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INTRODUZIONE pag. pag. pag.
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Parte I - Montaggio Parte II - Sonoro Parte III - Title Design
Il tempo riveste un ruolo centrale nella cinematografia di Sergio Leone. Da un lato come elemento narrativo: nei duelli il tempismo è fondamentale e la tensione che porterà allo sparo è spesso scandita da oggetti-simbolo come l’orologio da tasca in “Per qualche dollaro in più” o l’armonica a bocca in “C’era una volta il West”. D’altro canto il tempo è fondamentale nel determinare il “come” si racconta una storia e Sergio Leone (anche grazie alle collaborazioni con Tonino Delli Colli per la fotografia ed Ennio Morricone per la colonna sonora) è un maestro nell’usare le tecniche di montaggio (sia audio che video) e la colonna sonora per costruire la trama dei propri film svelando al momento giusto le informazioni chiave per l’avanzamento della storia e costruendo abilmente la tensione tramite un climax che si risolverà nell’atto finale.
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PARTE I MONTAGGIO
GESTIRE IL TEMPO DELLA NARRAZIONE E RIVELARE I DETTAGLI DELLA STORIA IN MANIERA EFFICACE TRAMITE L’USO DEL MONTAGGIO
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C’ERA UNA VOLTA 1968 IL WEST REGIA: SERGIO LEONE FOTOGRAFIA: TONINO DELLI COLLI MUSICHE: ENNIO MORRICONE
Video Essay analizzato: “Camera angles and movements: Sergio Leone, Tavern Scene, Once Upon a Time in the West” di Wolfcrow https://www.youtube.com/watch?v=rHlkX8XTJRQ
Un esempio esplicativo dell’abilità di Leone nell’uso del montaggio è la “scena della taverna” (min 32:58 del film). La scena in sé non porta ad un avanzamento significativo dell’intreccio, ma è fondamentale in quanto inizia a svelare le dinamiche tra tre dei personaggi principali del film, Jill (Claudia Cardinale), Cheyenne (Jason Robards) e Armonica (Charles Bronson) e mostra l’attenzione ai dettagli che è stata messa nella realizzazione di questo film. La sequenza è lunga poco meno di quattordici minuti e ha una durata media delle singole inquadrature (che sono 152) incredibilmente breve: circa 5,5 secondi. Si divide sostanzialmente in tre parti, ognuna delle quali è introdotta dall’entrata in scena di un nuovo personaggio. 1- Introduzione di Jill Nella prima parte si segue l’ingresso della protagonista femminile di cui lo spettatore segue lo sguardo in una soggettiva che ci fa conoscere (almeno parzialmente) l’ambiente. 2- Sonoro fuori campo e introduzione di Cheyenne Mentre si prende familiarità con la locanda si ha un primo elemento di sorpresa: il nitrito di un cavallo e una serie di spari indicano che sta accadendo qualcosa fuori campo.
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Come spesso usa fare, Leone non mostra in maniera didascalica gli avvenimenti fuori della locanda, ma costruisce l’attesa dello svelamento utilizzando il sonoro per lasciare soltanto intuire cosa sta accadendo e mostrando invece, con una serie di stacchi netti sui primi piani degli avventori della locanda, come i personaggi (che in questo caso sono una sorta di specchio dello spettatore nel film) reagiscono alla situazione. Solo all’ultimo momento possibile Leone fornisce l’informazione che si stava aspettando e lo fa con una serie di stacchi che vanno dalla mezza figura al primissimo piano del personaggio di Jason Robards che, alzando la bottiglia per bere, mostra di essere ammanettato.
Sopra: storyboard 2 Leone posa l’attenzione sugli sguardi e le espressioni dei personaggi per poi passare a un dettaglio a cui non avevamo fatto attenzione: le manette di Cheyenne, A sinistra: storyboard 1 e 2 È da sottolineare la simmetria tra le presentazioni dei due personaggi, con Cheyenne (s2) che va a frapporsi tra il locandiere e Jill, prendendo il centro dell’inquadratura.
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3- Armonica Non appena viene svelato questo dettaglio un altro suono (quello dell’armonica) sposta l’attenzione sul lato opposto della locanda. Ancora una volta la “suspense” è costruita tramite l’uso dei raccordi sullo sguardo degli attori, l’uso del sonoro e l’uso dell’illuminazione della scena che porta a svelare il terzo personaggio: Armonica (Charles Bronson). Di nuovo il confronto tra i due è definito da una serie di campi e controcampi che partono da lontano con un’inquadratura di quinta, si avvicinano per mostrare un primissimo piano e dettagli dei due uomini (l’armonica, la pistola e un foro di proiettile) e di nuovo si allontanano fino a che i due personaggi non sono nella stessa inquadratura.
A destra: storyboard 3 Anche qui da notare la simmetria: i due personaggi si avvicinano e poi si allontanano e così fanno le inquadrature che passano da campo medio a primo piano per tornare a un campo medio.
Questa breve scena, in sintesi, mostra molto bene come Leone usi un montaggio serrato per: - dare ritmo alla scena; - creare empatia tra spettatori e personaggi; - far salire (e successivamente risolvere), la tensione e l’attesa; - aggiungere elementi di sorpresa (solitamente tramite un suono o un elemento/personaggio che entra in scena inaspettatamente); - fornire informazioni utili per l’avanzamento della trama. Tutte queste informazioni vengono fatte scoprire guidando l’occhio dello spettatore con il taglio dato alle inquadrature: raramente Leone lascia che chi guarda sia libero di vagare per la scena. Cerca invece di accompagnarlo alla scoperta dei dettagli importanti tramite il montaggio, ma sempre aspettando (come del resto fanno i suoi personaggi) il momento giusto.
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PARTE II SONORO
COSTRUIRE L’ATTESA E IL CLIMAX ATTRAVERSO SUONI E MUSICA
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IL BUONO, IL BRUTTO, 1966 IL CATTIVO REGIA: SERGIO LEONE FOTOGRAFIA: TONINO DELLI COLLI MUSICHE: ENNIO MORRICONE
Video Essay analizzato: “The Art of Editing in The Good, the Bad, and the Ugly” di Max Tohline [No Film School] https://vimeo.com/86125935
Anche grazie alla collaborazione con Ennio Morricone, il sonoro riveste un ruolo fondamentale nella cinematografia di Sergio Leone. Serve infatti a sottolineare avvenimenti importanti, a introdurre i personaggi (solitamente ogni personaggio principale ha un suo tema musicale e un set di suoni/rumori associati), ma soprattutto a gestire il ritmo e a far salire la tensione. Non deve quindi stupire che i personaggi di Sergio Leone parlino sempre molto poco: spesso la scelta delle inquadrature, il montaggio ed il sonoro hanno già detto in maniera efficace tutto ciò che la scena doveva dire. Un esempio di questo uso del sonoro intrecciato e collegato con il montaggio si può trovare nella scena finale de “Il buono, il brutto, il cattivo” (quella del cosiddetto “triello”). L’intero film è costruito per portare allo scontro finale, ma Leone aspetta ancora due minuti e mezzo per costruire ulteriormente il climax che porterà allo sparo. Per farlo non utilizza il dialogo né il movimento degli attori (che sono fermi per l’intera sequenza): sono il montaggio e il sonoro che conferiscono dinamicità e ritmo.
Si parte da lontano con dei piani americani dei duellanti e, tramite una serie di raccordi sullo sguardo e di un montaggio sempre più serrato, su arriva ad una serie di primissimi piani e dettagli di mani e pistole. Allo stesso modo, dopo una breve introduzione del tema musicale completo, il silenzio e i suoni ambientali lasciano spazio alla musica che si compone piano piano: prima si sentono i toni acuti del pianoforte, poi si aggiungono le percussioni e i toni bassi e infine si giunge all’apoteosi del coro. Giunti al punto più alto del climax la musica si interrompe improvvisamente e lascia il posto al suono dello sparo che chiude la scena.
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Storyboard 4 Il Triello
CAMPO LUNGO
TEMA MUSICALE - ORCHESTRA
PIANO AMERICANO
SILENZIO - SUONI AMBIENTE: VENTO E CORVI
INQUADRATURA DI QUINTA TEMA MUSICALE - PIANOFORTE - SUONI ACUTI DETTAGLIO PISTOLA
RITMO E VOLUME AUMENTANO - SUONI BASSI
MEZZO PRIMO PIANO
RITMO E VOLUME AUMENTANO - SUONI METALLICI 17
PRIMO PIANO
TEMA MUSICALE - PIANOFORTE + PERCUSSIONI
DETTAGLIO MANO
TEMA MUSICALE - ORCHESTRA
PRIMISSIMO PIANO
MUSICA AL SUO APICE - PREVALGONO PERCUSSIONI
DETTAGLIO PISTOLA
MUSICA RALLENTA - CORO
PIANO AMERICANO
SILENZIO - SPARO
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PARTE III TITLE DESIGN
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IL BUONO, IL BRUTTO, 1966 IL CATTIVO REGIA: SERGIO LEONE TITOLI: IGINIO LARDANI MUSICHE: ENNIO MORRICONE
Video analizzato: “A Fistfull of Titles” di Art of the Title http://www.artofthetitle.com/title/the-good-the-bad-and-theugly/
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22 Storyboard 5 Titoli di testa “Il buono, il brutto, il cattivo”
I titoli di testa di Iginio Lardani per la “trilogia del Dollaro”, ma in particolare quelli de “Il buono, il brutto, il cattivo”, hanno creato uno stile grafico che è diventato iconico per il genere degli “Spaghetti Western” ed è poi stato ripreso (assieme a molti altri aspetti dei film di Sergio Leone) da registi come Robert Rodriguez e Quentin Tarantino. Anche nei titoli di testa dei film di Sergio Leone si può notare come gli effetti sonori, l’accompagnamento musicale e il montaggio siano utilizzati per fare immergere da subito lo spettatore nel clima del film. Sapendo che il budget ridotto per questi film non avrebbe consentito di girare delle scene appositamente per i titoli di testa, Lardani (che
a inizio carriera aveva lavorato anche come disegnatore di locandine per film e montatore di trailer) si ispirò all’uso dell’animazione che avevano adottato Saul Bass per la title sequence di “Vertigo” e Maurice Binder per quella di “Dr. No”. Inoltre, per creare gli effetti visivi riadattò una vecchia camera multipiano a passo uno verso la quale puntava una fonte luminosa. Lavorando per sottrazione di luce (con pennelli, pittura a olio, filtri dipinti a mano e addirittura materiali quali caffè e sabbia) riuscì a creare gli effetti “figura-fondo” per i cavalli e dare quell’effetto sporco e polveroso alle transizioni tra le varie immagini in “duotone”. Anche il lavoro sulla tipografia è molto sperimentale, utilizzando e mischiando molti caratteri tipografici diversi tra di loro, ma riuscendo a mantenere comunque l’equilibrio nella composizione. Come nei film di Leone, anche nei titoli di testa il ritmo è scandito dagli spari e dalla colonna sonora di Ennio Morricone.
Mentre i singoli strumenti musicali introducono le immagini e le parti più grafiche, gli spari sottolineano i nomi degli attori e degli altri membri del cast. Oltre ai primi piani statici dei protagonisti, si vedono poi dei fermoimmagine che introducono i temi del viaggio e della frontiera, del denaro e della guerra civile. Nonostante le varie immagini che si susseguono non approfondiscano né la storia, né le intenzioni dei personaggi (Sergio Leone tende sempre a nascondere il background dei propri personaggi o, se necessario alla trama, a svelarlo tramite flashback), l’insieme dello stile grafico delle animazioni e della musica immerge da subito lo spettatore nel clima polveroso, sanguinolento e spietato del film.
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