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DUOMO DI SANTA MARIA MAGGIORE

FONTE BATTESIMALE, ante 1492

AMBONE, nono decennio del sec. XV

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CAPPELLA DEL CARMINE, 1498

ALTARE DI SANT'ANDREA via», direbbe un

A Spilimbergo Pilacorte prese residenza appena giunto in Friuli e non stupisce dunque trovare nel Duomo della cittadina vasta espressione della sua arte, che Stefano Ciol documenta in riferimento all’imponente fonte battesimale, a uno degli amboni addossati ai pilastri di fronte al presbiterio, all’Altare di Sant’Andrea nella navata settentrionale e alla concezione complessiva della Cappella del Carmine in quella meridionale. Scultura a tutto tondo, rilievo e composizione architettonica si fondono qui in un linguaggio compiutamente rinascimentale.

«Gli come Forrest Gander dei vorticosi scorrimenti vegetali della coppa: foglioline lanceolate e campanule a grappoli che brulicano in un vitalismo inarrestabile, sopra alla benaugurante corona di melagrane, e che le sfingi alate sono orgogliose di sostenere.

A quale genere o contesto appartiene questa figura? A scavalco fra cristianesimo e classicità – Donatello docet –assistiamo a una ibridazione, a una metamorfosi parallela al mutar di stato di chi si battezzerà con l’acqua benedetta; nuovi orizzonti si aprono per il fedele e la sfinge – come dice il suo sguardo – li conosce già.

ALTARE DI SANT'ANDREA

A sinistra dall'alto SACRIFICIO DI ISACCO, SACRIFICIO DI DUE AGNELLI, GIUDITTA E OLOFERNE, MOSÈ DAVANTI AL ROVETO ARDENTE

A destra

RILIEVI DEL PILASTRO DESTRO

Una gran macchina liturgica, la cornice di questa cappella. Statue e rilievi divengono più che mai tutt’uno con la muratura, solidali all’intonaco affrescato: differenti densità di una stessa pelle, che ci attira nella cadenza ipnotica del rito. L’arioso diaframma della balaustra vale soltanto a renderne maggiormente desiderabile la condivisione.

CAPPELLA DEL CARMINE

A sinistra DAVIDE E GOLIA

A destra STRAGE DEGLI INNOCENTI

Collega di numerosi altri Angeli cerofori frequentatori di balaustre, con il suo ritmo inarcante di sopracciglia il nostro amico alato diventa coscienzioso fino al possesso: quel candelabro dovrà restare saldo e diritto fra le sue mani, come fossero entrambi scolpiti nella pietra.

È fuori di dubbio che la figura ci accompagni entro i confini della sacralità, ma al fotografo tocca il compito di coglierla al limite estremo del mondo materiale; dove l’Angelo – come scrisse Fernando Pessoa – può volgersi e dirci per un’ultima volta: ecco «l’ombra e il momento in cui consisto».

CAPPELLA DEL CARMINE

A sinistra ANGELO CANDELOFORO

Pagina successiva BALAUSTRA SINISTRA

I boccoli scendono sulla spalla rubando perfino la scena al piumaggio alato. Spietatamente sbozzati, perdono quasi subito la flessuosità del ciuffo sulla fronte, ma si rifiutano di apparir rigidi. Cadono sonori, con l’entusiasmo tridimensionale di una collana e dei suoi dischetti infilzati nel cordino, pronti a sfumare nell’oscurità là dietro.

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