Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus
SOCIETA’ DANTE ALIGHIERI
La poesia nella longevità Opere premiate Ia Edizione Anno 2008
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Prima edizione: settembre 2008
ISBN 978-88-6129-259-8
© Copyright 2008 by CLEUP sc ‘Coop. Libraria Editrice Università di Padova’ Via Belzoni, 118/3 – Padova (Tel. +39 049 650261) www.cleup.it Tutti i diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese le copie fotostatiche e i microfilm) sono riservati.
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Indice
Presentazioni 5 Saluto Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro, Salute, Politiche Sociali 7 La longevità: una risorsa di civiltà che la poesia diffonde Angelo Ferro, Presidente Fondazione OIC Onlus 11 Longevità e media: una relazione da rifondare Ugo Savoia, Direttore «Corriere del Veneto» 13 Cultura è progettualità civile Luisa Scimemi di San Bonifacio, Dante Alighieri, Sezione di Padova 15 Il senso di una partnership Ambrogio Fassina, Presidente CLEUP 17 Una partecipazione ricca e qualificata Giorgio Segato, Presidente della Giuria
Opere premiate 22 26 33 44 46 50 55
Filastrocche Insieme Affetti Oggetti Notte Natura Età del tempo
Appendice 59 I partecipanti 61 I promotori
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Saluto
Si parla sempre più spesso della necessità di passare da un sistema di Welfare State ad un sistema di Welfare Society. Il problema non risiede soltanto nella grandezza dei numeri in gioco, nella diversità delle tipologie organizzative, nell’introdurre forme di outsourcing di servizi ma coinvolge l’intero corpo sociale, sollecitandolo ad una più incisiva partecipazione anche sotto il profilo culturale. Si tratta, tra l’altro, di superare l’idea che il lavoro è soltanto quello retribuito, per allargare e comprendere tutte le attività lavorative che contribuiscono al benessere dell’uomo, inteso nella globalità delle sue dimensioni. Rientrano in questa logica le relazioni dirette tra le persone, beni immateriali che spostano il baricentro operativo dalla tutela delle condizioni di vita alla promozione della capacità di vita, frutto dell’applicazione dei principi sinergici della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità. Lo spazio concreto che anche il mondo degli studiosi dedica alla produzione dei beni relazionali quale fattori decisivi perché una società progredisca, attesta la validità di un simile approccio, che trova nella tendenza demografica dell’innalzamento dell’età un’opportunità, un campo applicativo di straordinario interesse. “La longevità come risorsa” – nella felice formulazione promossa e praticata dalla Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus – offre una prospettiva concreta innovativa e propulsiva delle capacità di rispondere alla sfida del tempo. Siamo infatti abituati a considerare il valore delle persone correlato alla durata della permanenza in età lavorativa. La rivoluzione silenziosa determinata dal forte, continuo aumento degli over 65, oltre a consentire un prolungamento dell’utilizzo delle loro capacità professionali nei processi economici, offre un potenziale generativo di relazione di grande rilevanza sotto ogni profilo.
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L’iniziativa della “Poesia nella longevità” si inserisce positivamente in questa dinamica. Victor Franck sostiene che i valori necessari all’uomo sono di due categorie: di produzione e di espressione da un lato, di fruizione e contemplazione dall’altro. Categorie non alternative ma complementari. La turbolenza del cambiamento, che caratterizza la nostra epoca, assorbe la prima e la seconda età nello sviluppo delle capabilities produttive ed espressive: l’acquisizione di conoscenze nella fase dello studio e l’applicazione delle competenze nella fase del lavoro in un mondo globalizzato e con meccanismi competitivi, non lascia molto spazio alla dimensione “contemplativa”. Ma c’è di più: perché osservare, valutare, approfondire, riflettere – in pratica il mix della contemplazione – richiede una mente ed un cuore “educati” a guardare la realtà; un’“educazione” fatta di vicende incarnate, sedimentate, analizzate, per ripensarle e avvalorarle con la sensibilità acquisita nei tanti decenni trascorsi. Dalla contemplazione – che non è star fermi, in riposo, distaccati ed assenti, anzi è partecipazione profonda con tutta l’interiorità – alla manifestazione dei sentimenti conseguenti, il passo è breve e riesce a colorarsi di poesia. Un giornale autorevole come il «Corriere del Veneto» ed una benemerita Istituzione Culturale come la “Dante Alighieri” hanno voluto accompagnare nei Centri Residenziali dell’OIC la voglia di testimoniare la vita che hanno gli ospiti, toccando le corde di una spiritualità autentica. Chi legge questi elaborati può rendersi conto della creazione di contenuti e di significati che ci aiuta ad uscire dalle banalità, dai pregiudizi, dai luoghi comuni, con una tensione inesauribile verso relazioni di senso, architrave della coesione sociale. Maurizio Sacconi Ministro del Lavoro, Salute, Politiche Sociali Roma, settembre 2008
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La longevità: una risorsa di civiltà che la poesia diffonde C’è un’immagine triste, secondaria, problematica degli anziani che pervade oggi il sentire collettivo, un’immagine che carica di negatività quella grande, recente conquista dell’umanità rappresentata dall’innalzamento di massa dell’età demografica. Gran parte della pubblicistica e della politica ha finora diffuso una perniciosa caratterizzazione dell’anziano come soggetto fragile, lontano dai circuiti vitali e bisognoso di tutela. Intorno all’invecchiamento aleggia un neocatastrofismo economico e sociale che si alimenta di previsioni sulla insostenibilità finanziaria dei diversi comparti del welfare o che annuncia la progressiva stagnazione della società, appesantita da una ripartizione di risorse troppo sbilanciata verso le classi più mature. Ma la realtà è ben diversa da simili pregiudizi mentali proprio per il concreto e reale protagonismo dei longevi, veri testimoni di una nuova prospettiva di vita che li vede produttori di relazioni grazie a contesti pro-attivi, contesti che rendono gli over 65 soggetti ricchi di colleganze, attività, impegni, progetti, voglia di fare, con una creazione di valore che determina un positivo impatto sociale. Di questa evoluzione la Fondazione OIC è promotore sollecito, investendo sulle capabilities relazionali dei longevi attivi e sull’empowerment delle potenzialità residue nella non autosufficienza. I risultati sono evidenti e ancor più cresceranno quando finalmente istituzioni e media sposteranno la loro attenzione dall’emergenza anzianità al fenomeno longevità, apprezzandone l’intrinseca positiva dinamica. In questa prospettiva si pone il concorso “Poesia nella longevità”, una manifestazione che ha raccolto già in questa prima edizione i contributi poetici delle migliaia di ospiti, familiari, collaboratori della grande famiglia OIC e che vede autorità di
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governo e mezzi di comunicazione coinvolti in prima persona insieme a prestigiosi enti culturali a dimostrazione dell’avvenuta presa di coscienza comune. La suggestione poetica viene a visitarci come il primo imprinting dell’amore. Quanti ragazzi hanno guardato quella ragazza senza vedere in lei nulla di più delle altre? Poi un ragazzo s’innamora e vede in lei una bellezza che nessun altro ha visto. La poesia e l’arte fanno lo stesso: ci rivelano una bellezza che era davanti a noi ma che avevamo guardato senza vedere e che solo grazie alle emozioni provate nella lettura magicamente appare nel nostro schermo interiore. Per essere percepita, la poesia deve suscitare empatia, cioè il piacere di condividere come proprio l’annunzio dell’autore, di riconoscere in esso quanto inconsapevolmente attendevamo: la poesia ci rivela qualcosa che portiamo dentro allo stato larvale, inconscio e seminconscio e che diventa vivo e reale quando sentiamo quelle certe parole, combinate in un verso, facendoci trasalire come in sogno. E nel momento in cui questo avviene, la poesia realizza uno scambio profondo, un’interazione di personalità simile a quella che si ha tra due innamorati, i quali si compenetrano: lo schermo interiore s’illumina e noi vediamo. I longevi, nell’accumulo di esperienze e nell’intreccio di vicende che l’affollarsi dei decenni ha loro donato, più di altri sono in grado di tessere relazioni con l’armonia di chi sa cosa è la vita. Il concorso “La poesia nella longevità” – con le sue centinaia e centinaia di elaborati proposti da tutte le componenti della grande famiglia OIC (ospiti, familiari, operatori, volontari etc.) – costituisce un esempio di questa vitalità produttiva. Vivere la stagione autunnale della propria esistenza come un’età in grado di colorare emozioni, memorie, sentimenti espressi con quell’intensità della luce propria del tramonto, quando i riverberi si rafforzano e l’atmosfera si appropria di maggior calore, con una gamma più intensa e struggente di toni, è un’occasione eccellente per diffondere in una società fram-
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mentata e confusa il senso delle cose che contano, le aspirazioni ad un futuro migliore, partendo da un semplice ma potente strumento quale l’ispirazione poetica. Anche così la longevità è una grande risorsa.
Angelo Ferro Presidente Fondazione OIC Onlus
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Longevità e media una relazione da rifondare
Ci sono due periodi dell’anno in cui, qualunque cosa succeda, giornali e Tv si occupano di chi ha lungamente vissuto. La prima è in inverno, quando gli immancabili picchi dei livelli di inquinamento fanno scattare un riflesso condizionato che induce tutte le amministrazioni comunali a lanciare il consueto allarme-smog e contestualmente l’invito rivolto ad “anziani, cardiopatici e bambini” a non uscire di casa nelle ore di maggior traffico. La seconda è in estate, quando gli altrettanto immancabili picchi del termometro inducono le suddette amministrazioni a lanciare il consueto allarme caldo-ozono e l’invito rivolto alle medesime persone – anziani, cardiopatici e bambini – a non uscire di casa nelle ore centrali della giornata. Durante gli altri mesi, la categoria non esiste. A meno che non si tratti di fatti di cronaca o non scatti un altro allarme. Insomma, se non c’è un allarme non se ne parla. Perché? Uno dei principali motivi risiede nel fatto che, per uno strano e per molti versi inspiegabile corto circuito logico-mediatico, i nuovi linguaggi pubblicitari o informativi soffrono di un riflesso “giovanilistico” che taglia fuori chi oltrepassa la soglia dei 65 anni, anche se ha ancora vitalità da vendere, ottimo reddito e uno stile di vita che lo mette sullo stesso piano, se non in posizione superiore, di chi ha molti anni di meno. Fateci caso, il corto circuito mediatico cui accennavamo poc’anzi, ha anche degli effetti comici sulla lingua usata nell’informazione. Sarà sicuramente capitato anche a voi di leggere in un titolo o in un testo “una ragazza di 38 anni eccetera”, oppure “un anziano di 61 anni”. Ragazza? Anziano? Qual è la logica che porta alla scelta di questi termini? Non può essere solo la fretta con cui di norma si confezionano i giornali. Per
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arrivare a questi risultati serve qualcosa di più, qualcosa di culturalmente “deviato” che condiziona anche la lingua. Quel qualcosa lo dobbiamo cercare tra le pieghe dei nuovi lessici, condizionati dal linguaggio televisivo che è “giovane” per definizione e non si occupa di problemi che non siano “giovani”. Per scoprire e valorizzare la “risorsa longevità” bisogna dunque cominciare a eliminare le cattive abitudini linguistiche: soltanto quando giornali e Tv avranno ripulito i rispettivi linguaggi dai luoghi comuni potremo dire di aver finalmente abbattuto il muro che finora ha diviso il mondo della comunicazione da quello di chi ha visto tante stagioni e ha imparato a non farsi abbindolare dalle parole.
Ugo Savoia Direttore «Corriere del Veneto»
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Cultura è progettualità civile
Per i Romani, cultura si declinava come “humanitas”. Per i nostri avi, custodi dell’humanitas latina erano i Senatori, competenti a riconoscere, giudicare e trasmettere i valori e il significato di quella cultura che accomunava i tanti e diversi popoli che nel corso dei secoli erano confluiti nella res publica romana. Per quasi due millenni, il gruppo eccellente dei cittadini “longevi” (senes), componenti la somma magistratura del Senato, ha rappresentato e dato voce in modo aperto e dialettico alla totalità dei cittadini della Repubblica, prima, e del più vasto Impero in seguito. Massima restando la sua autorevolezza morale, ancor oggi ne riconosciamo l’autorità sancita nella nota formula “Senatus Populusque Romanus”: sottoscritta alle opere di cultura civile, giuridica, artistica, fondamenti imprescindibili della nostra evoluta modernità. Ecco il collegamento, non solo linguistico, tra cultura e longevità. Esso coinvolge ovviamente in modo particolare noi italiani, che della cultura classica, latina, siamo i naturali discendenti; ma anche tutti coloro che si riconoscono oggi in quell’umanesimo universale in cui temi e motivi, provenienti dalla classicità grecolatina, convergono con quelli spirituali di matrice giudaico-cristiana, illuminando, con suggestioni antiche e presagi di un mondo rinnovato, ogni plausibile progettualità civile. Più che un concetto chiuso, aprioristicamente inteso, cultura è dunque principio attivo di civiltà, e definisce in modo dinamico la complessità del patrimonio spirituale e intellettuale che distingue e identifica nel tempo una comunità civile. Nella prassi esistenziale la cultura si rivela anche, e soprattutto, attenzione, apertura verso l’altro ed è la moneta privilegiata di scambio nelle relazioni umane, nei riferimenti ad una cooperazione ragionata e responsabile tra le tante culture esistenti ed
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al passaggio da ideali e valori, obsoleti o confusi, ad altri, nuovi o rinnovati, sempre centrati sull’uomo. Ancora oggi è la dimensione culturale che può garantirci il recupero di un contesto coerentemente umano, ed è il linguaggio dell’arte, rappresentazione umanissima del mondo, quello in grado di esprimere e di comunicare con immediatezza, in una sintesi suggestiva, le impressioni più struggenti, i concetti più audaci, i sentimenti più convinti, le passioni più delicate… la vita intima, la mente e l’anima di un essere umano. In tal senso è soprattutto la poesia, l’effusione lirica spontanea, che apre i nostri cuori, che stabilisce legami tenaci e seducenti, che ispira grandi ideali. Tradurre in versi con genuina, persuasiva naturalezza le esperienze maturate durante i lunghi anni della nostra vita, significa lasciare una testimonianza personale di speranza e di amore, trasmettere ai giovani valori e memorie condivise di una storia che è patrimonio di tutti. La Poesia parla direttamente al cuore dei giovani: anch’essi volentieri scrivono – e ascoltano – versi che rivelano le medesime inquietudini, le stesse contraddittorie convinzioni ed emozioni. Scrivere poesie equivale, oggi come ieri, a gettare un ponte, sia pur fragile, ambiguo, ma irrinunciabile verso l’altro, il prossimo; stabilire una rete reale di contatto tra generazioni, mai così distanti fra loro come ai nostri giorni; vuol dire credere nell’uomo, comprendere la sua storia difficile e coltivare la speranza di costruire insieme un progetto di convivenza pacifica e solidale, tra realtà diverse, indipendentemente dalle classi sociali, dal luogo, dall’etnia, dal tempo. In questa prospettiva di spiritualità e di umanesimo culturale, il Comitato padovano della Dante Alighieri è lieto di partecipare all’iniziativa promossa dalla Fondazione Opera Immacolata Concezione. Condivide pienamente i principi ispiratori e ne ammira l’esemplare, eccellente realizzazione.
Luisa Scimemi di San Bonifacio Presidente Società Dante Alighieri, Sezione di Padova
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Il senso di una partnership
La Cooperativa Libraria Editrice Università di Padova, CLEUP, nasce nel 1962 per iniziativa di alcuni studenti e docenti dell’Università di Padova con il fine di agevolare gli studi universitari e professionali. È una società cooperativa retta secondo i principi e le regole della mutualità, senza fini di lucro. Negli anni la produzione si è notevolmente ampliata e diversificata toccando tutte le discipline e gli insegnamenti delle Facoltà dell’ateneo patavino, che da sempre le riconosce professionalità e qualità. Nel nostro catalogo, ricco di oltre 1500 titoli e con più di 90 novità pubblicate ogni anno, sono presenti non solo manuali e testi di didattica e saggistica, ma anche un numero significativo di pubblicazioni tese alla conoscenza e valorizzazione del territorio e della cultura. Sono particolarmente onorato, quindi, di aver fatto parte della giuria del premio e come presidente CLEUP orgoglioso di essere tra i promotori di questa manifestazione ideata e voluta dall’amico Angelo Ferro che con la sua sensibilità ed attenzione ha voluto mettere in luce le energie e la creatività dei suoi Ospiti che ci hanno portato alla scoperta di nuove e fresche voci poetiche. Mai come oggi abbiamo bisogno di poesia, genere letterario tra i più difficili e ardui. Se è vero che la scrittura, e la poesia in particolare, “impone” riflessione, quale migliore occasione ci viene offerta da questa iniziativa che invita a pensare come gli anziani, lungi dall’essere un mero costo, un peso per la collettività, possono invece diventare una risorsa molto preziosa per la comunità.
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Accanto all’Università di Padova, principale partner istituzionale, CLEUP annovera collaborazioni con numerosi altri atenei italiani e con importanti enti, centri di ricerca, associazioni e fondazioni. La nostra partecipazione a questa iniziativa ne è la conferma, con l’augurio che anche in futuro il continuare di questa iniziativa ci possa vedere anche tra gli autori delle poesie. Ambrogio Fassina Presidente CLEUP
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Una partecipazione ricca e qualificata
La Commissione giudicante del Premio “La poesia nella longevità”, riunitasi la prima volta nel mese di luglio 2008, ha preso in esame ciascuna delle quasi 300 poesie giunte dalle varie sedi dell’OIC. Provenivano con una buona percentuale di uniformità da tutto il territorio regionale interessato, da Padova, come da Schio, da Thiene così come da Vedelago, da Oderzo, da Mossano, da Asiago come da Carmignano sul Brenta. Seguendo i criteri pregiudiziali di una rappresentatività diffusa in modo omogeneo delle numerose sedi di servizio della Fondazione, e del significato poetico di una modalità espressiva risultante dall’uso corretto della lingua adottata (italiano o dialetto veneto) e dalla corrispondenza di stile e di metrica, sia pure libera, dei componimenti, si è giunti concordi ad una prima selezione di circa una cinquantina di autori, ridotti poi a 40 in seconda istanza. Il giorno 21 luglio la commissione si è riunita per formulare i criteri relativi alle tematiche affrontate dagli autori rimasti in gara, in conformità con i principi di valutazione qui sotto riportati. Il Concorso “La poesia nella longevità” propone il testo poetico come veicolo di comunicazione privilegiata, come fonte di relazioni individuali e corali, fluente entro spazi e tempi naturali e sociali: 1) Relazione presente-passato: connessione in cui la memoria è intesa come capacità di dare un senso al passato, di giustificare il presente, di arricchire di progettualità il futuro... 2) Rapporto io-gli altri, inteso: a) come capacità di trasmettere agli altri la fede e la gioia del dono della vita e la speranza in un esistere perfettibile;
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b) come riflessione sulla fragilità propria e altrui, sulla sofferenza, sul patire che diviene compatire, condivisione: relazione di fratellanza. 3) Relazione io-Natura. Tempi e spazi della vita: a) relazioni con il contesto naturale, il sole, la luna, gli alberi, i fiori ecc. Ma anche b) rapporti con un contesto sociale virtuoso e ‘avvalorante’, attraverso lo scambio tra generazioni, il conforto e la gratuità di una solidarietà umana, che non può più chiudersi, oggi, negli ambiti spesso discriminanti della famiglia, ma trova risorse e realizzazioni esemplari nella comunità allargata e strutturata, quale ad es. l’OIC. E, idealmente, nella comunità civile. Giorgio Segato Presidente della Giuria
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Filastrocche Insieme Affetti Oggetti Notte Natura EtĂ del tempo
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L’alba e la sera Va nono e nevodeto tegnendose par man, vol còrare el toseto ma el nono va pian pian. Ne la man granda e freda, quela man picinina xe morbida fa à seda, caldeta e molesina. Uno xe curvo e bianco, l’altro gà i rissi scuri, i se camina a fianco parlando fra de luri. A vose bassa e chieta l’ansiàn discore lento, la vose del bocèta xé un canpanèl d’argento. Ghe sluze tra le seja del nono e del putelo oci che se someja turchini come’l cielo. A unire quele man ghe xé na vita intiera L’ieri, l’ancò e’l doman, l’alba del dì e la sera. Leda Ceresara Rossi Residenza di Thiene
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Filastrocche
Oh, Luna Oh Luna, luna mia dal viso tondo, Tu che libera vai girando il mondo: potessi anch’io viaggiar con te lassù, intender quel che sai scoprire tu. Ma io sono piccina, e all’imbrunire presto presto me ne vado a dormire. Oh, luna, ma tu vedi il mio rispetto… e sotto ai baffi ridi, ci scommetto! Nonna Amabile Residenza di Vedelago
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Filastrocche
I mesi dell’anno I mesi dell’anno son 12 fratelli quali brutti e quali belli. Con gennaio si apre l’anno Ed auguri tutti fanno. Il febbraio è piccolino, ma è il più gaio e birichino Marzo invece è capriccioso ora quieto, or burrascoso. Poi c’è aprile col bel sole, l’aria mite e le viole. Ecco maggio tutto fiori con profumi e bei colori. Bionde messi giugno dona e di spighe si incorona Oh, che caldo: luglio arriva e del mar si va alla riva Dopo luglio, agosto viene in campagna si sta bene. Nel settembre l’aria mite porta i grappoli e la vite. Din don dan, suona la scuola: è già ottobre, il tempo vola. E novembre, mesto mesto erba e foglie spazza lesto. Vien dicembre, il giorno è breve Brrr… che freddo: ecco la neve! Oh Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il cuore e l’anima mia. Gemma Giuditta Tazzin Centro “Nazareth” – Padova
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Filastrocca Se guardo le stelle Son sempre più belle. Se ammiro la luna Mi porta fortuna. Se vedo automobili Mi sembrano mobili. Se vedo un bambino Lo vorrei vicino. Se osservo un anziano Va sempre più piano. Se guardo i colori Mi sembrano fiori. Se siedo in poltrona Mi scopro matrona. Se vado ora in Chiesa Mi sento distesa. Se leggo dei Santi Mi sembran più grandi. Se dico il Rosario È come un breviario. Se poi ascolto il vento Io provo spavento …………………. Se aiuto una persona Mi sento fin più buona. Emanuela Prior Residenza di Vedelago
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Filastrocche
Semina Semina sorriso fin dal mattino e nel tempo fiorirà un giardino. Semina grani di certa speranza e ci sarà motivo di esultanza. Semina nella fede e con l’ardore e l’angolo più grigio avrà colore. Semina parole e fatti d’amore e nel mondo avrà senso il cuore. Semina entusiasmo e semplicità e sarà facile la felicità. Semina sempre con forza e coraggio e la paura avrà un nuovo linguaggio. Semina con pazienza e perseveranza e la terra darà frutti in abbondanza. Semina gesti di vera dolcezza chè la violenza genera tristezza. Semina ovunque germi di pace e di certo l’urlo di guerra tacerà. Semina, semina: il bene crescerà ed ogni seme nuova vita darà. Elda Grego Residenza di Asiago
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Insieme
Il decalogo “Entrando nella stanza salutare con creanza, dire con buona maniera Buon giorno, Buona sera. Poi seder quietamente, parlare solamente venendo interrogati. Allor, pronti e garbati, risponder presto presto con ton lieto e modesto. Non usar da villani soprattutto le mani. Se danno il trattamento, dir sempre grazie, fin quando si va via con tutta la compagnia. Salutar nuovamente, e dire gentilmente Buona sera, Buon giorno, a quanti stanno intorno.
Elena Benetti Centro “Nazareth” – Padova
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Pensieri lontani La famiglio dell’OIC la frequento tutti i dì. L’esperienza personale mi ha portato veramente a veder coi miei occhi come soffre tanta gente. Siam davvero fortunati ad aver noi, proprio a Thiene, una casa di riposo che ci aiuta a stare bene. Mi avvertirono così, 9 luglio era quel dì, che mio padre, assai ammalato qui sarebbe poi ospitato. Era d’estate: la prima volta davanti a me si aprì una porta. Io m’incammino con passo lento, spingendo pian piano la carrozzina. Son tanto triste, trattengo il pianto, perché mio padre più non cammina. Guardo il suo volto, ha il colore del sole, di tanta vita vissuta all’aperto, sembra confuso, si guarda intorno, sembra pensare: “Più non ritorno”… Nel mio lento camminare do’ un’occhiata tutt’intorno grandi stanze, buoni letti, c’è un bell’ordine, è pulito.. dalle sale qualche anziano sbuca fuori incuriosito; qui c’è calma, c’è rispetto, molti anziani sono a letto. Che infinita tenerezza nel vedere quei vecchietti: quanta gente qui è passata questa è l’ultima fermata.
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Questo viaggio e il loro tempo, si concludono qui dentro. Ecco, anch’io sono arrivata, la sua stanza è preparata con in gola un nodo amaro accompagno questo caro.. Sì, mio padre sta invecchiando, invecchiando malamente con il corpo e con la mente. Triste, un poco rassegnato, tiene china la sua testa forse piange, forse pensa… questa casa ora gli resta. Quante cose tutto a un tratto da quest’oggi mancheranno: L’aria fresca del mattino, le sue rose nel giardino care amiche del suo tempo, il migliore passatempo. Non occorre qui il biglietto per i nostri cari anziani è già scritto sopra il volto, è stampato sulle mani. Un biglietto non comprato se lo sono guadagnato: quando nasce a lor sul viso un dolcissimo sorriso che dischiuderà la porta che li invita Paradiso. Nella vita di mio padre, tre son state le Madonne Che dal Cielo l’han guidato, nella vita l’han protetto, tante volte confortato. Tante sono le preghiere che ad ognuna ha recitato, quando il giorno si fa sera, con il capo reclinato. La “Virgo fidelis” del carabiniere la sua carriera sempre ha ispirato. Tempo bello, tempo brutto, vento, pioggia, un po’ di tutto… ogni dì lui, puntualmente, si recava reverente
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Insieme
per portare, insieme ai fiori, i pensieri quotidiani e devoti, alla sua Donna che dell’Olmo è la Madonna. Lungo il percorso della sua vita a Monte Berico un’altra ha incontrato: la terza Madonna, con gran compassione, gli tese le mani e lo abbracciò, l’ha benedetto per le sue rose e su nel cielo se lo portò. Tu “Immacolata Concezione” conosci e accogli ora il suo nome.
Clara Sinigaglia Residenza di Thiene
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Chi Chi coi penei pitura Chi sona el mandolin Chi sta a zugare a carte Tacà un bicer de vin. Chi vanga tuto l’orto Chi fa na pasegiata Chi fa un gireto in piassa Opur na scampagnata. Che va ne la palestra Chi invesse va a balare Che mèna i boce a scola Par sercar de jutare. Chi proprio no pol movarse Parchè ga dei problemi I doparà passiensa Pa stare pì sereni. Chi che sta lì a pensare: Anzian no xé mia belo, I daga l’esperiensa Pressiosa fa un gioielo. Chi xè che sta dixendo Che no serve i anziani? Lori ne sta insegnando A sperar nel “Domani”.
Tarcisa Dal Santo Residenza di Thiene
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Insieme
Rinascere Prendimi per mano: tu che non ricordi i perché della nostra vita perduta, prendimi la mano e iniziamo a camminare insieme come due esseri che non si conoscono. Prendi la mia mano e comincia a guardare i miei occhi. Sto cancellando i ricordi, e tu vedrai spuntare una nuova tenerezza, tenue come il volo di un farfalla lieve come un petalo di rosa come la carezza di un alito di vento.. cose fragili e nuove che dobbiamo proteggere. Prendimi per mano per quello che ci resta da vivere… sentirai nel mio tocco che si può tornare ad amare: solo se tu vorrai, però, cercare la mia mano.
Marisa Baseggio Associazione “Agorà” – Padova
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Fermati Fermati, quando incontri Lo sguardo di un anziano, regalagli un sorriso, e fagli una carezza leggera, con la mano. Vedrai i suoi occhi stanchi brillare e il suo viso segnato dal tempo illuminarsi. L’anziano è dolce, tenero, a volte indifeso, un po’ capriccioso come lo è un bambino per questo devi stargli più vicino. Fermati, ascolta paziente i suoi discorsi sempre uguali, lui parlando con te scorderà i suoi mali. Fermati, recita una preghiera quando è giunta per lui ormai la sera. Fermati, e pensa che un giorno anche tu sentirai il bisogno di un sorriso e di una carezza sul viso!
Zelia Rossi Residenza di Thiene
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Affetti
Affetti
A mia Madre Ogni tanto tra le pieghe del mio cuore riaffiora, senza far rumore, una grande nostalgia per chi se n’è andata via… Sembra strano ma vorrei potermi voltare all’improvviso e d’incanto rivedere il Tuo sorriso. Rivederti per casa affaccendata o vicino al camino indaffarata… È la tua legge, Vita: si sa che prima o poi, senza preavviso alla fine in silenzio, ti riprendi anche chi ha saputo donarti ogni giorno un sorriso.
Elda Rappo Residenza di Mossano
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La poesia nella longevità
Vivere ora Cerco tra vaganti pensieri l’epicentro di oggi, di ieri. Di mia madre e mio padre porto la dignità nel sangue e ad esempio la loro onestà. Hanno guidato una nave percossa da venti di mare e segnata da tante battaglie. Di fatiche e conquiste, di sconfitte ed onori, adesso cosa rimane? Un soffio di vento trasporta echi lontani, voci e volti, lieti ed amari ricordi. Un vecchio bambino ascolta stupito, si emoziona con poco, di tutto quel poco che resta. E capisce che povero o ricco non conta se la coscienza è serena, con un po’ di amicizia e di bene da ricevere e dare. Quanto basti per dire la sera: oggi ho vissuto. Ennio Gennari Centro “Civitas Vitae” – Padova
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Mia madre …e oggi il nodo si scioglie. La figlia ora sei tu. Io, pacificata, ti curo. Tu parli dal tuo mondo un po’ vago ed emergono a sprazzi ricordi lontani… nomi e luoghi galleggiano e fluttuano. Una nebbia sfumata e benefica spesso avvolge il presente. Talvolta anche sorridi e finalmente ti affidi. Tranquilla: ad ogni cosa io ho dato il suo posto, come nei tuoi passatempi, puzzle amati e pazienti… Ma il futuro è di Dio.
Carla Bonini Araldi Centro “Civitas Vitae” – Padova
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La poesia nella longevità
Sei venuta alla mia finestra Sei venuta alla mia finestra, povera passeretta, stamani, mentre maggiore era il mio dolore. Ti avvicinasti con naturalezza, mi guardasti senza paura, come si guarda amico ritrovato: il tuo cinguettio festoso fu chiaro saluto. Poi, con tono lieve, ma accorato, volevi persuadere, consolare, soprattutto raccomandare… Nel trillo sincopato io ascoltavo il tuo umano parlare. Nel profondo del cuore mi piace pensare che, rivestita una delle mille forme di vita di cui si popola il creato, nell’obbedire ad una legge universale, non inconsapevolmente tu sia venuta, mamma, alla mia finestra…
Edda Pavanello Centro “Civitas Vitae” – Padova
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Te vojo ben Te vojo ben Parchè ti te si mio, dolse, prepotente e caro. Parchè sento el to corpo rumegare tuto tacà de mi. Te vojo ben parchè te me ghé scuasi sgrafà la pele sensa voere, ma co tanta passion: dispettoso, balarin, dolse bestion. Te vojo ben parchè sò che no te me toi in giro e te serchi invesse de scòndare co ‘na tenera bianca finsion el to amore par mi. Te vojo ben pa’ i to oci bei e sognanti, che i me varda amorevolmente. Te vojo ben pa ‘la to voze dele volte aspra e bramosa, altre volte dolse come el miele, che ‘riva ae me rece drite e ‘tente. Altri bavosi rivali voria el to posto ciapare nel me core, ma mi te vojo ben a ti soltanto. Te vojo ben da senpre
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e par senpre sarà. Purtropo la to vita sarà più corta dea mia e gnente posso farghe. Te vojo ben parchè posso cocolarte e sentire e to caresse sol me viso mentre co’ la testina te te strussi dosso el me pèto gajardo. Te vojo ben parchè te me fe rìdare co te me cori drio gnaolando come a dirme che te ghé da magnare. Te vojo ben, nevrastenico Pippi, micio mio beissimo, parchè te me dé tanto no te me toi gnente… e tuto, e solo, te sì par mi.
Rino Forese Associazione “Agorà” – Padova
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El poro can Gavìo mai visto in strada un can sensa paron? Vedarì che el se ferma a ogni canton nei sacheti de scoasse el va a sfuregare par vedar se ghe xé calcossa da magnare. Po’ el scorla ea testa deùso, no’l ga trovà gnanca un osso sbuso. El se varda in giro desmoraisà co do oci come che’l fosse stà bastonà. Par che’l pensa – Go tanto amore in sen, possibile che nessun me vogia ben? E che nessun vecio o zòvane cristian no se acorza che mì so’ un poro can? Pensar che bastaria un poca de bontà par salvar tuta sta varia umanità.
Vittorina Galiazzo Vesentini Associazione “Agorà” – Padova
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La poesia nella longevità
Le mamme Le mamme sono i fiori che vivono fra i rovi: intrepidi sopportano trafitture di spine, felici se li colgono due tenere manine
Irma Chiodini Residenza di Oderzo
(Senza titolo) Quando non c’è amore non c’è neanche desiderio Quando non c’è fiducia non c’è neanche rispetto Quando non c’è gioia non c’è neanche felicità Quando invece c’è amore il sole gira intorno alla terra. Magdalena Dan Centro “Civitas Vitae” – Padova
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Musica Sento una musica, mi guardo attorno: ma non è fuori, è dentro al mio cuore che ogni tanto si lascia cantare. Annalisa Masato Associazione “Agorà” – Padova
Colori Il mio mondo è un pastello dove l’azzurro è il colore più bello: ma se esce l’arcobaleno il mio cuore è più sereno. Carla Romio Centro “Nazareth” – Padova
Gioia Una carezza, un sorriso… che cosa ancora per godere la vita? Carla Romio Centro “Nazareth” – Padova
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Nodo di pianto Male alla gola per un nodo di pianto ingoiato, per un sorso di lacrime non versate.
Spasimo Spasimo… spasimo per quel tanto di vita che se ne va in un’ora. Carleni Fornasiero Annamaria Centro “Civitas Vitae” – Padova
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Il vero amore Primavera di verde, lacerata dalle radici al sommo, ed oltre ancora, in me. Verrà la fioritura dell’amore? O cadranno le gemme dissanguate e sarà spento il giorno? Cadranno le mie stelle, la mia gioiosa levità spaziale goduta insieme a te nel tempo antico? No, non così, non cedo. C’è un’estasi nel volto dell’amore, del vero Amore, che trascende la terra e trasfigura anche la morte.
Evelina Bazzarello Centro “Civitas Vitae” – Padova
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Oggetti
Il buon libro “Mai” disse il libro “tu non m’apri mai, non mi sfogli, non mi usi ed ho tanti tesori che non sai dentro di me rinchiusi” “Tesori?” Io gli risposi “Oro od argento forse possiedi tu?” Il libro strinse i fogli e disse lento: “Di più, molto di più” Io non sapevo immaginare affatto ricchezza ancor più rara, e il libro disse aprendosi d’un tratto: “Leggimi, studia, impara. Ho il tesoro più bello e più giocondo quello che ognuno apprezza: io posseggo il sapere, che è nel mondo la più grande ricchezza”. Risi allor follemente e me ne andai a sollazzi infingardi. E quando vecchio e triste a lui tornai ei mi rispose: “È tardi”. Ida De Fort Centro “Nazareth” – Padova
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Oggetti
Il diario Dentro di noi è nascosto un cofanetto che conserva un diario mai trascritto; lo custodiamo con cura infinita perché sono i ricordi di un’intera vita! Immaginiamo le cose belle scritte in blu, rossi sono gli errori commessi in gioventù. Il più grave fu quando non hai saputo dire “Ti amo!” a chi tu, invece, amavi da morire
Irma Chiodini Residenza di Oderzo
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Notte
Notturno all’OIC Lenta, senza posa, un’ombra vaga nel paese notturno con debole passo umano e maschera in sé un esiguo pensiero. Intorno, dimentichi, sulle rigide carrozzelle stanno gli ospiti, stanchi, come fossero in pace, brevi bisbigli sfuggono… Fuori, la luna tacita versa sul sonno profondo il suo biancore: anche lei non s’appoggia a pensiero alcuno. Eles Rosa Peschiera Centro “Civitas Vitae” – Padova
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Notte
Sul far de la note Stame ancora più vissin ‘desso che cala la note de la vita coi oci scuri e torbidi e se impissan de’ lanpi strani i sogni, sagome de fantasmi che mete ‘na tremarella…! Tieneme streta al core cussì che el to abrazo scalda el me corpo infredolio. Fèrmate un pocheto a rancurar co’ mi scanpoli de ricordi prima che la nebia supia via la girandola de sogni che colorava i dì. Fèrmate co’ mi a gustare sto ultimo fià de camin Dolze come un tramonto brusà dal sole. Anna Boscolo Artmann Centro “Civitas Vitae” – Padova
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La notte porta i sogni… Me so’ svegià sta note d’improviso, davanti a mi ghe giera el to bel viso: do oci che vardandome brusava, ’na boca che rufiana me invitava El cor me xé saltà su, fin ne la gola, el sangue me premeva drento le vene no so stà bon de dirte una parola sola.. E dele tante vogie le man le gera piene. Ma quando gò credùo de caressarte, ti xé sparìa cussì nel nero vodo, sensa lassar che mi podesse amarte, spegnendo un solo istante el me’ gran fogo.
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Notte
Girà me so, çercando nel cussin l’impronta de ’na testa che non gera.. Solo me son trovà, nissun vissin, e drento mi s’ha fato ancor più sera.
Giancarlo Gasparon Residenza di Oderzo
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Natura Mi farfala Intorno a mi solo verde, tanto verde e colori de farfale via che svola in quei colori el mio pensier se perde perché mi, in quel pensar, me sento sola E drento quele macie rosse e zale e viola, girandole colorae spose dei fiori lassando el cuor che co’ lore el svola desmentego in un atimo i dolori.. Dolori che me strussia, che me smagna dolori che me brusa sempre più, dolor che da ‘na vita me ‘compagna dolori che ‘no posso mandar zo Vardo e sogno de andare via svolando mi, color fra tuti quei colori i rossi …i zali e i viola. So’ diversa, me sento tuta un’altra: sparii me xé d’incanto i miei dolori
Maria Pia Lo Vullo Residenza di Oderzo
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Natura
L’albero che piantai Com’è dura la salita, il passo lento, il respiro affannoso ancora un po’ e sotto la tua folta chioma mi godrò un meritato riposo. Ti piantai che ero giovinetto in un lontano giorno di festa ed ora, per vedere la tua cima, come mi tocca alzar la testa! Eri piccolo, esile, fra le mie mani di fanciullo: che gioia vederti ora, così forte, diritto, bello! Il tuo tronco si irrobustiva, io maturavo e mettevo su famiglia I primi nidi tra i tuoi rami, la nascita di mia figlia… E poi che bei momenti quando con i nipotini sostavo alla tua ombra a mangiare panini! Ma non c’è stata solo allegria e spensieratezza: con te ho condiviso anche momenti di solitudine e tristezza. Come vedi caro amico ormai faccio fatica a camminare e verrà il giorno in cui non potrò più venirti a trovare ma al calar della sera quando una leggera brezza m’accarezzerà chiuderò gli occhi e ancora una volta ti avrò vicino in tutta la tua maestosità.
Francesca Rigoni Sede di Asiago
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Il vecchio pino Sei caduto sul verde prato quando il sole i tuoi rami rigogliosi aveva già riscaldato. Non fu il roco uragano che abbatté il tuo tronco ardito. Da tempo era decisa la tua sorte! Eri cresciuto con prepotenza; volevi con la tua morbida cima tuffarti nell’azzurro del cielo. Ascoltavi nelle notti d’estate il fragore della cascata e nella luce del sole brillavano le pigne verdi, umide di resina. Ma la tua esuberanza adombrava la casa come un tramonto. Quel giorno con catene venne legato il tuo tronco. Uno stridere d’ascia potente. E sei caduto aprendo larghe frange sul morbido prato con un lamento di morte. Quale profonda amarezza per il paesaggio! Non sarai più la culla della luna, il nido dell’usignolo, la musica del vento. Ti ho viso cadere provando una stretta al cuore. Solo la casa ha gioito della tua morte e si è riempita di sole. Tullia Todeschini Centro “Nazareth” – Padova
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Natura
Albero d’autunno Albero giallo, mostri tutto il tuo splendore, prima che l’inverno inesorabilmente ti spogli, e come Ofelia mantieni l’innocenza assoluta. L’ultimo tuo fiorire è di pennello carico. Poveramente vestito, a breve affidi la tua anima al vento che rispettoso copre le tue radici. Mi lasci entrare nel tuo mistero: le mani ruvide come la tua corteccia agitano i tuoi rami, la mente accoglie le tue volontà nel nostro ultimo saluto. Albero giallo, sei fragile come le mie certezze, sei nobile come il cuore di cavaliere che abbassa la guardia al nemico più forte. Sarà la natura, o l’acqua come per Ofelia, a decidere la tua sorte. Federica Simonetto Centro “Civitas Vitae” – Padova
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Cadono… Come un albero in autunno si sfogliano i giorni. Cadono appassiscono muoiono. Ad ogni morte sono felice. Un altro passo verso l’infinità. Loretta Marcon Centro “Civitas Vitae” – Padova
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Età del tempo I miei ottant’anni Mi sembra ieri quand’ero bambino… e invece come un soffio sono passati ottant’anni. Ora son qui come il sole che volge ora al tramonto ho poco tempo ancora e poi si chiude il conto. Fin dalla giovinezza ho sempre coltivato la mamma terra che mi ha dato il pane: quanti sudori, quante fatiche con queste mani, soprattutto nei tempi lontani.. ora con i miei ottant’anni sto coltivando ancora. Ti ringrazio o Signore per avermi dato tanta bellezza nella vita: in cambio di tanta fatica dammi ancora un po’ di vita. Cerchiamo di essere buoni, più umili, più giusti nella vita, perché essa è come una giornata: inizia all’alba e di certo finisce col tramonto.
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Evandro Mezzato Residenza di Carmignano di Brenta
1989 …2009 No stemo lassar che el mondo vada in tochi che el buzo dell’ozono se ingrandissa che de scoasse el mondo se impignissa che pessi drento el mar ne resti pochi No stemo lassar che l’aria de matina de fumi industrial la sia za piena ch’el sol che nasse g’abia ‘na cancrena, che de rumori le machine ne inquina Cossa sarà mai l’alba del domila se l’omo no starà ‘n fiatìn più atento se la natura no sarà più quela e se el verde sarà spario col vento ?... ‘Na fabrica de manco, ghe vorìa, in bicicleta o a pìe saver andar ‘na cosciensa che sa de ecologia, par la natura el gusto coltivar Pronta a zogar co chi no la rispeta, la morte gira intorno all’universo: co veli neri el corpo se tien streta ma co li cava, addio, ti xe za perso... Giancarlo Gasparon Residenza di Oderzo
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Età del tempo
Età da paisà Al dé d’ancò ghem tant cumudità Ma vivem ‘nt an mund pien d’aridità Basta chel poch che ghem per es cuntent S’a ùriem ben e s’a iutàa la zent. Basta na feta da pulenta fregia Co’ del strachì o co ’na crosta egia. Per faga fa citò a la nostra fam Tòt ghera bùn; col pan ‘l cùl del salam. Pensér schisàc an find a la memoria Che vén a gala. Chesta l’è la storia Sensa gose di nost occ andace ‘n fòm! Ciatut dal sul smursat ‘n da la lòm! Dialét lé ‘l nost, dialét tacat a tera Che ‘l ta derf al cor e po’ ’l ta la séra Cum’è na ranza che fa nzenuncià i prat Crus da pasiù ìnsurnade ‘n da l’arat. Inanc e ‘ndré ‘n sol finil pestà ìl fé Dopo che l’era secat ‘n dal teré Scudiem la sit co’ l’acqu ciara di fos Sa stimane con schei quatre stras ados. An fasì da séchirole per far cos al pà Litigat con a strupèla purtaem a cà Da tot al nost regoi sa sentiem padrù Col pensar urientat a Cristo Gesù. Vinicio Sangiovanni Residenza di Carmignano di Brenta
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I partecipanti
Artmann Anna Baseggio Maria Bazzarello Evelina Beghin Antonio Benetti Elena Bonini Baraldi Carla Bortoli Maria Angela Bressan Carmen Maria Campanaro Maria Carleni Fornasiero Annamaria Cavallin Giacomo Cavallin Lorenzo Ceccolin Antonio Ceresara Rossi Leda Ceron Davide Chiodini Irma Chizzolini Maria Cinefra Giovanni Crivellari Orfeo Dal Santo Tarcisia Dan Magdalena De Fort Ida Fidenti Ida Forese Rino Fuser Laura Galiazzo Vesentini Vittorina Gasparon Giancarlo Gennari Ennio Giachin Simioni Sofia Girotti Armando
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Grego Elda Lo Vullo Maria Pia “Marco� Marcon Loretta Masato Annalisa Merlin Simonetta Mezzato Evandro Pasinato Ines Pavanello Edda Pegoraro Amabile Peschiera Eles Rosa Prior Emanuela Rappo Elda Rigoni Francesca Rizzi Cristina Romio Carla Rossato Sonia Rossi Zelia Sangiovanni Vinicio Sanvido Elsa Sartorato Maria Sballachiero Gaetano Simonetto Federica Sinigaglia Clara Stefanizzi Rosaria Tazzin Gemma Giuditta Todeschini Tullia Tonello Marilena Toso Marta Zorzetto Franca
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I promotori
Tra le più grandi onlus europee, la Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus da oltre 50 anni fornisce servizi integrati per persone longeve e diversamente abili, grazie a nove residenze nelle province di Padova, Venezia, Treviso e Vicenza e un Centro Polifunzionale (il Civitas Vitae di Padova). Perno di una comunità multietnica di oltre 5.500 persone (2.200 ospiti, 1.500 dipendenti di 24 nazionalità diverse nonché le relative famiglie), promuove un approccio alla terza età basato sul mantenimento delle competenze ed abilità seppur residue, valorizzando la capacità del longevo di costruire beni relazionali anche intergenerazionali. www.oiconlus.it La Società Dante Alighieri, fondata a Roma nel 1889 con il compito di salvaguardare e diffondere la Lingua e la Cultura Italiana nel mondo, promuove “un’opera altamente ed essenzialmente civile e pacifica, a cui ogni italiano, qualunque sia la sua fede religiosa, qualunque siano le sue opinioni politiche, deve sentire il bisogno e il dovere di prendere parte”. Aderire ad uno dei più di 500 Comitati della Dante diffusi in tutto il mondo è ovunque motivo di fierezza e di considerazione: significa esprimere e sostenere princìpi e valori universali, operando secondo ideali di solidarietà e di progresso da tutti condivisi. www.ladante.it La casa editrice CLEUP (Cooperativa Libraria Editrice Università di Padova) è presente da oltre 40 anni nel panorama editoriale ed è specializzata nella stampa di testi universitari e professionali, contando all’interno del catalogo un numero significativo di pubblicazioni volte alla conoscenza e valorizzazione del territorio e della cultura. Accanto all’Università di Padova, principale partner istituzionale, CLEUP annovera collaborazioni con numerosi altri atenei italiani e con importanti enti, centri di ricerca, fondazioni e associazioni. www.cleup.it
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Stampato nel mese di settembre 2008 presso la CLEUP sc “Coop. Libraria Editrice Università di Padova” Via G. Belzoni, 118/3 – Padova (Tel. 049/650261) www.cleup.it
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