e le gravidanze precoci ostacolano l’accesso all’istruzione superiore e, di conseguenza a posizioni professionali qualificate. Il tasso di alfabetizzazione adulta è ancora piuttosto limitato per il genere femminile: 62,2% per le donne (contro il 77,5% degli uomini).
Nell’ottica di rafforzare il ruolo sociale della donna e favorirne l’emancipazione economica, sebbene ACRA non stia realizzando interventi specifici nel paese, la questione di genere è riscontrabile come tema trasversale in diverse azioni. Le attività in supporto alla costituzione di associazioni di base garantiscono una rappresentanza paritaria di uomini e donne e i processi di selezione di attività economiche supportate dai progetti favoriscono lo sviluppo dell’imprenditoria femminile.
ACRA coinvolge le donne nei comitati di gestione dell’acqua, nelle associazioni per la gestione di impianti e promuove l’imprenditoria femminile
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La donna in INDIA
BILANCIO SOCIALE 2010
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Per certi versi, nel corso dell’ultimo secolo il percorso delle donne in India è stato particolarmente positivo: una maggiore visibilità delle donne nella sfera pubblica, la riduzione dei divari di genere nelle iscrizioni alla scuola primaria e secondaria, la presenza delle donne nel mondo del lavoro anche fuori dai confini internazionali e più bassi tassi di fertilità. Inoltre, le organizzazioni delle donne sono state in grado di sollevare questioni come la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, la violenza contro le donne, e la disuguaglianza di potere nelle relazioni di genere, rendendo questi i temi cardine del dibattito nelle arene nazionali e globali. Ma questi risultati purtroppo non hanno eliminato, nè diminuito, la discriminazione di genere o il patriarcato. Anzi, in alcuni casi, soprattutto nelle aree rurali, le tendenze secolari hanno rafforzato le posizioni patriarcali per cui essere poveri ed essere donna in India è doppiamente paralizzante. Date le limitazioni fronteggiate dalle donne povere, qualsiasi approccio di sviluppo per fornire assistenza deve prendere in considerazione la loro realtà.
Il tasso di partecipazione al lavoro per gli uomini indiani al 51,9% è quasi il doppio del tasso di partecipazione femminile che è del 25,7%
polazione tota 1.214.464.000 po 48% sono donne
Donne e bambini sono le fasce più svantaggiate della popolazione in termini di risorse, accesso all’assistenza sanitaria, istruzione, e tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Dato l’ambiente sociale dell’India, questo non è sorprendente, perché molte donne intraprendono un lavoro produttivo solo quando devono, a causa della loro situazione economica. Quindi, i tassi di partecipazione femminile sono più elevati per le comunità economicamente svantaggiate dove però le donne continuano ad essere concentrate in lavori con bassi salari e scarsi livelli di autorità, a causa di limiti al loro accesso al reddito complessivo, status e potere.
La società indiana mostra poco rispetto per le donne. Ad eccezione di coloro che sono finanziariamente solide, le donne appartenenti alle classi medio basse soffrono e vengono maltrattate dai capi famiglia. Il sistema della dote è in uso, ma in una forma diversa. A differenza di prima, la gente ora domanda matrimoni opulenti in luoghi particolari. Il governo annuncia vari provvedimenti e agevolazioni per le donne, ma in realtà, questi non raggiungono le donne nelle zone rurali dell’India. Sembra che i benefici siano progettati solo per le donne di città. Oltre l’80% delle donne che vivono nelle zone rurali ancora non ha la libertà di fare quello che vuole. Nella maggior parte delle famiglie le donne hanno bisogno di ottenere il permesso dal marito o dai suoceri. Secondo l’ultimo censimento svoltosi nel 2001, la percentuale di alfabetizzazione femminile nel Paese è del 54,16%, mentre per gli uomini del 75,26%.
Anche se l’ultimo rapporto UNDP classifica l’India al 119° posto nell’Indice di Sviluppo Umano, nell’Indice di Disuguaglianza di Genere, l’India si colloca al 122° a 0,748
le del paese
Il rapporto uomo-donna nella popolazione con almeno l’istruzione secondaria è di 0,5. Storicamente, una varietà di fattori è stata ritenuta responsabile del basso tasso di alfabetizzazione femminile: la disuguaglianza basata sul genere, la discriminazione sociale e lo sfruttamento economico, l’occupazione di bambine nelle faccende domestiche, il basso tasso di frequenza e il tasso elevato di abbandono. Il rapporto uomo-donna di rappresentanza in Parlamento si posiziona ad un mero 0,1. Anche dopo il diritto di voto, ottenuto nel 1930, l’entrata in vigore della Costituzione e l’acquisizione dell’indipendenza, la rappresentanza delle donne in Parlamento, nei partiti politici e in altri organi decisionali è rimasta bassa e soprattutto legata a dinastie familiari o clientelismo politico maschile. In generale le donne non condividono il potere decisionale e non sono coinvolte nei processi decisionali nella democrazia indiana in proporzione alla loro forza numerica. Di fatto c’è un gap tra l’idea formale della partecipazione delle donne e il loro uso significativo del potere.
La ricerca di una maggiore rappresentanza politica delle donne è, quindi, ancora di estrema attualità
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MO C O M E LAV O R IA
BILANCIO SOCIALE 2010
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SALUTE 7,7% ACQUA 18,1%
Impiego risorse 20
10 per area temati
ca
ECONOMIA 15,6% AMBIENTE 26,5%
EDUCAZIONE 16,1% CIBO 16%
9 ITALIA INDIA 2 HONDURAS 2
3 EL SALVADOR
NICARAGUA 7
11 SENEGAL 3 BURKINA FASO
3 ECUADOR
47
CIAD 9 CAMERUN 4 TANZANIA (e ZANZIBAR) 6
6 BOLIVIA
HONDURAS
SENEGAL
INDIA
EL SALVADOR
BURKINA FASO
ITALIA
NICARAGUA
CIAD Totale 65 progetti 2010 classificati per area tematica 15
Acqua
ECUADOR
CAMERUN
12
Ambiente
10
Cibo
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Economia
BOLIVIA
TANZANIA (e ZANZIBAR)
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Educazione Salute
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A C Q UA
L’acqua, le risorse naturali e la donna
RISORSE NATURALI
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Le risorse naturali, l’integrità ecologica degli ecosistemi, l’ambiente pulito e non contaminato da sostanze insalubri o tossiche sono un valore assoluto e nello stesso tempo rappresentano la base della vita. L’acqua è il bene più prezioso, è per tutti, è di tutti; il suo utilizzo è un diritto universale, inalienabile e come tale, per ACRA, va promosso, difeso e garantito. L’acqua è un bene comune e per questo motivo nei progetti di ACRA viene gestita in un’ottica comunitaria e partecipativa. Ma trattandosi di un bene disponibile in quantità limitata, il suo utilizzo deve essere razionale e parsimonioso, rispettoso dell’ambiente e degli specifici ecosistemi.
Più che mai quindi gli interventi per lo sviluppo rurale che ACRA promuove si occupano in modo integrato e interdipendente di gestione dei bacini, piani per l’uso sostenibile delle risorse e del territorio, costruzione di impianti idrici e gestione dell’acqua, lotta alla desertificazione, salvaguardia e tutela degli ecosistemi, della biodiversità e delle risorse naturali, produzione di energia da fonti rinnovabili e gestione dei rifiuti. Per i temi “acqua e servizi sanitari” e “risorse naturali” le donne sono da tempo il focus dei progetti di ACRA. Sono infatti le donne a dedicare molto tempo a prendere l’acqua, ancora bambine; sono loro che perdono giorni di scuola perché
camminano per ore con le taniche sul capo; sono loro a usare l’acqua per cucinare; le adolescenti a non frequentare la scuola nei giorni di mestruazione, perché a scuola non ci sono i servizi igienici; sono le mamme che insegnano ai bambini le buone norme di igiene e la prevenzione delle malattie. Sono anche spesso le donne ad avere ruoli chiave nell’amministrazione di micro-crediti per l’avvio di progetti sulle risorse naturali; loro a essere imprenditrici nell’attuazione dei progetti; loro i membri dei comitati comunitari per la gestione delle foreste e dei bacini e loro a contribuire al lavoro comunitario per la costruzione di strutture.
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Sono loro spesso a essere estromesse dalle decisioni. Le donne, quindi, sono le più responsabilizzate sul fronte della fornitura di acqua e di accesso ai servizi sanitari; sono i soggetti che contribuiscono maggiormente alla conservazione degli ecosistemi, che producono reddito a partire dalle risorse naturali, che partecipano al lavoro fisico per migliorare la qualità di vita delle famiglie e delle comunità, che veicolano i messaggi più importanti ai figli. Ma sono anche le meno rappresentate negli organi comunitari, motivo questo che porta ACRA a coinvolgerle il più possibile nelle attività dei progetti di sviluppo.
Le donne risultano centrali nei processi di sviluppo rurale e il loro coinvolgimento nei progetti è fondamentale
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A C Q UA RISORSE NATURALI
L’esperienza di lavoro con le donne e sulle donne ha portato i suoi frutti: ACRA può vantare risultati di grande rilievo.
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A Zanzibar sono state approvate norme nazionali che impongono ai comitati per l’acqua dei villaggi di dedicare metà dei seggi alle donne In Senegal le donne di un distretto sono state coinvolte in corsi sull’importanza di bere acqua potabile, di usare latrine e di lavarsi le mani con il sapone, e tutte le famiglie si sono dotate di un rubinetto d’acqua potabile e di una latrina. In Ecuador le donne sono voce fortissima nei movimenti per l’acqua e nei comitati, e conservatrici dell’ecosistema umido del páramo grazie alla sostituzione di vacche con alpache, che non compattano il suolo e producono lana da filare e tessere. In Bolivia le donne hanno contribuito significativamente all’autocostruzione di cisterne e acquedotti.
L’acqua, le risorse naturali e la donna
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A Zanzibar le donne che fanno parte dei comitati per la gestione dell’acqua spesso partecipano alle riunioni ma non prendono la parola: nelle pubblicazioni sono descritte come “seen but not heard” (viste ma non sentite). In Senegal le donne hanno imparato e insegnato ai figli le buone pratiche di igiene, ma a volte i mariti non pagano le bollette per l’acqua e i rubinetti vengono chiusi; le latrine sono a volte inutilizzate perché esiste il timore di “cadere nel buco”.
In Ciad e Camerun le donne sono diventate produttrici di sapone con estratti dell’albero di neem Questo ha contribuito alla riforestazione della Valle del Logone tramite l’impianto di vivai. In Burkina Faso le migliori amministratrici dei fondi per attuare i piani ambientali sono donne. Ma. Ci accorgiamo che questo non basta. Il lavoro fin qui fatto con le donne e sulle donne lascia alcuni lati scoperti.
In Ecuador la legge sull’acqua non riesce a essere approvata perché rimangono nodi irrisolti; le tessitrici di lana di camelide faticano a produrre capi attraenti per il mercato. In Bolivia i comitati costruiscono le proprie infrastrutture, ma sono coordinati da enti poco trasparenti. In Ciad e Camerun le donne non sono state ascoltate e insieme al vivaio non è stato finanziato il pozzo, minando il buon esito del loro lavoro. In Burkina Faso procedure nuove per i fondi a concorso richiederanno che gli amministratori ruotino di villaggio in villaggio, discriminando le donne ottime amministratrici che non possono allontanarsi dalla famiglia. Ben lontano da essere fallimenti, questi sono spunti utilissimi per riorientare gli interventi.
Per la vera partecipazione delle donne (non solo per la presenza) occorre educare alla cittadinanza e tenere in considerazioni aspetti culturali fortemente radicati, negli uomini e nelle donne. Per l’adozione di pratiche igieniche virtuose bisogna attaccare i pregiudizi ed educare anche gli uomini, che spesso gestiscono il portafoglio di famiglia. Per stendere una normativa efficace e pratica sulle risorse idriche bisogna affrontare temi cruciali in modo trasversale. Per una gestione efficiente dell’acqua e di tutte le risorse naturali è necessario trasmettere pratiche di buon governo: trasparenza, integrità, partecipazione e responsabilità, per la piena padronanza delle attività generatrici di reddito delle donne occorrono formazione ed educatori ben preparati. Per la corretta condivisione dei doveri e l’adempimento dei diritti delle donne, è necessario fare sempre più riferimento alle politiche di genere: donne, bambini, adolescenti, uomini non pensano, agiscono e desiderano allo stesso modo e i programmi sull’acqua e sulle risorse naturali devono tenerne conto. Questi punti così significativi segnano il percorso per il lavoro di ACRA dei prossimi anni.
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TESTIMONIANZA
L’acqua, le risorse naturali e la donna
NICARAGUA Gloria Guevara Silva Presidente de la Fundación del Archipiélago de Solentiname (MUSAS)
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Per la prima volta nella storia dell’acipelago di Solentiname è stato costruito un pozzo artesiano. È stata una vera sfida, ma ciò che è prevalso sono stati la fede di credere che ciò fosse possibile e la capacità di lavorare tutti con l’impegno e il cuore. Questo progetto ha rappresentato un’esperienza interessante perché nella comunità di San Fernando non c’è mai stata l’acqua potabile. Le persone avevano delle pozze scavate vicino alle loro case, ma l’acqua di queste non era adatta per l’uso umano e pertanto il suo consumo nel lungo periodo provocava gravi malattie. Con la realizzazione del progetto si è formato un Comitato di Acqua Potabile che ha lavorato e si è incaricato della progettazione e costruzione del pozzo. Aspetto fondamentale perché è molto importante che la gente si senta coinvolta nella soluzione dei propri problemi, perché una volta concluso il progetto, sono le persone che devono sentirsi “padrone” di ciò che hanno, per renderlo sostenibile. Qualcosa di emozionante è accaduto quando è arrivata la barca che trasportava un camion e la macchina per la perforazione. Tutti hanno aiutato a costruire una strada dove potesse passare il camion con il macchinario, fino al luogo dove sarebbe stato realizzato il pozzo. Gli uomini di questa isola hanno persino aiutato a spingere il camion perché le condizioni erano molte precarie a causa delle piogge che in inverno sono molto forti. La gente è venuta per vedere la macchina in funzione. C’erano bambini e persone che mai in vita loro avevano visto una macchina o un camion. È stato un evento importante nella storia di Solentiname.
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PROGETTI
ACQUA POTABILE SULL’ISOLA DELLE SPEZIE
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TANZA IA - ZA N
IB NZ
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Zanzibar, così come altre isole territorialmente poco estese, è caratterizzata da possibilità limitate nella diversificazione e nella crescita economica. Inoltre numerose zone dell’isola si trovano ancora in considerevoli difficoltà nel soddisfacimento dei bisogni primari, tra i quali l’accesso all’acqua potabile rappresenta senza dubbio una priorità. Il progetto,finanziato dall’Unione Europea e dal FAI (Fondation Assistance Internationale - Lugano, Svizzera) e realizzato in collaborazione con Chamgamoto Life Preserva-
tion Fund e con ANGOZA (Association of NGO in Zanzibar), si è inserito in tale contesto, contribuendo a migliorare le condizioni di vita nell’Arcipelago in termini di riduzione della povertà e miglioramento delle condizioni sanitarie. La costruzione di un acquedotto con punti di distribuzione pubblici coerentemente con quanto previsto dalla nuova Water Policy di Zanzibar ha consentito di promuovere l’accesso sostenibile all’acqua potabile e a servizi sanitari migliorati a livello infrastrutturale per la popolazione rurale di 9 villaggi nell’area di Mfenesini.
Progetto: “Rafforzamento per una gestione economicamente sostenibile di un acquedotto a Zanzibar”
ragazze tra i bile e circa 6.200 ta po a qu ac re be anni possono o dell’acqua di età tra gli 0 e 14 ne bi m ba e giorno al trasport ni al bi a or 1 o en m 20.800 bam al dedicare no più costrette a 5 e 14 anni non so
Oggi 44.962 persone che vivono in 17 comuni dei Distretti Nord/B e Ovest, di cui almeno 20.800 bambini e bambine di età tra gli 0 e 14 anni possono bere acqua potabile e circa 6.200 ragazze tra i 5 e 14 anni non sono più costrette a dedicare almeno 1 ora al giorno al trasporto dell’acqua. Uno degli obiettivi prioritari del progetto è stato quello di contribuire all’emancipazione femminile e al rafforzamento del potere decisionale delle donne all’interno delle comunità, attraverso la loro partecipazione alla gestione delle risorse idriche e il loro coinvolgimento in attività economiche generatrici di reddito nell’Arcipelago di Zanzibar.
Specifici corsi di formazione sull’educazione all’igiene sono stati rivolti alle donne dei vari villaggi attraverso l’utilizzo del protocollo di comunicazione PHAST (Participatory Hygiene and Sanitation Transformation) messo a punto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
L’attività di formazione svolta da operatori del Ministero della Sanità ha coinvolto circa 15.000 donne, pari al 90% della popolazione femminile dell’area
Tra i risultati ottenuti dal progetto, si segnala la presenza di almeno il 40% di donne nei Comitati di Gestione degli acquedotti e (soprattutto) il fatto che nell’82% dei casi una delle due cariche principali del comitato (presidenza e segreteria/tesoreria) è attribuita ad una donna. Questo risultato denota quanto il progetto sia riuscito a incidere a livello politico-istituzionale nella promozione di un approccio di genere. Il progetto di fatto costituisce un modello replicabile, partecipativo e sensibile all’equità di genere per la gestione sostenibile dell’acqua ed è testato nell’area di progetto, in collaborazione con la Zanzibar Water Authority, a sua volta rafforzata nella capacità di pianificare e gestire interventi futuri.
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PROGETTI
ACQUA POTABILE PER LE COMUNITÀ RURALI
S E N EG A L
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Il progetto Acqua a Coubalan e Niamone si inserisce in un ampio programma che ACRA, dal 2008, sta realizzando in Senegal, nella Regione di Ziguinchor e che, grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea “Facilité Eau EU-ACP 9eme FED” ha già permesso - attraverso la realizzazione di 3 reti idriche, la costruzione di installazioni igienico-sanitarie e di 1.140 utenze private - di garantire 35 litri d’acqua pro capite al giorno per i 17.000 abitanti della Comunità Rurale di Coubalan.
Forte dei risultati ottenuti dalle azioni passate, il progetto si impegna a garantire che l’accesso all’acqua e all’igiene sanitaria per la popolazione coinvolta sia sostenibile nel tempo e allo stesso modo che le comunità limitrofe (11.000 abitanti della Comunità di Niamone) possano in futuro beneficiare delle buone pratiche messe in atto. Il progetto si declina innanzitutto nel consolidamento tecnico e gestionale delle infrastrutture esistenti: ristrutturazione di serbatoi idrici, costruzione di latrine e loro miglioramento, analisi della situazione sanitaria di base e valutazione dell’impatto sanitario delle azioni passate.
Progetto: “Acqua potabile e Sanitation per la Comunità Rurale di Coubalan, rafforzamento delle azioni passate e sperimentazione delle nuove per utilizzare le competenze capitalizzate nella Comunità di Niamone, Senegal ”
de ate sulla gestione 2.500 donne form a di igiene quotidian
L’intervento contribuisce inoltre al rafforzamento del ruolo delle donne attraverso la loro partecipazione democratica negli organi di governo delle risorse idriche (ASUFOR). Per ogni villaggio viene effettuata la formazione (attraverso il metodo PHAST SARAR - protocollo UNDP e OMS per l’igiene pubblica) di almeno due operatrici sanitarie e di tutti i maestri delle scuole al fine di informare gli abitanti e in particolare i bambini, sui principi di base dell’igiene e sulle modalità di trasmissione delle malattie veicolate dall’acqua insalubre.
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Il metodo di gestione pubblica delle infrastrutture idriche adottato dagli utenti del programma rappresenta un vero e proprio caso studio in Senegal
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Le donne sono al centro di ogni decisione ed assumono il ruolo di promotrici del cambiamento in quanto principali utilizzatrici della risorsa acqua e dei servizi igienici l progetto è infine caratterizzato da una serie di approfondimenti ed esperienze pilota che costituiranno la base solida per gli interventi futuri. Di capitale importanza uno studio che è stato capace di fornire le linee guida che garantiranno la funzionalità ordinaria e la corretta manutenzione delle infrastrutture idriche e sanitarie esistenti, la costruzione di nuovi prototipi di latrine per testare tecnologie più appropriate al contesto, la ricerca
applicata per l’analisi di materiali naturali per la gestione ed il trattamento dei rifiuti organici delle latrine. Il progetto è finanziato dall’Agence de l’Eau Seine Normandie e realizzato da ACRA in collaborazione con KDES (L’Associazione per lo sviluppo economico locale della zona dei Kalounayes), la Direzione del Ministero dell’Idraulica Rurale, la Direzione del Ministero dei Servizi Sanitari, il Distretto Sanitario di Ziguinchor, l’Università di Ziguinchor, i partners in-
ternazionali della Comunità Urbana di Cherbourg che hanno garantito il loro insostituibile supporto tecnico. Costituisce il ponte per il programma (2011/2015 in parte co-finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Unione Europea) che estenderà le azioni alle comunità limitrofe utilizzando i metodi di eccellenza ormai consolidati e potrà garantire acqua potabile e servizi igienici all’intero distretto di Tenghory (50.000 abitanti).
TESTIMONIANZA
ACQUA POTABILE PER LE COMUNITÀ RURALI
S E N EG A L
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Madame Marie Clemence Comunità rurale di Coubalan, regione di Ziguinchor, Senegal I vantaggi di avere i rubinetti in casa sono davvero tantissimi. Non devo più fare tanta strada per andare a prendere l’acqua e quindi io posso lavorare molto di più nei campi per raccogliere il miglio, ho più tempo per cucinare e per occuparmi dei miei figli. Ma posso anche andare al mercato per vendere il pesce e anche per comprare ciò che serve per la mia famiglia, per esempio la verdura.
Madame Memoubanaja Comunità rurale di Coubalan, regione di Ziguinchor, Senegal Da quando abbiamo i rubinetti nelle case è fantastico! Non dobbiamo più andare al pozzo a prendere l’acqua e poi l’acqua è molto più buona, pura e sana di quella del pozzo. Questo è molto importante soprattutto per i bambini che non si ammalano più. Ma anch’io preferisco bere l’acqua del rubinetto!
Mademoiselle Maria Constance Dijemme Comunità rurale di Coubalan, regione di Ziguinchor, Senegal I pozzi non sono coperti e dunque l’acqua del pozzo è spesso impura e provoca tanta diarrea e altre malattie ai bambini. L’acqua potabile è fondamentale per la salute dei bambini! Ora con i rubinetti tutti i bambini stanno molto meglio! Siamo proprio soddisfatti perché l’acqua è vita, è salute...
Fatima Badjane Animatrice ACRA, Comunità rurale di Coubalan, regione di Ziguinchor, Senegal Io e le mie colleghe ci occupiamo dell’attività di animazione e sensibilizzazione sull’igiene e sull’utilizzo dell’acqua nella comunità rurale di Coubalan. Abbiamo ricevuto una formazione da ACRA e poi, dal mese di ottobre, abbiamo iniziato ad andare di villaggio in villaggio con l’obiettivo di incontrare le comunità per far loro comprendere l’importanza di utilizzare l’acqua potabile e le latrine. In ogni villaggio cerchiamo di parlare con le persone, se incontriamo qualcuno che non beve acqua di rubinetto gli chiediamo il perché e se la persona risponde che preferisce l’acqua del pozzo, allora gli spieghiamo tutti i rischi che ci sono nel bere l’acqua del pozzo, gli spieghiamo le malattie legate all’utilizzo dell’acqua non potabile e cerchiamo di sensibilizzarlo e convincerlo a cambiare. Certo l’acqua potabile del rubinetto non è del tutto gratuita, non potrebbe esserlo. Il nostro lavoro è proprio quello di far capire che per avere acqua buona è necessario anche pagare piccole cifre, indispensabili per curare la manutenzione dell’acquedotto. Noi vogliamo portare la popolazione a uno sviluppo duraturo e vogliamo che diventi autonomo sulla gestione dell’acqua. Per questo motivo nella comunità rurale è stata creata un’associazione che si occupa proprio della gestione dell’acqua.
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PROGETTI
ACQUA E RISORSE NATURALI
HONDURAS
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La zona dei Municipi di Santa Elena e Yarula, nel Dipartimento di La Paz, in Honduras è caratterizzata da diversi problemi ambientali, in particolare la deforestazione causata dal contrabbando di legna specialmente verso il confinante El Salvador. Infine i sistemi di distribuzione d’acqua potabile presentano problematiche più o meno costanti: si passa dalla quantità d’acqua che scarseggia nel periodo estivo, causando alcuni giorni di totale assenza d’acqua (per altro esistono diverse abitazioni nelle varie comunità che non presentano connessione domiciliare), al malfunzionamento di alcuni sistemi idrici ormai datati, fino alla qualità dell’acqua che risulta essere pessima in determinati
periodi dell’anno a causa di un mancato trattamento di depurazione e al passaggio di animali da pascolo che producono escrementi in prossimità delle fonti idriche. Si riscontra la diffusione di malattie alle vie respiratorie dovute soprattutto all’uso di cucine domestiche (fogones) prive di canna fumaria. In questo contesto, il progetto finanziato dall’Unione Europea e realizzato da ACRA in collaborazione con MAMLESIP (Ente che raggruppa i municipi del distretto di La Paz) - mira a supportare i municipi di Santa Elena e Yarula in una pianificazione strategica e sostenibile delle risorse naturali e a migliorare la qualità e quantità di acqua potabile attraverso la costruzione di infrastrutture idriche e la diffusione di pratiche igieniche.
Progetto: “Rafforzamento degli attori della società civile e dei Municipi di Santa Elena e Yarula per la gestione partecipativa delle risorse naturali”
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retti nel 2010 di 270 beneficiari di
Nel progetto sono coinvolte 6 comunità, per un totale di circa 4.800 abitanti che costituiscono i beneficiari diretti delle attività e circa 14.800 che rappresentano i beneficiari indiretti, ossia tutta la popolazione dei due Municipi di Santa Elena e Yarula. L’intervento prevede la riabilitazione e l’ampliamento di 6 sistemi idrici e un articolato programma di attività di sensibilizzazione e formazione della popolazione locale per migliorare le capacità di gestione dei servizio d’acqua potabile e la protezione delle risorse naturali. Nel corso del 2010 nella comunità di Monte Copado, Municipio di Santa Elena, sono stati realizzati un’opera di captazione, un dissabbiatore, la linea di conduzione, un serbatoio di 18.925 litri, la rete di distribuzione e le connessioni domestiche a 27 famiglie. Nella comunità di Ojo de Agua-Los Patios, Santa Elena, sono stati costruiti un dissabbiatore, la rete di distribuzione e connessioni domestiche per 182 famiglie. Inoltre sono stati realizzati corsi di formazione su temi ambientali e di protezione delle risorse naturali. Finora sono state realizzate attività di formazione che hanno toccato temi quali amministrazione e studio delle tariffe dell’acqua, operazione
cui 1.145 sono do
nne
e manutenzione dei sistemi idrici, clorazione e idraulica, uso razionale dell’acqua oltre a seminari di diffusione e analisi della legislazione ambientale e idrica. A questi seminari si è registrata una partecipazione significativa composta per il 35% da donne, percentuale elevata se si considera la tradizionale condizione di marginalità della donna nella società, soprattutto rurale, honduregna. In tutto il progetto particolare attenzione viene posta al coinvolgimento delle donne e dei giovani.
Le donne sono fondamentali nella gestione delle attività domestiche, i giovani sono importanti perché rappresentano il futuro delle comunità Di fatto, sebbene vi sia una partecipazione attiva delle donne nella vita dei comitati d’acqua, ancora molto limitato risulta il loro potere decisionale. Per questo motivo il progetto promuove incontri e seminari che mirano ad aumentare la
visibilità delle donne nelle comunità e nei comitati d’acqua, rafforzando la loro leadership e il loro ruolo protagonista nelle attività quotidiane di gestione e di uso dell’acqua.
La significativa partecipazione femminile al progetto rappresenta l’emancipazione verso la possibilità di trattare tematiche e ricoprire ruoli spesso riservati solo agli uomini
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PROGETTI
HONDURAS - A
co rti
ACQUA E RISORSE NATURALI
lo
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FINALMENTE BERREMO ACQUA PULITA Il 7 febbraio 2011 per la popolazione di Monte Copado, nel municipio di Santa Elena, in Honduras, è stato un giorno importante: si è inaugurato il piccolo acquedotto che porterà l’acqua alla comunità. Da sempre, in quest’area, l’approvvigionamento idrico era compito delle donne e dei bambini, che si recavano alle fonti più vicine o presso pozzi improvvisati con barili e brocche di terracotta (i tradizionali “cantaros”) da riempire di acqua non sempre di provata qualità. L’acquedotto (realizzato da ACRA e finanziato dall’Unione Europea), di cui beneficeranno 27 famiglie della zona e che sarà gestito dai Directivos delle Junta de Agua (i leader della comunità), consiste in un’opera di captazione, ricavata da una piccola sorgente in un bosco di pini e cipressi; un filtro per eliminare sabbia e sedimenti dall’acqua; una
rete di distribuzione di circa 7 km; una cisterna di stoccaggio dell’acqua dalla capienza di 18.925 litri. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato tante donne e tanti bambini della popolazione locale: gli uomini in questo periodo sono via, a svolgere lavori stagionali, spesso come braccianti nei campi di caffè. La più loquace, ma allo stesso tempo commossa, è Doña Ursula, una signora di 80 anni che ci dice: “estoy contenta, le doy gracias a Dios, por que al fin tomaremos agua limpia” (Sono contenta e dico grazie a Dio perchè finalmente berremo acqua pulita). L’entusiasmo dell’anziana donna, che per tutta la vita ha recuperato l’acqua dal fiume per portarla a casa, è forse l’aspetto più gratificante di un lavoro ben fatto, che porterà acqua pulita direttamente nelle case di una comunità poverissima, sperduta in mezzo alle montagne di Santa Elena.
o al pozzo. l’acqua alla fonte re de en pr a ta da ntenta e dico ta sono sempre an mbia tutto. Sono co ca Per tutta la mia vi ito ru st co ha buona.” dotto che ACRA tremo bere acqua po e sa ca in Adesso con l’acque ua cq o l’a finalmente abbiam grazie a Dio perché Honduras) io di Santa Elena, ip ic un M ni an 80 hez (Doña Ursula Sanc
Bisogna sottolineare che la realizzazione di questo progetto non sarebbe stata possibile senza la collaborazione e il lavoro degli abitanti della comunità, che hanno fornito mano d’opera per la costruzione dell’infrastruttura in condizioni a dir poco disagiate, sotto le intemperie in piena stagione delle piogge (...e quando qui piove, piove!) e a un’altitudine di 2000 metri, dove il freddo si fa sentire. Donne e uomini hanno messo in secondo piano il lavoro dei campi, loro unica fonte di sussistenza, per trasportare sabbia, pietre e cemento (a spalla, dato che qui non è possibile arrivarci in macchina, figuriamoci con i camion...) per scavare i canali per le tubature e costruire la cisterna di cemento, sotto la guida del capomastro di ACRA.
Durante l’inaugurazione è stato chiesto a molti di intervenire con un piccolo discorso, di auguri, di buon auspicio, di raccomandazioni a che la gente continui a lavorare per mantenere e curare il suo sistema, così come ha fatto per costruirlo... È stato uno di quei momenti che ti fanno venir voglia di continuare a fare questo mestiere. Nonostante tutte le difficoltà, viene da pensare che sì, ne vale la pena, e l’entusiasmo di Doña Ursula ne è una grande prova.
Tiziana Trentadue, cooperante ACRA in Honduras
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PROGETTI
BUR K IN A FASO
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SVILUPPO LOCALE E CONSERVAZIONE DELLA NATURA
Il Parco W in Burkina Faso deve il nome a un tratto del Fiume Niger ricco di meandri che, visti dall’alto, formano una grande W. Dichiarato nel 1996 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, il parco è situato in un settore di transizione tra savana e foresta e costituisce un’importante riserva di biodiversità per la presenza dei più rappresentativi esempi di ecosistemi africani. Per questo ecosistema straordinario, ACRA in Burkina Faso, Africa ’70 in Niger, e Ricerca e Cooperazione in Benin, sono intervenuti su quattro assi principali: la transumanza, la valorizzazione degli agro-sistemi e della biodiversità, l’educazione ambientale e l’eco-turismo. Il programma di ACRA, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Regione Lombardia, ha contribuito ad appoggiare il processo di sviluppo locale nelle comunità che vivono alla periferia del “Parco Naturale W” in Burkina Faso attraverso degli interventi a vocazione ambientale per una corretta gestione del territorio, in particolar modo delle sue risorse agro-silvo-pastorali.
Progetto: “Sviluppo locale, gestione partecipativa delle risorse naturali e economia dell’agro-biodiversità - nei dipartimenti di Botou, Diapaga, Tansarga e Logobou, nella Provincia della Tapoa Burkina Faso”
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L’azione, in partenariato con Il Ministero dell’Ambiente burkinabé, attraverso la Direzione Generale della Conservazione della Natura, ha realizzato in particolare attività di educazione ambientale, di ecoturismo e di gestione partecipativa delle risorse naturali, negli otto comuni della provincia della Tapoa, nella Regione dell’Est. In armonia con il processo di decentralizzazione in atto in Burkina Faso e con il progetto nazionale di appoggio ai comuni rurali, il programma ha scelto di focalizzare l’attenzione sugli aspetti ambientali della pianificazione comunale attraverso i Piani Comunali d’Azione Ambientale che sono stati elaborati dopo un grande lavoro di analisi socio-ambientale durato più di un anno e un alto livello di coinvolgimento della popolazione e dei consigli comunali. Questo lavoro ha permesso di identificare le potenzialità e i bisogni di ogni comune e di creare le condizioni per la gestione di un Fondo di Sviluppo Ambientale. Alla fine del progetto, gli interventi realizzati grazie al Fondo di Sviluppo Ambientale sono stati 164 di cui: 32 microprogetti agricoli, 36 microprogetti di valorizzazione delle risorse naturali, 18 microprogetti sulle colture di controstagione, 42 progetti di sistemazione di punti d’acqua, 8 progetti di valorizzazione della pesca per un totale di 14.114 beneficiari diretti.
I gruppi che hanno realizzato i microprogetti, hanno ricevuto una serie di formazioni tecniche di supporto e in particolare si è potuto dare un contributo all’organizzazione di alcune filiere specifiche tipicamente femminili come quelle riguardanti alcuni prodotti forestali non legnosi. Sono 36 i gruppi di donne che hanno beneficiato di un finanziamento all’interno del Fondo, per un totale di 681 donne microimprenditrici che hanno sviluppato attività di allevamento (4), trasformazione delle noci di karité (10), trasformazione del pesce (3), accesso all’acqua (1), gestione di mulini per cereali (4), latterie (2), saponerie (4), orticultura (4) e protezione ambientale (4).
681 donne microimprenditrici hanno beneficiato di un finanziamento per lo sviluppo di attività di trasformazione di prodotti locali Il progetto ha avviato inoltre un programma di educazione ambientale in più di cinquanta scuole primarie e secondarie della Provincia della Tapoa che ha coinvolto 5337 alunni e 94 insegnanti.
Ogni percorso prevedeva il diretto coinvolgimento dell’insegnante, in modo da creare un bagaglio didattico da poter sviluppare autonomamente negli anni successivi, e un’attività di classe: rimboschimenti, fosse di compostaggio, vivai didattici e orti scolastici. Grazie alla collaborazione con la radio locale è stato inoltre realizzato un programma radiofonico, ascoltato da più di 25.000 persone, per discutere le tematiche ambientali e condividere i risultati del progetto.
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PROGETTI
SVILUPPO LOCALE E CONSERVAZIONE DELLA NATURA
BURKINA FASO
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Non tagliate i nostri baobab! La voce dei bambini del Burkina è on-air Per una volta sono i bambini a insegnare agli adulti come comportarsi, e lo fanno grazie alla radio. Meglio, grazie a una radio: Radio Buayaba, una emittente rurale in onda nella lontana provincia della Tapoa, in Burkina Faso, una delle tante piccole radio fatte di un microfono e un’antenna che permettono alle comunità agricole dell’Africa di raccontarsi e ascoltarsi, di sapere quello che sta accadendo, ma anche di insegnare e imparare cose nuove dalla voce dei bambini. “Non tagliate gli alberi perché senza alberi spariranno anche le piogge!”... “e non tagliate il Baobab perché è un albero molto utile, si possono utilizzare anche le foglie per
fare la salsa”... “e non uccidete gli animali selvatici perché altrimenti noi non potremo più vederli e conoscerli”: queste le voci dei bambini che chiedono rispetto per la loro terra, per i loro animali, per i loro alberi. Hanno toni appena arrabbiati, che si fanno subito cantilene quando, attraverso piccoli sketch e canzoni rimate, iniziano a raccontare le attività a cui hanno partecipato con la loro scuola, quello che hanno imparato a fare: raccolta differenziata dei rifiuti, visite di esplorazione e di conoscenza nel vicino parco naturale W, attività di agricoltura sostenibile nell’orto scolastico, giochi intorno al cibo e alla sicurezza alimentare...
Un coro che è la voce di una terra dove essere bambini è difficile ma non impossibile. La provincia della Tapoa, al confine con il Niger e il Benin, è posta alla periferia di un grande parco naturale transfrontaliero - il parco W - dove le necessità di conservazione delle grande riserve naturali hanno un impatto sulle condizioni di vita delle popolazioni della periferia che non possono più accedere alle terre e ai pascoli della riserva. Una situazione difficile in cui le necessità di conservazione del territorio si scontra con le necessità più immediate dei contadini agricoltori e allevatori che reclamano il loro diritto alla terra. Le comunità locali stanno affrontando con coraggio la sfida perduta in molte altre parti del continente africano, dove uomo e natura sono stati separati, dove si è cercato di preservare le risorse naturali con i divieti e il filo spinato. Una situazione che trova qui un punto di equilibrio in un programma di intervento integrato in cui ACRA, in
collaborazione con il Ministero dell’Ambiente burkinabé e con i finanziamenti del Ministero degli Affari Esteri italiano, promuove da una parte piccole attività economiche legate alle risorse del parco e dall’altra una tutela del territorio che garantisca uno sviluppo equo e partecipato di lungo periodo. Per questo i bambini della scuola L’amitié di Diapaga cantano «Eau fraîche et transparente / Belle eau que rende contente / Il fait grandir les plantes / Et prospérer l’enfant» (Acqua fresca e trasparente / Bell’acqua che rende contenti / Fa diventare grande gli alberi / E crescere i bambini). Radio Buayaba diventa allora un megafono, un modo prezioso per fare sentire la voce delle generazioni future e sensibilizzare gli adulti a rispettare l’ambiente e a non ragionare solo per il loro presente. Perché la soluzione dei problemi, passa per la condivisione delle esigenze di tutti, anche dei più piccoli. Redazione ACRA
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PROGETTI
CIAD - CAMERU
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LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE
N Nella Valle del Logone (che prende il nome dall’omonimo fiume e segna il confine tra il sud del Ciad e l’Estremo Nord del Camerun), così come nel resto dell’area sudanosaheliana, lo sfruttamento intensivo delle risorse forestali associato all’eccessivo pascolamento, all’uso massiccio di carbone di legna e alla pratica del fuoco di brousse provocano un progressivo fenomeno di deforestazione e la scomparsa di specie arboree autoctone. Questo depauperamento del territorio ha preoccupanti ripercussioni sulle condizioni di vita delle popolazioni locali e genera spesso conflitti per l’utilizzo delle risorse.
Progetto: “Gestione partecipativa delle risorse forestali e promozione di iniziative economiche ecocompatibili nella Valle del Logone”
mini: 32 e di quello degli uo or gi ag m o at st è ati
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In questa regione ACRA ha sviluppato, in collaborazione con le associazioni locali INADES e SANA LOGONE e con il CeTAmb (Centro di documentazione e ricerca sulle tecnologie appropriate per la gestione dell’ambiente nei paesi in via di sviluppo dell’Università di Brescia), il CIRPS (Centro interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile dell’Università di Roma “La Sapienza”) e GUNA S.p.A (azienda omeopatica iltaliana), un programma transfrontaliero, finanziato dall’Unione Europea, che ha visto il coinvolgimento della popolazione su entrambe le rive del fiume. Obiettivi principali del programma sono stati quelli di introdurre pratiche di gestione sostenibile delle risorse naturali, contrastare l’incalzante desertificazione, proteggere il patrimonio boschivo della valle, creare filiere di prodotti agro-forestali e promuovere attività eco-compatibili generatrici di reddito per le comunità locali. In particolare l’azione ha proposto un modello di gestione sostenibile delle risorse forestali e promosso diverse iniziative economiche per le 101 organizzazioni a carattere forestale della Valle del Logone (di cui 32 femminili) e ha contribuito a lottare contro la povertà della popolazione interessata (96.000 abitanti di 134 villaggi limitrofi ai massicci forestali). Nella zona di intervento è stato introdotto l’utilizzo della tecnologia GPS per la mappatura e il costante monitoraggio delle risorse naturali, sono stati definiti 10 piani semplificati di gestione delle risorse forestali che coprono un territorio di 583 km² e create 7 Foreste Comunitarie su una superficie di 303 Km².
Il 29,5% dei 156 microprogetti sovvenzionati è stato riservato a donne imprenditrici o gruppi femminili
in argilla cotta sono stati fabbricati e commercializzati da 23 artigiane vasaie precedentemente formate. Alle donne sono state rivolte numerose attività di formazione tecnica per la trasformazione dei frutti dell’anacardio, per la produzione di farina ricavata dalla Moringa oleifera (una pianta le cui foglie hanno alte proprietà nutritive) e per l’estrazione dai semi del neem di un olio con alte proprietà antisettiche ed antimicotiche e che può essere utilizzato per la produzione di creme, saponi e unguenti. Il progetto infine ha accompagnato la creazione di quattro organizzazioni di filiera produttiva, di cui due femminili (Unione Ganier in Cameroun e rete di donne produttrici di olio di neem in Ciad).
Inoltre, quali alternative allo sfruttamento intensivo delle foreste, sono stati sviluppati nuovi modelli di fornelli per la cottura dei cibi che riducono il consumo di legna ed individuate forme di combustibile alternativo al carbone per il riscaldamento domestico ricavato da scarti vegetali. Gli artigiani locali hanno realizzato 2057 bracieri in latta e argilla e 681 bracieri
Al termine del progetto, i fuochi di savana e i tagli abusivi di alberi, sono in netta diminuzione così come i conflitti tra pastori nomadi e comunità sedentarie
Nel 2010 sono state sovvenzionate e supportate tecnicamente 41 iniziative economiche, per un totale generale di 156 microprogetti. Grazie a ciò, 13 piccole imprese di apicoltura sono operative, la noce di anacardio prodotta localmente da 4 gruppi di donne è venduta sui principali mercati della zona, nel corso dell’anno 825 kg di sapone di neem sono stati prodotti e commercializzati da 12 gruppi di donne.
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CIBO
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Il cibo e la donna
In quanto Diritto Umano riconosciuto dalle Nazioni Unite, l’alimentazione può e deve essere garantita equamente a tutte le persone, in ogni parte del pianeta. Tuttavia ancora oggi, per più di un miliardo di persone nel mondo affette da fame e malnutrizione, la maggior parte delle quali vivono nelle aree rurali dei Paesi in via di Sviluppo, questo traguardo è un’utopia. Negli ultimi venti anni il nostro pianeta ha vissuto un continuo ed inesorabile declino della propria agricoltura. La produttività del settore agricolo è stata penalizzata dalla mancanza di una strategia globale per l’accesso ai mezzi di produzione, l’acquisto di sementi di qualità e il rafforzamento degli attori della produzione nell’ambito delle politiche settoriali. Contemporaneamente, l’impennata dei prezzi alimentari nel 2006-2008 (e quella che stiamo registrando in questi giorni) ha aumentato la consapevolezza del mondo sull’urgenza di identificare nuove strategie volte ad assicurare la sicurezza alimentare per tutti. Assumere la prospettiva del diritto al cibo e sovranità alimentare significa per ACRA affermare il ruolo centrale delle comunità rurali quali attori fondamentali per il cammino verso un equo e sostenibile sviluppo del mondo rurale. Tale l’obiettivo non può essere raggiunto senza un forte coinvolgimento e il punto di vista delle donne. Secondo un recente rapporto della FAO, se le donne nelle zone rurali avessero lo stesso accesso degli uomini a terra, tecnologia, servizi finanziari, istruzione e mercato, sarebbe possibile alimentare 100-150 milioni di persone in più nel mondo.
Oggi le donne nei paesi in via di sviluppo rappresentano il 43% della forza lavoro agricola; questa proporzione raggiunge quasi il 60% nell’Africa sub-sahariana In quasi tutte le società rurali, sono soprattutto le donne che si prendono cura della casa, ma che al tempo stesso si fanno carico di buona parte (e a volte anche di più) del lavoro agricolo: dobbiamo loro gran parte della produzione alimentare mondiale dai paesi in via di sviluppo. Inoltre i redditi delle donne sono generalmente re-investiti nel benessere della famiglia. Lavorano più ore rispetto agli uomini e la loro attività spesso include lavori usuranti, con importanti ricadute per la loro salute e la sottrazione di tempo alla cura di se stesse e dei figli. Nonostante il fondamentale contributo delle donne ai lavori agricoli e agli altri settori dell’economia rurale, il ruolo economico delle donne rimane in gran parte misconosciuto negli studi statistici e ignorato da gran parte delle politiche pubbliche.
Le donne hanno un ruolo determinante, ma non sempre riconosciuto
• • •
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Disuguaglianze tra uomini e donne in agricoltura - alcuni esempi •
La dimensione media dei campi di proprietà di uomini è quasi il triplo di quelli di proprietà di donne (nel mondo).
•
I concimi sono applicati in modo più intensivo nei campi degli uomini e sono spesso venduti in quantità troppo alte perché le donne povere li possano comprare.
•
Un’analisi degli strumenti di credito in cinque paesi africani ha rilevato che le donne ricevono meno di un decimo del credito di cui godono gli uomini a capo di piccole aziende agricole.
•
Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, la tripla responsabilità delle donne che vivono in aree rurali - il lavoro agricolo, la cura della casa e la gestione economica - si tramuta spesso in giornate di lavoro di 16 ore.
Nonostante questo, alle donne è ancora negato l’accesso a importanti servizi infrastrutturali e alle tecnologie che potrebbero alleviare il loro carico di lavoro. •
Le aziende di proprietà di donne soffrono di più vincoli e ricevono meno servizi di sostegno di quelle di proprietà di uomini. In Uganda, ad esempio, le imprese appartenenti a donne devono affrontare barriere iniziali significativamente superiori a quelli degli uomini, nonostante la maggiore efficienza produttiva in termini di valore aggiunto per addetto. Fonti: Banca Mondiale, FAO e IFAD (2008)
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Il cibo e la donna
La campagna “Siamo la soluzione: Celebrare l’agricoltura africana familiare” è un forum promosso dalle organizzazioni regionali africane e dalle piattaforme dei produttori dell’Africa del Est (riunite nel ROPPA), con cui ACRA collabora su differenti progetti che vogliono sostenere il tema della sovranità alimentare in Africa ed America Latina. Tale processo è stato lanciato il 7 febbraio 2011 durante la più importante fiera agricola della regione (FIARA) a Dakar. Durerà tre anni e gradualmente si espanderà ad altre parti del continente, portato da dodici associazioni di donne nelle zone rurali dell’Africa occidentale. Il suo lancio è stato accompagnato da una Dichiarazione di Dakar che recita: Le organizzazioni dei produttori africani, i loro partner tecnici e finanziari, alcune organizzazioni di produttori agricoli e le ONG del Nord del mondo attraverso un consultazione permanente svoltasi tra il 2006-2009 sulle questioni di Sovranità Alimentare in Africa, condividono l’evidenza che: • 80% della popolazione mondiale è alimentato da piccoli produttori. • Nonostante il contributo legato alle importanti risorse naturali e ai saperi di milioni di produttori e produttrici che vivono e lavorano nelle loro aziende familiari, la regione africana rimane fortemente dipendente dall’esterno per il cibo: “l’Africa si nutre con le navi”. Ciò ha portato a fare i Paesi e le popolazioni più vulnerabili ai rischi climatici. • Questa dipendenza ha portato al paradosso per cui il maggior tasso di povertà è registrato dalle comunità di agricoltori, tra le prime vittime dell’insicurezza alimentare.
La campagna intende promuovere il protagonismo delle donne nella produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli, quale mezzo di sviluppo della agricoltura africana
TESTIMONIANZA
“Consapevole dei ruoli e delle responsabilità nei confronti delle comunità che rappresentano (...) le Organizzazioni africane adottano il presente documento (...) • Considerando che il settore agricolo in Africa è alla base del benessere della maggioranza della popolazione, ricchezza, tutela delle risorse naturali, il futuro dei giovani, la pace sociale; • Considerando che lo sviluppo agricolo si deve basare sullo sviluppo dell’agricoltura familiare con una forte connotazione agro-ecologica, connessa ai saperi tradizionali e delle pratiche agricole locali; • Preoccupati per la mancanza di considerazione del tema di “genere” nelle politiche agricole; • Convinti che le politiche agro-alimentari, OGM e dei modelli di produzione agricola provenienti dall’esterno non fanno altro che aumentare la povertà e le tensioni sociali (..); • Convinti che le donne svolgono un ruolo chiave nel processo di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli; • Convinti che la sovranità alimentare non può essere raggiunta senza un forte coinvolgimento delle donne nelle zone rurali; I leader delle organizzazioni rurali donne africane e le reti sono determinati a lavorare per dimostrare che “noi siamo la soluzione”. Noi, dirigenti di associazioni di donne rurali africane del Burkina Faso, Ghana, Guinea, Mali e Senegal siamo determinati e impegnati a: • (…) Promuovere le buone pratiche agricole e le cono-
• • • • •
scenze trasmesse per generazioni in Africa e che hanno conservato la sovranità alimentari del continente; Influenzare i responsabili delle politiche e promuovere una migliore governance, legata produzione agricola; Promuovere il modello di agricoltura familiare; Lavorare per un dialogo continuo e la costruzione di reti di donne rurali africane, per implementare agroecologiche che siano alternative alla rivoluzione verde; Diciamo la nostra OGM, No alla brevettabilità della vita e no al modello di produzione agroindustriale; Viva le donne rurali! Viva l’agricoltura familiare africana!
73 z Sequeira Angela Hernante , timento San Juan Coltivatrice, Dipar Nicaragua Mi chiama Angela, ho 7 figli, vivo e lavoro nella comunità di Siempre Viva, nel dipartimento di San Juan in Nicaragua. Sono coltivatrice in questa piantagione nata grazie ai semi che ci ha fornito ACRA e da cui sono nati circa 8.000 banani. Erano piccoli semi da mettere nella terra, ho avuto fiducia, l’ho fatto e ora vedo i frutti. Nel mio piccolo appezzamento di terra coltivo più piante: yucca, ananas, riso, mais, fagioli, cacao, quequisque e dunque posso offrire ai miei figli cibi diversi e un’alimentazione più ricca e più sana. Prima del progetto, per mangiare un platano dovevo comprarlo al lago Tico o al fiume Indio, mentre ora no, adesso ne ho abbastanza per cucinare per la mia famiglia, mio figlio, mia nuora, mio nipote e quando qualcuno della mia famiglia arriva a chiedermi ‘regalami un casco di platano’, io soddisfatta posso rispondere “tieni, prendilo pure!” Con i frutti della prima raccolta abbiamo comprato la carne: pesce, pollo, maiale. Ho continuato a vendere i frutti così le mie entrate economiche sono decisamente migliorate e la mia vita è molto cambiata. Prima avevamo davvero poche possibilità di comprare il cibo, ora è tutto diverso. Se prima potevo comprare una “libbra” di carne, ora ne compro tre; ecco, questa è la differenza.
PROGETTI
N I C A R A G UA
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Produrre conservando
Il progetto, finanziato dall’Unione Europea e realizzato in collaborazione con la Municipalità locale, si sviluppa nel territorio di San Juan del Nicaragua (Dipartimento di Río San Juan) che appartiene a due aree protette (la Riserva Biologica Indio-Maíz e la Riserva di Vita Silvestre Río San Juan), le quali includono la più grande riserva di bosco tropicale umido del Paese, centro strategico di tutto il Centro America. Nonostante vivano in un contesto ecologico particolare, ricco di risorse naturali e di biodiversità, gli abitanti del Municipio versano in condizioni di grave povertà e isolamento. San Juan del Nicaragua si trova infatti a quasi due giorni di navigazione dal primo centro raggiungibile da autovetture e a 700 km dalla capitale. Solo attraverso uno sviluppo capace di garantire la tutela della biodiversità e la conservazione di questo delicato ecosistema è pensabile un miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti di quest’area protetta. L’intervento si prefigge pertanto di contenere l’avanzamento della frontiera agricola per preservare la Riserva Biologica e, al contempo, di rafforzare le associazioni di donne (Grupo de Mujeres) e i gruppi di pescatori e produttori, di appoggiare attività economiche rispettose dell’ecosistema (pesca tradizionale, diversificazione delle coltivazioni, uso di concimi organici, valorizzazione delle essenze locali) e di promuovere la partecipazione attiva di uomini e donne alla gestione e alla pianificazione territoriale. L’educazione ambientale si concepisce come asse trasversale del progetto. Una componente essenziale del progetto è la gestione integrata degli appezzamenti agroforestali familiari.
Progetto: “Produrre conservando: incentivare lo sviluppo sostenibile e l’equità di genere nel Municipio di San Juan de Nicaragua, Dipartimento di Río San Juan”
diretti ne 1.164 beneficiari
l 2010 di cui 524 so
Nel processo di formazione per la gestione delle parcelle produttive sono state coinvolte 740 persone, di cui 216 donne. Come affermato dal titolo del progetto, l’approccio di genere è infatti un asse essenziale dei diversi interventi.
All’inizio del progetto solo il 18% delle donne partecipava ad attività generatrici di reddito. Ora, dopo due anni di lavoro, si è giunti al 41%
no donne
Proprio nell’ottica del rafforzamento dell’equità di genere si sono formate ben otto microimprese di donne che allevano galline, polli e maiali. Alcuni esempi dei risultati tangibili del miglioramento del livello di vita delle donne che partecipano a queste attività promosse dal progetto: per un tempo di 3 ore giornaliere di lavoro ogni signora guadagna una media di 50 euro al mese ricavati dalla vendita di uova. Le signore che partecipano alle attività di allevamento di maiali percepiscono un guadagno mensile medio di circa 70 euro. Nel 2010 sono stati realizzati sei workshop su tematiche di genere: due rivolti alle famiglie coinvolte in
attività produttive a cui hanno partecipato 71 uomini, 68 donne e 55 adolescenti e quattro rivolti ai comitati comunali e alle altre strutture di partecipazione cittadina ai quali hanno assistito 252 persone: 41 uomini, 110 donne e 101 adolescenti. Il progetto inizialmente prevedeva di coinvolgere almeno 50 donne nella gestione di microimprese, ad oggi si è riusciti a far partecipare ben 85 donne. Considerando che il progetto si concluderà verso la metà del 2012, l’obiettivo di perseguire una maggiore equità di genere in termini di accesso alle opportunità economiche si prevede che verrà raggiunto.
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TESTIMONIANZA
Produrre conservando
N I C A R A G UA
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Martha Lorena Rivas López Presidente del gruppo di donne “La Esperanza”
Mi chiamo Martha Herrera Rivas Lōpez, ho 37 anni, sono sposata e ho sei figli. Insieme ad altre 4 donne ho costituito un gruppo che si è dato il nome di “La Esperanza” (Speranza) e abbiamo deciso di lavorare nel campo dell’allevamento delle galline e la produzione di uova. ACRA ci ha dato le galline, gli strumenti per dar da mangiare e bere alle galline e le sementi per gli alberi; il comune ci ha fornito il terreno e noi abbiamo impiegato tredici, quattordici giorni per costruire il pollaio, lavorando tutti insieme, uomini e donne della comunità. Ora io mi sveglio alle cinque del mattino, mi lavo, preparo la colazione e alle sei e mezza sono nel pollaio, do da mangiare alle galline, controllo che il pollaio sia pulito e che non ci siano galline malate; torno a casa, riordino e pulisco la casa; alle nove torno nel pollaio, cambio l’acqua, raccolgo le uova; alle dieci faccio il bucato, il bagno alla più piccola delle mie figlie, alle 12 mangiamo, poi torno a controllare le galline, poi di nuovo in casa, di nuovo alle cinque torno nel pollaio, prendo le ultime uova e le porto a casa. Qui una volta non avevamo le galline e quindi non avevamo uova; spesso andavamo al mercato per cercarle, ma raramente potevamo comprarle perché costavano troppo e poi spesso arrivavano già andate a male perché avevano compiuto un lungo viaggio in piroga. Ora invece abbiamo uova fresche tutti i giorni e ne possiamo dare uno a tutti i bambini della scuola. Ma le uova le vendiamo anche! Il lunedì le portiamo a San Juan: ci vogliono nove ore per arrivare lì, vendere le uova e tornare a casa. Le nostre uova sono buone e fresche e tutti lo sanno, così riusciamo a venderne circa 2.000 alla settimana guadagnando più di 7.000 “cordobas”. Ogni settimana lasciamo cento cordoba per comprare le medicine per le galline e ci restano circa 1.800 cordobas a testa (corrispondente a circa 55 euro). In questo modo siamo riuscite a migliorare l’economia familiare. Adesso vogliamo andare avanti. L’idea è quella di rafforzarsi fino a diventare autosufficienti per poter comprare da sole le nostre galline e portare avanti questa nostra microimpresa.
Ivania Diaz Urbina Responsabile dell’allevamento maiali Mi chiamo Ivania Diaz Urbina, ho 18 anni e vivo nella comunità El Jobo, nel dipartimento di San Juan in Nicaragua. Qui nella comunità de El Jobo, siamo un gruppo di quattro donne ad occuparci dei maiali. ACRA ci ha sostenuto aiutandoci a comprare i maiali e dandoci il materiale per costruire la porcilaia. Alle 6 di mattina veniamo a dare da mangiare ai maiali, alle 12 torniamo per lavare e pulire la porcilaia. Infine torniamo alle 4 per dare da mangiare e acqua ai maiali. Per gestire bene la nostra attività, dato che siamo in quattro, abbiamo deciso che a ognuna toccano 3 giorni. Abbiamo anche un registro dove appuntiamo tutto quello che diamo da mangiare ai maiali, scriviamo se una ha dato ai maiali il concentrato, quanto gliene ha dato, quanto acqua abbiamo dato, se abbiamo dato medicine, ferro, vitamine… Insomma scriviamo tutto sul registro. In poco tempo siamo diventate davvero un gruppo ben organizzato. Ora abbiamo 31 maialini, ne abbiamo già venduti i 25 e con i soldi ricavati abbiamo comprato il concentrato, il mais, per la manutenzione dei piccoli e dei grandi. Le nostre condizioni sono molto migliorate e ora abbiamo più soldi per le nostre famiglie. Prima vivevamo in una condizione molto difficile e spesso non avevamo possibilità di comprare cibo per i nostri figli, non sapevamo come fare… Se nessuno ti dà una mano come fai a rialzarti? Noi abbiamo avuto la volontà di farlo. Ora, abbiamo il nostro piccolo allevamento. Il nostro sogno? Avere sempre più maiali, migliorare sempre più…
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PROGETTI
AGROBIODIVERSITÀ, CULTURE E SVILUPPO LOCALE
S E N EG A L Lavorare allo stesso tempo sulle colture e sulle culture, per far fronte ai cambiamenti sociali senza perdere la propria identità: questa l’azione, realizzata all’interno del programma Agrobiodiversità finanziato da IFAD e coordinato da Oxfam Italia in partnership con ACRA.
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Il progetto in Senegal ha promosso l’agrobiodiversità attraverso la valorizzazione delle filiere del baobab, del fonio e della moringa oleifera in 133 villaggi nelle zone rurali di Fatick, Kaolack, Kolda, Tambakounda, Thiès e Ziguinchor, raggiungendo 1.985 beneficiari diretti di cui 300 uomini e 1.685 donne e più di 39.500 beneficiari totali. I prodotti sono stati selezionati sia per il loro forte potenziale nutritivo sia perché appartengono a pieno titolo a quelle coltivazioni tradizionali delle popolazioni locali che hanno profondamente risentito della diffusione delle monoculture (specialmente l’arachide nelle zone del progetto) che hanno tolto loro spazio e hanno fatto sì che i coltivatori non le utilizzassero più per il loro sostentamento.
Progetto: “Combattere la marginalizzazione dei contadini poveri e degli emigranti di Marocco, Senegal ed Ecuador attraverso lo sviluppo di reti commerciali e la promozione della diversità”
1.985 beneficiari
diretti di cui 300
Il progetto, realizzato in Senegal in collaborazione con Enda Graf, ha coinvolto 147 organizzazioni contadine, i piccoli produttori, i consumatori, i gruppi di donne e giovani, le amministrazioni locali decentrate, i comitati di villaggio per la sorveglianza delle risorse naturali e le associazioni di guaritori tradizionali. A fianco delle attività di sviluppo e appoggio alle filiere produttive, il programma ha sviluppato un approccio innovativo realizzando una ricerca etno-psichiatrica sui valori intangibili legati alle specie selezionate, così da rafforzarne la trasmissione e rendere tali valori strumenti di rafforzamento delle filiere. Tra i risultati della ricerca è stato evidenziato il ruolo centrale delle donne nell’assicurare la sicurezza alimentare e nel vigilare sulla salute del nucleo familiare, un ruolo riconosciuto dall’intera comunità.
Le donne hanno un ruolo centrale nell’assicurare la sicurezza alimentare e nel vigilare sulla salute del nucleo familiare In Casamance, nel Sine Saloum e a Kedougou ACRA ha collaborato con le associazioni di donne che lavorano alla trasformazione del baobab, di cui è tradizionalmente utilizzata ogni parte.
nne e più di 39 uomini e 1.685 do
.500 beneficiari to
La polpa del suo frutto è un importante integratore alimentare. Con le foglie si prepara una salsa che accompagna i principali piatti della cucina locale. Nella medicina tradizionale le radici, la corteccia, le foglie vengono utilizzate nella preparazione di rimedi naturali. Ma il baobab è anche rifugio per gli “spiriti”, tomba per i griot, totem protettore di molte comunità. Valorizzare il baobab significa, quindi, valorizzare una cultura.
tali
associazioni, il progetto ha promosso anche la valorizzazione della polvere di baobab sui mercati internazionali attraverso un accordo commerciale con CTM Altromercato.
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Oltre al sostegno all’acquisto degli equipaggiamenti necessari e al rafforzamento delle capacità per la produzione e trasformazione del baobab, attraverso numerosi scambi e oltre 10 diversi percorsi di formazione per le donne (circa 200) e per le
Il baobab è rifugio per gli “spiriti”, tomba per i griot, totem protettore di molte comunità. Quindi tutelare il baobab significa valorizzare una coltura e una cultura
ECONOMIA
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L’economia e la donna (microfinanza, social business e sviluppo economico)
Metà della popolazione mondiale vive in condizioni di povertà, sopravvivendo con meno di 2 $ al giorno. Solo aumentando il loro basso reddito, le famiglie povere o con scarse opportunità lavorative possono far fronte alla pregnante necessità di sfamare, educare e garantire l’assistenza sanitaria ai propri figli. Per incrementare lo sviluppo delle proprie comunità, la popolazione locale, in particolare le donne, spesso intraprendenti, ma con scarse competenze tecniche, necessitano, però, sia di formazione sia di risorse finanziarie da investire in attività economiche. In questo ultimo anno ACRA ha particolarmente ricercato soluzioni capaci di determinare un migliore accesso alle opportunità di mercato e ha intensificato il proprio intervento di lavoro con le imprese sociali e anche col settore privato in generale proprio con l’obiettivo di migliorare la propria efficacia nella lotta contro la povertà.
Per permettere ai gruppi più svantaggiati, in particolare alle donne e ai giovani, di accedere ai mercati, ACRA è impegnata sul fronte della microfinanza, in particolare in Ecuador, Senegal e Nicaragua Dare accesso a servizi finanziari di qualità è fondamentale per permettere alle persone di rendere concrete le proprie idee d’impresa ed esplorare le proprie capacità imprenditoriali. Per fare questo ACRA collabora con istituzioni di microfinanza locali con l’idea di aiutarle a fornire servizi finanziari perenni, durevoli e raggiungere la sostenibilità. In Senegal, ad esempio, ACRA affianca l’URMECS (Union Rurale des Mutuelles d’Epargne et de Crédit du Sénégal), un’istituzione di microfinanza rurale formata da 15 cas-
se di villaggio che comprende 10.156 persone di cui 3694, pari al 36%, sono donne. Significativo è il fatto che le donne non siano solo clienti, ma anche coinvolte nella gestione delle stesse: nei comitati di credito e di sorveglianza si registra una presenza femminile intorno al 20%. Per tutte le casse è previsto un prodotto finanziario di promozione femminile: si tratta di un credito erogato per acquistare presse per l’estrazione dell’olio di arachidi e di altri prodotti locali, mulini per il miglio e tutto ciò che può alleggerire il lavoro manuale delle donne. Finalità prioritaria del lavoro di ACRA a fianco dell’URMECS è quella di portare l’istituzione a promuovere sino al 40% l’accesso al credito femminile (al 31 dicembre 2010 il 42% di donne hanno aperto un conto e solo il 25% ha ottenuto un finanziamento), ad ampliare la propria offerta di prodotti socialmente rilevanti come le assicurazioni agricole e sanitarie e raggiungere, entro 3 anni, una dimensione ottimale(25 casse), un numero più elevato di clienti e una conseguente sostenibilità finanziaria.
• • •
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Nel nord del Camerun ACRA ha lavorato con le comunità locali e con le associazioni di donne per la creazione di un’impresa sociale, LogONE, per la produzione di olio di Neem attraverso un processo ad alta tecnologia (tecnologia supercritica). In Tanzania ACRA, in collaborazione con partner locali e con il partner strategico Fundaciòn Paraguaya, si è impegnata a creare un’impresa sociale per la gestione di una scuola tecnica agricola autosostenibile.
In Ecuador, Senegal e Italia ACRA sta esplorando inoltre soluzioni per valorizzare le rimesse dei migranti e i loro investimenti in iniziative produttive e di sviluppo rurale, attraverso istituzioni di microfinanza locale. Nel 2010 particolare impegno è stato messo nel facilitare la conoscenza delle istituzioni di microfinanza rurali al sistema bancario italiano per permettere a questi enti di lavorare insieme. Per promuovere lo sviluppo economico delle aree rurali, anche nel 2010 ACRA ha continuato a sostenere le organizzazioni contadine nella promozione o consolidamento di filiere commerciali di prodotti agricoli e di pastorizia e a promuovere attività generatrici di reddito molto diversificate: dalle attività economiche degli
artigiani in Tanzania, alla trasformazione della fibra di alpaca e di lama delle cooperative di donne in Bolivia e in Ecuador, alla promozione del turismo responsabile in Burkina Faso, alla gestione dei rifiuti solidi urbani in Nicaragua, al supporto alle attività economiche delle associazioni di genitori nei villaggi del Ciad. Lavorare in ambito economico per ACRA significa anche promuovere l’idea di impresa sociale10 quale soluzione di mercato efficace nel dare una risposta ai problemi sociali più urgenti che le persone vulnerabili e marginalizzate affrontano ogni giorno. In questo ambito ACRA si posiziona tra le prime realtà italiane a promuovere questo tipo di approccio.
In India invece, con il partner FEM (Associazione che lavora nell’ambito dell’empowerment femminile e nel social businnes), ACRA è impegnata in un intervento di scouting, cioè di ricerca di imprese sociali d’eccellenza che operano nel campo dell’elettrificazione rurale, la costruzione di case ecologiche a basso costo, la gestione dei rifiuti, le microassicurazioni sanitarie e la purificazione dell’acqua.
Rafforzare il ruolo economico delle donne e migliorare le loro possibilità di accesso a servizi, risorse produttive e opportunità imprenditoriali: questo l’impegno che ACRA intende portare avanti nei prossimi anni
10. L’impresa sociale è caratterizzata da un’attività economica gestita con sistemi e strategie che sono proprie di un’attività imprenditoriale commerciale, ma si differenzia dalle altre in quanto la sua mission sociale è il suo obiettivo primario. Per permettere a queste imprese di funzionare ACRA vuole coinvolgere investitori non solo filantropici ma anche investitori commerciali.
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PROGETTI
SVILUPPO ECONOMICO E FILIERE COMMERCIALI
BOLIVIA
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Il progetto della durata di cinque anni ha avuto inizio nel 2008 con la finalità di appoggiare il movimento delle OECAs (Organizzazioni Economiche Contadine boliviane) e la CIOEC Bolivia (l’organizzazione che le rappresenta e che le coordina a livello nazionale), potenziando le loro capacità gestionali, produttive e commerciali e permettendo così alle famiglie contadine - socie delle organizzazioni - di diventare interpreti dello sviluppo economico locale, dipartimentale e nazionale secondo un modello di economia solidale basata su un’agricoltura sostenibile e diretta a garantire la sicurezza alimentare dei suoi soci. L’intervento interessa la rete di OECAs di 4 dipartimenti in Bolivia: Pando, La Paz, Tarija e Potosì per un totale di circa 6.400 famiglie e di circa 33.000 persone.
Progetto: “Incremento delle capacità ed opportunità dei soci delle Organizzazioni Economiche Contadine (OECAs) boliviane, per generare reddito, impiego ed inclusione sociale in area rurale”
inato il se e che hanno term Il 45% delle person e 55 anni compresa tra i 20 da donne con età
Gli ambiti produttivi a cui viene fornito appoggio e supporto tecnico riguardano in particolare la produzione di cacao, caffè, arachidi, noci amazzoniche e, nel Dipartimento di Potosì, la valorizzazione dei prodotti derivati dall’allevamento del lama. Una delle attività appoggiate e finanziate dal progetto è la formazione di leader comunitari e membri delle stesse OECAs attraverso la realizzazione di corsi in tema di commercializzazione, marketing e organizzazione della catena produttiva e specifiche sessioni formative in amministrazione e gestione di impresa, utilizzo di mezzi informatici ed elaborazione di contenuti per l’aggiornamento di siti internet. Tali attività di formazione e sviluppo delle capacità individuali sono svolte dalla Scuola di Leader gestita dalla CIOEC Bolivia. Oltre ad attività di formazione e sensibilizzazione, il progetto ha finanziato - mediante il Fondoecas - piccoli progetti elaborati e implementati dalle stesse organizzazioni, la partecipazione a fiere locali e nazionali per l’esposizione e la vendita dei prodotti e lo sviluppo dell’azione dei Piani commerciali delle filiere dell’artigianato, della noce amazzonica e dei derivati del lama. Dati del 2009 riferiscono che dei 65 progetti di cui hanno beneficiato 6.156 soci di OECAs, il 43% è rappresentato da donne.
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Se a livello di organizzazioni di base circa il 55% dei soci sono donne, anche nella CIOEC Bolivia il 45% del personale è composto da donne. Non va inoltre dimenticato come molte delle organizzazioni affiliate alla CIOEC Bolivia siano composte esclusivamente da donne.
nei corsi è rappre
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Ne sono un esempio ComArt Tukuypaj (Comunità di Produttrici di oggetti d’artigianato) di La Paz, La Llamita (produttrici di prodotti in fibra di lama) di Potosí, ASITRAFRUT (produttrici di marmellate) di La Paz o Omcsa (Organizzazione Microregionale Campesina de la Alta Cuenca del río Santa Ana) di Tarija.
Il progetto costituisce una importante opportunità per aiutare il settore produttivo rurale in Bolivia senza trascurare di appoggiare le tematiche di genere mediante lo sviluppo delle capacità individuali delle socie delle organizzazioni beneficiarie e la loro inclusione nei processi decisionali
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PROGETTI
BOLIVIA
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ECONOMIA SOLIDALE
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Dalle Ande agli Appennini: un viaggio sul filo di lana 9 maggio, ore 21.30 atterraggio all’aeroporto di Linate. È la fine di un viaggio di migliaia di chilometri, cominciato sulle sperdute vette andine, ma è anche l’inizio dell’avventura delle nostre cinque protagoniste: tre signore boliviane e due ecuadoriane in visita nel nostro paese. Ad attenderle, nella ventina di giorni che trascorreranno in Italia, una serie di persone e di impegni importanti che disegneranno una bella storia di cooperazione tra paesi e di scambio tra culture diverse. Celia, Vidalia e Leocadia dalla Bolivia, Natividad e Magdalena dall’Ecuador sono abili artigiane nella trasformazione e lavorazione della fibra di due animali tipici delle zone andine: il lama e l’alpaca, dal cui morbido vello si ricava la pregiata lana che tutti conosciamo. Sono giunte sul suolo italiano grazie alle attività di tre progetti che ACRA sta realizzando in Bolivia e in Ecuador grazie al co-finanziamento dell’Unione Europea. Davanti ai nostri sguardi ammirati, le nostre amiche estraggono fiere dalle loro cariche valigie una quantità indefinita di scialli, sciarpe, guanti, e altri manufatti dalle calde sfumature e dall’impalpabile leggerezza: i prodotti che faranno conoscere al mercato italiano.
Appena arrivate a Milano, le cholitas (il nome con cui vengono chiamate le donne vestite in abiti “tipici”, con larghe gonne, lunghe trecce e bombetta sul capo) con ancora negli occhi il cielo blu delle Ande, già si apprestano a costeggiare con la ferrovia un’altra catena di monti, gli Appennini, fino a raggiungere le Marche. È questa terra di gente operosa, dove sopravvivono ancora numerosi artigiani che tentano di salvaguardare antiche tecniche di produzione, a dare ospitalità alle cinque signore. Cuore di questa lunga visita di scambio è la città di Macerata. Qui le artigiane, accolte con calorosità da Patriza Ginesi, seguono un corso di tessitura presso il laboratorio La Tela apprendendo l’utilizzo dei telai a liccetti (antico procedimento tessile che affonda le sue radici nel medioevo come testimoniato dai dipinti di Giotto e Leonardo), l’antica arte del macramé e imparando nuovi disegni e motivi da inserire nelle loro creazioni di soffice lana. Il percorso formativo pensato per le signore sudamericane è nato con lo scopo di migliorare le loro capacità tecniche
e imprenditoriali e di potenziare i loro prodotti per renderli più appetibili al mercato locale e internazionale. L’abilità di queste artigiane nell’intrecciare sottili fili di lana per creare bellissimi manufatti si è quindi, applicata anche nello sforzo di annodare duraturi sodalizi con partner commerciali italiani. Grazie alla mediazione del Consorzio Arianne (che si occupa di studiare e valorizzare le fibre tessili naturali) le nostre ospiti hanno potuto intrattenere interessanti contatti con alcune realtà imprenditoriali marchigiane, ma anche esplorare le opportunità offerte dal commercio equo-solidale attraverso l’interesse dimostrato dalla cooperativa sociale Mondo Solidale. E così, uno dopo l’altro sono trascorsi i giorni. Tra un colpo sul pedale del telaio, un salto alla cooperativa La Campana, a Montefiore dell’Aso, per scambiare pareri sulle tecniche di tintura naturale, non è neppure mancato il tempo per spingersi fino in Umbria a conoscere un allevamento tutto italiano di alpaca, la Maridiana di Umbertide. Ma tutti i viaggi si concludono ed è già arrivato il tempo dei saluti. Milano, 28 maggio, ore 19. Dopo una visita alla sede di ACRA e due foto ricordo sotto il Duomo, Celia, Leocadia,
Vidalia, Maddalena e Nati, con le valigie un po’ più vuote ma con un ricco bagaglio di nuove conoscenze da trasmettere alle loro compagne di lavoro, sono pronte per far ritorno a casa. Hanno in serbo la speranza di rafforzare le loro associazioni artigianali e anche noi ci auguriamo che questa opportunità sia un nuovo passo per migliorare le condizioni di vita delle loro famiglie che vivono con le poche risorse che una terra così aspra può offrire. Ci è sembrata questa, soprattutto una storia di donne: donne, capaci di far crescere lo sviluppo delle proprie comunità, di creare futuro attraverso il recupero di un passato che si trasferisce di generazione in generazione nel rapido movimento di esperte mani, depositarie di un arcaico “saper fare”. Ma in questo viaggio si è anche compiuto uno scambio di esperienze tra i piccoli produttori del Sud e del Nord del mondo, custodi di saperi antichi e nobili mestieri spesso dimenticati, che tra loro hanno saputo dialogare attraverso un linguaggio comune fatto di ingegno e di talento. Laura Giuccioli, ACRA
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PROGETTI
LE COMUNITA’ MIGRANTI PROTAGONISTE DELLO SVILUPPO
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Si tratta di un progetto di cosviluppo che nasce nel contesto multiculturale italiano, caratterizzato da numerosi fenomeni migratori, con la finalità di rendere i cittadini migranti protagonisti dello sviluppo dei loro territori d’origine. Il progetto intende infatti focalizzarsi sulla comunità ecuadoriana presente sul territorio italiano e creare reti di collegamento con azioni di sviluppo locale nelle comunità rurali delle province di Azuay e Cañar in Ecuador. In particolare verrà rafforzato e potenziato il sistema finanziario di trasferimento delle rimesse dei migranti verso il paese di origine e verranno promosse modalità di investimento di tali risorse per la realizzazione e riabilitazione di opere infrastrutturali idriche.
Progetto: “Ecuador: rimesse per lo sviluppo”
Nel corso del primo anno il progetto, finanziato dalla Fondazione Cariplo e dalla Fondazione Vismara, ha contribuito a promuovere la creazione di un meccanismo di co-sviluppo tra comunità di migranti, enti finanziari, istituzioni e attori locali in Ecuador e in Italia. È stata avviata la consultazione tra enti finanziari ecuadoriani ed italiani (Cooperativa di Credito e Risparmio Jardin Azuayo, Extrabanca ed altre istituzioni finanziarie) per la definizione di partnership finalizzate al miglioramento delle condizioni di trasferimento delle rimesse in Ecuador e all’offerta di prodotti finanziari innovativi da proporre alla comunità ecuadoriana e destinati all’investimento del risparmio dei migranti in progetti di sviluppo locale. Ad oggi, in collaborazione con Senami (Segreteria Nazionale del Migrante) e con il Consolato Ecuadoriano, sono state intervistate e analizzate 109 associazioni di migranti ecuadoriani presenti sul territorio italiano, con l’obiettivo di aggiornare i database esistenti e proporre un percorso di capacity building disegnato appositamente sui bisogni emersi nella fase iniziale della mappatura.
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Al corso di formazione realizzato sul tema associazionismo e progettazione rivolto alle associazioni di migranti ecuadoriani, più della metà dei partecipanti era composta da donne.
Le donne ecuadoriane spesso risultano essere i membri più attivi e impegnati all’interno delle associazioni di migranti Tra i risultati raggiunti si è contribuito, in questo modo, a rafforzare il potere decisionale delle donne coinvolte, consolidare le competenze gestionali nel coordinamento di un’associazione e migliorare le loro capacità di identificazione e stesura di progetti di sviluppo.
donne
L’approccio di genere costituisce infatti un criterio fondamentale nell’assegnazione dei punteggi e quindi nella selezione dei progetti da realizzare. In Ecuador è stato attivato il Fondo Acqua per il co-finanziamento di progetti relativi alla riabilitazione o realizzazione di infrastrutture idriche di base mediante la pubblicazione di due bandi a concorso rivolti alle municipalità locali ed è stata supportata la prima delle opere infrastrutturali, ovvero la realizzazione di un impianto idrico che consentirà a 365 persone, di cui 150 donne e 95 bambine e bambini tra 0 e 12 anni, di bere acqua potabile nella comunità di Ñamarin, nel Municipio di Nabón appartenente alla Provincia di Azuay. Sono state avviate le necessarie fasi propedeutiche alla valutazione di impianti di fornitura di acqua potabile e per irrigazione destinati a circa 5.000 persone, che verranno raggiunte dai servizi promossi dal progetto nei prossimi due anni di intervento.
Un altro risultato del progetto è stato quello di contribuire, attraverso un supporto formativo e finanziario con un fondo di microcredito e in collaborazione con CECCA (Centro de Capacitatiòn Campesina del Azuay) ONG locale partner del progetto, all’emancipazione femminile e al rafforzamento di una rete di 350 donne all’interno della comunità di Paute chiamata “Red de Mujeres” e riconosciuta a livello nazionale dal governo ecuadoriano. La rete è stata sostenuta anche nella produzione e commercializzazione di prodotti locali.
La “Red de Mujeres” è impegnata dal 1993 nella creazione di consapevolezza sui diritti-doveri delle donne, nell’accrescimento dell’autostima delle proprie socie e in servizi di supporto a familiari di persone emigrate dall’Ecuador
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TESTIMONIANZA
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LE COMUNITA’ MIGRANTI PROTAGONISTE DELLO SVILUPPO
Elisa Barahona, Direttore della Red de Mujeres con focus su commercializzazione
La nostra rete è una unione di donne accomunate da un interesse condiviso che promuove alternative di organizzazione sociale contro qualsiasi forma piramidale, patriarcale, machista e di falsa rappresentatività di poteri e gerarchie. La Red de Mujeres nasce nel 1993 in seguito al disastro naturale causato dall’esplosione di una diga nella zona di Paute. In fase di ricostruzione è emersa tra la popolazione femminile tanta voglia di aiutare e supportarsi vicendevolmente. Dopo la fase di emergenza, vi erano associazioni e gruppi di donne che compravano terreni per far crescere piante destinate alla riforestazione, considerati i danni ambientali causati dal disastro. Dall’agosto 2003 la rete ha cominciato ad occuparsi anche di commercializzazione, in quel momento le socie che commercializzavano i propri prodotti grazie alla rete erano 20, oggi sono 105. Nel 2005 si sono delineate in maniera strategica cinque linee di intervento della rete: organizzazione, formazione (in termini di accrescimento dell’autostima, diritti/doveri e sviluppo di personalità rivolto alle donne), produzione, commercializzazione, risparmio e credito. La rete ad oggi conta 350 socie, organizzate in 17 comitati suddivisi per 7 juntas parroquiales (ossia circoscrizioni territoriali), ha 700-1000 clienti a settimana, con un fatturato di 35.000 dollari mensili. Il territorio in cui ci troviamo era un tempo dedicato alla produzione di alcool e caratterizzato da un forte machismo, ad oggi le cose sono cambiate ed è mutata anche la relazione tra uomo e donna all’interno della famiglia. All’inizio della storia della rete, i mariti impedivano alle donne di iscriversi all’organizzazione dicendo che le socie erano delle donne ribelli. Man mano che alcune donne hanno iniziato ad aderire, per conoscere i propri diritti, chiedere credito per attività produttive e migliorare la propria condizione economica, vi è stata una sempre maggiore partecipazione. Il fatto che i mariti fossero contrari significava che la rete stava lavorando bene. La rete è socia fondatrice della cooperativa Jardin Azuayo, nata nel 1997. Inizialmente la rete aveva un piccolo risparmio che depositava nella cooperativa per chiedere credito. I fondi depositati tuttavia erano pochi a fronte della notevole necessità di credito; ad oggi invece le socie della rete hanno moltissimi crediti aperti presso la cooperativa. Il credito della cooperativa va alla singola socia, ma è il comitato della rete che la supporta nel caso quest’ultima non fosse in grado di rimborsare regolarmente a causa di vari problemi. Per il futuro ci piacerebbe avere la possibilità di formare nuovi leader per la gestione e coordinamento della rete, di terminare la costruzione della struttura del mercato a Paute edificando il secondo piano perché lo spazio è molto limitato. Le socie che attualmente vendono al mercato sono 105, ma la domanda di spazio per vendere propri prodotti è sempre molto alta. Vorremmo anche comprendere come vendere i nostri prodotti in altri mercati aggiuntivi, dato che la domanda di polli e porcellini d’india ad esempio è molto alta e l’offerta fatica ad esaurirla. Con fierezza dobbiamo dire che il BID (Banca Interamericana di Sviluppo) ha erogato un credito di 9 milioni di dollari alla Cooperativa Jardin Azuayo con complimenti da parte del presidente dell’Ecuador, per l’esperienza molto positiva della “Red de Mujeres”, che la cooperativa sostiene.
María Barrera
Responsabile organizzazione della Red de Mujeres Io sono entrata a far parte della Rete nel 2000, ero sola e senza marito, con due figli a carico. Avevo molte difficoltà perché dovevo occuparmi da sola di loro e del loro sostentamento. Grazie al supporto della rete nel mio lavoro, oggi sto meglio; i miei figli stanno bene e sono felici, uno dei due va anche all’università! Il fatto di avere maggiore reddito è un elemento fondamentale, è uno dei motivi che maggiormente stimola le donne a entrare nella rete. Inoltre la rete aiuta anche nelle faccende quotidiane, ad esempio andare dal dottore; la rete solidifica i rapporti e una persona si “dimentica” un po’ dei propri problemi personali quando è in gruppo ed impegnata in attività. Nella zona in cui abitiamo c’è anche il fenomeno dell’emigrazione, ovvero tante donne rimangono sole perché i mariti emigrano per cercare fortuna all’estero, negli USA ad esempio. Tante persone che conoscevamo sono emigrate e morte durante il tragitto, oppure non si hanno più informazioni su di loro. Per queste donne è ancora più importante sapere di partecipare ad una rete e vivere una dimensione di gruppo, che valorizzi loro come persone interamente, nell’ambito lavorativo, personale, comunitario e sociale.
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PROGETTI
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Primo incontro di ACRA in una scuola dell’Ecuador: si parla di acqua Il 5 ottobre 2010, a Guachun, nella provincia ecuadoriana di Azuay, ACRA ha realizzato il suo primo intervento in una scuola del paese: un evento di formazione sul tema dell’acqua per parlare dell’importanza che questa risorsa riveste nella nostra quotidianità e della responsabilità dell’uomo nella sua conservazione. L’evento è stato realizzato grazie al progetto “Ecuador: rimesse per lo sviluppo”, finanziato da Fondazione Cariplo e da Fondazione Peppino Vismara. Guachun è la comunità più popolosa (circa 120 famiglie) tra le sette coinvolte nel progetto di fornitura di acqua po-
tabile della zona di El Descanso, area in cui è previsto a breve il sostegno del Fondo Acqua e dove sarà costruito, grazie ai fondi legati alle rimesse dei migranti ecuadoriani in Italia, un impianto idrico per la fornitura di acqua potabile. Alla scuola di Guachun sono iscritti 57 bamibini e bambine di età compresa tra i 5 e i 12 anni, mentre 4 sono i professori che costituiscono il personale docente. Il loro coinvolgimento è stato possibile grazie alla sensibilità e all’interesse del direttore circa la tematica trattata, il che ha permesso di incontrare i giovani alunni.
La progettazione dell’evento ha visto la partecipazione di più persone: preziosissimo è stato il supporto del settore di Educazione allo Sviluppo della sede di Milano e il coinvolgimento di due socio-educatrici spagnole volontarie, oltre, naturalmente, all’operato del personale ACRA in Ecuador.
approfondimento, i volontari hanno dato la loro disponibilità per un secondo incontro e, motivo di grande orgoglio e soddisfazione, i bambini si sono dimostrati entusiasti e partecipi a tutte le attività, tanto che alla fine hanno chiesto “quando tornate?”.
Attraverso giochi di gruppo, laboratori e momenti più strettamente educativi è stato possibile trattare molti argomenti legati all’uso dell’acqua, alla sua importanza, conservazione, qualità, potabilità, ecc.
Tutto questo entusiasmo è un ottimo propellente motivazionale per continuare a progettare e realizzare eventi e incontri di questo tipo e, vista l’esplicita richiesta, si sta già pensando a un secondo intervento nella stessa scuola, incentrato sulla protezione delle fonti e la riforestazione.
L’iniziativa si è rivelata un vero successo: i professori hanno chiesto di organizzare un’altra giornata di discussione e
Redazione ACRA
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EDUCAZIONE
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L’educazione e la donna
ACRA si sta impegnando nella costruzione delle linee guida inerenti all’educazione e ai diritti dei bambine/i e giovani utilizzando una metodologia partecipativa, nella consapevolezza che queste categorie insieme alle donne sono soggetti sociali determinanti nella costruzione di strategie di superamento della povertà e di ogni forma di discriminazione. L’educazione è inoltre componente trasversale in tutti i progetti promossi da ACRA: dall’alfabetizzazione di base, all’educazione ambientale, fino alla formazione tecnica e professionale e all’educazione informale rivolta agli adulti, con particolare attenzione alle donne.
Secondo le stime più recenti dell’Unicef sono 69 milioni i bambini che non frequentano la scuola primaria e 2/3 sono bambine Inoltre sono 71 milioni gli/le adolescenti che non frequentano il ciclo successivo. I passi in avanti compiuti verso il raggiungimento del secondo Obiettivo del Millennio, l’istruzione primaria universale (meta ancora lontana per molti paesi) evidenziano l’esistenza di una sostanziale discriminazione nei confronti delle bambine ostacolando così il raggiungimento entro il 2015 del Terzo Obiettivo sulla promozione della parità di genere e l’empowerment delle donne. Inoltre il miglioramento dell’accesso alla scuola primaria è ridotto dall’allarmante divario che ancora si registra tra alunni e alunne.
Nei paesi poveri le bambine e le ragazze portano a termine più difficilmente la scuola primaria e questa discriminazione si accentua nella scuola secondaria e all’università
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ne no donne il 54% sono bambi beti nel mondo so fa al an ti ul ad o UNESCO, 2010) di i at (d on ili la m uo 4 sc 77 la i de no 2/3 quenta ri pericolosi) mbini che non fre 15 sfruttati in lavo (1 ri to Dei 72 milioni di ba ra vo la ni bi ori sono bam 215 milioni di min
Per contribuire a colmare questa differenza di genere la Campagna adotta strumenti specifici per la scolarizzazione delle bambine e l’alfabetizzazione delle donne per sottolineare gli enormi vantaggi che si possono ottenere aumentando il loro livello di istruzione (diminuzione di matrimoni e gravidanze precoci, miglioramento nella capacità di crescere i figli, consapevolezza sociale). Un aspetto importante della campagna è la sensibilizzazione dei genitori in collaborazione con le autorità locali sull’importanza dell’istruzione.
Queste problematiche sono ampiamente riscontrabili in diverse aree in cui opera ACRA e in particolare in Ciad paese dove ACRA sta gestendo numerosi progetti centrati sul tema dell’educazione nelle aree rurali. In molti casi le attività coinvolgono i villaggi autoctoni e le popolazioni centroafricane che risiedono dal 2002 nei campi profughi situati lungo il confine tra i due paesi. Per far fronte alla situazione di gravi carenze nell’attuazione del diritto allo studio relative a strutture/infrastrutture e alla qualità delle proposte educative, ACRA sta costruendo gradualmente una strategia paese che prevede il confronto mensile tra tutte le equipe dei progetti edu-
cazione al fine di potersi sostenere vicendevolmente nello svolgimento delle attività e di individuare obiettivi di intervento comuni. Un esempio di condivisione che coinvolge tutti i progetti è la campagna 2011-12 per promuovere il diritto allo studio che intende agire per aumentare il tasso di iscrizione alla scuola primaria di bambini e bambine e per ridurre la dispersione scolastica soprattutto delle bambine. Secondo l’Unicef, in Ciad il tasso netto di iscrizione alla scuola primaria è del 41% per i bambini e del 31% per le bambine, mentre nella scuola secondaria è del 13% per i maschi e del 5% per le femmine.
Nell’ambito dei progetti educativi di ACRA viene riposta molta attenzione anche all’assunzione di personale femminile nei vari ruoli in quanto presenze fondamentali per il lavoro di contatto con le donne, viene inoltre promossa la formazione delle AME (Associazioni delle Mamme degli Allievi) con l’obiettivo di coinvolgerle direttamente a vari livelli: alfabetizzazione delle stesse mamme, promozione di attività generatrici di reddito finalizzate ai bisogni della scuola, ruolo attivo all’interno della famiglie e della comunità per mandare le bambine a scuola.
Chi meglio di una mamma sensibilizzata può sostenere la scolarizzazione di una figlia?
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PROGETTI
GIOVANI E CITTADINANZA ATTIVA
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In El Salvador, il paese più piccolo e più densamente popolato dell’America Centrale, il 58% degli abitanti vive nel territorio rurale. Nonostante rappresentino una parte maggioritaria della popolazione salvadoregna, i giovani risultano una categoria vulnerabile per molte ragioni, tra le quali la difficoltà nell’accesso al mondo del lavoro e la mancanza di meccanismi di rappresentanza giovanile nel quadro delle politiche pubbliche. Migliorare la qualità della vita dei giovani del Municipio di Guaymango e Jujutla, far sì che essi partecipino attivamente al processo di sviluppo delle aree rurali, promuovendo la creazione di una rete giovanile e creando nuove opportunità di lavoro, attraverso attività economiche auto-gestite dai giovani: questi gli obiettivi fondamentali su cui il progetto, co-finanziato dall’ Unione Europea, si è concentrato.
Oltre 400 giovani (ragazzi disoccupati, capi famiglia, ragazze madri), sono stati coinvolti attivamente nelle attività delle rete giovanile Torogoz e nelle attività generatrici di reddito. I beneficiari finali del progetto includono tutta la popolazione giovanile dei due municipi di Guaymango e Jujutla, per un totale di circa 47.000 persone (di cui circa il 50% ragazze). In collaborazione con l’Università Centroamericana José Simeón Cañas, è stata inizialmente realizzata una ricerca partecipativa sulla realtà giovanile dei Municipi di Guaymango e Jujutla che ha portato alla creazione della rete giovanile TOROGOZ coinvolta in una serie di azioni di aggregazione, di svago e di arricchimento culturale, in un’ottica di sviluppo integrale: programmi radiofonici gestiti dai giovani stessi, produzione di video; gruppi musicali, di teatro e di danza.
Progetto: “Partecipazione cittadina e acceso al lavoro dei giovani in due Municipi del Dipartimento di Ahuachapán, El Salvador”
ador la forza bandonano El Salv ese: chi emigra è ab i pa in l ad de tt o ci pp 0 ilu 70 sv a Ogni giorno circ e negativo per lo un impatto social sè n co a rt po e donne La migrazion è rappresentato da % 48 il n be e ni 40 an lavoro fra i 18 e i
Per aggregare i giovani e promuovere la rete si sono organizzati anche corsi di pittura su ceramica e su stoffa e laboratori di poesia.
María de la Paz García Morales, la vicepresidente della rete Torogoz è una ragazza di 22 anni Tutte le iniziative sono state promosse grazie alla collaborazione con diversi partner presenti sul territorio: UCA, OIKOS ( Cooperação y desenvolvimento) FUNSALPRODESE (Fundación Salvadoreña para la Promoción Social y el Desarrollo Económico) e FUNDESYRAM (Fundación para el Desarrollo Socioeconómico y Restauración Ambiental).
Sono state attivate 12 microimprese giovanili che hanno permesso ai giovani di integrare il bilancio familiare e in molti casi di riprendere gli studi Il progetto ha sostenuto 16 iniziative economiche giovanili: panifici, cybercafé, allevamento di pesci, maiali e galline, salone di bellezza e serigrafia.
Dal 29 ottobre al 12 novembre 2010 nei municipi di Guaymango e Jujutla si è tenuta la prima fiera espositiva Jóvenes Emprendedores y Emprendedoras dove i giovani dei due municipi hanno presentato i propri prodotti artigianali e agro-alimentari. È stata creata una rete di contatti con la comunità salvadoregna in Italia, ed in modo particolare con quella presente a Milano. Nel mese di settembre 2010, due rappresentanti della rete giovanile “Torogoz”, hanno svolto una visita di scambio in Italia che ha permesso loro di incontrare la comunità salvadoregna residente a Milano e di scambiare esperienze con alcune reti giovanili studentesche italiane.
Sono stati organizzati eventi con lo scopo di stimolare un dialogo tra le parti sociali e i rappresentanti municipali e per consentire ai rappresentanti della Rete Giovanile di avanzare, in sede pubblica, una proposta di politica giovanile e redigere un documento strategico di Politica Giovanile Municipale. Particolare attenzione è stata posta anche alla divulgazione del progetto attraverso la realizzazione di un sito web della rete giovanile “Torogoz” (www.jovenesparticipando.org) aggiornato col contributo diretto dei giovani beneficiari e all’edizione, da parte dei giovani stessi, di un video sulle esperienze vissute all’interno del progetto.
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PROGETTI
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Wilfredo e Maria: un esempio di cittadinanza attiva da El Salvador La storia che vogliamo raccontarvi è quella di Wilfredo e Marìa, una storia che parla di impegno e partecipazione attiva alla vita del proprio paese. Wilfredo Fuentes, 23 anni, e María de la Paz García Morales, 22 anni, sono rispettivamente presidente e vicepresidente della Red Juvenil Torogoz (www.jovenesparticipando.org) una rete giovanile attiva e riconosciuta anche a livello politico nei municipi di Jujutla e Guaymango, nel dipartimento occidentale di Ahuchapán, e livello nazionale.
Attorno a Red Torogoz gravitano oggi oltre 700 ragazzi e ragazze capaci di immaginarsi un futuro migliore per sè e per il proprio paese. Giovani attivi e responsabili, capaci di interagire con le autorità locali e nazionali nella promozione di politiche giovanili municipali; capaci di sedere al tavolo “con i grandi” e dire chiaro e tondo quali sono i loro desideri e quali sono le loro richieste. Tanto che persino il Ministero di Giustizia ha riconosciuto la loro esperienza e sta studiando il modo di farne un modello nazionale per combattere la violenza giovanile soprattutto nelle periferie urbane.
Grazie all’aiuto di ACRA e dei finanziamenti dell’Unione Europea, la Red Torogoz ha potuto crescere e rafforzarsi, avviando iniziative impensabili solo fino a qualche anno fa, quando il paese era diviso da rivalità politiche che sembravano insanabili. “Con alcuni piccoli finanziamenti - racconta Wilfredo - alcuni giovani hanno dato vita a piccole imprese cooperative: la pasticceria di Jujutla fatica a star dietro alle richieste ed ha avuto persino il sindaco tra i suoi clienti. Altri ragazzi hanno avviato una piccola impresa produttrice di shampoo o di oggetti di artigianato ricavati dalla palma di cocco. Altri ancora hanno risposto alle esigenze della popolazione: chi si è messo ad allevare polli, chi pesci e chi invece produce uova, un ingrediente che non manca mai sulla nostra tavola”. Ma la Red Torogoz ha pensato anche al divertimento e alla formazione, perché è questo che i ragazzi amano: stare insieme, conoscersi, imparare, divertirsi... in una parola, crescere. E allora via a corsi di musica, arte e danza. E ancora corsi di ceramica, corsi di comunicazione, visite alle radio locali, gruppi di discussione per capire se e come ragazzi e ragazze sono poi così diversi. E ancora festival, concerti, tornei di calcio e spettacoli di danza dove potersi incontrare, dove dialogare e scambiarsi idee e opinioni.
“Abbiamo creato un circolo virtuoso di cittadinanza attiva, autostima e identità - dice Marìa - che rappresenta un patrimonio indispensabile per il futuro del nostro paese. Un circolo dove le differenze di genere e di idee politiche sono vissute come una ricchezza e non come un limite. Io e Wilfredo, per esempio, siamo di idee politiche opposte, ma forse è proprio questa la nostra forza: quando si parla di giovani non pensiamo ai colori politici”. L’esperienza di Red Torogoz è talmente straordinaria che Wilfredo e Marìa sono stati invitati in Italia per raccontare la loro storia e la loro esperienza. Claudio Agostoni, giornalista di Radio Popolare, li ha intervistati per il programma Jalla Jalla, mentre alla biblioteca Sormani di Milano, alla presenza della Console Vanessa Hasbùn Annicchiarico, i due ragazzi hanno raccontato la loro esperienza a politici, amministratori e rappresentanti della società civile meneghina, impegnati nella sfida per l’integrazione dei giovani nel buon governo del capoluogo lombardo. Una sfida da molti ritenuta impossibile, ma che in El Salvador è già realtà. Redazione ACRA
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PROGETTI
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GARANTIRE L’EDUCAZIONE E RIDURRE LA DISPARITÀ DI GENERE
Il progetto ha luogo nella zona della Grand Sido, area meridionale del Ciad, che dal 2004 ospita un campo profughi di famiglie di rifugiati, provenienti dalla vicina Repubblica Centrafricana, a seguito del tentativo di colpo di stato del 2002 e ai violenti scontri che ne seguirono. L’impatto sociale ed economico del campo profughi di Yaroungou sul territorio e l’integrazione con la popolazione locale rende indispensabile un rafforzamento dei servizi sociali di base e in particolare l’istruzione, che ricopre un ruolo fondamentale nel favorire lo sviluppo della regione. Finalità del progetto, (realizzato in collaborazione con l’associazione locale P.A.D.I.E.S.E e finanziato dall’Unione Europea e con il contributo di Autostrade per l’Italia SpA), è garantire alla popolazione rifugiata di Yaroungou e alla popolazione autoctona, in particolare ai bambini e alle bambine, un accesso continuativo all’educazione primaria, riducendo la disparità di genere e rendere disponibile l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici in ogni scuola della zona.
Progetto: “Rafforzamento dell’accesso e della qualità dell’educazione primaria nella Grande Sido (Ciad) in un processo di integrazione tra la popolazione rifugiata e autoctona”
diretti ne 1.474 beneficiari
l 2010 di cui 581 so
I beneficiari dell’azione sono 26 scuole del Dipartimento, le istituzioni scolastiche pubbliche (l’Ispezione Dipartimentale dell’educazione Nazionale e la Direzione dell’Alfabetizzazione), 26 Associazioni dei Genitori (APE) e 26 Associazioni delle Mamme degli alunni (AME), gli insegnanti della zona (51 istitutori e 292 maestri comunitari, di cui 25 donne), i bambini in età scolare autoctoni stimati a 55.689, di cui 20.640 realmente scolarizzati, i bambini in età scolare rifugiati del campo di Yaroungou, stimati a 5743, di cui 2.863 bambine, e più in generale la popolazione della Grand Sido, composta da 128.000 persone, di cui circa la metà donne. La strategia messa in atto prevede cicli di formazione/aggiornamento rivolti ai maestri comunitari e la formazione su gestione contabile e tematiche relative l’igiene per le associazioni dei genitori, spesso uniche responsabili della costruzione e del funzionamento delle scuole comunitarie.
Le Associazioni delle Mamme, inesistenti prima dell’inizio del progetto, sono state create e sensibilizzate su temi strettamente legati alla scolarizzazione delle ragazze, ancora spesso interrotta per ragioni economiche o familiari quali doveri domestici o matrimoni precoci
no donne
Oltre al supporto formativo, il progetto consente alle APE e AME di accedere ad un fondo per la riabilitazione delle scuole in paglia e la ristrutturazione di edifici già esistenti e per l’organizzazione di attività generatrici di reddito che possano a loro volta diventare strumento per finanziare in modo duraturo il mantenimento degli edifici scolastici e dei maestri. Grazie a tale fondo sono stati finanziati 37 microprogetti di riabilitazione e avviate 25 piccole attività economiche (atelier di sartoria, di falegnameria, gestione di un mulino, produzione e vendita di pane, coltivazioni comunitarie…) di cui 10 gestite interamente da donne riunite in AME. Il progetto prevede inoltre l’attivazione di corsi di alfabetizzazione per adulti, in francese e in lingua locale, accessibili in orari consoni agli impegni lavorativi e con particolari facilitazioni per le donne e la fornitura di materiale scolastico (banchi, panche, lavagne) e didattico (quaderni, libri, matite ecc), la realizzazione di 18 pozzi tradizionali migliorati e l’installazione di 23 latrine nelle scuole per garantire condizioni igieniche di base. Il progetto è stato preso come riferimento di altri interventi ACRA in ambito educativo in quanto, grazie alla forte implicazione delle istituzioni pubbliche e alla concretezza delle misure messe in atto, rappresenta un modello durevole di potenziamento della qualità e dell’accesso all’educazione primaria.
Per promuovere il diritto all’educazione per le ragazze è in corso una campagna di sensibilizzazione/ informazione incentrata sulla partecipazione scolastica femminile
99
TESTIMONIANZA
CIAD
GARANTIRE L’EDUCAZIONE E RIDURRE LA DISPARITÀ DI GENERE
Koumte Heleine
16 anni, CM2, villaggio Sido, Ciad
BILANCIO SOCIALE 2010
100
Tutti i membri della mia famiglia non erano d’accordo di mandarmi a scuola. Dopo la morte dei miei genitori, sono stata adottata da uno dei miei zii paterni che non avevano soldi per mandarmi a scuola e dunque mi ‘usavano’ solo per lavorare nei campi. Io mi sono battuta per iscrivermi a scuola e nel 2005, grazie a piccoli commerci che ho fatto, ce l’ho fatta, anche se questo è stato motivo di grande disaccordo tra me e mio zio. Io sono naturalmente molto contenta di andare a scuola, ho qualche difficoltà dovute alla mia età, ma sono fiera di studiare. Faccio però molta fatica a pagare l’iscrizione a scuola. Quest’anno, per esempio, se non fosse stato per la clemenza del Direttore e l’aiuto dell’APE (Associazione genitori degli alunni), non avrei potuto finire l’anno scolastico perché non ho pagato la quota prevista. Le mie amiche che non frequentano la scuola, mi parlano spesso del matrimonio, ma io dico loro che sposarmi non mi interessa. La mia giornata? Mi alzo molto presto la mattina, pulisco la casa, preparo il te e lavo le stoviglie prima di andare a scuola. Al mio ritorno se c’è altro da fare in casa, me ne occupo, altrimenti vado a cercare la legna in brousse. Ho molta voglia di continuare i miei studi, ma i mezzi finanziari mi mancano e dunque ho molta paura di non farcela. Vorrei tanto diventare una personalità importante per dedicarmi al sostegno della scolarizzazione e al mantenimento dei bambini poveri nelle scuole.
Mariam Moussa
15 anni, villaggio Sido, Ciad Io ho un fratello, lui va a scuola e io no. Papà mi dice spesso che non ha denaro per iscrivermi, inoltre la mamma non è con noi, è rimasta in Repubblica Centrafricana e dunque io devo occuparmi della casa. Vorrei tanto andare a scuola per imparare a leggere e scrivere bene in francese. Penso che la scuola potrebbe avere una grande importanza per me. Se io sapessi leggere e scrivere bene, non avrei più vergogna di confrontarmi con i miei amici e sicuramente riuscirei anche a lavorare. Invece, per ora mi alzo molto presto la mattina, dopo la preghiera delle quattro vado alla scuola coranica, al mio ritorno preparo il te e lavo le stoviglie, in seguito vado al mercato, poi preparo il pranzo per la famiglia. Le mie amiche che vanno a scuola mi raccontano spesso di tutto quello che imparano e mi consigliano di fare come loro, di seguire gli studi. E io penso che se ne avessi la possibilità… Certo che studierei!
101
Madjiromte Brigitte
10 anni, classe CM1, villaggio Danamadji, Ciad Nella mia famiglia ci sono 7 figli: 4 maschi e 3 femmine. Siamo in 5 ad andare a scuola. Sia mio padre che mia madre sono d’accordo che noi frequentiamo. Le mie amiche che non vanno a scuola dicono che i maestri picchiano gli alunni e che gli studenti si picchiano tra loro e quindi loro preferiscono stare a casa o andare a lavorare nei campi e preferiscono che i loro genitori usino i soldi per fare altro. Io però non ho mai avuto problemi a scuola nè con il maestro, nè con i miei compagni. Se si studia, il maestro non ti picchia. A chi non vuole venire a scuola io dico che sbaglia, dico che la scuola è una buona cosa, che ti può permettere di andare lontano… Io spero di finire i miei studi e poi di potermi iscrivere all’università per diventare medico. Inoltre il mio sogno per il futuro è quello di poter comprare dei buoi, un aratro e degli annaffiatoi per mio padre.
Amina Adoum
15 anni, villaggio di Aboudeia, Ciad Ero ammalata quando avevo l’età per andare a scuola e così non ho frequentato. Non so nè leggere, nè scrivere e mi dispiace molto. Adesso sono pronta a iscrivermi ai corsi per adulti, sono sicura che mi permetteranno di vivere meglio. Io dico a tutte le ragazze che è importante andare a scuola perché apre la mente e aiuta a sviluppare il villaggio e il paese.
PROGETTI
ITA LIA -
G SENE
EDUCAZIONE INTERCULTURALE
AL
Fondazioni4Africa Senegal è un programma realizzato congiuntamente da 4 fondazioni di origine bancaria (Compagnia San Paolo, Fondazione Cariplo, Fondazione Cariparma e Fondazione Monte dei Paschi di Siena), da alcune Organizzazioni non Governative italiane e da associazioni di immigrati senegalesi residenti in Italia. L’iniziativa intende contribuire a migliorare le condizioni economiche e sociali delle popolazioni che vivono in ambito rurale e peri-urbano in Senegal, valorizzando il ruolo dei migranti senegalesi residenti in Italia nel favorire processi di sviluppo nel proprio Paese d’origine e promuovendo la partecipazione attiva della società civile anche in un’ottica di partenariato e interdipendenza Senegal - Italia.
BILANCIO SOCIALE 2010
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ACRA interviene in particolare su due componenti del Programma: in Senegal nel settore della microfinanza; in Italia nell’ambito dell’interculturalità e dell’educazione allo sviluppo, realizzando esperienze di collaborazione tra scuole e territorio sui temi del dialogo e della cooperazione internazionale, progettando percorsi centrati sulla conoscenza del Senegal, avviando rapporti di partenariato tra scuole italiane e senegalesi e promuovendo spazi di dialogo, confronto e collaborazione tra il mondo della scuola, dell’associazionismo e degli Enti locali. Progetto: “Programma 4Fondazioni4Africa - componente Educazione allo sviluppo”
retti nel 20 495 beneficiari di
10 di cui 240 sono
donne
Stretta di mano è un’associazione fondata ed animata da donne senegalesi rientrate nel loro paese dopo una lunga esperienza di migrazione in Italia ed impegnate nella promozione di iniziative a favore delle donne in area rurale Proprio in quest’ottica di reciproca conoscenza e di rafforzamento delle competenze, ACRA sta lavorando con una serie di associazioni di migranti e in particolare con Stretta di Mano. In Senegal le operatrici di Stretta di Mano hanno partecipato a formazioni mirate sull’educazione allo sviluppo insieme ad altre 3 insegnanti senegalesi e sono state accompagnate in un percorso di rafforzamento delle loro capacità e competenze che ha portato una di loro quest’anno a diventare coordinatrice delle attività della componente educativa in Senegal.
In Italia, insieme a Stretta di Mano ACRA ha realizzato percorsi didattici e laboratori che hanno coinvolto circa 120 studenti e studentesse sui temi della migrazione, dell’intercultura, della sovranità alimentare, del turismo responsabile.
Le tematiche di genere sono state affrontate in maniera trasversale nel corso di tutto il progetto
La riflessione sul tema della scolarizzazione femminile è stata il focus centrale del primo ciclo di laboratori ed ha portato alla messa in scena di uno spettacolo teatrale realizzato dagli studenti. In seguito il lavoro sulla tematica dell’alimentazione ha portato a riflettere sul ruolo delle donne e dei GIE (Gruppi di Interesse Economico) femminili nella coltivazione e produzione agricola, nonché della trasformazione di prodotti. Per gli studenti e le studentesse senegalesi coinvolti nel progetto è stato anche possibile, attraverso delle visite di scambio, conoscere e osservare da vicino le piccole realtà imprenditoriali femminili nella filiera della pesca e della trasformazione agroalimentare sostenute da Stretta di Mano. Tre donne senegalesi residenti in Italia hanno partecipato a formazioni mirate sull’Educazione allo sviluppo ed alla cittadinanza mondiale e hanno realizzato, accompagnate dai formatori ACRA e dalla sezione italiana di Stretta di Mano, percorsi didattici e laboratori per circa 120 studenti delle scuole superiori.
103
CI VUOLE IL CORAGGIO PER PARTIRE, MA ANCHE PER RIENTRARE
TESTIMONIANZA
ITA LIA -
G SENE
AL Aichatou Sarr
Presidentessa dell’associazione senegalese Stretta di Mano
Ho trascorso 12 anni della mia vita a Mantova e nel 2004 ho deciso di tornare in Senegal.
BILANCIO SOCIALE 2010
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Il mio rientro non è stato facile, ma era necessario per tanti motivi sociali, professionali e familiari: avevo 3 figli e difficoltà a lavorare in Italia, ma la motivazione principale era che avevo maturato tante esperienze e che il mio paese ne aveva bisogno. Le difficoltà del rientro ci sono state e sono legate ad un nuovo adattamento in un contesto sociale, economico e culturale con il quale alcuni legami erano persi. Dover inserire in Senegal tre figli nati in Italia era molto complesso e ciò mi spaventava molto. La mia associazione Stretta di Mano è nata da una grande amicizia tra me e Alessandra, una collega con cui lavoravo nel campo della formazione professionale e da una grande passione e volontà di mettere ciò che avevamo imparato al servizio di persone svantaggiate in Italia e in Senegal. Ma è anche nata per fare della migrazione e della diversità delle culture una grande forza mettendo in comune e valorizzando storie, tradizioni e conoscenze reciproche. La collaborazione avviata ormai da 3 anni con ACRA è stata molto sincera, positiva e fruttuosa sia in Senegal che in Italia. ACRA ci ha sempre dimostrato disponibilità di confronto, di accompagnamento e di apertura per riflessioni comuni e prospettive future. Io penso che la fiducia reciproca che ci lega potrà evolversi verso altre sfide e collaborazioni più dirette sul campo, in particolare nel settore dell’educazione allo sviluppo, nel rafforzamento e la valorizzazione dei migranti come attori di sviluppo del loro paese di origine, ma anche sulla questione micro finanza e rimesse della diaspora.
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Coumbaly Diaw
Membro dell’associazione senegalese Stretta di Mano Sono arrivata in Italia nel 1997 per ricongiungimento familiare e sono rientrata in Senegal nel 2008. Era da tanto che volevo rientrare nel mio paese d’origine, avevo voglia di mettere in atto l’esperienza vissuta in Italia convinta del fatto che anche in Senegal ce ne fosse bisogno. Devo dire che quando questo desiderio si è avverato non è stato tutto facile. Ho fatto fatica a re-inserirmi di nuovo in società. Dopo anni in Italia sono tornata con un’altra mentalità. Anche i miei figli hanno faticato ad inserirsi soprattutto a scuola. Ma la spinta positiva è stata l’incontro con Stretta di mano. Dei miei amici di Parma mi hanno parlato di Aicha, una donna senegalese con i miei stessi obiettivi, cioè portare un contribuito allo sviluppo nel proprio paese di origine. Così ci siamo conosciute, poi ho incontrato anche Alessandra e, insieme, abbiamo fatto un lavoro d’equipe straordinario. Ho iniziato a partecipare al progetto Fondazioni4Africa come animatrice nelle attività di Educazione allo Sviluppo e alla Cittadinanza Mondiale in Senegal, coordinate da ACRA. Dal secondo anno di progetto sono diventata coordinatrice in Senegal di queste attività, accompagnata dal personale ACRA. È stato importante per me fare la coordinatrice. In Senegal l’Educazione allo sviluppo non è ancora molto diffusa, ma penso sia fondamentale per il nostro paese sensibilizzare la cittadinanza, soprattutto i ragazzi. Io personalmente ho cercato a tutti costi di dare un tocco da migrante rientrata nel suo paese di origine. Quindi sono stata molto soddisfatta del mio ruolo. Il partenariato con ACRA è stato un valore aggiunto, per la disponibilità dei suoi operatori, ma anche per il loro saper fare. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone molto professionali e preparate suoi temi della cooperazione allo sviluppo. Ora mi piacerebbe specializzarmi ancora di più, fare un percorso più specifico sull’Educazione alla Cittadinanza Mondiale e analizzare come si lavora sulla tematica anche in altri paesi oltre l’Italia. Vorrei continuare a coordinare lavorare su progetti di cosviluppo in Senegal e Africa, creare e facilitare i legami interdipendenza tra l’Africa e l’Europa.
PROGETTI
EDUCAZIONE E SVILUPPO ECONOMICO
INDIA
BILANCIO SOCIALE 2010
106
Nel Punjab, come in molte altre zone dell’India, la rigida socializzazione di una donna inizia proprio dalla sua prima infanzia, fase in cui viene educata per prepararsi a dimostrare di essere in futuro ‘una moglie ideale’, ‘una donna ideale’ e ‘una casalinga ideale’. Raramente è incoraggiata all’istruzione e all’indipendenza economica. In questo contesto il progetto si configura quale opportunità per far fronte proprio a questi atteggiamenti patriarcali e di disequità di genere. La finalità principale è quella di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei bambini e delle bambine in età scolare della municipalità di Nabha nel Punjab, promuovendo, grazie alla collaborazione con Intervita Onlus, un programma di sostegno a distanza per 1000 bambini (di cui 509 bambine) in 21 scuole nelle zone rurali dell’area di intervento.
Progetto: “Miglioramento delle condizioni di vita dei minori in 21 villaggi nella municipalità di Nabha, stato del Punjab - India”
diretti ne 1.159 beneficiari
l 2010 di cui 559 so
Con tale programma, si intende offrire ai bambini un migliore contesto educativo, maggiormente adeguato, protetto e in grado di rispondere alle loro esigenze di crescita e apprendimento. In questa prima fase del progetto le 21 scuole coinvolte sono state dotate di materiale didattico e librario ed è stata promossa una formazione degli insegnanti per avvicinarli a nuove metodologie e tecniche d’insegnamento.
Il progetto si sta realizzando attraverso un approccio di tipo integrato, che comprende anche un focus sulla questione di genere e quindi attività con le donne Le famiglie e le comunità dei bambini coinvolti vengono supportati attraverso azioni di sostegno al loro sviluppo economico e la realizzazione di un impianto idrico di fornitura di acqua potabile. Le attività finora svolte hanno contribuito ad incrementare le opportunità di reddito dei contadini nell’ambito della coltivazione biologica e del sostegno alle donne per il miglioramento della produzione e commercializzazione artigianale tessile. La partecipazione della forza lavoro delle donne nel Punjab è classificata come una delle più basse nel Paese e come quella con la più bassa percentuale di lavoratrici rispetto al totale
no donne
dei lavoratori, per questo motivo il progetto intende lavorare proprio al loro fianco per la promozione delle loro potenzialità professionali. Negli ultimi mesi del 2010, sono state formate circa 50 donne nei villaggi di Ghunder, Gurditpura, Ajnoudha Kalan e Galwati, nell’ambito di un programma formativo che coinvolgerà entro i prossimi due anni più di 100 donne, finalizzato a valorizzare le tecniche di ricamo tradizionale del Punjab grazie ad un aggiornamento del design e all’accompagnamento nella ricerca di canali di commercializzazione adeguati. Il programma persegue come obiettivo principale la creazione di attività imprenditoriali a lungo termine, che consentano alle donne di sentirsi membri attivi nella vita economica e sociale della propria comunità, grazie alla creazione di gruppi di mutuo aiuto, alla crescita dell’autostima e ad un maggior livello di autonomia.
Nel programma è prevista la creazione di attività imprenditoriali che consentano alle donne di sentirsi membri attivi nella vita economica e sociale della propria comunità Ad oggi è prevista la costituzione di 20 gruppi femminili di mutuo aiuto nei villaggi di Bhadson, Rohti Basta, Dulladi, Gurditpura e Galwati e in altre zone dell’area di intervento,
che con le loro attività di scambio e ascolto reciproco contribuiranno alla promozione di una maggior consapevolezza del ruolo della donna e delle sue potenzialità socio-economiche nel contesto in cui vive e nella rete di relazioni che gestisce.
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TESTIMONIANZA
INDIA
BILANCIO SOCIALE 2010
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EDUCAZIONE E SVILUPPO ECONOMICO
La storia di Amarjit Kaur e Parvinder Kaur
Formatrici di gruppi di mutuo aiuto a Dhinghi, villaggio nella municipalità di Nabha nel Punjab
Amarjit e Parvinder sono due donne di Dhinghi, un piccolo villaggio appartenente alla municipalità di Nabha, nello stato del Punjab. Dopo aver partecipato ad un gruppo di mutuo aiuto organizzato da The Nabha Foundation, partner locale di ACRA sul Progetto Educazione e Sviluppo Economico, Amarjit e Parvinder, che non erano mai uscite dalle loro case nè tanto meno dal loro villaggio, hanno avuto il coraggio di comunicare ai loro mariti il loro desiderio di poter contribuire al sostentamento economico della famiglia. Le due donne sono state incoraggiate ad occuparsi della formazione di gruppi di mutuo aiuto nel loro villaggio, aiutando le loro amiche e vicine di casa a riunirsi per formare nuovi gruppi e sperimentando, così, in prima persona, quello che motivazione e forza di volontà possono dare. Da allora, grazie alla confidenza acquisita, lavorano con The Nabha Foundation nella formazione di gruppi di mutuo aiuto negli altri villaggi nella municipalità di Nabha inseriti nel Progetto. Attraverso il loro sforzo congiunto, The Nabha Foundation ha formato più di 40 gruppi negli ultimi 10 mesi. Oggi, Amarjit e Parvinder possono aprire conti correnti e aiutare le altre donne a lavorare insieme nella realizzazione di ricami della tradizione punjabi.
109
SALUTE
BILANCIO SOCIALE 2010
110
La salute e la donna
Da tempo immemorabile si è riconosciuto che le donne, soprattutto le donne in gravidanza e allattamento, costituiscono uno dei segmenti più vulnerabili della popolazione dal punto di vista nutrizionale. Numerosi studi hanno dimostrato che, nelle donne cronicamente denutrite, l’assunzione di una dieta invariata durante la gravidanza e l’allattamento, ha un effetto negativo sullo stato nutrizionale materno e sulla salute dei neonati. Le maternità precoci, la mortalità legata al parto, la diffusione del virus e della malattia dell’HIV/AIDS, che colpisce statisticamente le donne 4 volte più degli uomini, costituiscono ulteriori ostacoli al miglioramento delle condizioni sociali, economiche, educative e sanitarie delle donne.
L’accesso ai servizi sanitari, oltre ad essere un diritto dell’uomo, si configura anche come un forte fattore di equità di genere, di sviluppo economico e di lotta alla povertà L’eliminazione della fame e della povertà passa attraverso la promozione della parità tra uomo e donna con il conseguente miglioramento delle gestanti, riduzione della mortalità infantile e la scolarizzazione primaria per bambini e bambine. L’impegno per il diritto alla salute racchiude quindi per ACRA un concetto ampio e universale, che comprende fenomeni legati alla vita in una prospettiva olistica, integrale, di benessere degli individui e delle collettività nel loro insieme. Il modello sanitario che ACRA promuove e sostiene attraverso gli ospedali del Buon Samaritano di Goundi e N’Djamena in Ciad o attraverso la collaborazione con la Fondazione Bethlem in Camerun, si colloca all’interno delle politiche sanitarie dei paesi che stanno realizzando un sistema di assistenza sanitaria ispirato al modello proposto
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), basato sulle cure di salute primaria tendente a rafforzare e migliorare i servizi periferici di assistenza e prevenzione di base (Primary Health Care - PHC) e a rendere i sistemi sanitari sostenibili ed accessibili a tutti. In questi contesti e in collaborazione con altre associazioni o enti ospedalieri, ACRA sostiene programmi di vaccinazione e di sanità materna e infantile e si impegna per la salute della madre e del bambino, la prevenzione di malattie a trasmissione sessuale, compreso l’HIV e AIDS e il sostegno alle donne attraverso servizi di Conselling psico-sociale. Il progetto del distretto sanitario di Goundi con i suoi centri sanitari diffusi sul territorio che da oltre 20 anni ACRA sostiene rappresenta un modello esemplare di come si può garantire la salute delle donne e dell’età evolutiva. L’azione di ACRA in campo sanitario consiste non solo nell’appoggiare le iniziative sostenute dai partner attraverso la selezione e l’invio di personale medico chirurgico qualificato in grado di apportare le competenze necessarie al miglioramento delle cure e alla formazione del personale medico e infermieristico locale, ma anche nell’investire
te alla gravidanza
lega • Le complicazioni e i 19 anni
• •
le cause princip e al parto sono tra
ali di morte a livel
lo mondiale per le
sono donne adolescenti tra i 15 ette da Hiv/Aids, aff e on rs pe ze fisiche lle de i sessuali o violen us Più della metà ab to bi su ha , l mondo Una donna su 3, ne
111
energie e competenze per la valorizzazione delle medicine tradizionali in stretta collaborazione con le comunità e con i guaritori che in esse operano, come ben mostrano i progetti realizzati in Senegal e Mali.
Attenzione particolare viene data anche alla lotta alla malnutrizione attraverso la valorizzazione delle risorse naturali disponibili a livello locale. Progetti questi che sono gestiti interamente dalle donne
Crediamo però che, per essere veramente efficaci, i nostri interventi non si possano limitare a realizzare infrastrutture e a garantire ed estendere l’accesso ai servizi di assistenza medica, ma debbano comprendere gli altri fattori che direttamente condizionano lo stato di salute quali: la presenza di fognature, l’accesso all’acqua potabile, l’igiene personale, la tutela ambientale, la valorizzazione dell’agrobiodiversità, l’uso di prodotti locali a scopo terapeutico, la sicurezza alimentare, l’educazione e l’informazione. Proprio per questo, nostro principio guida è la valorizzazione delle risorse umane locali: aumento delle competenze professionali, delle capacità gestionali, della trasmissione del sapere e rafforzamento dei sistemi in termini di sostenibilità, senza perdere di vista le interazioni con le dinamiche generali del contesto sanitario mondiale e valorizzando il confronto tra i differenti sistemi di cura.
PROGETTI
Nessuna barriera al futuro
CAMERUN
BILANCIO SOCIALE 2010
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In Camerun le persone con disabilità fisica e psichica rappresentano circa il 2-5% della popolazione. A causa di una disinformazione sulle problematiche dell’handicap e della credenza, che l’origine delle malattie e delle disabilità sia dovuta alla stregoneria, i soggetti disabili sono relegati in una condizione di invisibilità ed esclusi dalla vita sociale e comunitaria.
Questo vasto programma co-finanziato dalla Commissione Europea e dalla Cooperazione Italiana e sostenuto da Mediafriends onlus si declina in vari interventi volti alla riabilitazione e all’integrazione nelle comunità rurali di bambini e adulti con disabilità fisica, mentale e sensoriale.
Progetto: “Integrazione socio-economica del disabile adulto e bambino nel Dipartimento del Mayo Kani, provincia dell’Estremo Nord - Camerun”
o permesso di e formazione hann
ne ri di sensibilizzazio Nel 2010 gli incont stiti bini/bambine assi m ba 7 46 1. di le tota
Il programma ha luogo nel Dipartimento del Mayo Kani, nell’Estremo Nord del Camerun e appoggia il ruolo svolto sul territorio dalla Fondazione Bethléem di Mouda punto di riferimento per la presa in cura di bambini orfani e la riabilitazione di bambini e bambine, ragazzi e ragazze portatori di handicap.
locale della Fondazione Bethléem, composto da 42 uomini e 22 donne, ha partecipato a diverse sessioni di formazione su tematiche varie: la psicologia del bambino negli stadi di sviluppo, le diverse tipologie di disabilità, il linguaggio dei segni per non udenti e la comunicazione in casi di disabilità psico-fisica.
Durante gli anni di realizzazione del progetto, sono state organizzate numerose sessioni di formazione e sensibilizzazione, rivolte alle donne dei villaggi del Distretto, sull’importanza di una corretta alimentazione della donna in gestazione e di un’ equilibrata nutrizione dei neonati, al fine di prevenire l’insorgenza di handicap negli stadi evolutivi della crescita.
Nella generale presa in cura dell’handicap, il progetto ha proposto interventi e orientamenti riconducibili alla “riabilitazione a base comunitaria” secondo la quale non vi è processo di riabilitazione se non quello inserito nella comunità e imprescindibilmente coadiuvato da essa. Questo approccio per la cura dell’handicap, ha reso necessario potenziare il ruolo e la rete di interazioni tra i soggetti coinvolti nel processo di riabilitazione, con un riguardo particolare per il ruolo della famiglia e l’integrazione dei disabili nelle suole pubbliche, a seguito di interventi specifici volti alla marginalizzazione della disabilità.
Per favorire la realizzazione di una rete di supporto tra le famiglie con membri portatori d’handicap, il progetto ha previsto la costituzione di gruppi di mutualità con l’obiettivo di favorire la condivisione delle esperienze tra le famiglie. Durante il 2010 sono stati formati 7 gruppi di mutualità composti da 74 donne. Gli incontri che inizialmente avvenivano con l’unico scopo di confrontarsi e condividere le esperienze di vita domestica, si sono via via evoluti con l’identificazione di attività produttive da svolgersi in comunità, e la costituzione di fondi rotativi di credito a cui le donne possono accedere all’insorgere del bisogno. Al fine di assicurare un livello elevato nella fornitura di servizi, il personale
Il progetto infine ha contribuito al consolidamento dei corsi di formazione professionale organizzati all’interno della Fondazione dove è attivo un Centro di Formazione Artigianale (CFAAM) che organizza e segue 9 percorsi formativi della durata di due anni volti a professionalizzare e dotare i ragazzi delle competenze e conoscenze necessarie per intraprendere in futuro un mestiere che dia loro autonomia e occasione di piena realizzazione.
raggiungere 420 do
nne, per un
A conclusione del corso di studi ragazzi e ragazze possono accedere ad un fondo di finanziamento per la realizzazione di attività generatrici di reddito. Il fondo nel 2010 ha raggiunto un totale di 39 beneficiari, di cui 17 donne.
Negli anni 2009-2010, un totale di 107 studenti, di cui 58 ragazze, ha frequentato e terminato gli studi e la pratica nel Centro
113
TESTIMONIANZA
Nessuna barriera al futuro
CAMERUN Ambra Michelini
Fisioterapista, Fondazione Bethleem di Mouda - Camerun
BILANCIO SOCIALE 2010
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Mi chiamo Ambra Michelini. Dal 2007 sono fisioterapista. Finiti gli studi ho trovato subito lavoro che, ma quando mi hanno proposto l’assunzione invece di accettare con gioia ho subito pensato che c’era qualcos’altro che volevo fare nella mia vita. Nel 2008 sono arrivata alla Fondazione Bethleem di Muda, estremo nord del Camerun grazie al servizio civile volontario. Dopo un mese ho iniziato a occuparmi di riabilitazione con gli operatori che visitavano disabili nei villaggi. Alla fine del servizio civile, ho deciso di fermarmi qui. Oggi seguo diversi pazienti e curo la produzione del laboratorio ortopedico. Il laboratorio è stata una scelta fondamentale per poter intervenire sulle disabilità in un paese povero come quello dove lavoriamo. Avevamo già a disposizione la capacità di lavorare il cuoio per produrre scarpe ortopediche e plantari e anche la capacità di lavorare e saldare i metalli per produrre protesi e ortesi. Grazie al contributo di ACRA abbiamo potuto ampliare il laboratorio con tecnologie che ci permettono di lavorare con delle resine termoformabili che possono essere lavorate semplicemente, sono leggere e riprodurre fedelmente l’arto del paziente. Dei diversi pazienti che seguo direttamente, la storia che più mi ha colpito è quella di Mohamat che ha quasi 15 anni e a causa di una iniezione mal fatta ha perso l’uso delle gambe che gli ha causato una retrazione dei muscoli flessori delle ginocchia. Aveva due anni. I medici della Fondazione hanno deciso quest’anno di operarlo per recuperare un po’ di estensione e adesso con la riabilitazione arriverà a camminare per brevi distanze con delle stampelle e grazie alle due ortesi realizzate nel nostro laboratorio. Per le distanze più lunghe abbiamo pensato ad una bicicletta a tre ruote azionabile con le braccia. In questo modo Mohamat potrà tornare a scuola da solo, mentre prima era la madre che lo portava ogni giorno, caricandolo sulle spalle. Quando ho un momento di sconforto, penso al coraggio di questa donna e mi faccio forza.
115
Marthe Tchafene
Dipendente, Fondazione Bethleem di Mouda - Camerun Mi chiamo, Marthe Tchafene, ho avuto quattro figli. Sono arrivata alla Fondazione nel 1999 da Muda con mia figlia Clarisse che era handicappata. La Fondazione ci ha accolto e io ho iniziato a rendermi utile in qualche modo. Tenevo in ordine, facevo i mestieri e ogni tanto aiutavo i nuovi arrivati a farsi capire perché, molti qui non sanno il francese. Quando mia figlia è morta nel 2000 ho deciso di restare e continuare a dare una mano. Sono molto orgogliosa del mio lavoro. La mia famiglia è rimasta a Muda e grazie al mio lavoro i miei bambini possono andare a scuola. La fondazione ha fatto molto per i bambini handicappati. Quando sono arrivata c’erano solo tre bebé e un ragazzo più grande. Ora qui è pieno di bambini che altrimenti sarebbero abbandonati a loro stessi, senza cure. Mia figlia era troppo debole per resistere, ma molti invece ce la fanno. Ma la fondazione fa molto anche per le donne. Se una donna viene qui perché a casa non ha più niente, la fondazione ha qualcosa per lei, le dà da mangiare... E anche le donne che a casa hanno figli handicappati ricevono le visite dei medici e dei terapisti che le aiutano a reagire e ad aiutare i loro figli. La fondazione ci aiuta anche con problemi in famiglia. Io ad esempio avevo problemi con mio marito che beveva troppo e litigavamo sempre. Ora invece grazie ai consigli del consultorio le cose a casa vanno bene. All’inizio mio marito era contrario a venire alla Fondazione, ma quando ha visto tutto quello che la fondazione ha fatto per noi ha cambiato idea.
C H I SI A M O
Dati riferiti all’anno 2010
12
65
42
paesi
43
anni
personale di sede, di cui donne
42
espatriati, di cui donne
progetti
28 15
BILANCIO SOCIALE 2010
116
660.414
414
totale beneficiari, di cui donne
314.256
personale locale, di cui donne
499
totale personale, di cui donne
ACRA (Cooperazione Rurale in Africa e in America Latina) è un’Organizzazione non governativa, senza scopo di lucro, laica e indipendente fondata nel 1968 e riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri italiano e dall’Unione Europea. Da oltre 40 anni ACRA lotta contro la povertà a fianco delle comunità rurali in diversi paesi dell’Africa (Burkina Faso, Camerun, Ciad, Senegal, Tanzania), del Centro e del Sud America (Bolivia, Ecuador, El Salvador, Honduras, Nicaragua) e dal 2010 dell’Asia (India). In Europa e in Italia, in un’ottica di solidarietà tra i popoli, ACRA promuove una cultura di pace, dialogo e scambio interculturale attraverso campagne di educazione, informazione, comunicazione e sensibilizzazione. Dal 4 aprile 2011 ACRA si è trasformata in Fondazione di partecipazione.
122
165
I nostri valori Equità, partecipazione, partenariato, responsabilità, pace, giustizia, solidarietà, inclusione, sviluppo sostenibile, valorizzazione delle culture, interdipendenza dei popoli.
I nostri impegni
• Trovare soluzioni alla povertà; • favorire l’“empowerment” locale; • tutelare i diritti fondamentali; • focalizzare la centralità del mondo rurale.
le ultime tappe
Nel mese di novembre 2009 ACRA ha ottenuto un importante riconoscimento, l’Oscar di Bilancio 2009 nella categoria “Organizzazioni Non Erogative Nonprofit”. Il prestigioso riconoscimento è assegnato da FERPI - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana alle organizzazioni che - nel corso del 2008 - hanno attuato “la migliore rendicontazione economica, sociale ed ambientale e una comunicazione continuativa, efficace, innovativa verso tutti i pubblici di riferimento”.
A livello italiano ACRA è membro dell’Associazione delle ONG Lombarde (CoLomba). In quanto socia di questa organizzazione di secondo livello, ACRA partecipa al dibattito portando un contributo sui suoi temi di interesse, supporta le iniziative di coordinamento tra le diverse Ong impegnate sui territori (tanto in Italia che nei PVS) e sostiene le iniziative comuni di advocacy indirizzate verso le istituzioni.
A livello internazionale ACRA è membro delle reti IUCN International (International Union for Conservation of Nature) e WIN (Water Integrity Network) con cui definisce linee di intervento nei paesi in cui opera a favore della trasparenza e della lotta contro la corruzione nei processi di accesso e gestione della risorsa idrica.
Da dicembre 2010 ACRA fa parte delle Organizzazioni Socie Aderenti dell’Istituto della Donazione, le quali sottoscrivono la Carta della Donazione, rispettano nella loro azione quotidiana gli standard di gestione più elevati ed adottano prassi operative che garantiscono al massimo una credibilità verificata e oggettiva. Esse si ispirano, nello svolgimento delle loro attività, a concetti quali la trasparenza, l’efficacia ed efficienza, la coerenza e correttezza.
Dal mese di aprile 2011 ACRA si è trasformata in fondazione di partecipazione, una veste giuridica più trasparente e rigorosa rispetto a quella dell’associazione. Con tale forma legale ACRA intende tutelare con maggiori garanzie tutti gli stakeholders che gravitano attorno all’organizzazione, a questo riguardo si è irrobustito il collegio dei revisori e si è costituito il collegio dei probiviri quale organo di garanzia.
117
bilancio d ’esercizio 2010 al 31 dicembre
BILANCIO SOCIALE 2010
118
Indicatori economici
In questa sezione presentiamo una breve ma completa sintesi dei dati patrimoniali ed economici del bilancio al 31 dicembre 2010, con indicazione delle modalità di costruzione degli stessi e del loro significato all’interno della realtà di ACRA.
Il bilancio in sintesi 2010
Situazione liquidità
Liquidità/Totale attività
8.6 %
2009 Si tratta di un buon livello di liquidità, in linea con i livelli medi dell’esercizio, e che 12,7% garantisce la sostenibilità dell’attività, in uno scenario di regolare incasso di crediti da parte degli enti finanziatori
Copertura immobilizzazioni
Immobilizzazioni/ Patrimonio Netto
Equilibrio finanziario
Attività correnti/ Passività correnti
Incremento patrimonio per effetto autofinanziamento
Avanzo gestione/Patrimonio Netto
Consistenza patrimonio
Stato risorse finanziarie progetti
Incidenza spese personale su costi struttura
Peso della struttura sull’attività
Patrimonio Netto/Fondo realizzazione progetti
Uscite realizzazione progetti/(Sovvenzioni incassate+raccolta effettuata)
Costo personale e collaboratori/Oneri diversi
Oneri diversi/Oneri totali
39 %
40%
L’indicatore è totalmente allineato all’anno precedente. Il patrimonio fornisce abbondante copertura delle attività a lungo periodo
102%
101 %
Il tasso indica una situazione di perfetto equilibrio finanziario tra le poste correnti dell’attivo e del passivo di bilancio
1%
17 %
L’esercizio si è chiuso in sostanziale pareggio di bilancio, a differenza del 2009 in cui l’utile era costituito dal 5 per mille.
1,5 %
Il basso rapporto indica la sottocapitalizzazione, tipica del nostro settore, frutto della scelta e dell’impegno di destinare tutto il raccolto alle attività progettuali
99 %
L’indicatore mostra una situazione di equilibrio finanziario sui progetti: l’associazione ha speso per i progetti tanto quanto ha incassato nel corso dell’anno a fronte degli stessi.
57 %
La forte incidenza del costo del lavoro sui costi della struttura è fisiologica e conferma il corretto dimensionamento della struttura rispetto ai volumi gestiti
8.6 %
Il tasso 2010 è un ottimo tasso di efficienza della struttura rispetto al mercato di riferimento. Perfettamento allineato con il tasso di efficienza dell’anno 2009
2,0 %
100 %
56 %
8,4 %
119
A IL FO C U S D I A C R
Questa selezione di indicatori contiene una rappresentazione immediata degli aspetti focali su cui si sono concentrati l’attenzione e l’impegno di ACRA, e che danno informazioni importanti sulla strategia implementata dall’associazione.
Fonti di finanziamento progetti 2010 € 2.720.719
28%
Unione Europea
€ 3.426.852
36%
Reg. Lombardia
€ 68.617
1%
Raccolta altri enti e finanziatori
€ 1.698.290
18%
Finanziamenti raccolti all'estero
€ 251.801
3%
Raccolta da privati
€ 1.378.050
14%
Totale
€ 9.544.329
100%
TI RACCOLTA DA PRIVA 14%
DIA REGIONE LOMBAR 1% MINISTERO AFFARI ESTERI 28%
TI RACCOLTA ALTRI EN E FINANZIATORI 18% FINANZIAMENTI O RACCOLTI ALL’ESTER 3%
Dalla rappresentazione grafica delle fonti di finanziamento si evince la consistenza dei progetti cofinanziati da enti pubblici, all’interno dei quali va segnalato il significativo incremento dei fondi erogati dal Ministero Affari Esteri; è inoltre possibile notare una crescita dei progetti supportati da finanziatori privati.
UNIONE EUROPEA 36%
Il tutto in un quadro di incremento delle risorse complessivamente impiegate sui vari progetti rispetto al 2009 (+15%), in uno scenario di sostanziale consolidamento rispetto agli anni precedenti. L’impegno dell’associazione nella raccolta fondi in Italia da finanziatori privati (pari al 14% dei finanziamenti nel 2010) rimane prioritario.
Analisi andamento fonti di finanziamento per progetti 4000
2010
3500
2009 2008
3000
€/000
BILANCIO SOCIALE 2010
120
Min. Affari Esteri
2007
2500 2000 1500 1000 500 -
MAE
UE
Regione Lombardia
Raccolta altri enti e finanziatori
Finanziamenti raccolti all'estero
Raccolta da privati
ACRA rispetto al benchmark Comparazione tra l’impiego dei fondi ACRA 2010 e il benchmark di riferimento per il non profit (Un-Guru per il Sole 24 ore).
Costi di gestione e promozione
Attività istituzionale >70%
<30% 91,6%
8,4%
Valori benchmark ACRA 2010
Costi di struttura 12,0% 10,0%
10,0%
9,8%
121
9,4%
8,6%
8,0%
8,4%
6,9%
6,0% 4,0% 2,0% 0,0%
2005
2006
2007
2008
Composizione oneri diversi di gestione
2009
2010
Ammortamenti ed accantonamenti Decremento scorte di magazzino
2010
Spese generali Sopravvenienze passive
2009
Oneri finanziari Spese per comunicazione
2008
Spese di rappresentanza 0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
Il grande impegno dell’associazione nel contenimento dell’incidenza dei costi della struttura rispetto ai costi totali, pari all’8,4% nel 2010 (8.6 % nel 2009, 6,9% nel 2008, 9,4% nel 2007, 9,8% nel 2006 e 9,95% nel 2005) è stato conseguito grazie alla razionalizzazione del personale di sede, all’implementazione di procedure di acquisto da fornitori, alla pianificazione finanziaria e all’attento monitoraggio dell’eleggibilità delle spese sui progetti.
80%
90%
100%
Costo personale e collaboratori
Il dato del 2010 è costante rispetto all’ anno 2009, mentre superiore a quello del 2008 che era migliore ed assolutamente eccezionale, in quanto dimostrava un ritardato dimensionamento della struttura rispetto al volume dei progetti gestiti nell’anno.
E TA’ D I R E V IS IO N IE C SO A LL E D E R E LA ZI O N
BILANCIO SOCIALE 2010
122
Bilancio d’esercizio al 31 Dicembre 2010
N C IO SC H E M I D I B IL A
AT T IV O
al Stato patrimoniale
B) Immobilizzazioni I - Immobilizzazioni immateriali: 1) Software Totale immobilizzazioni immateriali II - Immobilizzazioni materiali: 1) Immobili 2) Attrezzature varie 3) Centro elaborazione dati 4) Macchine ufficio 5) Mobili ed arredi 6) Automezzi meno fondi ammortamento Totale immobilizzazioni materiali III - Immobilizzazioni finanziarie: Partecipazioni Depositi cauzionali Totale immobilizzazioni finanziarie Totale immobilizzazioni (B) C) Attivo circolante I - Rimanenze di magazzino Prodotti finiti Totale rimanenze di magazzino II – Crediti 1) Crediti per sovvenzioni su progetti a) Sovvenzioni MAE per progetti all'estero b) Sovvenzioni MAE per progetti in Italia c) Sovvenzioni UE per progetti all'estero d) Sovvenzioni UE per progetti in Italia e) Sovvenzioni per progetti in consorzio con altre ONG f) Sovvenzioni Regione Lombardia per progetti all'estero g) Sovvenzioni per progetti altri finanziatori Totale crediti per sovvenzioni su progetti di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 2) Quote ACRA da raccogliere di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 3) Crediti verso controparti per quote da ricevere di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 4) Crediti verso clienti di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 5) Crediti Diversi di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo Totale crediti III – Disponibilità liquide 1) Casse 2) Banche 3) Casse e banche in loco per progetti 4) Investimenti finanziari a breve Totale disponibilità liquide Totale attivo circolante (C) D) Ratei e risconti attivi TOTALE ATTIVO Impegni per progetti con contratti già sottoscritti Quote ACRA valorizzate Quote Controparti valorizzate Totale impegni per progetti di contratti già sottoscritti Totale impegni per fideiussioni
31 Dicembre 2010
2010
2009
2.546 2.546
5.017 5.017
97.049 15.812 70.688 46.787 19.220 47.718 -193.730 103.544
97.049 15.812 70.687 36.428 19.220 47.718 (182.152) 104.762
14.048 6.180 20.227 126.317
14.048 6.180 20.227 130.006
8.059 8.059
11.403 11.403
3.315.460 100.671 5.233.221 763.349 1.009.795 24.872 1.581.200 12.028.568 7.531.994 4.496.574 3.366.426 1.282.749 2.083.677 320.373 164.918 155.455 12.730 12.730 61.516 61.516 15.789.613
4.263.957 201.458 7.680.794 811.147 1.010.134 170.305 961.932 15.099.727 8.248.953 6.850.774 3.893.091 1.880.333 2.012.757 340.393 167.673 172.720 5.611 5.611 57.063 57.063 19.395.885
2.202 826.377 679.531 1.508.109 17.305.781 17.432.099
4.460 1.146.267 1.444.069 245.855 2.840.651 22.247.939 18.000 22.395.945
1.061.618 3.045.904 4.107.522 238.821
1.113.735 3.020.704 4.134.439 469.488
123
schemi di bilancio
passiv o
BILANCIO SOCIALE 2010
124
A) Patrimonio netto I - Patrimonio libero 1) Utile/perdita d'esercizio 2) Riserva integrazione progetti II - Fondo di dotazione dell'ente 1) Fondo dotazione Organismo 2) Fondi dotazione Immobili III - Patrimonio vincolato 1) Fondo lascito Gatti 2) Fondi dotazione vincolato Fondazione Totale patrimonio netto (A) B) Fondi per rischi e oneri 1) Fondo imprevisti 2) Fondo valutazione impatto progetti 3) Fondo studio fattibilitĂ progetti Totale fondi per rischi e oneri (B) C) Trattamento di fine rapporto lavoro subordinato D) Debiti 1) Fondi realizzazione progetti a) Fondi per realizzazione progetti MAE all'estero b) Fondi per realizzazione progetti MAE in Italia c) Fondi per realizzazione progetti UE all'estero d) Fondi per realizzazione progetti UE in Italia e) Fondi per realizzazione progetti in consorzio con altre ONG f) Fondi per realizzazione progetti Regione Lombardia all'estero g) Fondi per realizzazione progetti finanziati all'estero h) Fondi per realizzazione progetti altri finanziatori i) Fondi per realizzazione campagne Totale fondi realizzazione progetti di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 2) debiti verso banche di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 3) debiti verso fornitori di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 4) debiti tributari e sociali di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 5) debiti diversi di cui esigibili entro l'esercizio successivo di cui esigibili oltre l'esercizio successivo Totale debiti E) Ratei e risconti passivi TOTALE PASSIVO E PATRIMONIO NETTO Contratti sottoscritti per progetti da realizzare Quote ACRA valorizzate Quote Controparti valorizzate Totale contratti sottoscritti per progetti da realizzare Totale impegni per fideiussioni
2010
2009
4.090 101.264
56.721 100.090
56.946 40.520
100.226 40.520
30.174 100.000 332.994
30.174 327.730
43.944 6.000 30.000 79.944 18.427
42.770 3.000 45.770 6.597
3.417.201 27.622 7.844.559 1.130.058 1.072.556 52.412 2.547.309 13.848 16.105.566 7.775.747 8.329.819 399.339 399.339 144.273 144.273 68.030 68.030
6.287.293 40.372 11.338.652 1.432.277 967.014 91.853 56.761 1.273.322 13.848 21.501.391 8.650.255 12.851.136
90.093 90.093
-
385.087 385.087 49.711 49.711 70.949 70.949 -
16.807.300 193.433 17.432.099
22.007.138 8.710 22.395.945
1.061.618 3.045.904 4.107.522 238.821
1.113.735 3.020.704 4.134.439 469.488
al Stato patrimoniale
ricavi
costi
Proventi da enti istituzionali per progetti Progetti MAE all'estero Progetti MAE in Italia Progetti UE all'estero Progetti UE in Italia Progetti in consorzio con altre ONG/Enti Progetti Regione Lombardia all'estero Progetti finanziati all'estero Progetti di altri finanziatori Totale proventi per realizazione progetti Raccolta da privati per progetti Raccolta per progetti MAE all'estero Raccolta per progetti MAE in Italia Raccolta per progetti UE all'estero Raccolta per progetti UE in Italia Progetti in consorzio con altre ONG/Enti Raccolta per progetti Regione Lombardia all'estero Raccolta per progetti altri finanziatori Totale raccolta da privati per progetti Proventi da campagne Totale proventi realizzazione progetti e campagne Ricavi dei coordinamenti nei paesi di intervento Proventi diversi Quote associative Proventi contributivi Quote organizzative Rimanenza di magazzino Proventi straordinari: 5 x 1000 Interessi, plusvalenze e sopravvenienze Totale proventi diversi TOTALE RICAVI
31 Dicembre 2010
2010
2009
2.718.315 2.403 3.157.807 269.045 419.696 68.617 251.801 1.278.593 8.166.278
1.645.237 203.108 3.595.222 38.699 314.684 165.340 374.281 792.121 7.128.693
228.651 1.096.863 33.174 19.361 1.378.050 9.544.328 88.134
432.282 27.082 722.395 2.068 8.725 810 1.193.362 10.371 8.332.426 49.902
6.605 33.915 768.324 75.158 884.003 10.516.465
6.620 132.866 609.093 55.255 42.572 846.406 9.228.733
2010
2009
Costi per realizzazione progetti Progetti MAE all'estero Progetti MAE in Italia Progetti UE all'estero Progetti UE in Italia Progetti in consorzio con altre ONG Progetti Regione Lombardia all'estero Progetti finanziati all'estero Progetti di altri finanziatori Totale costi per realizzazione progetti Costi per campagne
2.946.966 2.403 4.254.670 302.219 428.447 68.617 251.801 1.289.204 9.544.328 -
2.077.519 230.190 4.317.618 40.767 323.409 165.340 374.281 792.932 8.322.055 10.371
Totale costi per realizzazione progetti e campagne
9.544.328
8.332.426
87.175
50.039
498.603 30.435 23.519 68.940 21.198 191.038 3.344 43.796 880.872 4.090 10.516.465
449.826 24.026 20.112 31.530 66.100 162.998 7.583 27.373 789.547 56.721 9.228.733
Costi dei coordinamenti nei paesi di intervento Oneri diversi Costo personale e collaboratori Spese di rappresentanza Spese per comunicazione Oneri finanziari Sopravvenienze passive Spese generali Decremento scorte di magazzino Ammortamenti ed accantonamenti Totale oneri diversi Utile/perdita d'esercizio TOTALE COSTI
125
al B ilancio Integrativa ota N A LL E ES T R AT TO D icembre 2010 chius o al 31 D
Cenni sui risultati della Gestione Il Bilancio dell’esercizio 2010 chiude con un utile di € 4.090
BILANCIO SOCIALE 2010
126
Lo scenario che emerge dalla lettura dei dati del bilancio 2010 conferma lo stato di buona salute di cui gode la fondazione testimoniato da un mantenimento del volume delle risorse impiegate, un buon andamento degli incassi dei crediti nei confronti degli enti finanziatori, il ridotto peso delle spese di struttura rispetto al totale dei costi sostenuti (8,4%). Si evidenzia una contrazione delle attività e passività legate alla caratteristica ciclica dei programmi di natura istituzionale e una minor liquidità nel secondo semestre principalmente dovuta al costante impegno di spesa sui progetti in corso. Realizzazione progetti L’analisi delle risorse impiegate per la realizzazione dei progetti nel corso dell’anno conferma la significatività dei progetti cofinanziati da enti pubblici, pari all’79% del totale progetti della fondazione, all’interno dei quali si conferma la preponderanza dei fondi erogati dall’Unione Europea, ottenuti mediante la partecipazione ai bandi, pari a circa il doppio di quelli ricevuti dal Ministero degli Affari Esteri. Si segnala inoltre l’incremento relativo dei progetti finanziati da enti privati e in consorzio con altre ONG/Enti.
Il tutto in un quadro di incremento delle risorse complessivamente impiegate sui vari progetti rispetto al 2009 (+15%), in uno scenario di sostanziale consolidamento rispetto agli anni precedenti. Per una lettura più esplicativa si rimanda alla tabella sottostante e ai relativi commenti. Nell’ambito dei progetti esteri cofinanziati dal Ministero degli Affari Esteri hanno assunto un peso rilevante, in termini di risorse impiegate, i progetti di accesso all’acqua potabile e realizzazione di infrastrutture idriche, nello specifico nel distretto di Njombe in Tanzania, e nella provincia di Marcala in Honduras, un progetto di sviluppo locale e gestione sostenibile delle risorse naturali in Burkina Faso oltre che un progetto di educazione nella regione del Guerà, in Ciad. Per quanto riguarda i progetti cofinanziati dalla Unione Europea, si segnalano in particolare quelli di gestione della risorsa idrica a Zanzibar, di riabilitazione socio-sanitaria dei bambini disabili in Camerun, di formazione giovanile in Salvador, di tutela ambientale e sviluppo economico locale in Bolivia, Nicaragua, Camerun e Ciad ed un progetto di promozione del turismo eco-sostenibile in Burkina, Ecuador e Zanzibar.
Impiego finanziamenti per realizzazione progetti 2010*
2010
%
2009
%
% differenza
2.946.966
31%
2.077.519
25
+42%
Progetti MAE in Italia
2.403
0%
230.190
3
-99%
Progetti UE all’estero
4.254.670
45%
4.317.618
52
-1%
302.219
3%
40.767
-
+641%
68.617
1%
165.340
2
-58%
7.574.876
79%
6.831.433
82
+11%
Progetti in consorzio con altre ONG
428.447
4%
323.409
4
+32%
Progetti finanziati all’estero
251.801
3%
374.281
4
-33%
Progetti di altri finanziatori
1.289.204
14%
792.932
10
+63%
9.544.329
100%
8.322.055
100
+15%
Progetti MAE all’estero
Progetti UE in Italia Progetti Regione Lombardia Sub-totale
Totale
* Le cifre riportate in tabella comprendono sia i finanziamenti da enti sia i finanziamenti da privati distribuiti sui progetti di natura istituzionale.
I progetti in consorzio con altre ONG hanno registrato un forte impulso a fronte del pieno sviluppo di progetti gestiti da parte di più ONG, realizzati in diversi paesi e su più settori di attività. Si segnalano in particolare il progetto in Senegal per il rafforzamento delle capacità locali degli agricoltori, il progetto in Tanzania per la gestione sostenibile delle risorse naturali, un altro di elettrificazione rurale e accesso alla scuola primaria nei villaggi del comprensorio di Madunda e del bacino imbrifero del Kisongo - distretto di Ludewa, sempre in Tanzania. Tra i progetti promossi da altri finanziatori istituzionali privati e pubblici si segnalano quello di co-sviluppo e microfinanza, realizzato tra Senegal e Italia, grazie al supporto di 4 fra le principali fondazioni bancarie (Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Monte dei Paschi, Fondazione Cariparma), e quello in Ecuador, cofinanziato dalla Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara, con l’obiettivo specifico di ottimizzare il flusso delle rimesse per interventi di sviluppo nelle provincie di Azuay
e Cañar, e infine un progetto in Ciad finanziato da UNHCR per il miglioramento dell’accesso all’educazione tramite un processo di integrazione tra la popolazione autoctona e i rifugiati della Repubblica Centro Africana. Le risorse impiegate per progetti finanziati direttamente in loco sono prevalentemente attribuibili ai progetti finanziati in Nicaragua da Unicef nelle regioni di Mozonte e Waspan per il miglioramento dell’infrastrutture idriche presenti nella zona di intervento. Per il futuro si prevede il mantenimento dell’attuale volume gestito di attività, con il consolidamento della progettazione cofinanziata dall’Unione Europea e dal Ministero degli Affari Esteri e una maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento su cui si è intensamente investito nel corso dell’ultimo anno. Si evidenzia infine che nel corso del 2010 sono stati approvati una serie di nuovi progetti, le cui attività sono iniziate nell’arco dell’anno 2010, e il cui dettaglio viene presentato nella tabella sottostante.
Titolo
Data avvio
Ente Finanziatore
Sovvenzione Ente
Quote da raccogliere ACRA
Apporto monetario o valorizz. controp.
Nicaragua - gestione sostenibile rifiuti urbani Senegal - microprogetto, un ponte a Kadjmore Senegal - progetto gestione acqua Senegal - sole acqua e terra India - miglioramento della qualità della vita dei bambini Italia - sicurezza alimentare*
15/11/2010 01/05/2010 01/04/2010 01/12/2010
Unione Europea Finanziatori Privati Agence de l'Eau/UE SUNUGAL Finanziatori privati
605.709 6.300 250.000 59.785 430.000
65.600 9.000 107.500
86.774
01/01/2010
UE (capofila Comune di Milano) Provincia di Milano (capofila CICMA) Finanziatori Privati Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara Fondazione Cariplo (cpofila Celim)
99.087
32.029
7.248
-
59.605 1.270.199
544.056
59.605 1.814.255
279.660
121.800
401.460
1.470
-
3.069.062
879.985
Italia - gestione sostenibile dei beni comuni del territorio* Camerun - sociosanitario Ecuador - rimesse
05/02/2010 01/05/2010
India - sviluppo socioeconomico
01/05/2010
Italia - viaggio intorno al III° millennio*
01/01/2010
Totale
01/10/2010
6.632
Totale budget progetto** 758.083 6.300 265.632 59.785 537.500 131.116 7.248
1.470 93.406
4.042.453
* Progetti gestiti insieme ad altre ONG/Enti e di cui ACRA non è il capofila. In tale caso il budget inserito nella tabella non è il budget complessivo dell’intervento, ma unicamente quello a carico di ACRA. ** Nel caso di progetti gestiti insieme ad altre ONG/Enti e di cui ACRA non è il capofila, il budget inserito nella tabella non è il budget complessivo dell’intervento, ma unicamente quello a carico di ACRA. In questa tabella non sono elencati i progetti approvati da enti finanziatori nel caso in cui siano a esclusiva copertura finanziaria delle quote da raccogliere a carico della Fondazione.
127
Fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio
BILANCIO SOCIALE 2010
128
Nel corso del mese di dicembre dell’esercizio 2010 sono stati approvati: un progetto in Senegal per l’accesso all’acqua e sanità di base, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri con budget complessivo di Euro 1.704.293, ed un progetto in Ecuador per gestione rifiuti solidi e riduzione dell’inquinamento nel municipio di Taisha e nel territorio Achualpa finanziato dall’Unione Europea con un budget di Euro 602.367. Per entrambi i progetti le attività sono state implementate a partire dall’inizio 2011. È proseguito l’impegno della fondazione nella gestione tempestiva e strutturata degli impegni di cofinanziamento sui progetti in avvio e in corso, che prevede la presentazione di progetti a supporto delle quote di raccolta a carico della fondazione fin dal momento dell’avvio del progetto cofinanziato dagli enti pubblici. In particolare ACRA ha stipulato accordi e contratti con enti, fondazioni, associazioni, società, ecc, che si sono impegnate ad erogare nei prossimi anni alla fondazione Euro 1.284.731 pari al 38% delle quote totali ancora da raccogliere a carico della fondazione. Alla fine dell’anno è stato approvato un progetto in Ciad su sicurezza alimentare con la ripartizione della quota del otto per mille pari ad un importo di euro 129.000. Un momento storico è stato l’approvazione, in data 20 novembre 2010, da parte dell’assemblea Straordinaria dell’Associazione del piano di trasformazione in Fondazione di partecipazione. Le motivazioni che hanno condotto a questa scelta di cambiamento sono riconducibili, da una parte alla necessità di strutturazione di una “governance” più stabile, dall’altra dal condiviso orientamento di apertura verso nuove realtà e soggetti della società civile per consolidare il percorso di maturità in atto. A fronte di questi obiettivi l’assetto giuridico della Fondazione di partecipazione è stato ritenuto appropriato e strategico. La fondazione di partecipazione è stata vista come un soggetto giuridico più pertinente anche per garantire la crescita attesa nei prossimi anni. Inoltre la volontà di allargare la compagine organizzativa
e di includere in essa anche soggetti istituzionali diversi e differenziati ha portato ad optare per la Fondazione di partecipazione per la flessibilità dello strumento giuridico. Struttura e contenuto del Bilancio Il Bilancio è costituito dallo Stato Patrimoniale, dal Rendiconto Economico al 31 dicembre 2010 e dalla presente Nota Integrativa. Il Bilancio è stato redatto in conformità al Codice Civile. La Nota integrativa ha la funzione di fornire l’illustrazione, l’analisi ed in taluni casi un’integrazione dei dati esposti in Bilancio, ritenute necessarie a dare una rappresentazione veritiera e corretta, anche se non richieste da specifiche disposizioni di Legge. Si evidenzia, infine, che non si sono verificati nel corso dell’esercizio 2010, casi eccezionali tali da rendere necessario il ricorso alle deroghe previste dal Codice Civile, all’art. 2423. Controllo interno Gli uffici di sede esercitano un monitoraggio costante ed effettuano verifiche periodiche, anche in loco, per garantire la corretta tenuta della contabilità relativa ai progetti. La contabilità dei progetti cofinanziati dal Ministero degli Affari Esteri, Unione Europea e Fondazioni private è oggetto di audit amministrativi annuali da parte di Dottori Commercialisti iscritti all’Albo dei Revisori Contabili e società di consulenza selezionate dagli stessi finanziatori. I funzionari del Ministero degli Affari Esteri e dell’Unione Europea preposti al controllo del rispetto da parte della fondazione dei vincoli in termini di gestione amministrativa e gestionale dei progetti cofinanziati, hanno svolto anche nel corso del 2010 alcune verifiche in loco presso le sedi locali di ACRA in Bolivia, Nicaragua, Tanzania, che si sono concluse positivamente. Il Bilancio è stato sottoposto a revisione contabile da parte della Società PKF Italia S.p.A.
Principi contabili e criteri di valutazione La Fondazione opera come “Organizzazione Non Governativa - ONLUS”. I principi contabili e i criteri di valutazione utilizzati nella redazione del Bilancio al 31 dicembre 2010 non si discostano da quelli utilizzati per la preparazione del Bilancio dell’esercizio precedente. I criteri di valutazione adottati sono i seguenti: a) Immobilizzazioni immateriali Sono iscritte al costo di acquisto ed ammortizzate sistematicamente in conto, in 5 esercizi. Le spese di pubblicità e marketing vengono ammortizzate in 5 esercizi, a partire da quello successivo e in funzione della durata del finanziamento ad esso correlato. b) Immobilizzazioni materiali Le immobilizzazioni materiali, che costituiscono beni strumentali, vengono sistematicamente ammortizzate in ogni esercizio sulla base delle aliquote economico-tecniche determinate in relazione alle residue possibilità di realizzo, ridotte della metà nell’anno di acquisizione. Sono iscritte al costo d’acquisto, eventualmente rivalutato e comprensivo degli oneri accessori. Immobili
3%
Attrezzature varie
20 %
Centro elaborazione dati
20 %
Macchine ufficio
20 %
Mobili ed arredi
25 %
Automezzi
in funzione della durata del progetto di riferimento
c) Immobilizzazioni finanziarie Le partecipazioni, che rappresentano investimenti duraturi, sono valutate col metodo del costo, rappresentato dal costo di acquisto o di sottoscrizione, incluso gli eventuali oneri accessori. Il costo viene ridotto in caso di perdite permanenti di valore. I titoli relativi ad investimenti di liquidità duraturi, sono iscritti al costo, che in ogni caso, non è superiore al valore di mercato. Nel caso di perdite permanenti di valore, il valore iscritto in bilancio viene svalutato. I depositi cauzionali sono iscritti al valore nominale. d) Crediti I crediti sono iscritti secondo il presumibile valore di realizzo. e) Liquidità Le consistenze di cassa e i depositi bancari sono iscritti al valore nominale. Il cambio di riferimento per l’iscrizione
dei valori delle banche in loco per progetti in valuta estera, è quello della data di fine anno. Le differenze di cambio derivanti dall’adeguamento sono state iscritte nel Conto Economico. f) Ratei e Risconti Sono iscritte in tali voci, quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, in applicazione del principio di competenza temporale. g) Fondo per imprevisti Tale fondo risulta accantonato a fronte di rischi generici legati alla gestione dei progetti. h) Fondo per valutazione impatto progetti Tale fondo risulta accantonato a fronte della valutazione dell’impatto dei progetti realizzati, da verificare dopo alcuni anni dalla conclusione dei progetti stessi. i) Fondo per studi di fattibilità progetti Tale fondo risulta accantonato a fronte di futuri studi di fattibilità di possibili progetti. l) Fondo trattamento di fine rapporto Nella voce “Trattamento di fine rapporto “ è stato indicato l’importo calcolato a norma dell’art.2120 C.C. e corrisponde all’effettivo impegno della Fondazione nei confronti dei singoli dipendenti alla data di chiusura del bilancio, dedotte le eventuali anticipazioni corrisposte. m) Debiti I debiti sono iscritti al loro valore nominale. n) Fondi realizzazione progetti I “Fondi realizzazioni progetti” rappresentano l’impegno di spesa che ACRA ha assunto nei confronti degli enti finanziatori per completare le attività previste, e non ancora realizzate, per tutti i progetti in corso ed approvati dagli enti sovventori. Sono iscritti al loro valore nominale. o) Contabilizzazione delle operazioni di gestione Contabilizzazione dei progetti In relazione al fatto che i progetti d’intervento della Fondazione hanno propria autonomia gestionale e finanziaria, l’organizzazione amministrativa-contabile di Acra gestisce in regime di contabilità separata ogni progetto attivato. Ciò significa che i Crediti, i Debiti, i Proventi e gli Oneri relativi alla gestione dei progetti vengono contabilizzati in sezioni di Stato Patrimoniale e Conto Economico distinte rispetto a quelle utilizzate per la gestione delle attività di struttura e generali. La contabilizzazione delle operazioni relative alla gestione dei progetti avviene nel rispetto del principio della competenza, a cui la fondazione ha convertito il proprio bilancio a partire dall’esercizio 2006.
129
BILANCIO SOCIALE 2010
130
La registrazione contabile dei singoli progetti avviene nel momento in cui i progetti presentati agli enti finanziatori sono stati approvati e i contratti relativi alla realizzazione degli stessi sono stati firmati dalla fondazione e dall’ente finanziatore. Tutti i progetti sono contabilizzati nel modo seguente: • i crediti nei confronti degli enti finanziatori sono registrati nell’Attivo dello Stato Patrimoniale tra i crediti, suddivisi per ente finanziatore, nella misura prevista nel contratto che regola il progetto; • le quote monetarie che, per contratto, ACRA si è impegnata a raccogliere tra i privati sono registrate nell’Attivo dello Stato Patrimoniale tra i crediti, nella misura prevista contrattualmente; tale voce accoglie anche eventuali apporti monetari a carico di partner locali, se questi non risultano obbligati contrattualmente all’adempimento nei confronti della fondazione; • gli apporti monetari a cui, per contratto, eventuali controparti italiane o locali si sono impegnate sono registrati nell’Attivo dello Stato Patrimoniale tra i crediti, nella misura prevista contrattualmente; • gli apporti di beni o servizi, contrattualmente previsti in natura, da parte di ACRA o di controparti locali sono registrati nei conti d’ordine, secondo gli importi presenti nel contratto; • il valore totale delle attività da realizzare per il progetto, al netto degli apporti in natura, è registrato nel Passivo dello Stato Patrimoniale tra i Fondi Realizzazione Progetti, suddivisi per ente finanziatore; • i costi sostenuti per la realizzazione delle attività di progetto, se previsti nel contratto del progetto e quindi rendicontabili all’ente finanziatore, sono registrati a Conto Economico tra i costi per realizzazione progetti; • le donazioni finalizzate ai singoli progetti che ACRA raccoglie vengono registrate a riduzione delle quote monetarie ancora da raccogliere e a riduzione delle attività da realizzare, oltre che a Conto Economico tra i Proventi per progetti da privati; • a fine anno vengono registrati a Conto Economico Proventi per progetti da enti finanziatori nella misura contrattualmente prevista in relazione ai costi sostenuti nell’esercizio. Contabilizzazione delle attività di struttura e generali I costi e i ricavi relativi alla struttura e generali, quali i costi
del personale di sede non imputato a progetti, i proventi da quote associative, organizzative e da recuperi vari, i costi e i proventi delle attività di comunicazione, raccolta fondi ed eventi, l’affitto della sede di Milano e le spese accessorie, gli ammortamenti, gli oneri e i proventi finanziari, le sopravvenienze, sono contabilizzati per competenza, con ricorso quando necessario, alla rilevazione di Ratei e Risconti. L’avanzo/disavanzo di gestione è quindi il risultato delle operazioni di gestione della struttura, dei coordinamenti e delle campagne, gestiti per competenza. o) Altre informazioni Alcune voci relative al Bilancio dell’esercizio precedente possono essere riclassificate per renderle comparabili con quelle del presente esercizio. Per il dettaglio delle stesse, si vedano i commenti delle singole voci di bilancio. p) Fiscalità La fondazione non svolge attività commerciale e di conseguenza non è assoggettabile all’IRES. Beneficia anche dell’esenzione IRAP, come previsto dalla normativa regionale. Le donazioni che vengono effettuate alla fondazione sono deducibili fiscalmente nel limiti previsti dalla legge.
STATO PATRIMONIALE Commenti alle principali Voci di Bilancio ATTIVITÀ Immobilizzazioni immateriali La voce “software” recepisce nel corso dell’anno i costi per la realizzazione della Intranet, ridotti di un terzo per effetto dell’ammortamento dell’esercizio. Categoria Valore residuo 31/12/09 Software Totale
Incrementi 2010
Ammortamento 2010
5.017
-
-2.471
Valore residuo 31/12/10 2.546
-
-
- 2.471
2.546
Immobilizzazioni materiali Il valore delle Immobilizzazioni materiali si incrementa per l’acquisto di alcuni nuovi computer per la sede. La movimentazione delle immobilizzazioni materiali è composta come segue:
Categoria Immobili Attrez. Varie
Costo storico 31/12/09 97.049
Incrementi 2010 -
Costo storico 31/12/10 97.049
Fondo Ammortamento 31/12/10 -16963
Valore residuo 31/12/10 80.086
15.812
-
15.812
-14084
1.728
Macchine ufficio
36.428
10.359
46.787
-28476
18.311
Mobili ed arredi
19.220
-
19.220
-19.056
165
Centro elaboraz.dati
70.687
-
70.687
-70.687
-
Automezzi
47.718
-
47.718
-44.465
3.253
Totale
286.914
5.693
297.273
-190.173
103.542
Si noti che la voce “Automezzi” contiene 2 auto, acquistate una in Senegal nel 2007 e già interamente ammortizzata a fine 2008, e l’altra in Nicaragua a fine 2008, e in ammortamento a partire dal 2009, coerentemente con la data di avvio del progetto per il quale è stata comprata.
tre che da magliette, quaderni e sciarpe, ammonta ad un valore di Euro 8.059, in contrazione rispetto al 2009 di Euro 3.344, per la cessione promozionale di alcuni prodotti. I beni in giacenza sopra descritti sono destinati alla promozione delle varie attività della organizzazione.
Immobilizzazioni finanziarie Partecipazioni Il saldo delle Partecipazioni si compone come segue:
Crediti Il saldo al 31 dicembre 2010 comprende i crediti sorti nel corso dell’anno a fronte di nuovi progetti approvati, al netto delle sovvenzioni già ricevute, e l’incasso di parte dei crediti relativi a progetti in corso alla fine del 2009, nel rispetto del programma di attività e dei contratti con gli enti sovventori.
Descrizione
Valore
Banca Etica
1.033
Cooper. Nazca
10.433
Etimos
2.582
Totale
14.048
Il valore delle quote delle partecipazioni iscritto nel bilancio 2010 al costo è immutato rispetto al saldo al 31 dicembre 2009. Non vi sono perdite permanenti di valore da considerare. ACRA detiene il 60 % della Cooperativa Nazca, sulla quale non esercita alcun tipo di controllo, detenendo un solo voto, nè riceve dividendi sulla gestione. Depositi cauzionali Il saldo dei Depositi Cauzionali si compone come segue: Descrizione
Valori
Depositi Cauzionale affitti
4.751
Dep. ENEL-TELECOM
1.428
Tot. depositi cauzionali
6.180
Il suo ammontare è rimasto invariato rispetto a quello al 31 dicembre 2009. Giacenza magazzino La giacenza di magazzino, costituita da oltre 6.843 CD di fiabe realizzate per promuovere la raccolta per i progetti, da 653 libri sui temi dell’acqua e sulla Moringa Oleifera, ol-
Il saldo al 31 dicembre 2010 ammontante a Euro 15.789.614, risulta inferiore di Euro 3.606.271 al saldo dell’anno precedente, pari a Euro 19.395.885, e in linea con il saldo al 31 dicembre 2008 (di Euro 16.678.228) a causa di un minor numero di progetti approvati nell’anno e di uno slittamento di alcuni progetti all’anno 2011, tale decremento è bilanciato da un pari decremento nei fondi impegni progetti. La tabella nella pagina successiva riepiloga i totali delle sovvenzioni contrattualmente previste per i progetti approvati dai principali donor in Italia e all’estero. Di nuovo emerge la preponderanza dei crediti verso enti pubblici istituzionali, Ministero degli Affari Esteri (22%) e Unione Europea (38%), che riflette il consolidato track record della fondazione nell’accreditamento istituzionale. La movimentazione nel corso dell’anno dei crediti verso enti finanziatori, delle quote ACRA da raccogliere e delle quote delle controparti da ricevere è dettagliatamente presentata per ogni progetto negli allegati 2 e 3.
131
Descrizione Sovvenzioni MAE per progetti all’estero Sovvenzioni MAE per progetti in Italia Sovvenzioni UE per progetti all’estero Sovvenzioni UE per progetti in Italia Sovvenzioni per progetti in consorzio con altre ONG Sovvenzioni altri finanziatori per progetti all’estero Sovvenzioni Regione Lombardia per progetti all’estero Totale crediti per sovvenzioni da enti finanziatori Quote ACRA da raccogliere Quote controparti da ricevere Totale crediti
BILANCIO SOCIALE 2010
132
Valore 3.315.460 100.671 5.233.221 763.349 1.009.795 24.872 1.581.200 12.028.568 3.366.427 320.373 15.715.368
Le quote ACRA da raccogliere, costituenti il 21% dei crediti totali su progetti, sono relative per il 14% a progetti cofinanziati dal MAE e per l’86% a progetti cofinanziati dall’UE. Si segnala inoltre la diminuzione delle quote di cofinanziamento a carico della organizzazione che passano da Euro 3.893.091 al 31 dicembre 2009 a Euro 3.366.427 al 31 dicembre 2010 per la maggiore raccolta di fondi privati realizzata durante l’anno. Il totale dei crediti verso clienti e diversi è pari a Euro 74.246, con un incremento rispetto al saldo di euro 62.674 al 31 dicembre 2009. Tale incremento è principalmente legato al saldo clienti ed è dovuto ad una concentrazione di emissione di fatture nell’ultimo trimestre 2010. Descrizione
Valore
Crediti verso clienti
12.730
Crediti diversi
74.761
Fondo svalutazione crediti
-13.245
Totale crediti
74.246
Liquidità La liquidità è formata: dai saldi attivi delle casse (in contanti e in valuta estera) della sede di Milano, dai conti bancari attivi in Italia, dal conto corrente postale, dagli investimenti finanziari a breve, dalle giacenze di cassa e presso banca in loco per progetti in valuta estera. Rispetto al 31 dicembre 2009 (Euro 2.840.651), la voce ha registrato un decremento, pari a Euro 1.332.542, ammontando al 31 dicembre 2010 a Euro 1.508.109. Si evidenzia che alcune banche sono iscritte nelle passività alla voce debiti verso banche. Tale decremento è dovuto ad un ridotto numero di nuovi progetti approvati durante l’anno, ad una dilazione nell’esigibilità del credito di alcune tranche di progetto legata ad una estensione dell’annualità di progetto ed all’impegno di spesa ugualmente sostenuto per i progetti in corso.
Valore % 21 1 33 5 6 0 10 77 21 2 100
Il saldo Cassa si compone come segue: Descrizione
Valore
Cassa contanti
2.201
Totale casse
2.201
Il saldo Banche si compone come segue: Descrizione BPM c/c 8183 BPM c/c 9075 BPM c/c 10378 Banca Prossima c/c 1000/6787 Banca Prossima c/c 1000/9461 B. Etica c/c 102164 Extra Banca conto 100846 Libretto postale B. Intermobiliare c/c 291-3 C/c postale 14268205 C/c postale 6549660 Barzana Carta prepagata 2353248 Carta prepagata 2353230
Valore 288.734,44 409,65 39.596,23 40.456,80 99.978,42 5.625,28 81.514,60 133,72 223.183,62 28.703,20 14.048,91 2.118,63 1.873,62
Il saldo delle giacenze di cassa e banca nei Paesi di intervento e in Italia per progetti si compone come segue: Descrizione Bolivia Burkina Faso Camerun Ecuador Honduras Nicaragua Salvador Senegal Tanzania Ciad Attività Italia Totale
Valore 186.410 20.609 22.166 105.409 51.336 86.513 32.619 19.864 253.394 -21.854 -37.748 679.531
Nelle giacenze di cassa e banca sopra riportate sono comprese le disponibilità monetarie a fine anno 2010 nei Paesi d’intervento sia liquide in cassa, che nelle varie banche. Trattasi dei trasferimenti di denaro effettuati da ACRA Sede ai Coordinamenti Acra Estero, che gestiscono i progetti in loco e che risultano convertiti in euro al cambio di fine periodo.
Tali somme trasferite sono di fatto acconti che la sede invia alle sedi estere, destinati ad essere interamente spesi per acquisire i beni, i servizi e le prestazioni previste dai progetti stessi. In pratica, trattasi di transazioni numerarie assimilabili a giacenze in moneta estera per spese non ancora effettuate (vedi il dettaglio in allegato n. 1). Sebbene le giacenze di cassa e banca complessive di ogni Paese abbiano quasi sempre saldo positivo, è possibile che la situazione contabile di alcuni progetti mostri saldi negativi, dovuti a sfasamenti temporali tra l’ammontare dei trasferimenti effettuati dalla sede e le spese sostenute in loco. Il saldo negativo relativo alle attività in Italia (Euro -37.748) è relativo a debiti nei confronti di partner di progetti di Educazione allo Sviluppo in Italia ed Europa, per attività svolte, che come da accordi verranno liquidati ai partner non appena ACRA riceverà l’erogazione del saldo atteso da parte degli enti finanziatori (Ministero degli Affari Esteri). La regola generale prevede che tali operazioni debbano essere registrate al cambio del giorno in cui avviene il trasferimento della valuta e che a fine esercizio tali importi non debbano essere adeguati al cambio di fine esercizio. PASSIVITÀ Patrimonio netto Il Fondo Dotazione Organismo ammonta a Euro 56.946; è stato inoltre costituito un fondo dotazione indisponibile ai fini della trasformazione in Fondazione di partecipazione. I due fondi nel loro totale ammontano a 156.946 Euro, equiparabili al Fondo Dotazione Organismo dell’esercizio 31 dicembre 2009 incrementato dell’avanzo di gestione dell’esercizio 2009. Il Fondo Integrazione Immobili è pari a Euro 40.520 ed è rimasto invariato dall’anno precedente. La Riserva Integrazione Progetti ammonta a Euro 101.264 e si è incrementata nel corso dell’anno dello stanziamento di Euro 1.174 Il Fondo Lascito Gatti, invariato, è pari a Euro 30.174. L’avanzo di gestione che emerge dal bilancio al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 4.090 Fondi per rischi e oneri Il saldo dei fondi per rischi e oneri si compone come segue: Descrizione
Valore
Fondo imprevisti
43.944
Fondo valutazione impatto progetti
6.000
Fondo studi fattibilità progetti
30.000
Totale
79.944
Il fondo imprevisti ammonta a Euro 43.944, in aumento di Euro 1.174 rispetto al 2009 per effetto dell’accantonamento dell’esercizio a fini prudenziali. Il fondo valutazione impatto progetti costituito nel corso del 2009 è stato incrementato di Euro 3.000, con l’obiettivo di stanziare progressivamente delle risorse che si renderanno necessarie per la valutazione dell’impatto dei progetti realizzati, da svolgere a distanza di alcuni anni dalla conclusione dei progetti stessi. Il fondo studi di fattibilità progetti è stato costituito nel corso del 2010 con un accantonamento iniziale di euro 30.000 con l’obbiettivo di stanziare progressivamente delle risorse che si renderanno necessarie per l’analisi e lo studio di fattibilità di progetti futuri, nella volontà di cercare sempre nuove aree e settori di programmi di intervento sostenibili. Trattamento di fine rapporto Il Trattamento di fine rapporto al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 18.427, in aumento rispetto al saldo al 31 dicembre 2009 di Euro 11.831, a fronte dell’accantonamento dell’esercizio per gli otto dipendenti in essere. Debiti Tale voce accoglie i fondi realizzazione progetti, che costituiscono tutto l’impegno di spesa che ACRA ha a fronte di contratti sottoscritti con enti finanziatori per la completa realizzazione dei progetti approvati, nella misura contrattualmente prevista, al netto delle attività già realizzate. Il saldo dei fondi realizzazione progetti al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 16.105.566 e, confrontato con il saldo al 31 dicembre 2009 pari a Euro 21.501.391, mostra un decremento di Euro 5.395.826. La movimentazione dei fondi realizzazione progetti è dettagliatamente presentata per ogni progetto nell’allegato 4. Debiti verso banche ammontano al 31 dicembre 2010 ad euro 399.339 Descrizione
Valore
Banca Prossima c/c 1000/1475
- 275.716,59
Banca Prossima c/c 1000/9461
- 23,38
B. Etica c/c 113384 Extra Banca conto 100847
- 123.498,02 - 100,00
Si rimanda alla voce liquidità nel paragrafo relativo all’attività. Altri debiti ammontano al 31 dicembre 2010 a Euro 302.396, in riduzione di Euro 203.350 rispetto all’esercizio
133
BILANCIO SOCIALE 2010
134
precedente (Euro 505.746), tale riduzione è completamente dovuta al debito al 31 dicembre 2009 di un fornitore, per un importo di 274.000 euro totalmente saldato all’inizio del 2010. Tali debiti sono costituiti da debiti verso fornitori (Euro 127.589) per beni e servizi acquistati in Italia per la realizzazione dei progetti sia in Italia che all’estero, nonché per le spese generali e di struttura; fatture da ricevere (Euro 7.757); da debiti verso l’Erario ed enti previdenziali (Euro 76.956) prevalentemente costituiti dalle ritenute sugli stipendi dei lavoratori e dei collaboratori del mese di dicembre; e da debiti diversi (Euro 90.093), verso associazioni, partner di progetto e altri.
Impegni per fideiussioni Sono ancora in essere gli impegni che la fondazione aveva assunto in favore del Ministero degli Affari Esteri per la gestione del progetto 1137/G230/ACRA/BOLIVIA con l’Assicurazione UNIPOL per Euro 164.203, e gli impegni garantiti da Banca Popolare di Milano a favore di Regione Lombardia per Euro 74.618, per la realizzazione dei progetti finanziati dallo stesso Ente.
La fondazione risulta affidata al 31 dicembre 2010 nei confronti del sistema bancario per complessivi Euro 1.400.000, utilizzati in parte nel corso del secondo semestre dell’anno per un importo al 31 dicembre 2010 di euro 399.339. Fruisce inoltre di fideiussioni ricevute a garanzia della completa e corretta realizzazione dei progetti a favore degli enti sovventori per complessivi Euro 238.821
Proventi da enti istituzionali per progetti I proventi per progetti accolgono gli importi maturati a favore degli enti finanziatori calcolati sulla base della percentuale di incidenza del loro contributo sul totale costo del progetto, applicata ai costi di progetto sostenuti nell’esercizio. Questo criterio ha come premessa fondamentale l’intera copertura finanziaria dei progetti sottoscritti, di cui la maggior parte a carico dell’ente finanziatore e il residuo a carico della fondazione stessa e di eventuali partner di progetto. I Proventi da enti istituzionali per progetti al 31 dicembre 2010 ammontano a Euro 8.166.278, con un incremento di Euro 1.037.586 (+15%) rispetto al saldo al 31 dicembre 2009 ammontante a Euro 7.128.693 In particolare vanno segnalati: la significativa crescita di Euro 1.073.078 (+65%) di proventi su progetti esteri finanziati dal Ministero degli Affari Esteri, e un incremento dei proventi sui progetti Italia finanziati dall’Unione Europea pari ad Euro 261.452 (565%) questo incremento così consistente è totalmente dovuto all’implementazione di un progetto per la tutela dell’agro-bio diversità in Europa. Notevole la crescita dei proventi da progetti finanziati da altri enti finanziatori pari ad Euro 486.472 (+61%) legata all’inizio del nuovo progetto Ecuador rimesse per lo sviluppo finanziato dalla Fondazione Cariplo e dalla Fondazione Vismara e al progetto in Ciad finanziato da UNHCR per l’accesso all’educazione tramite un processo di integrazione tra la popolazione autoctona e i rifugiati della Repubblica Centro Africana.
Ratei e risconti passivi I ratei e risconti passivi al 31 dicembre 2010 ammontano a Euro 193.433 e sono costituiti principalmente da incassi 2010 volti alla copertura di spese 2011. L’ importo di maggior rilevanza è un incasso di euro 174.563 ricevuto dal coordinamento Tanzania relativamente all’acquisto di una turbina finalizzato all’inizio 2011. Conti d’Ordine Impegni per progetti con contratti già sottoscritti Vengono classificati in questa voce gli impegni che ACRA e i partner di progetto si sono contrattualmente assunti, anche nei confronti degli enti finanziatori, ad apportare beni e servizi in natura, per gli importi contrattualmente previsti e non ancora evasi. In particolare si tratta: • di valorizzazioni di prestazioni, beni e opere che ACRA deve apportare per Euro 1.061.618 • di valorizzazioni di prestazioni, beni e opere che i partner di progetto devono apportare per Euro 3.045.904 L’attività lavorativa prestata in ACRA da parte del numeroso personale volontario, sia in sede che nei paesi di intervento, contribuisce alla realizzazione del valore apportato nella realizzazione dei progetti.
CONTO ECONOMICO RICAVI
Raccolta da privati per progetti Questa voce accoglie la quantificazione dei proventi pervenuti alla fondazione da parte di privati individui, gruppi di
appoggio, associazioni e fondazioni per la realizzazione dei progetti cofinanziati da parte dei vari Enti. Questa voce pari ad euro 1.378.050 ha avuto un incremento di euro 184.688 (15%) rispetto al risultato di bilancio 2009 senza raggiungere il trend degli anni precedenti continuando ad evidenziare difficoltà di raccolta in momenti di crisi strutturale. Sia i contributi relativi al 5 x mille e quello straordinario relativo al 8 x mille sono stati destinati ad incrementare la raccolta da privati per i progetti destinati al cofinanziamento di progetti istituzionali. Ciò nondimeno molto forte è rimasto l’impegno di ACRA in questa direzione, soprattutto nei confronti dei finanziatori di natura istituzionale. Ricavi dei coordinamenti nei paesi di intervento Sono stati inseriti i saldi dei proventi generatesi in loco in seguito a raccolta non finalizzata a singoli progetti, grazie a interventi sussidiari rispetto all’attività istituzionale (es. affitto locali, prestazioni di servizi offerte a terzi etc.) da parte dei coordinamenti di Burkina, Camerun, Ciad, Senegal, Tanzania, Nicaragua, Ecuador e Bolivia per coprire i costi sostenuti dal coordinamento e non ascrivibili a progetti. Il saldo al 31 dicembre 2010 di Euro 88.134 in aumento rispetto all’anno 2009 (euro 49.902) e riposizionandosi sui valori del 2008 pari a Euro 86.541. Proventi diversi I proventi diversi sono le quote che permettono alla fondazione di poter svolgere la propria attività istituzionale. Tali proventi sono costituiti dalle quote sociali che i soci annualmente versano, da una quota dei contributi ricevuti per poter realizzare le varie iniziative, dalle quote organizzative che i vari donor istituzionali riconoscono alla fondazione per le attività amministrative e di coordinamento sui progetti e infine dai proventi finanziari ed eventuali recuperi e sopravvenienze attive. Il saldo al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 884.003 con un aumento del 4% rispetto al saldo al 31 dicembre 2009 di Euro 846.406. La crescita è spiegata essenzialmente da un incremento delle quote organizzative maturate sulle attività progettuali realizzate, pari a Euro 159.231 (+26%), e da un incremento di euro 37.204 negli utili di cambio (interessi plusvalenze sopravvenienze). Tali incrementi hanno raggiunto un sostanziale equilibrio con i minori proventi riconducibili al 5 x mille e altre iniziative di fund raising. Il dettaglio della composizione del saldo al 31 dicembre 2010 è presentato nell’allegato 5.
COSTI Costi per realizzazione progetti Gli oneri per progetti sia in Italia che all’estero rappresentano le spese effettive che vengono sostenute in Italia e all’estero durante l’anno per la realizzazione dei progetti. Gli “oneri per realizzazione progetti” al 31 dicembre 2010 ammontano a Euro 9.544.328, in crescita di Euro 1.222.274 (15%) rispetto al saldo al 31 dicembre 2009, pari a Euro 8.322.055. Si rileva una crescita del 42% sui progetti Estero finanziati a fronte di progetti cofinanziati dal Ministero Affari Esteri e una parallela riduzione dei progetti Italia finanziati dallo stesso Ministero Per quanto riguarda i progetti finanziati dall’Unione Europea si registra un incremento sui progetti Italia ed un allineamento ai valori dell’anno precedente sui progetti estero. Si rileva anche un incremento del 32% sui progetti in consorzio con altre ONG ed un incremento del 63 % su quelli finanziati da altri Enti finanziatori. I progetti Regione Lombardia subiscono un decremento pari al 58%. Il dettaglio della composizione del saldo al 31 dicembre 2010 presentato nell’allegato 4, all’interno del prospetto di movimentazione dei fondi realizzazione progetti. Costi dei coordinamenti nei paesi di intervento Il saldo al 31 dicembre 2010 di Euro 87.175 è in aumento rispetto a quello al 31 dicembre 2009, pari a Euro 50.039, ed accoglie costi generali e di struttura, oltre che eventuali perdite su micro-progetti finanziati in loco per i coordinamento di Burkina, Bolivia, Camerun, Senegal, Tanzania Ecuador, Nicaragua e Ciad. Oneri diversi Sono gli oneri che la fondazione sostiene per poter svolgere la propria attività istituzionale e sono costituiti dai compensi del personale di sede, dalle spese di rappresentanza per viaggi, dalle spese di comunicazione e raccolta fondi, dalle spese generali di struttura (affitto, utenze sede, ecc), dagli ammortamenti dei cespiti di sede, dagli oneri finanziari, dalle eccedenze di spese su programmi e sopravvenienze passive. Il saldo al 31 dicembre 2010 ammonta a Euro 880.872, in leggera crescita di Euro 91.325 rispetto al saldo al 31 dicembre 2009 di Euro 789.547, riconducibile a un incremento dei costi di personale e collaboratori (Euro 48.777), un incremento degli oneri finanziari pari ad Euro 37.410 dovuti sia a perdite di cambio che ad interessi passivi sui
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conti correnti bancari ed un incremento delle spese generale imputabile ai maggior costi di consulenza sostenuti per l’accompagnamento al processo di trasformazione in Fondazione di Partecipazione. Tale incremento dei costi è parzialmente assorbito da una netta diminuzione, pari al 68 %, delle sopravvenienze passive e per un minor decremento delle scorte di magazzino. Il dettaglio della composizione del saldo al 31 dicembre 2009 è presentato nell’allegato 6.
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Altre informazioni La struttura organizzativa della sede di Milano, che ha in carico la gestione e il coordinamento di tutte le attività della fondazione in Italia e nei paesi di intervento nel Sud del Mondo, a fine anno è costituita da 8 dipendenti, 27 collaboratori, di cui 7 part-time, 6 volontari, 2 tirocinanti. La fondazione ha redatto il documento programmatico sulla sicurezza ai sensi del DL. GS. 196/2003. Il Presidente Angelo Locatelli
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come sostenerci Conto corrente postale: CCP n° 14268205 Conto corrente bancario: Banca Popolare di Milano IBAN: IT78 S055 84017 0600 0000 0081 83 Carta di credito sul sito: www.acra.it Deducibilità fiscale delle donazioni Il vostro contributo ad ACRA è fiscalmente deducibile. Non è richiesta nessuna particolare modalità per dedurre il versamento, è sufficiente conservare la ricevuta dei versamenti ai fini fiscali. L’articolo 14 del Decreto Legge 35/2005 (decreto legge sulla competitività) ha modificato le regole per usufruire dei benefici fiscali a fronte di liberalità in denaro o in natura erogate da persone fisiche e da enti soggetti all’imposta sulle società a favore di ONLUS. In particolare sono deducibili dal reddito fino al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima di euro 70.000 all’anno.
5 X 1000 a favore di ACRA Anche nel 2011 è possibile sostenere i progetti di ACRA devolvendole il 5x1000 delle tasse. Lo stesso speriamo che sia confermato anche per gli anni futuri. A tale fine è necessario firmare nel riquadro dedicato alle Onlus e scrivendo sotto la firma del contribuente il codice fiscale di ACRA: 97020740151. I modelli di dichiarazione utilizzabili sono: • Modello integrativo CUD dell’anno in corso per i redditi dell’anno precedente. Il modello va richiesto al proprio datore di lavoro o ente pensionistico. • Modello 730/1-bis dell’anno in corso per i redditi dell’anno precedente. • Modello Unico dell’anno in corso per i redditi dell’anno precedente. Ricordiamo che la devoluzione del 5X1000 alle Onlus non costituisce un costo per chi effettua la dichiarazione dei redditi, ma rappresenta la destinazione di una piccola parte delle imposte.
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A A C R A R IN G R A ZI ACRA ringrazia tutti gli operatori, i collaboratori, i volontari e i sostenitori dei progetti, delle campagne e delle attività che, anche nel 2010, le hanno permesso di proseguire l’azione iniziata oltre 40 anni fa a favore dello sviluppo di alcuni dei Paesi più poveri del Sud del mondo. Un ringraziamento particolare a Unione Europea, Ministero Affari Esteri, agli altri enti istituzionali, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Monza e Brianza e tutti i Comuni lombardi che ci hanno sostenuto. Inoltre un vivo ringraziamento a tutte le imprese, le fondazioni, le associazioni e le scuole che nel 2010 hanno creduto nei progetti di ACRA e li hanno sostenuti economicamente e tecnicamente: Imprese Amiacque S.r.l., Autostrade per l’Italia S.p.a., Banca Popolare di Milano Società Cooperativa a r.l., BCC Agrobresciano società cooperativa, BCD Travel, BravoSolution S.p.a., CAP Holding S.p.a., Coop Italia Soc. Cop.va, Df Sport Specialist S.p.a., Eurotubi S.r.l., Fonderie Mario Mazzucconi S.p.a., Gama S.r.l., GUNA S.p.a., H3G S.p.a.,I duellanti soc. coop., Istituto Geografico De Agostini S.p.a., Latinoamericando S.r.l., Libraccio, Maridiana S.r.l, Microsoft Srl, Natixis Global Associates Italia SGR S.p.a., Photomovie, Prysmian Cables & Systems S.p.a., TASM S.p.a., Telecom Italia S.p.a., Tiesse S.n.c., Valore Reale SGR S.p.a., Vodafone Italia S.p.a., Wind Telecomunicazioni S.p.a., Zelig - Bananas S.r.l. Fondazioni Compagnia di San Paolo, Fondation Assistance Internationale - FAI, Fondazione Avina, Fondazione Cariparma, Fondazione Cariplo, Fondazione Ebert, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Monzino, Fondazione Peppino Vismara, Fondazione Renato Grandi Associazioni e reti di rappresentanza A.S.D. Milano City Marathon Club, Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, Mediafriends Onlus, Nessuno Escluso Onlus, Touring Club Italiano, Viaggi Solidali Società Cooperativa Sociale Onlus
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FONTI DATI STATISTICI CIA the World Factbook 2010 UNICEF Comitato italiano, Adolescenza. Il tempo delle opportunità (Roma, 2011) UNFPA, The maternal health thematic fund. Annual report 2010, (2010). UNDP - United Nations Development Programme, Annual report 2010 (2010) ILO, Economically Active Population Estimates and Projections 1980-2020. 5th edition (revision 2008) UNICEF Updated values of GII using new maternal mortality ratio estimates from 2008 ( 2010) United Nations, World Marriage shown refer to the latest year available in the period 1990 to 2008, (2008) WHO, Maternal Mortality in 2005: Estimates prepared by WHO, UNICEF, UNFPA and the World Bank, (Geneva, 2007)
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mondo Se d i A C R A n e l
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