Med News n. 3 – 2014

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Redazione: 80133 Napoli – Via Depretis, 130

Anno XVIII – n. 3 – 4 febbraio 2014

I BALCANI CUORE DELL’EUROPA

Venticinque anni di impegno della Fondazione Mediterraneo Roma | 20 Gennaio 2014

Il Presidente Michele Capasso è intervenuto quale relatore al seminario dell’Istituto Alti Studi per la Difesa coordinato dal Generale Eduardo Centore dal tema “ATTUALITÀ E POLITICA DEI BALCANI OCCIDENTALI E PROSPETTIVE DI INTEGRAZIONE NELL’UNIONE EUROPEA” al quale hanno partecipato il consigliere Michael Giffoni, il giornalista Maurizio Cabona, il Generale Giorgio Blais e il prof. Matteo Lo Presti. Presente il Min. Pl. Enrico Granara del MAE. In questa occasione il Presidente Capasso ha riportato le testimonianze delle azioni svolte dalla Fondazione Mediterraneo in favore della Ex-Jugoslavia negli ultimi venticinque anni sottolineando la necessità di rafforzare il processo di integrazione europeo attraverso iniziative che coinvolgano i paesi balcanici nel partenariato euro mediterraneo. Sono intervenuti rappresentanti delle Forze miliatri dei Paesi Mediterranei.

Nella foto: Michele Capasso ed Enrico Granara

L’Appello PER LA PACE IN EX JUGOSLAVIA

Napoli, 10 dicembre 1994 Le immagini del quarto anno di guerra nella ex-Juogoslavia scorrono davanti ai nostri occhi ormai abituati a questo spettacolo: più di 200.000 morti, 2.000.000 di trasferiti o esiliati, città e villaggi in rovina, ponti ed edifici, scuole ed ospedali distrutti a colpi di cannone, monumenti di cultura o di fede profanati, violenze e torture di ogni specie, stupri e umiliazioni, campi di concentramento ed epurazione etnica, «urbicidio» e «memoricidio», innumerevoli esistenze di gente semplice mutilate o lacerate per sempre. La sofferenza umana non si può riassumere. Si può andare oltre? Questa domanda è rivolta nello stesso tempo agli aggressori e a coloro che hanno fatto così poco per fermare questa guerra nel cuore della Bosnia e della Croazia, ai confini con il Mediterraneo, nella stessa Europa. Che dire, di fronte a una tale tragedia, di un’ONU inadatta ai cambiamenti del nostro mondo, di una NATO rimasta prigioniera della guerra fredda, di una Unione Europea che si preoccupa così poco del resto dell’Europa, di una Russia che tenta di riprendere il posto dell’ex Unione Sovietica, di un’UNPROFOR incaricata di un ruolo nelle stesso tempo assurdo e paradossale – quello di «mantenere la pace» là dove non c’è la guerra – di tutti questi giochi, appena mascherati, dalle grandi potenze e dei loro interessi? «Cessate-il-fuoco» mille e una volta violati, accordi costantemente traditi, patti derisi e negoziatori resi ridicoli, risoluzioni internazionali ignorate, convogli umanitari divenuti essi stessi bersagli della rabbia micidiale. Le tappe di questo Calvario si chiamano Vukovar, Srebrenica, Gorazde, Mostar, Bihac, Sarajevo che, con più di 1.000 giorni di assedio, batte il triste record di Leningrado. La Bosnia Erzegovina, multinazionale e multiculturale, è mortalmente ferita e, con essa, la nostra fede in un mondo migliore in cui il pluralismo nazionale e culturale sarebbe possibile e assicurato. La brutalità e la barbarie sono incoraggiate dall’inerzia e dall’indifferenza. I rintocchi funebri suonano già da più di tre anni senza svegliare le coscienze di coloro che dovrebbero decidere per noi e a nome nostro. L’Europa si è dimessa in Bosnia. I suoi governi negano la loro responsabilità o la gettano gli uni sugli altri. Maastricht è moralmente capitolata davanti a Sarajevo. I valori e i nostri principi sono beffati, la nostra dignità è nel punto più basso. Davanti a una tale umiliazione non resta, a noi intellettuali mediterranei, che gridare la nostra collera, sia pur nel deserto, come è accaduto tanto spesso nel passato. Gettiamo di nuovo una bottiglia nel nostro mare con un comune appello, destinato a ciò che resta della coscienza sulle nostre rive. Indirizziamo queste parole agli amici del Mediterraneo per domandare loro di unirsi a noi e di sostenerci.


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