Visuali Italiane

Page 1

23 / 30 GIUGNO 2019 JUNE 23rd - 30th, 2019

visuali

Roonee 247 fine arts Sato Bild4F.,17-9 Nihon-bashi Kodenma-Chuo-ku, Tokyo

italiane



23 / 30 GIUGNO 2019 JUNE 23rd - 30th, 2019

visuali

Roonee 247 fine arts Sato Bild4F.,17-9 Nihon-bashi Kodenma-Chuo-ku, Tokyo

italiane


una mostra di / an exhibition of: Fondo Malerba per la Fotografia

a cura di / curated by: Mino Di Vita

segreteria organizzativa / organizational secretary: Marco Spreafico

realizzazione grafica / graphic design: Margherita Moretti


una mostra di / an exhibition of:

in collaborazione con / with collaboration of:

con il patrocinio di / with the patronage of:


4

VISUALI ITALIANE

Alessandro Malerba Presidente Fondo Malerba per la Fotografia

TOKIO Il percorso è iniziato nel 2015 con il primo IPP (international Photo Project)1 tenutosi a Milano, in cui oltre agli artisti italiani dell’Archivio FMF vi erano autori emergenti coreani e giapponesi, adesso prosegue, a breve distanza dalla tappa Cubana (la seconda nello scorso novembre 2018), in terra nipponica in cui accompagniamo una selezione di artisti italiani in un viaggio verso una diversa cultura, in una terra di grandi maestri della fotografia, il Giappone. Il confronto permanente anche attraverso esperienze vissute fisicamente sul territorio, arricchisce le esperienze artistiche e contamina le diverse culture, è così che il Fondo Malerba presenta l’esperienza artistica dei fotografi emergenti italiani2 per continuare ad offrire una visione su come in Italia, i nostri fotografi interpretano la realtà sociale e del quotidiano proponendo i loro nuovi progetti. Non vi è l’ambizione di contenere in questa mostra l’intera proposta della fotografia italiana emergente, ma di proporre spunti interessanti di riflessione ed attivare un confronto verso un pubblico di una nazione diversa e con una tradizione artistica molto ricca e differente da quella italiana. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa esibizione, gli esponenti delle Istituzioni giapponesi ed italiane (per la loro comprensione ed appoggio), i membri della commissione scientifica del Fondo che hanno sposato con entusiasmo e professionalità il progetto, tutti gli artisti dell’Archivio FMF che hanno risposto alla call e che hanno contribuito con le loro opere, tutti gli addetti ai lavori per i loro interventi critici e costruttivi, i collaboratori che con il loro quotidiano impegno hanno reso possibile questo evento, e per finire il pubblico nipponico che mi auspico ne confermerà il successo.

1

Il secondo IPP del 2017 ha visto protagonisti oltre all’Italia, L’Avana (Cuba - Academia Nacional de bellas artes) e New York (International Center of Photography).

2

Operazione strutturata attraverso l’Archivio FMF, che funge da bacino di raccolta dei progetti fotografici dei “giovani” artisti nazionali.


VISUALI ITALIANE

Alessandro Malerba President of Fondo Malerba per la Fotografia

TOKIO The path began in 2015 with the first IPP (International Photo Project) held in Milan, where in addition to the Italian artists of the FMF Archive there were emerging Korean and Japanese authors, now continues, a short distance from the Cuban stage (the second in November 2018), in Japanese land where we accompany a selection of Italian artists on a journey to a different culture, in a land of great masters of photography, Japan. The permanent confrontation also through experiences lived physically on the territory, enriches the artistic experiences and contaminates different cultures, so that the Malerba Fund presents the artistic experience of emerging Italian photographers to continue to offer a vision of how in Italy, our photographers interpret the social reality and everyday proposing their new projects. There is no ambition to contain in this exhibition the entire proposal of emerging Italian photography, but to propose interesting ideas for reflection and activate a confrontation with an audience from a different nation and with a very rich artistic tradition and different from the Italian one. I would like to thank all those who made this exhibition possible, the representatives of the Japanese and Italian institutions (for their understanding and support), the members of the scientific committee of the Fund who embraced the project with enthusiasm and professionalism, all the artists of the FMF Archive who responded to the call and contributed with their works, all the experts for their critical and constructive interventions, the collaborators who made this event possible with their daily commitment, and finally the Japanese public who I hope will confirm its success.

1 2

The second IPP of 2017 saw protagonists in addition to Italy, La Habana (Cuba -Academia Nacional de bellas artes) and New York (International Center of Photography).

This operation is structured through the FMF Archive, which serves as a collection basin for the photographic projects of the “young� national artists.

5


6

VISUALI ITALIANE

Mino Di Vita curatore

VISUALI ITALIANE

Visuali Italiane, una frase breve scelta nel tentativo di sintetizzare in due parole un concetto molto ampio che difficilmente si può spiegare all’interno di una pagina. Per fortuna, in questo intento, ci agevolano le immagini di quindici progetti che meglio di ogni altra espressione letteraria definiscono il pensiero alla base, regalando al pubblico un’ampia raccolta di sensazioni ed emozioni. La caratteristica che li accomuna è quella di essere il risultato di una progettualità finalizzata ad esprimere il pensiero che l’autore intende divulgare attraverso una pluralità di immagini, parte di un unico insieme, quasi a voler fugare ogni possibilità di equivoco. Mediante il processo creativo si arriva alla “narrazione per immagini statiche” che a differenza della “narrazione per immagini dinamiche”, ovvero cinematografiche, vanta una superiore versatilità. Ogni immagine “ferma” è potente anche

da sola, ma raccolta in un insieme dove se trovano altre riesce a dare luogo ad un processo di interconnessioni continue e reciproche in grado di riprodurre l’atmosfera celata nel pensiero dell’artista. Questo processo è quello che ogni artista deve sempre sperimentare, fin dall’ideazione dell’immagine, se vuole superare quella linea sottile che divide l’immagine propria di una bellissima cartolina, dall’opera d’arte. Il medesimo processo è quello sviluppato dagli artisti selezionati per la mostra di Tokyo di cui si possono verificare i risultati, diversi per temi trattati e per modalità adottate. Siamo, dunque, in presenza di immagini che la sensibilità di ogni artista ha reso immediate per comunicare, senza filtri allo spettatore, il pensiero che si trova alla base del suo progetto fotografico. Un microcosmo all’interno del quale si può accedere anche attraverso la lettura delle parole che gli artisti hanno scritto per presentare i loro progetti auspicando un ingresso più intimo, come da loro desiderato.


VISUALI ITALIANE

7

Mino Di Vita curator

VISUALI ITALIANE

Visuali Italiane, a short sentence chosen in an attempt to summarize in two words a very broad concept that can hardly be explained within a page. Fortunately, in this intent, we facilitate the images of fifteen projects that better than any other literary expression define the underlying thought, giving the public a wide collection of feelings and emotions. The characteristic that unites them is that of being the result of a project aimed at expressing the thought that the author intends to disseminate through a plurality of images, part of a single set, as if to dispel any possibility of misunderstanding. Through the creative process we arrive at the “narration for static images” which, unlike the “narration for dynamic images”, that is cinematic, boasts a superior versatility. Each “still” image is also powerful on its own, but collected

in a whole where, if they find others, it succeeds in giving rise to a process of continuous and reciprocal interconnections capable of reproducing the atmosphere hidden in the artist’s thought. This process is what every artist must always experience, right from the conception of the image, if he wants to overcome the thin line that divides the image of a beautiful postcard from the work of art. The same process is developed by the artists selected for the Tokyo exhibition, whose results can be verified, different in terms of the themes covered and the methods adopted. We are, therefore, in the presence of images that the sensitivity of each artist has made immediate to communicate, without filters to the viewer, the thought that is the basis of his photographic project. A microcosm that can also be accessed through the reading of the words that the artists have written to present their projects, hoping for a more intimate entrance, as desired by them.


8

VISUALI ITALIANE

Antonella Bucci

Martino Borgogni

Angela Di Finizio

Carlo di Giacomo

> RIFLESSI REFLECTIONS

> NON FA NIENTE! NON FA NIENTE!

> WATERMARK WATERMARK

> ARCHEOLOGIA URBANA URBAN ARCHEOLOGY

10

12

14

16

26

28

30

Marco Giorgione

Luigi Franco Malizia

Enrico Pezzoli

> PAESANZA PAESANZA

> DIMENSIONE SOGNO DREAM SIZE

> NATURA VIVA LIVING NATURE

ARTISTI _ ARTISTS


VISUALI ITALIANE

Cesare Di Liborio

Carlo D’Orta

Patrizia Dottori

Antonella Gandini

> LE COLONNE D’ERCOLE LE COLONNE D’ERCOLE

> PROGETTO VIBRAZIONI VIBRATIONS PROJECT

> MOTHER&LAND MOTHER&LAND

> DI SEGNO IN SEGNO FROM SIGN TO SIGN

18

20

22

24

32

34

36

38

Francesca Pompei

Danilo Susi

Walter Turcato

Luigi Vigliotti

> THE FORBIDDEN CITY THE FORBIDDEN CITY

> ACQUASTRATTA ACQUASTRATTA

> ELECTRICITY ELECTRICITY

> RESCUED FROM DARKNESS RESCUED FROM DARKNESS

9


10

VISUALI ITALIANE

Antonella Bucci

> Etterbeek (Belgio), 1964

“Riflessi” “Reflections”

Il progetto fotografico Riflessi inizia nel 2012 e continua nel tempo. Si tratta di una ricerca di immagini interiori attraverso la fotografia. Il pensiero si esprime attraverso delle immagini e lo sguardo le proietta nella realtà esterna. Si crea così un gioco tra interno ed esterno, tra pensiero e realtà oggettiva, il ri/flesso. Le immagini, come i pensieri, sono tremule, impermanenti. La macchina fotografica le coglie, quasi in contropiede, fissandole a dispetto di tutto. Osservando queste fotografie si crea uno sfasamento tra ciò che si vede e l’immagine che si crea mentalmente. Dove siamo? A New York? A Roma? A Venezia? A Hong Kong? Cosa viene fotografato? Una pozzanghera, degli edifici, delle persone? Quale è il verso giusto? Ciò che vedo è reale? Queste domande aprono un percorso che parte da luoghi fisici ma si rivela in quelli della nostra memoria.

The ongoing photographic project Reflections starts in 2012. It is an inner search through photography: thoughts stem as images and our vision projects them on the outside world. There will be a sort of continuous flow of meaning connecting the inside and the outside, thoughts and reality, the reflections. The images are flickering, non permanent just as our thoughts are and the camera fixes them nonetheless. These pictures create a lag between what we see and our inner world. Where are we? New York? Rome? Venice? Hong Kong? What are the pictures showing? A building, some people, a puddle? Are they upside down? These questions lead through a journey that starts from real places but reveal the realm of memories.


VISUALI ITALIANE

11


12

VISUALI ITALIANE

Martino Borgogni > Figine Valdarno (FI), 1973

“Non fa niente!” “Non fa niente!” È la cosa proibita. Non si rompono i bicchieri di proposito. In un ristorante, o nelle nostre case, ci preoccupiamo che i bicchieri non finiscano sul bordo del tavolo. Il nostro mondo esige attenzione, affinché i bicchieri non cadano per terra. Un gesto in apparenza semplice, ma che implica terrori che non giungeremo mai a comprendere appieno. Che cosa c’è di sbagliato nel rompere un bicchiere di poco valore, quando tutti noi, senza volerlo, abbiamo già fatto la stessa cosa nella vita? Perché i nostri genitori ci hanno insegnato a fare attenzione con i bicchieri e con i corpi. Ci hanno spiegato che le passioni dell’infanzia sono impossibili, che gli individui non fanno miracoli e che nessuno parte per

un viaggio senza una meta precisa. Rompere un bicchiere significa liberarci da questi preconcetti, dalla mania che sia necessario spiegare tutto e fare solo quello che gli altri approvano. Ispirato dal libro: Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta ed ho pianto – Paulo Coelho – 1994 It’s something prohibited. Glasses are not purposely broken. In a restaurant or in our home, we’re careful to place glasses by the edge of a table. Our society requires attention so that the glasses do not fall on the floor. A simple gesture, but one that brings up fears we can’t really understand. What’s wrong with breaking an inexpensive glass, when everyone has done so unintentionally at some time in their life? Our parents taught us to be careful with glasses and with our bodies. They taught us that the passions of childhood are impossible, that people cannot perform miracles, and that

no one leaves on a journey without knowing where they are going. To break a glass means to free ourselves from these preconceptions, from the mania that it is necessary to explain everything and do only what others approve of. Inspired by the book: By theRiver Piedra I sat Down and Wept – Paulo Coelho - 1994


VISUALI ITALIANE

13


14

VISUALI ITALIANE

Angela Di Finizio > Napoli, 1965

“Watermark” “Watermark” “La bellezza a basse temperature è bellezza” “Beauty at low temperature is beauty”

Ispirata al poeta russo Josif Brodskij la serie Watermark racconta Venezia d’inverno, soltanto a dicembre dal 2016. L’inverno è una stagione astratta, smorza i colori e anche in Italia impone le leggi del freddo e delle giornate brevi. La minore luce diurna cambia la percezione delle cose rendendo l’esperienza del luogo più intensa e intima, rivelando una città dalla bellezza unica ed eterna fragilità. Inspired by Russian poet Josif Brodskij the ongoing series Watermark depicts Venice in winter, in December only since 2016. Winter is an abstract season, it is low on colours and in Italy as well imposes the laws of cold and short days. Brief daylight changes our perception experiencing the place with more intensity and intimacy and reveals a city of unique beauty and eternal fragility.


VISUALI ITALIANE

15


16

VISUALI ITALIANE

Carlo di Giacomo > Roma, 1967

“Archeologia urbana” “Urban Archeology” Questa ricerca è nata a partire dal mezzo fotografico, ovvero dal desiderio di sperimentare utilizzando un apparecchio analogico. Dopo tanti anni dedicati alla fotografia digitale, infatti, ho trovato interessante riappropriarmi delle “vecchie” tecniche fotografiche, delle vecchie apparecchiature e nello specifico della Polaroid. Questo mezzo fotografico è stato il primo con il quale iniziai a fotografare all’età di otto anni, pertanto ho pensato di percorrere la ricerca creativa proprio ripartendo dalle pellicole istantanee. Avendo a disposizione diverse pellicole in B/N ho iniziato a girare per i quartieri di Roma, dove sono presenti strutture più o meno abbandonate e molto interessanti, che sono diventate il simbolo di alcune zone nonché parte integrante della città. Immediatamente ho scoperto quante possibilità creative offrisse questa pellicola e quanto bene si adattasse a questo tipo di sperimentazione

fotografica. Con questa ricerca ho voluto sottolineare questo aspetto, a volte un po’ tetro di questi manufatti, che sono a metà tra l’archeologia e l’innovazione. Molte delle zone fotografate, sono state completamente recuperate, rinnovate e rivalutate. Era mia intenzione evidenziare come il passato si integra al presente, trasformandosi, evolvendosi e, dando vita a qualcosa di completamente nuovo…!!! This research was born using a Professional camera, that is to say the willing to experiment an analogic camera. After spending a lot of years using digital cameras. In fact, I have found interesting the pleasure of old cameras technique; old cameras, in this case a Polaroid. This one was the first camera I used when I was 8 years old, that is why I have decided to recreate the creativity research from instant film. I had some black and white films and I started sightseeing around Rome where old and abandoned buildings are; they have become symbols and part of the city itself. Immediately I have discovered the cre-

ative possibilities this films gives and it was perfect for this experiment. This research want to underline this. Sometimes it is a bit gloomy of this buildings that are in some part archeology but on the other hand an innovation. A great number of these areas have been renewed. It was my intention how the past and the present can be integrated, developing and transforming in something completely new.


VISUALI ITALIANE

17


18

VISUALI ITALIANE

Cesare Di Liborio > Reggio Emilia, 1960

“Le Colonne d’Ercole” “Le Colonne d’Ercole”

I portali, la vegetazione e le porte chiuse sono gli elementi che caratterizzano “Le Colonne d’Ercole”. La soglia come segno particolare, intesa come passaggio non solo materiale ma anche e soprattutto mentale. I portali sono soglie verso l’ignoto. Le porte chiuse sono barriere mentali al di là delle quali non vediamo e non conosciamo. “Les Colonnes d’Hercule” sono il nostro limite tra il reale e l’irreale, tra il conosciuto e lo sconosciuto, o se si preferisce tra la vita e la morte. Esattamente come le antiche Colonne d’Ercole erano la soglia oltre la quale vi era l’ignoto, lo sconosciuto, la soglia oltre la quale il mondo terminava.

Doorways, vegetation and closed doors : these are the elements characterizing “the Pillars of Hercules”. The doorway seen as a distinguishing mark, understood as a passage not only material but also – and above all – a mental one. The doorways are doorsteps towards the unknown. Closed doors are mental barriers beyond which we are not able to see or to know anything. “Les Colonnes d’Hercule” are our limit between the real and the unreal world, between the known and the unknown or – if it is preferable – between life and death. We can consider them just like the ancient Pillars of Hercules, which were the threshold beyond which lied the unknown- the unfamiliar- the threshold beyond which ended the world.


VISUALI ITALIANE

19


20

VISUALI ITALIANE

Carlo D’Orta > Firenze, 1955

“Progetto vibrazioni” “Vibrations project”

Il progetto “Vibrazioni” è una ricerca fotografica sulle immagini astratte/ surrealiste prodotte dalle vetrate dei grattacieli delle nostre città. Queste vetrate riflettono in modo deformato la realtà che li circonda: altri palazzi, persone, veicoli. Le forme che ne derivano sembrano immagini fantastiche, ma – se ci pensiamo bene – sono invece una realtà parallela. Noi ci muoviamo in questo scenario fantastico distrattamente. Ma basta fermarsi un attimo e – come ci hanno insegnato Rodchenko, Proust e Franco Fontana - basta saper “vedere” e non soltanto “guardare”, per scoprire questo mondo parallelo che esiste davvero. La mia ricerca si pone – attraverso la scelta dei soggetti, il taglio delle inquadrature e, talvolta, la rielaborazione digitale dei contrasti di luce e dei colori – al confine tra fotografia e pittura, e si lega idealmente a movimenti artistici come astrattismo, surrealismo e futurismo.

The “Vibrations” project is a photographic research on abstract/ surrealistic images produced by the windows of the skyscrapers of our cities. These windows reflect in a deformed way the reality that surrounds them: other buildings, people, vehicles. The forms that derive from it seem fantastic images, but - if we think about it - they are instead a parallel reality. We move in this fantastic world distractedly. But it is enough just stop for a moment and - as Rodchenko, Proust and Franco Fontana taught us – “to see” and not just “to look”, to discover this parallel world that really exists. My research arises - through the choice of subjects, the cut of the shots and sometimes the digital reworking of contrasts of light and color - on the border between photography and painting, and is ideally linked to artistic movements such as abstractionism, surrealism and futurism.


VISUALI ITALIANE

21


22

VISUALI ITALIANE

Patrizia Dottori > Roma, 1961

“Mother&Land” “Mother&Land” Mother&Land è un percorso fotografico attraverso la Grande Madre intesa come Natura e come Donna. Consiste di sette progetti uniti insieme, ogni progetto è composto di diversi scatti ripresi in luoghi e tempi diversi. Alcune foto sono state stampate in negativo come metafora del nostro ambiente violato. Una visione surreale di un futuro distopico nel quale saremo costretti a cambiare le nostre abitudini per sopravvivere. Non esiste un’unica soluzione al problema ambientale. Io cerco di evidenziare la relazione tra la nostra vita quotidiana, gli elementi della natura e il concetto di cambiamento. La capacità di trasformarci, se praticata, potrebbe essere il modo per l’umanità

di proteggere la natura e noi stessi, utilizzando il progresso tecnologico e non soccombendo ad esso. Queste fotografie parlano alla nostra mente e alla nostra anima, cercano di stimolare l’energia necessaria affinché ognuno possa fare la sua parte con un piccolo impegno, fornendo supporto alle soluzioni scientifiche. Dobbiamo guardare alla Natura, immergerci in essa, perché la Natura è Madre, principio femminile, continuamente violata, così come violate sono le donne nella nostra società di umani. Mother&Land is a photographic path through the Great Mother: Nature and Woman. It consists of seven works joined together; each work is made up of several pictures shooted at different times in different places. Some photos have been printed in negative as a methaphor to our violated environment.

A surreal vision to give the feeling of a dystopic future where we will have to change our habits in order to survive. There is not a single solution to the environmental problems. I try to highlight the relationship between our daily experience with the basic elements of nature and the concept of change. The ability to transform ourselves, if practiced, could be the way for mankind to protect nature and ourselves, using the technological progress and not surrendering to it. These pictures talk to our mind and to our soul trying to stimulate the energy we need to ensure that everyone can be part of the changing with little effort, giving support to scientific solutions. We need to look at Nature, soak into it, because Nature is Mother, the female principle, which is repeatedly being raped, killed. Just like what is happening to women in our modern world.


VISUALI ITALIANE

23


24

VISUALI ITALIANE

Antonella Gandini > Valeggio sul Mincio, 1958

“Di segno in segno” “From sign to sign”

Gli elementi naturali che mostro sono scritture in rapido cambiamento, occasioni per scoprire nel paesaggio tracce e segni che si offrono alla nostra interpretazione. Attraverso le metamorfosi del naturale possiamo percepire l’energia vitale che anima l’universo il disordine accidentale o la forza creatrice dello straordinario e del sublime, entrambe ci liberano dal dover descrivere l’ovvietà della realtà per consegnarci allo stupore della visione.

The natural elements that I show are fast-changing scripts, opportunities to discover traces and signs in the landscape that are offered to our interpretation. Through the metamorphoses of the natural we can perceive the vital energy that animates the universe the accidental disorder or the creative force of the extraordinary and the sublime, both free us from having to describe the obviousness of reality to deliver us to the wonder of vision.


VISUALI ITALIANE

25


26

VISUALI ITALIANE

Marco Giorgione > Ariano Irpino (AV), 1989

“Paesanza” “Paesanza”

Il concetto di “Paesanza” nasce come “arte dell’osservazione, riflessione disincantata, ostinata residenza, passione e compassione umana e civile”. In queste immagini ho voluto raccontare la resilienza e l’orgoglio di chi ha deciso di rimanere in luoghi destinati a sparire, a svuotarsi. Ritraggo paesani che non vogliono diventare cittadini. La “paesanza” per me è un’utopia perché ogni giorno si moltiplicano i paesi feriti dall’emigrazione oppure le città li inglobano progressivamente, ne trasformano i connotati. Il mio progetto fotografico non vuole fissare la memoria di un oggi che è già ieri, vuole indagare la rivolta silenziosa di chi ha deciso di restare invece di andare. È un’indagine emotiva perché ritengo che dilatare l’anima dei paesi voglia dire dare un senso profondo a quello che è il cuore collettivo di una nazione che oggi parla sempre di più di separazioni.

The concept of “Paesanza” came into being as “art of observation, disenchanted thought, tenacious residence, civil and human passion, empathy.” Through these images I wished to narrate the resilience and pride of those who decided to stay in places bound to disappear and to empty. I portray villagers not willing to become citizens. “Paesanza“ for me is a utopia: towns offended by emigration increase every day or are being gradually incorporated by cities, and their identities transformed. My photographic project does not intend to set the memory of a present time already past, but wants to examine the silent riot of those who decided to stay instead of leaving. It is an emotional research and I believe that expanding the soul of towns means giving a profound sense to the collective hearts of a nation which is more and more speaking about separations.


VISUALI ITALIANE

27


28

VISUALI ITALIANE

Luigi Franco Malizia > Varese Ligure, 1941

“Dimensione Sogno” “Dream Size”

“Questa stanza non ha più pareti / ma alberi, / alberi infiniti /......Io vedo il cielo sopra noi” (Gino Paoli). Ovvero, dimensione “sogno”. Ho trovato stimolante parafrasare liberamente, e forse presuntuosamente, le delicate rime di un fine poeta delle sette note, poiché pertinenti alla visione onirica del mio universo interiore: luoghi, persone, animali, cose, traenti respiro dalle ampie fronde arboree della fantasia aleggianti tra terra e cielo, tentacolari ma rassicuranti nella loro amena e “colorata” azione trasfigurativa. Qualcosa che rende conto peraltro, per quel che mi riguarda, della parvenza d’anima che “una tantum” emana l’artifizio tecnico quando razionalmente impiegato.

“This room has no walls/but trees,/ infinite trees/....I see the sky above us (Gino Paoli). That is, a dream dimension. I found stimulating to paraphraase, and perhaps presumptuolisy,the delicate rhimes of a fine musical poet, because they are relevant tothe oneiric vision of my inner universe: place, people, animals, things that take breath from the large tree branches of the imagination, floating between eart and sky, tentacular but reaassuring in their pleasant and “colorful”trasfigurative action. Something that accounts for, as far as I am concerned, the appearance of a soul that “one off” emanates from the rationally used technical artifice.


VISUALI ITALIANE

29


30

VISUALI ITALIANE

Enrico Pezzoli > Bologna, 1980

“Natura viva” “Living Nature”

Il progetto nasce con la volontà di raffigurare elementi di natura vivente all’interno di foto scattate nella casa di famiglia in un periodo che copre circa 12 anni. Il termine “Natura viva” vuole essere un ribaltamento del concetto di natura morta raffigurante oggetti o entità senza vita sottratte al loro ambiente naturale, la maggior parte di produzione di Giorgio Morandi è avvenuta all’interno della sua casa di Bologna dove ha ritratto svariate nature morte di qualità eccelsa, qui si vuole ribaltare il suo modus operandi (sebbene il medium sia differente) e ritrarre solo elementi di natura viva nonostante il limite imposto dallo spazio circoscritto delle mura domestiche e dagli scorci paesaggistici dove la natura permane sia nel limitato verde disponibile che nelle nuvole portatrici d’acqua bene comune fondamentale per la vita.

The project is born with the aim of representing elements of living nature on photos taken in the family home over a period of approximately 12 years. The term “Living Nature” wants to be a reverse concept of Still Life (translated into italian “Natura morta” the same meaning of “Dead nature”) depicting objects or lifeless entities subtracted from their natural habitat. The main activity of the italian painter Giorgio Morandi took place inside his home in Bologna where he painted many still lifes of the highest quality, here i want to reverse his modus operandi (although the medium is different) and depict only elements of living nature despite the limits imposed by the enclosed space of the home rooms and the urban landscape glimpses where nature persists on restricted green areas and also on the clouds carrying water greater good essential for life.


VISUALI ITALIANE

31


32

VISUALI ITALIANE

Francesca Pompei > Roma, 1978

“The Forbidden City” “The Forbidden City”

Il campo militare di Wünsdorf, a 25 km da Berlino Est, è stato un quartier generale Nazista e poi il più grande avamposto Sovietico fuori dalla Russia, un tempo dimora di 75.000 persone. Abbandonata in gran fretta dopo il crollo del muro e la riunificazione tedesca, oggi La Piccola Mosca è abbandonata e dimenticata. Base dell’Armata Rossa nella DDR, in un luogo sperduto nella foresta conosciuto anche come Forbidden City, fu prima sede della Wehrmacht durante il Terzo Reich che la utilizzò come centrale delle forze naziste durante la seconda guerra mondiale. Fu poi occupata dall’esercito russo che vi arrivò il 20 aprile 1945 restandoci fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989. La sua costruzione però affonda nella

storia, all’epoca del Kaiser e dell’impero Prussiano che nell’arco degli anni la dotò di ogni genere di comforts per il relax dei generali che vi alloggiavano. Tra i resti dei padiglioni ormai in decadenza spicca anche un teatro. Nel mio lavoro di documentazione ho cercato di restituire il fascino di questo luogo che nella sobria eleganza del foyer, nella severità stilistica del botteghino e nello scricchiolio del palcoscenico ancora risuona delle parole degli attori e degli applausi degli spettatori. 25 miles from Berlin, the East German military camp of Wünsdorf, city headquarter to the Nazis and then the Soviets, was once home to 75,000 Soviet men, women and children. Now ‘Little Moscow’, the biggest Soviet military camp outside the USSR, has been quickly abandoned after the fall of the Berlin Wall in 1989, the reunification of Germany. Headquarters of the Soviet military forces in Germany, a city in the forest, aka the ‘Forbidden City, was firstly the Nazis’ underground

bunker headquarters for the German Wehrmacht and Army’s High Command, home to the sophisticated Zeppelin communications bunker that sent commands to German forces during WWII. But this story is a long one. Six years after the formation of the German Empire in 1871, it was established as a military area of the Imperial German and Prussian Army. The Red Army arrived here on April 20 1945, taking place until the collapse of the East Germany. The Little Moscow was provided with every comfort and facilities for the pleasure and relax of the army, including a theater. Now the site and the backstage have uneven surfaces, broken glass, debris and it is difficult to access. Nevertheless there is still plenty of life: the echoes of the actors, the austerity of the audience, the creaking of the stage still float in the dusty air of this unique place.


VISUALI ITALIANE

33


34

VISUALI ITALIANE

Danilo Susi > Pescara, 1949

“Acquastratta” “Acquastratta”

Progetto ideato nel 2003, anno internazionale dell’acqua. La ricerca si basa sull’astrazione di una immagine da una realtà visivamente concreta, recuperando dalla natura quell’esistente secondo l’impressionismo di Claude Monet, dando colore ad un liquido per definizione incolore ed amorfo, fotografandone i riflessi: l’acqua è diventata la “mia tavolozza”, i suoi colori il “mio visibile”. Ho cercato di riscoprire la “purezza” della tecnica fotografica senza ricorrere ad elaborazioni di postproduzione, esaltando ciò che la natura offre di per sé; in tal modo i colori dell’acqua, intensi numerosi e fluttuanti secondo la luce, sono diventati opere astratte di valenza pittorica, esempi estremi di come la luce crei immagini inimmaginabili e dia sensazioni visibili: dalla purezza del “bianco suminagashi”, l’arte giapponese degli inchiostri fluttuanti, ai neri notturni di un’acqua dolce, ai colori più intensi dell’inquinamento del mare, di cui la serie OIL si propone come viaggio all’interno della forma/colore per scoprire nuovi percorsi di bellezza e comunicare con essa. Le immagini sono state riprodotte anche su seta.

Project conceived in 2003, the international year of water. The research is based on the abstraction of an image from a visually concrete reality, recovering from nature that existing according to the impressionism of Claude Monet, giving color to a liquid by definition colorless and amorphous, photographing the reflections: water has become “my palette”, its colors “my visible”. I tried to rediscover the “purity” of the photographic technique without resorting to post-production elaborations, exalting what nature offers in itself; in this way the colours of water, intense and numerous and fluctuating according to the light, have become abstract works of pictorial value, extreme examples of how light creates unimaginable images and gives visible sensations: from the purity of “white suminagashi”, the Japanese art of floating inks, to the nocturnal blacks of fresh water, to the most intense colours of sea pollution, of which the OIL series proposes itself as a journey within the form/colour to discover new paths of beauty and communicate with it. The images have been reproduced also on silk.


VISUALI ITALIANE

35


36

VISUALI ITALIANE

Walter Turcato > Rho (MI), 1957

“ElectriCity” “ElectriCity”

Elettricità + City = ElectriCity: Londra è metropoli cosmopolita con una vita frenetica ma anche con tante occasioni di incontro e di scambio culturale. Un vortice di attività e di persone che diventano una “corrente elettrica” carica di energia, visualizzata in queste immagini grazie ad una specifica modalità di ripresa fotografica che ne enfatizza la percezione. Appunti visivi da una breve vacanza, progettati con attenzione ai contenuti e alla forma.

Electricity + City = ElectriCity: London is a cosmopolitan metropolis with a hectic pace of life, but also with many opportunities for meeting people and for cultural exchange. The capital is a whirlwind of activities and people that becomes an “electric current” full of energy. The specific photographic modality of these images emphasize this perception. Visual notes from a short break away, designed with attention to content and form.


VISUALI ITALIANE

37


38

VISUALI ITALIANE

Luigi Vigliotti > L’Aquila, 1955

“Rescued from Darkness” “Rescued from Darkness”

Il “Transfer Polaroid” è un processo apparentemente semplice: il negativo Polaroid separato dal positivo viene pressato su un foglio di carta in modo da trasferire la gelatina su questo nuovo supporto. Privato della preziosa gelatina, il negativo conserva solo un flebile ricordo dell’immagine originaria. Nel tempo avevo tentato invano, con vari mezzi, di rivisitare i negativi cercando di catturare i fantasmi di un’immagine che sembrava perduta. Tra un tentativo e l’altro c’era solo un attimo in cui le immagini sembravano riprendere vita. Lavando i negativi avevo notato che l’acqua riusciva là dove la tecnologia aveva fallito. Così ho deciso di tentare un’operazione di recupero senza precedenti. Col silicone ho reso impermeabile uno scanner, l’ho riempito con un filo acqua, ed ho immerso i negativi. Quasi per magia le immagini scansionate in acqua sono tornate in vita. Alcune pellicole erano state esposte e poi seppellite nei cassetti per oltre 15 anni! Altre appartenevano a Polaroid utilizzate 23 anni dopo la scandenza! Così è nato Rescued from Darkness.

The “Transfer Polaroid” is a seemingly simple process: before the successful development of a Polaroid film, the negative is pressed onto a sheet of paper in order to transfer the gelatin on this new medium. Deprived of its precious jelly, the negative retains only a faint memory of the original image. I tried in vain, by various means, to revisit the negatives trying to capture the ghosts of an image that seemed lost. Between one attempt and another there was only a moment in which the images seemed to come back to life. By washing the negatives I had noticed that the water was able to succeed where the technology had failed. So I decided to try an unprecedented recovery operation. By means of the silicone I waterproof a scanner, I filled it with water, and immersed the negatives. Almost by magic, the images scanned in water come back to life. Some films had been exposed and then buried in drawers for over 15 years! Others belonged to Polaroid used 23 years after the expiry! Thus Rescued from Darkness was born.


VISUALI ITALIANE

39


info@fondomalerba.org www.fondomalerba.org Milano - Italy

© 2019 Fondo Malerba per la fotografia. Tutti i diritti riservati.

© 2019 Fondo Malerba per la Fotografia. All rights reserved.

Per i testi © gli autori. Per le fotografie © gli autori. Gli autori sono i proprietari dei relativi diritti. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro mezzo senza il previo consenso scritto di Fondo Malerba per la Fotografia.

For texts © authors. For photographs © authors. The authors are the owners of the relative rights. No part of this publication may be reproduced or transmitted in any form or by any means, electronic, mechanical or otherwise, without the prior written consent of Fondo Malerba per la Fotografia.

Finito di stampare, Maggio 2019.

Finished printing, May 2019.



una mostra di / an exhibition of:

in collaborazione con / with collaboration of:

con il patrocinio di / with the patronage of:


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.