Calendario 2017 (Le Ragazze di Benin City)

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Calendario

2017

Le Ragazze di Benin City di

Maris Davis


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Indice Chi sono le Ragazze di Benin City Prefazione Gennaio (Dora, 19 anni) Febbraio (Le più vulnerabili) Marzo (Saldare il debito) Aprile (Benin City) Maggio (La vita nel mondo ricco) Giugno (Irene) Luglio (Sfuggire agli sfruttatori) Agosto (Gli arresti) Settembre (Grace, faceva la prostituta a Napoli) Ottobre (Imparare l’Italiano) Novembre (La mia vicenda personale inizia così) Dicembre (Nacque una bambina là dove) Caro Cliente “Papagiro” Il cliente è di tutte le età, ed è sempre più violento

Ragazze Schiave. Lo Stato (Italiano) assente 3 2017 Le Ragazze di Benin City


Preghiera di una Ragazza di Benin City Lettera per un Cliente Approfondimenti Foundation for Africa

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Chi sono “Le Ragazze di Benin City” Sono le "Moderne Schiave". Vittime dei trafficanti di uomini, della Mafia Nigeriana, e dell'indifferenza di chi le vede ma fa finta che non esistono. Sono sempre di più e sempre più giova ni. ni Arrivano dalla Nigeria, la maggior parte di loro proprio dall’Edo State la cui città principale è proprio Benin City. Una regione del sud della Nigeria ai margini di quell’altra regione che è il Delta del Niger, uno dei luoghi più inquinati del mondo e dove viene estratto il petrolio nigeriano. Un luogo dove, all’inizio degli anni ‘70, fu combattuta una sanguinosa guerra civile, la guerra del Biafra, e le cui ferite non sono mai state rimarginate. Sono ragazze che vengono da famiglie povere, povere della periferia o dei villaggi sparsi nelle campagne. Hanno studiato poco e quindi hanno una scarsa cultura e vengono facilmente attratte con false pro5 2017 Le Ragazze di Benin City


messe di lavori onesti in Europa, e perciò convinte a fare il “viaggio”, spesso sono proprio vendute dalle famiglie e messe nelle mani dei trafficanti anche contro la loro volontà. Alcune di loro sono del tutto analfabete. Un patto suggellato da un rituale “woodoo”. Una promessa che quando inizieranno a “lavorare” in Italia parte del loro guadagno andrà ai trafficanti che le fanno arrivare in Europa, pena la morte, disgrazie e conseguenze di tutti i tipi per i familiari rimasti in Nigeria. Un debito enorme, enorme dai 30 mila e fino ai 60 mila euro. Ma molte ragazze non conosco il reale valore dell’euro, abituate come sono a fare solo i conti in “naira” (la moneta della Nigeria). Reclutate anche nei campi profughi . Ad oggi si hanno notizie che ci sono sempre più ragazze che vengono reclutate anche nei campi profughi allestiti in Nigeria per ospitare le persone fuggite dalle violenze dell’integralismo islamico di Boko Haram. 6 2017 Le Ragazze di Benin City


Boko Haram che in questi anni ha provocato 25.000 morti, centinaia di villaggi bruciati, almeno mille tra chiese e scuole distrutte. Una violenza che attualmente costringe 2,7 milioni di persone a vivere nei campi profughi allestiti in Nigeria, in Niger e in Camerun. Quasi tutte vengono stuprate e violen tate già durante il “viaggio” attraverso il deserto verso la Libia. La Libia, paese in guerra e pericoloso, percorso da bande armate ovunque. Molte di queste ragazze sono costrette a prostituirsi nei bordelli di Tripoli e Bengasi, in attesa di un “passaggio” su un barcone verso l’Italia. Negli ultimi due anni in Italia sono arrivate più di 11.000 ragazze dalla Nigeria, più di 5.000 nel 2015 e oltre 6.300 nel 2016. Un flusso continuo e in aumento che dimostra la forza crescente della Mafia Nigeriana in Italia.

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Una su cinque è minorenne e l’80% è destinato al mercato della prostituzione forzata. In Italia arrivano già con un numero di telefono in tasca, è il numero della “mamam”, colei (donna nigeriana) che per loro ha organizzato il viaggio e che poi, per recuperare la spesa, le costringerà a prostituirsi. Ma le ragazze, al loro arrivo, questo non lo sanno, scopriranno l’inganno solo quando sono completamente nelle mani della loro “mamam” e dei loro aguzzini. Il mondo del volontariato fa molto per queste ragazze cercando di individuarle già durante lo sbarco o andando nelle strade dove si prostituiscono, ma anche il molto è troppo poco. Imbrigliato da una legge sull’immigrazione (la Bossi-Fini) che, senza una denuncia specifica della vittima, considera queste ragazze semplicemente “clandestine”, migranti economiche e quindi destinate all’espulsione.

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Il governo italiano ha varato recentemente il “Piano Nazionale anti-tratta”, un piano che mira ad individuare già durante gli sbarchi le vittime di questo traffico, e quindi ad indirizzare queste ragazze in un percorso protetto, al di fuori di quello dei centri di accoglienza classici. Ma se è vero che almeno l’80% delle ragazze nigeriane arrivate in Italia è, ad oggi, costretta a prostituirsi nel mercato italiano o in quello di circuiti europei, significa che c’è ancora qualcosa che non funziona. Costrette dai loro aguzzini a chiedere lo status di protezione internazionale. internazionale Una scappatoia legale per farle restare in Italia “legalmente”. In pratica si sfrutta i tempi lunghi delle risposte (dai 6-7 mesi di alcune città e fino ai 18 mesi e più di altre dove le cose funzionano male). E se anche la risposta sarà negativa, c’è poi sempre l’appello da fare nei tribunali, un altro anno e più. Un tempo in cui le ragazze vengono sfruttate, sfruttate e se anche fermate dalle forze 9 2017 Le Ragazze di Benin City


dell’ordine, sono rilasciate appunto perché in attesa di asilo e perché la prostituzione in se non è un reato, ma solo il suo sfruttamento. E quasi nessuna denuncia i suoi sfruttatori. Violentate e costrette a prostituirsi già nei Cara, Cara dove vengono ospitate in attesa della loro domanda d’asilo. Due recenti episodi di cronaca sono la dimostrazione del fenomeno e delle violenze che queste ragazze subiscono già dentro queste strutture che invece le dovrebbero proteggere. Il primo è avvenuto a metà dicembre 2016 nel foggiano vicino al Cara di Borgomezzanone, dove Victory, nigeriana di 23 anni, e stata bruciata quando era ancora viva. L’autopsia ha chiaramente dimostrato che la ragazza era solo stordita quando il suo assassino (o forse più di uno) le ha dato fuoco. Victory era nuda, non è chiaro se sia ribellata ad un tentativo di stupro oppure se abbia rifiutato di prostituirsi. 10 2017 Le Ragazze di Benin City


Il secondo episodio è avvenuto solo qualche giorno dopo al Cara di Mineo, in provincia di Catania, dove una giovane nigeriana è stata stuprata ripetutamente da quattro suoi connazionali che pretendevano che la ragazza si prostituisse. Violenze che si sono fermate solo quando la ragazza è riuscita a scappare e a denunciare tutto alla polizia che ha arrestato i 4 nigeriani stupratori. In Italia, Italia secondo la Caritas, ci sono 8090 mila donne costrette a prostituirsi, e almeno un terzo di esse è di origine nigeriana. Il gruppo etnico più numeroso. Ma senza domanda non ci sarebbe offerta. ferta Almeno nove milioni di maschi italiani (un terzo della popolazione maschile italiana) ha fatto sesso almeno una volta con una prostituta. Ben tre milioni di italiani frequentano abitualmente le prostitute. stitute Un mercato che vale un giro d’affari annuo di 5 miliardi di euro.

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Prefazione Tra il 2015 e il 2016 il numero di ragazze nigeriane arrivate in Italia dalla Nigeria è quadruplicato rispetto agli anni precedenti. Quasi tutte sono minacciate e costrette a prostituirsi, una su cinque è minorenne. In questo calendario, mese dopo mese, attraverso la storia di Dora, racconteremo del loro calvario di schiave sessuale, dalla loro partenza da “Benin City”, al loro arrivo in Italia e al loro sfruttamento. Dora è una ragazza arrivata in Italia nel 2015, ha 19 anni e oggi vive in una “casa protetta”

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Dora, 19 anni, ha dato 30mila euro ai trafficanti per arrivare da Benin City. Ora vive in Italia in una casa rifugio per vittime di abusi. L’appartamento, in un edificio di cemento grigio ai margini di una cittadina italiana di collina, è volutamente anonimo e 14 2017 Le Ragazze di Benin City


arredato con mobili dell’Ikea ricevuti in regalo. Dora è appollaiata su una poltrona e ha la voce rotta dall’emozione mentre racconta come è arrivata in questa casa rifugio per chi ha subìto violenze. A gennaio del 2015, in Nigeria, ha fatto un giuramento dopo il quale è stata fatta entrare illegalmente in Italia come una schiava costretta a prostituirsi. “Pensavo che quando sarei arrivata qui mi avrebbero cercato un lavoro, non sapevo che si trattasse di prostituzione” Dora ha 19 anni e aveva sperato di fuggire alla povertà della periferia di Benin City, la città in cui è nata. Si è indebitata per 30mila euro, in cambio del trasferimento in Italia e di un lavoro, con quella che si sarebbe poi rivelata un’organizzazione criminale. L’accordo, incoraggiato dalla sua famiglia, è stato stipulato durante una cerimonia religiosa traumatizzante. Un sacerdote juju (il woodoo) l’ha costretta a 15 2017 Le Ragazze di Benin City


bere una bevanda alcolica corretta con noce di cola, l’ha spogliata quasi completamente e poi le ha dato della biancheria intima, dicendole di obbedire a tutti gli ordini che avrebbe ricevuto. “Mi ha detto che se non avessi saldato il debito la maledizione mi avrebbe ucciso” Minuta, occhi scuri, Dora, un nome di fantasia per motivi di sicurezza, indossa un giubbotto di pelle chiara, jeans e sandali. Si mordicchia le unghie e giocherella con le sue lunghe trecce, forse un segno dell’ansia che ancora si porta dentro. Quella cerimonia juju era solo l’inizio di un viaggio di più di 3.700 chilometri durato cinque mesi, durante il quale ha attraversato l’Africa a bordo di pulmini, motociclette e jeep, fino alla Libia. Dora è una degli oltre 160mila migranti che nei primi undici mesi del 2015 hanno compiuto la pericolosa traversata in bar16 2017 Le Ragazze di Benin City


ca fino alla Sicilia. Tra loro c’erano molte ragazze destinate alla prostituzione. Sono passati ormai trent’anni da quando le prime prostitute nigeriane sono apparse di notte sulle strade italiane. Nel 2015 e nel 2016 però il mercato del sesso tra Italia e Nigeria ha vissuto un nuovo boom. Su oltre un milione di migranti arrivato in Europa dopo aver attraversato il Mediterraneo tra il 2015 e il 2016, un quinto è approdato in Italia. Tra questi, ci sono più di undicimila donne nigeriane, il quadruplo rispetto all’anno scorso. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) afferma che più della metà sono state portate qui per fare le prostitute. “In passato non abbiamo mai avuto cifre simili. La Libia è diventata uno snodo logistico e la condizione di schiavitù a cui sono costretti i migranti è andata peggiorando”

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Le più vulnerabili Secondo gli operatori umanitari, anche il profilo delle immigrate nigeriane sta cambiando: sono molto giovani, spesso hanno un’età inferiore a quella in cui di solito si hanno rapporti sessuali consensuali, e sono reclutate negli ambienti rurali, più poveri e meno istruiti della società. 19 2017 Le Ragazze di Benin City


“Queste vittime adolescenti sono facilmente manipolabili e sono attratte da cose superficiali” In passato i trafficanti procuravano alle donne nigeriane documenti falsi e le facevano arrivare in Europa in maniera meno rischiosa: in aereo, da Lagos fino a Roma, Amsterdam o Londra. Secondo gli esperti del traffico di esseri umani, su entrambi i versanti i funzionari dell’immigrazione chiudevano un occhio. Ma la guerra civile e il caos che si è creato in Libia hanno aperto un nuovo tragitto via terra e via mare molto più economico: non servono i passaporti falsi perché in molte frontiere i controlli non sono rigidi, e non c’è bisogno di acquistare i biglietti aerei. Ma è un tragitto estremamente pericoloso. Molte donne sono morte e molte altre hanno rischiato di morire già durante il viaggio. Dora è una di quelle che ha seguito questo nuovo tragitto. Durante il viaggio ha rischiato di morire di fame nel deserto e 20 2017 Le Ragazze di Benin City


le hanno rubato tutti i soldi. “Più di una volta hanno cercato di violentarci”, racconta. A Tripoli, la capitale libica distrutta dalla guerra, ha abitato da un nigeriano che spesso si ubriacava e diventava violento. Una sera l’ha presa a calci nello stomaco e l’ha spinta per terra. “Mi ha picchiata con una cintura, come una capra, diceva che non ci stavamo comportando come si deve, e che non dovevamo pensare di poterci comportare così con i nostri clienti in Italia” Dora ricorda di aver chiesto: “Come sarebbe a dire clienti?”, e di essersi sentita rispondere: “Non sapete che una volta in Italia farete le prostitute?”. Qualche settimana più tardi è partita via mare da una spiaggia della città costiera di Sabratah verso le coste europee, su un gommone sovraffollato che ha rischiato di capovolgersi.

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“Quando ho visto il gommone mi sono messa a tremare e ho pregato”. Le nigeriane entrate illegalmente in Europa per contribuire al mercato del sesso non sono come i profughi scappati dai campi di battaglia di Siria, Afghanistan e Iraq. E non sono in fuga da regimi repressivi come quello eritreo. Anche se non scappano da una guerra o da una dittatura, fuggono da qualcos’altro: l’impossibilità di avere un futuro nel luogo dove sono nate, dove solo un’élite ha beneficiato della ricchezza proveniente dalle esportazioni petrolifere. Le nigeriane in Italia sono tra le vittime “più vulnerabili” di questa moderna forma di schiavitù, le loro sofferenze “diventano invisibili, la natura del reato spinge queste ragazze a rimanere nascoste” Il traffico di esseri umani è in crescita in molti paesi, e aumenta di pari passo con la modernizzazione delle reti criminali e 22 2017 Le Ragazze di Benin City


la loro capacità di adattarsi a un contesto in cui masse di persone vulnerabili sono in movimento. Secondo le Nazioni Unite, lo sfruttamento dei migranti, che sia per lavoro forzato, adozione o commercio degli organi, avviene in tutti i continenti e utilizza più di cinquecento percorsi diversi. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ritiene che in tutto il mondo ci siano 21 milioni di vittime del lavoro forzato, e tra queste 4,5 milioni sono sottoposte allo sfruttamento sessuale. Come dimostra la storia di Dora, nei paesi ricchi e industrializzati, compresi quelli dell’Unione europea, c’è un mercato che sfrutta queste vittime. In Italia, il problema è particolarmente grave: è il paese dove ci sono più casi di sfruttamento sessuale tra i 28 dell’Unione, a causa della combinazione tra posizione geografica nel Mediterraneo meridionale, potere della criminalità organizzata locale nelle regioni povere, in cui lo stato è debole, e forte domanda di servizi sessuali. 23 2017 Le Ragazze di Benin City


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Saldare il debito La città di Cuneo, in Piemonte, è nota per le sue vallate lussureggianti, i tartufi bianchi e i vini rossi corposi. Niente di tutto questo, però, ha mai sfiorato Rose, una prostituta nigeriana di 22 anni che in una rigida mattina di un lunedì di metà novembre aspettava i clienti in una stazione di servizio. 25 2017 Le Ragazze di Benin City


È arrivata in Italia nel 2013 e non vuole dire quanti soldi deve ancora ai trafficanti, né per quanto tempo ancora dovrà fare la prostituta. Secondo un rapporto di Save the Children, una prostituta nigeriana ci mette fra i tre e i sette anni a saldare i suoi debiti, spesso lavorando ogni notte, e a volte anche di giorno. “Inoltre è costretta a pagarsi le bollette di casa e perfino l’affitto del pezzo di marciapiede che usa per lavorare” Le lavoratrici del sesso ricevono 20 euro per ogni prestazione e spesso sono picchiate dalle loro sfruttatrici se al ritorno non portano abbastanza soldi. Se restano incinte, spesso sono costrette ad abortire in condizioni rischiose. “Credo di essere nata nel posto sbagliato”, dice Rose parlando della Nigeria. “Forse Dio mi aiuterà presto” Una notte un gruppo di volontari cattolici di un’associazione di volontariato offre a 26 2017 Le Ragazze di Benin City


lei e alle altre prostitute della zona, tè freddo e cornetti. Cercano di convincere Rose a scappare dai trafficanti e andare in una delle loro case rifugio. Rose, che ha un figlio di sette anni in Nigeria, rifiuta. “Cambiare è pericoloso. Devo pagare i miei debiti e prendermi cura di me stessa e della mia famiglia” L’associazione ha ottenuto alcuni successi. All’inizio dell’anno i volontari sono riusciti a intercettare Mary, una ragazzina di tredici anni arrivata in Italia ad agosto. Era stata venduta ai trafficanti da suo fratello, che l’aveva sottoposta a un tipico rituale juju durante il quale avevano versato il suo sangue e le avevano strappato alcuni peli pubici. Durante il viaggio è stata stuprata e costretta a prostituirsi per due mesi in Libia prima di fare un viaggio di sette giorni nel Mediterraneo, diretta in Italia. 27 2017 Le Ragazze di Benin City


Mary è crollata alle tre del mattino davanti alla stazione ferroviaria di Cuneo, alla sua seconda notte di lavoro. È stata soccorsa e portata in ospedale. Katiuscia, una volontaria che da anni aiuta le vittime nigeriane in Italia, l’ha vista lì. “Le condizioni in cui l’ho trovata erano orribili. Erano le nove del mattino e faceva un caldo soffocante. Questa ragazzina era su una barella nell’angolo di una stanza buia, nascosta sotto una pesante coperta di lana” Oggi Mary è in un luogo sicuro in attesa di essere affidata a una famiglia adottiva. Quando l’ho incontrata nell’ufficio della casa famiglia, teneva la testa bassa ed evitava il contatto visivo. Più tardi a cena ha sorriso, ma ha risposto con poche parole a qualche domanda: per esempio se suo padre sapeva che lavoro faceva qui. Ha detto “no” e poi ha chiesto il permesso di lasciare la stanza. “La sua è una tragedia. Come può una madre abbando28 2017 Le Ragazze di Benin City


nare sua figlia e come può un fratello vendere la sorella di dodici anni?â€?

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Benin City Dora, Rose e Mary non vengono da un posto qualsiasi, ma da Benin City, a circa seimila chilometri di distanza da Roma. La città della Nigeria meridionale è diventata poco alla volta uno dei principali snodi del traffico di esseri umani nel continente africano.

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A Benin City, un milione di abitanti, quasi tutti conoscono qualcuno che è andato in Europa “in cerca di opportunità lavorative”, un’espressione che spesso allude a un futuro pericoloso nella prostituzione. A quanto si dice, il ruolo sproporzionato che la città ha nell’industria illegale del sesso in Europa affonda le sue radici nella coltivazione di pomodori. Negli anni ottanta gli uomini di Benin City che lavoravano nelle aziende agricole italiane scoprirono che potevano “arrotondare lo stipendio” quando si resero conto che ad alcuni abitanti del posto piacevano le donne nigeriane, che a volte accompagnavano i lavoratori. “Gli uomini tornavano in Nigeria e prendevano una fidanzata, delle amiche o perfino le sorelle per portarle in Italia. Era un modo efficace per guadagnare soldi. Penso che sia questo il motivo per cui il fenomeno è dilagato”

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Spesso era richiesta la complicità dei familiari. “Una madre vende la figlia, e altri componenti della famiglia vendono le sorelle o le cugine perché non ci vedono niente di male. Per loro è un modo di aiutarle a raggiungere l’Italia. È così che la prostituzione è arrivata qui” Alcune suore italiane sono state mandate a Benin City all’inizio del 2015, sono le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Hanno il compito di gestire una casa rifugio per le donne vittime di tratta che sono tornate in Nigeria e stanno cominciando un percorso di transizione che le riporti a qualcosa di simile alle loro vite passate. “Quella della mafia nigeriana è una rete molto forte e prima di poter reagire e combatterla devi riuscire a mettere in campo un’altra rete, ancora più forte. Gli esseri umani non dovrebbero trarre profitto dalle prestazioni sessuali, perché siamo stati creati a immagine e so33 2017 Le Ragazze di Benin City


miglianza di Dio, perciò la nostra dignità conta molto di più” Tenuto conto delle condizioni di vita a Benin City, è facile convincere le ragazze e le donne che ci abitano a mettere a repentaglio la propria dignità. I bambini vanno a scuola e saltellano su strade piene di solchi lasciati dalla pioggia dopo una giornata in una classe sovraffollata. Una volta cresciuti, la maggior parte di loro si fermerà davanti allo stesso ostacolo: la famiglia non può permettersi di pagare le rette scolastiche per arrivare fino al diploma. Gli adolescenti sono spesso costretti a lavorare con i genitori fuori città nei campi di patate dolci. I più fortunati trovano qualche lavoro part-time nel negozio di abiti o nel bar di un parente.

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La vita nel mondo ricco Se c’è una cosa che hanno di solito i ragazzi e le ragazze di Benin City è il tempo. Tempo per starsene seduti su una sedia di plastica davanti al salone da parrucchiera di un’amica o per bighellonare nell’atrio di un centro commerciale. Ma anche per guardare video musicali che mostrano uno scintillante mondo occiden36 2017 Le Ragazze di Benin City


tale lontano dal loro e desiderare una vita lì. Con la TV satellitare e gli smartphone è facile formarsi l’immagine di una vita affascinante in Europa, racconta Roland Nwoha, che proprio a Benin City gestisce Idia Renaissance, un ente benefico locale a sostegno delle vittime della tratta e che rientrano dall’Europa “Lì vedono dei cambiamenti che qui non avvengono” Benin City sarà anche uno snodo importante della tratta di donne tra Europa e Africa, ma i problemi che ci sono qui sono diffusi in tutta la Nigeria. Il paese è pieno di risorse e viene spesso definito ricco di potenzialità, che non sono sfruttate per varie ragioni, compresa la corruzione. È un umido pomeriggio di novembre e nel pieno di un ingorgo del traffico suor Bibiana, che si trova a Benin City con altre consorelle delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. inveisce contro 37 2017 Le Ragazze di Benin City


il governo (nigeriano) per le pessime condizioni dei servizi di base nella città. Un disprezzo particolare è però indirizzato ai trafficanti. “Traggono profitto dall’ignoranza e dalla povertà della gente”

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Irene Irene, che oggi è tornata a Benin City, era una delle donne portate in Italia in aereo quando il traffico cominciò a svilupparsi, più di dieci anni fa. Figlia di agricoltori, all’epoca appena ventenne, fu avvicinata da un amico di famiglia che raccontava di avere una sorella “laggiù” e di poterle organizzare il viaggio per un costo non precisato. 40 2017 Le Ragazze di Benin City


Irene aveva da tempo lasciato la scuola e non aveva prospettive lavorative. Immaginava di poter aiutare la famiglia andando a lavorare all’estero. L’amico le disse: “Quella è la terra dell’uomo bianco, è meglio della Nigeria”, ricorda lei. Dopo un lungo volo e pochi mesi, Irene lavorava nelle strade di Brescia. La “sorella” del trafficante in realtà era una tenutaria che sfruttava Irene e altre quattro donne tenute in ostaggio in un appartamento. Dal giorno del suo arrivo e ogni notte dell’anno successivo Irene è stata costretta “ad andare sulla strada principale”, un’espressione nigeriana che indica la prostituzione. “Gli uomini (italiani) sono davvero stupidi. Hanno una donna adorabile a casa e vengono comunque per strada a cercare una ragazza. Sono pazzi. Alcuni hanno una fidanzata. Un disastro. Gli piace tradire” 41 2017 Le Ragazze di Benin City


Irene dava ogni giorno i soldi alla sua sfruttatrice e poteva tenere per se solo piccole somme per acquisti che dovevano essere approvati, come creme per la pelle o prodotti per i capelli. Non le è mai stato detto quanti soldi avrebbe dovuto pagare in tutto per saldare il suo debito e non riusciva a mandare soldi a casa. “Sei solo una schiava, non puoi muoverti, non puoi nemmeno fare una telefonata”, racconta lei. La sfruttatrice, che viveva con un marito italiano e il loro figlio in un appartamento vicino, passava spesso in auto di notte per controllare che le ragazze fossero sulla strada a lavorare. Irene scappò durante una retata della polizia nell’appartamento in cui viveva. Si era fatta molto male alla schiena ed è stata portata alla Caritas, dove ha trascorso qualche mese di convalescenza. È tornata a Benin City solo dieci anni dopo, e nel frattempo ha avuto quattro figli con un nigeriano che non riusciva a mantener42 2017 Le Ragazze di Benin City


la con i pochi soldi che guadagnava lavorando nei campi. Oggi Irene ha 36 anni, e comincia a piangere quando parla del padre dei suoi figli che l’ha abbandonata non appena ha scoperto che in Italia faceva la prostituta: “Quando sporchi tutto quanto, non vali più niente, sei persa. Quando trovi un uomo serio e lui vede il modo in cui il tuo corpo è stato sporcato, è doloroso”

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Sfuggire agli sfruttatori In teoria non dovrebbe essere difficile per una schiava sessuale nigeriana sfuggire ai trafficanti una volta arrivata in Europa. Da quando arrivano al primo porto italiano fino ai lunghi giorni e alle lunghe notti sulla strada, spesso sono avvicinate da operatori umanitari che cercano di convincerle a scappare, e da poliziotti che 45 2017 Le Ragazze di Benin City


controllano i loro documenti. In alcuni casi sono i clienti pentiti che provano ad aiutarle a scappare. Eppure è rarissimo che una donna nigeriana denunci i trafficanti, anche per questo è così difficile rompere questa rete. I giuramenti juju (rituale woodoo) come quelli fatti da Dora e Mary, esercitano un’enorme pressione psicologica su queste donne. “Hanno un grande potere su di loro e per un europeo non è facile dire ‘non ci devi credere’”, afferma Elisa Massariolo, una consulente del comune di Venezia che lavora con le vittime della tratta. La presenza e l’attenzione della sfruttatrice, una figura chiave nella rete criminale del traffico, è un ulteriore ostacolo. È lei a raccogliere i soldi e a controllare le azioni quotidiane delle vittime. “Le terrorizza e le minaccia”, spiega un operatore di Save the Children che ha a che 46 2017 Le Ragazze di Benin City


fare ogni giorno con prostitute nigeriane a Roma. PiÚ in generale, le vittime sono in balia delle gang nigeriane, diventate negli anni sempre piÚ spietate e sofisticate. Alcuni pubblici ministeri italiani hanno fatto risalire le loro radici ai gruppi criminali provenienti dalle confraternite delle università nigeriane, in conflitto tra loro dagli anni settanta. Un rapporto del 2014 dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) svela come due di questi gruppi, Eiye e Aye, siano attivi in Italia almeno dal 2008 e li descrive come molto organizzati e coinvolti nel traffico di prostitute e di droga.

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Gli arresti In Italia i trafficanti ricevono anche sostegno locale, sul posto. Secondo l’ufficio speciale delle Nazioni Unite sulla tratta degli esseri umani, per svilupparsi così tanto la criminalità nigeriana ha dovuto necessariamente godere di “un certo livello di consenso” da parte del crimine organizzato in Italia. “Si è creata una sorta di divisione del lavoro” 49 2017 Le Ragazze di Benin City


Le mafie tradizionali italiane non hanno una grande vocazione nello sfruttamento della prostituzione. “Cosa Nostra” (per esempio) non l’ha mai fatto perché va contro i suoi codici etici, che puntano a tenere insieme le famiglie. “Questo però non significa che non possa ricavare dei soldi consentendo ad altri di farlo” Da alcuni segnali sembrerebbe che l’Italia stia cominciando ad affrontare il problema. Tra ottobre e novembre del 2016 la polizia italiana ha arrestato 17 persone a Palermo e in altre città italiane, tra cui una presunta sfruttatrice. Sono stati accusati di traffico di esseri umani, favoreggiamento della prostituzione e dell’immigrazione clandestina – leggi A metà novembre poi, le autorità di Barcellona (in Spagna) hanno arrestato 21 nigeriani, comprese sei donne, per sfruttamento sessuale. Ed infine arrestato a Pa50 2017 Le Ragazze di Benin City


dova il 36enne nigeriano considerato il capo della cellula della “mafia nigeriana” in Italia denominata “Black Axe” Secondo l’OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni), questo dimostra che il traffico si sta diffondendo oltre l’Italia, soprattutto in Francia, Germania, Spagna e Austria. Secondo la National Crime Agency, nel Regno Unito, tra le vittime della tratta di donne il gruppo delle nigeriane in Italia è il più numeroso, e in Europa è secondo solo a quello delle albanesi. Da quando in Nigeria nel 2003 è stata istituita l’agenzia per combattere il traffico di esseri umani sono stati arrestati più di cento trafficanti. Secondo le vittime, però, l’agenzia non arresta i responsabili del traffico in Nigeria: i sacerdoti juju. Per le nigeriane che riescono a scappare dalla prostituzione, il recupero può essere molto difficile. La legge italiana offre protezione immediata, e un permes51 2017 Le Ragazze di Benin City


so di soggiorno, ma solo alle vittime di traffico che denuncino i componenti i loro sfruttatori, e questo è un limite che riconsegna molte ragazze che non hanno il coraggio di denunciare ai loro sfruttatori. Le ragazze che accettano il percorso della protezione sociale vengono portate in case rifugio dove per un periodo di tempo non hanno il permesso di usare i social network o il telefono, tranne che per contattare i familiari. L’obiettivo è che nel giro di due anni imparino l’italiano, si integrino nella società e trovino un lavoro. Alcune ragazze che parlano inglese hanno trovato lavoro negli alberghi, ma sempre più spesso le vittime nigeriane sono analfabete e questo rende molto difficile l’integrazione, soprattutto se alla mancata istruzione si aggiunge la xenofobia.

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“Non posso fare a meno di notare come in Italia l’atteggiamento nei confronti degli stranieri non sia molto positivo, anche quando hanno ottime competenze. Non le assumono nei ristoranti neanche se restano confinate in cucina. Non le vogliono, ed è davvero difficile per queste ragazze il percorso di integrazione” Di fronte a queste difficoltà, alcune di loro si arrendono e tornano a lavorare per strada, in balia dei trafficanti. Altre tornano in Nigeria, se possono farlo senza correre rischi. Secondo l’OIM, tra il 2015 e il 2016 circa 500 donne sono rientrate in Nigeria aderendo al programma di ritorno e reinserimento volontario assistito.

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Grace, 22 anni, ha fatto la prostitu ta a Napoli e ora è ritornata in Nige ria. Vuole aiutare le altre ragazze a evitare di finire sulla strada Grace, 22 anni, che ha fatto per tre settimane la prostituta a Napoli, è tra quelle che sono tornate. Oggi vive con la sua famiglia, e fa lo stesso lavoro che faceva prima di andare in Europa. Vuole avviare 55 2017 Le Ragazze di Benin City


una sartoria tutta sua per potersi mantenere, e alla fine, spera, sposarsi e “sistemarsi”. Indossa un giubbotto di jeans slavato senza maniche pieno di strass, e ci racconta a bassa voce dei suoi giorni sulla strada, quando ogni notte andava a letto con un numero variabile tra i due e i dieci clienti. Una volta si è perfino vista puntare contro una pistola da un uomo che l’ha costretta a uscire dall’auto dopo aver fatto sesso senza pagarla. Oggi vuole impedire che altre giovani donne di Benin City subiscano lo stesso destino. “Gli dico che laggiù non c’è alcuna possibilità. Ma loro vogliono andare a vedere di persona” È preoccupata soprattutto per le ragazze che scelgono di fare il viaggio attraverso la Libia. “C’è un modo per fermarle?”, si chiede ad alta voce. “Rischiano la vita per niente” Grace ha lasciato l’Italia sette mesi fa. “Ora almeno sono me stessa. Quando vi56 2017 Le Ragazze di Benin City


vevo lÏ, non lo ero. Non mi sentivo bene a fare una cosa che non mi piaceva, a vedermi imposto uno stile di vita che non era il mio. LÏ vivevo la vita di un’altra, non la mia�

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Imparare l’italiano Dora, dal canto suo, ha cominciato a pensare alla fuga nel momento stesso in cui ha capito di essere destinata alla prostituzione. La sua determinazione si è fatta ancora piĂš forte quando ha raccontato a un ragazzo che aveva conosciuto a Sabratah (in Libia) che la sua protettrice non era 59 2017 Le Ragazze di Benin City


riuscita a mandarle i soldi per comprarsi da mangiare. “Mi ha detto che se fosse stato al mio posto sarebbe scappato, perché la tenutaria si stava comportando già malissimo con me” Quel ragazzo le ha spiegato anche che il suo debito di 30mila euro con i trafficanti era l’equivalente di sei milioni di naira nigeriani, almeno il doppio rispetto a quello che aveva immaginato. “Pensavo fosse un milione o due (di naira), e lui mi dice: ‘Sai quanto dovrai pagare? Sei milioni’. L’ho guardato a bocca aperta, così” La fortuna ha risparmiato a Dora il destino riservato a molte migliaia di vittime del traffico una volta arrivate in Sicilia. È svenuta al porto, subito dopo lo sbarco, ed è stata ricoverata per undici giorni in ospedale.

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Quando è stata dimessa il gruppo di nigeriani con cui aveva viaggiato era già partito e lei ha potuto raccontare la sua storia alla polizia e ai funzionari dell’OIM. “Non dimenticherò mai i suoi occhi”, dice uno di loro, “era evidente che stava implorando di essere aiutata” Dora trascorre le sue giornate cercando il coraggio di uscire ed esplorare il suo nuovo quartiere, nonostante il timore che la gang nigeriana che l’ha portata qui illegalmente torni a darle la caccia. Sta cominciando a imparare l’italiano e sogna di diventare un’attrice. Per il momento è felice di essere libera. “Il mio dio è più grande del juju”

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La mia vicenda personale inizia cosĂŹ

Da piccola, alla periferia di Benin City, sognavo che il papà la smettesse di maltrattare mamma che era la sua seconda moglie. In Nigeria anche oggi è permessa la poligamia. La mamma sopportava tutto pur di farci mangiare . Nove tra fratelli e sorelle, 5 dalla moglie uno e 63 2017 Le Ragazze di Benin City


4 dalla moglie due, e mia madre (moglie due) doveva provvedere a tutti, anche ai figli non suoi. Un Angelo, la nonna materna, mi ha portata via da quell’inferno. Se non fosse stato per lei avrei subìto l’odiosa pratica dell’infibulazione (taglio del clitoride) anch’io come le mie sorelle. Questa grande donna mi ha fatto studiare pagando i miei studi fino al diploma (in Nigeria si paga anche per andare alla scuola dell’obbligo). Finiti gli studi sognavo l’Europa, e allora mio padre, per farmi contenta, mi ha “VENDUTA” in cambio di pochi dollari a dei “signori eleganti” e ben vestiti che mi hanno fatto arrivare in Italia. Era nella primavera del 1995. Prima città Torino, Torino e quei “signori eleganti” mi presero a forza e, alla pre64 2017 Le Ragazze di Benin City


senza della mia prima madame, mi violentarono (ripetutamente per tre giorni di seguito), mi dissero che dovevo imparare il mestiere. Non avevo ancora compiuto i miei 21 anni. (Maris Davis .. da Parlo di me, 2010)

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Nacque una bambina, là dove la terra è assetata, là dove gli uomini bianchi rubano le ricchezze del sottosuolo dell'Africa, là dove uomini senza scrupoli inquinano, uccidono, e fanno le guerre. Nacque buona e con la curiosità di scoprire il mondo. Si guardò intorno e scoprì che il mondo in cui era nata è fatto di 67 2017 Le Ragazze di Benin City


fame, morte e miseria. Fu vestita di stracci. Un giorno gli raccontarono di un mondo più bello, al di là del mare. Dove il cibo era tanto da essere gettato in grossi bidoni. Dove si poteva lavorare, dove c'era la libertà e il benessere. Pensò che poteva prendere per sé quel cibo scartato, e per arrivarci attraversò il deserto e soffrì la sete. Lasciò la sua famiglia e le sue poche cose per un passaggio verso l'altro mondo. Viaggiò di notte, stipata in una carena, vide partorire bambini morti, vide morire i suoi giovani compagni, vide altre donne che venivano violentate, e pensava a quanto lontana era adesso la sua famiglia, ebbe freddo e paura di morire. Giunse viva all'altro mondo ma fu incriminata per aver toccato quella terra senza permesso, le fu consegnato il foglio di via, e allora fuggì. Non trovò cibo, ma solo altra disperazione, e fu costretta a 68 2017 Le Ragazze di Benin City


fare cose che mai avrebbe pensato di fare nella sua vita. Le speranze in frantumi, gli affetti lontani, la fortuna di quei passanti indifferenti e il dolore di sentirsi punita dalla vita gli indurirono il cuore. E tanta fu la sofferenza che divenne rabbia, poi dolore, poi rassegnazione .. si mise a piangere, pensando alla sua famiglia e al luogo dove era nata.

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Caro Cliente “Papagiro” che sei venuto da me per comprare sesso Una lettera scritta da Chantal B. Dana, ragazza nigeriana che oggi vive a Toronto (in Canada) dove frequenta un master in lingua e letteratura inglese e studia come interprete e traduttrice della lingua italiana, una lettera indirizzata ad "un ipotetico ex-cliente". Chantal a Toronto è inoltre attiva tra le numerose comunità italiana e nigeriana dove collabora come mediatrice culturale. Chantal, già vittima di tratta, arriva in Italia nel 2005 e quindi al pari di tantissime altre ragazze nigeriane, è costretta a prostituirsi. Nel 2007 conosce Maris Davis che la convince a denunciare la sua mamam e i suoi "capi", contribuendo così a smascherare un rete di nigeriani che costringevano altre ragazze a prostituirsi tra il Friuli e il Veneto. Si trasferisce a Toronto, in Canada, dove si iscrive all'Università e inizia così il suo percorso di studi e di lavoro.

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Caro cliente "papagiro" .. Se pensi che io mi sia mai sentita attratta da te ti sbagli di grosso. Non ho mai avuto il desiderio di andare a fare "quel lavoro", neppure una volta. L’unica cosa che avevo in mente era prendere soldi in fretta per pagare il mio debito con la "mamam" Non confondere questo con i "soldi facili", non è mai stato facile fare sesso per soldi. Veloce, sì. Perché io ho imparato rapidamente i molti trucchi per farti "venire" il più presto possibile, di modo che tu ti togliessi da sopra di me, da sotto di me o da dietro di me, non volevo sentire la puzza della tua pelle che toccava la mia. E no, tu non mi hai mai eccitata durante il rapporto sessuale. Ero una grande attrice. Per due anni ho avuto l’opportunità di esercitarmi gratis. Perché mentre tu mi palpeggiavi, mi leccavi, mi penetravi, i miei pensieri erano sempre da qualche altra parte. Una qualche parte in cui non avevo a che fare con te che succhiavi via il rispetto di me stessa, senza impiegare neppure 10 secondi per renderti conto 71 2017 Le Ragazze di Benin City


di cosa sia stata in realtà la situazione, o per guardarmi negli occhi. Se hai pensato che mi stavi facendo un favore pagandomi per 30 minuti o per un’ora, ti sbagliavi. Preferivo averti dentro e fuori nel minor tempo possibile. Quando hai creduto di essere il mio nobile salvatore, chiedendo come mai una ragazza carina come me stava in un posto come quello, hai subito perso l’aureola con la frase successiva che mi chiedeva di stare sdraiata sulla schiena, e poi hai messo il maggior impegno possibile a tastare il mio corpo con le tue manacce. A dire il vero, avrei preferito che tu ti fossi messo sulla schiena e mi avessi lasciato fare il mio "lavoro" Quando hai pensato che potevi incrementare la tua mascolinità portandomi all'orgasmo, sappi che fingevo. Avrei potuto vincere una medaglia d’oro da quanto bene fingevo. Fingevo così tanto che ha volte ho perfino riso di te senza che tu te ne accorgessi. Che ti aspettavi? Forse quel giorno non eri il primo cliente. 72 2017 Le Ragazze di Benin City


Forse eri il terzo, o il quinto, o magari il decimo, chissà. Ho spesso perso il conto. Credevi sul serio che io fossi in grado di eccitarmi mentalmente o fisicamente facendo sesso con uomini che non avevo scelto? Non è mai successo. I miei genitali bruciavano, per il lubrificante e i preservativi. Ed ero stanca. Così stanca che spesso dovevo stare attenta a non chiudere gli occhi per la paura di addormentarmi mentre continuavo a "gemere" automaticamente. Se hai pensato di pagare per la lealtà o le due chiacchiere, pensaci un’altra volta. Io avevo interesse zero per le tue scuse. Non me ne fregava nulla che tua moglie avesse dolori pelvici e che tu non potevi stare senza sesso, né di qualsiasi altra patetica scusa hai offerto per essere venuto a comprare sesso da me. Quando hai pensato che io ti capivo e provavo simpatia per te, era tutta una balla. Non avevo altro che disprezzo nei tuoi confronti e allo stesso tempo tu distruggevi qualcosa dentro di me. Tu seminavi il dubbio in me, 73 2017 Le Ragazze di Benin City


il dubbio che tutti gli uomini fossero cinici e sleali come lo eri tu. Quando hai lodato la mia apparenza, le mie tette, il mio corpo o le mie abilità sessuali, sarebbe stato lo stesso se tu mi avessi vomitato addosso. Tu non vedevi la persona dietro a quella maschera che mi mettevo addosso ogni volta che mi pagavi perché aprissi le gambe per te. Tu vedevi solo quello che confermava la tua illusione di una donna eccitante provvista di un insaziabile desiderio sessuale. In realtà tu non hai mai detto quel che pensavi io volessi sentire. Invece, hai detto quel che tu stesso avevi bisogno di sentire. Dire quello era necessario a preservare la tua illusione e al prevenirti dal riflettere sul come ero finita là a vent'anni. Non ti importava nulla sapere se ero "costretta" a farlo perché se tornavo senza soldi la "mamam" mi picchiava. Perché tu avevi un solo scopo, che era quello di dimostrare il tuo potere pagandomi per usare il mio corpo come più ti piaceva. 74 2017 Le Ragazze di Benin City


Quando appariva una goccia di sangue sul preservativo era perché mi erano appena venute le mestruazioni. Era perché il mio corpo era una macchina, una macchina che non doveva interrompersi per il ciclo mensile, perciò inserivo una spugna nella "figa" quando avevo le mestruazioni perché la mia "mamam" mi costringeva a scendere in strada anche se le mestruazioni mi facevano male. E no, non sono andata a casa dopo che tu hai finito. Ho continuato a lavorare, dicendo al cliente successivo la stessa identica storia che avevi sentito tu. Ma tu eri così preso dalla tua frenesia che una piccola goccia di sangue mestruale non ti ha fermato. Quando arrivavi con oggetti, lingerie, costumi o giocattoli sessuali, e volevi il gioco di ruolo erotico, la mia macchina interiore prendeva il controllo. Io ero disgustata da te e dalle tue spesso malate fantasie. Lo stesso vale per le volte in cui hai sorriso e mi hai detto che dimostravo 17 anni. Non 75 2017 Le Ragazze di Benin City


aiutava che tu ne avessi 50, 60, 70 o fossi ancora più vecchio. Quando hai regolarmente violato i miei limiti, sia baciandomi, o inserendo le tue dita dentro di me, o togliendoti il condom, lo hai fatto sapendo perfettamente che era contro le regole. Stavi esaminando la mia capacità di dire di no. E te la godevi. Quando non obiettavo abbastanza chiaramente, o quando spesso semplicemente ignoravo la cosa, tu la usavi in modo perverso per mostrare quanto potere avevi e come potevi oltrepassare i miei limiti. Quando infine ti dicevo di andartene e chiarivo che non volevo più averti come cliente se non potevi rispettare le regole, tu insultavi me e il mio ruolo come "prostituta". Eri minaccioso e cafone. Quando tu compri sesso, ciò dice molto di te, della tua umanità e della tua sessualità. Per me, è un segno della tua debolezza, anche se tu la confondi con un senso malato di potere e status.

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Tu pensi di avere un diritto. Voglio dire, le prostitute sono là fuori comunque, giusto? Ma loro sono prostitute solo perché uomini come te sono messi di traverso a una relazione sana e rispettosa fra uomini e donne. • Le prostitute esistono solo perché uomini come te sentono di avere il diritto di soddisfare le loro urgenze sessuali usando gli orifizi dei corpi di altre persone. • Le prostitute esistono perché tu e i tuoi pari pensate che la vostra sessualità richieda l’accesso al sesso quando vi pare e piace. • Le prostitute esistono perché tu sei un misogino e perché sei più preoccupato dei tuoi bisogni sessuali che delle relazioni in cui la tua sessualità potrebbe davvero fiorire. Quando compri sesso, ciò rivela che non hai trovato il fulcro all'interno della tua stessa sessualità. Mi dispiace per te, davvero. Rivela che sei così mediocre da pensare che il sesso giri tutto attorno 77 2017 Le Ragazze di Benin City


all'eiaculare nella vagina di un’estranea. E se una non è portata di mano, il luogo dove puoi pagare una donna sconosciuta per poterti svuotare in una gomma mentre sei dentro di lei non è mai più lontano di giù in strada. Che uomo insignificante e frustrato devi essere. Un uomo incapace di creare relazioni profonde e intime, in cui la connessione scorre più profondamente della tua sola eiaculazione. Per eiaculare non serve sempre mettere il "cazzo" dentro una vagina, a volta basta la tua stessa mano e una buona e sana masturbazione. Un uomo che esprime i suoi sentimenti tramite i suoi orgasmi, che non ha la capacità di verbalizzarli, ma preferisce canalizzarli tramiti i suoi genitali per liberarsene. Che mascolinità fiacca. Un uomo che sia tale non si degraderebbe mai pagando per il sesso. Non so fin dove la tua umanità arrivi, ma io credo nel bene nelle persone, anche in 78 2017 Le Ragazze di Benin City


te. So che, nel profondo, hai una coscienza. So che ti sei chiesto in silenzio se quel che facevi era eticamente e moralmente giustificabile. Io so anche che difendi le tue azioni e che è probabile tu pensi di avermi trattata bene, di essere stato gentile, di non aver inteso violare i miei limiti o di non averlo proprio fatto. Ma, la sai una cosa? Questo si chiama evitare le tue responsabilità. Tu non stai affrontando la realtà. Tu illudi te stesso pensando che le persone che compri non sono comprate. Non sono forzate alla prostituzione. Forse pensi persino di avermi fatto un favore e di avermi concesso una pausa parlando del tempo o massaggiandomi un pochino prima di penetrarmi. Tutto quel che hai fatto è stato confermarmi che non valevo nulla di più, che ero una macchina, la cui funzione principale era permettere ad altri di sfruttare la mia sessualità. Io ho avuto molte esperienze durante la mia attività di "schiava sessuale". Ciò mi mette in grado di scriverti questa lettera. 79 2017 Le Ragazze di Benin City


Ma è una lettera che avrei preferito molto non scrivere. Queste sono esperienze che vorrei aver evitato. Tu, naturalmente, pensi a te stesso come a uno dei clienti gentili, ma non esistono clienti gentili. Esistono solo quelli che confermano alle donne la visione negativa che esse hanno di se stesse. Sinceramente, la tua Chantal

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Il cliente è di tutte le età, ed è sempre più violento Non c’è un cliente tipo e vi è una bassa percezione del rischio. La violenza è aumentata e durante la settimana vi sono anche le giornate “dello sballo” Abbiamo fatto un’indagine tra le ragazze costrette a prostituirsi nella zona di Mestre, ma è un racconto che può valere per tutta Italia. L’unico dato comune è che i clienti sono di tutte le età, dai 18 ai 70 anni. Alcune ragazze ci confessano che a volte sono gli stessi padri che portano i figli 15-16-17enni affinché imparino a fare sesso. Il cliente vuole sempre la “novità”, quindi va a cercare le ragazze appena arrivate. I clienti sono per la maggior parte sposati o fidanzati. Sono più violenti rispetto al passato. Una volta erano gli stranieri provenienti dai paesi dell’Africa mediterranea ad essere violenti con le 81 2017 Le Ragazze di Benin City


nigeriane, oggi anche gli italiani che considerano queste ragazze solo “oggetti” pagati per il semplice piacere sessuale. Molti fanno uso di alcol e di sostanze stupefacenti, alcuni sono ex tossici. Una caratteristica comune a molti è che richiedono prestazioni particolari, soprattutto senza preservativo. Spesso chiedono di filmare l’atto sessuale son lo smartphone, a volte lo fanno anche di nascosto. Molte ragazze accettano anche rapporti di gruppo, rapporti anali o rapporti “saffici” (con altre donne). Il pensiero va sempre al “quel debito” da pagare, che prima viene pagato è prima si torna ad essere libere, quinti tutto va bene, anche prendersi qualche rischio in più. I clienti non si fermano davanti a nulla, non vanno via nemmeno se vedono qualcun altro. Si definiscono “amici” delle ragazze, dicono 82 2017 Le Ragazze di Benin City


che le controllano perché in strada c’è brutta gente. “Non hanno il senso della gravità della loro azione se si accompagnano con minorenni o con donne che fanno parte di una rete di organizzazioni criminali” “Il fenomeno della prostituzione non è a Venezia, ma sulla terraferma, a Mestre e a Marghera” Non c’è un cliente tipo. Possono essere facoltosi o meno, giovani o vecchi, ragazzini con lo scooter, italiani o stranieri. In tutti però c’è la percezione del rischio per la salute, ma nonostante ciò accettano tutti i rischi. Violenza, stupri e rapine ci sono sempre stati, soprattutto nelle zone periferiche, ma purtroppo sono in continua aumento. La ragazza in strada, una volta che sale nella macchina del cliente si trova 83 2017 Le Ragazze di Benin City


sola e indifesa, e magari anche in luogo appartato. È vero che le ragazze non si prostituiscono mai da sole, sono sempre in gruppi di almeno tre o quattro che si “aiutano” a vicenda, ma queste ragazze sono sole durante l’atto sessuale, ed è proprio in questi minuti che il “cliente violento” approfitta per rubare, violentare e picchiare. I clienti abituali, quelli che frequentano con più assiduità le nigeriane, hanno fra i 30 e i 40 anni, sono piuttosto abbienti, e sono quelli che, diversamente dai ragazzini e dagli over 60, usano di più il preservativo. Perché andare con una prostituta .. C’è chi va per divertimento, chi per trasgressione, chi per solitudine, e c’è anche chi si innamora. Alcuni ex-clienti si indebitano per riscattare la ragazza, altri hanno un atteggiamento “salvifi84 2017 Le Ragazze di Benin City


co” verso le più giovani con l’aria più dimessa. Ci sono i violenti, che scaricano il loro istinto aggressivo e spesso le ragazze non li denunciano perché non sono in regola con i documenti. Il nodo critico sono i rapporti non protetti. Su 10 uomini, 8 li chiedono. Vengono dati più soldi e spesso le ragazze li accettano, soprattutto quelle dell’Est, mentre le nigeriane contrattano di più e sono più consapevoli dei pericoli. La totalità delle persone che ha avuto rapporti abituali con le prostitute ha avuto almeno un contatto con qualche malattia trasmissibile sessualmente, ma spesso sono di lieve entità e curabili. Diversamente da quanto spesso diffuso non tutte le prostitute sono malate. Spesso infatti chi si prostituisce in 85 2017 Le Ragazze di Benin City


strada, piÚ che con l’HIV ha a che fare con malattie infettive o legate al clima, ha disturbi causati dall’esposizione al freddo come laringiti e faringiti o problemi alle gambe. Molte sono le ragazze che si sono sottoposte una, due o anche tre volte ad interruzioni volontarie di gravidanza.

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Ragazze Schiave. Lo Stato (Italiano) assente Lo Stato assente nel saper riconoscere che queste ragazze sono vere e proprie "schiave". Le considera ancora "migranti economiche" e le avvia nei vari centri di accoglienza e così facendo le rimette nelle mani della "mafia nigeriana". Con un più attento controllo già al momento dello sbarco in Italia, o dell’identificazione, o ancora al momento del colloquio durante la presentazione della domanda di “protezione internazionale”, quasi tutte queste ragazze potrebbero essere salvate e messe sotto protezione già subito dopo lo sbarco in Italia, sottraendole così ai trafficanti e alla rete di sfruttatori "nigeriani" che opera in Italia.

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“Dopo lo sbarco le ragazze vengono sparpagliate nei centri straordinari, aperti d’urgenza dalle prefetture in tutta Italia, ma gli albergatori o le cooperative improvvisate a cui vengono affidati i migranti non sanno riconoscere i segni dello sfruttamento. Che può avvenire così sotto i loro occhi" Tra il 2015 e il 2016 sono sbarcate in Italia più di 11.000 ragazze nigeriane. Purtroppo c'è troppa superficialità, e troppo spesso anche operatori non adeguatamente preparati. E così queste ragazze non vengono subito riconosciute come “potenziali vittime da avviare al mondo della prostituzione coatta”. In questo modo non viene nemmeno "rispettata" la legge n. 24 del 4 marzo 2014 che ha recepito una direttiva europea proprio in materia di 88 2017 Le Ragazze di Benin City


contrasto alla tratta e al traffico di esseri umani, ma che ha mancato di introdurre nell'ordinamento interno alcune importanti disposizioni sotto il profilo della effettiva tutela delle vittime di tratta. La mafia nigeriana ha capito presto come approfittare di tutti gli ingranaggi dell’emergenza in Italia. Non solo per la facilità di approdo, ma anche per la possibilità di mettere in regola, almeno per un po’, le loro vittime, arrivando a usare i centri d’accoglienza come basi operative. I trafficanti obbligano le ragazze a presentare domanda di protezione internazionale, sapendo che questo darà loro diritto a stare in Italia fino alla risposta.

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"È frequente, quasi normale ormai, incontrare ragazze che si prostituiscono per strada con in tasca la

richiesta

d’asilo,

documento

che permette alle ragazze di non essere

fermate

o

rinchiuse

nei

CIE, la semplice prostituzione in Italia NON è reato e quindi le forze dell'ordine, in questi casi, hanno le mani legate. Macchine e pulmini

aspettano

queste

donne

schiave fuori dalle strutture che le ospitano e le portano a vendersi lungo le provinciali" E poi c’è la legge (Bossi-Fini), n. 189 del 30 luglio 2002, ormai del tutto inadeguata e che non distingue tra i migranti vittime, e loro sfruttatori, e che prevede la "Protezione sociale" solo 90 2017 Le Ragazze di Benin City


per chi denuncia (Art. 18). Con una legge più protettiva verso le persone in palese stato di schiavitù si potrebbe fare di più anche "dopo" (non solo per quelle ragazze che ormai sono costrette sulla strada, ma anche per le vittime del caporalato agricolo). Con un po' di attenzione in più, e con meno superficialità si potrebbe "salvarle" quasi tutte fin da subito ed invece vengono messe nei vari centri di accoglienza dove vengono "ri-contattate" dalla "mafia nigeriana" ovvero dalle varie mamam e dai vari boss che le hanno fatte arrivare in Italia. Lo Stato (italiano), in perenne emergenza, non si rende conto di essere diventato complice dei peggiori schiavisti del pianeta Nel 2016 è stato approvato il “Piano Nazionale Anti-tratta”, certamente un 91 2017 Le Ragazze di Benin City


passo avanti, ma ancora insufficiente per “salvareâ€? dalla schiavitĂš le quasi trentamila nigeriane che frequentano le strade italiane.

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Preghiera di una Ragazza di Benin City Mio Signore ti offro la rosa bianca della mia anima. Gli uomini che mi comprano non vedono la mia sofferenza. Solo tu mio Signore puoi coltivare la rosa bianca nel giardino 93 2017 Le Ragazze di Benin City


della tua misericordia. Mio Signore mandami qualcuno che mi porti via da qui. Mio Signore, tu sai che non voglio stare qui. Mio Signore, tu sai che non è questo che volevo fare.

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Lettera per un Cliente (di una Ragazza di Benin City) Me ne sto qui, nel buio dove tu stai cercando una ragazza per avere da lei cinque minuti di sesso in cambio di un paio di banconote da 10 euro. Me ne sto qui ad aspettarti per darti questa lettera, e parlarti, se accetterai di parlare con me. In questo angolo di strada altre volte si sono fermati dei preti e ti sei detto che "rompipalle" ammettendo comunque che stavano facendo il loro lavoro e sperando lo facessero in fretta perchĂŠ il tuo "cazzo" era diventato duro e non ce la facevi piĂš, la tua "bestiale" voglia di sesso non poteva aspettare. Ogni tanto quei preti sono riusciti a convincere qualche ragazza a non restare sulla strada, e a cambiare vita nonostante le loro paure. 95 2017 Le Ragazze di Benin City


In questo stesso angolo di strada altre volte è passata la Polizia e tu stesso, o altri come te hai girato al largo, aspettando che se ne andasse. Molte volte la Polizia prende queste ragazze e le porta via, poi le rinchiude nei CIE perché sono senza documenti. Altre volte ancora le rispedisce in Africa, e si perché sono tutte clandestine. Io stessa sono stata una di queste ragazze e conosco il dolore dell'attesa aspettando un cliente come te, quelli come te noi li chiamavamo "papagiro" (perché girano a cercarne sempre una diversa). Io conosco il dolore dell'attesa, preghi perché non venga nessuno, ma sai anche che se torni a casa senza soldi la "mamam" ti picchierà, e così te ne fai una ragione e sali in macchina con chi, come te, vuole solo 5 minuti di sesso.

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E poi chiedi a quella ragazza che non sai quanti anni ha, potrebbe anche essere tua figlia, "quanto" per un bocchino, quanto per culo e figa e allora mi viene voglia di darti uno schiaffo e tagliarti le "palle" perchĂŠ i clienti come te sono solo "stupratori a pagamento". Tu non lo sai ma molte di queste ragazze sono minorenni, sono schiave, e non vorrebbero essere qui. Sono state portate in Italia con l'inganno o con la violenza, vengono picchiate e subiscono ogni sorta di maltrattamenti, psicologici e fisici. Tu non le vedi perchĂŠ sei cieco, le cicatrici circolari sulla carne viva di queste ragazze cosĂŹ giovani, belle, nel fiore dei lori anni, sono sigarette accese e poi spente sulle braccia o sulle gambe di queste schiave che tu contribuisci a sfruttare. Vengono violentate dai loro carcerieri, molte di loro uccise, costrette a subire 97 2017 Le Ragazze di Benin City


aborti clandestini vittime di clienti maldestri e che rifiutano di usare il preservativo, costrette a lavorare anche se sono ammalate, o magari stanno male perchĂŠ hanno il loro "ciclo mestruale". Ăˆ ora di dire basta. Tu, caro cliente, avrai i tuoi problemi o forse non ne vuoi avere, o forse non te li poni. Ti chiedo però di non essere complice della condizione di queste ragazze, di non esserci anche tu tra coloro che le sfruttano. Senza voler fare nessun discorso sulla prostituzione, senza voler giudicare nessuno, mi pongo solo questo obiettivo .. non alimentare la schiavitĂš. Scusa se ti ho infastidito, ma non mi scuso per essere stata franca con te. Cercavi soltanto una ragazza per cinque minuti di sesso a buon prezzo. Ti 98 2017 Le Ragazze di Benin City


consiglio, se davvero vuoi sesso a pagamento, cerca una di "quelle" che lo fanno di mestiere, e a cui magari piace anche farlo. Forse spenderai un po' di piĂš, ma di sicuro risparmierai tanto dolore a una delle mie "amiche". Ho scritto apposta questa lettera per farti avere dei sensi di colpa, per metterti addosso dei dubbi. Credo che tu sappia che arrivano in Italia ragazze nigeriane sempre piĂš giovani, addirittura delle bambine, e nessuno deve credere che sono venute qui liberamente, pronte e disponibili a salire sulle auto dei clienti come te. Loro cercavano solo un lavoro onesto per aiutare la loro famiglia, spesso vendute dai loro stessi padri e diventate, loro malgrado, "carne da macello" per chi come te compra il loro amore con il denaro.

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Se vuoi parlarne chiamaci, o scrivici .. ma adesso fermati a pensare a quello che fai ogni volta che paghi una di queste ragazze solo per cinque minuti di sesso. Io mi chiamo Maris, e tu ??

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Approfondimenti Articoli sulle Ragazze di Benin City pubblicati nel nostro Blog nel 2016 (per leggere l’articolo originale cliccare sul suo titolo)

Migranti. La tragedia delle minorenni nigeriane costrette a prostituirsi in Italia La mafia nigeriana in Italia. La tratta delle Ragazze di Benin City Cara di Mineo, terra di nessuno alla mercĂŠ di sfruttatori e mafie Tratta di esseri umani, crescono in modo esponenziale le vittime in Italia Nude e umiliate. Il rito che incatena le ragazze nigeriane alla mafia 101 2017 Le Ragazze di Benin City


Prostituzione. Punire, legalizzare o scoraggiare ?? Tra i migranti dalla Libia, in aumento le schiave sessuali africane Italia e Nigeria unite contro i trafficanti delle schiave del sesso Sulle strade italiane cresce in modo esponenziale la mafia nigeriana Erabor, la baby schiava

102 2017 Le Ragazze di Benin City


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Link Utili Questa pubblicazione è stata curata da Maris Davis per conto di Foundation for Africa

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