Fiabe Meraviglie senza tempo

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Tesi di Laurea Fiabe meraviglie senza tempo Candidata Francesca Cerioni Matricola 14339 Relatore Stefano Mosena A.A. 2019/2020 Dipartimento di Progettazione Arti Applicate Scuola di Progettazione Artistica per l'impresa Corso di Diploma Accademico Di I livello in Grafica Editoriale


FIABE MERAVIGLIE SENZA TEMPO Francesca Cerioni

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INDICE


Abstract

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Introduzione

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Storia della fiaba

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01. 02. 03. 04. 05.

Origini Storia del genere letterario

Caratteristiche della fiaba

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Differenza tra fiaba e favola

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Ruolo delle fiabe nello sviluppo infantile

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Silent book

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libri senza parole breve storia Iela Mari David Wiesner Suzy Lee Shaun Tan

06.

Progetto

Introduzione Trama Bambina Mostro Tecniche e materiali

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Conclusioni

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Note

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Sitografia

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Bibliografia

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Abstract Fiabe Meraviglie senza tempo è un progetto di tesi che tratta la fiaba quale genere letterario che nonostante esista da tempo immemore non ha mai smesso di affascinare. Lo sviluppo della tesi parte dalla descrizione delle origini della fiaba per analizzarne poi l'evoluzione, con tutti i cambiamenti che l'hanno caratterizzata. Successivamente ho analizzato le caratteristiche che rendono la fiaba tale. Infine, ho dedicato una parte al ruolo che la fiaba svolge nello sviluppo del bambino, qui gli studi di Bruno Bettelheim svolgono un ruolo fondamentale

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Introduzione Le fiabe esistono da moltissimi secoli e tutti chi più chi meno siamo cresciuti con esse fanno parte dellimmaginario collettivo. Spesso però le trama originale di molte fiabe è diversa da quella maggiormente conosciuta, questo perchè abbiamo imparato a conoscerle e ad amarle tramite gli adattamenti cinematografici della Disney che nell'ultimo secolo ci ha emozionato con le sue animazioni. La Disney, però, nel processo di trasposizione cinematografica ha completamente stravolto le trame originali reinterpretandole e rendendole più adatte allo schermo creando dei veri e propri capolavori. Scoprire che le fiabe che conoscevo erano estremamente diverse dalla loro versione originale mi ha sorpreso e allo stesso tempo affascinato. Questa scoperta mi ha spinto ad approfondire questo argomento, tuttavia ciò che maggiormente attirato la mia attenzione, non sono state le discrepanze tra le varie versioni, quanto piuttosto la fiaba quale genere. Trovo estremamente affascinante che le fiabe vengono narrate da moltissimo tempo e che nonostante abbiano subito dei cambiamenti, anche radicali, non sono mai state dimenticate. Sono dunque partita dalle loro origini per analizzarne la storia, scoprendo così che le fiabe

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hanno origini antichissime e forse esistono da sempre. L'uomo infatti, sin dalle tribù, le ha sempre utilizzate per raccontare la realtà conferendogli, però, un aspetto fantastico e mitico. Dopo aver studiato l'evoluzione del genere ho analizzato ciò che rende una fiaba tale, ossia quali sono le caratteristiche che la definiscono, in questa parte un posto importante è sicuramente occupato dagli studi di vladimir Propp, un linguista e antropologo russo. Ho dedicato anche un breve paragrafo alla differenza che c'è tra fiaba e favola ritenendo fondamentale fare una distinzione tra i due generi che erroneamente vengono definiti uguali. Successivamente ho trattato un aspetto che secondo me è molto importante ossia il ruolo che la fiaba svolge nella crescita e nello sviluppo del bambino, infatti attraverso la fiaba il bambino oltre ad accrescere la propria immaginazione trova delle risposte personali da applicare alle difficoltà che vive. Infine ho dedicato l'ultima parte allo studio del silent book un genere letterario che si affida totalmente all'uso delle immagini per narrare le sue storie, un genere che secondo meriterebbe molta più attenzione di quella che riceve.


STORIA DELLA FIABA

"La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi" G. Rodari

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Origini La fiaba è un racconto fantastico di origine popolare caratterizzato da elementi soprannaturali e magici come streghe, fate, elfi, incantesimi ed altri personaggi fantastici. Una credenza estremamente diffusa è quella di pensare che le fiabe siano state pensate per i bambini in realtà le fiabe originariamente erano destinate agli adulti, solo successivamente sono state accolte dai bambini in quanto soddisfano il loro desiderio di cambiamento e indipendenza. Le fiabe venivano narrate dagli adulti per gli adulti mentre si svolgevano dei lavori che erano automatici e non richiedevano l'impegno della mente come ad esempio la filatura. Inizialmente nascono con l'intenzione di affrontare le forze inspiegabili della natura successivamente diventano un modo per fornire speranza che la situazione sociale e politica possa essere cambiata, le fiabe nascono da eventi che hanno terrorizzato in maniera concreta la nostra mente e le comunità, cercano di vincere questo terrore attraverso delle metafore accessibili al fruitore. Le fiabe hanno origini antichissime che affondano le proprie radici nella tradizione orale, tramandate di generazione in gene-

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razione a voce, per questo motivo la loro storia è offuscata e la loro origine si perde dunque nella notte dei tempi. Tuttavia, diversi studiosi hanno cercato di risalire alle origini della fiaba. Secondo Wilhelm Grimm le fiabe sono nate contemporaneamente alle lingue indoeuropee questa teoria è stata poi confermata da Sara Graça da Silva, la quale ritiene che alcune fiabe risalgono a prima dell'invenzione della scrittura e della mitologia greca. Sara Graça da Silva e Jamshid J. Tehran hanno pubblicato uno studio sulla rivista Royal Society Open Science nel quale hanno cercato di risalire all'origine delle fiabe utilizzando metodi filogenetici quantitativi normalmente utilizzati in biologia. La scelta di utilizzare questo metodo è dovuta al fatto, come spiega all'interno dell'articolo, che essendo trasmesse per via orale ci sono scarse prove per indagare la loro origine usando dei metodi convenzionali. Le fiabe utilizzate per svolgere questo studio sono state prese dall'indice Aarne Thompson Uther, un catalogo che raccoglie al suo interno 200 racconti internazionali, in particolare hanno preso come riferimento la categoria Tales of Magic (fiabe magiche).


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Da questo studio è emerso che un considerevole numero di fiabe esisteva nella tradizione indoeuropea, hanno scoperto che due fiabe molto famose "la bella e la bestia" e "Tremotino" (Rumpelstiltskin), scritte per la prima volta tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo in realtà risalgono a molto prima tra i 2500 e 6000 anni fa. Inoltre, hanno scoperto che la fiaba "The Smith and the Devil" può essere fatta risalire all'età del bronzo. Un'altra teoria molto interessante circa l'origine della fiaba è quella elaborata da Vladimir Propp, un linguista e antropologo russo che ha dedicato molto tempo allo studio del folclore, all'interno del suo libro intitolato "Le radici storiche dei racconti di fate" pubblicato nel 1946. La conclusione raggiunta da Propp è che le fiabe risalgono a molto prima del feudalesimo e più precisamente alle comunità primitive ancora fortemente caratterizzate dal regime dei clan, fondate sulla caccia quale elemento primario. Propp ha scoperto che la maggior parte degli elementi che caratterizzano le fiabe, possono essere ricondotti

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ai riti primitivi svolti all'interno di quelle comunità. Particolare importanza hanno il rito d'iniziazione e la rappresentazione della morte. Le fiabe hanno custodito al loro interno traccia di numerosissimi riti e usanze. Propp individua diversi tipi di legami che si formano con il rito. In alcuni casi, anche se rari, vi è una corrispondenza completa con il rito, come ad esempio il caso dei figli dei Re che venivano segregati in un sotterraneo e tenuti al buio questo accadeva anche nella realtà. A questo proposito è molto interessante la spiegazione fornita da Frazel, all'interno del libro "Il ramo d'oro", circa il complicato sistema di tabù che circondava i Re. Nelle società primitive si riteneva che il re possedesse dei poteri soprannaturali che gli consentivano di controllare il corso della natura, per questo motivo era ritenuto anche responsabile di qualsiasi calamità naturale che si abbatteva sul popolo. Il Re veniva per questo trattato con grande cura e tutta la sua vita doveva essere controllata nei minimi particolari, in modo tale che nessuna sua azione potesse


alterare l'ordine stabilito dalla natura. Per fare ciò il re era sottoposto a una serie di rigidissime regole: non poteva abbandonare la reggia in cui abitava, il suo volto e il suo corpo non dovevano essere esposti alla luce del sole, per questo motivo viveva nell'oscurità, il re non doveva assolutamente toccare terra e anche la sua alimentazione era circondata da tutta una serie di restrizioni. Il popolo pretendeva dal re uno rigoroso rispetto di queste regole poiché da esse dipendeva il benessere della popolazione. Se non rispettava tali regole il re veniva deposto e nella maggioranza dei casi ucciso, questo perché era considerato come un Dio e come tale era suo compito proteggere il popolo e nel momento in cui smetteva di farlo veniva sostituito da qualcuno che era in grado di adempiere a questo dovere. Queste restrizioni venivano applicate anche al figlio del re, in quanto futuro erede al trono, fin dall'infanzia. Tornando ai legami che si creano tra fiaba e rito un altro tipo di legame, più comune

del precedente, è quello che Propp definisce comew trasposizione di senso, in questo caso alcuni elementi del rito vengono cambiati o modificati. Questo cambiamento è dovuto al fatto che nel corso del tempo alcuni elementi dei riti hanno perso il loro significato diventando così incomprensibili, motivo per il quale questi elementi vengono sostituiti con altri in modo da essere più comprensibili. L'esempio riportato da Propp è quello della pelle di mucca, nella realtà esisteva il rito di cucire il defunto all'interno della pelle di mucca o di cavallo questo assicurava al defunto l'arrivo nella terra dei morti. Nelle fiabe è il protagonista ad essere cucito nella pelle per poter uscire da una fossa, in seguito un uccello lo prende e lo porta in cima a una montagna o al di là del mare insomma in un posto lontano dove il protagonista non sarebbe mai potuto arrivare da solo. Nelle fiabe dunque la pelle di animale assicura al protagonista l'arrivo in un regno lontano. Vi è un terzo tipo di legame chiamato inversione del rito,

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qui vengono conservati tutti gli elementi del rito ma gli si dà un significato opposto, ad esempio nella realtà vi era l'usanza di uccidere i vecchi e se qualcuno vi si opponeva veniva deriso e punito, nella fiaba però chi si oppone salvando il vecchio è l'eroe. Nonostante questi legami Propp sottolinea il fatto che la fiaba non deve essere considerata come un racconto di cronaca, poiché si commetterebbe un grave errore, infatti molti elementi che si trovano nella fiaba non sono mai esistiti come ad esempio il serpente o il cavallo alato. Tutto questo ancora non ci spiega come nascono le fiabe con le fate e i riti magici. Secondo Propp lo stadio più antico della narrazione nasce nei racconti che gli anziani facevano ai giovani durante i riti d'iniziazione. Raccontavano di cose accadute a loro ma le facevano appartenere a tempi più antichi al fondatore della stirpe, che generalmente era un eroe, nato in modo straordinario da mondi magici come quello degli animali, dal fuoco, da li le danze e i riti che i popoli primitivi facevano per ingraziarsi le forze della natura, diventano danze magiche. Dorsey nell'introduzione alla sua raccolta "Traditions of the Skidi-Pawnee" ci parla dei tantissimi cerimoniali tra cui anche il rito della consegna dei sacchetti sacri. Dei sacchetti che contengono oggetti ritenuti propiziatori per la casa, la fortuna economica, la caccia,

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l'amore e così via. Quelli che noi chiamiamo doni fatati, basta pensare alla fiaba della bella addormentata nel bosco dove tre fate offrono doni incantati alla piccola figlia del re, la principessa. I doni in questa fiaba sono buoni ma anche malefici da parte di una delle tre fate. Tornando a Dorsey il racconto dell'origine di questi amuleti ci dice come il primo proprietario di questo sacchetto ne è venuto in possesso. Il protagonista è andato in una foresta dove ha incontrato un bufalo che lo ha condotto nel regno dei bufali, qui ha ricevuto il sacchetto ed ha appreso le danze e i riti che poi ha riportato nella narrazione arricchendoli di particolari che hanno trasformato l'accaduto in un racconto magico. Quindi il racconto diventa un mezzo per agire magicamente sul mondo reale, aprendo la strada ad un linguaggio esoterico. Il racconto diventa parte della vita della persona, per questo motivo era vietato raccontare certe cose perché la persona temeva che raccontandole avrebbe accorciato la durata della sua vita. I racconti così arricchiti si trasformano in miti. I miti ci parlano dei riti, dell'organizzazione sociale di un popolo o di una tribù e diventano fondamentali per il popolo, gli attrezzi che utilizzavano, gli amuleti con i quali si proteggevano, gli oggetti sacri diventano il vero tesoro della tribù e gli anziani del villaggio ne diventa-


no i custodi. Quindi le leggende sono vive ed in pratica raccontano la società e le sue regole trasformandole però in qualcosa di eccezionale. Le fiabe ne rappresentano un'evoluzione perché si trasforma una realtà in un immaginario. La fiaba nasce dal distacco del soggetto dal rito, ci si stacca da un'azione reale, anche se mitizzata per trasformarla nel racconto di fate. Questa trasformazione viene accelerata dall'arrivo degli europei, dalle emigrazioni forzate, dalla cristianizzazione, dalla mescolanza dei popoli. Molti racconti primitivi contengono le basi di quelle che poi saranno le fiabe che conosciamo. La fiaba libera il racconto da funzioni religiose o rituali per diventare una creazione artistica, che nasce dall'impulso di fattori sociali reali, ma si trasforma in un mondo magico. Quindi è chiaro che

la fiaba nasce dal folclore e dai rituali, sia religiosi che non (rituali stagionali, agricoli ecc..), ma trasforma tutto questo in profano perciò non più esoterico ma artistico. È qui che nasce la fiaba anche se è impossibile determinare dove finisca il racconto sacro e dove inizia la fiaba.

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Storia del genere Letterario Nonostante sia praticamente impossibile risalire alle origini della fiaba il discorso cambia nel momento in cui si cerca di risalire alle origini della fiaba letteraria. Secondo molti ricercatori l'india fu una delle prime zone in cui la fiaba assunse una forma letteraria intorno al II secolo dopo Cristo anche se per la celebre raccolta "Le mille e una notte" dobbiamo aspettare il 1500 circa, ciò detto resta comunque la raccolta più antica di fiabe. Le mille e una notte sono una raccolta di fiabe che ruotano tutte intorno a una storia principale. La storia ha inizio quando il re Shahriyār, viene casualmente a conoscenza del fatto che quando lui si allontanava da palazzo la moglie lo tradiva con uno schiavo, dopo aver ucciso la moglie infedele il re sentendosi profondamente tradito decise che avrebbe sposato ogni sera una ragazza vergine e dopo avergli tolto la verginità la uccideva la notte stessa. Tuttavia, dopo tre anni il popolo iniziò a fuggire portando con sé le proprie figlie finché non rimase nemmeno una sola ragazza da marito eccezion fatta per la figlia del visir. La figlia del visir, Shahrazàd, si offre volontaria per diventare la nuova

moglie del re tuttavia escogita un piano per fare in modo di sopravvivere: ogni notte intrattiene il re con un racconto del quale però non gli racconta la conclusione se non il giorno dopo. Dopo mille notti il re ormai innamorato di Shahrazàd decide di sposarla. Nelle storie che gli racconta i geni e i folletti sono delle figure ricorrenti: i geni hanno una propria volontà e possono avere buoni o cattivi rapporti con gli uomini mentre i folletti sono legati al servizio magico di formule ed amuleti. Nelle mille e una notte sono rappresentate tutte le classi sociali; ceti alti, medi e infine il popolo. Gli ambienti rappresentati le scene di vita sono spesso di fantasia quindi non possono essere presi come riferimento per i costumi dell'epoca. Per quanto riguarda l'Europa la raccolta più antica risale al 1550 in Italia con il libro "Le piacevoli notti" di Giovanni Francesco Straparola contenente 75 tra novelle e fiabe al quale segui intorno al 1630, sempre in Italia, "Lo cunto de li cunti" noto anche con il nome "Pentamerone" di Giambattista Basile, l'opera contiene 50 fiabe scritte in dialetto napoletano. Tuttavia, è in Francia tra il 17 e il 18 che divenne un genere let-

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terario riconosciuto e accettato, Jack Zipes nel suo libro When Dreams Came True sostiene che vi sono stati tre fattori principali che hanno contribuito alla diffusione delle fiabe in Francia. Il primo è che la Francia in quel periodo era il paese più potente d'Europa e il francese la lingua più studiata e parlata all'interno delle corti. Il secondo è che l'evoluzione della stampa ha favorito più sperimentazioni con diversi tipi di letteratura, in ultimo in Francia in quel momento storico vi era una grande creatività e innovazione culturale. Gli artefici più importanti della diffusione della fiaba furono Marie-Catherine d'Aulnoy, Henriette-Julie de Murat e soprattutto Charles Perrault considerato il più importante scrittore di fiabe di questo periodo. Perrault ha pubblicato i racconti di Mamma oca il quale contiene molte delle fiabe più famose come: Cappuccetto Rosso, Barbablù, Il gatto con gli stivali, Cenerentola, La bella addormentata, Pollicino ed altre. Nel 700 sempre in Francia Antoine Galland traduce e diffonde in Europa la raccolta "Le mille e una notte" una raccolta di 10 volumi, nella sua traduzione Galland elimina i passi scabrosi e molte storie vennero abbreviate tuttavia questa traduzione è importante per diversi motivi: innanzitutto la traduzione non è letterale e contiene molti cambiamenti influenzati dalla cultura francese inoltre l'ambien-

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tazione esotica di questi racconti orientali ha attirato l'interesse di diversi lettori non solo francesi ma anche di numerosi europei avvicinando così sempre più persone al genere, infine l'inserimento dei racconti orientali all'interno della tradizione letteraria francese ha ampliato le opzioni per gli scrittori occidentali. Un altro avvenimento fondamentale per l'istituzionalizzazione del genere fù la ristampa delle fiabe di Perrault, D'Aulnoy e Galland. Questa ristampa era composta da volumi economici nei quali le fiabe erano spesso abbreviate e il linguaggio era diverso in quanto veniva semplificato in modo da essere accessibile anche alle classi inferiori, questi libri venivano venduti tramite dei venditori ambulanti. Questi libri economici contribuirono notevolmente alla diffusione delle fiabe. Fino a questo momento le fiabe erano ancora riservate agli adulti e anche se ci vorrà ancora molto tempo prima che vengano accettate è proprio in questo periodo che assistiamo ai primi tentativi di scrivere delle fiabe per bambini. Il primo ad intraprendere questa strada fu Fénelon l'arcivescovo di Cambrai nel 1690. Fénelon si occupava dell'educazione dei bambini e decise di provare a scrivere delle fiaba per rendere le lezioni più divertenti. Tuttavia queste fiabe non vennero accettate subito infatti vennero stampate per la prima volta nel 1730 dopo la


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sua morte. Dopo questo primo tentativo ce ne furono altri tanto che nel 1756 Madame Marie Leprince de Beaumont pubblico "la rivista dei bambini" (Le Magasin des enfants) al cui interno vi era la sua versione ridotta della Bella e la Bestia, ed è proprio la sua versione che rese famosa questa fiaba ed è su questa versione che si basano la maggior parte degli adattamenti successivi. Il culmine dell'istituzionalizzazione francese della fiaba lo troviamo nella pubblicazione del "Le Cabinet des fées" di Charles-Joseph de Mayer pubblicata tra il 1785 e il 1789 ed è una raccolta di quarantuno volumi contenenti le più importanti fiabe francesi scritte nei 100 anni precedenti. La fiabistica francese fu estremamente importante perché rese le fiabe un genere riconosciuto e inoltre influenzò notevolmente la fiabistica tedesca. Ed è proprio in Germania che continuò il processo di istituzionalizzazione del genere in occidente e proprio come gli scrittori francesi anche quelli tedeschi iniziarono a lavorare sulle fiabe per celebrare le usanze tedesche, un esempio è fornito da Musäus il quale pubblica tra il 1782 e il 1786 il suo libro "Fiabe popolari tedesche". Molte fiabe francesi divennero famose in Germania tanto che alcune vennero inserite nella raccolta dei fratelli Grimm tra queste troviamo La bella addormentata, Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Pollicino, l'opera che

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venne pubblicata tra il 1812 e il 1815 prende il titolo di "fiabe per bambini e famiglie", vi saranno diverse edizioni di questa raccolta l'ultima venne pubblicata nel 1857 e contiene al suo interno 210 tra fiabe e racconti. Inizialmente la raccolta dei fratelli Grimm non ebbe successo e vennero accusati del fatto che le loro fiabe non erano adatte ai bambini. Il ruolo delle fiabe per gli adulti ha subito nel corso del tempo un grande cambiamento fino a diventare un mezzo per mantenere un dialogo su questioni sociali e politiche all'interno della sfera borghese. Pochissime fiabe tedesche hanno un lieto fine nella maggior parte dei casi si concludono con il protagonista che muore o impazzisce. Le fiabe per bambini iniziarono ad essere accettate dopo il 1820 prima di allora gli educatori della chiesa preferivano altri generi letterari più adatti per insegnare al bambino quali erano le buone maniere e la morale. Nel 1819 i fratelli Grimm pubblicarono la seconda edizione della loro raccolta ma attuando qualche cambiamento, questa seconda edizione infatti era maggiormente rivolta ad un pubblico di bambini in quanto ripulirono le loro storie da personaggi erotici, crudeli e oscuri. Tuttavia conservarono gli elementi fantastici che caratterizzavano le loro storie e per questo non furono ancora pienamente accettati. Dal 1820 circa le cose, però, ini-


ziarono gradualmente a cambiare e gli educatori e i genitori iniziarono a capire che la letteratura fantastica non avrebbe distrutto o deviato le menti dei bambini e intorno al 1830 la fiaba divenne pienamente accettata. Questo avvenne precisamente nel 1835 anche grazie alle fiabe di Hans Christian Andersen con le quali divenne popolare sia in Europa che in America. Andersen è riuscito a creare delle fiabe che divertissero contemporaneamente giovani e vecchi e che potessero essere facilmente comprese da entrambi anche se con una comprensione diversa in base all'età. Nella seconda metà del 19 secolo le fiabe divennero un modo per svagarsi e divertirsi dopo una giornata lavorativa. Un altro autore importante che segno il diciannovesimo secolo fù Lewis Carroll che nel 1865 pubblico "Alice nel paese delle meraviglie" quest'opera ha avuto una grande influenza sulle fiabe che l'hanno seguita. In Italia lo scrittore che caratterizzo questo periodo fù Carlo Collodi il quale nel 1876 ha pubblicato "i racconti delle fate" una raccolta contenente le fiabe francesi del 18 secolo tradotte, risale al 1883 la sua celebre opera "Le avventure di pinocchio" il libro ebbe da subito un immenso successo. In America il pioniere di questo genere fu Frank Stockton tuttavia il più importante scrittore americano del periodo fù L. Frank Baum autore del libro "Il meraviglioso mago

di OZ". In tempi più recenti una figura importante la troviamo in italia ed è Gianni Rodari in particolare con il suo libro Favole al telefono, questa raccolta più che essere delle favole sono delle vere e proprie fiabe. Vi è una storia che fa da cornice ha queste fiabe ossia la storia del ragionier bianchi un rappresentante di commercio che ogni sera raccontava al telefono alla sua bambina storie dagli esiti imprevedibili. All'inizio del ventesimo secolo le fiabe divennero completamente istituzionalizzate in Europa e in America e da allora non hanno mai smesso di affascinare.

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CARATTERISTICHE DELLA FIABA

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"Feria è un paese pericoloso, pieno di trabocchetti per gli incauti e di tranelli per i temerari"1. J.R.R. Tolkien, linguista, filologo, scrittore e autore del celebre romanzo "Il Signore Degli Anelli", definisce in questo modo il luogo nel quale le fiabe si svolgono per lui il reame della fiaba è vastissimo e vi si trovano molte cose «si possono reperire animali terrestri e alati d'ogni specie; vi sono mari sconfinati e miriadi di stelle, una bellezza che incanta e pericoli sempre in agguato».² Nelle fiabe troviamo molte figure soprannaturali come elfi, fate, gnomi, streghe, draghi e molte altre ma accanto a questi elementi troviamo il mare, il cielo, la terra, il sole e la luna e per Tolkien questi elementi sono importanti tanto quanto le creature soprannaturali. Questo perché creano un mondo a sé stante nel quale queste creature continuano ad esistere indipendentemente da noi. Per Tolkien le fiabe narrano delle avventure degli uomini nel reame periglioso. Quando parla di feeria si riferisce alla magia, per lui la fiaba tocca feeria e se ne serve inoltre è molto importante che la magia venga presa sul serio e non bisogna mai fornire una spiegazione. La fiaba, quella genuina, deve sembrare vera quindi non ci deve essere nessun elemento che

possa far pensare al lettore che il posto nel quale le vicende hanno luogo sia finzione o illusione e fornendo una spiegazione per la magia si perderebbe l'incanto che si era creato. Ciò detto la fiaba popolare presenta delle caratteristiche ben precise. Nella fiaba come abbiamo detto sono presenti molti esseri soprannaturali ed elementi magici tuttavia questi non vengono visti come qualcosa di speciale, non si prova stupore di fronte al prodigioso. Infatti gli esseri umani della fiaba non sono impressionati dalla magia e da gli esseri soprannaturali anzi si rapportano con quest'ultimi da pari a pari, non percepiscono la differenza tra se stessi e gli altri esseri. Nella fiaba non si prova timore né curiosità di fronte al soprannaturale ciò non significa che i personaggi della fiaba non hanno paura ma semplicemente che provano paura se un personaggio è cattivo ed è indifferente se sia umano o no, non sono spaventati dall'essere in se ma dalle sue azioni. Basti pensare ai doni magici che il protagonista riceve, non è minimamente curioso di sapere cosa fanno o come funzionano, ma li prende e li usa semplicemente nel momen-

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to del bisogno dopo di che non prova più interesse nei loro confronti, lo stesso vale per la magia in generale. I personaggi della fiaba non hanno spessore e nemmeno un rapporto con il tempo vediamo solo la loro superficie. Infatti, quando nella fiaba si parla di una principessa malata, sappiamo che è malata ma non ci vien detto qual è la malattia che l'affligge ne tanto meno ci vengono mostrati gli effetti che questa malattia provoca. Ma la mancanza di spessore non è solo fisica ma anche psichica basta pensare alla fiaba dei fratelli Grimm "I dodici fratelli". In questa fiaba la principessa per salvare i suoi dodici fratelli, che erano stati trasformati in corvi, deve restare in silenzio per sette anni, ovviamente ci riesce ma non ci viene detto nulla della difficoltà, anche mentale, del dover restare in silenzio per tutto quel tempo, non ci si preoccupa affatto di parlare dei sentimenti. Fra i singoli personaggi della fiaba non ci sono rapporti durevoli, infatti i personaggi tendono a sparire nell'esatto momento in cui non svolgono più una funzione all'interno del racconto e questo vale sia per gli esseri umani che per quelli soprannaturali. Gli esseri soprannaturali entrano nella vicenda esattamente nel momento in cui servono, ma una volta svolto il loro compito, come ad esempio dare un oggetto magico all'eroe, spariscono e non se ne parla più. Anche nel caso in

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cui lo stesso personaggio soprannaturale compare più volte all'interno della vicenda, riappare esattamente quando serve, ma tra una volta e l'altra non viene mai nominato semplicemente scompare, non ha una sua vita autonoma, ma è al servizio del racconto. Lo stesso principio vale per i familiari dell'eroe, genitori e fratelli, dei quali non si parla a meno che non servono allo svolgimento della vicenda. Max Lüthi nel sul libro "La fiaba popolare Europea" spiega che il protagonista della fiaba, non avendo un mondo interiore e nemmeno rapporti con il tempo e con l'ambiente, vive in una condizione d'isolamento. Questo significa che i personaggi non imparano nulla, non fanno nessuna esperienza, non prestano attenzione alla somiglianza delle situazioni è come se partissero da zero ogni volta. Non imparano dalle esperienze degli altri ma nemmeno dalle proprie. Anche le vicende sono isolate quando un episodio viene raccontato più volte con le stesse parole non è perché è condizionato dall'evento precedente, ma perché ha la stessa origine, infatti la fiaba è unita da un'unica volontà formale. Altre due caratteristiche molto importanti della fiaba sono l'extra-temporalità e l'extra-spazialità. La prima sta a significare che il tempo non vien mai determinato, non sappiamo in quale anno o epoca la storia


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si svolge, infatti spesso le fiabe iniziano con frasi come c'era una volta. Inoltre è molto comune che anche la durata della vicenda sia molto generica, infatti sono comuni frasi come "cammina, cammina "o "molti anni dopo". Stessa cosa per l'extra-spazialità, ossia il luogo in cui si svolge la vicenda non è mai geograficamente riconoscibile. Questo è anche il motivo per cui le vicende spesso e volentieri si svolgono in un bosco, in una foresta o comunque in luoghi naturali. La fiaba utilizza un linguaggio caratterizzato da frasi semplici e dialoghi frequenti, inoltre solitamente iniziano e finiscono con delle formule fisse come «C'era una volta» e «vissero felici e contenti». Sono ricorrenti anche formule magiche e filastrocche ad esempio in Raperonzolo la maga usa sempre la stessa formula quando deve salire nella torre "Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli che per salir mi servirò di quelli". La fiaba ama i numeri stereotipi ossia quei numeri a cui in passato si attribuiva una funzione magica. I numeri prediletti dalla fiaba sono uno, due, tre, sette e dodici difatti spesso l'eroe è il minore di tre fratelli. Nella fiaba "L'oca d'oro" dei Grimm il protagonista è il minore di tre fratelli, in "Hänsel e Gretel" i protagonisti sono due fratelli. Questi numeri non vengono usati solo per il numero dei personaggi ma spesso si riferiscono ad azioni, nella fiaba "i dodici fratelli"

l'eroina deve tacere per sette anni o ancora in "Tremotino" il personaggio omonimo concede alla regina tre giorni per scoprire quale sia il suo nome se riesce nell'intento non le porterà via il figlio. Quando Tremotino torna dalla regina il terzo giorno quest'ultima nonostante abbia scoperto il suo nome non glielo dice subito ma solo al terzo tentativo «ella da principio domando: "ti chiami Corrado?"- "no"- "ti chiami Enrico?"-"no""ti chiami forse Tremotino?"»3. Nella fiaba, dunque, questi numeri sono molto presenti. Inoltre nelle fiabe è estremamente importante che si concludano con un lieto fine, la fiaba generalmente non presenta un significato morale tuttavia può succedere che quest'ultimo sia presente, anche quando c'è non viene mai espresso chiaramente. Molto importante nello studio della struttura della fiaba è il saggio di Vladimir Propp "Morfologia della fiaba" il quale ha scoperto uno schema che ricorre in tutte le fiabe da lui analizzate. Propp ha scoperto che queste fiabe rispondevano tutte allo stesso schema ed inoltre erano tutte accomunate da 31 funzioni che si susseguono sempre nello stesso modo. Lo schema generale individuato da Propp è il seguente: vi è una situazione iniziale di equilibrio, in cui solitamente viene presentato il personaggio e il contesto, subito dopo l'equilibrio viene rotto, tale frattura può essere causata dall'infra-

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zione di un divieto, poi vi è una fase in cui vengono narrate le avventure dell'eroe questa fase è seguita dalla conclusione, in cui viene ristabilito l'equilibrio. Propp ha anche individuato sette tipologie di personaggi ricorrenti che si trovano nelle fiabe e sono:

Il donatore: è colui che fornisce all'eroe il mezzo o l'oggetto magico solitamente viene incontrato per caso.

L'eroe: è il protagonista, alla fine dopo numerose vicissitudini e avversità trionferà.

Principessa e suo padre il re: la loro funzione non può essere definita in maniera precisa, tuttavia il padre spesso assegna compiti difficili all'eroe.

L'antagonista: contrasta e danneggia l'eroe, di solito compare due volte nella vicenda. La prima volta arriva di nascosto, magari sotto mentite spoglie e poi sparisce, la seconda volta di solito viene rintracciato.

L'aiutante: il suo compito è quello di aiutare l'eroe e solitamente si tratta di un mago.

Mandante: colui che affida il compito all'eroe. Falso eroe: si prende il merito per le azioni dell'eroe, alla fine viene sempre smascherato. Prima di parlare delle 31 funzioni individuate da Propp è importante capire cosa Propp intende con funzione. Con il termine funzione si intende «l'operato di un personaggio determinato dal punto di vista del suo significato per lo svolgimento della vicenda»4. Queste funzioni non devono essere sempre presenti in ogni fiaba ma quelle che vengono inserite devono rispettare questo ordine. Le 31 funzioni sono le seguenti: 1.Allontanamento: in questa prima fase un membro della famiglia, l'eroe o un paren-

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te, si allontana dalla casa. Ci sono diversi motivi che possono portare a questo allontanamento come ad esempio per lavoro o per compiere un viaggio, in alcuni casi la forma più estrema di questo allontanamento è la morte dei genitori. Questa fase inserisce nella storia una tensione che poi darà il via alla vicenda. Ed è proprio in questa prima fase che spesso viene presentato l'eroe il quale viene rappresentato come una persona ordinaria. Ad esempio, in cappuccetto rosso questa prima fase la troviamo quando la madre la manda a portare il pane alla nonna, in cenerentola invece l'allontanamento che troviamo è rappresentato dalla morte della madre. 2.Divieto: al protagonista viene imposto un divieto come non andare in un determinato luogo, ad esempio nel bosco, oppure di non compiere una determinata azione aprire una porta. 3.Infrazione: il protagonista infrange il divieto, il divieto viene sempre infranto. L'infrazione causa l'entrata in scena dell'antagonista. A cappuccetto rosso era stato detto di non deviare dal sentiero ma lei si allontana nel bosco. 4.Investigazione: l'antagonista si informa su dove si trovano persone o anche oggetti

preziosi. In alcuni casi è l'eroe che cerca informazioni interrogando l'antagonista. Il lupo cerca di scoprire dove è diretta cappuccetto rosso e dove si trova la casa della nonna. 5.Delazione: l'antagonista riceve l'informazione che stava cercando. 6.Tranello: l'antagonista sotto mentite spoglie tenta di ingannare il protagonista o la vittima ad esempio le streghe assumono l'aspetto di una vecchietta. 7.Connivenza: l'eroe cade nell'inganno e con ciò favorisce involontariamente il nemico. Cosi come i divieti vengono sempre infranti, gli inviti insidiosi vengono sempre accolti. 8.Danneggiamento o mancanza: l'antagonista danneggia uno dei membri della famiglia oppure ad uno dei membri della famiglia manca qualcosa o vuole qualcosa. È da qui che la storia vera e propria a inizio le prime sette funzioni sono preparatorie. 9.Mediazione: La mancanza o la disgrazia vengono rese note all'eroe. Si chiede aiuto all'eroe oppure lo si lascia andare nel caso in cui l'iniziativa è dell'eroe e non è dovuta a un mandante.

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10.Inizio della reazione: l'eroe decide di reagisce o nel caso in cui abbia ricevuto una richiesta decide di accettarla. 11.Partenza: l'eroe lascia la casa. Ed è qui che entra in scena la figura del donatore. 12.Prima funzione del donatore: prima di ottenere un mezzo o un aiutante magico l'eroe viene messo alla prova. 13.Reazione dell'eroe: l'eroe supera o fallisce la prova. 14.Fornitura del mezzo magico: superata la prova l'eroe entra in possesso dell'oggetto magico. 15. Trasferimento nello spazio: l'eroe viene condotto nel luogo in cui si trova l'oggetto delle sue ricerche o comunque riceve delle indicazioni per arrivarci. 16.Lotta: l'eroe e l'antagonista lottano tra di loro. 17.Marchiatura: all'eroe viene imposto un marchio, viene ferito o riceve un anello o comunque un oggetto che lo distingue 18.Vittoria: l'antagonista perde viene ucciso in combattimento o sconfitto in una competizione

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19.Rimozione della sciagura: viene rimossa la sciagura o la mancanza iniziale. 20.Ritorno: l'eroe fa ritorno a casa. 21.Persecuzione: l'eroe viene perseguitato da qualcuno che attenta alla sua vita o al suo status. 22.Salvataggio: l'eroe si salva si salva dalla persecuzione fugge, si nasconde, si salva dall'attentato alla sua vita. Da questa funzione moltissime fiabe passano direttamente alle ultime la 30 e la 31, ma in molti casi l'eroe deve sopportare una nuova disgrazia. 23.Arrivo in incognito: l'eroe arriva in incognito a casa o in un altro paese. 24.Pretese infondate: un falso eroe cerca di prendere il posto di quello vero. 25.Compito difficile: l'eroe viene sottoposto ad una prova che può essere di diversi tipi. Un enigma da risolvere, una prova di forza, resistenza od abilità , prova del fuoco. 26.Adempimento: l'eroe supera la prova o il compito impostogli 27.Identificazione: l'eroe grazie al marchio o all'oggetto donatogli in precedenza viene riconosciuto.


28.Smascheramento: il falso eroe o l'antagonista viene smascherato pubblicamente. 29.Trasfigurazione: l'eroe assume nuove sembianze; diventa bellissimo, riceve vestiti nuovi ecc.. Un esempio lo troviamo nella fiaba di Pollicino infatti quest'ultimo alla fine della vicenda riceve dei vestiti nuovi.

né un sempliciotto di campagna, l'eroina né una cenerentola, né una figlia di re. Conquista di una sposa, nozze e regno possono pure mancare, come anche l'incontro con esseri soprannaturali»5.

30.Punizione: L'antagonista viene punito. 31.Nozze: l'eroe si sposa o sale al trono e con questo termina la storia tuttavia le nozze possono anche non essere presenti e la storia si conclude con il ritorno a casa o in un luogo lontano. La fiaba soprattutto quella popolare trae i suoi motivi da leggende, miti e a volte anche dalla realtà ma li trasforma svuotandoli di significato, isolandoli e dando loro la forma della fiaba. Tuttavia dei motivi le sono più congeniali di altri re, principesse e orfani sono i suoi personaggi preferiti. Le fiabe spesso narrano della conquista di una sposa o di un regno, della lotta contro dei mostri (draghi, giganti etc..), liberazione di esseri stregati o ancora esecuzione di compiti difficili. Tuttavia «nessuno di questi "motivi fiabeschi" è necessario per la fiaba. Essa può fare a meno di figure di contrasto, l'eroe può non essere né un principe,

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Queste caratteristiche, tuttavia, non valgono sempre, nel corso del tempo le fiabe si sono evolute e sono cambiate. Le cose sono iniziate a cambiare quando sono nate le fiabe d'autore in cui compaiono tematiche nuove non più legate al passato. Questo tipo di fiaba trae i suoi motivi dalla tradizione popolare ma li elabora, li personalizza e li rende più raffinati. Tra gli autori di questo genere troviamo Perrault, Andersen, Hoffman e molti altri. Subito dopo troviamo un altro tipo di fiabe quella moderne, le quali hanno iniziato a svilupparsi nell'Ottocento con Andersen. Le fiabe moderne sono invenzioni nuove dell'autore, non prendono più i loro motivi dalla tradizione orale ma sono frutto dell'immaginazione dell'autore. Ad essere originali non sono solo i contenuti ma anche la struttura e il linguaggio, ad esempio nelle fiabe moderne il tempo e il luogo della vicenda possono anche essere precisati. Nella fiaba moderna si cerca di inserire al suo interno le persone, le cose e i problemi che caratterizzano il nostro tempo. Spesso non ci sono orchi, streghe e draghi ma a predominare è comunque l'elemento fantastico. Nelle fiabe tutto è possibile.

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DIFFERENZA TRA FIABA E FAVOLA

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Qual'è la differenza tra fiaba e favola? Se si pone a qualcuno la seguente domanda, molto probabilmente si riceverà la risposta che non vi è nessuna differenza tra le due. Questo avviene perché nell'immaginario comune la fiaba e la favola sono la medesima cosa, tanto che i termini vengono utilizzati come sinonimi. Benché i termini abbiano effettivamente la stessa origine dalla parola latina fabula, parola che sta ad indicare semplicemente un racconto, la fiaba e la favola sono due generi narrativi estremamente diversi tra di loro. Entrambi i generi si rivolgono ad un pubblico infantile ed hanno un messaggio o una lezione da trasmettere, ma per fare ciò utilizzano modalità estremamente differenti tra di loro. Come abbiamo detto la fiaba è un racconto fantastico che può avere o non avere una morale, ma in ogni caso i messaggi che trasmette non vengono mai espressi in maniera chiara ed esplicita, ma sono sempre sottintesi e inoltre non sono indispensabili al racconto. Nella favola invece la morale è indispensabile ai fini della storia e viene

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sempre espressa in maniera chiara, per capire quali sono le differenze tra i due generi è necessario sapere cos'è una favola. La favola è un breve componimento fantastico in prosa o in versi ed è scritto per impartire una lezione. "Favole, dicono per mezzo di parole, azioni o eventi - per quanto favolosi possono essere - quello che una persona dovrebbe fare."6 In tutte le culture vi sono delle storie brevi che sono state scritte per trasmettere degli insegnamenti morali. Come abbiamo detto la favola è un breve componimento fantastico ed i protagonisti di questo genere sono degli animali umanizzati che pensano e parlano esattamente come noi (a differenza della fiaba, nella favola l'uomo non è presente, ed anche quando c'è, è solamente una comparsa), a volte però sono anche elementi naturali come il sole o il vento. Non vi sono molti personaggi spesso sono solamente in due e questi incarnano un vizio o una virtù umana in maniera molto chiara. Come nella fiaba anche nella favola lo spa-


zio ed il tempo sono indeterminati. Hanno una struttura lineare, all'inizio vi è una breve presentazione dei personaggi, una parte centrale in cui i personaggi agiscono ed una parte finale in cui uno dei protagonisti ha la meglio. Nella favola viene usato un linguaggio semplice con frasi brevi ed i dialoghi svolgono un ruolo centrale, infatti buona parte della storia è composta da un dialogo. Le favole si concludono quasi sempre con un insegnamento o con una verità morale.

favole nel corso del tempo hanno subito molti cambiamenti, quindi la versione che noi oggi conosciamo è diversa dall'originale; una prima rivisitazione di queste favole la dobbiamo già a Fedro, un grande favolista latino, e successivamente hanno subito ulteriori modifiche fino a diventare quelle che noi oggi conosciamo.

A differenza delle fiabe nelle favole la morale è sempre esplicita tanto che le storie si concludono sempre con una frase incisiva, o a volte con un proverbio, in cui si impone un insegnamento morale, poiché è questo lo scopo per cui la favola è stata creata. La favola a differenza della fiaba vuole spiegare come va il mondo e quali sono i comportamenti corretti da adottare; spesso infatti le favole si concludono male: Ad esempio nella favola della cicala e della formica, alla fine la cicala viene lasciata a patire la fame. Tra le favole più famose vi sono quelle di Esopo, favolista greco del quale si sono rinvenute 400 favole; tra queste vi sono: La volpe e l'uva, La cicala e la formica, Al lupo! Al lupo!, La lepre e la tartaruga; per citare le più famose, anche se queste

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RUOLO DELLE FIABE NELLO SVILUPPO INFANTILE

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Le fiabe accompagnano da moltissimo tempo la crescita e lo sviluppo dei bambini i quali sono stati rapiti da questo universo magico. Nonostante vengano viste come mezzo d'intrattenimento o storia della buona notte, le fiabe sono molto più importanti di quello che possiamo pensare, potremmo dire che sono fondamentali per la crescita del bambino. Bruno Bettelheim uno psichiatra e psicoanalista austriaco, naturalizzato statunitense, nel suo libro "Il Mondo Incantato" analizza l'importanza che le fiabe hanno, dal punto di vista psicologico, nello sviluppo del bambino. Bettelheim spiega che il motivo per il quale le fiabe sono così importanti è dovuto al fatto che parlano di problemi umani universali e in particolar modo di quelli che preoccupano il bambino. Infatti, le fiabe prendono seriamente le ansie e le paure che affliggono il bambino, anche se in realtà sono le stesse che provano anche gli adulti, come ad esempio la paura della morte, la paura di non essere considerati e la paura di essere amati. Questi argomenti vengono trattati in maniera chiara e concisa così da consentire al bambino di affrontare il problema ridotto alla sua forma più essenziale, se la trama fosse troppo complicata il bambino avrebbe molti più problemi a comprenderlo e le cose gli risulterebbero molto più confuse. Inoltre la stessa fiaba

può avere significati diversi per lo stesso bambino in diverse momenti, infatti il significato che il bambino recepisce dalla fiaba è dovuto è dovuto ai suoi bisogni e desideri del momento. Le fiabe non si limitano a parlare delle ansie e paure ma offrono in maniera implicita delle soluzioni al problema. Ad esempio, la fiaba di Hansel e Gretel tranquillizza il bambino circa le paure che lo affliggono perché gli dimostra che anche quelle più esagerate, che probabilmente un adulto considera assurde, come la paura di essere divorati, alla fine si rivelano infondate e i bambini ne escono vittoriosi mentre il nemico viene sconfitto. Il messaggio più importante che la fiaba trasmette al bambino è che una lotta contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile, ma se non ci si lascia spaventare e si affrontano le avversità inaspettate e quasi sempre immeritate si possono superare tutti gli ostacoli e alla fine uscirne vittoriosi. Se ci si pensa bene potremmo dire che la trama di tutte le fiabe ha in questo il suo fondamento, infatti l'eroe viene sempre messo alla prova, non importa come la fiaba ha avuto inizio vi è sempre una sfida o un ostacolo sul percorso dell'eroe o del protagonista in generale. L'eroe non si tira mai indietro davanti alle sfide e ai problemi, anche se questi ad un occhio esterno potrebbero sembrare un ostacolo insormontabile, in protagonista af-

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fronta sempre il problema e, grazie anche ad un aiuto, ne esce sempre vittorioso. Nel mondo delle fiabe il male è onnipresente, così come il bene, ed in qualche modo è anche attraente con le sue creature magiche come giganti, draghi e potenti streghe. Spesso e volentieri anche se temporaneamente il male a la meglio, basta pensare a Cappuccetto Rosso il lupo per un breve momento riesce nel suo intento di mangiarsi sia la nonna che la bambina o ancora in Rapunzel la maga riesce a separare i due innamorati per un certo periodo ma alla fine questi si ritrovano. I personaggi delle fiabe o sono buoni o sono cattivi ma non possono assolutamente essere entrambe le cose. Questo perché inizialmente i l bambino vede il mondo in maniera caotica, confusa ma nella fascia di età che va dai 3 ai 7 anni inizia a capire che c'è un altro modo meno caotico di vedere il mondo. L'unico modo che ha in quel momento per cercare di dare un senso e un ordine al mondo è quello di dividere tutto in opposti come il bene e il male. Per questo motivo i personaggi o sono buoni o cattivi, o sono intelligenti o sono stupidi non esistono le sfumature. Anche se, come abbiamo detto, il male può avere temporaneamente la meglio alla fine della storia è sempre perdente. Il messaggio che si vuole trasmettere al bambino non è quello di fargli capire che

se ci si comporta male alla fine vi è una punizione, questo sarebbe solo un deterrente e anche di dubbia utilità sia nella fiaba che nella vita, ma è quello di fargli capire che il crimine non paga che è un deterrente molto più efficace del primo. Il bambino durante la storia si identifica con il personaggio che più gli piace e non con quello buono o cattivo, se il personaggio che gli sta simpatico è buono allora anche lui vorrà essere buono e viceversa. Le vicende che questi eroi affrontano fanno capire al bambino che anche se si sente emarginato e abbandonato nel mondo, durante la vita verrà guidato e inoltre nel momento in cui ne avrà più bisogno riceverà l'aiuto che gli serve, esattamente come succede agli eroi della fiaba che proprio nel momento in cui ne hanno più bisogno arriva in loro soccorso un aiutante o un donatore che gli fornisce un mezzo magico grazie a questo riescono a superare le situazioni più inimmaginabili. Un esempio lo troviamo nella fiaba dei fratelli Grimm "Le Tre Filatrici". La storia narra la vicenda di una ragazza estremamente pigra, un giorno mentre questa veniva sgridata dalla madre per la sua pigrizia passo proprio in quel momento davanti all'abitazione la regina con la sua carrozza. La regina chiese alla madre cosa avesse fatto la ragazza per farla arrabbiare tanto, la

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madre vergognandosi di dire che la figlia era pigra disse alla regina che la stava sgridando perchè la ragazza passava tutto il giorno a filare e lei non si poteva permettere di comprare tutto quel lino. La regina sentito questo decise di portare la ragazza al castello e di combinarle il matrimonio con il figlio a patto che lei avesse filato tutto il lino che gli era stato dato. Passarono tre giorni durante i quali la ragazza pianse perché non avrebbe mai potuto filare tutto quel lino, e quando la regina tornò e vide che il lino si trovava ancora al suo posto la ragazza si giustificò dicendo che non aveva lavorato perché gli mancava casa ed era triste. Quando la regina se ne andò la ragazza era disperata e non sapeva che fare e decise di affacciarsi alla finestra e in quel momento tre donne di brutto aspetto si offrirono di filare tutto il lino al posto suo ad una condizione, la ragazza le avrebbe dovute invitare al matrimonio presentandole come cugine e senza vergognarsi di loro. Ovviamente la ragazza accettò e le tre donne filarono tutto il lino, avendo filato tutto il lino la regina fece quanto detto e il matrimonio venne organizzato. Il giorno delle nozze la ragazza invito le tre donne come promesso e le accolse con calore, l'aver rispettato l'accordo la tolse dall'impiccio di dover filare in futuro. Infatti, quando il principe chiese alle tre donne come ave-

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vano fatto a diventare così brutte queste gli risposero che era dovuto al lavoro di filatura, il principe decise così che la sua sposa non avrebbe mai più dovuto filare. In questa fiaba la protagonista si viene a trovare a causa della madre in una situazione sgradevole e nel momento in cui era più disperata vengono in suo soccorso le tre donne. In realtà potremmo dire che riceve due tipi di aiuti, il primo è gratuito le tre donne l'aiutano quasi senza nessun motivo apparente con la sola richiesta di essere invitate al matrimonio, il secondo aiuto invece la ragazza se lo guadagna rispettando l'accordo. Il secondo se vogliamo può essere considerato il più importante questo perché il primo è vero che l'aiuta a risolvere la situazione tuttavia, non è una soluzione definitiva ma piuttosto temporanea poiché quando alla ragazza verrà chiesto di filare di nuovo si ritroverà nella stessa situazione, il secondo aiuto è quindi il più importante perché risolve, invece il problema in maniera definitiva. La fiaba rassicura quindi il bambino che riceverà aiuto e che alla fine i suoi sforzi porteranno al successo. Lo scopo della fiaba non è quello di insegnare al bambino il modo corretto di comportarsi né tanto meno quello di descrivere il modo o dare consigli su cosa fare. Piuttosto le fiabe vogliono chiarire i processi e i conflitti interiori dell'individuo, suggerendo


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in maniera sottile come risolverli. Nella fiaba tutto viene detto in maniera implicita: come affrontare i propri sentimenti, come dominare le proprie emozioni e inoltre avverte il bambino di alcune trappole che si può aspettare. Vi sono delle fiabe che potremmo definire amorali, questo tipo di racconti hanno uno scopo completamente diverso infatti non promuovono la scelta tra bene e male, ma piuttosto vogliono dare al bambino la speranza che anche i più umili possono riuscire nella vita. Questo perché se si ha la fiducia di poter riuscire la vita può essere affrontata e risulta più semplice superare gli ostacoli che si incontrano nel cammino. Degli esempi di fiabe di questo tipo sono Il Gatto con gli Stivali, nel quale l'eroe ottiene il successo tramite la frode, e Jack e il Fagiolo Magico, in cui il protagonista deruba il gigante del suo tesoro. Le fiabe con i giganti tendono a piacere molto ai bambini perché identificano i giganti con gli adulti, poiché di fatto ai loro occhi gli adulti risultano un po' come dei giganti, e in queste fiabe il ragazzino furbetto frega i giganti. Il feroce gigante infatti viene sempre sconfitto dal piccolo uomo intelligente, una figura che agli occhi del bambino sembra debole proprio come lui si sente e questo gli infonde maggiore fiducia. Le fiabe assicurano al bambino che alla fine avrà la meglio sul gigante e che quando diverran-

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no grandi come i giganti avranno gli stessi poteri. Se è il genitore a raccontargli queste fiabe il bambino capisce, anche se a livello inconscio, che il genitore approva il fatto che il bambino voglia avere la meglio sui giganti. Come spiega Bettelheim le fiabe hanno un grande significato psicologico per i bambini di tutte le età, ed è molto importante che il genitore anche se capisce perché quella determinata fiaba è molto importante per il bambino non glielo riveli. Perché il bambino capisce le fiabe in maniera inconscia ed è così che deve essere, spiegargli perché quella fiaba gli piace distrugge l'incanto e lo priva di un'importante valvola di sfogo in cui il bambino riversa le sue emozioni, perché lo costringe a rendersi conto delle ansie e dei sentimenti di vendetta che prova, sentimenti che non è ancora in grado di comprendere. Inoltre, per il bambino è molto importante che il genitore condivida il suo stesso interesse per una determinata fiaba tuttavia è ugualmente importante che il bambino creda che i suoi pensieri intimi siano sconosciuti al genitore fino a quando non sarà lui a volerglieli dire, questo è anche il dono più prezioso che un bambino può fare ai suoi genitori. Nella fiaba una figura ricorrente è quella della matrigna cattiva questa figura è così importante perché i bambini hanno bisogno


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di separare gli aspetti buoni dei genitori da quelli cattivi così facendo si possono sentire completamente protetti dai genitori. La matrigna rappresenta proprio questo lato cattivo mentre la fata buona rappresenta il lato buono. Nelle fiabe intervengono le fate buone che aiutano a sconfiggere la matrigna aiutando il protagonista a trovare la felicità. Le fiabe così facendo trasmettono al bambino il messaggio che nascosta da qualche parte, c'è una fata madrina buona pronta sempre ad intervenire in caso di grave necessità. Le fiabe si servono anche degli animali per parlare della psiche e dei conflitti interni. Nella fiaba gli animali possono essere di due tipologie e in entrambi i casi rappresentano l'ES, ovvero la parte più istintiva dell'uomo che in psicoanalisi viene spesso descritta sotto forma di bestia. Le due tipologie di animali che troviamo rappresentano due aspetti dell'ES; da un lato vi sono gli animali pericolosi e distruttivi come draghi o lupi che rappresentano la parte selvaggia

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dell'ES, dall'altro lato vi sono animali buoni e saggi che guidano e salvano l'eroe questi rappresentano l'ES messo al servizio della personalità globale. Nel corso del tempo i genitori e gli educatori hanno smesso di raccontare le fiabe ai bambini questo è dovuto a diversi fattori. Il primo è che i genitori temono che raccontare delle fiabe ai bambini sia come raccontargli delle bugie, in quanto le fiabe non presentano la realtà in maniera veritiera. Questi dubbi che il genitore ha vengono confermati dalla domanda del bambino che chiede se quanto gli è stato raccontato è vero, con questa domanda in realtà, secondo Bettelheim, il bambino vuole solo sapere se quella storia contribuisce alla sua comprensione del mondo. Infatti il bambino sa da subito che le fiabe parlano di un'altra realtà che non ha nulla a che fare con quella quotidiana. Il secondo motivo per il quale le fiabe non vengono raccontate più come un tempo è che i genitori vogliono mostrare al bambino soltanto gli aspetti belli


del mondo e fargli credere che non esistono persone cattive, ma che tutti gli uomini sono intrinsecamente buoni, anche questa presentazione non corrisponde ad una realtà effettiva ed è quindi a sua volta ingannevole. Inoltre questa versione del mondo che viene loro presentata è estremamente dannosa per il bambino perché fa sì che si senta un mostro, in quanto sa benissimo di non essere buono e anche quando si comporta bene non vorrebbe farlo. A rafforzare questo desiderio dei genitori di parlare ai figli solo di cose belle hanno contribuito le scoperte della psicoanalisi e della pedagogia infantile che hanno rivelato quanto possa essere violenta, distruttiva, ansiosa e sadica la mente di un bambino. In seguito a queste scoperte le fiabe vennero accusate di creare o almeno incoraggiare questi sentimenti e stati d'animo sconcertati, ma non ci potrebbe essere nulla di più sbagliato. In realtà le fiabe aiutano il bambino poiché se teme o sente di essere un mostro nelle fiabe trova dei suggerimenti su come affrontare il suo lato mostruoso e infine domarlo. Inizialmente l'unico modo che il bambino ha per cercare di comprendere il mondo è attraverso l'elaborazione fantastica della realtà. Ed è proprio questo il motivo per il quale le fiabe piacciono tanto ai bambini ossia perché parlano la loro stessa lingua, quella dell'immaginazione e della fantasia.

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SILENT BOOK

"Un libro senza parole è un luogo silenzioso dove le voci

squillanti dei lettori possono risuonare liberamente, o anche uno spazio tranquillo per segreti bisbigliati, per contemplazioni pazienti, per attese o ritrovamenti miracolosi o muti stupori"

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LIbri senza parole I silent book sono, a mio avviso, dei libri estremamente affascinanti, in quanto sono dei libri silenziosi, totalmente privi di testo, ma che celano al loro interno un intero universo. Una persona, un adulto, che si approccia per la prima volta a questa tipologia di libri, inizialmente si può sentire spaesato poiché manca quell'elemento che ha sempre considerato essenziale ed indispensabile in un libro per essere considerato tale: il testo. A differenza degli adulti i bambini non hanno difficoltà a rapportarsi con questi libri ma al contrario ne sono affascinati, questo perché sono abituati ad immaginare ed a giocare con la fantasia; gli adulti purtroppo, crescendo, spesso perdono questa capacità che viene sostituita dalla ragione e dalla logica. Tuttavia se il libro non è bello e divertente, proprio come ogni gioco, verrà abbandonato dal bambino. "Un libro senza parole è un luogo silenzioso dove le voci squillanti dei lettori possono risuonare liberamente, o anche uno spazio tranquillo per segreti bisbigliati, per contemplazioni pazienti, per attesa o ritrovamenti miracolosi o muti stupori."7

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Questi libri narrano le loro storie solo ed esclusivamente attraverso l'uso di immagini ed illustrazioni per questo motivo ogni lettore avrà la sua personale versione della storia. infatti, ogni lettore, per leggere queste storie, fa ricorso al proprio bagaglio culturale, alla propria conoscenza linguistica, alle proprie esperienze di vita ed all'educazione ricevuta. E' per questo motivo che il proprio modo di interpretare la storia non potrà mai essere uguale ad un altro, anche se ovviamente avranno tutti la stessa storia di base che è quella decisa dall'illustratore. Non bisogna pensare che un silent book sia un libro privo di storia o con una narrazione semplificata solamente perché non presenta un testo; infatti questa mancanza non si avverte minimamente poiché viene interamente compensata dalle immagini, le quali seguono una precisa sceneggiatura; quasi come fosse un film. Questi libri solitamente presentano dei protagonisti ben caratterizzati e facilmente individuabili, le illustrazioni che si susseguono nelle pagine sono ben collegate tra di loro e creano un ritmo che non annoia ma al


contrario è vivo e pieno di sorprese. Alla fine del libro la storia si chiude perfettamente e tutto ha una sua logica, le storie narrate nei silent book sono ricche ed articolate e la narrazione, in quanto tale, ha un principio uno svolgimento e una conclusione. Questi libri sono particolari perché sono in grado di superare qualsiasi barriera linguistica e di mettere in comunicazione culture e comunità diverse, potremmo dire che sono dei libri in grado di parlare tutte le lingue del mondo. Il termine silent book è stato introdotto in Italia dalla scrittrice e editrice Giovanna Zoboli. Il termine silent non deve essere tradotto letteralmente quindi come "muto" e

"zitto" che sono aggettivi che hanno un'accezione negativa, ma piuttosto deve essere tradotto con l'aggettivo silenzioso, con cui il termine silent ha un'assonanza. È interessante notare che pur essendo un termine appartenente alla lingua inglese non viene utilizzato nei paesi anglosassoni, né tanto meno in ambito internazionale dove ci si riferisce a questi libri con il termine wordless book oppure wordless picturebook.

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Breve storia I silent book fanno parte della più ampia categoria degli albi illustrati tuttavia sia che si consideri la storia degli albi illustrati sia quella del silent book si scopre che la storia di entrambi non è molto lunga, potremmo dire che questo genere è ancora giovane. Questo genere pone la sua attenzione sul bambino cercando di creare dei prodotti editoriali che siano stati interamente pensati e progettati per loro, i primi silent book li troviamo intorno al 1900. Nonostante la loro sia una storia giovane molti eventi nel corso della storia ci hanno condotto fino alla nascita di queste tipologie di libri. Ovviamente un evento essenziale per tutta l'editoria in generale è l'invenzione della stampa di Gutenberg, quest'evento fu fondamentale perché ha fatto in modo che i libri diventassero facilmente riproducibili e questo aprì nuove strade. Il primo libro pensato e progettato per i bambini lo troviamo nel 1658 a Norimberga ed è l'orbis pictus, questo libro è molto importante perché inaugura una progettualità che pensa all'infanzia e all'attrazione che i bambini provano nei confronti dell'immagine. È stato il primo libro di testo per bambini composto da 150 capitoli che

trattano una vasta gamma di argomenti come la natura inanimata, botanica, zoologia, religione e gli esseri umani e le loro attività. L'Orbis Pictus è stato per molto tempo il libro di testo fondamentale su cui hanno studiato generazioni di bambini. In ambito pittorico vi fu un'innovazione che in qualche modo può essere considerata come un antenato, un predecessore del silent book ed è l'invenzione del supporto "Panorama" del 1788, il quale mostrava una narrazione muta e sequenziale di eventi storici sviluppati in lunghezza. Un esempio stupefacente è il quadro chiamato "the Garibaldi Panorama", il più lungo panorama del mondo con i suoi ottantatre metri per un metro e mezzo di altezza, dove viene raccontata per immagini la vita e le imprese di Garibaldi fino al 1860 anno in cui l'opera fu realizzata. Tuttavia l'antenato per eccellenza del silent book è il Mutus Liber il quale venne stampato nel 1677 in Francia. Questo libro è il testo fondamentale della sapienza alchemica mondiale, composto da tavole illustrate e completamente privo di testo scritto. In questo libro più che in altri silent book risultano fondamentali le

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conoscenze pregresse dell'individuo che lo legge, in quanto questo libro richiede che il lettore possegga delle conoscenze alchemiche, non è indubbiamente un libro rivolto a bambini e illetterati. Il primo silent book inglese è del 1866 ed è stato realizzato dal predicatore battista Charles H. Spurgeon ed è un libro senza parole e senza immagini, le sue pagine sono semplicemente colorate in principio con tre colori nero, rosso e bianco. Questo libro potrebbe sembrare sulla scia dei libri illeggibili di Munari ma in realtà in comune hanno solo il fatto di usare delle carte colorate infatti lo scopo di questo libro è quello di essere una specie di memorandum visuale per ricordare l'ordine delle preghiere da pronunciare, nel fare ciò invita il fedele a leggerlo attivando la propria fede e pronunciando a memoria i testi sacri. Successivamente questo libro si arricchì di pagine e ogni colore corrisponde ad un concetto: giallo- Dio, luce e gioia; nero-peccato, rosso-sangue di Gesù, bianco- perdono di Gesù, purezza; verdese credi in Gesù avrai l'eternità. Nel 1898 a Parigi venne pubblicato the Sad Tale of Bazouge di Steinlen un libricino di sedici pagini durante le quali viene mostrato un corvo su una tavola imbandita a festa mentre beve il vino avanzato nei bicchieri. Come abbiamo visto iniziano ad esserci dei silent book anche prima del Novecento

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ma nessuno di questi è stato pensato o progettato per i bambini. Nei primi anni del Novecento la sperimentazione di nuove forme produce dei libri d'artista che affidano la narrazione alle immagini. Negli anni Trenta autori come Lynd Ward e Rockwell kent realizzarono dei lunghi racconti senza parole. Le illustrazioni per questi libri sono state realizzate con la tecnica dell'incisione e rispondono ad un'estetica espressionista e sono inoltre pervase da un'atmosfera inquietante dovuta anche alla grande crisi economica del periodo. Infatti il primo libro muto di Ward, God's Man, uscì nel 1929 un mese dopo il crollo della borsa, all'interno di questo libro ci sono numerose citazioni letterarie e artistiche. Sempre negli anni Trenta venne pubblicato negli stati uniti il libro what whiskers did di Ruth Carroll. Racconta la storia di un Fox Terrier che si allontana dal suo bambino, mentre girovaga viene inseguito da un lupo e trova riparo presso una tana di conigli che lo accolgono affettuosamente, alla fine della storia si ricongiunge con il bambino. Questo libro rispecchia la struttura circolare della fiaba, la quale come abbiamo precedentemente detto ha inizio con l'infrazione e l'allontanamento dell'eroe, in questo caso il cane si allontana dal bambino dando origine alla vicenda. In seguito all'allontanamento l'eroe affronta delle avventure durante


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le quali entra in contatto con il nemico, il lupo, infine il ciclo si conclude con il ritorno a casa dell'eroe. Nel 1981 viene stampata una delle opere più sorprendenti, suggestive e misteriose della storia del libro illustrato il Codex Seraphinianus. Questo libro è un silent book decisamente particolare in quanto è un compendio di 400 pagine su di un mondo alieno scritto in Asemico. Un alfabeto inventato quindi impossibile da leggere, cosa che lo rende un silent book anche se teoricamente del testo c'è, nel corso del tempo in molti hanno provato

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a decifrare questo linguaggio ma sempre senza successo. Il codex è stato realizzato da Luigi Serafini il quale utilizza in questo libro la classica partitura dei trattati antichi realizzando al suo interno dei disegni stupefacenti. In Italia Bruno Munari è la prima figura a dedicarsi alla creazione del mondo dell'editoria per bambini, con dei libri pensati e progettati appositamente per loro utilizzando delle immagini molto elementari che gli consentano di seguire la storia come se fosse un piccolo cortometraggio. Munari capisce che la cosa più importante per un bambino piccolo è quella di stimolare all'immaginazione partendo da qualcosa che fa già parte del suo mondo, e questo lo si fa sia attraverso il senso della vista e del tatto. Ed è proprio da questa ricerca che Munari realizzerà il libri illeggibili e i prelibri. I libri illeggibili vennero pubblicati nel 1949 e sono totalmente privi di testo, le pagine sono realizzate con carte di colore, grammatura, materiale, qualità e fustellatura diversa. Queste pagine formano delle immagini astratte puntando sulla potenzialità narrativa dell'oggetto in se. Anche grazie a questa sua prima sperimentazione pubblica nel 1980 i Prelibri, dei volumetti di 10cm X 10cm, senza parole eccezion fatta per il titolo "libro" nella prima e nella quarta di copertina. Sono dei libri pensati per la pri-


missima infanzia e sono realizzati con materiali forme e colori diversi, questo perché inizialmente il bambino impara a conoscere il mondo attraverso il tatto. Questi libri che Munari realizza nonostante siano senza parole non possono essere considerati silent book in quanto non vi è una narrazione vera e propria. Negli anni Settanta in Italia nascono le signore dell'editoria alle quali dobbiamo molta della rivoluzione che ha cambiato radicalmente il panorama dell'editoria per bambini, poiché viene abbandonata l'idea che l'illustrazione sia al servizio del testo, in favore di un albo illustrato dove immagini e parole si rincorrono creando ritmi nuovi. In particolare ricordiamo Rosellina Archinto figura fondamentale di questa rivoluzione grazie a lei picture book e i silent book arrivarono in Italia. A cavallo degli anni Sessanta soggiorna negli Stati uniti e qui entra in contatto con una letteratura per l'infanzia in cui l'illustrazione viene prima della parola scritta, tornata in Italia constata che i libri per bambini sono ancora vecchi e brutti, decide quindi di fondare una casa editrice la Emme Edizioni che aprirà le porte nel 1966 e chiuderà nel 1985. La Emme Edizioni era specializzata in libri per l'infanzia e contribuì in modo considerevole allo sviluppo di questo settore che in Italia era ancora legato a

caratteri ottocenteschi. Le sue pubblicazioni si distinguono per la grafica e per il nuovo modo di fare illustrazioni. Rosellina Archinto collaborò con autori estremamente importanti come bruno Munari, Leo Lionni, Iela ed Enzo Mari e molti altri, iniziò da subito a collaborare anche con molti autori stranieri. Grazie al suo lavoro arrivarono in Italia molti libri provenienti da altri paesi, e progetti originali vengono esportati. La emme edizioni pubblicò molti libri senza parole molti dei quali diventeranno dei classici, come ad esempio i libri di Iela Mari. Tra gli autori che maggiormente si sono dedicati al silent book troviamo Iela ed Enzo Mari, Suzy Lee, David Wiesner, Shaun Tan e Raymond Briggs autore di pupazzo di neve per citarne alcuni ovviamente ve ne sono molti altri.

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Iela Mari Gabriella Ferrario, detta Iela, è stata una delle più importanti disegnatrici e illustratici italiane, autrice di molti albi illustrati per bambini che ha avuto molto successo all'estero. Inizialmente Iela lavora a quattro mani con suo marito Enzo Mari insieme al quale realizza libri come La mela e la farfalla, pubblicato da Bompiani, e l'uovo e la gallina. La mela e la farfalla racconta la storia di un bruco che diventa farfalla. Dentro la mela il piccolo uovo diventa un bruco il quale si nutre della e quando è abbastanza forte buca la mela ed esce fuori, tesse un filo e si cala su un ramo. Il bruco esce dalla mela in estate lo capiamo dal colore e dalla grandezza delle foglie, arriva l'autunno e il bruco entra nel bozzolo per uscirne trasformato in farfalla in primavera. La farfalla vola e deposita l'uovo su un germoglio, il quale diventerà una mela e il ciclo avrà di nuovo inizio e reiniziando il libro sarà come assistere ad una seconda storia. Verso la metà degli anni Sessanta la loro collaborazione termina e Iela prosegue la sua carriera d'autrice da sola. I suoi libri sono considerati dei classici della letteratu-

ra per l'infanzia, e quasi tutti, eccezion fatta per Il Tondo e C'era una volta un riccio di mare, sono totalmente affidati al linguaggio delle immagini e sono privi di parole. I suoi libri raccontano storie semplici e allo stesso tempo complesse che rispecchiano perfettamente la realtà. La natura guardandola ci risulta semplice ci sono gli alberi, gli insetti, gli animali e cosi via ed è così da sempre non ci prestiamo molta attenzione e difficilmente ci chiediamo il perché, se non appunto quando siamo bambini, ma se ci si ferma a riflettere in realtà è estremamente complessa ed è costituita su un equilibrio di tutte le parti ed è in perenne cambiamento. La grande abilità di Iela Mari è quella di riuscire a raccontare ai bambini la complessità della natura rendendola semplice ma allo stesso tempo affascinante ed interessante, per far tutto ciò utilizza delle immagini semplici conducendoci in un viaggio che ci fa vedere oltre la superficie delle cose. I suoi libri sono stati pubblicati dalla Emme Edizioni e successivamente ristampati da Babalibri. Il primo libro da solista che pubblica con la emme edizioni è Palloncino ros-

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so, e venne pubblicato nello stesso anno di apertura della casa editrice. Parla della metamorfosi fantastica di un oggetto un palloncino di gomma da masticare che si trasforma in un palloncino volante, poi una mela, una farfalla, un fiore e infine un ombrello che torna a proteggere dalla pioggia il bambino che aveva fatto la bolla di chewing-gum. Utilizza una grafica essenziale e pulita in grado di rappresentare un concetto complesso come quello del continuo cambiamento fornendo al lettore un filo conduttore che lo accompagna per tutto il libro il colore rosso, questo libro vuole invitare il bambino allo stupore ma anche all'ipotesi. Il fulcro di molti dei suoi libri è il ciclo vitale con tutte le sue trasformazioni, i personaggi delle sue storie appartengono al regno animale e vegetale. Questo perchÊ il bambino è affascinato e incuriosito dalla natura e dalle meraviglie che la abitano.

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David Wiesner David Wiesner è un illustratore e scrittore americano di libri per bambini ed è considerato un pioniere e maestro contemporaneo del silent book nonché uno dei maggiori esponenti a livello internazionale. Wiesener è nato nel 1956 negli Stati Uniti più precisamente nel New Jersey e si è laureato presso la Rhode Island school of design con una laurea in belle arti, in illustrazione. Pubblica numerosi libri tutti dedicati all'infanzia molti dei quali sono considerati dei classici ed hanno riscosso molto successo. I suoi libri sono stati tradotti in una dozzina di lingue e hanno vinto numerosi premi sia negli Stati Uniti che all'estero. Ha vinto per tre volte la medaglia Caldecott, un prestigioso riconoscimento che premia l'albo illustrato che maggiormente si è distinto negli stati uniti durante l'anno. Nella lunga storia di questo premio, fino ad ora, solamente in due hanno vinto per tre volte questa medaglia la prima è Marcia Brown e il secondo è appunto David Wiesener. I tre libri con cui ha vinto le medaglie sono tutti dei silent book e sono Martedì (1992), the three pigs (2002) e Flotsam (2007). Flotsam è un esempio esplicativo della fa-

coltà che le immagini hanno di creare legami e di mettere in contatto persone di tempi e luoghi lontani. Il libro racconta il potere della narrazione per immagini ma anche il potere della fotografia elemento cardine di questa storia. La storia ha inizio con un'ordinaria giornata in spiaggia, dall'oceano arriva galleggiando una macchina fotografica subacquea incrostata di conchiglie a testimoniare la sua lunga permanenza nell'oceano. La macchina fotografica si chiama Melville, come il famoso autore del romanzo Moby Dick, con questo richiamo l'autore dichiara da subito l'appartenenza di questo libro all'universo della grande letteratura di viaggio e in particolare di mare. Il ragazzo protagonista fin dal primo momento ci viene descritto come un attento osservatore, tant'è che la prima immagine che vediamo è quella dell'occhio del ragazzo visto attraverso la lente d'ingrandimento, della prospettiva del paguro che tiene in mano. Inoltre tra gli oggetti che si è portato in spiaggia possiamo vedere un microscopio, che più avanti gli consentirà un viaggio a ritroso nella storia. Dopo aver trovato la macchina fotografica fa sviluppare il rullino

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e ottiene la fotografia di una bambina che a sua volta tiene la fotografia di un bambino e così via. Questa struttura a matrioska pone sia al protagonista che al lettore un enigma da risolvere, ricorrendo a tutti gli elementi compreso il microscopio per poter osservare meglio le fotografie. Nella copertina dell'edizione americana è rappresentato un occhio di pesce, questo elemento rappresenta un indizio sul senso del libro. Infatti in inglese il termine Fisheye, occhio di pesce, sta ad indicare un particolare obiettivo fotografico in grado di riprodurre un apertura incredibilmente ampia sull'orizzonte, questo obiettivo ci consente di rendere visibile la curvatura terrestre. In questo caso sta a simboleggiare prevalentemente due cose: la prima è che in un oggetto piccolo come una macchina fotografica può entrare tutto il mondo, la seconda sta ad indicare l'elemento principale del libro ovvero la circolarità, poiché il protagonista alla fine dopo essersi scattato una foto affiderà la macchina fotografica nuovamente in mare e la storia così continuerà in un ciclo interrotto. Le atmosfere nei suoi libri sono surreali e visionarie un esempio lo troviamo nel silentbook martedì. La storia ha inizio intorno alle 20 di un martedì e lo scenario si apre su uno stagno estremamente calmo, finché una moltitudine di rospi e rane su foglie di ninfee si alzano in volo come se

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fossero su tappeti volanti. Arrivano in una piccola città clama vista anche l'ora tarda e portano scompiglio, ad un certo punto li ritroviamo davanti alla tv con un'anziana signora. La mattina seguente tutto torna alla normalità ma i cittadini si chiedono cosa sia successo. Le sue illustrazioni sono caratterizzate dal realismo e dall'estrema cura ma accanto a questo realismo troviamo uno scenario fantastico e surreale.


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Suzy Lee Suzy Lee è un'illustratrice e autrice di libri per bambini coreana, è nata a Seoul in corea del sud nel 1974, attualmente vive e lavora Singapore. Crea numerosi silent book per bambini tra questi troviamo la trilogia del limite una serie estremamente innovativa in cui stravolge le regole della pagina, questa raccolta è costituita dai tre libri Mirror, Onda e Ombra. tutti e tre i libri hanno la stessa dimensione di 31 per 18 centimetri però queste dimensioni sono sfruttate in maniera diversa in specchio 31 è l'altezza mentre per onda è la lunghezza così come per ombra. Nei suoi libri le figure giocano con la forma del libro utilizzando i suoi elementi, tra cui la piega centrale della rilegatura. Il primo libro che realizza è Mirror, la storia narra di una bambina che si ritrova davanti ad uno specchio, all'inizio è perplessa, spaventata. tuttavia dopo un pò, proprio come ogni bambino, inizia a giocare con la sua immagine facendo smorfie per vedere se anche l'altra replicasse o meno il gesto. la bambina continua a giocare con l'altra finché le due vengono travolte in una

danza e si toccano fino a venir inghiottite dalla piega centrale che fungeva da linea divisoria tra i due mondi. Riappaiono le bambine ma ci sono degli elementi che ci fanno pensare che le due si sono invertite di posto. lo specchio non ci viene mai realmente mostrato ma è rappresentato dalla piega centrale del libro lasciando così l'immagine ambigua inizialmente ci si chiede anche se sono due bambine. Suzy Lee utilizza dei tratti estremamente semplici costituito principalmente da macchie di colore questa scelta conferisce al libro un grande dinamismo rendendo anche perfettamente la sensazione del ballo. la narrazione, estremamente semplice, che obbedisce alle regole della simmetria dei riflessi, rispettando le misure precedentemente dette utilizza un formato stretto e verticale.

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Il secondo libro che pubblica è L'onda uno dei massimi capolavori del genere silent, Suzy Lee racconta che questo libro è nato quando ha girato Mirror in orizzontale e immediatamente ci ha visto l'orizzonte del mare. Questo libro a differenza del precedente è largo e basso. Vi sono tre elementi chiave che definiscono questa storia la bambina, il mare ed i gabbiani, quest'ultimi sono una sorta di "coro" e sottolineano le azioni che la bambina compie. Le immagini tra le due pagine inizialmente sono ben divise grazie all'uso dei colori, il lato in cui si trova la bambina è in bianco e in nero, mentre l'altra metà è colorata dall'azzurro del mare e dalle sue onde. Questa separazione appare dunque netta, e inoltre viene sottolineata dalla rilegatura della pagina. Inizialmente l'onda si interrompe prima, non arriva mai fino alla bambina, a poco a poco però elementi come i gabbiani cominciano a comparire e a tingersi lievemente di blu, fino a che la bambina stessa viene inondata dall'onda tingendo tutto di azzurro. Avviene così un'unione tra i due spazi, il cielo, il vestito e le conchiglie si tingono di blu. Verso la fine del libro, compare un ombrello che ci fa capire che la bambina non è mai stata veramente sola. Il genitore, che apparirà più chiaramente nelle pagine seguenti, ha semplicemente lasciato alla bambina la possibilità di vivere

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le proprie esperienze, restando comunque a controllarla ma lasciandola libera di agire. C'è ma non si mostra, pronto ad intervenire in qualsiasi momento in caso di necessità, questo vuole sottolineare un aspetto molto importante, quello che riguarda la fiducia e l'autonomia che fanno parte della crescita di ciascuno di noi, cosa che il genitore spesso tende a ignorare. Il terzo e ultimo libro della trilogia è Ombra per questo libro l'autrice utilizza un formato largo e basso, come per L'onda, solamente che in questo caso la piega si trova sul lato in alto. Questo libro presenta una caratteristica particolare, la lettura infatti non avviene nel modo tradizionale ma piuttosto bisogna leggerlo girando il libro. Sono due i colori protagonisti di questo racconto il giallo e il nero, colori che spesso vengono associati al veleno e al pericolo e nonostante la nomea di questa accoppiata, l'autrice è riuscita a giocare con essi in modo divertente ed innovativo. La rilegatura segna la linea di confine tra due mondi: quello reale della soffitta dove si trova la bambina e il mondo delle ombre dove regna l'immaginazione e la fantasia. La protagonista è una bambina che si reca nella soffitta di casa sua e comincia a giocare con le ombre che si creano intorno a lei sul pavimento. Gradualmente


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le ombre cambiano ed assumono fattezze di tipo animale e, poco a poco, emergono nel mondo reale. Quest'ultimo inizia così a scomparire mentre il mondo delle ombre diventa sempre più predominante. Tra gli animali spunta il pericolo ovvero il lupo ed è proprio lui quello che emerge nel mondo reale e si avventa sulla bambina che però viene tratta in salvo dagli altri animali che la trascinano nel mondo d'ombra. Il lupo tenta di seguire la bambina ma viene spaventato da un mostro d'ombre, rimasto nel mondo reale il lupo scoppia a piangere. La bambina allora insieme alle altre ombre torna dall'altro lato e avviene la riconciliazione ma proprio in quel momento la bambina viene richiamata alla realtà, poiché qualcuno la chiama per la cena. La bambina torna alla realtà, spegne la luce, seguono due pagine totalmente nere che dovrebbero stare a indicare la fine della storia. Quando si volta pagina però si vede che in realtà quello era solo un finale apparente poiché nel mondo interamente buio le ombre si muovono ancora e giocano tra di loro. Girando il libro e ponendo ad esempio il mondo delle ombre sopra avremmo la percezione di una storia completamente nuova.

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Shaun Tan Shaun Tan è un illustratore e uno scrittore australiano, figlio di una famiglia di immigrati cinesi, laureatosi presso the University of WA nel 1995 in Belle Arti e Letteratura inglese. Dal 1996 si è dedicato alla scrittura e illustrazione di picture book, i suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue. Tan è considerato come un maestro del genere e la sua opera più celebre è senza dubbio l'approdo, ritenuto uno dei migliori libri senza parole e svolge un ruolo molto importante nella costruzione della fortunata critica del genere. L'approdo è stato riconosciuto come un capolavoro ed ha vinto numerosissimi premi importanti, si tratta di una graphic Novel di grande formato composta da 128 pagine mute, racconta la storia di un migrante ambientata in luoghi utopici pieni di rimandi storici e artistici. La storia parla di un uomo costretto da condizioni avverse ha lasciare la sua famiglia per affrontare un lungo viaggio verso una terra sconosciuta un luogo alieno, in cerca di futuro migliore, è costretto ad osservare senza capire le immagini di una città e una cultura che non comprende ed anche la scrittura gli

risulta incomprensibile. Per rendere l'idea di un linguaggio che non possa essere capito a prescindere dalla nazionalità di chi si approccia al libro tan decide di utilizzare una scrittura Asemica, impossibile da leggere e da decifrare, che possiamo vedere ad esempio sui cartelloni pubblicitari, come era stato precedentemente fatto per il Codex. Per realizzare questo libro Tan ha studiato a lungo le fotografie dell'archivio di Ellis Island e queste insieme ai racconti del padre, immigrato dalla Malesia all'Australia occidentale nel 1960, hanno ispirato le sue illustrazioni. La scelta di non inserire il testo è stata presa successivamente quando realizzo che l'assenza di testo avrebbe messo il lettore nella stessa condizione in cui si trova il personaggio creando così un legame più intenso tra lettore e protagonista. " l'assenza di descrizione scritte costringe il lettore nei panni del personaggio migrante. non c'è alcuna guida che dica come interpretare le immagini, sta soltanto a noi ricreare significato e familiarità in un mondo dove queste sono carenti o nascoste. Le parole esercitano una notevole forza magnetica sulla nostra attenzione e sul modo

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in cui interpretiamo le immagini con cui vengono combinate; nell'assenza delle parole un'immagine spesso acquista un maggiore spazio concettuale, richiede una maggiore attenzione al lettore, che magari davanti ad una comoda didascalia affiderebbe ad essa la guida della propria immaginazione" Tan utilizza uno stile realistico ricco di dettagli che catturano l'occhio del lettore costringendolo a soffermarsi su ogni vignetta, su ogni ruga d'espressione dei personaggi e su tutti gli strani personaggi che popolano la storia, impedendo cosĂŹ al lettore una fruizione distratta e superficiale. Il lettore viene rapito da queste illustrazioni entrando anche lui a far parte della storia, trovandosi improvvisamente a vivere le stesse avventure del protagonista. Tan ha utilizzato una palette colori che conferisce all'illustrazione un sapore antico, i colori variano dal bianco e nero al seppia facendo risultare il disegno quasi come se fosse una fotografia d'epoca.

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PROGETTO

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Introduzione Con questo silent book voglio raccontare una storia, una Fiaba, che conduce il lettore in un mondo fantastico attraverso un'avventura meravigliosa. Ho scelto di utilizzare il silent book come mezzo perché proprio come la fiaba contiene al suo interno un intero universo. Nel realizzare questa storia ho tenuto conto delle caratteristiche della fiaba, creando una storia che ha al suo interno tutti gli elementi per essere definita tale. La fiaba che ho deciso di raccontare non ha un valore morale, piuttosto mi sono concentrata su quelle fiabe che danno al bambino la speranza che anche i più umili e i più piccoli possono riuscire nella vita. Tuttavia, volendo cercare un valore morale a questa storia lo si potrebbe trovare nel fatto che non è tutto oro ciò che luccica, e che lasciandosi condizionare dalle apparenze si rischia di essere ingannati da falsi luccichii. Però senza arrestarsi di fronte ai primi sbagli ma perseverando nella ricerca della verità alla fine si può trovare il vero tesoro.

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Trama Questa storia nasce in una piccola casa situata nelle profondità del mare. In questa casa troviamo una bambina seduta in poltrona che tiene in mano un libro chiuso e guarda fuori dalla finestra i suoi genitori allontanarsi. Una volta sola, la bambina, si immerge nella lettura di questo libro un po' misterioso che parla di un albero d'oro e delle meraviglie che la circondano. La bambina legge seduta su una poltrona decisamente troppo grande per lei, i genitori sono degli umili coltivatori di alghe, tutti e tre appartengono al misterioso popolo che vive nelle profondità del mare. La bambina estasiata finisce di leggere il libro e decide di partire per un'avventura alla ricerca dell'albero d'oro. Leva il catenaccio alla porta ed esce. La casa e il giardino della bambina sono molto umili mentre nel paesaggio in lontananza si intravede un castello. La bambina cammina cammina arriva all'entrata di una grotta chiusa da due tavole di legno incrociate per bloccarne l'accesso. Lei però negli spiragli aperti intravede come delle sfere dorate luminose, allora pensa che li dietro si possa nascondere l'albero d'oro essendo piccolina si infila negli spazi

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aperti ed entra. Quando arriva vicino allunga una mano vero le sfere d'oro ma in quel momento si disfano poiché in relata erano un inganno ed in realtà erano composte da pesciolini dorati luminosi. Mentre lei è delusa per l'inganno viene catturata da un mostro gigante che la chiude in una gabbia. La bambina è disperata perché nessuno sa che si trova li, ma ecco che appare un cavalluccio marino fluorescente che le porta una chiave d'oro e una spada luminosa. La bambina apre la gabbia afferra la spada e trafigge il mostro addormentato. Cosi conquista il tappeto magico che la salamandra teneva appeso al muro, sale sul tappeto magico e questo la conduce all'albero d'oro che si trova sulla terra ferma. L'albero era più bello di quanto potesse immaginare pieno di stelle d'oro. Decide di raccogliere le stelle e portarle a casa cosi da aiutare anche i genitori, proprio li per terra c'era un grosso baule aperto e vuoto. Lei lo riempie di stelle e grazie al tappeto magico torna a casa.


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La Bambina La bambina è la protagonista di questa storia. È la figlia di due onesti coltivatori di alghe, cresciuta in un ambiente molto umile, una casetta situata ai confini del regno. La bambina osserva tutti i giorni i suoi genitori uscire per andare al lavoro, ed è proprio per aiutare i genitori che decide di intraprendere questa avventura alla ricerca dell'albero d'oro, cosicché loro non debbano più lavorare.

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Studio del personaggio Il character design del personaggio è stato il primo passaggio e come prima cosa ho anche deciso l'abbigliamento che la bambina avrebbe indossato. La bambina indossa un vestito bianco estremamente semplice con delle scarpette rosse. Questa scelta è stata fatta per conferire alla storia un'atemporalità , non capiamo infatti se è ambientata ai giorni nostri oppure no, e un vestito fatto in questo modo lo rendeva possibile. Diverso sarebbe stato se la bambina avesse indossato dei jeans o comunque degli abiti collocabili storicamente. Con l'aiuto di reference fotografiche ho poi realizzato degli studi preliminari per analizzare le diverse posizioni che la bambina assume nel corso della storia.

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Il Mostro Il mostro è l'antagonista di questa storia, il nemico che la bambina deve sconfiggere. Il Mostro è un incrocio di diversi animali e si è rivelato il personaggio più complesso da realizzare. Ho deciso di creare un mostro che fosse anche un gigante perché, come ho analizzato precedentemente, per un bambino è molto importante avere la consapevolezza che possono sconfiggere i giganti.

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Studio del personaggio Per realizzare il mostro ho preso come modello diversi animali e dopo averne analizzato la struttura e aver selezionato alcuni particolari li ho uniti insieme in un'unica creatura. Gli animali presi come riferimento sono una salamandra, un dinosauro e un serpente. Inizialmente ero partita dall'idea che il nemico dovesse essere una salamandra gigante tuttavia più la studiavo e meno spaventosa mi sembrava. Ho quindi deciso di provare ad unire più animali la struttura del corpo è cosi mutata prendendo la forma di un dinosauro ma conservando la testa e la pelle della salamandra. Tuttavia mi sembrava che gli mancasse ancora un qualche elemento che la rendesse più minacciosa, gli ho quindi dato i denti di un serpente ed anche l'occhio è un unione tra quello della salamandra e del serpente più cattivo e minaccioso. Come colori ho deciso di utilizzare il giallo e il nero per il corpo, colori tipicamente associati al pericolo, e il colore rosso per realizzare l'occhio. Anche per questo personaggio ho poi studiato le diverse posizioni che avrebbe assunto durante la storia.

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Tecnica e Materiali Rilegatura Filo Refe Larghezza 24 cm Altezza 25 cm L'albero D'oro è composto da sedici illustrazioni a doppia pagina. Queste illustrazioni sono state realizzate manualmente su dei fogli Fabriano F5 50% cotone di dimensioni 71x37 cm le ho realizzate di un formato più grande perché questo mi consentiva di lavorare con maggiore cura i dettagli. La tecnica utilizzata è quella dell'acrilico che ho steso sfruttando la trama ruvida della carta e questo mi ha consentito di ottenere degli effetti più soffusi e morbidi. I disegni sono stati prima realizzati su carta da lucido e solo successivamente riportati su carta ho fatto questa scelta cosi da preservare le fibre e la trama della carta che altrimenti si sarebbero potute rovinare con l'uso della gomma da cancellare. Le tavole sono poi state scansionate e sono intervenuta con il digitale solo per aggiustare i colori che erano stati leggermente alterati dalla scansione.

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Conclusioni Il mio progetto di tesi vuole entrare nel mondo della fiaba alla ricerca dell'aspetto magico della fantasia elemento secondo me molto importante nello sviluppo di un bambino, e nello stesso tempo diventa analisi e ricerca per un adulto. Personalmente sono molto attratta dall'aspetto magico della fantasia e vorrei fare di questo elemento l'obiettivo del mio futuro lavoro. Vorrei cercare di trovare lo stile grafico per poter raccontare al bambino ma anche agli adulti quel mondo misterioso e nascosto che troppo presto sparisce dalla mente del bambino diventato adulto, soprattutto a contatto con un mondo frettoloso e super tecnologico come il nostro. Per questo come illustratrice sono affascinata anche dal silent book poichè è una grande sfida raccontare per immagini una storia, e poi perché è molto affascinante scoprire che non sarà sempre la stessa storia ma cambierà a seconda della fantasia del lettore che potrà dare altri significati e altre storie alle immagini.

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Note 1. Tolkien J.R.R., Albero e foglia, Milano, Bompiani editore, 2004. 2. Tolkien J.R.R., Albero e foglia, Milano, Bompiani editore, 2004. 3. www.grimmstories.com 4.Propp V.Ja, Morfologia della fiaba, Con un intervento di Claude LĂŠvi-Strauss e una replica dell'autore, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2000. 5.LĂźthi M., La fiaba popolare europea, Forma e natura, Milano, Ugo Mursia Editore. 6.Bettelheim B., Il mondo incantato, Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Milano, Feltrinelli Editore, 2013. 7.Terrusi M., Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l'infanzia, Roma, Carocci Editore, 2019.

Sitografia https://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/index http://www.treccani.it/ https://royalsocietypublishing.org/doi/full/10.1098/rsos.150645

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Bibliografia LĂźthi M., La fiaba popolare europea, Forma e natura, Milano, Ugo Mursia Editore, 2018. Propp V.Ja, Morfologia della fiaba, Con un intervento di Claude LĂŠvi-Strauss e una replica dell'autore, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2000. Propp V.Ja, Le radici storiche dei racconti di fate, Introduzione di Alberto M. Cirese, Torino, Bollati Boringhieri. Bettelheim B., Il mondo incantato, Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Milano, Feltrinelli Editore, 2013. Zipes J., When dreams came true, Classical fairy tales and their tradition, New York, Routledge, 2007. Tolkien J.R.R., Albero e foglia, Milano, Bompiani editore, 2004. James G.F. Il ramo d'oro, Bollati Boringhieri. Terrusi M., Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l'infanzia, Roma, Carocci Editore, 2019.

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Finito di stampare a luglio 2020, presso "La Legatoria", Rilegatura filo refe

Ai sensi della L. n. 633/1941 e successive modifiche si dichiara che la totalità del materiale utilizzato per il presente testo è impiegato unicamente a fini scientifico/culturali. Le immagini sono state reperite su Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Per alcune immagini non è stato possibile risalire alla fonte originale. L'autore non intende mancare di rispetto ai legittimi proprietari e considera l'inserimento in quest'opera un omaggio. In caso gli autori o i detentori di diritto fossero contrari alla pubblicazione, possono segnalarlo scrivendo a: francesca.cerioni108@gmail.com



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