Corveneto e nuova cultura della longevità

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Corriere del Veneto Domenica 15 Febbraio 2009

PD

Risorsa longevità Queste pagine

Nuove reti collegano le generazioni

(Foto Gobbi/Bergamaschi)

La riscoperta del viaggio Gli «over 60» hanno acquisito una quota rilevante nel mercato turistico I cambiamenti demografici della società aumenteranno il loro peso

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abio Capello, commissario tecnico della nazionale inglese di calcio, punta a vincere la Coppa del Mondo nel 2010, quando avrà 64 anni. Se raggiungerà il suo obiettivo, pare che intenda rinunciare agli ulteriori due anni di attività previsti dal suo lauto contratto, per dedicarsi a tempo pieno ai viaggi intorno al mondo. Si tratta di un progetto di vita abbastanza diffuso nell’ambito delle classi agiate moderne. Ad esso fantasticano comunque di avvicinarsi, sia pur nei limiti delle loro possibilità, tanti di coloro che, passati i 50, incominciano a contare impazienti gli anni e i mesi che li separano dalla pensione. E quando la fatidica data arriva, i colleghi li salutano con frasi di affettuosa invidia: «Beato te, ora sei libero di viaggiare». Hanno volti distesi e ringiovaniti, quei neopensionati, quando partono per il «grande viaggio» che ha il valore di un rito di ingresso nella nuova condizione e di una celebrazione della conquistata libertà. Ma cosa li attende al ri-

torno? La luna di miele del pensionamento si prolunga per qualche altro ciclo lunare, eppure rischia per molti di loro di rivelarsi una transizione insidiosa. L’altra faccia del pensionamento può essere quella del senso di vuoto, a stento coperto dalle nuove abitudini, dalle routine quotidiane che velocemente si riorganizzano e si stabilizzano. Si può finire addirittura con il rimpiangere i tempi del lavoro, col fare un bilancio negativo tra quanto si è perduto sotto l’aspetto del prestigio sociale, della stima di sé, della possibilità di realizzarsi, e quanto si è guadagnato in termini di libertà. Ci si può rassegnare ad attendere passivamente una nuova opportunità di viaggio, nella speranza

di CARLO M. NAZOR

che ci porti, almeno per qualche giorno o settimana, sensazioni di vita riscoperta e «realmente vissuta». «L’unico vero viaggio verso la scoperta - ha scritto Marcel Proust - non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi». Di occhi diversi ha bisogno il pensionato deluso, che si accorge che la maggiore libertà di viaggiare non basta da sola a dare senso e progettualità ai decenni di vita che ha davanti (come non bastano altri pseudo-programmi generici: leggerò, mi troverò un hobby, e così via). Occhi diversi per guardare innanzitutto al quotidiano, a se stesso e alle persone

Una nuova visione Una volta usciti dalla visione della vacanza o del weekend come valvola di sfogo, c’è bisogno di cogliere nel viaggio opportunità di crescita personale da tradurre nei vissuti, nelle attività e nelle relazioni della quotidianità

che sono intorno a lui; per rileggere il proprio passato e aprirsi a una nuova, possibile identità; per rivalutare le proprie capacità e sperimentarsi in nuovi ruoli sociali. Non è mai troppo tardi, anche se tanti psicologi - da Erikson a Jung, da Levinson a Gould - hanno evidenziato con le loro ricerche che già a partire dalla mezza età occorrerebbe, invece di attendere ansiosamente la «liberazione» pensionistica, incominciare a muoversi gradualmente verso nuovi orizzonti di valore e di attività. Gli over 60, nel loro complesso, hanno acquisito un peso rilevante nel mercato turistico, un peso destinato a diventare sempre maggiore in conseguenza dei cambiamenti demografici verso cui la nostra società procede. Sta a loro provare a orientarsi in questo mercato come consumatori maturi, consapevoli dei propri bisogni autentici. Questo significa, è ovvio, personalizzare il più possibile i programmi di viaggio, per quanto riguarda sia le mete sia i ritmi e le

modalità di impiego del tempo, senza cedere a frenesie giovanilistiche. Ma significa anche assaporare il gusto del disincanto verso la seduzione delle mode, o verso la logica inconfessata del «vado lì per poter raccontare che ci sono stato». Significa, soprattutto, rendersi conto che in questa stagione della vita si hanno in genere meno esigenze di puro svago e relax di quanto si tenda a credere e a far credere. Una volta usciti dalla dinamica della vacanza o del weekend come valvola di sfogo delle tensioni lavorative, come parentesi di ricarica delle energie, si ha invece maggiore bisogno di cogliere dal viaggio opportunità di crescita personale da tradurre nei vissuti, nelle attività e nelle relazioni della quotidianità. Viaggiare, in sintesi, per dare stimolo e sostegno alla proprio capacità di aprirsi al cambiamento: una capacità che è la caratteristica principale di chi, al di là di ogni ruga o capello bianco, si conserva giovane nel profondo.

Prosegue oggi l’appuntamento con la nuova cultura della longevità, un processo di maturazione di nuovi ruoli e relazioni in una comunità multietnica, dove anche l’anzianità può rappresentare una vera risorsa e non un onere per le giovani generazioni. Viaggio e turismo sono tema dai molteplici approcci: dal semplice «trasferimento da un luogo ad un altro» (che però implica specifiche necessità ed opportunità anche commerciali) alla più ampia visione del viaggio come rito iniziatico, un passaggio di crescita umana oggi non più appannaggio solo delle giovani generazioni ma che anzi può rappresentare per le persone longeve un importante momento di riflessione e rimotivazione, un’occasione non solo per «cambiare aria» ma soprattutto per aprirsi al diverso, costruire nuove reti intergenerazionali, e rendersi così parte nuovamente attiva del cambiamento, non più come attori della vita lavorativa ma come catalizzatori di relazioni, aiutati magari anche dall’innovazione tecnologica, sempre più fattore centrale nella vita anche delle persone anziane (come vedremo in uno dei prossimi inserti).


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