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LA PRIMA FANZINE SULLA RIEVOCAZIONE STORICA DELL’EVO ANTICO

NUMERO 01 WWW.RUMOR-FANZINE.IT RIEVOCARE

CONOSCERE

SCOPRIRE

I GRUPPI E LE ASSOCIAZIONI

TEUTA BOICA AES CRANNA Intervista al gruppo UN METODO RIEVOCATIVO È POSSIBILE? RACCONTI

I DIEARI DEL VALLO Storia del fronte nord

CREARE

NOVEMBRE 2015 RACCONTARE

PENSARE

A M I P R ITA C S U Didattiche e divulgazione:

ARCHEOLOGIA DEL VETRO Il Teuta Foionco presenta la sua sperimentazione

COTTO E RIEVOCATO

LA CUCINA DI BELISAMA E TARVOS


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“Non lasciare che la verità rovini una bella storia” Mark Twain - o forse noAmo la storia, ma ancora di più le belle storie. Magari in futuro anche questa diventerà una bella storia da raccontare, ma finchè non averemo iniziato non lo sapremo e in ogni caso sarete voi a giudicarla. Quando iniziai a fare rievocazione non ero una rievocatrice, come una ragazzina che prende in mano per la prima volta una scatola di pastelli, non è e non può sapere se sarà mai un artista. Comunque; all’epoca tutti avevano e usavano un secondo nome, un sistema per riconoscersi nell’ambiente, per sottolineare un’appartenenza e prendere forse le distanze dalla vita di tutti i giorni, più che per una reale necessità rievocativa. Dovevo scegliere anche io il mio, una roba in greco ovviamente, con un significato, qualcosa che mi rappresentasse. Mi sembrava tanto una via di mezzo fra il romanticismo indiano pellerossa e il più didascalico pragamatismo dei Puffi, tipo “inventore”, “forzuto”, “quattrocchi”. Il mio nome mi piace - Francesca - e credo pure che mi rappresenti bene. Piuttosto comune, ma i miei s’erano impegnati nel darmelo, c’hanno pensato un bel po’, fatto prove col cognome, ne vanno fieri, mica carino cambiarlo così, anche se per gioco. In fondo la mia famiglia è il mio vero “clan”, mi piaceva l’idea di mantenere un legame. Quindi ho cercato un nome che avesse un signficato simile all’originale: Francesca = franca, libera, sincera... sincerità - verità. Aletheia. Buffo che ora sia qui a raccontarvelo, come premessa alla nascita della prima fanzine sulla rievocazione storica antica, scritta da rievocatori, per rievocatori. Si perché quando si parla di verità in ambito rievocativo s’alza sempre un gran polverone, per non parlare dei muri di scudi e cori di battaglia. Sembra quasi sia più facile raccontare una bugia credibile che una verità presunta. Quindi vi chiedo di portare pazienza se non sempre scriveremo di verità assolute e inalienabili, qualche cazzata potremo infilarla anche noi, che siamo quelli che hanno preso in mano la scatola di pastelli anni fa e ancora non sono sicuri di essere dei fenomeni. Detto questo, vi presento RUMOR, il nuovo ambizioso progetto a cui stanno lavorando persone che già tutti conoscete, o quasi, che frequentano e soprattutto contribuiscono al nostro piccolo mondo da anni. RUMOR nasce dall’idea di offrire uno strumento utile e piacevole da leggere per chi opera nel nostro ambito rievocativo, quindi non solo rievocatori, ma anche studiosi, ricercatori e organizzatori di eventi. Una piattaforma web (per ora) su cui trattare delle eccellenze, delle idee creative, del buon lavoro svolto. La redazione è formata da “veterani” che hanno messo a disposizione il tempo e le energie che riescono a raccogliere dal loro già difficile lavoro di rievocatori. Nessuno di loro è a capo di un un’associazione storica. Abbiamo formato la squadra chiedendo collaborazione a persone che provengono da gruppi e realtà diverse, con idee diverse e diversi modi di approcciarsi alla rievocazione, per cercare di garantirvi uno spettro più ampio possibile. Crediamo che solo parlando degli aspetti più virtuosi e innovativi si possa dare una concreta spinta costruttiva alla rievocazione antica in italia. Qui troverete articoli di approfondimento, interviste, recensioni, resoconti, curiosità, ma non solo; RUMOR si offre come strumento divulgativo per gli stessi lettori, che potranno inviarci articoli personali e commenti, firmati o in forma anonima, che la nostra redazione pubblicherà man mano che perverranno, sul sito e sui social, o saranno inseriti mensilmente nel giornale come articoli di freelance e collaboratori esterni. Siete pertanto tutti invitati, non solo a leggere, ma a contribuire affinchè questo progetto possa davvero espandersi e dare voce a tutti, per tutti.

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UN METODO RIEVOCATIVO È POSSI BILE? Una riflessione - di Andrea “Poeta” Guareschi

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I gruppi e le associazioni

TEUTA BOICA AES CRANNA Intervista al gruppo - di Enrico Vincenzi

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Didattiche e divulgazione

PARLARE A TUTTI, PARLARE CON TUTTI

Comunicare con i visitatori, tra divulgazione, didattica e intrattenimento - di Roberto “Aristocle” Baldini

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Didattiche e divulgazione

ARCHEOLOGIA DEL VETRO

La Teuta Foionco presenta la sua sperimentazione - di Enrico Vincenzi

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Ricostruire il volto degli antichi:

LA RAGAZZA DELLE PORCIGLIA di Andrea “Poeta” Guareschi

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Racconti

DIARI DAL VALLO

22

Storia del fronte nord - di Enrico Vincenzi Personaggi

LETTERA DALL’ADE

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A Gaio Terenzio Varrone - di Luca “Asterios”Regnani Ricerca e alimentazione

PULS PUNICA

La “farinata” alla cartaginese - di Gioal - Il Pitta - Canestrelli

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Ricerca e alimentazione

CARNE AGLI SPIEDI

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di Daniele - Isaurix - Giannotti della Teuta Senones Pisarenses

COTTO & RIEVOCATO

STUFATO DI CERVO

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La cucina di Belisama e Tarvos

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PENSIERI

UN METODO RIEVOCATIVO È POSSI BILE? Una riflessione Andrea “Poeta” Guareschi

raggiungibili: una giornata didattica in un museo, un evento rievocativo o un semplice incontro sulla musica antica possono diventare momenti di formazione grazie anche alla presenza ed alle competenze dei rievocatori storici. Una sinergia tra enti museali e rievocazione storica, da diverso tempo conosciuta oltralpe (dove sono ormai anni che l’esperienza del reenacting e dell’experimental archaeology sono stati sdoganati e anzi, innalzati al livello che meritano), è spesso portatrice di possibilità che un museo da solo non potrebbe mettere

Riportiamo un breve scritto a firma di Mar-

dovrebbe sottendere) la rievocazione storica,

in pratica. L’esempio è proprio quello riportato

co Valenti, pubblicato sul quotidiano L’Unità

cioè il metodo stesso con cui un gruppo di rie-

da Valenti: se da un lato la rievocazione storica

del 3/9/2015 e sul portale online Archeolo-

vocazione storica approccia il proprio ambito,

medioevale spesso languisce nella festa di pae-

giamedievale.it.

sia esso quello etrusco, romano, longobardo,

se, dall’altro vi sono esempi virtuosi di gruppi

rinascimentale o della Grande Guerra. Se il

che della ricerca e della sperimentazione han-

Docente all’Università di Siena e anima del

compito della rievocazione storica è quello di

no fatto il loro cavallo di battaglia attraverso

Progetto dell’Archeodromo di Poggibonsi,

ricreare e riproporre nel modo più puntuale

studio, formazione e interessanti collabora-

Valenti da diverso tempo si interessa alla ri-

possibile un dato momento della storia dell’uo-

zioni con musei e ambiente accademico, for-

costruzione storica dell’alto medioevo, ed è

mo, perché questo avvenga al meglio sono ne-

nendo un importante veicolo di divulgazione

fra i pochi nel mondo accademico ad avere

cessari alcune caratteristiche fondamentali

culturale. Che sia la scheggiatura della pietra,

iniziato una proficua sinergia con gruppi di

indipendenti dal periodo storico stesso o dalla

la coniazione di moneta, tessitura o anche il

rievocazione. L’articolo si apre col riferimen-

cultura trattata, perché trasversali: che si ri-

semplice abbigliamento, il rievocatore stori-

to al palio come situazione emblematica in

proponga un simposio etrusco, la vita di un

co affronta temi ed ambiti che uscendo dalla

cui spesso l’ambito medioevale ristagna, fatto

contadino del IX secolo, la vita di un nobile ri-

storiografia, fatta di date eventi e personaggi,

di sbandieratori (“sbandieratori, sbandierato-

nascimentale oppure una battaglia delle guerre

entra nelquotidiano, nel vivere degli uomini

ri ovunque”), pro-loco in abiti più o meno in

napoloniche, ciò che conta è infatti il metodo

e donne dell’antichità, rendendo cioè viva la

stile medioevale e gruppi di rievocazione di

con cui la rievocazione viene approcciata. Per

storia.

dubbia provenienza, equipaggiati più per un

far sì che la rievocazione storica divenga “re-

LARP-Live Action Role Playing che per un

enacting” e “living history” e non languisca

Si può in qualche modo delienare questo

evento storico. Fortunatamente però, segnala

nell’ambito del LARP (senza nulla togliere alla

“metodo rievocativo”?

Valenti, vi sono gruppi storici che attraverso

dignità del LARP) è necessario infatti una me-

Secondo noi se ne possono delienare alcune

impegno e serietà raggiungono un alto livello

todologia che faccia sì che il lavoro rievocativo

caratteristiche. Alla base deve porsi la cono-

rievocativo, divenendo attori di primo pia-

venga svolto con rigore e serietà, per giungere

scenza delle fonti storiche, letterarie e materia-

no non solamente nel panorama degli eventi

a quel “filologicamente corretto” che diventi

li, senza le quali non può esserci rievocazione

storici, ma anche partner ideali e ricercati di

norma ed anche codice di comportamento di

storica, ma fantasy ed eventi in costume. Leg-

realtà museali e mondo accademico, spesso di-

un gruppo.

gere, visitare musei ed aree archeologiche, conoscere i reperti di riferimento sono obblighi

staccato ed anzi scettico verso tale mondo. La domanda sorge spontanea, infatti, quando

morali di un rievocatore storico, il cui percorso

Sebbene lo scritto verta sulla rievocazione sto-

si legge lo scritto di Valenti: perché un museo

è ovviamente diverso da quello del giocatore

rica del medioevo e dell’alto medioevo in par-

o gli organizzatori di un evento dovrebbero

di LARP: rievocare un miles romano di una

ticolare, ci offre l’occasione per una riflessione

interessarsi alla rievocazione storica?

legione richiede una conoscenza ed un’atten-

non solo sul mondo della rievocazione dell’evo

La risposta, a nostro parere è molto semplice:

zione differenti dall’impersonare un orco o

antico ma sull’attività rievocativa tout court: a

perché un gruppo di rievocazione ben prepa-

un umano in un evento di gioco di ruolo dal

nostro parere, infatti, la riflessione di Valenti

rato e qualificato può fare la differenza e per-

vivo. Occorre quindi acribìa e autopsìa, cioè

è una riflessione sul metodo che sottende (o

mettere di ottenere obiettivi altrimenti non

attenzione e rigore nello studio delle fonti, che

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UN METODO RIEVOCATIVO È POSSIBILE?

vanno “viste con i propri occhi”, vanno cioè indagate personalmente e non per interposta persona (nel limite del possibile, ovviamente): che si tratti di un testo di Cicerone, la Bibbia Maciejowski, la pubblicazione di una necropoli villanoviana oppure i reperti di un museo, occorre che le fonti del proprio periodo storico siano conosciute. Con un’iperbole, si potrebbe dire che un rievocatore storico debba comportarsi come San Tommaso innanzi alla resurrezione del Cristo, che vuole vedere con i propri occhi e toccare con le proprie dita: il significato del gesto di San Tommaso in chiave rievocativa è slegato da connessioni fideistiche, ma ha un enorme portato: significa cioè non la mera riproposta acritica di abiti, strumenti e atteggiamenti visti e reiterati da altri gruppi o da cliché (il guerriero celta trasandato, il miles romano identico ed omologato ai commilitoni, la donna greca in abitini succinti), ma un lavoro di ricerca sulle fonti che porti a cogliere l’unicità del periodo storico e che ne sappia restituire gli aspetti il più a fondo possibile (tenendo sempre a mente che la certezza non è di questo mondo). Questo ovviamente non significa che il rievocatore debba essere filologo, archeologo o storico, ma, come sottolinea anche Valenti, significa che il compito del rievocatore è per prima cosa quello di “formarsi”: leggere e visitare sono quindi due delle attività primarie del rievocatore come tale, perché solamente un rievocatore informato sulla propria epoca potrà affrontarla nel migliore dei modi, indossando abiti e monili corretti, utilizzando strumenti ed armi compatibili e, soprattutto, mettendo in campo uno storytelling il più puntuale possibile. Storytelling è parola che non deve far paura, perché attraverso l’arte del narrare si possono raccontare il come ed il perché di un periodo storico, invogliando l’ascoltatore ad informarsi ed a comprendere e promuovendo reale cultura (il come avvenga lo storytelling è altro discorso). Non può esserci formazione senza impegno: è solo attraverso l’impegno in un’attività, infatti, che si ottengono risultati e miglioramenti. Quante volte ci è capitato di dire “devo studiare”, innanzi ad un reperto

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o ad un catalogo? Perché di studio si tratta: un impegno serio, duraturo e responsabile per apprendere e conoscere sempre meglio usi e costumi dell’epoca, e così rievocarli e ricostruirli: come erano i pantaloni indossati dai celti lateniani d’Italia? che tipo di belletto usavano le fonne etrusche della Felsina classica? come si prepara il garum? Domande che per chi non sia rievocatore storico possono rasentare l’assurdo, ma che per un rievocatore storico sono croce e delizia, quesiti di cui si ricerca la risposta dedicando tempo, denaro, energia ed attenzione. La correttezza storica come affermazione del proprio impegno: ecco a cosa si mira. Osservando le fotografie di un evento di 10 anni fa in molti casi stenteremmo a riconoscerci, segno che il miglioramento e l’evoluzione c’è stata ed è in corso. Oltre alla conoscenza delle fonti ed all’impegno, vi sono altri fattori da tenere conto, come quello della responsabilità che in un certo senso grava sull’operato di un gruppo di rievocazione (la responsabilità di farsi carico di una ricerca e di un lavoro seri e degni di fede), la consapevolezza di ciò che si sta portando avanti, la capacità di critica e di autocritica, cioè la capacità di analisi e di giudizio verso le fonti stesse e verso il proprio operato. Quando questi aspetti convivono, allora si può realmente dare buona rievocazione, capace anche di creare un imprinting qualitativo verso altri gruppi e verso gli eventi stessi (seguendo cioè la logica di causa-effetto: un innalzamento qualitativo dei gruppi porta ad un innalzamento della qualità degli eventi e, di conseguenza, delle richieste stesse degli organizzatori, che cercheranno di creare eventi sempre più corretti e qualificati) e capace di attrarre anche il mondo accademico, scientifico e museale, cioè quel mondo spesso visto come un miraggio o una fata morgana da molti rievocatori, in grado di conferire maggior dignità ed autorevolezza al lavoro rievocativo, offrendo consulenza e supporto ma anche conferme del buon operato di un gruppo.

Rievocare il medioevo in piazza. In Italia c’è molto da imparare La maggioranza delle feste medievali vengono animate da tre componenti: una parte della popolazione locale in abito d’epoca spesso improvvisato, gli artisti specializzati in musica e giocoleria, i rievocatori. Questi ultimi, fondamentali per dare l’immagine di un medio evo vivente, sono appassionati che nei casi migliori scelgono di passare quasi tutto il loro tempo libero nel costruire abiti e attrezzature, specializzarsi in attività guerriere e/o artigianali; partecipano non solo alle feste ma si inseriscono od organizzano spesso in proprio degli eventi tematici e raduni. Svolgono quindi due attività distinte benchè collegate e l’una non dovrebbe esistere senza l’altra. La rievocazione è l’atto di rimettere in scena accadimenti ed episodi documentati. La ricostruzione, invece, aspira a essere inappuntabile nella produzione di indumenti o di attrezzi o di armi, nel tentativo di comportarsi e ripetere gesti antichi; un’attività che richiede studio ed applicazione, ore ed ore passate in biblioteca ad aggiornarsi e “sul campo” a sperimentare. Questo tipo di impostazione è ormai un concetto assodato in ambito anglosassone, tedesco-scandinavo e in parte francese: ricostruttori-rievocatori di gran valore sono attivi in stretta sinergia con istituzioni museali e open air museum soprattutto dell’alto medioevo. Fanno seria ricerca e rappresentano un potente strumento didattico ed attrattivo per il grande pubblico; creano a beneficio del visitatore situazioni immersive nella materialità della storia, narrando il passato con abiti, accessori, attività lavorative, vita quotidiana, combattimenti, gesti e rituali. Costituiscono di fatto l’evoluzione del rievocatore-ricostruttore che chiude così il cerchio collaborando nel campo della valorizzazione dei beni archeologici o del patrimonio dei saperi acquisiti; in rapporto e in interscambio con chi fa della ricerca il proprio mestiere e atto a garantire la qualità di quanto ricostruito. Il mondo rievocativo medievale italiano pecca invece talvolta di presunzione; nella sua certezza inossidabile di sapere “come era”, spesso non ha un confronto con il mondo accademico o museale. Ma alcune realtà stanno evolvendosi anche da noi e nuove figure cercano di essere prima di tutto ricostruttori in rapporto sinergico con le istituzioni; pochi, per ora, iniziano a lavorare in ambito didattico allargando i possibili strumenti di conoscenza per il pubblico. Soddisfano la voglia di capire delle persone, tendenzialmente ritrose a sostare di fronte a pannelli esplicativi di musei, non di rado scritti da specialisti per specialisti. Soprattutto nella nuova frontiera della rievocazione medievale, quella cioè dell’alto medioevo, in crescita vertiginosa ma con la spada di Damocle della dozzinalità sempre sospesa, si sono osservate le maggiori novità. Per esempio la sperimentazione musicale con riproduzioni di strumenti del VI-VII secolo dei marchigiani Winileod o le attività artigianali di alto livello dei toscani Curtis Winigia a fianco degli archeologi attivi nell’Archeodromo di Poggibonsi (ricostruzione in progress di un villaggio del IX secolo). Emerge poi per il percorso di qualità che sta effettuando il gruppo cividalese di La Fara in collaborazione ormai stabile con il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, il più completo sui Longobardi. Si confrontano con i corredi delle tombe qui conservati, studiandoli e ricostruendoli, realizzando vestiti secondo i dati disponibili sui

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tessuti antichi e lavorando sia per le scuole sia per i visitatori del museo. Rievocatori dunque preparati, intenti a spiegare in abito storico e sperimentare in diretta attività fabbrili, sartoria, recitando a memoria la Historia Longobardorum di Paolo Diacono e tanto altro. Inoltre da tre anni organizzano uno dei più seri raduni rievocativi medievali (Anno Domini 568) con le relazioni di archeologi sui temi scelti per l’edizione e un campo ricostruttivo di livello didattico altissimo dove sono presenti i migliori gruppi europei in un confronto continuo con i ricercatori. Queste figure fondano il proprio lavoro su quel rigore quasi maniacale, benchè necessario, affinché ricostruzione e rievocazione diventino davvero mezzi per potenziare la conoscenza e l’amore per il patrimonio del grande pubblico, trovando in musei o aree archeologiche la possibilità di imparare anche divertendosi; toccando con mano la narrazione di storie. Un’evoluzione che il rievocatore-ricostruttore dovrà tendere ad avere se vuole sdoganarsi partecipando anche a politiche di valorizzazione dei beni culturali come da un po’ di tempo inizia a chiedere; dopo tutto il suo obiettivo è sempre stato mostrare “come era” il medio evo e ciò richiede vera preparazione e conoscenza.

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GRUPPI E ASSOCIAZIONI

I gruppi e le associazioni

TEUTA BOICA AES CRANNA Intervista al gruppo di Enrico Vincenzi

Parlare degli Aes Cranna significa parlare di uno

Come è cambiato il vostro gruppo nel tempo?

dei nomi più importanti dell’attuale rievocazio-

Come vi siete evoluti?

ne dell’Evo Antico. Basti pensare al peso che un

Io sono nel gruppo dai primi anni, anche se

festival come Mutina Boica, organizzato da loro

non proprio dagli inizi. Prima che l’associazio-

a partire dal 2009, ha acquisito nelle vite di mol-

ne si costituisse formalmente, gli Aes Cranna

teplici associazioni, che in occasione di quest’e-

esistevano già dal 2005; io sono entrato nel

dizione sono venute anche da Oltralpe. Ma non

gruppo nel dicembre 2007. Come tante asso-

solo il Mutina Boica, anche eventi il Bundan Cel-

ciazioni, non solo di rievocazione storica, si

tic Festival o i Grand Jeux Romains de Nimes

cambia nel corso degli anni, un po’ reindiriz-

hanno visto o vedono tutt’ora la partecipazione

zando quelle che sono le attività in base alle

del gruppo modenese nell’organizzazione. Ma da

esigenze e alla volontà dei membri che ne fan-

chi sono davvero questi ragazzi, e da dove sono

no parte.

partiti? Ce lo ha raccontato Ferret, uno dei veterani del gruppo, in un’intervista.

Quali sono le attività che portate avanti da più tempo?

Ciao, Ferret!

Noi rievochiamo i Galli Boi del III secolo avan-

Presentaci un po’ il vostro gruppo.

ti Cristo; ormai come gruppo storico siamo

L’associazione Aes Cranna nasce nel 2008

prevalentemente specializzati nell’arte bellica,

come associazione senza scopo di lucro ed è

arte bellica che abbiamo legato da diversi anni

stata riconosciuta nel 2013 come associazione

a un altro tema particolare, legato ai celti, che

di promozione sociale iscritta all’albo regio-

è quello dell’arte. Parlando di celti in genera-

nale delle forme culturali dell’Emilia Roma-

le, infatti, gli stili decorativi presenti nell’arte,

gna. Adesso è un’associazione di rievocazione

fatta di linee curve che si ripropongono in ma-

storica che si occupa di una parte sportiva ed

niera quasi continua, si ritrovano molto spesso

una culturale: sportiva per tutto quello che ri-

sulle armi, quindi abbiamo scelto di intrapren-

guarda la ricostruzione della scherma dell’E-

dere questo percorso in cui ricostruiamo gli

vo Antico, attraverso alcuni corsi di scherma

equipaggiamenti delle popolazioni celtiche,

e tiro con l’arco, che teniamo durante l’anno

andando a commissionare o produrre noi stes-

a Modena, e attraverso un ramo dell’associa-

si alcune riproduzioni di reperti esposti in al-

zione che è legato all’equitazione, alcuni dei

cuni dei musei più rinomati d’Italia legandoci

nostri associati sono cavalieri che durante le

a una didattica sull’arte. Lo spirito prevalente

rievocazioni salgono in sella e rievocano i ca-

dell’associazione, in questi anni, è quello lega-

valieri dell’Evo Antico; culturale per tutta la

to a quest’aspetto militare, dell’equitazione, ed

sua attività di organizzazione, didattiche ed

alla ricostruzione di un buon campo storico,

eventi culturali, come il Mutina Boica, che la

con tutta una serie di vasellami e oggettistica

impegna per sei-otto eventi all’anno.

legata alla riproduzione di necropoli celtiche.

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TEUTA BOICA AES CRANNA

Parliamo di questa didattica sull’arte. Voi

theon celtico. Un altro aspetto non propria-

avete trovato il modo di unire una didattica

mente religioso, ma culturale, è il caso delle

tra le più consuete, come quella militare, ad

“tête coupée”, la presenza su molte decorazioni

una nuova. Come proponete il ruolo dell’arte

celtiche di queste facce che vanno a rievocare

nella decorazione delle armi?

quella che era la credenza dei guerrieri celti che

Uno dei temi principali legati all’arte dei celti

l’anima fosse nella testa.

è il cosiddetto “stile vegetale continuo”. È già

Parlando della religione, in passato vi soffer-

interessante raccontare al pubblico agli uditori

mavate anche su questo argomento. Adesso,

durante le conferenze le varie teorie che sono

forse,è passato più in secondo piano?

legate ad esso, perché questo canone decorati-

In generale credo che sia una cosa legata alle

vo presente su molte delle armi dei celti, a se-

dinamiche interne ad un’associazione, con

conda dei pensieri degli archeologi, è una cosa

la presenza o meno dei membri che curano o

propriamente nata in Italia, dai celti italiani,

meno alcuni aspetti. Chiaramente, nel corso

o, secondo altri, sviluppata Oltralpe. È inte-

degli anni, alcune delle persone che seguivano

ressante, da questo punto di vista, raccontare

quella parte sono venute a mancare nell’asso-

quali sono le varie teorie legate ad esso.

ciazione e non ci sono state altre persone che

Questo stile decorativo ha portato alla crea-

hanno voluto seguire quelle orme. Diciamo

zione di alcuni dei più grandi gioielli dell’ar-

che l’aspetto religioso dei celti è sempre un

te celtica. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo le

argomento abbastanza delicato, per una man-

riproduzioni di alcuni elmi e alcuni foderi di

canza di fondo di fonti letterarie ad esso legate;

spade, che chiaramente presuppongono una

adesso non abbiamo ancora alcuni associati

maestria, da parte dell’artigiano che le ha rea-

che sono direttamente interessati a prendere in

lizzate, non indifferente. Già raccontare questo

mano la questione o a strutturarci sopra una

aspetto è bello e interessante. Un’altra parte

didattica. Riusciamo comunque a parlarne,

dell’arte che si lega alla figura del guerriero e

della religione, perché parlando della società

della società celtica è tutto quell’aspetto tote-

dei celti, della figura del guerriero, delle deco-

mico che hanno le decorazioni delle armi. Qui

razioni di una spada si va a toccare una serie

c’è anche un aspetto religioso, con le decora-

di credenze, che vengono fuori anche da dove

zioni zoomorfe sugli elmi, come l’applicazione

uno all’inizio non direbbe.

di corna, che vanno a riprendere temi del pan-

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GRUPPI E ASSOCIAZIONI

Oltre alle didattiche sulle armi e sull’arte,

luogo, non ci si fa male, perché non servono

po’ anche perché in quegli anni forse di eventi

quali sono quelle che vi piace proporre?

protezioni moderne come per il rattan, essen-

ce n’erano di più, anche se minori, e i gruppi

Abbiamo alcune delle ragazze del gruppo che

do lance e spade con un’anima che è sì rigida,

più facilmente organizzavano festival in cui ci

da due anni a questa parte seguono un discor-

ma rivestita di materiale gommoso e leggero.

si invitava a vicenda tra associazioni, e quindi

so legato alla cosmesi. Tra le ultime riprodu-

Inoltre andiamo a Campo Marzio perché, fini-

c’era la volontà di avere un evento nostro. Poi

zioni che mettiamo in esposizioni durante le

ta una stagione fatta di eventi per il pubblico,

è cambiata molto, e dovendo organizzare un

didattiche c’è uno specchio di bronzo prove-

dove si è sempre “in tiro”, per gli orari che ci

evento culturale indirizzato al pubblico anche

niente dalla necropoli di Monterenzio e Monte

sono da seguire, ecc. quello è un evento fatto

noi abbiamo ritarato l’idea. Mutina Boica non

Bibele. C’è quindi un aspetto legato alla cura

solo per i rievocatori, nel quale chi vuole può

è più solo una festa degli Aes Cranna, punta ad

del corpo e all’apparire dei celti. Queste, ol-

veramente provare sul campo quelle che erano

essere qualcosa di diverso, un evento culturale

tre alle didattiche prima citate, sono le cose

le sensazioni. Poi è molto utile perché sono tre

per tutti. Il processo più o meno è stato quello,

che sappiamo far meglio. Inoltre siamo molto

giorni nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

anche facendo delle scelte coraggiose: l’edizio-

bravi, come associazione, credo, visto che è un

dove quelli che sono gli equipaggiamenti di ri-

ne del 2014 ha parlato pochissimo di celti, e

aspetto dell’arte bellica che seguiamo dall’i-

evocazione storica che ci si è fabbricati durante

noi siamo un’associazione di celti che rievoca

nizio, nel proporre duelli in sicurezza, parte-

l’anno vengono messi alla prova. Scoprire se le

i Galli Boi; nel 2014, però, volendo legarci al

cipazione alle battaglie in sicurezza; abbiamo

proprie scarpe sono adatte, fare attenzione a

bimillenario della morte di Augusto, abbia-

tutti equipaggiamenti sicuri, è una cosa che ci

portarsi le borracce, avere attrezzatura in gra-

mo scelto di trattare un tema caro alla città di

portiamo dietro dai primi anni e a cui stiamo

do di servire adeguatamente per tre giorni…

Modena, che è quello della guerra di Modena

molto attenti. In questi anni, nel mondo del-

è comunque un bel modo per mettersi alla

del 43 avanti Cristo, dove di celti praticamente

la rievocazione, come sai anche te, nel mondo

prova. Durante l’anno ci alleniamo con la di-

non se ne parla. Questo un po’ per la volontà

della scherma si sono seguite varie correnti.

sciplina SCAB per agosto, ad andare a Campo

di dare al festival e al mondo della rievocazio-

Gallia gaesata, l’utilizzo del rattan… tutto

Marzio.

ne un respiro più ampio, e anche per far capire

per rendere gli incontri più sicuri, visto che il

che ci si può “contaminare”, una cosa che nel

lunedì si lavora e ci teniamo a tornare a casa

A proposito di eventi di rievocazione, parla-

2009 non sarebbe stata recepita. Nel 2014, in-

interi. Da due anni a questa parte, come scher-

teci un po’ di Mutina Boica, di come è avve-

vece, gli anni hanno fatto il loro lavoro.

ma stiamo seguendo quella che è la disciplina

nuta la genesi di questo festival, del processo

SCAB, ovvero la ricostruzione simulata dei

che ha portato alla decisione di creare questa

Nel corso degli anni, invece, come è cambiato

combattimenti antichi promossa dall’associa-

festa.

il gruppo al suo interno, da quando eravate

zione Epica. Da due anni, come Aes Cranna,

Nel 2009 la cosa è nata perché si voleva fare una

un’associazione solo a livello ufficioso ad ora

partecipiamo ad un evento che si tiene nelle

festa, una rievocazione legata a una parte della

che siete un gruppo molto importante? Qual

Marche, Campo Marzio, che consigliamo as-

storia antica della città che non è molto divul-

è il tuo punto di vista?

solutamente a tutto il mondo della rievocazio-

gata, e come associazione abbiamo provato a

Ribadisco che non sono dentro dall’inizio vero

ne, perché utilizzando le armi SCAB, in primo

creare un nostro evento di rievocazione, e un

e proprio; dal mio punto di vista, comunque,

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TEUTA BOICA AES CRANNA

l’associazione è cambiata tanto, come è normale che sia nei gruppi di persone che seguono un hobby. Adesso siamo un’associazione costituita con circa ventidue membri, se non sbaglio, con un’ottima prospettiva sul futuro, perché abbiamo dei ragazzi giovani di diciassette diciotto anni che si stanno interessando alla rievocazione. È nostra speranza farli crescere, nella speranza che diventino veterani dell’associazione. Veterani che, rifacendosi ai primi anni, non siamo rimasti tantissimi, di quelli che eravamo allora; adesso si parla di sette otto veterani su ventidue, in un avvicendamento che penso sia normale in alcune associazioni. C’è comunque uno zoccolo duro, sì. Come vedi il mondo della rievocazione attuale? Una cosa su cui sarebbe bello lavorare è una maggiore collaborazione tra i gruppi modenesi. Solo a Modena abbiamo tre gruppi di rievocazione storica celtica, e probabilmente, se non facessimo come i celti di allora e ci mettessimo a tavolino a cercare vie di collaborazione, secondo me insieme potremmo avere un peso notevole sull’ambiente, che non va solo al parco Ferarri a Modena ma anche fino al Vallo di Adriano. Secondo me, una delle prospettive più interessanti, per quanto riguarda le associazioni, è quella di fare rete, perché si razionalizzerebbero le forze e, avendo tutti dei punti di forza e di debolezza, dove non arriverebbe uno arriverebbe l’altro. Va detto anche che quello della rievocazione dell’Evo Antico è un mondo relativamente piccolo, quindi la rete viene quasi a crearsi da sola. Cosa ne pensi? Sì, certo, le associazioni si conoscono ai festival e si ha modo di collaborare in quelli. Forse quello che manca è prima di arrivare ai festival, la volontà di mettersi a tavolino e dirci: «Perché non arriviamo alla prossima stagione con un progetto combinato? Perché invece di essere in dieci non arriviamo ad essere in trenta?» Cosa proponete voi, nello specifico, come Aes Cranna, per fare rete tra gruppi? Be’, durante l’anno, in base a quello che siamo bravi a fare noi, durante l’inverno riprenderemo tutto quello che è il discorso della scherma. Chiaramente, allenarsi assieme da questo punto di vista per tutte le associazioni che ne sono interessate può essere sicuramente una buona base d’inizio, per conoscersi, fare gruppo, confrontarsi… Già quello può essere un inizio. Altri potrebbero fare lo stesso con l’artigianato. Quello che proponiamo è un maggiore periodo di contatto nella stagione “morta” delle rievocazioni, perché è il periodo in cui ci si prepara per la stagione successiva.

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PENSIERI

più o meno alla storia ma prive di nozioni e conoscenze specia-

Didattiche e divulgazione

listiche, i gruppi di immancabili bambini – che variano in una

PARLARE A TUTTI, PARLARE CON TUTTI Comunicare con i visitatori,

scala da pesti iperattive e più distruttive di un’orda barbara a sorprendenti piccoli geni - e, naturalmente, gli ubriachi. E’ bene specificare che tutto questo avviene se l’evento funziona. Gli scopi di organizzare eventi rievocativi sono infatti la comunicazione al pubblico, la divulgazione e il coinvolgimento di persone esterne al mondo della rievocazione stessa. Se questo non avviene, se i rievocatori restano “indisturbati” nei loro accampamenti, c’è qualcosa che non va, l’evento ha perso il suo significato. Si possono infatti organizzare tantissime esperienze riservate ai rievocatori, ma – come per gran parte delle attività umane – se manca l’apertura verso l’esterno, almeno in modo indiretto, attraverso foto, filmati o qualche

tra divulgazione, didattica e intrattenimento

altra forma di documentazione, l’esperienza stessa si svuota di significato. L’attività del rievocatore è poi costellata da una serie di attività puramente divulgative: eventi nei musei, laboratori e lezioni

Di Roberto “Aristocle” Baldini

nelle scuole... in tutti questi casi la capacità di aprirsi verso il pubblico è fondamentale. Comunicare la rievocazione non è facile. Non è facile perchè

E’ un pomeriggio assolato durante un qualsivoglia evento ri-

non esiste uno standard insegnabile. Con questo non voglio

evocativo. I rievocatori sono impegnati nelle più svariate oc-

dire che “comunicare è un’arte che non può essere insegnata...”

cupazioni che possono animare la vita di un antico villaggio.

e altre baggianate simili. Il problema è che il rievocatore ha di

Qualcuno si allena e lucida le armi. Qualcuno fa legna. Qual-

fronte a sé un pubblico estremamente variegato.

cuno cucina. Qualcuno semplicemente si gode il fresco, chiac-

Innanzitutto, il rievocatore può trovarsi a comunicare con un

chierando amabilmente, magari con una birra rinfrescante o

individuo o con un gruppo.

con una coppa di vino, o un corno di idromele.

Nel primo caso, la sfida è riuscire a stare nella relazione, che

Mi chiedo quanti tra i rievocatori possano dire di aver vera-

può anche diventare prolungata e portare ad un dialogo lungo

mente vissuto un pomeriggio così bucolico. Di solito, il po-

e complesso. Solitamente, quando ciò accade, la persona che

meriggio del rievocatore è ben diverso: chi desidera accostarsi

ci troviamo di fronte vede in noi un interessante spunto per

all’esperienza rievocativa nella speranza di avere una fuga ver-

la conversazione e per il dialogo e non di rado capita che sia

so il passato resterà deluso. Se infatti l’evento cui si partecipa

in grado di sostenerlo argomentando con approfondimenti, su

funziona, l’accampamento sarà invaso da persone di ogni ge-

aspetti che, magari, ignoriamo. Qua si pone il grande ostacolo

nere; ci saranno sicuramente alcuni esperti di storia e archeo-

per il rievocatore, che rischia di cadere in un gioco delle parti,

logia, con cui intavolare interessanti e approfondite discussio-

in cui si sente investito del ruolo di “esperto” e in cui sente

ni, ma per la maggioranza avremo curiosi, persone interessate

la necessità di reggere questo ruolo in ogni caso, dimentican-

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PARLARE A TUTTI, PARLARE CON TUTTI

dosi che, in una relazione “uno a uno”, è assolutamente lecito

adeguata divisione dei ruoli può anche essere di aiuto.

e, anzi, estremamente formativo per il visitatore stesso, che si

Mi piace però pensare che, sebbene ogni categoria di persone

trova ad avere la grande opportunità di confrontarsi in modo

parli una “lingua” diversa”, esistano alcune buone norme della

libero e aperto con una persona in grado di reggere il dialogo.

comunicazione che valgono sempre e comunque. Sono sugge-

Nell’altro caso, la sfida è quella di riuscire a trasmettere in un

stioni, assolutamente integrabili e incomplete, ma mi sembra

tempo limitato una buona quantità di contenuti ad un pubbli-

importante ricordarle.

co composito. Qui il rievocatore può cadere in due errori:

Ascoltare: comunicare è un processo relazionale, per cui an-

Complessità = Quantità: chiamo così l’errore che ci porta a

che chi sta comunicando qualcosa è importante si prenda il

ritenere che la quantità di informazioni che riusciamo a ro-

tempo di ascoltare ciò che gli viene rimandato.

vesciare addosso ai visitatori possa garantire loro una visio-

Il silenzio: siamo abituati ad avere un certo terrore degli spazi

ne completa della complessità che caratterizza uno spaccato

di silenzio. Ma il silenzio è un grande amico di chi comunica.

di storia. Non è così. La quantità di informazioni genera solo

Imparare a rispettare gli spazi di silenzio lascia a chi ci ascolta

caos.

la possibilità di digerire e rielaborare ciò che gli abbiamo co-

Preferire un gruppo: ovvero rivolgersi ad una sola categoria di

municato.

persone, tralasciando i genitori a favore dei bambini, oppure i

Il corpo comunica più della voce: mantenere consapevolezza

“comuni” visitatori a favore degli studiosi... questo tendenzial-

sulla propria presenza fisica, sul proprio respiro e su chi stia-

mente il rievocatore tende a farlo a volte anche inconsapevol-

mo guardando è una chiave universale di comunicazione. Se

mente, sulla base della sua esperienza, delle sue aspettative e

siamo tranquilli, se il respiro è calmo e se le persone si sentono

delle sue preferenze.

tutte contattate dal nostro sguardo, la comunicazione arriverà,

Si potrebbe parlare a lungo, poi, delle varie categorie di visita-

indipendentemente da qualunque altro fattore. Noi comuni-

tori che frequentano un evento e a cui bisognerebbe rivolgersi

chiamo solo per il 10% per via verbale.

con linguaggi differenti; ragionare dettagliatamente su ogni

Il valore del mito: siamo rievocatori. Dovremmo sapere me-

possibile categoria di persone richiederebbe un lunghissimo e

glio di altri che per secoli le persone hanno insegnato tramite

articolato discorso. E, a mio, parere, sarebbe persino un poco

favole e miti. Questo era fatto perchè la comunicazione tramite

inutile. La questione è acquisire consapevolezza di alcuni mec-

immagini evocative e metafore arriva più in profondità e met-

canismi relazionali, che ci aiutino a gestire la complessità della

te in moto una serie di meccanismi che risvegliano conoscen-

comunicazione in rievocazione.

ze e facilitano la memorizzazione. E se la usiamo con abilità,

Innanzitutto, è bene essere consapevoli delle proprie resisten-

teniamo agganciati adulti e bambini, perchè facciamo leva su

ze. Se io sono in difficoltà a entrare in relazione – ad esem-

qualcosa di archetipico nell’uomo.

pio – con i bambini, non sarò mai in grado di comunicare

Queste sono solo alcune brevi suggestioni. Tutte queste, io cre-

con la stessa efficacia di altri con loro. Si può reagire a questa

do, come molte altre, sono fondate però su una e una sola ca-

consapevolezza in due modi, entrambi credo validi e comple-

pacità. La capacità di mantenersi centrati su quello che siamo e

mentari: il primo è quello di cercare di superare la difficoltà, il

che sappiamo, senza proiettare sui visitatori i nostri timori di

secondo è quello di contare sul supporto del proprio gruppo.

inadeguatezza e le nostre speranze di essere riconosciuti come

Ricordiamoci infatti che un gruppo affiatato e funzionante è

indiscussi maestri. Si tratta di rimanere centrati sulla fiducia

in grado di sopperire alle mancanze dell’individuo singolo,

che, finchè accettiamo di restare aperti alla comunicazione

integrandole con le competenze di altri membri. Magari una

qualcosa di buono – anche se inaspettato – arriva. Sempre.

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DIDATTICHE

Didattiche e divulgazione

ARCHEOLOGIA DEL VETRO

La Teuta Foionco presenta la sua sperimentazione di Enrico Vincenzi

lico; successivamente la sezione vitrea viene fatta ruotare e posta sull’apice della fiamma, e da lì, continuando a ruotare il mandrino, si ottiene quella che veniva chiamata “perla madre”. Dalla perla madre, utilizzando un secondo mandrino, si può ricavare un filamento che, facendolo ruotare, permette di creare una sorta di gomitolo vetroso, e quindi la perla vera e propria. Questa viene poi fatta scorrere lentamente sul mandrino, grazie all’utilizzo di un coltello; quando la

Uno dei rischi della rievocazione del mondo

nante processo di lavorazione del vetro da parte

perla si distacca e mantiene la sua forma, la si

antico è quello che gruppi diversi proponga-

dei galli Boi. Ma in cosa consiste questo proces-

mette in una ciotola, che noi abbiamo posto in

no didattiche molto simili tra loro. Vuoi per la

so? e come si è arrivati alla sua riproduzione? Ne

cima al forno, ricolma di sabbia, che mantiene la

semplicità ed immediatezza di alcune proposte,

abbiamo parlato con Leitos, che al Mutina Boi-

temperatura lievemente inferiore ai 1100 °C del

vuoi per la limitatezza dei mezzi a disposizione

ca si è occupato della didattica insieme ai suoi

forno. Una volta che questo viene spento, la sab-

del rievocatore, vuoi per l’effettiva ricorrenza di

compagni.

bia permette un abbassamento graduale della

determinati elementi in molteplici aspetti della vita dell’epoca, il rischio di cadere nell’eccessi-

temperatura, impedendo così che le perle si fratCiao, Leitos, illustraci un po’ questa didattica.

va ridondanza è spesso dietro l’angolo. A vol-

turino a causa dello shock termico. Se ci pensiamo è una cosa estremamente ironica, perché

te, però, accade di assistere a didattiche che, a

Questa didattica prevede innanzitutto l’utilizzo

l’utilizzo della sabbia silicea avrebbe permesso

distanza di anni dalla loro nascita, rimangono

di un forno, realizzato da noi personalmente uti-

ai celti di compiere questo ultimo balzo, ovvero

uniche per le situazioni che ritraggono, creando

lizzando argilla, fieno e sterco di cavallo. Questi

di trasformare la sabbia in vetro, a temperature

così un legame indelebile tra esse e chi le propo-

elementi sono ugualmente importanti, poiché la

estremamente elevate; invece la sabbia veniva

ne. In questo caso, stiamo parlando della didat-

sola argilla, con temperature attorno ai 1100 °C

usata per raffreddare il vetro stesso. Il suo uti-

tica sulla lavorazione del vetro proposta dai mo-

con cui siamo soliti lavorare, tenderebbe a di-

lizzo è secondo noi una soluzione abbastanza

denesi Teuta Foionco: nata tre anni fa, ispirata

latarsi e, con un raffreddamento improvviso, a

ovvia per rimediare al problema delle tempe-

al lavoro di archeologi francesi, questa didattica

rompersi; fieno e sterco di cavallo, invece, risul-

rature uscenti, perché è un isolante termico fa-

rimane unica nel proporre al pubblico l’affasci-

tano estremamente fibrosi, e permettono all’in-

cilmente rinvenibile che permette di creare una

tero insieme di dilatarsi e restringersi, gli dona

sorta di grembo per le perle sfruttando il calore

elasticità, con l’argilla che fa da isolante termico.

del forno, probabilmente l’unico elemento in un

Il forno viene caricato con comunissima legna,

campo celtico che arriva ai 1100 °C.

preferibilmente secca, per evitare che l’umidità abbassi le temperature di lavorazione; in questo

Quindi, partendo da una piccola lastra di ve-

modo, come detto prima, le temperature arriva-

tro si arriva ad una perlina, ma anche ad ele-

no ad un minimo di 1100 °C, per permettere la

menti più complessi?

fusione del vetro. Da qui il nostro scopo è mostrare la lavorazione del materiale vetroso, che

La perla è soltanto uno dei risultati che si posso-

veniva acquistato dai mercanti, i quali lo vende-

no ottenere: ci sono dimostrazioni di archeolo-

vano in forma di piccole lastre a prezzi esorbi-

gi, in Francia, e reperti al museo di Monterenzio

tanti, poiché la tecnica per ottenere il vetro dalla

che mostrano bracciali in pasta vitrea, realizzati

sabbia silicea era prerogativa degli egizi e suc-

in un unico blocco. In realtà si poteva realizzare

cessivamente dei romani. Queste piccole lastre

qualunque ornamento vitreo, in base all’abilità

venivano inserite nelle camere di lavorazione

dell’artigiano che lavorava la materia. Le per-

del forno, dove il calore provvedeva a renderle

line, però, erano l’oggetto prodotto più comu-

già più malleabili. Così era possibile utilizzare

nemente, un ornamento che era considerato di

la viscosità del vetro sciolto per farlo attecchire a

indubbio valore, perché, non conoscendo come

un mandrino, una specie di lungo spiedo metal-

realizzare effettivamente il vetro, era costoso su

16


ARCHEOLOGIA DEL VETRO

qualunque tipo di mercato. Pertanto, indossa-

Parlando di status symbol: noi un oggetto

re una collana di solo vetro, cosa che al giorno

come una collana di perline lo vediamo come

d’oggi verrebbe considerata bigiotteria, presso

un ornamento principalmente femminile.

i celti era considerato uno status symbol non

Era così anche per i celti?

indifferente. Tant’è vero che alcune armi, specialmente quelle sacrificate nei rituali, potevano

Abbiamo avuto un paio di dispute, a livello

prevedere aggiunte di piccoli elementi vitrei che

accademico, al riguardo. Tendenzialmente era

arricchivano il tributo che veniva così servito.

un elemento che si trovava in tombe o corredi di tipo femminile, ma ci sono anche casi, dato

I bracciali sono un elemento complesso, che

anche il valore che il vetro aveva, che portano

noi stiamo provando a riprodurre con un po’

a supporre che anche figure maschili potessero

di pazienza, perché non è semplice mantenere

effettivamente usufruirne. Non ve n’è, però, la

una perla integra, figurarsi un bracciale otte-

certezza, è un discorso che va approfondito. Si

nuto da un unico pezzo. Altra cosa, i bracciali

tratterebbe, nel caso, di oggetti meno marca-

erano più grandi e più larghi e dovevano essere

ti e più minuti, nelle dimensioni; magari non

necessariamente adornati; i reperti che abbia-

un’intera collana, solo qualche elemento come

mo visionato presentavano generalmente una

una decorazione per una spilla, una cintura o

sezione vitrea cui venivano aggiunti disegni di

un’elsa. Diciamo, ecco, che vedere un nobile cel-

altri colori, ricavabili da ossida ture di metalli.

ta con un’intera collana di perle di vetro avreb-

Le perline, invece, potevano anche essere di un

be dato l’idea della massima opulenza, come se

unico colore.

oggi qualcuno portasse in giro grosse collane di oro massiccio.

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DIDATTICHE

Su quali fonti vi siete basati, per la riproduzio-

raccolta del vetro fuso tramite mandrini, e così

cosa unica e totalmente nostra, direi che abbia

ne di questa didattica?

via. La nostra è la realizzazione di un forno rela-

raddoppiato il numero di persone che si ferma

tivamente semplice, per permetterci di portare

almeno incuriosita a chiedere di cosa si tratti.

in giro la nostra didattica.

Diciamo che è stato una grossa esplosione, per i

Ci siamo basati sui lavori di Paolo Bellintani pubblicati su academia.edu. Sono relativi all’età

nostri canoni, che però non ha sottratto l’atten-

del bronzo, ma ci sono stati molto utili, come

Da dove è nata l’idea di occuparsi proprio di

zione del pubblico da altre didattiche, che tutto

ispirazione. A loro si sono ispirati anche arche-

questa didattica?

sommato sono rivolte ad un pubblico più gio-

ologi sperimentali francesi, che però si sono

vane, per esempio le macine che facciamo uti-

specializzati soprattutto nella realizzazione di

Tutto è partito da un’idea lanciata dal nostro

lizzare ai bambini per fare il pane; qui, invece,

bracciali. Loro ci sono stati utili per la costru-

rix, Lugos, visto che era un argomento che da

la terminologia complessa e certe conoscenze

zione del forno. Per quanto riguarda i mate-

tempo lo interessava. È stata una sua passione

che si danno per scontate, la rendono rivolta

riali utilizzati per costruirlo, sebbene vengano

personale, che il gruppo ha provveduto imman-

principalmente ad un pubblico adulto, anche se

menzionati nelle fonti, dal punto di vista delle

tinente a seguire e rendere possibile, in un modo

i bambini la trovano comunque estremamente

quantità siamo dovuti andare a libera inter-

o in un altro. La didattica in sé ormai sono tre

affascinante, per la presenza del fuoco (ride).

pretazione. In tre anni ci sono voluti circa set-

anni che la facciamo, ogni anno con un nuovo

Per quanto riguarda il gruppo, la didattica ha

te forni, per ottenere un connubio adeguato di

forno (ride), tentando di impedire che questi si

impattato con un grandissimo successo gene-

materiali, che non portasse ad una distruzione

rompano sotto le intemperie o improvvisi cali

rale, tutti vogliamo cimentarci nel tentativo di

del forno stesso. Un altro elemento di cui abbia-

di temperatura. Da allora è stato un espandersi

lavorare il vetro. Nondimeno, questa didattica

mo tenuto conto è stata la comodità nel doverlo

ogni anno, soprattutto perché sembra riscuote-

assorbe buona parte delle nostre energie anche

trasportare per le feste, mentre normalmente

re un discreto successo.

durante il resto dell’anno, e molti impegni dei

forni come questi erano a terra, per garantire

nostri elementi, come lavoro o studio, fanno sì

una migliore prestazione dal punto di vista delle

Cosa è cambiato, nella vostra offerta al pub-

che le ricerche abbiano subito un piccolo rallen-

temperature, con una dispersione di calore mol-

blico, da quando c’è questa didattica?

tamento. In ogni caso nulla di grave, e in questo

to minore rispetto alla nostra. Il nostro forno,

anno speriamo di arrivare alla produzione di

inoltre, è relativamente ampio e ha due finestre,

Il pubblico si era già stato particolarmente in-

elementi che contribuiscono alla dispersione

teressato alla nostra didattica sulla nutrizione

termica. Esistono reperti, di ambito romano,

dei celti, ma è un argomento che può risulta-

Secondo te, che impatto ha avuto questa di-

che mostrano addirittura più forni collegati,

re ridondante, perché i suoi elementi possono

dattica sul mondo della rievocazione che co-

quindi con una sezione magari adibita solo allo

ricomparire in altre didattiche. Invece, la la-

nosciamo?

scioglimento della pasta vitrea, una adibita alla

vorazione del vetro presso i celti, essendo una

bracciali.

Tutto sommato, l’impatto è stato fortemente positivo, è un argomento che interessa tutti ed avvicina ancora un po’ il nostro amore per questa cultura a viverla effettivamente. Pian piano il nostro ruolo è cambiato, si è cominciato a prestare attenzione ai dettagli, nel vestiario, negli armamenti e simili. Vedere un altro pezzo di storia prendere vita sotto i propri occhi e con le proprie forze dà una certa soddisfazione. Non so che impatto potrà avere sul resto del mondo rievocativo, sicuramente sul nostro ha avuto un impatto decisamente positivo, e speriamo che qualcun altro, un giorno, possa appassionarsi al riguardo.

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ARCHEOLOGIA DEL VETRO

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MUSEI

RICOSTRUIRE IL VOLTO DEGLI ANTICHI:

LA RAGAZZA DELLE PORCIGLIA di Andrea “Poeta” Guareschi L’uomo di Neanderthal, Tuthankhamun, l’uomo di Tollund e Lindow, Filippo II di Mace-

Il teschio della ragazza:

donia, l’etrusca Seianti Hanunia Tlesnasa, una

Nel 1996 uno scavo del Gruppo Archeologico

donna unna, la vichinga Estrid e l’uomo di

Colligiano in località “Le Porciglia” (nel co-

Bocksten, Sant’Antonio da Padova: grazie alle

mune di Colle Val d’Elsa, tra la necropoli di

sempre più accurate tecniche forensi di rico-

“Le Ville” e l’insediamento etrusco arcaico

struzione facciale, sono diverse le ricostruzioni

di “Poggio di Caio”) ha messo alla luce una

che ci permettono di conoscere il vero volto dei

struttura ipogea databile al VI sec. a.C., con

nostri antenati. Esposto al Museo Archeologico

due fosse separate da un tramezzo, sottostanti

Ranuccio Bianchi Bandinelli di Colle Val D’El-

a banchine di deposizione. La struttura conte-

sa (SI), il teschio di una ragazza etrusca di circa

neva i resti scheletrici di otto individui la cui

18-20 anni, vissuta nel VI secolo a.C. (periodo

associazione a coppie ha fatto pensare a legami

Arcaico) è un interessanti reperto per la restitu-

parentali (coppie di sposi?), tra i quali il teschio

zione del vero volto degli etruschi, spesso filtrati

della cosiddetta “ragazza delle Porciglia”.

attraverso l’idealizzazione degli affreschi delle tombe o dell’arte coroplastica e bronzistica.

Tomba delle Leonesse di Tarquinia - 520 a.C.

Il teschio della “ragazza delle Porciglia”

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LA RAGAZZA DELLE PORCIGLIA

Esposto nella Sala XIV del museo, ciò che colpisce immediatamente del teschio, oltre alla dentatura perfetta (chiara indicazione della buona alimentazione degli etruschi nel senese) è la presenza ancora in situ di una coppia di splendidi orecchini “a barilotto” in oro con decorazione a rilievo e graduazione: L’orecchino destro aveva conservato la posizione originaria rispetto al cranio grazie alla rotazione di quest’ultimo sul lato destro avvenuta prima della decomposizione e ad un processo di cementificazione calcarea operato dalla acque percolanti; nel corso del restauro si è scelto di preservare questa connessione, mantenendo una colonnina di terra di collegamento. Fonte: Museo archeologico di Colle Val D’Elsa www.museocolle.it

Particolare dell’orecchino “a barilotto” in oro saldato all’osso

Accanto al teschio è esposta la ricostruzione in gesso del volto della ragazza, ad opera della dottoressa Elsa Pacciani del Gabinetto di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e del professor Francesco Mallegni dell’Università degli Studi di Pisa.

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RACCONTI

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DIARI DAL VALLO

Racconti

DIARI DAL VALLO Storia del fronte nord di Enrico Vincenzi

2 settembre, sera. I bagagli sono fatti. In una borsa, sacco a pelo, materassino e necessario per dormire; nello zaino i vestiti ed il necessario per lavarsi e coprirsi. Alle undici e mezza arrivo all’uscita di Modena Nord, dove noi provenienti dall’area di Modena ci siamo dati appuntamento. Hamish, Giada, Fitty e Gabri sono già là, e insieme a loro alcuni legionari della Legio I Italica, che ci porteranno a Milano, per la precisione ad Agrate. Lì, ci verranno a prendere i pullman che ci porteranno attraverso il Nord Italia, la Svizzera, la Francia e l’Inghilterra, fino ad arrivare al sito di Birdoswald, distante poche decine di chilometri dal confine scozzese, costruito lungo il Vallo di Adriano.

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RACCONTI

3 settembre, mezzanotte.

4 settembre, 11 del mattino.

Arriviamo al punto stabilito per l’incontro.

Dopo sole trenta comodissime ore di viaggio

ricordato con il suo nome latino, ma che questo

È il parcheggio antistante lo stabilimento

giungiamo al forte di Birdoswald, dove ci

mostri evidenti echi della nostra lingua, che i

della Galbusera. Fortuna che l’azienda che

accoglie il personale dell’English Heritage,

suoi abitanti avrebbero continuato a parlare

ha curato il tutto aveva promesso un posto in

l’organismo che gestisce il patrimonio culturale

per secoli. Gli inglesi locali enfatizzano molto la

cui lasciare custodite le auto, ma va beh. Oltre

inglese. Una volta scesi dal pullman, dopo aver

parte romana della loro storia, ma non possono

a noi rievocatori c’è anche il camioncino di

constatato che, in effetti, il Nord dell’Inghilterra

cambiare ciò che è stato. Gli edifici ricostruiti di

un piadinaro. Sarà lui a far la guardia alle

non è esattamente caldo, ci incamminiamo

Vindolanda, più che alle domus o alle baracche

auto per tre giorni, oltre a fornirci un primo

verso il cortile dell’ostello ricavato da un

dell’Italia, somigliano alle capanne dei paesi

sostentamento pre-partenza. Il tempo passa,

complesso di edifici che fino al secolo scorso

del Nord; persino il tempio romano, dedicato

ed il parcheggio si riempie. Legionari, Lingoni,

costituivano una fattoria, dove riceviamo il

alle “Ninfe di Vindolanda”, come chiamano le

Taurini, Raca e Brig scendono man mano

benvenuto sotto forma di colazione calda e

nostre dee, non sfugge a questa logica. Anche gli

dalle proprie auto; gli amici si salutano e le

gratuita offerta dall’English Heritage. Il tempo

abitanti ritratti non indossano tuniche, ma le

prime birre vengono aperte. Del resto, bisogna

di rifocillarci, però, non dura molto, perché

bracae, che noi indomiti cavalieri indossammo

anche far passare il tempo, visto che prima

bisogna scaricare i bagagli e montare i campi.

per primi. Le strade della città portano al

delle tre di notte, da accordo, non saremmo

Gli attrezzi per quest’ultima impresa sono stati

piccolo museo locale, dedicato alla comunità

partiti. I pullman arrivano intorno alle 2. Sono

caricati su tredici metri di bilico, che è rimasto

sviluppatasi nel luogo dopo l’occupazione.

due corriere, una delle quali a due piani e,

parcheggiato più in basso, insieme alle corriere,

La maggior parte degli oggetti sono di fattura

immaginiamo noi celti, con maggiore spazio per

visto che la stretta stradina in salita non avrebbe

romana, ma non manca l’impronta lasciata da

le gambe tra i sedili. Ovviamente ci andranno

permesso altrimenti. Quindi, con l’ausilio di un

noi Brigantes, soprattutto per quanto riguarda

dei Romani. Noialtri, insieme ai Romani

rimorchio e di tanto olio di gomito, scarichiamo

la religione: i Romani hanno portato i loro dei,

lasciati a terra, ce ne facciamo una ragione

le nostre cose e le portiamo nell’area destinata

come Mithra o Priapo, ma sono stati venerati

e, caricati i bagagli sulla “nostra” corriera,

alla rievocazione. Questa è proprio accanto

insieme alla nostra Brigantia, ai nostri Veteres,

saliamo a bordo. Ah, sì, ovviamente le persone

all’ostello, i cui edifici si trovano nel complesso

al nostro Maponus. Alcune volte, gli dei romani

intelligenti avevano già caricato parte del loro

di quello che era un tempo uno dei forti lungo i

erano talmente simili ai nostri da essere fusi

bagagliaio sul bilico che era partito da Rovigo

quali il muro si snodava. Oggi, dell’antico muro

in un’unica entità, come i Romani che si sono

qualche giorno prima, in modo da alleggerire

e delle strutture ad esso collegate rimangono le

stabiliti qui non hanno potuto far altro, alla

il carico di bagaglio personale da portare sul

fondamenta, che corrono lungo le verdi colline

fine, che fondersi con noi. Ma i locali non lo

pullman e viaggiare più comodi.

circostanti. Entrambi gli accampamenti sono

ammetteranno mai, infatti fuori dal museo

Io non rientro tra le persone intelligenti.

dentro il perimetro del forte, che i Romani

c’è una lapide in memoria dei legionari caduti

Quindi io ed il mio zaino stracolmo prendiamo

chiamano Banna. Il nostro accampamento, più

durante il periodo dell’occupazione. Torniamo

posto sul pullman, che in sole trenta ore ci

vicino alle strutture dell’ostello, è più piccolo di

a Birdoswald, dove è tempo che i fuochi vengano

avrebbe portato al confine con la Scozia, alle

quello romano, ciononostante ha dimensioni

accesi per far caldo e luce la sera, nonché per

frontiere dell’Impero, dove per secoli Briganti

comunque ragguardevoli: è l’accampamento

cucinare la cena.

e Caledoni avrebbero sfidato l’avanzare del

di una coalizione di popolazioni, unite per

Il sole comincia a calare dietro le colline, ed il

potere romano nelle terre che per millenni,

opporsi all’avanzare dei legionari. Una volta

freddo comincia a farsi sentire. Bisogna trovare

fino all’arrivo delle legioni, avevano dominato

che gli accampamenti sono stati costruiti, la

il modo per scaldarsi. Guardiamo in direzione

incontrastati.

legna per il finesettimana accatastata, un

dell’accampamento romano. Anche i legionari

pranzo al sacco velocemente consumato ed i

ci guardano, dall’alto in basso, come se fossimo

vestiti storici indossati, torniamo in corriera

feccia al cospetto di emissari di una divinità.

per dirigerci verso uno dei luoghi da visitare

Perché non andiamo a controllare se è vero?

durante la nostra permanenza: il forte romano

In alcuni ci avviciniamo all’accampamento.

di Vindolanda.

Arrivati nelle vicinanze, ci disponiamo in linea

Camminando lungo le vie dell’insediamento,

e li invitiamo ad uscire. Urliamo, agitiamo le

vediamo le fondamenta degli edifici in pietra, e

armi in segno di sfida. Un gruppo di legionari

non posso non pensare che quel luogo venga, sì,

risponde all’invito. In numero equivalente

24


DIARI DAL VALLO

a noi, escono e si dispongono in linea. Ci

nord, soprattutto quando agosto è finito,

le sue leggi ad un popolo che ritiene inferiore.

guardiamo in cagnesco, poi rompiamo gli

soprattutto la notte, FA FREDDO! Talmente

Un capo dei Romani avanza, e ci chiede chi sia

indugi e ci scontriamo. I nostri piccoli scudi

freddo che verso le sei del mattino esco dalla

il comandante. Nessuna risposta. Lo chiede di

spingono contro i loro grandi. Spade e coltelli

tenda, con addosso una storicissima giacca

nuovo. Le guardie di Vilicatus si fanno un passo

cercano di superare le difese. Loro sono meglio

a vento sotto il mantello, e vado ad accendere

avanti per proteggere il loro signore, ma lui le

equipaggiati, ma teniamo loro testa. Lo scontro

il fuoco. Il tutto cercando di non farmi troppo

ferma con un gesto della mano, e si fa avanti.

dura pochi minuti, dopo i quali sia noi che i

notare

inglese

Si presenta al capo romano. Questo offre a

legionari sciogliamo i ranghi e rientriamo. È

che girava per il nostro accampamento ad

Vilicatus, e a noi, la possibilità di una resa. Ci

stato un modo per saggiare le forze prima dei

immortalare i resti della collettiva bevuta della

offre di vivere in pace sotto la legge romana. Ci

combattimenti dei giorni successivi. Purtroppo,

sera prima. Resti, almeno quelli più antistorici,

dice che costruiranno strade ed edifici, e che ci

durante gli scontri a Taran è uscita una spalla;

che io ed i compagni che nel frattempo si sono

insegneranno a leggere e scrivere. Come se ora

per i prossimi giorni non potrà combattere.

svegliati, cerchiamo di nascondere in sordina,

vivessimo nudi nel fango. Come se il non scrivere

Tornati all’accampamento, possiamo gustare

non appena abbiamo accumulato abbastanza

le nostre gesta non fosse una scelta precisa e non

una cena deliziosa, accompagnata da vino e

calore per muoverci. Pian piano, si svegliano

qualcosa di dettato dall’ignoranza. Vilicatus si

birra di ottima qualità.

tutti, e ci prepariamo agli eventi per la giornata.

gira verso di noi. Ci ricorda che siamo venuti qui

Già, perché oggi sarà giornata di scontri.

da uomini liberi. Qualche codardo gli risponde

Il primo avviene a mattina inoltrata. Il sole

che i Romani sono troppi per noi. Sono molti,

è alto nel cielo, ed il vento soffia pungente.

conviene Vilicatus, ma questa è la nostra terra,

Quando ho detto che non è stata una mossa

Ci incontriamo in campo aperto, schierati

e quella in gioco è la nostra libertà. Vogliamo

intelligente non caricare i bagagli sul bilico, non

in linea. I Caledoni formano l’ala sinistra

forse scambiare la nostra libertà con strade ed

intendevo nel senso che sarei stato più comodo

dell’esercito, noi Brigantes l’ala destra. Al

edifici romani? No! E così rispediamo il Romano

in corriera. Ho già fatto altri lunghi viaggi in

centro sta Vilicatus, il capo della coalizione,

tra le fila del suo esercito, e ci prepariamo a

pullman con lo zaino sulle gambe, ormai ci sono

con i suoi uomini. Lui è uno dei Brigantes, ma

combattere. I due schieramenti si avvicinano.

abituato. Il fatto è che se avessi approfittato del

oggi guida tutti gli uomini liberi della Britannia

Dopo un primo tumulto, ci scambiamo lanci di

bilico avrei potuto caricare un paio di mantelli

contro un invasore, arrivato con la presunzione

giavellotti, che non lasciano feriti. Poi avviene

in più. Perché in Inghilterra, soprattutto al

di appropriarsi delle nostre terre e di imporre

il primo scontro frontale. Spinte scudo contro

5 settembre, 6 del mattino circa.

dal

mattiniero

fotografo

scudo, le lame che cercano spazi in cui infilarsi. Arretriamo e torniamo a scontrarci. Il nostro impeto è grande. Saliamo sui loro scudi e li colpiamo dall’alto. I primi Romani iniziano a cadere. Le cose si stanno mettendo bene per noi. Loro, però, reagiscono, e ribaltano le sorti dello scontro. Ora siamo noi in difficoltà, con molti dei nostri a terra. E ci lanciamo nell’ultimo scontro disperato, per morire da uomini liberi. A scontro finito, ci rialziamo e ci dirigiamo verso i rispettivi accampamenti. Non prima di aver fatto una carica verso il pubblico, che ovviamente non si aspettava nulla del genere. Anche la battaglia è stata uno spettacolo nuovo ai loro occhi, abituati ad un tipo di rievocazione più statico e “museale”. La novità ha lasciato il segno, e ha fatto sì che gli appassionati si congratulassero con noi rievocatori per lo spettacolo offerto nei due giorni. Una volta

25


RACCONTI

tornati all’accampamento, abbiamo il tempo di

di Housesteades, dopo una foresta-parco

la pace in cambio di accettare la loro legge e i

mangiare e riposarci un poco tra una didattica

nazionale che fa da confine tra l’Inghilterra e

loro costumi. Ancora una volta rifiutiamo,

al pubblico e l’altra, prima del prossimo

la Scozia. Dopodiché, tutti verso le corriere che

preferendo morire da uomini liberi. Urliamo e

appuntamento della giornata. Nel pomeriggio,

ci riportano all’accampamento. Tutti o quasi,

battiamo le spade contro gli scudi. Invochiamo

infatti, la corriera porta tutti al forte romano

visto che alcuni ritardatari, tra cui io, devono

la nostra dea, perché ci protegga in battaglia.

di Housestead, il cui nome latino è Verovicium,

aspettare che la corriera torni per potersi

Anche oggi, però, dobbiamo cedere il passo alla

dove sorge un museo che sfortunatamente non

concedere il calore di un focolare. Nota dolente,

potenza delle legioni di Roma. Una volta usciti

abbiamo potuto visitare causa mancanza di

nel museo di Housesteasedes quel giorno

vittoriosi, i legionari marciano sul campo di

tempo. Il forte sorge su una collina abbastanza

servivano cicchetti di whiskey e noi ce li siamo

battaglia cantando il loro inno, ed il pubblico

ripida, e per arrivare in cima sia noi che i

persi. In ogni caso, tornati in accampamento

sta in silenzio ad ascoltare.

Romani dobbiamo faticare non poco. I Romani

ci possiamo godere la meritata cena, dopo la

Tornati in piedi ci salutiamo e ci stringiamo

marceranno di fronte al pubblico, mostrandosi

quale, prima di coricarmi, riesco a farmi una

la mano con i nostri avversari e compagni di

nell’atto di costruire il tratto di muro cui era

doccia calda nell’ostello. Dopo una giornata di

viaggio, con cui abbiamo avuto l’onore ed il

collegato il forte. Sarà allora che li attaccheremo

rievocazione, fatica, freddo e sconfitte credo sia

piacere di condividere questa esperienza, che

a sorpresa, e mostreremo agli inglesi che siamo

stata la doccia più bella della mia vita.

ora volge al termine. Nel pomeriggio, infatti,

noi i più forti! Alcuni di noi dirigono verso

i campi vengono smontati e le attrezzature

scena e darci il segnale per intervenire. Noialtri,

6 settembre, di nuovo sei del mattino.

invece, ci dirigiamo verso la collina su cui i

Speravo che la doccia calda ed il mantello

che verso il tramonto lasciano Birdoswald

Romani avrebbero costruito, e ci appostiamo

avvolto

a

per portarci di nuovo alle nostre case nel

circa duecento metri più in basso, protetti dagli

mantenermi a temperature umane durante

Ventunesimo Secolo. I nostri cuori, però, sono

alberi, dagli arbusti e, ironia della sorte, dai

la notte, ma quando capisco di essere stato un

rimasti nel Secondo Secolo dopo Cristo, e agli

resti del muro che vogliamo impedire che venga

ingenuo è ormai troppo tardi. Faccio venire

scontri che hanno visto popoli fieri ed indomiti

costruito.

più o meno le sei e striscio fuori dalla tenda

affrontare una potenza come Roma in nome

L’attesa è lunga e snervante. Ci chiediamo se

per accendere il fuoco. Ovviamente ho addosso

della propria libertà.

gli esploratori siano arrivati, se siano stati

la giacca a vento, e ovviamente il fotografo

intercettati dai nemici, o se semplicemente

è in circolazione. Come la mattina prima,

abbiamo valutato male l’ambiente e non

cerchiamo di mettere a posto il campo e di

riusciamo a vederli. Sappiamo che i Romani

prepararci agli scontri, tenendo presente che

sono sul posto, ci serve solo il segnale per

questo sarà l’ultimo giorno di rievocazione.

intervenire. E, finalmente, eccolo che arriva.

Vengono ad informarci che un gruppo di

Armati solo di giavellotti, ci avviciniamo di

legionari è in marcia nella nostra direzione,

soppiatto ai soldati nemici, e appena siamo a

attrezzati per costruire le fondamenta del

tiro scagliamo le nostre armi. Loro, però, si

muro. Decidiamo di intercettarli e tendere

accorgono in tempo di noi e riescono a mettersi

loro un agguato. Ci appostiamo su un piccolo

in posizione di difesa. Al ché, non ci resta che

rialzamento del terreno, nascosti tra le rocce.

tornare a prendere le spade e chiamare il resto

I legionari avanzano, fino ad arrivare sotto di

dei compagni, per attaccarli il più velocemente

noi. Si mettono in posizione per cominciare a

possibile. Così ci scontriamo frontalmente con

lavorare. A quel punto, sbuchiamo dalle rocce e

loro ancora una volta. E, ancora una volta, i

piombiamo su di loro. I Romani fanno in tempo

Romani hanno la meglio. Alla fine dello scontro,

a formare una testudo. Cadiamo sui loro scudi,

ringraziano i loro dei con un rito chiamato

cercando di penetrare le loro difese. Alcuni di

“Saluto dell’Aquila”.

loro restano feriti, ma lo schieramento regge,

A scontro finito, ci rialziamo, e ci concediamo

e riescono a respingere l’attacco. Ci ritiriamo

qualche istante di riposo, tra foto del pubblico

verso l’accampamento. Alcune ore dopo, si

entusiasta e saluti alla vera Caledonia,

rinnova lo scontro in campo aperto. Ancora

che giace poche decine di chilometri a nord

una volta, il Romano venuto a parlarci ci offre

un’altura, da dove potranno tenere d’occhio la

intorno

ai

piedi

26

riuscissero

nuovamente caricate sul bilico. Dopo le lunghe operazioni di carico, saliamo sui pullman


DIARI DAL VALLO

27


PERSONAGGI

Personaggi

LETTERA DALL’ADE A Gaio Terenzio Varrone di Luca “Asterios”Regnani

Stimato Collega.

affievolisce persino la mia memoria. Tanto

Condividiamo lo scomodo fardello d’esser stati

più, tale esercizio è già stato ripetuto mille e

protagonisti d’una delle più devastanti sconfitte

mille volte, da chiunque ambisse replicare la

mai subite dalla Patria:

battaglia perfetta, il capolavoro di Annibale

La battaglia che sarà eponimo di disfatta.

Barca, da ogni sapiente di cose militari che

Il maggior vanto, il capolavoro del nostro

desiderasse comprendere come un esercito in

mortale nemico.

forte vantaggio possa aver subito tanto rovescio.

Il modello da imitare, l’ambizione d’ogni

Vale piuttosto la pena di domandarsi perché

al calderone di ferro e sangue che si prese la mia

comandante per ventidue secoli a venire.

quel giorno ben otto legioni, un numero senza

vita e quella di tanti valorosi. Te ne riconobbero

Legioni di scolari e filosofi, nel corso dei secoli,

precedenti, si trovassero in campagna, tanto

merito, giustamente, il Senato ed il Popolo.

si sono domandati come sia maturato tanto

vicino alle forze nemiche, anziché vegliare da

I reduci e gli sbandati che con energia hai tratto

orribile disastro: chi fosse al comando, chi abbia

lontano i suoi movimenti, per impedirgli di fare

in salvo, saranno poi uno degli strumenti della

preso le decisioni sullo schieramento e chi sulle

bottino e provviste, per frustrare la ben nota

riscossa nelle mani dell’Africano.

azioni in campo.

abilità di manovra del Barcide, aggredendo i

Amavo dire, in vita, che sono le situazioni

suoi uomini isolati, lasciando che fame e alla

ad imporre le decisioni agli uomini, più che

Onestà impone affermare che sulla piana di

disperazione facessero il grosso dell’opera.

viceversa.

Canne, quel giorno nefasto, non fu il parere

La verità è che tu, Gaio Terenzio, fosti dello stesso

d’uno solo a prevalere: c’era accordo tra di noi,

avviso di Marco Minucio Rufo, e di tanti altri

Non fanno eccezione le nostre azioni: Canne ci

tanto sull’opportunità di dare battaglia quanto

ancora in Roma, che chiamarono “debolezza”

fu imposta da una lunga serie di circostanze.

sul modo di affrontare il nemico.

l’avveduta strategia del Temporeggiatore, che

Con questo, sono comunque pretesto le nostre

Assurdo immaginare, come molti storici hanno

stava invece riportando successi. La verità è che

attenuanti: siamo stati tratti in trappola da chi

insinuato, che i Consoli s’impegnassero in

tu hai blandito la plebe, assetata di vendetta ed

ci fu superiore in acume, esponendo la Patria

bieche querele davanti al nemico mortale della

insaziabile di trionfi, che chiedeva a gran voce

ad un pericolo mortale.

Patria, che già aveva inferto a Roma diverse,

che i punici fossero cacciati all’istante dalle

Vorrei poter essere indulgente nei nostri

dolorose batoste.

terre d’Italia, allo scopo di procurarti l’elezione,

confronti come certi cronisti, negare però le

Inverosimile che i tribuni schierassero l’esercito

trovandoti così prigioniero del tuo stesso

nostre responsabilità sarebbe menzogna.

a battaglia contro il parere del comandante più

ardimento. Ne’ valsero gli ammonimenti miei e

Quando mi fu offerto un cavallo per trarmi

esperto.

di chi era avvezzo all’arte della guerra: ormai

in salvo dalla strage, scelsi di restare. Allora

Difficile pensare che socii e alleati avrebbero

il popolo era infiammato e s’aspettava azione

speravo di motivare gli uomini col mio esempio.

accettato d’andare incontro alla sorte senza che

immediata e rapida vittoria.

Oggi so che volevo punire me stesso per l’errore

vi fosse armonia d‘intenti tra i condottieri sul

madornale che avevo commesso:

campo.

Ormai è futile, dopo tanti secoli, perdersi in

una nobile fine nobilita anche il più scellerato

La verità è che, in quel giorno fatale sulla piana

assurde ipotesi e polverose recriminazioni.

degli uomini.

di Canne, le circostanze sembravano favorevoli,

Hai avuto la dubbia fortuna, Collega, di uscire

i numeri erano con noi. Entrambi concordammo

vivo da tanto mattatoio. Dubbia per quanto

sul dare battaglia e su come impiegare le legioni.

riguarda il tuo Nome e la tua fama nei secoli,

Ormai non ha più senso ripercorre ogni

sicura, tuttavia per la Patria.

movimento, ogni scelta ed ogni singola manovra

Hai avuto il merito, Gaio, di aver raccolto gli

che avvenne quel giorno. L’oblio dei millenni

sbandati e sottratto i superstiti alla prigionia,

28

In fede. Tuo collega e compagno di sventura. Lucio Emilio Paolo.


ANNIBALE BARCA 29

Cartagine, 247 a.C. – Lybissa, 183 a.C.


CUCINA ANTICA

Ricerca e alimentazione

PULS PUNICA La “farinata” alla cartaginese di Gioal - Il Pitta - Canestrelli

Pultem Punicam sic coquito. Libram alicae in aquam indito, facito uti bene madeat. Id infundito in alveum purum, eo casei recentis P. III, mellis P. S, ovum unum, omnia una permisceto bene. Ita insipito in aulam novam. La farinata alla cartaginese si cuoce così: metti in acqua una libbra di alica e falla ammollare bene. Versala poi in un catino pulito e aggiungivi tre libbre di cacio fresco, mezza libbra di miele e un uovo: incorpora tutto bene. E così versa il miscuglio in una pentola nuova. (da: Catone, De agri cultura, 85)

Volendo sviluppare ulteriormente il proget-

I dati archeologici ci riportano l’evidenza di

to di rievocazione cartaginese senza limitarsi

una molteplicità di pentole in ceramica di

unicamente all’aspetto militare, abbiamo deci-

900 g di farro integrale (circa 2 libbre)

grandi dimensioni caratteristiche dell’ambi-

so di spaziare in più direzioni, compresa quel-

2.700 g di ricotta fresca (circa 6 libbre)

to punico, e quindi dopo aver scelto modello

la dell’alimentazione. Il percorso da seguire è

450 g di miele (circa una libbra)

e dimensione, appoggiandosi a delle evidenze

stato relativamente facile, grazie alla presenza,

2 uova

di III secolo ascrivibili direttamente al pano-

acqua q.b.

nel De agri Cultura di Catone, della ricetta

rama archeologico di Cartagine, si è proceduto

completa di un piatto unico cartaginese, appa-

con la realizzazione di una riproduzione dello

rentemente molto energetico e di facile digeri-

strumento.

bilità, forse ricopiato da Catone direttamente dai testi di Magone il Punico. Il primo problema da affrontare, l’esatta definizione di Alicae e Casei Recentis: esistono diverse riproposizioni moderne della Puls Punica, dove con Alica di volta in volta viene intesa la farina o il fior di farina. In realtà la traduzione più corretta di Alica riconduce al farro, precisamente alla spelta, o farro grande. Il termine avrebbe origine secondo Sesto Pompeo Festo dal verbo alo, nutrire (cfr. De verborum significatu), oppure dal greco alix (farina), a sua volta derivato dal verbo aleo, macinare. In Casei Recentis, formaggio fresco, si è voluta leggere la ricotta, un formaggio semplice e di antichissima origine. Il secondo punto da chiarire, la natura specifica della pentola in cui il composto, una volta amalgamato, andava messo a cuocere.

30

INGREDIENTI PER 10 PERSONE:


PULS PUNICA

PREPARAZIONE: Per semplificare il processo di cottura, si è deciso un compromesso di ordine pratico, smaltando l’interno della pentola in ceramica per evitare che il cibo vi si attaccasse in cottura: d’altra parte il processo stesso di cottura, graduale e dai tempi molto lunghi (la pentola in ceramica non può essere esposta a fiamma diretta, pena la fissurazione e la rottura), doveva essere condotto ad occhio, non essendo i tempi riportati nella fonte di riferimento. Indicativamente, il tempo di cottura stimato, comprensivo del progressivo portare la pentola a temperatura, è stato di un paio d’ore. Per comodità relativa ai tempi di preparazione, il primo tentativo è stato condotto con farro perlato, ma il cereale più corretto sarebbe ovviamente quello integrale, il quale oltretutto, vista la denominazione di Puls del piatto, andrebbe sottoposto ad una grossolana macinatura ancora prima dell’ammollo in acqua. Il risultato finale del primo tentativo di cottura è comunque risultato gradevole, per quanto l’uso del solo miele come “condimento” atto ad insaporire ha prodotto una pietanza che il palato moderno associa più facilmente ad un dessert che ad un piatto unico. In futuro il nostro obiettivo sarà quello di riproporre l’esperimento, ma utilizzando farro integrale e macinandolo grossolanamente a pietra prima di lasciarlo in ammollo.

Studio sui reperti e realizzazione della riproduzione ad opera di Luca Ghetti

31


CUCINA ANTICA

Ricerca e alimentazione

CARNE AGLI SPIEDI

30/40 cm

spiedo alari

Schema della disposizione di spiedi e alari sulla brace

di Daniele - Isaurix - Giannotti della Teuta Senones Pisarenses

La carne è uno degli alimenti che per primi

precisati), situazione leggermente differente

porri e mele all’interno. Quindi si legano con

l’uomo ha cotto con lo scopo di nutrirsene: la

rispetto ad altre coeve che vedono una preva-

del filo e si infilzano con due spiedi a formare

cottura permetteva di renderla più digeribile

lenza di suino e talvolta montone.[4] La ricetta

una “X”, in questo modo non è necessario l’uso

ed eliminarne l’eventuale carica batterica e pa-

che proponiamo è cinghiale (o maiale), cotto

degli alari ma è sufficiente infilzare un’estremi-

rassitaria presente, oltre a rendere la pietanza

mediante repliche di una coppia di alari (T.47

tà dei due spiedi nel terreno, in maniera tale

più gustosa.[1] Nell’antichità il consumo di

Montefortino), un fascio di 8 spiedi (T.33

che la carne si trovi sospesa ad una distanza di

carne era limitato alle occasioni più impor-

Montefortino) ed un coltello utilizzato per ma-

30-40 cm dalla fiamma. Questa seconda mo-

tanti, assumendo quindi un valore fortemente

cellare la carne (T.39 Montefortino).

dalità di cottura è molto più lenta.

simbolico, e solo i ceti più abbienti potevano consumarne con regolarità, cotta principalmente in due modi: arrostita o bollita.[2] Dio-

PROCEDIMENTO: Procurarsi un taglio di carne che possieda un

doro Siculo e Posidonio, parlando delle abitu-

buon equilibrio di grasso e magro, ad esempio

dini alimentari dei Galli, li descrivono come

costato, ricoprirlo su tutta la superficie di spe-

grandi consumatori di carne, in particolare

zie triturate quali finocchio selvatico, aglio, co-

suina, come afferma Strabone, che loda la for-

riandolo, origano, bacche di alloro e ginepro.

za e la velocità dei loro maiali. Calderoni, alari,

La scelta delle spezie è dettata non solo dalla

spiedi e coltelli, strumenti legati al consumo

loro reperibilità ma anche dall’uso che ne veni-

di alimenti e soprattutto carne, assumono an-

va fatto in antichità, talvolta differente da quel-

ch’essi un forte connotato religioso e ne sono

lo che ne facciamo oggigiorno. [5] Preparare

testimonianza gli innumerevoli ritrovamenti

quindi un letto di brace, affiancarci la coppia

archeologici: presso Montefortino d’Arcevia,

di alari ed appoggiare il taglio di carne infil-

ad esempio, numerose tombe contenevano fa-

zato con almeno 2 spiedi. La loro lunghezza

sci di spiedi, coppie di alari, calderoni e vari

permette di infilzare tagli anche molto grandi

coltelli di dimensioni anche considerevoli, ar-

di carne e nel contempo garantisce che le estre-

rivando a misurare 50 cm di lama, con altezza

mità degli spiedi stessi rimangano freddi, per

e spessore adeguati.[3] Dalle poche offerte car-

agevolare gli interventi sulla carne in cottura.

nee documentate a Montefortino e dintorni,

Una variante di questa ricetta può essere fatta

è stato possibile individuare ossa di cinghia-

anche con pollo o coniglio, condito allo stesso

le, volatili e piccoli quadrupedi (non meglio

modo ma con l’aggiunta facoltativa di cipolle,

32

Bibliografia [1] Storia dell’alimentazione; J.L. Flandrin, M. Montanari; GLF editori Laterza; 1997 [2] La cucina degli dei. Miti e ricette dall’antica Grecia alla Roma imperiale; A. Ferrari; Blu Edizioni, 2014 [3] Il sepolcreto gallico di Montefortino presso Arcevia; E. Brizio; in Monumenti Antichi IX; 1901 [4] Gli spiedi nelle tombe: visibilità/invisibilità della carne; di D. Vitali; in Animali tra uomini e dei. Archeozoologia del mondo preromano, Convegno Internazionale, 8-9 novembre 2002, Bologna 2006; D. Vitali, A. Curci [5] Food in the Ancient World from A to Z; A. Dalb; Routledge; 2003


STUFATO DI CERVO

COTTO & RIEVOCATO

STUFATO DI CERVO La cucina di Belisama e Tarvos

Questa rubrica nasce in risposta alle esigenze di natura pratica durante la rievocazione storica. Ogni mese troverete una ricetta studiata dai nostri chef, storicamente accettabile, ma al tempo stesso gustosa, economica e facilmente realizzabile durante le quotidiane attività da campo, completa di utili consigli, di chi, per anni, si è fatto carico di sfamare l’intero accampamento. INGREDIENTI PER 10 PERSONE:

STRUMENTI:

1,5 kg di carne di cervo( polpa)

Coltello affilato

6 pancette

Tagliere

5 cipolle dorate grandi

Pentola capiente

3 carote

Mestolo di legno

sedano

Piatti e posate

3 spicchi d’aglio

Birra q.b.

PREPARAZIONE:

Olio, sale e pepe q.b.

Preparate un soffritto di cipolle, aglio, carote e

COSTO: 25 € TEMPI: almeno 4 ore CONSIGLI PRATICI:

sedano, ben tritati. Tagliate la carne a bocconcini e quando la verdura sarà ben dorata (non bruciata - dorata!), aggiungetela al soffritto e lasciatela rosolare qualche minuto.

Per praticità consiglio di usare carne di cervo congelata, se però si vuole utilizzare carne

Una volta che la carne sarà ben rosolata ag-

fresca è bene lasciarla in ammollo almeno una

giungete birra (che non sarà quella rimasta

notte in birra e aromi, per mitigare il sapore di

nei calici la sera prima, non fate i tirchi) fino a

selvatico, tipico della selvaggina.

completa copertura del composto.

L’altezza delle fiamme del fuoco da campo è

Continuate ad aggiungere birra man mano

difficilmente regolabile, occorre fare molta at-

che evaporerà. Lo stufato dovrà cuocere per

tenzione a mantenere una certa distanza dal-

almeno 4 ore, girandolo costantemente (datevi

la pentola, in quanto si potrebbe bruciare sia

il cambio, è meglio) e sarà pronto al completo

pentola che cibo. Questo allunga notevolmente

assorbimento dei liquidi.

i tempi di cottura rispetto al fornello di casa.

Verso fine cottura correggete di sale e aggiungete pepe a piacimento.

In base al tipo di birra che si usa l’intensità ed il sapore dello stufato saranno differenti, una

Consigliamo di iniziare a cucinare intorno alle

birra scura o rossa daranno un gusto più in-

9 del mattino se intendete preparalo per pran-

tenso, mentre una birra bionda permette una

zo o alle 17 del pomeriggio se vorrete servirlo

poco alterazione rispetto al gusto originale.

a cena.

33


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