La classe operaia ha trovato il Paradiso?
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rendiamo le mosse da un episodio di cronaca. Corre l’autunno del 2017 e le organizzazioni degli studenti medi superiori indicono uno sciopero nazionale: l’oggetto è determinato dagli effetti controversi delle esperienze di alternanza scuola-lavoro della Legge 107, nota come “La buona scuola”. Fra gli slogan urlati dai giovani nei cortei che caratterizzano la manifestazione, uno fra tutti colpisce per il suo aspetto simbolico: “siamo studenti, non siamo operai”. Ora, sono trascorsi 50 anni dai movimenti di protesta degli studenti e dei lavoratori che hanno caratterizzato il ’68 e almeno tutto il decennio successivo. Ma quegli anni in cui giovani studenti e lavoratori, soprattutto operai, marciavano assieme lungo le strade appartiene definitivamente a un’epoca passata. Quella vicinanza d’intenti e di obiettivi, quella condivisione di un orizzonte simbolico è definitivamente riposta nel cassetto dei ricordi. “Siamo studenti, non siamo operai” marca una distanza, un’alterità da ciò che ha rappresentato per alcune generazioni un vero e proprio mito: l’operaio, il lavoro manuale.
Un libro che parla del lavoro, non per stereotipi, ma dal punto di vista delle aspettative dei lavoratori verso la propria occupazione di Daniele Marini
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DANIELE MARINI