ANZIANI E EDUCAZIONE ALLA SALUTE Anziani e voglia di fare Marco Trabucchi Gruppo di Ricerca Geriatrica E’ un dibattito che va avanti da tempo. La “voglia di fare degli anziani” è un evento naturale, non è nulla di strano o di artificiale: gli anziani oggi stanno molto meglio dei loro coetanei del passato e quindi possono fare molte cose che erano precluse a chi ha vissuto alcuni decenni fa. Infatti -oltre che a far guadagnare in numero totale di anni di vita- il cosiddetto fenomeno del miglioramento delle coorti ha portato la persona che oggi ha 75 anni a vivere in una condizione di salute, e quindi di capacità di prestazioni, simile a quella del sessantacinquenne di 30 anni fa. Perché allora non tenerne conto quando si deve decidere cosa può o non può fare una persona anziana? La risposta sta in un misto di pregiudizi sempre difficili da vincere (la retorica del “caro vecchietto” che deve solo riposarsi e non interferire nella società dei giovani adulti) e nell’incapacità di leggi e norme di adeguarsi al cambiamento della realtà. La nostra vocazione burocratica è purtroppo sempre vincente: se così c’è scritto nelle carte noi dobbiamo inchinarci, anche se ci sono scritte cose superate, oggi quasi ridicole! Ma, allora, cosa dobbiamo fare per modificare questa tendenza negativa? Bisogna guardare in faccia la realtà, decidere solo dopo aver parlato con una persona, osservandola direttamente, senza il filtro della carta d’identità. Anche il medico oggi dovrebbe imparare a guardare al suo paziente con occhio libero dai condizionamenti che potrebbero essere posti dal conoscere a priori la sua età anagrafica. Mi permetto di fare un esempio personale, in un altro campo, che però indica l’importanza, nel momento in cui ci si trova a decidere su un certo argomento, di dare un giudizio autonomo dalle circostanze. Quando faccio gli esami agli studenti di medicina evito sempre di guardare i voti che lo studente ha meritato negli esami precedenti. Infatti sento che -seppure involontariamente- ne sarei condizionato (nel bene e nel male, cioè a favore o a sfavore del giovane che ho davanti e che invece merita un voto per quello che riesco a capire di lui qui e ora!). Lo stesso deve avvenire per il medico che si trova a decidere una terapia o un intervento di qualsiasi tipo; prima esamina la realtà clinica e poi la confronta con l’età! Nella vita civile dovrebbe essere ancora più netta la separazione: decido se una persona di età avanzata è in grado o meno di fare una cosa in base alla realtà e non al pregiudizio. Dobbiamo inoltre tener presente che quando si tratta di atti di volontariato, come servire su un autoambulanza, conta moltissimo anche la generosità intelligente della donna o dell’uomo in questione, e …questa non ha età!