KIN-BOPETO - Francesco Casella, Master Thesis in Architecture

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KIN-BOPETO

Interventi di sutura del paesaggio tra gole erosive e discariche informali nel contesto urbano della valle di Selembao (Kinshasa, R.D. Congo)

studente: Francesco Casella relatori: Luca Emanueli, Gianni Lobosco; correlatori: Carmela Vaccaro, Pietro Manaresi

Tesi di Laurea in Architettura, UniversitĂ degli studi di Ferrara, Dipartimento di Architettura, aa 2017-2018




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KIN-BOPETO

Interventi di sutura del paesaggio tra gole erosive e discariche informali nel contesto urbano della valle di Selembao (Kinshasa, R.D. Congo)

studente: Francesco Casella relatori: Luca Emanueli, Gianni Lobosco correlatori: Carmela Vaccaro, Pietro Manaresi Con la collaborazione di: Pax SIBONGWERE Lwatumba Pax’touch Architectes Tesi di Laurea in Architettura, Università degli studi di Ferrara Dipartimento di Architettura, aa 2017-2018 5


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NOTA AL TITOLO “KIN-BOPETO” (traduzione letterale dal Lingala, lingua locale: “Kinshasa pulita”) è un appellativo utilizzato per le tradizionali, improvvisate e occasionali operazioni di evacuazione delle discariche anarchiche da parte della municipalità di Kinshasa (“Ville et Environnement”, Francis Lelo Nzuzi). Questo lavoro di tesi rielabora il significato precario e instabile che quest’espressione ha assunto nella quotidianità congolese, mutandolo in una sicurezza capace di mettere in pratica un progetto in rispetto dell’ambiente, ecologico e sostenibile.

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INDICE ABSTRACT inquadramento PREMESSA

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1. KINSHASA. CITTA’-CANTIERE 1.1 Geomorfologia territoriale 1.2 Incremento demografico 1.3 Città Policentrica 2. KIN LA POU(BELLE) 2.1 Una difficile realtà 2.2 Un problema radicato 2.3 Storia della gestione dei rifiuti 2.4 Sistema anarchico autogestito 2.5 L’anarchia a tutti i livelli

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analisi

3. PROBLEMATICHE. DISCARICHE INFORMALI A SELEMBAO 3.1 Spazi di rottura 3.2 Abitudini consolidate 3.3 Problematiche ambientali 3.4 Problematiche sociali

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4. KIN | SCAPE. SCENARIO DISTOPICO 4.1 Problematiche attuali 4.2 Rischi 4.3 Un futuro catastrofico progetto

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5. STRATEGIA 5.1 Approccio alle problematiche

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5.2 Processi erosivi 5.3 Discariche informali 5.4 Mancanza di connessione 5.5 Mancanza di educazione ambientale 5.6 Linea Cronologica 6. INVENTARIO DEGLI INTERVENTI 6.1 Il collasso del sistema 6.2 Tipologie d’intervento

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7. CASO STUDIO GOLA MATONDO 7.1 Perchè la gola “Matondo”? 7.2 Controllo del processo erosivo 7.3 Terrazzamenti 7.4 Agricoltura strutturale moderata 7.5 Nuove connessioni 7.6 Suturare il paesaggio

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post - progetto 8. KIN-BOPETO. SCENARI FUTURI. EFFETTI POST-INTERVENTO 81 8.1 Effetti post-intervento 8.2 Filiere ecologiche: da rifiuto a risorsa 8.3 Servizi di supporto 8.4 Replicabilità Conclusioni

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Fonti Bibliografia Filmografia Interviste

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Ringraziamenti

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Allegati

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ABSTRACT “KIN-BOPETO” è un progetto per la città di Kinshasa (R.D.Congo) che nasce da una riflessione sulla grave situazione di emergenza ambientale che la capitale congolese si trova ad affrontare in seguito ad un massiccio fenomeno di sprawl urbano. Dall’indipendenza del paese nel 1960, la popolazione kinois è passata da 450 mila abitanti a più di 12 milioni al giorno d’oggi. La mancanza di gestione di tale fenomeno e la fragilità del territorio che ne fa da palinsesto, hanno portato alle due conseguenze che saranno oggetto di questa ricerca: l’incapacità di gestione dei rifiuti della città e la nascita di fenomeni erosivi nel cuore del tessuto urbano. Nella megalopoli di Kinshasa queste due problematiche sono fortemente interconnesse, specialmente nei territori collinari che hanno ospitato il fenomeno di crescita informale della città negli ultimi 50 anni. Qui, in seguito ad un incontrollato disboscamento dell’apparato collinare, si sono generate delle vere e proprie ferite nel tessuto urbano: lo sprofondare dei versanti sabbiosi ha infatti causato l’apertura di numerose gole erosive. La mancanza di capacità gestionale dell’amministrazione kinoise, alla ricerca di uno spazio per la crescente pressione nella produzione di rifiuti urbani, ha favorito - ed in alcuni casi incoraggiato - la nascita di diverse discariche informali all’interno di queste erosioni. Le ripercussioni di questi effetti sull’ecosistema urbano e la proiezione sul lungo periodo di una probabile mancanza di gestione, impongono una riflessione sul futuro di questo paesaggio. La valle di Selembao, dove gli stessi enti municipali hanno favorito la nascita di discariche informali a cielo aperto, verrà qui presa come caso studio. “KIN-BOPETO” si propone quindi come insieme di interventi di sutura di un paesaggio frammentato. Le strategie di rigenerazione prendono spunto dalle tattiche informali che la popolazione mette in atto quotidianamente, inserendole però in un ragionamento a scala urbana. Gestione più coerente del rifiuto, interventi di bioingegneria per il consolidamento strutturale del terreno e riconnessione del tessuto urbano all’interno della valle sono le linee strategiche che vengono sviluppate -in una visione temporale a lungo termine- attraverso l’applicazione delle tattiche progettuali: creazione di discariche controllate temporanee, sviluppo di connessioni tra crinale e fondovalle e installazione di servizi socio-comunitari. 12


Il “waste-scape” kinois che oggi riflette i crimini ambientali inflitti a Selembao, potrà presto mutare in un paesaggio riciclato, in cui le gole erosive vengono trasformate in “cicatrici verdi”: spazi non più di rottura ma di unione. Luoghi di riappropriazione del territorio da parte della popolazione locale.

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inquadramento

PREMESSA E’ innanzitutto necessario esplicare l’importanza del continente africano al giorno d’oggi: un territorio immenso, abitato da una popolazione giovanissima, protagonista di un vertiginoso incremento demografico che sta trascinando l’economia africana. Un boom demografico troppo rapido può avere però effetti devastanti su spazi urbani particolarmente fragili, soprattutto sulle infrastrutture idriche e i servizi di gestione dei rifiuti, aumentando il rischio di infezioni ed epidemie. Stando a una recente relazione della Banca mondiale, nel 2016 nel mondo sono stati prodotti due miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani (rifiuti domestici e commerciali), un netto aumento rispetto all’1,8 miliardi di tonnellate di tre anni prima. Alla seconda edizione dell’Africa Engineering Conference dell’Unesco, svoltasi nel 2017 a Kigali, capitale del Rwanda, il dibattito ruotava attorno al tema “Effective Waste Management in Africa”: è stato sottolineato che “l’urbanizzazione delle città africane in rapida crescita esercita una pressione considerevole sulle economie del continente in termini di rifiuti solidi”. Alla conferenza hanno partecipato oltre 1.000 rappresentanti di governi, consulenti Ong e associazioni di ingegneri africane e internazionali e, intervenendo alla presentazione dei “Documenti sulla gestione dei rifiuti solidi e liquidi”, gli esperti hanno sottolineato che “l’incapacità dei Paesi africani nel fare un buon uso dei loro rifiuti riciclandoli, rappresenta uno dei veri problemi per la gestione dei rifiuti nel continente”. Se le tendenze resteranno quelle attuali, secondo le proiezioni della Banca mondiale, entro la metà del secolo la popolazione dell’Africa subsahariana arriverà a produrre il 300% di rifiuti in più rispetto ad oggi. La cifra mondiale annua sarà circa di 3,4 miliardi di tonnellate. Tenendo quindi in considerazione l’ncremento demografico considerevole che sta investendo l’Africa, e queste problematiche di carattere ambientale che condizionano già la popolazione sotto diversi piani, è necessario porsi nell’ottica di un piano di emergenza sostenibile e a lungo termine.

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Kinshasa cittĂ - cantiere

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Immagine satellitare del Pool Malebo, e delle due capitali separate dal fiume Congo: Kinshasa a sud, e Brazzaville a nord, 2018

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1.1 Geomorfologia territoriale Kinshasa fu scoperta nel 1881 sulla baia di Ngaliema dall’esploratore inglese Henry Morton Stanley, e nominata Léopoldville, in onore del sovrano belga Leopoldo II; essa confina a nord con il fiume Congo, a sud e a ovest con la provincia del Bas-Congo e a est con la provincia di Bandundu. Questa città si estende per più di 60 km sulla riva destra del Pool Malebo (anticamente chiamato Mpumbu), il quale non è altro che un complesso di isole solcate da canali e contornate da basse pianure inondabili, i cui bordi si modificano continuamente. Questa formazione geografico-naturale connota la regione circostante, un’area incavata e delimitata da colline (la cui altezza varia tra i 350 e i 700 metri) che sotto il profilo geografico-politico si estende tra i territori appartenenti all’attuale Repubblica Democratica del Congo (Congo-Kinshasa) e alla Repubblica del Congo (Congo-Brazzaville). Il Pool Malebo è anche lo sbocco di un ampio sistema di affluenti del fiume Congo, i quali scendono dall’arco collinare irrigando la pianura dove la città ha visto i suoi albori: Matete, Kalamu, Gombe, Basoko, Lubudi, Nsanga, Tshuenge, Bitshakutshaku, Makelele, Yolo, Tshangu, Bumbu, Cabu e Mampenza. Il denso sistema idrografico territoriale va di pari passo con la composizione chimica del suolo: 60% sabbia e 40% argilla, terreno che permette un’infiltrazione rapida delle acque piovane. A nord il suolo è costituito da piane alluvionali del fiume Congo, mentre a est e a sud-est dall’altopiano di Bateke e da una zona collinare di transizione tra la pianura e l’altopiano. Questo è un suolo particolarmente incline a subire dei processi erosivi. L’estensione molto pronunciata di questo fenomeno anche nelle aree Sud, Sud-Ovest e Ovest della cintura collinare cittadina è giustificata dall’occupazione anarchica della maggior parte dei terreni per la costruzione di nuove abitazioni. Si contano infatti ad oggi più di 500 teste di erosione, delle quali più di 70 sono di dimensioni considerabili da far sparire interi quartieri, distruggendone le infrastrutture, le abitazioni, reti di approvvigionamento idrico e cavi elettrici.

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MAPPA IPSOGRAFICA DELLA CITTA’ DI KINSHASA

fiume Congo

antico terrazzo fluviale

alta pianura

bassa pianura inondabile

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1.2 Incremento demografico

Sicuramente è bene dimenticare l’immagine di un continente immobile e fuori dalla storia. Il mondo di domani, ben più che a New York e Londra, si sta costruendo proprio oggi in città come Lagos, Kinshasa e Luanda.

Kinshasa 1-5 milioni ab. 5-10 milioni ab. +10 milioni ab.

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MAPPA incremento demografico DELLA CITTA’ DI KINSHASA

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o ongo Cong a del tica del C bblic a Repu Democr a bblic Repu fiume Congo

LEGENDA

Meno di 260m, aree inondabili, isole Più di 260m 1888, 1° insediamento europeo

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1910, sviluppo del primo insediamento 1928, Leopoldville Est 1954, espansione con quartieri pianificati

1959, inizio grande espansione informale 2015, espansione degli ultimi 50 anni confine dello stato


Oggi Kinshasa, mostro urbano di più di 12 milioni di abitanti, capitale della Repubblica Democratica del Congo, è la terza città piu grande del continente africano (dopo il Cairo e Lagos) ed ha da poco superato per dimensione anche Parigi, diventando la più grande città francofona al mondo. Per gli standard occidentali è una megalopoli disfunzionale e tentacolare, circondata da vaste baraccopoli di insediamenti informali, la cui struttura è inesistente o collassante.

prospettiva demografica (dati ONU)

Coi dati alla mano, Kinshasa nel 1920 aveva 20 000 ab. ed oggi è solo all’inizio del suo boom demografico, con un ritmo già vertiginoso, ospitando ogni anno circa 390 000 persone in fuga dalla povertà o in cerca di opportunità per lo studio e il lavoro. Questa capitale è quindi soggetta anche all’urbanesimo, fenomeno molto evidente che si mostra con una concentrazione sempre maggiore della popolazione, dovuta all’immigrazione di ingenti masse di persone dalle campagne circostanti o da altre regioni a economia principalmente agricola. Infatti secondo le stime ONU nel 2030 più di 19 milioni di abitanti popoleranno questo enorme e fragile agglomerato urbano. Purtroppo la struttura non ancora moderna della città non dà sicurezze riguardo alle previsioni future, ma questa megalopoli riserva delle sorprese. Somik Lall, l’economista capo della Banca Mondiale per l’Africa, sostiene che le attuali condizioni di Kinshasa non sono necessariamente indicative del suo stato futuro. “Non si può ancora dire come saranno le città nel 2100. Nessuno avrebbe mai immaginato negli anni ‘80 che Seoul sarebbe diventata ciò che è oggi. Era una città sporca, sudicia e industriale. L’Africa ha una forza lavoro giovane. Luoghi come Kinshasa sono alcuni dei luoghi più dinamici del mondo.” Entro il 2035 la metà della popolazione africana vivrà in aree urbane. Anche questo è un dato da considerare immaginandosi queste estensioni urbane che continuano ad allargarsi senza fine, in un territorio immenso, ricchissimo di risorse ma altamente sfruttato dalle multinazionali. 23


1.3 Città policentrica Le maggiori aree di crescita urbana oggi corrispondono alle vie di comunicazione di maggior fruizione, quali le strade di Matadi e Bandundu, così come i percorsi di Lukaya e del Lac Ma-Vallée. Non esistendo un piano urbanistico completo che gestisca e regolamenti la costruzione di nuove abitazioni ed i quartieri nelle aree periferiche, la popolazione provvede informalmente a realizzare la propria casa, andando però incontro a conseguenze gravi non solo dal punto di vista strutturale dell’abitazione, ma anche dal punto di vista geomorfologico, dato che gran parte della popolazione kinois risiede sulla cintura collinare, area, come detto in precedenza, dal terreno fragile e soggetta a forte rischio di erosione. Nonostante il ruolo delle autostrade nella crescita urbana, ci sono aree che si sviluppano molto più lontano dal centro, disgiunte dagli assi principali ed in assenza dei servizi urbani più essenziali. Queste aree assumono un’indipendenza dal punto di vista dei servizi, diventando parzialmente o totalmente autonome dal centro cittadino. Il tessuto di Kinshasa, inizialmente sviluppatosi nella prima estensione urbana seguendo le linee direttive esemplari del quartiere coloniale, ha poi dilagato in una crescita senza controllo, nè morfologica, nè quantitativa, estendendosi in orizzontale attraversando tutto l’apparato collinare che negli anni ‘50 circondava la città. Si è riscontrata quindi la nascita di un tessuto polimorfo, che si adatta alle caratteristiche della struttura morfologica del territorio, senza però tener conto dei numerosi rischi che ciò comporta.

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Centro-cittĂ della capitale congolese, fulcro economico, comune Gombe, 2018

Area residenziale, comune Lingwala, 2018 25


Area urbano-rurale ibrida, Mboka Bilanga, comune Selembao, 2018

Periferia in costruzione, comune di Nsele, 2018 26


Cantiere, comune di Kasavubu, 2018

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Kin LA POU(BELLE)*

* “Kin la poubelle” (Kinshasa la spazzatura) è l’appellativo in lingua francese con il quale oggi viene chiamata Kinshasa dai suoi stessi abitanti. Negli anni ‘70 invece i soprannomi della capitale congolese erano: “Kin la belle” o “poto moyindo” (l’Europa nera), a significare che prima del boom demografico che sta rendendo incontrollabile l’intera area urbana, Kinshasa vantava uno stato di organizzazione e salute non indifferente rispetto alle grandi città africane. 29


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2.1 Una difficile realtà L’incremento demografico portato allo stremo negli ultimi trent’anni sta recando diverse conseguenze negative sulla città di Kinshasa; data infatti la velocita con cui questo agglomerato urbano mangia terreno creando danni ambientali, alcune tra le più grosse problematiche della città sono la veloce progressione del processo erosivo sulla cintura collinare periferica e la nascita di numerosissime discariche non controllate a causa della difficile gestione del rifiuto prodotto ogni giorno.

2.2 Un problema radicato Nella capitale la mancata gestione dei rifiuti è stata una delle disastrose conseguenze della sovrappopolazione; mentre le discariche a cielo aperto hanno iniziato a spuntare come funghi e i fiumi a riempirsi di spazzatura, i cittadini hanno iniziato ad abituarsi sempre più a questa catastrofica situazione.

La difficile vita in una bidonville dietro la stazione, Ph. Dieudonnè Mukebo, quartiere di Pakadjuma, 2018 31


In una città dove vengono prodotte più di 8000 ton. di rifiuto solido urbano ogni giorno, mentre la difficoltà per trovare una soluzione per questi rifiuti non è tra le priorità del governo centrale, sono diversi i quartieri che vivono in condizioni impensabili dal punto di vista igienico-sanitario, a partire dalle bidonvilles più povere come Pakadjuma: qui le malattie proliferano ogni giorno, nelle acque torbide di percolato gocciolante dai rifiuti in marcescenza nei canali di scolo o nelle fogne aperte.

2.3 Storia della gestione dei rifiuti In una situazione di tale emergenza, quali sono allora gli organi che gestiscono e amministrano il sistema dei rifiuti a Kinshasa? Il PNA (Programme Nationale d’Assainissement), è l’organo nazionale che tutela l’ambiente; oggi il suo nome è DAS (Direction d’Assainissement), ed è passato sotto la direzione del Ministero dell’ambiente. Dal 1988 al 1993 la JICA (Agence Japonese de Cooperation Nationale) ha aiutato il PNA con dei finanziamenti per cercare di dare un supporto alla gestione dei rifiuti in città. Nel 1992 anche l’ONU ha provato a collaborare dal punto di vista gestionale. Dal ‘96 al 2000 ci fu un effettivo lavoro più incisivo sulla pulizia e sull’estetica del centro cittadino, riuscendo anche parzialmente a controllare le conseguenze delle prime ondate di aumento demografico. Con la trasformazione da PNA a DAS, nel 2008 nasce l’ente statale che gestisce i rifiuti: RATPK (Regie d’Assanissement et des Travaux Pubblics de Kinshasa). Negli anni 2000 lo sprawl cominciava a farsi sentire sulla gestione dei rifiuti, fino al raggiungimento di una situazione insostenibile, in cui entra in gioco l’UE (Unione Europea) con il piano di emergenza PAUK (Programme d’Assainissement Urbain de Kinshasa): PAUK è un progetto europeo durato dal 2008 al 2010, intervenendo nei comuni di Kinshasa, Barumbu e parte di Gombe; il lavoro riguardò: - asfaltatura delle strade; - eliminazione dei sacchetti; - creazione di 22 stazioni di trasferta evacuate regolarmente. Gli abitanti trasportavano gratuitamente i rifiuti nelle stazioni di trasferta, i quali in giornata venivano trasferiti alla GIGAL, discarica anarchica a Kingabwa, Limete. Nel 2010, prima della fine del progetto PAUK, viene costruito il CET (Centre 32


d’Enfuissement Technique) a Mpasa, la prima discarica controllata della città. Le ONG collaboravano con il progetto PAUK gestendo qualche stazione di trasferta e disinfestando queste ultime dai vettori di malattie infettive. Nel dicembre 2010 finisce il PAUK ma l’UE ritorna su domanda del governo centrale, visti gli ottimi risultati del progetto appena completato. Il nuovo progetto iniziato nel 2010 e costato complessivamente 100 000 000 di euro, si chiama PARAU ( Projet d’Appui à la Rehabilitation et l’Assainissement Urbain), e trattava gli obiettivi di: - costruzione di strade asfaltate nel paese; - pulizia all’interno della capitale, estendendo l’area ai comuni di Lingwala, Kintambo, Bandalungwa, Ngiri Ngiri, Kalamu, Kasa-Vubu e parte restante di Gombe. Vengono costruiti altre 39 stazioni di transito per un tot. di 62; - costruzione e riabilitazione dei canali di scolo; - creazione di ponti e passerelle; - Installazione di infrastrutture quali pozzi e fontane per poter usufruire dell’acqua potabile.

Gombe Barumbu

Kinshasa Lingwala

Kintambo Bandalungwa

Kasavuku

Ngiri-Ngiri Ngaliema

Kalamu

Limete

Masina

Bumbu Ngaba

Makala

Nsele Matete

Selembao

Ndjili

Lemba Kisenso

Kimbanseke Mont Ngafula

Quartieri d’intervento del piano europeo PAUK - PARAU

PARAU PAUK

Con il termine del progetto PARAU nel 2016 ed il conseguente passaggio in gestione alla municipalità di Kinshasa, la gestione ed i finanziamenti iniziarono ad avere delle difficoltà. Bisogna tenere conto che prima era la stessa UE a finanziare il proprio progetto, mentre con il passaggio di gestione, la municipalità di Kinshasa doveva finanziar33


lo di tasca propria. Dal 2016 ad oggi la situazione è andata peggiorando, con difficoltà sempre maggiori di gestione e problematiche ambientali sempre più gravi. Le stazioni di transito prima svuotate ogni giorno, ora sono svuotate 2-3 volte a settimana: lo stato attuale è una montagna di rifiuti che deborda dai cassoni dell’unione europea e la polluzione che si propaga in città. La RASKIN (Regie d’Assainissement de Kinshasa), nuovo nome dell’ente che gestisce i rifiuti dal 2017, riceve uno stipendio misero. Per un anno i dipendenti non hanno ricevuto i salari e hanno dovuto risparmiare perfino sulla benzina che utilizzavano per i pochi camion rimasti in funzione (8 su 42). La soluzione più ovvia è stata quella di spostare i rifiuti in un posto più vicino, creando nuove discariche informali. I nuovi siti scelti per ospitare i rifiuti sono a Selembao, comune povero e isolato dalle colline, ma molto più vicino al centro rispetto a Mpasa (dove era stata costruita la discarica dell’UE). I rifiuti sono scaricati all’interno di grandi gole erosive, le quali si trovano numerose sulla cintura collinare periferica, a causa della costruzione anarchica di migliaia di abitazioni in aree caratterizzate da una struttura geologica estremamente fragile. Le discariche informali fanno parte di una soluzione temporanea senza un effettivo piano strategico futuro per le discariche stesse da parte della municipalità. In alcuni dei quartieri più ricchi (Gombe, Bandalungwa, Limete, Kintambo, quartiere Kanriche di Lemba) la RASKIN sta provando ad applicare la differenziazione porta-a-porta tramite sacchi colorati distribuiti alle famiglie e raccolti poi dai camion della municipalità. I risultati per ora sono deludenti. Causa la mancata sensibilizzazione ed educazione ambientale, molte famiglie hanno ancora difficoltà nel capire l’importanza della raccolta differenziata. NUMERI: PARAU Progetto sostenuto da......................... 1,2 mln Terreno disponibile per il progetto.. 250 ettari Discarica............................................... 1 Stazioni intermedie............................. 62 Macchine per opere pubbliche.......... 7 Camion................................................. 42 Rifiuti prelevati al giorno................... 1800 m3/g Stipendio mensile autista camion..... 500$

POST PARAU 900.000$ 96 ettari 1 20 6 8 260 m3/g 80$

Confronto di alcuni fattori gestionali prima e dopo il 2016, con conseguente cambio di gestione del progetto. 34


Il progetto PARAU ha comunque portato rilevanti benefici durante il suo periodo di attività; il sistema di miglioramento della sanità pubblica e dell’ambiente aveva tra i suoi obiettivi di liberare le strade di Kinshasa di 11 000 m3 di rifiuti ogni settimana. Questo miglioramento ha portato alla diminuzione delle inondazioni nella Kinshasa-bassa del 40%, e di conseguenza un calo delle malattie di origine idrica del 50%, ed un 70% di vite umane salvate grazie al miglioramento della sanità pubblica rispetto a prima del 2008.

Drammatiche situazioni di degrado al CET (Centre d’Enfouissement Technique), unica discarica della capitale, comune di Mpasa, 2018

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Drammatiche situazioni di degrado al CET (Centre d’Enfouissement Technique), unica discarica della capitale, comune di Mpasa, 2018

Drammatiche situazioni di degrado al CET (Centre d’Enfouissement Technique), unica discarica della capitale, comune di Mpasa, 2018 36


2.4 Sistema anarchico autogestito Il sistema di gestione dei rifiuti domestici si sviluppa in maniera puramente informale tramite strutture logistiche installate nel sistema al fine di liberare le abitazioni dalla spazzatura quotidiana. Diverse tipologie di lavoratori informali esercitano un servizio porta-a-porta; nella cintura collinare periferica, dove raramente viene fatta la raccolta dei rifiuti, se ne occupa il personale che gira per gli stretti sentieri con sacchi, oppure ONG che gestiscono piccole aree o quartieri, avendo come centro di raccolta molto probabilmente una discarica non controllata. Nella Kinshasa bassa ad occuparsi dei rifiuti sono i pousse-pousseurs o papa-pousse che passano ogni mattina per le strade di tutta la città con un piccolo carretto trascinato a mano, chiamando a voce alta “Matiti!” termine che nella lingua locale (lingala) significa “rifiuto”. Il cittadino che ha accumulato il rifiuto il giorno precedente, risponde allo stesso modo, arrestando momentaneamente il servizio informale porta-a-porta del pousse-pousseur, laciandogli il rifiuto e pagandolo per volumetria dello stesso. La figura del pousse-pousseur è stata completamente accettata ed integrata nel circolo di raccolta dei rifiuti statale.

I pousse-pousseurs in attesa del loro turno per svuotare i propri carretti, comune di Lingwala, 2018 37


I rifiuti, naturalmente indifferenziati, vengono raccolti nelle già colme stazioni di trasferta (ex UE), dove i pousse-pousseur pagano una tassa ad uno “chef del centro di raccolta” per poter versare i rifiuti raccolti nella mattinata. Gli 8 camion rimasti attivi nella capitale congolese passano in ogni stazione di trasferta 2-3 volte a settimana per svuotarle parzialmente o totalmente, portando i rifiuti o al CET di Mpasa, oppure in qualche discarica anarchica vicina. La parte bassa della città rimane in ogni caso meglio servita della periferia collinare, dove alcune indagini mostrano le varie sorti ai quali i rifiuti prodotti a Kinshasa-alta possono andare incontro: interramento 40,4%

sconosciuto 0,6% strade o canali di scolo 15,7% torrenti o erosioni 15,6%

combustione 12,7%

servizio di raccolta 15%

Destino dei rifiuti della Kinshasa alta-ovest (Mont-Ngafula, Selembao,Ngaliema) Indagine del 2012

Un altro avvicinamento tra le istituzioni e la rete di lavoratori informali è il mercato, dove la pulizia dei rifiuti è controllata da polizia, sindaco e responsabile dello stesso mercato, che ogni sabato mattina organizzano il Salongo, una pratica di pulizia del mercato scelta dal governo e svolta dai mercanti stessi prima delle 10h00.

2.5 L’Anarchia a tutti i livelli A Kinshasa la gestione dei rifiuti naturalmente non è l’unico ambiente dove l’informalità regna, anzi, la maggiorparte della popolazione vive e lavora nella completa informalità. Lo stato è poco presente soprattutto nelle attività di supporto alle infrastrutture, gestione del territorio e potenziamento dei servizi. E’ così che con la popolazione in balia di se stessa, continua a rimanere in equilibrio precario un sistema autogestito senza controllo. 38


“L’anarchia a tutti i livelli” ha detto il professore ed ex dirigente della RATPK Emmanuel Makaly Biey in un intervista per “Le Point Noir” il 16/01/2018, descrivendo come diventa oggigiorno difficile uscire da un sistema informale così radicato nella società congolese. Le morti avvenute per esondazioni nel gennaio 2018 sono chiari segni di dinamiche in corso di forte modifica all’interno di questa megalopoli: l’insalubrità guadagna terreno, mentre i processi erosivi aumentano sempre più. In questo limbo gli abitanti kinois tentano ogni giorno la sopravvivenza, anche se sarà sempre più ardua, soprattutto nella Kinshasa-alta. Sovrapponendo la carta dei processi erosivi di Kinshasa e la mappatura delle discariche informali, si giunge alla conclusione che un alto numero di discariche informali si trova in alcune valli della cintura collinare. Si nota inoltre un evidente concentrazione di discariche in alcune gole erosive dal rapido avanzamento in comuni come Selembao (caso studio di questa tesi), Mont Ngafula, Ngaliema ecc. .

Una delle discariche informali della gola erosiva UPN , comune di Selembao, 2018 39


Un’accumulo di rifiuti nel fiume Kalamu, di fronte all’ospedale privato H.J. Hospitals, comune di Limete, 2018

Accumulo di rifiuti di cantiere in strada, comune di Lingwala, 2018 40


Discarica informale sul fiume Congo, comune di Gombe, 2018

Combustione di rifiuti misti, pratica molto comune a Kinshasa per evitare di pagare gli addetti della raccolta, comune di Lingwala, 2018 41


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analisi

PROBLEMATICHE discariche informali a Selembao

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3.1 Spazi di rottura Selembao, un comune di 498 747 abitanti, soffre di sovrappopolazione; nei suoi 23,2 kmq la valle di Selembao ospita ben 30 gole erosive che disconnettono l’apparato collinare e disgregano il tessuto urbano formato da stradine e ripidi sentieri, i quali collegano baracche in lamiera sparse in ogni dove. Queste ferite sono degli spazi di rottura del paesaggio, dove alcuna attività o iniziativa è possibile, visto l’alto rischio di morte. A ciò bisogna testimoniare la massiccia presenza di tre grandi discariche informali, posizionate all’interno di tre gole erosive. Ad alimentare queste discariche non è soltanto la popolazione locale, ma anche la municipalità con buona parte dei rifiuti del centro città. Infatti, parte dei rifiuti raccolti dai camion della RASKIN va direttamente nelle discariche informali di Selembao: l’unica discarica controllata (il CET di Mpasa) si trova a 35 km, una distanza eccessiva in rapporto ai soldi in concessione all’ente di gestione dei rifiuti kinois da parte del governo della città. Molto più vicine ed economiche sono le discariche informali a Selembao, distanti solo 15 km dal quartiere economico Gombe. Le discariche informali più importanti nel comune di Selembao sono: - discarica UPN, gola erosiva UPN; - discarica CAMPING, gola erosiva CAMPING; - discarica NGAFANI, gola erosiva Eg. Cath. Saint Maximilien KOLBE. Alcune di queste discariche sono terreni gestiti da privati, i quali danno libertà di accesso ad abitanti della zona e alla RASKIN di poter gettare i rifiuti, mentre le ONG stipulano accordi ufficiosi secondo i quali possono gettare i loro rifiuti pagando una piccola somma.

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Tabella di catalogazione delle 3 discariche informali

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Discarica informale UPN, gola erosiva UPN, comune di Selembao, 2018

Discarica informale CAMPING, gola erosiva CAMPING, comune di Selembao, 2018 47


Discarica informale Eg. Cath. S.Maximilien Kolbe, gola erosiva Ngafani, comune di Selembao, 2018

3.2 Abitudini consolidate

Oltre ai camion di rifiuti della RASKIN, anche la popolazione locale alimenta queste discariche informali posizionate all’interno delle gole; i motivi sono diversi: 1. la possibilità di non pagare per gettare i rifiuti in queste discariche; 2. la ricerca del controllo e dell’arresto del processo erosivo, al fine di evitare i crolli delle abitazioni già a rischio; in un primo tempo questa teoria funziona: il suolo povero e sabbioso delle gole viene coperto dai rifiuti, i quali lo proteggono nella lunga stagione delle piogge congolese, evitando che l’evolversi del processo erosivo. In un secondo momento, però, la massa di rifiuti completamente impregnata d’acqua è diventata molto pesante, tenderà a staccarsi e a perdere il ruolo di scudo che aveva avuto fino a quel momento per la testa della gola erosiva. Disgregandosi, la parte della discarica scenderà in fondovalle, creando enormi danni. Inoltre è necessario menzionare l’inquinamento, la polluzione e la contaminazione che queste discariche non controllate creano sulle acque, sul terreno e su persone ed animali nelle vicinanze. 3. L’abitudine: a Kinshasa è ormai consuetudine gettare ogni sorta di rifiuto domestico (Rifiuto Solido Urbano) per terra, per strada, nei fossi, nei canali di 48


Alcuni bambini che gettano i rifiuti domestici nella gola erosiva Ngafani, di fianco a casa, comune di Selembao, 2018

Una baracca in lamiera vicino alla discarica informale UPN con la scritta “MATITI SVP”, che significa “RIFIUTI PER FAVORE”, a significare la richiesta da parte della popolazione locale di farsi portare altri rifiuti domestici per poter cercare di tamponare la testa della gola erosiva e tentare di arrestarne l’avanzamento, comune di Selembao, 2018 49


scolo, nei fiumi o nella natura. Non si tratta di mancanza di rispetto civico, ma di mancanza di educazione ambientale; e non solo. Nella capitale congolese è raro trovare un cestino per strada: mancano gli strumenti, mancano i risultati.

3.3 Problematiche ambientali I rifiuti presenti all’interno delle gole erosive sono la miccia di un enorme processo di contaminazione di terreno, acque superficiali e falde acquifere, e grazie alle pioggie stagionali il percolato prodotto dalle discariche informali scende fino al fiume Kalamu sul fondovalle, contaminandone le acque. Anche le plastiche ed altri rifiuti leggeri finiscono nel fiume causa intemperie; una cattiva abitudine presente sul fondovalle è quella di utilizzare il fiume come discarica, tenendo pulite le aree agricole ma inquinando sempre più le acque del fiume Kalamu. Questo fiume segue il suo percorso scendendo dalla cintura collinare, si ingrossa sempre più, cambia nome (fiume Bumbu), attraversa diversi comuni, fino a sfociare nel fiume Congo. Nel suo percorso si verificano però diversi “effetti diga” dove i rifiuti bloccano parte del flusso del fiume, aumentando notevolmente la propagazione di malattie in città. Il “cane che si morde la coda” si osserva però quando la RASKIN o delle ONG puliscono parte di questi blocchi fluviali, riportandoli poi coi camion nelle discariche informali di Selembao, dove tutto è iniziato. E’ necessario menzionare anche la polluzione che danneggia gravemente la catena trofica, portando gravi rischi non solo per l’uomo, ma anche per la fauna territoriale.

3.4 Problematiche sociali Con la presenza di una discarica informale vicino a delle abitazioni, le problematiche di polluzione dell’aria diventano rilevanti, anche a breve termine. Già in 4-5 mesi le persone che abitano d’innanzi alla discarica sono fortemente soggette non solo ad infezioni respiratorie, ma anche febbre tifoide. Inoltre, la principale fonte di sostentamento della valle, l’agricoltura, rischia di scomparire o essere gravemente danneggiata proprio a causa di questi crimini ambientali: l’inquinamento dei terreni renderà sempre più difficile e rischioso mangiare ciò che si produce nel fondovalle. 50


Immagine della valle dalla discarica CAMPING, una delle gole che ha piĂš mutato il paesaggio circostante, determinando anche vita e salute della popolazione locale, comune di Selembao, 2018

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Kin | scape Scenario distopico

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4.1 Problematiche attuali La tranquilla e umile vita della popolazione di Selembao maschera purtroppo un’imminente catastrofe: parte delle baracche in lamiera, dove intere famiglie abitano, e diversi campi agricoli, principali fonti di sostentamento degli abitanti di Selembao, presto spariranno. Molti sono i fattori scatenanti, sia naturali sia antropici:

Queste caratteristiche non fanno altro che comportare rischi di estrema pericolosità per gli abitanti della vallata; già diversi casi di esondazione, crolli e frane si sono verificate causando diversi morti.

4.2 Rischi Il clima tropicale e un territorio ormai povero, vittima dell’espansione urbana di una delle città più grandi d’Africa, stanno infatti portando al collasso il fragile sistema infrastrutturale della valle. Ma la goccia che fa traboccare il vaso è sicuramente l’installazione abusiva delle discariche informali all’interno delle gole erosive. Un crimine ambientale che porterà innumerevoli conseguenze. Secondo interpretazioni geomorfologiche, i rischi prevedibili sono:

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4.3 Un futuro catastrofico Cambiando scala la visione della vallata è semplicemente catastrofica: a causa del terreno ripido e sabbioso e della lunga stagione delle piogge, le discariche abusive perderanno la loro struttura fittizia, disgregandosi e perdendo grandi masse di rifiuti, le quali scenderanno fino a fondovalle, producendo un “effetto diga”. La conseguenza più ovvia è il blocco parziale del fiume Kalamu, con la creazione di diversi laghi irregolari in corrispondenza degli intasamenti causati dalle masse di rifiuto. L’esondazione incontrollata del fiume porterà purtroppo ad un allagamento permanente di diverse aree del fondovalle attualmente abitate o coltivate. Il contatto tra spazzatura e acqua stagnante è l’ambiente perfetto per la proliferazione di vettori portatrici di malattie mortali tipiche dell’area tropicale. Il fondovalle di Selembao diventerà quindi non solo nucleo di contaminazione di terreno, acque superficiali e sotterranee, ma probabilmente anche focolaio epidemico. Nel frattempo, più in alto verso il crinale, il processo erosivo riprende il suo corso: le numerose gole erosive presenti nella valle continueranno ad inglobare abitazioni, creando vere e proprie ferite all’interno di un tessuto che si prospetta in gravissime condizioni urbane, ambientali ed igieniche.

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MAPPA scenario distopico valle di selembao

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progetto

Strategia

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5.1 Approccio alle problematiche La situazione apparentemente “calma”, appannata dal caos quotidiano di Kinshasa, potrebbe mutare completamente nei prossimi anni con gravi conseguenze. Dato che un piano urbanistico che copra tutta l’area urbana della città non esiste, le poche aree che sono state progettate urbanisticamente rimarranno isole in mezzo ad un oceano (vedi il quartiere Citè Verte). Come detto già in precedenza, uno dei principali fattori scatenanti di uno scenario catastrofico è l’installazione delle discariche abusive nelle gole erosive delle valli. Concentrandosi su Selembao come caso studio, è necessario identificare le principali criticità di deficit del sistema, sia naturali che antropiche: processi erosivi, discariche informali, mancanza di conessioni, mancanza di educazione ambientale.

5.2 Processi erosivi La problematica delle gole erosive o gullies grava sul territorio ormai da anni, con un forte incremento dopo gli anni ‘70, cioè da quando la città ha iniziato un’espansione senza controllo. Tutta la “Kinshasa alta” ne ha risentito fortemente, con la rapida nascita sui fianchi abitati delle colline di centinaia di gole erosive, come ferite sulla pelle. La tematica diventa grave quando le abitazioni, costruite senza un’adeguata scelta del lotto di costruzione, dei materiali e delle tecniche costruttive, vengono a contatto con questi fenomeni geologici: tante sono le abitazioni crollate negli ultimi anni, e tanti i morti. L’area di emergenza-crollo copre un enorme numero di abitazioni; tante sono però le famiglie trasferitesi in quei lotti molto economici perchè in fuga da guerre civili in altre aree del RDCongo. Per poter attuare le linee strategiche che andremo a mostrarvi è necessario l’intervendo di fondazioni ed enti internazionali per aiuti finanziari e gestionali (es. PNUD (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), FAO, ONU, Fondation Roi Baudouin, UE, Banca Mondiale, Fonds Africain de Developpement). La linea strategica si basa sulla RIGENERAZIONE delle aree a rischio, con un controllo dei processi erosivi tramite interventi bio ingegneristici su versanti e teste erosive. Verrà successivamente reimboschita la gola, sia per consolidare il terreno sia per attivare un mercato di silvicoltura. 61


Abitazione ad alto rischio di crollo, in un lotto terrazzato facilmente soggetto allo scivolamento del terreno, comune di Selembao, 2018

5.3 Discariche informali

Iniziato negli ultimi anni, questo crimine ambientale necessita l’attivazione di linee strategiche su diverse tematiche. - Innanzitutto una tematica AMBIENTALE, dove è necessario mitigare l’inquinamento e la contaminazione di terreno e acque. Si è scelto quindi di utilizzare temporaneamente alcune gole erosive come discariche, ma nella maniera più rispettosa possibile dell’ambiente, impermeabilizzandone il fondo e drenando il percolato in una vasca apposita coperta. Le acque piovane saranno canalizzate e convogliate poi in un’altra vasca collegata al fiume. - Successivamente è necessario trattare una tematica SANITARIA, per limitare il più possibile le malattie infettive che comporta la vita vicino ad una discarica. Le nuove discariche aperte saranno quotidianamente coperte da un sottile strato di terra, per evitare il diffondersi di malattie e cattivi odori nell’aria. Inoltre sarà inserita una rete di centri medici nella valle per rinforzare il servizio sanitario della municipalità. - Le gole scelte per ospitare i nuovi rifiuti della città faranno parte di una più ampia linea strategica GESTIONALE che apre e chiude quattro discariche nella valle di Selembao, legandosi poi al progetto della Banca Mondiale di una nuova 62


discarica nel quartiere vicino Mitendi. Le tre gole contenenti attualmente i rifiuti verranno svuotate e bonificate, mentre le restanti gole della vallata seguiranno un processo di consolidamento di teste e versanti. - E’ necessario dire che dopo la chiusura delle discariche, le aree saranno soggette ad una VALORIZZAZIONE, tramite la copertura con terrazzamenti, la creazione di un percorso e l’inserimento di silvicoltura e agricoltura moderata per la strutturazione del terreno.

5.4 Mancanza di connessioni La valle di Selembao ha un grosso deficit nelle connessioni verticali, poichè raggiungere il fondovalle dal crinale e viceversa risulta molto difficile, spesso non sono presenti neanche dei percorsi, tantomeno dei percorsi per dei mezzi. La valorizzazione dell’area della gola erosiva come discarica chiusa e terrazzata dà la possibilità di suturare il paesaggio, RICONNETTENDO il tessuto urbano, da tempo sfibrato. Le riconnessioni avverranno sia verticalmente (dal crinale al fondovalle) sia orizzontalmente (riconnettendo quei percorsi interrotti dall’avazare del processo erosivo).

Percorsi in valle scavati nella terra sabbiosa, dato che manca qualsiasi tipo di strada, comune di Selembao, 2018 63


5.5 Mancanza di educazione ambientale La mancanza di educazione ambientale la si può riscontrare in tantissimi aspetti della vita quotidiana di un kinois, sia in centro città che in periferia; nel caso di Selembao la popolazione ha purtroppo un’istruzione estremamente bassa rispetto a quella europea ed è raro incontrare qualcuno che agisca per il bene dell’ecosistema. La linea strategica di questo punto si attiva sulla SENSIBILIZZAZIONE della popolazione locale, appoggiandosi in una prima fase sulle numerose ONG, le quali svolgeranno un lavoro di educazione ambientale nelle case, per le strade e nei luoghi pubblici. In un secondo tempo verrà installata una rete di filiere ecologiche per la differenziazione dei rifiuti in tutta la vallata, la quale andrà a sostituire i punti di raccolta della spazzatura (le discariche) presenti in fase temporanea sul territorio. Le filiere ecologiche, grazie alla raccolta differenziata, svilupperanno un’economia circolare legata al compost, prodotto di grande aiuto per le erosioni, per l’agricoltura del fondovalle e per l’economia della vallata.

5.6 Linea cronologica L’insieme di queste linee strategiche verranno sviluppate in una sequenza cro64


nologica legata ai tempi d’intervento formata da 4 fasi: 1. la prima fase (0 anni)comporterà la scelta di 4 gole erosive all’interno della vallata di Selembao, per poterle trasformare in discariche temporanee controllate; 2. le gole scelte e posizionate in zone strategiche, nella seconda fase (0 - 5 anni) ospiteranno parte dei nuovi rifiuti cittadini, evitando che le discariche informali continuino ad essere alimentate, e portando i rifiuti in un luogo controllato e sicuro. Inoltre le discariche informali presenti a Selembao verranno svuotate e bonificate, trasferendo i rifiuti nelle discariche controllate più vicine; 3. nella terza fase (5 - 10 anni) si prospetta la chiusura e il conseguente terrazamento di alcune discariche. Inizierà però l’installazione di una rete di filiere ecologiche per la raccolta ed il trattamento dei rifiuti, al fine di sostituire in meglio il luogo dedicato alla spazzatura, dando importanti segnali alla popolazione locale; 4. nella quarta e ultima fase (10 -15 anni) tutte le discariche vengono chiuse, e la rete di filiere ecologiche si stabilizza completamente, trattando i rifiuti prodotti dal comune di Selembao. I rifiuti generati invece dal centro cittadino verranno suddivisi tra l’esistente discarica di Mpasa e la futura discarica di Mitendi, progetti che verranno entrambi sostentidalla Banca Mondiale. 65


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inventario degli interventi

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6.1 Il collasso di un sistema Una domanda sull’organizzazione gestionale dei rifiuti nella valle di Selembao viene da porsela quando in città ci si rende conto che nessuno sa dove mettere i rifiuti o come trattarli: oltre alle discariche informali presenti negli angoli delle strade di tutta la città, anche il Centro tecnico di Mpasa (CET) dedicato alla raccolta dei rifiuti, inizia a riscontrare gravi problemi. Da quando la gestione dei rifiuti è passata in mano al governo centrale di Kinshasa, si è perso di vista sia il servizio che il controllo dell’attività. Oltre infatti alla mancanza di soldi per portare avanti il progetto dell’UE, l’area destinata all’ampliamento della discarica è stata “abusivamente” occupata da nuove abitazioni e nuovi quartieri. Non esistendo un piano urbanistico, ovunque è concesso costruire. Dato quindi l’utilizzo sempre minore della discarica di Mpasa e l’aumento esponenziale delle discariche informali in città e periferia, la necessità di gestire i rifiuti in questa megalopoli africana cercando di provocare un danno minore possibile per l’ambiente, ha portato alla progettazione di discariche controllate temporanee all’interno delle gole erosive nella valle di Selembao.

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A fianco della discarica informale, abitazioni crollate a causa dell’avanzamento della gola erosiva Ngafani, comune di Selembao, 2018


6.2 Tipologie d’intervento Prima di passare al progetto è stata fatta una scelta legata a diversi fattori e caratteristiche di ogni gola della vallata. Sono state quindi individuate tre tipologie di gole erosive per tre consequenziali tipi d’intervento (A,B,C ). - La tipologia A corrisponde a quattro gole erosive le quali ospiteranno i rifiuti che verranno prodotti in futuro da parte degli abitanti di Selembao e anche parte dei futuri rifiuti cittadini. La scelta di queste gole erosive è stata fatta tramite criteri di rischio erosivo, dimensione, connessioni con le strade sul crinale, posizione geografica. Queste gole, dopo una stabilizzazione dei terreni ed un’installazione dei dovuti strati drenanti ed impermeabili per acque piovane e percolato, verranno riempite poco alla volta, fino a chiusura. - La tipologia B corrisponde invece alle gole erosive contenenti attualmente discariche informali. Questo enorme crimine ambientale verrà controllato in diverse fasi molto delicate: la prima fase è uno svuotamento della gola erosiva tramite l’intervento di piccoli mezzi e manodopera locale; i rifiuti estratti saranno spostati nelle gole di tipologia A, posizionate in prossimità delle discariche anarchiche. La fase successiva comporta una bonifica del fondo de “l’ex discarica” ed un rinforzo strutturale di testa e versanti della gola tramite interventi di bioingegneria. Bonificata e consolidato il terreno franoso, la gola è pronta ad ospitare un intervento di reimboschimento, con conseguente attività di silvicoltura. - La tipologia C si lega invece a tutte le gole non menzionate finora. Esse sono state identificate per avere un grado minore di emergenza, date le dimensioni, la minor velocità del processo erosivo e l’assenza di discariche informali al loro interno. Esse subiranno degli interventi di ingegneria naturalistica per il controllo delle erosioni, e successivamente verranno reinverdite in prospettiva di una futura silvicoltura.

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caso studio GOLA MATONDO

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7.1 Perchè la “gola Matondo”? Le gole erosive della tipologia A, ospitando discariche, subiscono interventi decisamente diversi dalle altre tipologie; alla chiusura delle discariche, sarà creata un’infrastruttura superficiale tramite terrazzamenti al fine di valorizzare quello che era uno spazio perduto. Verrà qui preso in considerazione il caso studio della “gola Matondo”, la quale si trova nel quartiere omonimo. Questa ha un profilo interessante, sia in quanto subirà un importante processo di trasformazione, sia perchè vicina all’incrocio UPN, incrocio che prende il nome dalla vicina università (Universitè Pedagogique Nationale). Le strade che formano questo incrocio sono Route de Matadi e Av. de 24 Novembre, due importanti viadotti commerciali per l’intera capitale. L’incrocio estremamente trafficato ospita anche un mercato di considerevoli dimensioni e nelle immediate vicinanze è presente una delle discariche informali più grandi di tutta la vallata: la discarica UPN. La posizione strategia e lo stato di emergenza causato dall’avanzare del processo erosivo hanno quindi portato alla scelta della “gola Matondo” come zoom progettuale.

Gola Matondo, in un paesaggio urbano rurale dove sono numerosissime le abitazioni a rischio frana, comune di Selembao, 2018 73


7.2 Controllo del processo erosivo

Una delle abitazioni che ha avuto cedimenti strutturali sul versante della gola Matondo, comune di Selembao, 2018

Cosi come tutte le altre gole delle tipologie A,B,C, anche la gola Matondo, lunga più di 200m, subirà interventi di bioingegneria al fine di controllare il processo erosivo. Le aree interessate sono le teste e i fianchi delle gole, cioè le aree più deboli e maggiormente interessate al rischio frana; verranno applicate tecniche naturali e antropiche. Le naturali riguarderanno la piantumazione di Bamboosaceae nelle aree interessate, con l’inserimento in supporto di qualche albero di Mangifera Indica e Persea Americana, mentre l’inerbimento viene applicato principalmente tramite il Paspalum Vaginatum. Le tecniche antropiche riguarderanno l’installazione nelle opportune aree critiche di:

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Queste due tipologie di intervento si completeranno creando una soluzione sostenibile e duratura, estremamente necessaria per le esigenze attuali delle gole erosive.

7.3 Terrazzamenti

Rinforzata e consolidata la gola erosiva, è necessario inserire degli strati di drenaggio di sabbia e argilla ed impermeabilizzare il fondo della gola al fine di raccogliere il percolato in una vasca coperta a fondovalle, evitando cosÏ la contaminazione del terreno. Verranno poi versati poco a poco i rifiuti, fino a riempire definitivamente la gola erosiva; anche sopra alla discarica si collocherà un pacchetto tecnologico di drenaggio ed impermeabilizzazione, per canalizzare le acque piovane negli appositi fossati laterali (fossati prefabbricati in calcestruzzo), evitando il ristagno delle acque nei rifiuti. Questo pacchetto tecnologico farà da base a dei terrazzamenti che struttureranno il nuovo volto della gola erosiva, ospitando una leggera agricoltura ed un importante percorso che scende a fondovalle.

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7.4 Agricoltura strutturale moderata Le aree terrazzate daranno subito luogo all’apertura di un’attività comunitaria come l’agricoltura: la piantumazione di differenti essenze erboree consone al controllo erosivo darà maggior stabilità e consolidamento ai terrazzamenti e alla loro struttura. I terrazzamenti saranno divisi in aree coltivate (le più pianeggianti) ed aree coperte da manto erboso strutturante (le aree più in pendenza).

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La coltivazione nelle aree pianeggianti sarà gestita a cicli, tramite una tecnica di rotazione agricola già sperimentata con successo in diverse aree della Nigeria per il controllo del processo erosivo; essa consiste in un’importante alternanza di Triticum Aestivum, Gossypium, Arachis Hypogaea, e un anno di maggese (). Il manto erboso strutturante sarà principalmente formato da Paspalum Vaginatum.

7.5 Nuove connessioni La chiusura delle discariche e la copertura tramite terrazzamenti rende possibile l’obiettivo progettuale di riconnettere il tessuto urbano disgregatosi con l’avanzare della gola erosiva. I percorsi orizzontali si riconnetteranno passando per i terrazzamenti corrispondenti in altezza, mentre verticalmente si creeranno degli importantissimi percorsi che collegheranno il crinale con il fondovalle. Questa connessione è estremamente importante perchè offre la possibilità di collegare i servizi del crinale con il fondovalle, area ancora pressochè isolata dai traffici e dalle attività cittadine.

7.6 Suturare il paesaggio

Gli interventi di ingegneria naturalistica su versanti e teste delle gole erosive struttureranno le aree attorno alle gole, rendendole più sicure alla costruzione informale che probabilmente ancora per diversi anni dominerà prepotente l’urbanistica della città. Mentre a piccola scala avremo questo consolidamento strutturale, a scala di valle avremo una completa suturazione del paesaggio collinare, oggi devastato da importanti fenomeni come le gole erosive e le discariche informali. Le gole erosive saranno chiuse e sanate come ferite, e al loro posto terrazzamenti agricoli percorribili o aree boschive riconnetteranno un paesaggio che si sta disgregando molto velocemente, affaticato dal peso della caotica e sregolata Kinshasa. Strutturare il paesaggio non significa però solamente agire nei focolai del problema: è necessario intervenire anche al contorno di quest’area creando un rapporto tra l’area di progetto e il suo intorno. Sono infatti previste: - un collegamento della vasca di laminazione per le acque meteoriche con il torrente del fondovalle; - un percorso che conduce la strada della gola erosiva alla vita in fondovalle; 77


- un rinforzo del sistema agricolo sul fondovalle, nell’area della base della gola erosiva Matondo.

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post - progetto

KIN BOPETO scenari futuri effetti post intervento

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8.1 Effetti post-intervento Dopo una serie di interventi così rilevanti per il territorio, dal punto di vista topografico-morfologico, ambientale e sociale, viene facile provare a chiedersi quali saranno gli effetti post-intervento; una sutura del paesaggio comporta infatti la modifica di differenti dinamiche affinchè si ristabilisca un equilibrio all’interno dell valle. Alla chiusura delle discariche il trattameto dei rifiuti verrà guidato dal sistema delle filiere ecoogiche che si installerà sui crinali della valle in maniera graduale, facendo così parte di un processo di rivoluzione della coscienza ambientale. A supportare la struttura sanitaria della valle vi è l’inserimento di una rete di centri medico-sanitari, servizio necessario in un territorio come questo, vittima di crimini ambientali con ripercussioni sulla salute dell’uomo. Le soluzioni proposte faranno parte di un progetto-pilota all’interno della megalopoli di Kinshasa: tutte le aree che riscontrano problemi di natura simile potranno prendere esempio dalla valle di Selembao, creando in una visione globale della città un macro-sistema ecologico all’interno della zona periferico-collinare .

8.2 Filiere ecologiche: da rifiuto a risorsa L’inserimento di una rete di filiere ecologiche, nella fase di chiusura delle discariche, sarà di tipo progressivo; sono infatti state pensate 3 fasi: - La 1° fase riguarda la sensibilizzazione della popolazione locale nelle strade e negli edifici pubblici grazie all’intervento delle numerose ONG presenti sul territorio; - La 2° fase riguarda la differenziazione dei rifiuti tramite cassonetti separati in organico, plastica e indifferenziata. I cassonetti saranno posizionati all’interno di un centro ecologico composto da un’area pubblica per i cassonetti ed un’area di lavorazione dei rifiuti, dove verrà svolta una differenziazione più curata, un lavoro di recupero dei materiali e una prima lavorazione della plastica. Queste filiere ecologiche sono inserite in lotti prossimi alle teste delle discariche informali attuali e alle teste delle discariche controllate del progetto. Esse sono alimentate a energia solare e l’attività di trattamento rifiuti darà nuovi posti di lavoro agli abitanti locali. - La 3° fase riguarda il processo necessario a donare un’altra vita al rifiuto, trasformandosi in risorsa. L’organico viene portato in fondovalle tramite una semplice 82


teleferica per materiali, installata a fianco di alcune filiere ecologiche, dando la possibilità di alimentare una compostiera comunitaria vicino alle aree rurali del fondovalle. La creazione di un economia circolare attorno al compost darà la possibilità non solo di aumentare la produzione agricola arricchendo il terreno ed eliminando i dannosi prodotti chimici, ma anche di controllare il processo erosivo nell’apparato collinare. I rifiuti plastici, dopo una prima differenziazione in loco per tipologia saranno spostati nelle industrie e nei laboratori di riciclo dei materiali plastici nei comuni di Limete e Lemba, alimentando quindi un mercato ancora poco evoluto in RDCongo. Il loro futuro sarà probabilmente quello di trasformarsi in mattonelle per la strada, cavi in PVC per i fili elettrici o granulato per la creazione di altri oggetti plastici. La spazzatura indifferenziata subirà invece un primo vaglio nella filiera ecologica, mentre successivamente sarà spostata al CET di Mpasa e alla futura discarica di Mitendi, finanziata dalla Banca Mondiale.

Compost prodotto all’ONG APISA, comune di Lemba, 2018 83


Mattonelle plastiche formate da sabbia, plastica a bassa ed alta densità, prodotte all’ONG RECOVAD, comune di Lemba, 2018

8.3 Servizi di supporto Dato il fragile sistema infrastrutturale della valle, una sutura del paesaggio che vada a risaldare le principali ferite dell’apparato collinare non è sufficiente a donare l‘equilibrio mancante ad un sistema così precario. E’ quindi necessario incrementare la struttura socio-comunitaria di Selembao tramite differenti interventi e servizi, dai percorsi verticali, ad una rete sanitaria più presente ed efficiente, ad un potenziamento del complesso scolastico. Per dare protezione da infezioni ed epidemie, vista la mancanza di strutture adeguate e l’alto rischio di propagazione di malattie dovuto all’attuale situazione con le discariche informali in completa espansione, è necessario predisporre le adeguate infrastrutture all’interno della vallata. Si creerà una rete di piccoli centri medico-sanitari di prima necessità, che copriranno tutta l’area sud del comune di Selembao, consolidando il servizio sanitario già presente nella valle con il Sanatorium de Makala ed un piccolo centro medico nel sud del comune. 84


8.4 Replicabilità Il progetto-pilota è un forte esempio anche fuori dal comune di Selembao, visto che può rispondere a problematiche similari anche nel resto della cintura periferica collinare, gestendo i rifiuti in maniera piÚ ecologica e cosciente, rivalorizzando il territorio kinois e allontanandosi dai disastri naturali.

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CONCLUSIONI

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Avenue de la Victoire, comune di Kasavubu, 2018

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“KIN-BOPETO” non è altro che un progetto di rigenerazione, il quale punta alla riqualificazione di spazi persi tramite una sutura attenta e minuziosa, a diverse scale del paesaggio collinare periferico di Kinshasa. Le sue linee strategiche poggiano sulle grandi potenzialità di un territorio estremamente sfruttato: le divergenze presenti nella cintura collinare mostrano infatti un paesaggio controverso: una megalopoli dinamica e in espansione, un’estesa area periferica, un vasto sistema idrico, tantissime risorse e una popolazione giovanissima; dall’altro lato un disboscamento insistente, l’avanzare di un processo erosivo generalizzato, una classe dirigente politica fantoccio ed intere comunità della capitale estremamente povere, talvolta segnate da guerre civili ancora attive. Il progetto si sviluppa in questa difficile situazione di emergenza, focalizzandosi sulla problematica del processo erosivo e la saturazione dei rifiuti in città; la ricerca di una loro gestione semplice sfruttado le potenzialità e gli spazi del territorio e l’apporto di servizi per migliorare i fragile ecosistema urbano sono la strada che porta agli occhi della popolazione congolese un nuovo metodo di trattare il rifiuto: non più uno scarto senza valore, ma una risorsa. L’inserimento del rifiuto all’interno di un’economia circolare fa si che ne possa beneficiare sia l’uomo, che tutte le azioni che l’uomo stesso ha in relazione col suo intorno: l’ambiente. Questo lavoro ha come obiettivo di dare una possibilità di soluzione alle enormi problematiche socio-ambientali che si stanno moltiplicando nell’interno del tessuto urbano-rurale periferico della città di Kinshasa. La necessità di un progetto di sviluppo che coinvolga anche la diretta popolazione, può essere un inizio per una tanto cercata presa di coscienza nella popolazione.

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FONTI

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Bambini che giocano a calcio in un giorno di pioggia, Avenue de Kabinda, comune di Lingwala, 2018

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- Contribution of Remote Sensing in the Estimation of the Populations Living in Areas with Risk of Gully Erosion in Kinshasa (D.R. Congo). Case of Selembao. Township, Kayembe wa Kayembe Matthieu, Ngoy Ndombe Alain, Makanzu Imwangana Fils, Mpinda T. Martin, Misilu Mia Nsokimieno Eric and 6Eléonore Wolff, 2016 - The origin and control of mega-gullies in Kinshasa (D.R. Congo), Fils Makanzu Imwangana, Ine Vandecasteel, Philippe Trefois, Pierre Ozer, Jan Moeyersons, 2014 - Atlas di Kinshasa, 1975 - Rapport annuel commune de Selembao, 2017 - SOSAK, Schema d’orientation strategique de l’agglomeration kinoise & plan particulier d’amenagement de la zone nord de la ville, GROUPE HUIT, ARTER, 2014 - La territorialità urbana a Kinshasa, Fabiana D’Ascenzio, 2010 - Urbanisation et fabrique urbaine a Kinshasa: des et opportunites d’amenagement, Hilaire Katalayi Mutombo, 2015 FILMOGRAFIA - Congo river, au-delà des ténèbres, Thierry Michel, 2005 - Virunga, Orlando von Einsiedel, 2014 - Félicité, Alain Gomis, 2017 - Congo na Biso - La veille d’une démocratie (R.D.CONGO), Yannick Muller e Chuck de Liedekerke, 2007 - Kinshasa Makambo, Dieudo Hamadi, 2018

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INTERVISTE - Wan Wour Kwetal (operatore tecnico RASKIN) - Francis Lelo Nzuzi (scrittore e professore di gestione del territorio, e sviluppo urbano all’UNIKIN e all’ISAU) - Jerome Ballot (waste manager, direttore progetti da Vsi Afrique e JBALLOT CONSULTING) - Maximilien Kungana Kola (ingegnere ambientale presso ministero dell’ambiente, direttore generale ONG COMPOST CONGO) - Fedorah Bikay (direttrice ONG CONGO GREEN CITIZEN) - Emmanuel Biey Makaly (ex-direttore RATPK, professore al dipartimento di scienze dell’ambiente all’UNIKIN) - Monsieur German Kayembe Kams Kamana (operatore responsabile ONG APISA) - Benoit Mpoyi (responsabile tecnico e di produzioni ONG RECOVAD) - Sylvie Mujinga K. (responsabile amministrativa e finanziaria, direttrice ONG UMOJA developpement durable) - Louis Paul Luwere (ingegnere ambientale, professore al dipartimento di scienze dell’ambiente all’UNIKIN, direttore CET MPASA) - Fabrice Malaba (operatore tecnico ONG OPISA) - Fidéle Mpayi Mumpele (Bourgemestre comune di Selembao)

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ringraziamenti

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Grazie a tutti gli amici che mi hanno appoggiato e mi han dato man forte in questo importante periodo, a chi mi è stato vicino e grazie a tutte quelle persone che hanno fatto si che questa incredibile avventura si verificasse. Grazie alla mia famiglia che mi ha appoggiato sempre e ovunque, in qualsiasi tempo e spazio, aiutandomi sempre col loro affetto, e facendo l’impossibilie perchè i miei desideri si esaudissero. Grazie ai miei coinquilini Marcus e Jack che mi sono stati sempre vicino, quando c’erano, e quando non c’erano pure! il loro supporto è stato fondamentale. grazie ragazzi Grazie al mio coinquilino Su, per la sua incredibile e fedele amicizia. Grazie a Siyan, che col suo sorriso mi ha trasmesso la gioia indispensabile per portare a termine le ultime giornate. Grazie a Taifu per il suo supporto tecnico, e per la sua sorprendente amicizia. Grazie a Simo e Raimondo, grandi amici, sempre disponibili. Grazie a Juanci, alla sua personalità e amicizia che non deludono mai! Merci Pax! ta honnêteté et ta amitie sont incomparable à rien Merci à Chris, Raoul, Justine, Lisette, Patrick, China, Louise, Stephanie, Orphèe, Van et tout la famille du Congo. Parfois trop de mots ne sont pas nécessaires: j’ai laissè un piece de mon coeur chez vous, à Kin. Merci a Dieudonnè, Nehemie pour votre support dans mon travail, votre amitie, votre sourie.

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Grazie ai miei professori, Luca Emanueli, Gianni LoBosco per il loro appoggio, la loro professionalità e la loro comprensione. Grazie a Carmela Vaccaro, per la sua disponibilità, professionalità e chiarezza. Grazie infinte a Pietro, che oltre che correlatore, è un amico. Grazie a Massimo Montanari (operatore tecnico gruppo HERA), per la sua estrema disponibilità e coerenza nell’approccio professionale. Grazie a Marco Stefani e Monica Ghirotti per grande disponibilità, grande conoscenza e per le preziose revisioni. GRAZIE INFINE a tutti quelli che non ho ringraziato, che ho comunque nel cuore, grazie al vostro supporto e alla vostra amicizia, immancabile nei miei pensieri.

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