Sguardi sul tempo Percorsi nella fotografia d’autore
FFF—Exhibition
Sguardi sul tempo Percorsi nella fotografia d’autore
FFF—Exhibition
F4 UN’IDEA DI FOTOGRAFIA
Mostra promossa da: Fondazione Cassamarca Presidente On. Dino De Poli
Sguardi sul tempo Percorsi nella fotografia d’autore
Fondazione Francesco Fabbri Presidente Ing. Giustino Moro
Casa dei Carraresi, Treviso 15 giugno – 11 agosto 2013
A cura di: Carlo Sala
Si ringrazia: Simone Da Ruos, Alberto De Lucca, Silvia De March, Marco Merello, Paolo Palma, Mosè Pederiva, Anna Rebeschini, Francesca Rizzato, Laura Sartor, Silvia Scapol, GiorgioTrevi e Giorgio Vianello.
Responsabile di Casa dei Carraresi e direzione mostra: Patrizia Verducci Coordinamento evento e collaterali: Mara Mazzaro
Un ringraziamento particolare a Dionisio Gavagnin per aver condiviso questo progetto espositivo. Tutti i diritti riservati © Fondazione Francesco Fabbri Onlus © Mimesis Editore © Gli autori per i testi
Segreteria organizzativa: Laura Gardenal Fondazione Francesco Fabbri Sara Nicoli Fondazione Cassamarca Ufficio Stampa: Studio Esseci di Sergio Campagnolo Assicurazioni: Generali, Treviso Audioguide: Musound Campagna fotografica: Flavio Favero, Emozioni.com Progetto Grafico: Heads Collective Stampa: Europrint Catalogo edito da: Mimesis Edizioni
e:
Fondazione Cassamarca
Comune di Treviso
rassegna inserita in:
in collaborazione con:
e:
Comune di Pieve di Soligo
con il patrocinio di:
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Fondazione Francesco Fabbri per la prima volta propone una rassegna espositiva a Casa dei Carraresi grazie alla collaborazione con Fondazione Cassamarca. La mostra Sguardi sul tempo apre la terza edizione del festival F4 / un’idea di fotografia confermando la volontà di promuovere le ricerche di questo specifico mezzo. È nostra intenzione continuare a proporre la fotografia vista sotto la lente della contemporaneità e nelle riletture critiche dei maestri del passato, per far diventare sempre di più questa manifestazione uno dei punti di riferimento a livello nazionale.
Avv. On. Dino De Poli Presidente Fondazione Cassamarca
Ing. Giustino Moro Presidente Fondazione Francesco Fabbri
2—3
È con vivo piacere che la Fondazione Cassamarca avvia una collaborazione con Fondazione Francesco Fabbri all’insegna della fotografia moderna e contemporanea. Per la prima volta Casa dei Carraresi diventa teatro di una mostra di questo mezzo espressivo, esponendo i grandi maestri internazionali che ne hanno fatto la storia. Vi sono esposte oltre duecento opere, che coprono un arco che dall’Ottocento arriva ai nostri giorni, per creare un percorso ricco e suggestivo, capace di svelare la potenza delle immagini come fonte di memoria e strumento per comprendere le istanze del presente.
Sguardi sul tempo Dall’atelier all’iPhone di Carlo Sala
Nel novembre 2010 fece molto discutere che una delle riviste più autorevoli a livello mondiale, il New York Times, avesse scelto di pubblicare in copertina della fotografie digitali realizzate da Damon Winter con un semplice iPhone. Una di queste immagini, dalla composizione scarna, ritraeva un soldato americano sul fronte afghano. La scelta editoriale del quotidiano americano confermava ancora una volta la capacità camaleontica del medium, in grado di divenire, mutando anche profondamente le proprie modalità e funzioni, specchio del tempo. Dal 1839, data a cui convenzionalmente si fa risalire la nascita della fotografia, si sono susseguiti molti approcci estetici e semantici; sono affiorati svariati interrogativi sulla funzione di un mezzo in grado di muoversi agilmente tra scienza, arte e finalità documentarie. Sguardi sul tempo offre uno spaccato sull’evoluzione della fotografia dalla metà dell’Ottocento fino alle ricerche contemporanee. Il percorso proposto – proveniente dalla collezione privata di Dionisio Gavagnin – vuole evidenziare come questo mezzo sia stato lo specchio di profondi cambiamenti culturali e sociali, andati di pari passo con una evoluzione visiva globale. Ma ciò non presuppone un ritratto inerme perché la fotografia, con il suo agire, ha contribuito ad imporre una certa visione del mondo, arrivando ad essere strumento di propaganda, di creazione di miti e imposizione di modelli. Ad aprire la mostra è il ritratto di Alexandre Dumas père (1855) di Félix Nadar, uno dei primi campioni della ritrattistica, che con i suoi scatti ha saputo restituire lo status sociale della borghesia di allora, creando di fatto le prime icone moderne. Anche nel Mosaïque (1870 ca.) di André Eugène Adolphe Disderi, troviamo in rassegna alcuni personaggi molto noti, che rinviano alla riproducibilità tecnica di un mezzo capace di dare a tutti «la possibilità di possedere fisicamente una reliquia del mito fatto immagine»1. In un virtuale parallelo tra classi sociali appare stridente il confronto con i volti delle figure ritratte dal tedesco August Sander: si tratta di immagini che, nella loro semplicità, risultano rivoluzionarie perché innescano un inedito racconto degli strati sociali meno abbienti, che con un certo rigore positivista, l’autore voleva classificare. A ribaltare nuovamente la prospettiva, ricomponendo un’ideale galleria
di umanità dissimili, sono due dei massimi fotografi di moda, Irving Penn e Robert Mapplethorpe, che fanno intravedere le icone patinate del Novecento dello star system. Con il Ventesimo secolo anche i regimi politici, portatori di connotazioni ideologiche, comprendono presto l’importanza del mezzo ai fini dell’affermazione graduale di una serie di valori. Davvero emblematiche sono, in tal senso, le due immagini di Leni Riefenstahl e Elio Luxardo. La prima, realizzata dalla regista e fotografa tedesca, esprime pienamente l’estetica e l’ideologia del film Olympia (1936), che documentava le Olimpiadi di Monaco, celebrando attraverso la perfezione fisica degli atleti un disegno politico. Come non vedere, parallelamente, nelle foto di Elio Luxardo una certa visione del corpo, frutto della propaganda del ventennio fascista. Chiusa la lunga stagione dell’Ottocento, nei primi decenni del Novecento la fotografia è scossa dal fervore delle avanguardie, che innescano la modernità. Futurismo, Surrealismo, Dada e Bauhaus si confrontano con questo mezzo, seguendo differenti prospettive. In alcuni movimenti, come il Surrealismo, viene ripresa una sorta di “amatorialità” ludica dell’agire, rinnegando la perizia tecnica: questo atteggiamento si vede con chiarezza in Selma (1940), il ritratto solarizzato di Man Ray, nelle distorsioni di Andrè Kertész o negli assemblaggi dei corpi di Hans Bellmer, che ci ricordano come «ogni scoperta che cambi la natura, la destinazione di un oggetto o di un fenomeno costituisce un fatto surrealista»2. Ma il vento rivoluzionario della avanguardie è testimoniato pure dall’ironica immagine, dal sapore dadaista, dell’Atelier Strenitz-Kalmar, quasi una tardiva derivazione delle performances compiute nel Cabaret Voltaire di Zurigo nel 1916; nonché dal collage fotografico di Raoul Hausmann, che restituisce una iconografia che scompagina i generi e le categorie espressive. Davvero curiosa è la foto Vista di una scena del balletto “Cocktail” di F. T. Marinetti (1927) di Iwata Nakayama, che testimonia uno sfavillante e dinamico spettacolo futurista, accompagnandosi ad una descrizione della performance manoscritta dal pittore Enrico Prampolini. Nel clima di rinnovamento artistico tra le due guerre il panorama tedesco ricopre un ruolo centrale: il rigore della Nuova Oggettività si sprigiona negli scatti di Albert
1 Federica Muzzarelli, Moderne icone di moda, Torino, Einaudi, 2013, p. 14.
2 J-A. Boifard, P. Èluard, R. Vitrac, La Rivoluzione Surrealista, n°1, dicembre 1924, in La Rivoluzione Surrealista. Antologia 19241929, a cura di Antonio Bertoli, Firenze, Giunti, 2007, p.42.
3 Aldo Rossi, L’architettura delle città, Padova, Marsilio, 1966.
Un’America protagonista anche nelle immagini di Weegee, che racconta una New York carica di tensioni, tra storie di omicidi, gangsterismo, cronaca nera e vita del ghetto. Un’ampia sezione della mostra è dedicata alla fotografia italiana, a partire dall’immagine simbolo, Il tuffatore (1951) di Nino Migliori, tratto dalla serie Gente dell’Emilia. Vedendo gli scatti degli anni Cinquanta non è difficile notare come permanga un’immagine del paese legata alla tradizione rurale, come nella Scena del maiale (1965) da La buona terra di Giacomelli o nella Coppia di italiani (1960) di Gianni Berengo Gardin. Ma emerge anche l’Italia della Dolce vita, mirabilmente incarnata negli scatti rubati da Tazio Secchiaroli, il re dei “paparazzi”, durante lo spogliarello della ballerina Aichè Nanà nel celebre ristorante al Rugantino a Roma; o in quelli di Franco Pinna, che ritraggono il regista Federico Fellini sul set durante le riprese del film Giulietta degli spiriti nel 1965. La ricerca sul paesaggio è un tema che ha sempre pervaso la fotografia nazionale, legandosi, dal punto di vista storico, alla riscoperta delle bellezze archeologiche, naturali e folckloriche innescata dal Grand Tour ottocentesco. Molto in voga presso l’aristocrazia e la borghesia benestante erano gli album che ritraevano immagini di capolavori rinascimentali, grandi architetture, monumenti classici e rovine. Questi sono gli stessi motivi al centro delle immagini di Carlo Naya, di Giorgio Sommer o dei Fratelli Alinari di Firenze, che contribuiranno a creare una tale fascinazione per l’Italia da attirare nel nostro paese personaggi come il barone Wilhelm von Gloeden, che trasferitosi a Taormina, realizza delle immagini dal gusto “arcadico”, ritraendo giovinetti siciliani abbigliati con abiti antichi e ricreando scenari classici. Un paesaggio, che dopo la seconda guerra mondiale, si biforcherà tra visioni industriali e rurali: l’eloquente immagine Le officine Olivetti ad Ivrea (1956) di Ugo Mulas testimonia il progresso delle aziende italiane. Nello sguardo di Gabriele Basilico si racconta la periferia di Milano, all’insegna del procedimento analitico di Aldo Rossi3, teso a «confrontare i singoli edifici con il tessuto urbano, di dare profondità alla storia nel dialogo con il moderno»4.
4—5
Renger-Patzsch, in cui le forme sono raccontate in senso diretto, come freddo specchio della realtà. Mentre le sperimentazioni di Otto Steinert e di Heinz Hajek-Halke, nate in seno al gruppo Fotoform, rimandano alla necessaria liberazione dalla politiche culturali ufficiali del nazionalsocialismo. Il successivo capitolo, che percorre la rassegna, si basa sul confronto tra varie voci che hanno caratterizzato la fotografia documentaria e sociale, intercettando i grandi avvenimenti storici dalla seconda metà del Novecento. I fronti di guerra producono immagini di fotogiornalismo di grande impatto: dallo sbarco dei Tanks in Cina, immortalato da Robert Capa nel 1938, all’invasione dell’Ungheria negli scatti di Mario De Biasi del 1956, fino ai bombardamenti del Libano del 1976, còlti da Françoise Demulder. A suo modo vive al “fronte” anche la palermitana Letizia Battaglia, che realizza degli scatti nei quartieri degradati di Palermo, dominati dalla legge del sopruso e della violenza. In particolare, il lavoro dal titolo Omicidio Reina (1979) documenta in modo cruento e veritiero uno dei tanti delitti di mafia, allo scopo di smuovere le coscienze collettive. Accanto alla denuncia di simili ferite sociali, proprie di specifici contesti, si muove parallelamente una fotografia consapevole della propria funzione storica, quella cioè di narrare eventi epocali per il corso del progresso umano, come avviene nel ciclo di fotografie realizzate dalla NASA per testimoniare l’allunaggio del 1969, che possono essere considerate delle vere icone universali. Un’evoluzione quest’ultima, che porterà la fotografia internazionale a privilegiare gli aspetti sociali e il racconto della marginalità, come appare nello scatto “umanista” Coco (1952) di Robert Doisneau, un’immagine che racconta le vicende di un disadattato che frequenta i locali parigini; oppure nella folgorante fotografia Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1954) di Mario Giacomelli, che rende testimonianza della vita negli ospizi degli anni Cinquanta. L’identità dei luoghi è un tema caro a molti autori, sia nelle linee di una ricerca estetica consapevole, sia in quelle del racconto di cronaca. Dalle inchieste per immagini di Walker Evans emerge così una visione lucida della società americana, vista attraverso i volti e gli spazi abitati, che sono una perfetta metafora della rispettiva condizione sociale.
4 Gabriele Basilico, Architetture, città, visioni, a cura di Andrea Lissoni, Milano, Bruno Mondadori, 2007, p 8.
5 Arturo Carlo Quintavalle, Viaggio in Italia, Alessandria, Il Quadrante, Alessandria, 1984, p.11.
6 Scritta di Franco Vaccari nel Padiglione Italia alle XXXVI Biennale Internazionale d’arte di Venezia, 1972.
7 Luca Panaro, Tre strade per la fotografia, Carpi, Apm, 2011, p. 31.
La fotografia di paesaggio, che nella “cartolinistica” aveva avuto i suoi esordi e i suoi primi momenti di fortuna, risorge grazie all’atteggiamento di una schiera di fotografi, che trovano in Luigi Ghirri il loro cardine. I suoi paesaggi abbandonano ogni retorica per andare alla ricerca di una dimensione minore, ma fortemente evocativa. Come scrisse Arturo Carlo Quintavalle nel catalogo della celebre mostra Viaggio in Italia (1984), vi si ritrova un «paesaggio come luogo ignorato e quindi emarginato […] dell’Italia sostanzialmente esclusa, dell’Italia che però è anche la sola che noi conosciamo, comprendiamo, viviamo»5: un’attitudine che vedrà una fiorente stagione nelle opere di autori come Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Guido Guidi, Mimmo Jodice fino ad arrivare ai più giovani Marco Zanta e Luca Campigotto. Non va però dimenticata la spinta concettuale, che negli anni Settanta creerà a in Europa una variegata costellazione di ricerche. Uno dei filoni più facilmente rinvenibili è costituito dalla messa in crisi del concetto di autorialità attraverso l’utilizzo di immagini preesistenti o casuali. Franco Vaccari nella sua Esposizione in tempo reale n.4 (1972), presentata alla Biennale di Venezia, collocò un cartello con la scritta «lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio»6 per indurre lo spettatore a realizzare un autoritratto nel formato della fototessera in una cabina Photomatic, così da inscenare un evento che unisse creazione soggettiva e dinamica democratica. Mario Cresci con i suoi Ritratti Reali (1967-1974) realizza delle foto di alcuni gruppi familiari, che, attraverso una inquadratura giocata su tre livelli, si concludono con uno zoom su vecchie immagini, apparentemente perdute, che, proprio grazie a questa soluzione tecnica, «acquistano una nuova vitalità, arricchendosi di significati rimasti latenti fino al loro affiorare dal passato»7. Una simile concezione imperniata sul concetto di archivio è presente anche nei lavori di Christian Boltanski, che nella sua immagine “diaristica” immortala un giorno passato con i fratelli; o nella ricerca delle coincidenze tra codici visivi compiuta da Adriano Altamira. Il decennio dei Settanta è quello in cui raggiungono il loro apice le ricerche artistiche che mettono al centro il corpo: dalle azioni di uno dei precursori del genere, Vito Acconti,
alle performance con al centro le mani del compositore e artista Fluxus Giuseppe Chiari. Ma il corpo è soprattutto un terreno metaforico di scardinamento dei limiti sociali, come dimostrano le ricerche dell’Azionismo Viennese, con i loro risvolti psicologici, ripresi da Arnulf Rainer o con la teatralità (quasi barocca) dei riti di Hermann Nitsch. La contemporaneità segna, per la storia della fotografia, la fine delle prospettive ideologiche, proiettando verso una pluralità di direzioni estetiche, mediali e concettuali che rendono difficoltosa una ricognizione per poetiche o per comuni appartenenze dogmatiche. Un senso emotivo pervade le immagini introspettive di Miroslav Tichý, il voyeurismo quelle di Jan Saudek fino agli eccessi delle prospettive grottesche (ed a tratti brutale) di Joel-Peter Witkin. Viceversa, gli autori della Scuola di Düsseldorf sono fautori di una “disumanizzazione” della fotografia che li porta ad immagini catalogatorie, come i volti di Thomas Ruff o le neo-oggettività di Candida Candida Höfer. La contemporaneità riporta al centro alcune tensioni latenti nel sottosuolo sociale, con le storie di Nan Goldin, che mettono in primo piano la malattia, la violenza e la sessualità; e con le immagini della gioventù berlinese di Wolfgang Tillmans. Chiude la rassegna un percorso sulle nuove prospettive della fotografia italiana, segnate dall’ibridazione dei linguaggi e dalla parziale assimilazione del mezzo nel sistema dell’arte contemporanea. Vanessa Beecroft propone una messa in scena del corpo di giovani modelle (ma anche donne normali) in un banchetto che richiama le pose classiche, evocando una riflessione sulle ossessioni della società odierna. Aral T-51 (2008) di Francesco Jodice è un’immagine suggestiva, che dietro una struttura formalmente semplice, nasconde una ricerca di carattere sociale e geopolitico. Porre uno sguardo, seppure fugace e frammentario, sulla storia della fotografia è quindi iniziare un processo di scoperta delle profonde trasformazioni sociali ed estetiche. Non bisogna dimenticare che se la sua ragione di esistere, in oltre un secolo e mezzo di vita, è profondamente mutata, ha tuttavia mantenuta intatta la sua capacità di indagine e comprensione dei grandi cambiamenti culturali.
Le ragioni di una collezione Per caso e per passione di Dionisio Gavagnin
(Horst, Irving Penn), di reportage (Capa, Cartier Bresson, Elliott Erwitt, De Biasi), albumine del secondo ‘800 (Atget, Nadar, Von Gloeden). Costavano poco, allora, ed anche un giovane impiegato come me se le poteva permettere. Così si formò il primo, confuso, nucleo di foto della mia attuale collezione. Un salto di sette anni, nei quali la mia carriera professionale matura (vengo promosso dirigente industriale nel 1981), e nel 1982 sono a Sassuolo, Direttore Amministrativo di un primario gruppo ceramico. A Sassuolo, e poi a Modena, ci starò fino al 1988. Un periodo, un’occasione, che mi avvicina ancora di più alla fotografia. A Modena infatti, già allora, la Galleria Civica si dava da fare per promuovere la fotografia come forma d’arte. Nel 1985 organizza la mostra I Futuristi e la fotografia; e nel 1987 dedica una personale a Franco Vaccari. Ci vado. Eccoci! È il terzo scatto emotivo del mio rapporto con la fotografia. Mi aggiro curioso per la Palazzina dei Giardini alla ricerca del mio “autoscatto” del 1972… Impossibile ritrovamento tra gli oltre 6000 scatti raccolti da Vaccari in Biennale, e… tra i pochi lì riproposti dall’Artista! Ma con la lieve, autoironica delusione del “non ritrovamento”, dello smarrimento, insomma, della mia faccia del ’72, mi sorge spontaneo in cranio un rovello, da cui una domanda, un abbozzo di ricerca sui modi nei quali la fotografia ha rappresentato l’individuo, come persona e come corpo sociale, ed il suo “ambiente”: e da lì incomincia un gioco nuovo, più ragionato, più informato. È il gioco-sacrificio che mi ha impegnato, sino ad oggi, al quasi-isolamento sociale, tra i numeri della mia professione (faccio il Commercialista, adesso) e lo studio della storia dell’arte, e nella raccolta paziente delle fotografie qui esposte (in parte illustrate anche nel mio recente libro Homini & Domini); lavorio che in sintesi considero, da collezionista, curiosità per l’uomo, passione per l’umanità.
6—7
Inizierei col 1972 (avevo 22 anni allora). Perché il 1972? Quell’anno si organizzarono a Venezia le Giornate del cinema italiano in contrasto con la Mostra ufficiale del Cinema. Io ero l’animatore, a Chirignago, quartiere popolare di Mestre, del Circolo del Cinema Sergei Eisenstein (quello della “Corazzata Potemkin”, di fantozziana memoria), aderente all’ARCI. Organizzavamo dei cineforum. Ribelli come eravamo, fu automatico il sostegno del nostro Circolo a quella rassegna alternativa. Contemporaneamente si svolgeva a Venezia anche la Biennale d’Arte. Tra le agitate infinite discussioni di quei giorni trovai il tempo per visitare i padiglioni della mostra. Mi colpì, dell’esposizione, soprattutto l’esperimento di Franco Vaccari, con la sua cabina Photomatic per fototessere; bella l’idea di coinvolgere “le masse” nel processo di creazione dell’opera. Se ne parlava tanto, allora! Neanche a dirlo, anch’io mi intrufolai nella cabina, feci una facciaccia divertita alla maniera, dico adesso, di Arnulf Rainer, e come tanti altri passanti fissai la strip ad un muro della sala, contribuendo così, nel mio felice piccolo, alla riuscita dell’esperimento. È stato quello il mio battesimo con la fotografia d’arte, e da co-protagonista, pure, di un avvenimento memorabile! Meno di due d’anni dopo, nel febbraio del 1974, ero un brillante neo-laureato in Economia e Commercio assunto dalla mitica Olivetti di Ivrea. La città ancora risuonava, in quei primi anni ’70, delle voci e degli esempi dei grandi intellettuali voluti da Adriano in Azienda. Frequentando nel tempo libero la biblioteca Olivetti, mi imbattei, quasi per caso, nel volume di Ugo Mulas Olivetti 1908-1958, che documentava il territorio, le fabbriche e gli uomini di Adriano: una utopia sociale che riviveva nelle splendide foto in bianco e nero del Maestro. Una seconda rivelazione della forza suggestiva della fotografia e del piacere che ti può dare. Quando nel 1975 incomincia a viaggiare, inviato dalla Casa Madre come auditor nei Paesi in cui la Olivetti aveva proprie consociate, USA, Inghilterra, Francia, Svezia, incominciai a raccogliere qua e là qualche foto. Nei fine settimana frequentavo musei, librerie, gallerie, antiquari, amici locali, e mi lasciavo condurre nella scelta più dal piacere istantaneo delle immagini, che da un preciso disegno collezionistico: qualche foto di moda
1 Dionisio Gavagnin, Homini & Domini. Il corpo nell’arte fotografica, Campanotto Editore, Pasian di Prato, 2011.
Crediti fotografici
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Sguardi sul tempo Percorsi nella fotografia d’autore
8—9
10—11
01 02
01 Félix Nadar Jeune Femme, 1850-60 ca.
02 Félix Nadar Alexandre Dumas père, 1855
12—13
03
04
05 06
03 André Eugène Adolphe Disderi Mosaïque, 1870 ca.
04 S. Jally Vingt-quatre portraits d'actrices, photographe et Papillon J. R., Paris, 1865-70 ca.
05 August Sander Grundschulklasse in KolnJungersdorf, 1920-22
06 August Sander Turnverein, 1926
07
09
08
10
11
07 August Sander Brüderporträt, Anni ’10
08 August Sander Matrose, Anni ’10
09 August Sander Soldaten der englischen Besatzungstruppen, 1924
10 Leni Riefenstahl Deutsche Turnerinnen, 1936
11 Elio Luxardo Busto femminile, Anni ’30
14—15
12 13
14
12 Madame D’Ora Abendkleid aus Taft (Model “Alix”), 1930 ca.
13 Yva Hut und Handschuhe aus gepresstem Samt, 1930 ca.
14 Irving Penn Woman in Roses (Lisa FonssagrivesPenn), 1950
16—17
18—19
16
15 15 15
17 18
15 Robert Mapplethorpe Marisa Berenson, Barbara Hairston, Christiane Alonoso (3), 1982-1983
16 Eadweard Muybridge Woman emptying bucket of water, 1887
17 Eadweard Muybridge Collotypes da “Animal Locomotion”, 1887
18 Eadweard Muybridge Collotypes da “Animal Locomotion”, 1887
19
21 22
20 23
19 Duchenne de Boulogne Expériences électrophysiologiques, 1865 ca.
20 Harold E. Edgerton Bursting of a soap Bubble, 1934
21 Eugène Atget À l’enfant Jesus, Fine ’800 inizi ’900
22 Eugène Atget Oratoire Marie de Medicis, rue de Vaugisrd Paris, 1900 ca.
23 Eugène Atget Ambassade d’Autriche, 57, rue de Varenne, (actuel Hôtel Matignon), 1905 ca.
20—21
22—23
25 24
26
24 Man Ray Selma. Ritratto solarizzato, 1940 ca.
25 Ilse Bing Hammer & Nägel, 1939
26 Brassaï Graffiti, “Der Tod”, 1949
24—25
28 27 29
27 Andrè Kertész Distorsion. 1933, 1984
28 Pierre Molinier Dalla serie “Les Curieuses”, Anni ’60
29 Hans Bellmer Senza titolo dalla serie “Les Jeux de la Poupée”, 1937-38, 1949
30
31
30 Berenice Abbott Magnetism and Electricity 1, 1950
31 Josef Sudek Karlsbrucke und Hradschin (Abend auf der Karlsbrucke), 1940-50
26—27
32
33
34
35
32 Raoul Hausmann Fiat Modes, 1920
33 Atelier Strenitz-Kalmar The dancer Bertl Komauer in Jazz-Parodie, Vienna, 1926 ca.
34 Heinz HajekHalke Drahtmontage, anni ’50
35 Otto Steinert Paar Diploid, 1956/57
28—29
37
39
38
40
37 František Drtikol Buddhism, 1935
38 Franz Roh Senza titolo, fotomontaggio, 1925
39 Iwata Nakayama Vista di una scena del balletto “Cocktail” di F. T. Marinetti, 1927
40 Lotte Jacobi Photogenetic, 1946
30—31
43
41 42
44
41 Albert Renger-Patzsch Helleborus foetidus, Anni ’30
42 Albert Renger-Patzsch Rogo-Werke, 1936
43 Werner Mantz Tanzklause, Cologne, 1926
44 Lux Feininger Student der Bauhaus, 1929
32—33
45
46
45 Robert Capa Chinese War Orphans, 1938
46 Robert Capa Tanks in China, 1938 ca.
34—35
47
48
49
50
47 Mario De Biasi Invasione Ungheria, 1956
48 Kyoichi Sawada Family escaping bombing in Vietnam, 1965
49 Donald McCullin Cypre, 1964
50 Franรงoise Demulder La Quarantaine, Beirut, Liban, 1976
36—37
51
52
53
54
51 Letizia Battaglia Omicidio Reina, 1979
52 SebastiĂŁo Salgado Ronald Reagan attempt assassination, 1981
53 Alfred Eisenstaedt Spaghetti, Torre Annunziata, Italy, July 9th, 1938
54 Lucien Clergue Bambini Gitani, Anni ’50
38—39
40—41
55
57
56
58
55 Fulvio Roiter Gitans à Guadix (Grenade), 1956
56 Romano Cagnoni Senza titolo, Anni ’70
57 Édouard Boubat Village Indou, 1964
58 Mario Giacomelli Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. 1954-1956, Anni ’70
42—43
60 59 61
59 Robert Doisneau Coco, 1952
60 Robert Doisneau Scene in Les Halles, 1938-39
61 Henri Cartier-Bresson France, 1960
44—45
62
65
63 64
66
62 René Burri Pakistan Rothas Fort, 1963
63 Lee Friedlander Putney, Vermont, 1972
64 René Burri Copacabana, Rio De Janeiro, 1958
65 Eiko Hosoe Ordeal by roses n°12, 1961
66 Elliot Erwitt Bratsk, Siberia, 1967
67
68
69
70
67 Henri Cartier-Bresson Gandhi, Birla House, Delhi, 1948, 1962
68 NASA Apollo 11. Luglio 1969. Atterraggio sulla Luna, 1969
69 Weegee Bronx Fire (Fire at 165st Forest Ave Firemen fighting Flames), 1938
70 Walker Evans Washwoman’s cabin, 1948
46—47
73
71
74 72
75
71 Bill Owens Senza titolo dalla serie “Suburbia”, Last year I got…, 1972
72 Bruce Davidson New York, Shore shane parlor, 1968
73 Danny Lyon The Shoe Sharpener. Da “Conversation with the death”, 1968
74 Boris Mikhailov Senza titolo, da “By the Ground”, 1991
75 Boris Mikhailov Senza titolo, da “By the Ground”, 1991
48—49
76
77
78
76 Nino Migliori Il tuffatore (da Gente dell’Emilia), 1951
77 Mario De Biasi Pescatore, 1957
78 Mario Giacomelli Da “La buona terra” (scena del maile), 1965
50—51
52—53
81
79 82 80
83
79 Alfredo Camisa Sud, 1960
80 Enzo Sellerio Randazzo, 1963
81 Gianni Berengo Gardin Coppia di italiani, 1960 ca.
82 Gianni Berengo Gardin Interno italiano, Anni ’70
83 Antonio Biasucci Senza titolo, 1987
85
86
84 87
84 Mario De Biasi Balletto. Rimini, 1953
85 Franco Pinna Dal set del film “Giulietta degli spiriti”, 1965
86 Franco Pinna Fellini sul set del film “Giulietta degli spiriti”, 1965
87 Franco Pinna Dal set del film “Giulietta degli spiriti”, 1965
54—55
88 89 88 91
90
88 Tazio Secchiaroli Aichè Nanà, spogliarello al Rugantino (5), 1958
89 Fulvio Roiter Firenze, Loggia dei Lanzi, 1970 ca.
90 Gianni Berengo Gardin Volterra: Palazzo, 1967-75
91 Harry Callahan Rome, Anni ’60
56—57
58—59
92
95 93
94
97
96
92 Francesco Radino Orvieto, 1984
93 Andrea Branzi Casa di Pasolini, Anni ’80
94 Mimmo Jodice Napoli. Il Real albergo dei poveri, 1999
95 Carlo Mollino Interno di casa Devalle, 1939-40
96 Luigi Veronesi La ballerina, 1950
97 Emanuele Cavalli Senza titolo, Inizio anni ’50
98
99
100
101
98 Carlo Naya Padova, monumenti e affreschi (Album), 1865-1868
99 Edizioni Alinari Girgenti. Un vecchio, Fine ’800
100 Studio Ciappei Genova. Sestiere di Portoria, Inizio ’900
101 Francis Frith Napoli con il Vesuvio, 1880
60—61
62—63
102
103
104 105
106
102 Giorgio Sommer Pisa. Il Duomo, Fine ’800
103 Giorgio Sommer Tempio di Cerere. Pesto, Fine ’800
104 James Anderson Perugia. Maestà delle volte. Antico Palazzo del Popolo, 1860 ca.
105 Edizioni Brogi Contorni di Napoli. Positano vista dal mare, Fine ’800
106 Carlo Naya Venezia. Panorama, 1875 ca.
107
109
108
110 111
112
107 Wilhelm von Gloeden Due giovani siciliani seduti, 1900 ca.
108 Wilhelm von Gloeden Senza titolo (Uomo e donna di spalle), 1902
109 Vittorio Sella Colle Dongusorun dal ghiacciaio Ciat-Kogutai, 1889
110 Mario Gabinio Vita di Montagna, Anni ’30
111 Mario Gabinio Tramonto sul Po, Anni ’30
112 Mario Gabinio Palazzo, Anni ’30
64—65
113
114
115
117
118 119
116
120
113 Ugo Mulas Le officine Olivetti ad Ivrea, 1956
114 Paolo Monti Ambrosoli – Milano, Anni ’50
116 Gabriele Basilico Centrale elettrica, Anni ’70-’80
115 Gabriele Basilico Milano, Anni ’70
66—67
117 Enrico Cattaneo Periferia di Milano, Anni ’50
118 Giuseppe Cavalli Invito, 1950
119 Mario Giacomelli Senza titolo, Anni ’60-’70
120 Mario Giacomelli Paesaggio, Anni ’70
121
122
123
121 Luigi Ghirri Via L. Maino, Anni ’80
122 Luigi Ghirri Parco Castello, Anni ’80
123 Luigi Ghirri Napoli, 1979
68—69
70—71
124
125
126
127
124 Luigi Ghirri Roma, 1980
125 Vincenzo Castella Paesaggio italiano, 1982
126 Guido Guidi Senza titolo, Anni ’90
127 Walter Niedermayr Marmolada, Rifugio Serauta, 1993
128 129
130
128 Franco Fontana Paesaggio, 1984
129 Marco Zanta Venezia, Santa Croce, 2000
130 Luca Campigotto Venezia (4), 2001
72—73
133
131
132
134
131 Nino Migliori Senza titolo, 1954
132 Altamira Spirali, 1972
133 Christian Boltanski Christian Boltanski et ses frères 5/09/59, 1970
134 Franco Vaccari Esposizione in tempo reale n. 4, 1972
74—75
135
135
135 Franco Vaccari Viaggio sul Reno, 1974
76—77
136
137
138
139
140
136 Braco Dimitrijevic´ Passante casuale, 1970
137 Mario Cresci Ritratto in tempo reale n. 5, 1970
138 Mario Cresci Rotazione, 1974
139 Duane Michals The human condition, 1969
140 Joan Fontcuberta Ja soe aqui, 1977
78—79
141
142
143
141 William Wegman Inside looking inside Outside looking outside. Outside looking Inside Inside looking outside, 1972
142 Paolo Mussat Sartor Ritratto di Gilberto Zorio. Odio, 1971
143 Peter Hutchinson Nude, 1974
80—81
144
146
145
147
144 Claudio Costa La pelle dei Maori, 1974
145 Carlo Maria Mariani Leonardo-Mariani, 1975
146 Aldo Tagliaferro Soggiorno temporaleSoggiorno eterno, 1972
147 Guido Sartorelli CittĂ . I simboli e il messaggio, 1982
82—83
148
151
152
149 150
153
154
148 Claudio Parmiggiani Delocazione, 1970
149 Giuseppe Penone Senza titolo, 1970-75
150 Franzo Guerzoni In superficie, 1974
151 Giorgio Ciam Autoritratto rivisto, 1978
152 Sophie Calle Mon ami, 1984
84—85
153 Silvio Wolf Nido d’ape VI, 1989
154 Paolo Gioli Senza titolo, 1988
155
156
157
155 Maurice Tabard Constructivist Collage, Anni ’50
156 Luca Maria Patella Mare firmato, 1965
157 Luca Maria Patella Da “Terra animata”, 1967
86—87
158
159
161
160
162
158 Gina Pane Terre Protegèe II, 1970
159 Ugo La Pietra Recupero e reinvenzione, 1969-70
160 Peter Hutchinson Apple Triangle, 1970
161 Fabrizio Plessi Plessi sur Seine. Possibilità di modificazione, 1973
162 Bill Beckley I was walking…, 1974
88—89
163
164 165
163 Dennis Oppenheim Identity Stretch, 1975
164 Hamish Fulton Untitled: Day 2, Wales England, Summer, 1987
165 Jenny Holzer Japanese garden, 1994
90—91
92—93
166
168
167
169
166 Vito Acconci Performance Test, 1969
167 Giuseppe Chiari Mani sul pianoforte, 1973
168 Hermann Nitsch Senza titolo, 1964
169 Urs LĂźthi Senza titolo, 1976
94—95
172 170 173 171
170 Arnulf Rainer Farce Face, 1968
171 Luigi Mainolfi Senza titolo, Anni ’70
172 Michele Zaza Neo terrestre, 1979
173 John Coplans Selbstportrait Stehende Hände, 1987
174
176
175
177
174 Dieter Appelt Canto 1, 1988
175 Luigi Ontani Senza titolo, 1993
176 Odinea Pamici Ballo con Ivonne, 2005
177 Erwin Wurm Nordic Sculpture (Monument): do it with empty bottles (from the series “One Minute Sculptures”), Anni ’90
96—97
178 179
180
181
182
183
178 Miroslav Tichý Senza titolo, Anni ’70-’80
179 Miroslav Tichý Senza titolo, Anni ’70-’80
180 Jan Saudek Nu drapè. Dalla serie “Window”, 1978 ca.
181 Joel-Peter Witkin The Capitulation of France, 1982
182 Nobuyoshi Araki Senza titolo (nudo), 1999
183 Leslie Krims The American Dream, 1984
98—99
184
186
185
187
184 Arthur Tress Hampton, N.Y, 1973
185 Stephen Shore Endcott Hotel, Concord, New Hampshire, 1974, 1978
186 Stephen Shore West 4th St., Little Rock, Arkansas. October 5, 1974-1975
187 Joel Meyerowitz St. Louis, Mc Donald’s, Two Arches, 1978
100—101
190
188
189
191
188 Bernd e Hilla Becher Hochofen Youngstown Ohio, USA, 1981
189 Thomas Ruff Haus Nr. 5, 1982
190 Candida Höfer Galleria Nazionale d'Arte Moderna Roma, 1990
191 Miriam Bäckström Aus der Serie Exhibitions and Presentation, 1998-2000
102—103
192
193
194
196
195
192 Wim Wenders Restaurant Interiors, 1987
193 Wim Wenders Western World, near Four Corners, California, 1983, 1989
194 Thomas Ruff Blaue Augen, 1991
195 Thomas Ruff Blaue Augen, 1991
196 Tom Wood Rachel, Age 17, 1985
104—105
197 198 199
200 201 202
197 Jitka Hanzlova Frau mit Windhund, 1995
198 Albrecht Tübke TLO 11 (dalla serie “Citizens, London”), 2000
199 Nan Goldin Joey in my mirror. Hornstr., Berlin, 1992
200 Wolfgang Tillmans Tokyu Hands, 1999
201 Annelies Strba Linda und Blixa, 1990
202 Martin Parr New York, 1999
106—107
203
206
204 205
208
207
203 Andres Serrano The Church. San Stefano II, Venezia, 1991
204 Galimberti Maurizio Veronesi, 1992
205 Alessandra Tesi Rosso, 1996
206 Vanessa Beecroft VB52. 98. NT Castello di Rivoli, Turin, 2003
207 Amedeo Martegani Villa Deciani, 1994
208 Silvia Camporesi Il sale del pensiero, 2006
108—109
110—111
209
210
211 212
209 Georgina Starr Frenchi, 1996
210 Davide Bramante New York, Time Square, 2006
211 Stefano Cagol Senza titolo, Silicon Valley, 2000 ca.
212 Francesco Jodice Aral-T51, 2008
Fondazione Francesco Fabbri non persegue fini di lucro, il suo ruolo è quello di essere strumento di sviluppo culturale, sociale ed economico delle comunità. La missione è perseguita attraverso lo sviluppo di programmi ed azioni da ideare, coordinare e promuovere in una logica di rete orientata alle forme del Contemporaneo. Opera nell’ambito del territorio veneto ma con uno sguardo aperto al sistema nazionale, nei settori dell’assistenza, dell’istruzione e formazione, della promozione e valorizzazione nel campo artistico, culturale, storico, dell’innovazione e del paesaggio in attuazione della Convenzione Europea di riferimento. www.fondazionefrancescofabbri.it
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Sguardi sul tempo Percorsi nella fotografia d’autore
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