artegrafica

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editoria


Alan Caiger-Smith e la tradizione della maiolica Timothy Wilson* La ceramica a smalto stannifero è una tecnica che per dodici secoli ha ispirato i ceramisti nella creazione d’effetti pittorici, e la cui qualità artistica, durante questo stesso arco di tempo, si è costantemente rinnovata. Sviluppatasi in origine nelle vicinanze della cittá di Basra, nell’odierno Iraq, intorno all’ 800 DC, apparentemente come metodo per ottenere superfici bianche in risposta all’importazione dalla Cina delle prime ceramiche ad impasto bianco, la ceramica a smalto si diffuse in tutto il mondo islamico e venne sottoposta ad una serie di metamorfosi creative in Spagna, Italia, Francia, Germania, Olanda e Inghilterra (dove è conosciuta con il nome di ‘delftware’). I ceramisti islamici, ispanici ed italiani usavano la superfice decorata con smalto bianco come base sulla quale creare le vibranti iridescenze tipiche della tecnica decorativa “a lustro metallico” a base di rame e d’argento, che prevedeva la cottura in atmosfera riducente a terzo fuoco. Gli effetti ottenuti attraverso tale lavorazione incantarono le popolazioni europee: la ceramica a smalto stannifero fu percepita come qualcosa di veramente magico, la piena realizzazione del sogno dell’alchimista di trasformare rozzi materiali in oro. Per Vannoccio Biringuccio tutta la ceramica dipinta fa parte dell’alchimia, come osservava nel suo Pirotechnia del 1540: il suo principal fondamento ha due derivazioni: una, che viene dall’arte del disegno, l’altra da varii secreti e alchimiche mistioni. Nell’arte e negli scritti di Alan Caiger-Smith, vengono espressi con un’intensità ed eloquenza unica sia la consapevolezza di tutta questa tradizione straordinaria e culturalmente varia, sia la meraviglia quasi di sapore mistico di fronte agli effetti creati dalla fornace.

fig. 4

Tre dei ventisei grandi vasi realizzati da Alan Caiger-Smith e dai suoi collaboratori per il Pearl Centre, Peterborough, 1992. Il grande vaso è alto oltre un metro. Fotografia: AMCS. Three of the twenty-six large pots made by Alan Caiger-Smith and collaborators for the Pearl Centre, Peterborough, 1992. The large pot is over one metre tall. Photograph: AMCS.

fig. 5

La tecnica della maiolica raggiunse l’Inghilterra alla fine del sedicesimo secolo. Guido di Savino di Castel Durante, entro il 1508, era emigrato nella grande città commerciale di Anversa, dove, in una curiosa circonstanza - ma che in tutta probabilità fu coincidenziale – si fece chiamare Guido Andries, parallelamente a Maestro Giorgio che adottava a Gubbio il nome di Andreoli. Guido e la sua famiglia giocarono un ruolo importante nella diffusione in tutta l’Europa settentrionale della tecnica della ceramica a smalto bianco. Guido ricevette un’invito dal re Enrico VIII, il quale morì nel 1547, a spostarsi e stabilire la sua industria in Inghilterra, ma il ceramista non vi giunse mai. Ma due dei suoi figli, Jasper e Joris, dopo aver sposato la fede protestante, evento che rese la loro vita ad Anversa difficile durante le Guerre di Religione, approdarono in Inghilterra. Dopo una breve esperienza a Norwich, una bottega fu stabilita a Londra (fig. 1), ed entro il diciottesimo secolo l’industria si sarebbe diffusa a Bristol, Liverpool ed ad altre città inglesi, fino a raggiungere la Scozia e l’Irlanda.

Coppa, dipinta a lustro con una nave portoghese, Malaga, c.1425-1450. Diam: 51.2 cm. Victoria and Albert Museum, Londra. Bowl painted in lustre with a Portuguese ship. Malaga, c.1425-50. Diam: 51.2 cm. Victoria & Albert Museum, London.

Dopo due secoli di successi sia in Gran Bretagna che in altre parti d’Europa, l’industria della ceramica a smalto bianco subì un importante contraccolpo a seguito delle fortunate innovazioni e delle geniali tecniche commerciali introdotte da Josiah Wedgwood nella seconda metà del Settecento. Sebbene numerose società industriali, alla fine del diciannovesimo secolo ed agli inizi di quello successivo, produssero versioni di ceramiche a lustro, fu un artista e scrittore - che aveva lavorato sotto l’influenza di William Morris e degli ideali espressi dal movimento degli Arts and Crafts - vale a dire William De Morgan, che fu in grado di assorbire pienamente le tradizioni storiche della ceramica a lustro, e che per la prima volta introdusse in Gran Bretagna la lavorazione della ceramica a lustro a riduzione di aspirazione artistica e di carattere individuale (fig. 2). Ma De Morgan, nonostante

fig. 6

Alan Caiger-Smith (a destra) e Giulio Busti da Deruta presso la fornace di Aldermaston, marzo 2004. Fotografia: Timothy Wilson (con ringraziamenti a Nick Pollard). Alan Caiger-Smith (right) and Giulio Busti of Deruta at the Aldermaston Pottery, March 2004. Photograph: Timothy Wilson (with thanks to Nick Pollard).

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Vaso con schienale, rosso, 1984 ca., h. cm 27,2.

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Due piccoli boccali, rosso, 2006, h. cm 10,5 e cm 9,4. Two small jugs, red, 2006, h. 10.5 and 9.4 cm.

Vase with back, red, c. 1984, h. 27.2 cm.

Grande forma a fiasco, rosso, 1984 ca., h. cm 38,5. Large flask form, red, c. 1984, h. 38.5 cm.

Due piccoli vasi con ‘orecchie’, ambra dorata vaporizzata, 1979 ca., h. cm 13,6; rosso, 2006, h. cm 14,2. Two small vases with ears, vapoured golden-amber, c. 1979, h. 13,6 cm; red, 2006, h. 14.2 cm.

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Descrizione Alan Caiger-Smith e’ uno dei più rappresentativi ceramisti inglesi degli ultimi cinquanta anni e sicuramente l’artista vivente più importante per quel che riguarda la ceramica a lustro. I suoi capolavori sono esposti in prestigiosi musei d’Europa, America ed Australia. La mostra “Omaggio ad Alan Caiger-Smith” propone circa 25 opere del 2006 provenienti dall’ultimo forno del Maestro e una trentina di pezzi che rappresentano il suo percorso artistico. L’artista ha espresso il desiderio di vedere accanto alle sue opere quelle di artisti Umbri specializzati nelle tecniche della ceramica a lustro, sono stati scelti per la mostra tre artisti provenienti da 3 diverse città umbre in cui la tradizione del lustro si e’ meglio conservata. Ciascuno di loro ha creato espressamente per questo Evento tre opere. Una speciale sezione della mostra è dedicata alla memoria di Alan Peascod, il ceramista australiano venuto a mancare nel 2007.

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LE CANTATE E GLI ORATORI IN ONORE DI S. UBALDO TRA SETTECENTO E OTTOCENTO

Galliano Ciliberti S. UBALDO PATRONO DI GUBBIO E DI THANN E IL SUO IMMAGINARIO MUSICALE NEL MEDIOEVO

PanoraMa MUSiCale di GUbbio Medioevale

Il 29 gennaio del 1240 Federico II scriveva da Gubbio a Riccardo di Montefuscolo, giustiziere di Capitanata, invitandolo ad iniziare la costruzione del famoso Castel del Monte,1 una delle strutture castellari più enigmatiche che la storia ricordi.2 Il soggiorno nella città di S. Ubaldo del grande imperatore svevo non dovette significare soltanto lo stanziamento di truppe militari o l’alacre attività della cancelleria imperiale. Non è da escludere, infatti, che anche a Gubbio soggiornasse parte di quella poliedrica quanto raffinata corte federiciana, costituita da poeti, da trovatori e, soprattutto, da dotti uomini sovente appartenenti alle tre grandi fedi monoteiste (cristiana, ebraica, islamica), trionfo unico ed irripetibile dell’interculturalità medioevale.3 La struttura urbanistica di Gubbio ai tempi della visita di Federico II, si mostrava ancora molto differente dal grande sviluppo edilizio (soprattutto civile) che avrebbe avuto nel secolo successivo. Un viandante che in pieno Trecento fosse, infatti, arrivato nella città di S. Ubaldo dopo aver guadato con fatica le montagne che la separavano dal territorio perugino, doveva rimanere immediatamente attratto dalla magnifica veduta dell’imponente sagoma, nobile e slanciata, del nuovo Palazzo dei Consoli, che ben si scorgeva da lontano quale inconfondibile forma architettonica rispetto a tutta l’immagine urbanistica dell’elegante centro abitato. Giunto, poi, alle soglie della civitas, quello stesso visitatore le avrebbe varcate incontrando la piazza, ovvero quel microcosmo vitale circoscritto tra la chiesa di S. Francesco e le Logge dei tiratori dell’arte della lana con sopra il nucleo significativo dell’urbe costituito dai suoi palazzi imponenti, dai diversi insediamenti religiosi, dalle sue case finemente ornate e merlate, dalla fitta selva di edifici collocati tra il molteplice inerpicarsi di stradine tortuose.

Fig. 1 - Cantata […] ad onore del nostro gloriosissimo […] S. Ubaldo, Gubbio, Mattioli, 1731 (frontespizio). Gubbio, Biblioteca Sperelliana.

Fig. 2 - Virgilio Nucci, Pala di S. Michele Arcangelo e Santi, 1605 ca. Gubbio, Chiesa di Madonna del Ponte.

La visione di S. Ubaldo come taumaturgo ed esempio di virtù si deve ai Canonici Regolari Lateranensi che dalla fine del Cinquecento in poi cominciano a pubblicare una serie di scritti encomiastici (Fig. 3). I Canonici Renani furono i responsabili della diffusione del culto ubaldiano portato in tutte le case del loro ordine sparse un po’ in tutta Italia.10 Il canonico Carlo Olivieri dedicò a questa immagine particolare di Ubaldo vari scritti come il Bacolus Daemonum. Coniurationes malignorum spirituum,11 dedicato alla nobildonna Isabella Brancaleoni Ansidei che si recava spesso in pellegrinaggio presso la chiesa del Santo dopo la morte del figlio che credeva deceduto per maleficio. All’Olivieri si deve inoltre la Vita Gesti et Miracoli del glorioso P. S. Ubaldo,12 o ancora le Gratie fatte da S. Ubaldo Canonico Regolare Lateranense et Vescovo di Gubbio ai suoi devoti.13 Nel libretto della Cantata [...] da farsi ad onore del Nostro Gloriosissimo Concittadino, Vescovo, e Protettore S. Ubaldo, stampato a Gubbio da Vincenzo Mattioli, sono riportati i nomi degli interpreti (Fig. 4). Alla esecuzione presero parte il tenore Francesco Righi, il basso Francesco Crestini e il soprano Castoro Antonio Castori.

FranCo Cardini, La tradizione templare. Miti, segreti, misteri, Firenze, Valecchi, 2007, p. 131. FranCo Cardini, Castel del Monte, Bologna, Il Mulino, 2000. Per i rapporti con la musica: vaSCo Zara, L’intelletto armonico. Il linguaggio simbolico e musicale di Castel del Monte, «Musica e storia», VIII/1, 2000, pp. 15-52. MariatereSa FUMaGalli beonio broCChieri, Federico II. Ragione e fortuna, Roma-Bari, Laterza, 2004.

Con la definizione Canonici Renani si devono intendere sempre i Canonici Regolari di San Salvatore o Lateranensi, la cui congregazione viene detta anche renana dalla loro più antica residenza, la canonica bolognese di S. Maria di Reno. Carlo olivieri, Baculus Daemonum. Coniurationes maligno rum spirituum, Perugia, Marcum Naccarrium, 1618. Carlo olivieri, Vita Gesti et Miracoli del glorioso P. S. Ubaldo, Gubbio, Marc’Antonio Triangoli, 1623. Carlo olivieri, Gratie fatte da S. Ubaldo Canonico Regolare Lateranense et Vescovo di Gubbio ai suoi devoti, Gubbio, Marc’Antonio Triangoli, 1623.

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GALLIANO CILIBERTI

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Tav. 10 - Stemma gentilizio della famiglia Castori. Sezione Archivio di Stato di Gubbio, Fondo Armanni, I F 3

Tav. 11 - Stemma gentilizio della famiglia Benveduti. Sezione Archivio di Stato di Gubbio, Fondo Armanni, I F 3.

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Tav. 13 - Stemma gentilizio della famiglia Biscaccianti della Fonte. Sezione Archivio di Stato di Gubbio, Fondo Armanni, I F 3.

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Tav. 16 - Stemma gentilizio della famiglia Fabiani. Sezione Archivio di Stato di Gubbio, Fondo della Porta, II A 14.

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Descrizione Un altro monumento al Patrono: così il direttore dell’ufficio diocesano per i Beni culturali Paolo Salciarini ha definito il volume Ubaldus hodie colitur – Musiche per sant’Ubaldo dal Medioevo all’Ottocento. La ricerca, tradotta nella ponderosa pubblicazione (461 pagine, intervallate e completate da foto e documenti), ha consentito di acquisire brani e spartiti musicali di valore ed in gran parte sconosciuti, aggiungendo anche la musica tra le tante espressioni d’arte che, come la pittura, la scultura, la poesia, l’architettura, sottolineano ed esaltano nei secoli la grandezza del Patrono.

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comunicazione eventi




Le Forme del Mondo Traces-Paths-Visions III Seminario di Architettura del Paesaggio

Gubbio, 14 novembre 2008 Centro Servizi Santo Spirito – Piazza A. Frondizi, 17

ore 14,30 Indirizzi di Saluto ore 15,00 Apertura dei lavori

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ore 16,45 Il disegno Pietro Laureano Unesco Funzione, simbolo e cosmo nella sintesi delle forme tradizionali.

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ore 15,15 La letteratura Giovanni Filoramo Università di Torino Racconti della creazione: sull’origine e il senso del mondo. ore 16,00 La geografia Franco Farinelli Università di Bologna All’origine della forma del mondo: la tavola e la sfera.

Filoramo Giovanni Ordinario di Storia del Cristianesimo all’Università di Torino, è uno dei massimi esperti internazionali di storia delle religioni. La sua profonda indagine sulla funzione e sul significato delle religioni nella costruzione dell’identità e nel governo della società civile ha prodotto numerose opere, tra le quali segnaliamo Figure del sacro. Saggi di storia religiosa (1993), Forme della memoria sacra (1996), Millenarismo e New Age. Apocalisse e religiosità alternativa (1999), Che cos’è la religione (2004), Veggenti, profeti, gnostici. Identità e conflitti nel cristianesimo antico (2005). Dei suoi numerosi lavori portati a termine in collaborazione con altri autori va menzionata la curatela della monumentale Storia del Cristianesimo edita da Laterza (2008). Farinelli Franco Ordinario di Geografia all’Università di Bologna, dove presiede il corso di laurea magistrale in Geografia e Processi Territoriali, ha insegnato nelle Università di Ginevra, Los Angeles, Berkeley e alla Sorbona di Parigi. Originalissima la sua riflessione sui rapporti tra rappresentazione e forma del mondo. Autore di

ore 17,30 Coffee Break ore 17,45 L’architettura Franco La Cecla Università San Raffaele, Milano La città come cosmo e il city cropping, la coltivazione della città. ore 18,30 L’arte Raffaele Milani Università di Bologna Fisica e metafisica delle rappresentazioni.

numerosi, saggi, articoli e interventi, tra le sue pubblicazioni ricordiamo Pour une théorie générale de la géographie (1988), I segni del mondo. Immagine cartografica e discorso geografico in età moderna (1992), Limits of representation (1994), Geografia. Un’introduzione ai modelli del mondo (2003), L’invenzione della Terra (2007). Laureano Pietro Architetto e urbanista, ha insegnato nelle Facoltà di Architettura delle Università di Firenze, Algeri e Bari e nei master di alta formazione dell’Università della Basilicata e dell’Università di Bologna. Ha a lungo vissuto nel Sahara, lavorando allo studio e al restauro delle oasi, e abitato nelle grotte dei Sassi di Matera, contribuendo alla loro inclusione tra i beni Patrimonio culturale dell’umanità dell’Unesco, istituto di cui è consulente per le zone aride, la civiltà islamica e gli ecosistemi in pericolo. Tradotte in più lingue, le sue pubblicazioni comprendono Giardini di Pietra, I Sassi di Matera e la Civiltà Mediterranea (1993), La Piramide Rovesciata, il modello dell’oasi per il pianeta terra (1995), Atlante d’acqua, conoscenze tradizionali per la lotta alla desertificazione (2001).

Modi di appropriazione rappresentativa della realtà, la letteratura, la geografia, il disegno, l’arte, la stessa architettura emergono da uno sfondo non ancora strutturato e ordinato, contro cui si ritagliano le lingue e i testi propri ai diversi spazi culturali: sono sistemi di segni cooperanti all’interno di quel sistema di sistemi che è la cultura. Ognuno di essi è un modo di “modellizzare” il mondo, di descriverlo da un certo punto di vista, di tradurre nel proprio linguaggio la molteplicità della realtà fenomenica, facendone ogni volta conoscere qualcosa di più. L’architetto consapevole sa che tracciare una linea sul foglio bianco è già un modo di dare forma al mondo. Virtualmente sempre trasformativo, il suo gesto richiama altri modi di formare appartenenti a una data cultura, conquistando ad essa una porzione di senso nel mare

La Cecla Franco Docente di Antropologia culturale all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano e al Politecnico di Barcellona, ha insegnato Antropologia nelle Università di Venezia, Verona e Palermo, ed è stato professore invitato all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Consulente del Renzo Piano Building Workshop e di Barcelona Regional, ha fondato l’agenzia A.S.I.A. (Architecture Social Impact Assessment) allo scopo di valutare quell’impatto sociale delle opere di architettura denunciato nel suo recente Contro l’architettura (2008), libro che ha imposto la questione all’attenzione di un pubblico più vasto dei soli addetti ai lavori. È autore di alcuni degli studi antropologici e sociologici più interessanti degli ultimi decenni come, tra gli altri, Jet-lag (2002), Mente locale (2004) Surrogati di presenza. Media e vita quotidiana (2006).

del non senso entro il quale nuota. L’edizione 2008 del Seminario di architettura del Paesaggio “Traces-Paths-Visions”, quest’anno a cura di Raffaele Milani, segna la terza tappa di una riflessione, iniziata a Gubbio nel 2006, sul significato dell’intervento progettuale e fabrile dell’uomo. Il seminario è una sequenza strutturata di lezioni magistrali sulle descrizioni e le rappresentazioni del mondo inteso da un lato come totalità delle cose esistenti, nella visione di un sistema ordinato, armonico, sottoposto a leggi, risultato di un principio, e dall’altro come lotta degli elementi nei miti della creazione, dove l’uomo e le cose materiali appartengono a un unico ritratto dalle molteplici figure in profonda trasformazione.

di molti saggi e curatore di varie raccolte, negli ultimi anni ha analizzato i rapporti tra bello naturale e bello artistico in un confronto tra barocco, classicismo, rococò e romanticismo in Il Pittoresco. L’evoluzione del gusto tra classico e romantico (1996), chiarito il valore storico e culturale del revival gotico in connessione con il sentimento della paura in Il fascino della paura. L’invenzione del gotico dal rococò al trash (1998), indagato le poetiche e le teorie del paesaggio nelle opere artistiche e letterarie in L’arte del paesaggio (2001) e approfondito il significato del viaggio in Il paesaggio è un’avventura. Invito al piacere di viaggiare e di guardare (2005).

Milani Raffaele Docente di Estetica presso il Dipartimento di Filosofia nell’Università degli Studi di Bologna, visiting professor in varie università straniere. E’ stato direttore del Master post lauream in Scienze e progettazione del paesaggio e dell’ambiente. Autore

Descrizione Le forme del mondo” è il titolo del III Seminario di Architettura del Paesaggio - Paths, Traces and Visions. il seminario si presenta come una serie di riflessioni sulle descrizioni e le rappresentazioni del mondo, inteso come totalità delle cose esistenti, nella visione di un sistema armonico e sottoposto a leggi, ma anche come lotta degli elementi con riferimento al caos e ai miti della creazione, e dove l’uomo e le cose materiali appartengono a un unico ritratto dalle molteplici figure e in profonda trasformazione.













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Descrizione Ascolta è vinci è l’headline che sintetizza le modalità del concorso a premi di Radio Pico. I colori vivaci e grafica giovane rispecchiano il target di riferimento della radio.


grafica_L’ArteGraficagubbio

Mostra Nazionale

XXXVI

edizione

26-27-28marzo2004 ore

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Agricoltura Zootecnia Alimentazione Piazza Moncada ASSOCIATO 06083 Bastia Umbra Perugia tel 075 8004005 - 8004140 fax 075 8001389 www.umbriafiere.it info@umbriafiere.it

UNIONE EUROPEA

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI

REGIONE DELL’UMBRIA

PROVINCIA DI PERUGIA

COMUNE DI BASTIA UMBRA

SVILUPPUMBRIA

AGENZIA REGIONALE DI PROMOZIONE TURISTICA

MOSTRA NAZIONALE

agricoltura

XXXVIII EDIZIONE 31 MARZO 2 APRILE 2006 zootecnia PE

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foto Maurizio Biancarelli

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foto Federico Lucci

foto Valeria Baldelli

L’ALBERO, LA VITA

foto Sergio Cediel

foto Nazzareno Simoncelli

foto Dino Festa

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foto Gloria Varone

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