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GIOVANNI ANTONIO PILACORTE

1455 ca. - 1531 ca.

«Gio. Antonio Bassini de Pillacurte de Carona de la Val de Lugan» –come ce lo restituisce un documento pubblicato da Paolo Goi – ebbe certamente la sua formazione artistica nella terra natale, il Ticino, nota per aver sfornato intere generazioni di lapicidi e tagliapietre.

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Agli inizi del nono decennio del ‘400 si trasferì in Friuli, come avevano e avrebbero fatto molti suoi compatrioti, spinti dalla difficoltà di farsi largo sulla scena artistica a Venezia e dalla abbondante presenza in loco di materia prima aggredibile dai loro scalpelli.

Non distante dalle cave di Travesio, a Spilimbergo, Pilacorte fissò la sua dimora (poi trasferita, negli anni, a Udine, Cividale, Pordenone) e nella zona circostante eseguì le prime opere a noi giunte, come i fonti battesimali di San Pietro a Travesio e della chiesa parrocchiale di Meduno.

Nei decenni seguenti la produzione del lapicida si snodò, con qualche caduta nel puro artigianato, attraverso una sterminata serie di portali, acquasantiere, balaustre, fonti battesimali, che dettarono uno stile pacato di rilettura della tradizione nelle chiese del territorio; opere abitate da una popolazione di esseri rampicanti, realizzate sempre con un senso chiaroscurale degli ornati e un trattamento a piani spezzati della materia che costituiscono la cifra personale di Pilacorte, il quale si dimostra aggiornato sulle opere veneziane dei Lombardo e non ignaro dei raggiungimenti dell’Amadeo o di Agostino di Duccio. Il che vale soprattutto per alcune opere di maggiore impegno e complessità, quali la Cappella del Carmine nel Duomo di Spilimbergo (1498), il portale del Duomo di Pordenone (1511) e il grande altare della Pieve di San Martino a Vito d’Asio (1525-1528).

Pilacorte si ritirò in tarda età a Pordenone presso la figlia Anna e il genero Donato Casella – egli pure scultore e sicuramente partecipe di un’organizzata bottega a conduzione familiare – e sulle rive del Noncello dovette spegnersi; l’ultimo documento che ci parla di lui è il testamento, datato 1531.

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