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Alto Adige, un’isola felice?
Commentando le recenti indagini sui giovani, che apparentemente descrivono una generazione complessivamente serena, Koler non nega la presenza di criticità anche in Alto Adige, come quella recentemente emersa dei giovani “neet”, ovvero scollegati sia dal mondo della formazione che da quello del lavoro. Riguardo invece alla formazione dell’identità personale degli adolescenti, il responsabile del Forum prevenzione ricorda che oggi tale identità per forza di cose non può che avere anche una dimensione digitale.
A proposito di Wendy, protagonista dello spettacolo – che vede la realtà attraverso la lente delle influencer belle, popolari e di successo, oppure di maschi come Peter Pan che le dicono tutto quello che vorrebbe sentirsi dire, trovandosi anche in contatto con contenuti che la avvicinano al contesto oscuro in cui trovano spazio autolesionismo e uso di sostanze – Koler dice che sarebbe meglio fare riferimento piuttosto ad Alice nel paese delle meraviglie. Nel senso che è l’adolescenza, di per sé, ad aprire le porte verso tanti mondi.
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“C’è anche l’autolesionismo, sì, si tagliano. Ma non lo fanno tutti. Stessa cosa le sostanze: sì, ci sono e sempre di più, e non c’è solo la cannabis. Qualcuno si ferma all’alcool al ballo di maturità, altri invece ampliano fino ad arrivare a usare sostanze allucinogene. Altri scoprono il mondo dei rave, oppure –appunto – internet, magari utilizzando degli avatar. In ogni caso nei giovani che crescono si verifica un’evoluzione del pensiero e della consapevolezza, nel bene e nel male. Questo universo adolescenziale è al di fuori di quello genitoriale e offre anche una riflessione sull’identità sessuale, con tutti i suoi codici, oggi anche complessi. Il problema piuttosto sta nel fatto che questo periodo si chiude molto più tardi, rispetto a una volta. Iniziano a 13 anni e poi spesso solo dopo 10 anni, intorno ai 23/24 anni, ritrovano magari un po’ di stabilità, capendo chi sono”.
Com’è noto, nella storia di Peter Pan ci sono due spinte in gran parte di segno contrario. Da una parte ci sono gli adulti, come l’autore della storia J.M. Barrie, che aspirano a tornare o restare bambini, e dall’altra gli adolescenti che vogliono diventare adulti il prima possibile.
A questo proposito le considerazioni di Peter Koler ci sorprendono. Il direttore del Forum Prevenzione dice che in realtà nel mondo d’oggi gli adolescenti vengono messi nelle condizioni di non poter crescere.
“Rimangono fermi lì perché non vengono integrati nel mondo adulto dove potrebbero sviluppare capacità e competenze, oltre che assumere responsabilità. Noi lo sperimentiamo molto spesso: nessuno degli adolescenti crede negli adulti. I giovani hanno un sacco di idee e potenzialità. Hanno voglia di ballare e festeggiare, com’è giusto che sia, ma poi ritengono tutti anche di non avere spazi, di non essere ascoltati, di non essere creduti nelle loro potenzialità. I giovani dicono che noi adulti abbiamo solo paura che loro scappino da qualcosa, che diventino violenti e si facciano del male. È vero: spesso non facciamo altro che stigmatizzarli. Attribuiamo loro tutte le fragilità del mondo e questo non li aiuta a crescere. A lungo semplicemente non vengono presi in considerazione ed è anche questa dinamica che li spinge, non da oggi, a creare dei loro ‘sottomondi’. Sono contesti, dimensioni, in cui in ogni caso gli adolescenti hanno la possibilità di sperimentare, con più o meno rischi”.
Un ultimo tema che si trova nella storia di Peter Pan è quello degli adulti che si approfittano e abusano dei più giovani e dell’infanzia. A questo proposito Koler osserva che l’attenzione a suo avviso non va posta sulla dimensione sessuale – la cronaca dimostra ampiamente che le violenze si consumano di norma nei contesti affettivi, tra gli amici o in famiglia – quanto piuttosto su quella commerciale.
“Gli adulti fanno ricerche sui bisogni fondamentali degli adolescenti e li trasformano in prodotti per farne profitti, utilizzando in maniera massiccia anche e soprattutto i social network”, conclude Koler.