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Meeting anteprima
20 | 26 agosto 2017 Rimini Fiera
Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo.
La passione di muovere il Paese
Vol. 1 Aprile 2017
: C L p A U o U u Q N M ut O C O U T U M L I
. Ù I P N OSA I
RLO. A Z Z I REAL A O M TIA TI AIU
NOI E , E R OI FA U P O Il mutuo non sempre basta L GNI O S O SE L se si presentano spese non preventivate.
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s omma rio
Vol . 1 A pri l e 20 1 7
SOMMARIO 05
Scheda tema #meeting17
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Le nostre interviste
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Le nostre interviste
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Le nostre interviste
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Cosa ereditiamo dal 2016
INTERVISTA A STEFANO BARRESE
IN COPERTINA IL MANIFESTO DELL’EDIZIONE 2017 PROGETTO GRAFICO: BRUNO MONACO
INTERVISTA A FRANCESCO DELZIO
INTERVISTA A MARCO CERESA
DIARIO DI VIAGGIO DA GERUSALEMME (da TRACCE.IT)
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Anticipazioni mostre 2017
OGNUNO AL SUO LAVORO
DOMANDE AL MONDO CHE CAMBIA (La Redazione)
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Anticipazioni mostre 2017
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NUOVE GENERAZIONI
Anticipazioni mostre 2017
OGNUNO AL SUO LAVORO DOMANDE AL MONDO CHE CAMBIA
I VOLTI GIOVANI DELL’ITALIA MULTIETNICA (Giorgio Paolucci)
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Anticipazioni spettacoli 2017
MADAMA BUTTERFLY (Otello Cenci)
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La ristorazione al Meeting
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La campagna fundraising A cura di:
Evi d en tia C ommu n ication s.r.l. a socio unico Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Via Flaminia 18/20, 47923 Rimini (RN) r i mi ni@eviden tiac ommu n ication .it Progetto Grafico:
D i eg o Man / Glob al O f f ic e ( R oma) Stampata:
Lux or P rin t Via Ravenna, 153, 47814 Bellaria Igea Marina (RN) www. l u xorp rin t.it Aprile 2017 Questo Numero è stato chiuso in redazione 13.04.2017
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Anticipazioni spettacoli 2017
MADAMA BUTTERFLY
autostrade.it
adr.it
atlantia.it
ATLANTIA. NUOVI ORIZZONTI
Atlantia è un polo infrastrutturale integrato leader nel mondo per investimenti, know-how e tecnologie al servizio della mobilità con: • una rete di 5000 km di autostrade nel mondo ed uno dei primi scali aeroportuali d’Europa • un piano di investimenti combinato di 37 miliardi di euro in Italia Atlantia: Autostrade per l’Italia ed Aeroporti di Roma insieme. Per portare più investimenti in Italia e più Italia nel mondo
LA PASSIONE DI MUOVERE IL PAESE
s c he d a t e ma #me e ting 17
“Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo” XXXVIII edizione | 20-26 Agosto 2017 | Rimini Fiera|
Il titolo del prossimo Meeting per l’amicizia fra i popoli tratto dal “Faust” di J.W. Goethe (“Was du ererbt von deinen Vätern hast, erwirb es, um es zu besitzen!”) pone l’accento sul bisogno di riappropriarsi di quello che ci è stato lasciato in eredità. Che cosa abbiamo ereditato? Una somma di valori? Una storia? Delle verità? Oggi, nell’era della post-verità, del POST-TRUTH, di cosa abbiamo bisogno per vivere? La “cascata d’informazioni”, in cui fatti veri e falsi si diffondono allo stesso modo, fa sì che ciò che è vero non sia più evidente. Ma gli uomini hanno bisogno di verità? Sembra che non esista nulla di veramente oggettivo, siamo continuamente raggiunti da un flusso di dati, spesso non verificabili per la mole e velocità con cui vengono trasmessi, la cui unica caratteristica è quella della viralità. Si impone il MAINSTREAM, in cui la ripetizione ossessiva di una idea, di un’istanza, determina cosa è vero e giusto da seguire. Abbiamo bisogno di un CRITERIO, che ci consenta di essere liberi, poter conoscere con adeguata certezza! In che tipo di mondo, e di società viviamo? Le definizioni non bastano (società multiculturale, mondo globalizzato, era xpuntozero...): stiamo vivendo un vero e proprio cambiamento d’epoca. La sempre maggiore debolezza delle democrazie nel mondo, gli imprevedibili scenari dettati dalla storia recente, cominciano a evidenziare gli effetti della “terza guerra mondiale a pezzi” e il conseguente sconvolgimento dell’ordine mondiale. Non c’è dunque più nulla che valga la pena di essere conservato? Ha ancora senso parlare di TRADIZIONE, di cultura occidentale? Come l’immigrazione e la sfida
dell’integrazione ci interpellano? IDENTITÀ e DIALOGO rappresentano un orizzonte possibile? Se il futuro è un destino di integrazione e di pluralità, il tema dell’eredità riguarda solo la cultura occidentale? Tutto il meglio di ciò che i padri hanno vissuto come può essere giudicato e riguadagnato? Quali sono le sfide imposte dalle nuove TECNOLOGIE, e in che direzione esse si svilupperanno mettendo in discussione anche sistemi educativi e formativi? I nuovi algoritmi, ovvero il dna delle piattaforme dei principali motori di ricerca, social network e nuovi media prevedono, parzialmente o totalmente, la SOSTITUZIONE DEL FATTORE UMANO (l’io) con un processo automatizzato. Ci stiamo allora avvicinando ad un mondo dove non viene più riconosciuto, e anzi viene combattuto, l’io, la persona come soggetto di ESPERIENZA? I GIOVANI oggi cosa, e da chi, ereditano? Da chi imparano? Di quali risorse, non solo economiche, dispongono? Metteremo a tema esperienze di educazione, ma ci interrogheremo anche sul tema del LAVORO, a cui verrà dedicato un innovativo e ampio spazio espositivo e una serie di incontri e appuntamenti con autorevoli personalità. Nel contesto del prossimo Meeting, anche attraverso spazi e format rinnovati, incontreremo uomini e storie che racconteranno percorsi umani, professionali, scientifici, artistici, imprenditoriali, con al centro il desiderio di COSTRUIRE INSIEME e di affrontare con realismo e coraggio le sfide dell’oggi. Ciò che desideriamo per il Meeting 2017 è che possa essere in ogni suo particolare un luogo di dialogo reale dove condividere la ricchezza e la bellezza di cui ognuno è portatore con la sua storia e la sua esperienza, perché si possano intravvedere insieme percorsi possibili di costruzione condivisa, avendo come orizzonte il mondo.
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le n o s tre i n t erv i st e
INTERVISTA A STEFANO BARRESE Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo
Quali sono le principali attività della vostra azienda per questo 2017: sviluppi, prospettive, ambizioni?
...sostenere e sviluppare l’economia reale italiana...
Manterremo anche per l’anno in corso la nostra principale vocazione, che è quella di sostenere e sviluppare l’economia reale italiana, delle famiglie e delle imprese. La solidità e la forza del Gruppo Intesa Sanpaolo ci ha consentito in questi anni di dare un sostegno robusto all’economia con erogazioni a medio lungo termine per imprese e famiglie pari a circa 48 miliardi di euro solo nel 2016. Per il 2017 ci proponiamo di aumentare ulteriormente i creditori a testimonianza di una ripresa economica che intendiamo sostenere in qualità di primo operatore bancario del Paese e punto di riferimento per investimenti, risparmio e sviluppo imprenditoriale. Ci aspettiamo inoltre, una ripresa del settore immobiliare, in cui già si registra un movimento positivo nelle compravendite e che noi supportiamo con la migliore offerta di mutui al momento disponibile, come Intesa Sanpaolo Casa, la società del Gruppo dedicata alle compravendite residenziali che già conta più di 30 agenzie in Italia. Per quanto riguarda le imprese, oltre al rinnovato accordo con Confindustria, con cui abbiamo stanziato 90 miliardi di euro in tre anni a favore della competitività e della trasformazione 4.0 delle aziende italiane, proseguiremo con il Progetto Filiere, il nuovo modello sviluppato un anno fa per migliorare l’accesso al credito per tutta la filiera produttiva collegata a una azienda capofila estendendone i vantaggi ai fornitori. Lavoreremo per estendere questa opportunità come il turismo e i sistemi produttivi culturali e creativi, che sono un elemento fondamentale del made in Italy e del sistema economico nazionale. Abbiamo inoltre avviato nuove iniziative a favore di un settore chiave per il nostro paese come quello delle pmi, promuovendo i cosiddetti Pir (piani individuali di risparmio) che potranno costituire una valida alternativa finanziaria al credito tradizionale. Avete lavorato all’organizzazione di Sharing Italy, l’evento dedicato al futuro economico e imprenditoriale del Paese. Ce lo presenta brevemente e ci spiega l’idea da cui ha avuto origine? È un progetto in continuità con la valorizzazione del Made in Italy, che abbiamo cominciato in occasione dell’Expo e di cui rappresenta una naturale evoluzione. Esiste una percentuale significativa di aziende italiane eccellenti, che internazionalizzano e innovano e Sharing Italy nasce proprio per raccontare questo. Si è articolato come un forum e si è tenuto a Torino, nel nostro grattacielo il 30 e 31 marzo coinvolgendo ricercatori, pensatori innovativi e 150 imprese d’eccellenza portatrici di valori ed esperienze che possano essere da esempio per altri imprenditori.
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meeti n g n ew s
le nos t re i nt erv iste
La forza e la capacità competitiva insita nell’economia del Paese devono essere capitalizzate e devono trovare nuovi stimoli. Che ruolo gioca una Banca come la vostra in tutto questo? Come Banca dei Territori, in particolare, abbiamo la missione di supportare le imprese nel loro percorso di crescita, che oggi è più che mai necessario e indifferibile. Oggi parlare di crescita significa cogliere le sfide in atto e competere sui mercati globali tenendo ben presente le opportunità derivanti dall’Industria 4.0 e dai nuovi mercati. Noi siamo il punto di riferimento per sviluppare i progetti che fino a oggi sono rimasti nel cassetto, per ragioni aziendali o per motivi legati alla crisi degli ultimi anni, per mancanza di iniziativa o per mancanza di mezzi. Ecco, il nostro ruolo è e sarà anche quello di aiutare le imprese a recuperare uno spirito di iniziativa che negli ultimi anni, in alcuni casi, complice la difficile situazione economica ha rallentato. Il prossimo Meeting pone l’accento sul bisogno di riappropriarsi di quello che ci è stato lasciato in eredità. Che cosa abbiamo ereditato? Come senti questa sfida nel lavoro che fai? La nostra è un’azienda di grandi dimensioni, ma cresciuta nel tempo grazie all’integrazione di diverse realtà, che porta con sé il meglio della tradizione bancaria italiana. Oggi, con oltre 11 milioni di clienti che sono il frutto principale di questa evoluzione, è importante avere coscienza dell’impatto sociale di Intesa Sanpaolo come operatore responsabile per l’economia del Paese e per la custodia dei risparmi degli italiani. Questa considerevole eredità del nostro passato ci stimolerà in futuro e sarà il principio ispiratore per le prossime iniziative del Gruppo in un’ottica di crescita condivisa e di rilancio per il nostro Paese.
la presenza di Intesa Sanpaolo al Meeting
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le n o s tre i n t erv i st e
INTERVISTA A
FRANCESCO DELZIO
Direttore Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Marketing di Atlantia e di Autostrade per l’Italia (Executive Vice President). Saggista e docente universitario.
Quali sono le principali attività della vostra azienda per questo 2017: sviluppi, prospettive, ambizioni? Atlantia è oggi un gruppo leader a livello internazionale nel settore della gestione e della realizzazione delle infrastrutture, nonché delle tecnologie per la mobilità e per l’esazione, che persegue una duplice strategia: da una parte rafforzare ulteriormente l’esposizione al PIL globale, dall’altra continuare a concentrare in Italia i suoi investimenti nel settore autostradale ed aeroportuale. Dal punto di vista dei nostri clienti, nel 2017 continueremo a puntare non solo sullo sviluppo delle rete infrastrutturale ma anche su quella che è diventata negli ultimi anni la nostra “ossessione”: la qualità. Come dimostrano i risultati raggiunti nel turnaround dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino - che grazie alla cura Atlantia è diventato “best in class” a livello europeo, nella percezione da parte dei clienti della qualità dei servizi erogati - e nella gestione dei 3000 km di rete autostradale in Italia, che in virtù della strategia di internalizzazione del lavoro e dei nuovi servizi legati allo sviluppo tecnologico fa registrare oggi livelli mai cosi alti di soddisfazione dei clienti. Perché un’azienda importante come voi ha scelto e continua a scegliere di investire in comunicazione al Meeting? Perché il Meeting rappresenta ben più di una vetrina promozionale. È un luogo di aggregazione e di confronto di grande qualità, ispirato a solide fondamenta di valori. Un contesto ideale per i messaggi “istituzionali” di una grande azienda, che possono trovare terreno d’ascolto e di sviluppo ulteriore. Qual è la cosa che ti ha colpito di più, personalmente, del Meeting? La passione travolgente dei giovani volontari che contribuiscono alla sua organizzazione. A me piace interrogarli sulle motivazioni che li spingono a dedicare una parte delle loro vacanze al Meeting e sulle loro prospettive di vita: lo faccio ogni volta, in modo “scientifico”, scoprendo sempre qualcosa di stimolante.
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Questi ragazzi danno vita ogni anno ad un fenomeno che credo non abbia eguali nel nostro Paese. Il prossimo Meeting pone l’accento sul bisogno di riappropriarsi di quello che ci è stato lasciato in eredità. Come senti questa sfida nel lavoro che fai? È un tema molto affascinante e di grande attualità, ancor più in un Paese nel quale la generazione dei quarantenni (la mia generazione) ha oggi davanti a sé una duplice e contraddittoria sfida: mettere in sicurezza un debito pubblico gigantesco, figlio degli errori e della miopia delle classi politiche precedenti, e al tempo stesso non disperdere quello straordinario patrimonio di imprenditorialità e di lavoro privato che ha fatto grande l’Italia nella seconda metà del Novecento, rinnovando e attualizzando le grandi intuizioni e la capacità di osare delle generazioni di imprenditori, manager e lavoratori degli anni Sessanta e Settanta. Nel mio quotidiano, e per quello che posso, mi sforzo di applicare e di diffondere il più possibile il “virus del merito”: cercando, scegliendo e formando i migliori, senza aver paura che un giorno possano insidiare la mia posizione o contestare le mie idee. Sono convinto che sia questo il modo migliore, oggi, per riappropriarci di quello che ci è stato lasciato in eredità. E per trasmetterlo degnamente ai nostri figli.
le nos t re i nt erv iste
la presenza di Autostrade per l’Italia al Meeting 2016
Francesco Delzio
Convegno Meeting 2016 “Lavoro Pubblico e Bene Comune. Dalla casta alla comunità professionale”
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INTERVISTA A MARCO CERESA Amministratore Delegato Randstad
Quali sono le principali attività della vostra azienda per questo 2017: sviluppi, prospettive, ambizioni? Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da numerosi e significativi cambiamenti nel mercato del lavoro, volti a favorire la crescita di competitività del nostro Paese. Il 2016 è stato per Randstad un anno impegnativo perché ricco di tanti stimoli ma anche di grandi opportunità. Mi aspetto che il 2017 sia altrettanto sfidante e si snodi all’insegna della nostra mission, dare forma al mondo del lavoro, dare vita al lavoro, realizzare, cioè, il “perfect match” tra domanda e offerta di lavoro e contribuire allo sviluppo economico e sociale agendo sul tema occupazionale. Per fare ciò abbiamo dovuto diversificare e rendere sempre più sofisticati i nostri servizi che partono dall’orientamento ai giovani, di chi sta entrando nel mondo del lavoro, toccando chi già lavora e desidera cambiare occupazione o seguire un percorso formativo, fino a coloro che si stanno ricollocando e vivono una transizione di carriera. I servizi che Randstad propone, sia per le aziende che per i candidati, mantengono un comune denominatore che è rappresentato dalla sostenibilità a livello economico e sociale. Perché un’azienda importante come la vostra ha scelto di essere presente al Meeting? Randstad è una multinazionale olandese presente in 39 Paesi, un’anima con 39 sfumature diverse. E proprio la diversità è un elemento che caratterizza la nostra società. Abbiamo scelto di partecipare al Meeting di Rimini proprio perché è un evento unico per incontrare e ascoltare anime diverse con cui tessere relazioni proficue. Un contesto in cui portare il lavoro sia inteso nella sua accezione economica e sociale sia valoriale. Qual è la cosa che l’ha colpita di più, personalmente, visitando il Meeting lo scorso anno? Il contenuto del programma, la diversità delle persone coinvolte e la possibilità di vivere esperienze variegate. Il prossimo Meeting pone l’accento sul bisogno di riappropriarsi di quello che ci è stato lasciato in eredità. Che cosa abbiamo ereditato? Come sente questa sfida nel lavoro che fa? Personalmente ho ereditato valori preziosi che influenzano costantemente la mia vita privata così come la sfera professionale. Senza passato non ci sarebbe presente, né futuro. L’eredità è rappresentata anche dalle nostre radici, dal nostro Paese: la sua bellezza che va mantenuta e valorizzata, nonchè l’empatia verso il prossimo, la cultura, l’accoglienza, la generosità, l’ingegno e la creatività di noi Italiani. Sicuramente è importante parlare di esperienza e tradizione anche per guardare con maggiore apertura alle prossime innovazioni.
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Gerusalemme: come Francesco e il Sultano, ottocento anni fa Diario di viaggio di Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting su Tracce.it
Tre giorni a Gerusalemme, con Alessandra e Roberto, per verificare la fattibilità di una mostra, da realizzare al Meeting in collaborazione con la Custodia di Terra Santa. La possibilità di mostrare i luoghi dove Gesù ha vissuto. Ma anche l’occasione per raccontare come quell’Avvenimento continua ad essere presente. Da ottocento anni i francescani sono in Terra Santa a custodire i luoghi, memoria della vita di Gesù, e a custodire le persone, cristiani e non cristiani. Tantissimi in questi anni ne abbiamo conosciuti, padre Ibrahim, padre Firas, francescani che in Siria, Israele, Palestina, Giordania confortano, educano, testimoniano speranza, annunciano la salvezza di Gesù. A Gerusalemme i frati hanno messo mano alla catalogazione del materiale archeologico, iconografico e fotografico per un nuovo Museo. Sulla targa dei benefattori che hanno contribuito all’avvio dell’impresa campeggia il nome di don Giussani, segno di quell’affetto commosso che ci lega da sempre alla storia della Custodia e, per noi, quasi un suggerimento del cuore con cui essere lì. Accolti da padre Francesco Patton, il Custode, accompagnati da padre Stephan e dalla sua collaboratrice Marie, abbiamo cominciato ad addentrarci nella bellezza di questi ottocento anni di presenza francescana, cominciando ad immaginare la Mostra per il 2017. Ma perché non pensare anche ad un progetto espositivo di più ampio respiro, nel 2019? A quel
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cos a e re d i t i amo d al 2016
punto sarebbero ottocento anni dallo storico incontro tra Francesco e il Sultano, un esempio di dialogo tra due uomini diversi, che ebbero il coraggio di parlarsi: il Sultano non si convertì, ma i Francescani poterono continuare a vivere pacificamente in quei luoghi. Mentre i progetti espositivi prendevano forma, le giornate a Gerusalemme diventavano occasione di altri incontri imprevisti. Ci stupivamo di fronte alla semplice e consapevole certezza che abbiamo visto in tanti amici del Movimento che vivono là e che negli anni si sono aggiunti alla storica presenza di Benedetta, Ilaria, Sara, archeologi, giornalisti, operatori presso la Custodia. Una sera, di ritorno dal gesto che una volta alla settimana riunisce una trentina di persone, con messa, Scuola di comunità e cena, Benedetta è venuta a salutarci insieme a Bernadette. Un nuovo incontro. Violino in spalla, occhi scintillanti, vibrante di emozione come le corde del suo strumento, ci racconta di una famiglia, la sua, intessuta di musica, dove le note, amate e condivise, sono diventate una carezza al dolore della vita. Lei ora studia e suona in
orchestra a Tel Aviv. Ultima di quattro figli, tutti musicisti come i genitori, parla del fratello Emmanuele, il compositore, con un affetto e una stima che ti fa desiderare di conoscerlo e di ascoltarlo. E chissà che il prossimo Meeting non possa essere l’occasione per ascoltare lui, i suoi fratelli e la loro orchestra... Città affascinante, Gerusalemme. Tocchi i sassi che aveva toccato Gesù, mentre ti muovi in mezzo a mille contraddizioni, diversità, ostilità. Nelle strade ci si fa largo tra ebrei, mussulmani, cristiani, palestinesi, israeliani, popoli feriti da violenze e persecuzioni, dove è normale convivere con la guerra. Si capisce perché la saggezza di chi è qui da anni, come il Nunzio monsignor Giuseppe Lazzarotto, sa che i tempi di una possibile pacificazione sono lunghi, affidati alla educazione e alla vivacità di quelle iniziative di pace che nascono sia tra gli israeliani che tra i palestinesi. Diario di viaggio di Emilia Guarnieri, Presidente della Fondazione Meeting su Tracce.it
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OGNUNO AL SUO LAVORO Domande al mondo che cambia
Il mondo del lavoro e le sue sfide prendono forma nella mostra del prossimo Meeting. Oltre 40 ragazzi stanno lavorando alla realizzazione di una mostra guidati da Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. “Il lavoro oggi costituisce una condizione molto stringente” - racconta Marco Saporiti, Designer della Comunicazione e uno degli ideatori e curatori della mostra - e il mercato richiede forte competitività, figure professionali nuove e in continua evoluzione. Cresce la difficoltà a farsi assumere. I tempi nel mondo dell’occupazione sono sempre più stretti, ridotti. Permane la voglia, il desiderio, di costruire una propria impresa che però sembra sempre più una chimera”. Davanti a queste difficoltà e condizioni, il titolo del 2017 ”Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo” ha spinto i giovani neolaureati e curatori a porsi una domanda: “a chi guardo per affrontare la sfida che il lavoro rappresenta?”. Marco, 26 anni, racconta: “Mi sono laureato da poco in design della comunicazione. Ho tante domande da porre circa il mondo del lavoro, ma non sempre so a chi porle. Così, insieme a Giorgio Vittadini, ho lanciato ad alcune persone, amici che come me sono giovani e impegnati in questa nuova circostanza della vita, la stessa provocazione che vivo per arrivare ad una mostra dedicata al lavoro”. La difficoltà di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è un problema comune a molti Paesi, che riguarda ormai tutte le fasce d’età. “La mostra è partita da un gruppo di giovani, una ventina di ragazzi tra i 25 e i 30 anni, che in compagnia di alcuni adulti, hanno messo in condivisione le proprie domande legate al mondo del lavoro. Queste 20 persone mi hanno colpito. Mi hanno impressionato per come affrontano le sfide del vivere. Con lo stesso criterio sono state invitate e coinvolte altre persone”. Quando un lavoro è veramente utile a sé e agli altri? Quali sono i criteri per scegliere un lavoro? Cosa significa seguire il proprio desiderio quando non è pienamente soddisfatto dalla condizione di lavoro? Si può accettare un lavoro che non piace? Come instaurare un rapporto positivo con il proprio capo? Come fare a conciliare l’essere mamma e la carriera? Che cosa è più importante tenere conto nei primi anni di lavoro: imparare, stipendio, soddisfazione? Queste sono alcune domande emerse dai nostri momenti di incontro e di lavoro per costruire il percorso della mostra.
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“Per cercare di dare risposta a questi quesiti - spiega Marco - andremo prima a interrogare il mondo del lavoro in senso lato, capendo com’è strutturato oggi, come si è evoluto negli anni e cosa chiede il mercato. Successivamente intervisteremo chi, secondo noi, è interessante ascoltare perché ha affrontato o affronta quotidianamente tutti questi punti interrogativi”. Alcuni giovani curatori raccontano l’esperienza che stanno vivendo nella costruzione di questa mostra: «Siamo un gruppo di giovani che va a cercare e a conoscere degli uomini interessanti». (Maria Chiara, 27, ingegnere) «Questa mostra mi ha affascinato proprio per questo aspetto: perché è un’occasione per domandare. È una mostra fatta di interrogativi e mi affascina ancora di più la possibilità di conoscere. Mi accorgo, infatti, che il lavoro è un mondo inesauribile. In fondo non lo conosco. In questo senso desidero e mi auguro che questa esposizione, possa essere sia nella preparazione che nel risultato finale, una possibilità di conoscenza e di scoperta». (Sara, 26, praticante avvocato) Allestire la mostra sul lavoro diventa per i ragazzi anche un momento di stimolo e di crescita. «Ritengo che questa mostra proponga un approccio molto interessante: non vuole chiudere nessuna questione, ma lasciare aperto un dibattito a partire dai contributi che ciascun intervistato saprà dare [...] Questo tipo di lavoro è ciò che mi interessa: incontrare persone che prendano sul serio le mie domande e paragonarmi con la loro esperienza. Credo sia questa la strada più adeguata per potere verificare una proposta e riguadagnarla personalmente». (Andrea, 28, HR Business Partner) «Penso che una mostra così permetta di vivere la realtà con un’attenzione particolare, in modo da intercettare tutti i suggerimenti che il mondo ci manda, per poter essere i protagonisti del domani». (Giovanni, 26, architetto) «Attraverso la preparazione di questa mostra mi scopro bisognoso di essere educato e risvegliato ad una apertura e passione alla realtà, che mi renda protagonista del mio lavoro, della mia vita e di questo mondo». (Marco, 28, Consultant strategico) La mostra sul lavoro non vuole, dunque, dare una risposta ma come dice Marco: ”Vuole provocare e provocarci, indicando dove e chi guardare per crescere, ponendo tutte queste domande dentro la sfida quotidiana dell’oggi” . La Redazione
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NUOVE GENERAZIONI. I VOLTI GIOVANI DELL’ITALIA MULTIETNICA
Si chiamano Ahmed, Fatima, Tesfai, Josè, Asuncion, Ganesh, Ciprian, Bardha. Nomi “stranieri”, che denotano origini arabe, eritree, latinoamericane, pakistane, romene, albanesi, ma dietro i quali si incontrano tante nuove storie italiane. Storie scritte da giovani figli di genitori che in questi anni sono arrivati qui da tanti Paesi (192, dicono le statistiche) in seguito a un flusso migratorio sempre più imponente, certamente destinato a continuare, e che ha portato a superare la quota di 5 milioni di stranieri regolarmente residenti, quasi il 9 per cento della popolazione totale. Sono loro, sono questi giovani, i protagonisti della mostra “Nuove generazioni. I volti giovani dell’Italia Multietnica” che verrà presentata al Meeting di Rimini dal 20 al 26 agosto. Formano un universo multietnico che negli anni è cresciuto e continuerà a farlo. I numeri sono impressionanti: nel 2000 erano 230mila, oggi più di un milione, al netto di quelli che nel frattempo hanno acquisito la cittadinanza italiana, rispetto alla quale il Parlamento sta da tempo discutendo una proposta di riforma mirata ad allargare le possibilità di ottenerla. Sono il venti per cento della popolazione straniera, il 10 per cento del totale dei minori italiani e stranieri. Nelle scuole sono 815mila (anno 2014-2015), il 9 per cento del totale degli studenti, con una presenza che dalla materna si va estendendo in maniera sempre più massiccia nella scuola primaria e secondaria.
In una recente intervista rilasciata a “Civiltà cattolica” ha parlato di loro il presidente della Repubblica Mattarella: “Occorre affrontare con intelligenza e con coraggio il tema delle generazioni successive alla prima che arriva. (...) Bisogna avere un grande rispetto di questi giovani che da un lato avvertono con giusto orgoglio le loro origini, ma che non sono più esclusivamente e interamente partecipi della comunità da cui sono partiti i loro genitori. Si ha il dovere di evitare che si sentano esclusi anche dalla comunità in cui sono collocati e di cui si sentono parte per lingua, cultura, abitudini, costumi di vita. Quella di non parlare più di ‘seconda generazione’ ma di ‘italiani di altra origine’ è una scelta coraggiosa, aderente alla realtà, ed è anche il modo di evitare che si creino delle sacche di emarginazione che sono ingiuste - e questo è il principale motivo - ma anche foriere di pericoli”. Anche se nella vulgata mediatica e nel linguaggio accademico vengono presentati come “quelli della seconda generazione”, loro non si considerano affatto “secondi”, si sentono primattori, nuove generazioni, protagonisti di un’avventura umana che li ha portati a misurarsi con due diverse tradizioni: quella di chi li ha messi al mondo e delle terre di cui sono originari, e quella dell’Italia, dove sono nati o cresciuti e in cui quasi certamente resteranno per tutta la vita (a meno che non decidano di cercare a loro volta miglior fortuna all’estero, come in questi anni stanno facendo tanti italiani...). Cosa vuol dire per loro riguadagnare l’eredità dei padri per possederla, come viene evocato dalla frase di Goethe che dà il titolo al Meeting di quest’anno? Cosa significa vivere a cavallo tra due mondi, divenire punti di incontro tra culture, tradizioni, identità etniche e religiose diverse? Che ruolo giocano la famiglia e le agenzie educative - scuola, università, società sportive,
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oratori, luoghi di aggregazione, gruppi musicali - che ne accompagnano il percorso umano? Non vuole essere e non sarà una mostra “a tesi”, che punti a dimostrare l’ineluttabilità di un percorso di totale assimilazione ai valori e alle abitudini di vita del Paese di origine o, viceversa, a quelli dell’Italia. Sarà un viaggio dentro vissuti differenti, persino contrastanti, tessere che compongono il grande mosaico di un’Italia sempre più multietnica. Un viaggio che verrà presentato con l’ausilio di pannelli, videointerviste e videoracconti, e sarà accompagnato da momenti di incontro con alcuni esponenti delle “nuove generazioni” che verranno invitati durante la settimana riminese per testimoniare - in alcuni momenti “dedicati” - la loro esperienza in un dialogo con il popolo del Meeting. C’è chi ha cercato di rimuovere le sue origini, un passato di cui non si sente protagonista anche se a tratti inevitabilmente riaffiora nel suo vissuto. C’è chi orgogliosamente rivendica le sue radici, sentendole come un patrimonio vivo che continua ad alimentare l’esistenza. E c’è chi ha preso il meglio del suo passato e del presente, elaborando una sintesi originale tra mondi diversi, una sintesi che nessun manuale di sociologia potrebbe teorizzare ma che si è venuta costruendo nel tempo, tra tentativi, successi e fallimenti. Tutti, comunque, hanno fatto i conti con una eredità che si è misurata con la loro libertà, come accade in ogni dinamica educativa. E in questo senso la mostra vuole accompagnare alla scoperta delle loro storie e riproporle ai visitatori ben al di là della loro caratura strettamente “etnica”, per sottolinearne la portata universale, che vale per gli stranieri come per gli italiani. Non conta solo la carta d’identità, quando ci si misura con le proprie origini e si progetta il futuro. Giorgio Paolucci
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Madama Butterfly LA CHINA NATIONAL OPERA HOUSE DI PECHINO INAUGURA IL PROSSIMO MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI
Il prossimo 20 agosto, 160 artisti di Pechino tra cantanti e orchestrali, con i tradizionali costumi di scena, saliranno sul palco dell’Arena Spettacoli della nuova Fiera di Rimini, per eseguire Madama Butterfly in forma di concerto. L’evento, in collaborazione con importanti soggetti artistici e istituzioni internazionali, testimonia l’inalterata dimensione universale dell’evento e propone un particolare spunto di lettura del titolo preso a prestito dal Faust di J.W.Goethe
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La ricerca di una forma di dialogo e confronto tra popoli distanti tra loro, con differenti culture, tradizioni e forme d’espressività è il motore che ha fatto nascere con passione e un pizzico d’incoscienza un progetto così ambizioso come il Meeting nel 1980. Oggi questo sguardo aperto e desideroso d’incontri è più contratto a causa di rischi e di paure che si autoalimentano, in un vortice che non sembra avere soluzione. Il grande tesoro che l’amicizia rappresenta per qualsiasi uomo, oggi è più raro e quindi ancora più prezioso. Questa vocazione all’internazionalità, e l’impegno per un’auspicata comunione fra gli uomini di tutti i popoli, che sono all’origine dell’evento e che gli danno il nome, si rispecchiano anche nel primo appuntamento artistico che aprirà la settimana di agosto con l’esibizione della China National Opera House. Inoltre lo straordinario spettacolo offre fin d’ora un curioso spunto che rieccheggia la frase di Goethe utilizzata come titolo dell’edizione relativa alla riscoperta dell’eredità ricevuta. La dote artistica di cui il popolo italiano beneficia è sicuramente un lascito importante al punto da divenire, come spesso accade in questi casi, ingombrante. Siamo eredi di un patrimonio incalcolabile che fatichiamo a stimare, conoscere, apprezzare adeguatamente. In questo complicato lavoro ci vengono spesso in aiuto i popoli
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stranieri attraverso cui riusciamo a riscoprire noi stessi e ritrovare il giusto orgoglio per stili, opere, innovazioni che sono frutto della nostra cultura e dell’estro dei nostri padri. La riscoperta dell’eredità dei padri non sempre giunge dai figli. Questo è quello che incredibilmente sta accadendo negli ultimi anni per l’opera lirica. Il melodramma nato a fine del 1500 in Italia, oggi trova tra i suoi estimatori più appassionati e interpreti di valore proprio gli orientali. Molti sono i teatri costruiti con progetti innovativi e dedicati a questo genere. Tantissimi sono i giovani che vengono in Italia a studiare il bel canto. Nel 2011 uno dei festival italiani di maggior valore legato proprio a Giacomo Puccini, in un momento di difficoltà amministrativa, fu ‘salvato’ dal prestito di due produzioni provenienti dall’estremo oriente: una Bohéme da Hong Kong e una Butterfly giapponese. E così capita a volte di apprezzare il valore di un tesoro che possediamo da sempre grazie alla meraviglia e all’impegno di chi lo scopre per la prima volta. La China National Opera House, nasce nel 1952 a Pechino con un teatro di repertorio dedicato all’opera occidentale, modellata su quella europea, in particolare su quella di Giacomo Puccini. La storia della tragedia giapponese, (così è definita Madama Butterfly nel libretto) è in qualche modo legata anche alle vicende della città di Rimini. L’opera fu, infatti, l’ultimo spettacolo eseguito presso il Teatro Galli, nella primavera del 1943, colpito solo pochi mesi dopo dai bombardamenti che lo resero inagibile. Nel luglio dello stesso anno, Vittorio Emanuele III, figlio di Emanuele II a cui il Teatro riminese era dedicato, fece arrestare Mussolini e lasciò Roma rifugiandosi a Brindisi con la moglie Elena. Alla stessa Elena, Regina d’Italia e d’Albania, Madama Butterfly era stata dedicata da Giacomo Puccini, il 17 febbraio 1904, giorno del suo debutto. La statura umana e la fede della principessa del Montenegro colpì l’immaginario di tanti artisti italiani, tra cui Antonio Fogazzaro, Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio. Oggi il Teatro, inaugurato esattamente 160 anni fa e 70 anni fa dedicato al compositore riminese Amintore Galli, è prossimo alla riapertura dopo un prodigioso intervento di restauro che ha portato alla luce una preziosa basilica paleocristiana. Anche in questo processo di riscoperta e valorizzazione della storia e dei luoghi identitari del territorio s’inserisce l’evento inaugurale del Meeting, realizzato grazie alla preziosa collaborazione della Sagra Musicale Malatestiana, di Emilia Romagna Festival e del Ministero Culturale Cinese. Un nuovo inizio che prende piede da dove tutto si era fermato, ma secondo una forma che è propria dei nostri giorni e dello spirito di dialogo tra diverse culture che anima il Meeting di Rimini fin dalla sua origine. CHINA NATIONAL OPERA HOUSE Il TEATRO DELL’OPERA NAZIONALE CINESE è un Teatro dell’Opera che dipende direttamente dal Ministero della Cultura Cinese. Nato nel 1952, attualmente è il più grande e importante Teatro dell’Opera della Cina e della regione Asia-Pacifico. Attualmente il coro del Teatro dell’Opera Nazionale Cinese è il più importante e influente coro della Cina, costituito da almeno cento membri della Cina. Il Teatro è sempre stato diretto da famosi artisti, come Li Bozhao, Zhou Weizhi, Lu Su, Zhao Feng, Ma Ke, Li Ling, Liu Lianchi, Wang Shiguang, Chen Xieyang e Liu Xijin. L’attuale direttore è il celebre direttore d’orchestra, il Professor Yu Feng. In oltre cinquant’anni, grazie all’impegno di generazioni di artisti, moltissime opere classiche internazionali sono state rappresentate per la prima volta in questo teatro e continuano ancora oggi ad essere promosse, come La Traviata, Madama Butterfly, Carmen, Eugene Onegin, Turandot, Aida, La Boheme, Rigoletto, Le Nozze di Figaro, Otello, Cavalleria Rusticana, II Barbiere di Siviglia, I Pagliacci, Les Contes d’Hoffmann, Le Roi d’Ys, Il, Trovatore, Die Fledermaus, Tannhäuser.
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il direttore YANG YANG
LI SHUANG, interpreterà Pinkerton
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DIRETTORE YANG YANG, nato da una famiglia di musicisti, ha intrapreso in tenera età lo studio del pianoforte. Si è in seguito dedicato alla direzione d’orchestra sotto la guida di Xuxin e Wu Lingfen per poi essere ammesso al Conservatorio Centrale di Musica nella classe del Professor Yu Feng. Nel novembre 2006, con una straordinaria performance, ha vinto il Premio Premio al Dimitri Mitropoulos International Conducting Match svoltosi in Grecia, divenendo così il primo direttore cinese ad essersi aggiudicato il prestigioso concorso. Fra i direttori cinesi più attivi, Yang Yang, pur mantenendo stretti rapporti con le Orchestre di tradizione e Teatri dell’Opera nazionali, ha sviluppato fattive collaborazioni con numerose orchestre estere come Deutsches Symphonie Orchester di Berlino, German Philharmonic Orchestra di Colonia, Stuttgarter Philharmoniker, National Rhine Philharmonic Orchestra, New Brandenburg Philharmonic Orchestra, Orchestra Filarmonica di Roma, Verona Opera House, Cannes Symphony Orchestra (Francia), Bordeaux Symphony Orchestra, Valencia Orchestra (Spagna), Greek Symphony Orchestra, Athenian Chamber Orchestra e Korean Incheon Philharmonic, etc. Pur essendo uno dei direttori più giovani in Cina, Yang Yang ha già collaborato con alcuni dei musicisti più famosi del mondo come i violoncellisti Lynn Harrell e Alban Gerhard, i violinisti Maxim Vengerov, Gidon Kremer, Midori, Augustin Dumay, Lenard Karpison, Cho-Liang Lin, i pianisti Lang Lang, Barry Douglas, Jean-Yves Thibaudet, Kun-Woo Paik, il soprano Sumi Jo, la clarinettista Sabine Meyer, il cornista Stefan Dohr e molti altri. In cinque anni Yang Yang e la Hangzhou Philharmonic Orchestra si sono esibiti con successo in prestigiosi festival come Mecklenburg-Vorpommern Festival, Schleswig-Holstein Musik Festival, Ravello Festival, Emilia Romagna Festival, Taormina Festival, Ljubljana Festival. Con la HPO ha effettuato tournée in Russia ed Estonia ricevendo lusinghiere critiche e ampi consensi. Forte dell’esperienza internazionale, Yang Yang è indubbiamente uno dei direttori più importanti in Cina della sua generazione. Negli ultimi anni ha diretto svariate opere fra le più importanti come La Boheme di Puccini, La Traviata di Verdi, Cavalleria Rusticana di Mascagni, Pagliacci di Leoncavallo, Night Banquet, Wolf Cub Village di Guo Wenjing. In particolare, la messa in scena in Sicilia nell’agosto 2014 di Cavalleria Rusticana e Pagliacci con la Hangzhou Philharmonic Orchestra e alcuni cantanti italiani ha destato grande attenzione a livello internazionale. Yang Yang ricopre anche la carica di Direttore in residenza dell’Orchestra Filarmonica Cinese ed è Direttore stabile dell’Hangzhou Philharmonic Orchestra. INTERPRETI LI SHUANG, nasce a TianJin (Cina) e inizia il suo percorso nel mondo della musica in tenera età. Nel 1998 entra a far parte del Conservatorio Centrale di Musica a Beijing. Nel corso degli studi partecipa ad alcuni concorsi vincendo, nel 2001, il primo premio nella categoria “Art Song” al Conservatorio e classificandosi terzo alla 3a Edizione della competizione canora cinese svoltasi a Taipei. Laureto nel giugno del 2003, inizia subito la sua carriera all’interno del Teatro Centrale dell’Opera. Nel giugno 2004 viene scelto per interpretare il ruolo di Edgardo nella famosissima opera “Lucia di Lammermoon” di Donizetti, rappresentata in Cina e diretta dal rinomato Direttore Antonello Madau Diaz, con il quale avrà modo di lavorare nuovamente nel 2006 qnel ruolo di Manrico nell’opera di Giuseppe Verdi, “Il Trovatore”. Nel 2005 è il protagonista de “I racconti di Hoffman” di Hoffenbach, andata in scena a Perth in Australia e nel 2007 partecipa e si classifica terzo alla 3a Edizione del Concorso Internazionale di Canto Lirico a Mantova. Il ruolo di “HanXin” nell’opera cinese “Farewell my Beloved”, lo porterà in tourneè negli Stati Uniti, consacrandolo ufficialmente come artista internazionale. Nel corso della sua carriera tanti e diversi sono i ruoli che ha interpretato: dal
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YAO HONG, interpreterà Cho Cho San
Turidu nella “Cavalleria Rusticana” di Mascagni, passando per Rodolfo ne “La Boheme” e Caraf nella “Turandot” fino ad impersonare, nel 2010, Don Josè nella celeberrima “Carmen” di Biset. YAO HONG, dopo il diploma in canto presso la Music Middle School, inizia a frequentare il Conservatorio Centrale di Beijing dove ha la possibilità di studiare canto e opera con il famoso soprano Guo Shuzhen. Laureatasi con lode, nel 1991, inizia subito la sua carriera alla Central Opera House. Nel 1993, interpreta Gilda nel “Rigoletto” di Verdi, diretta dal Direttore del Gran Teatro di Mosca. Grazie al successo riscosso nel ruolo di Liu nella prima cinese della “Turandot” di Puccini, fu invitata a ricoprire la parte di protagonista principale nell’ Opera Cinese “The Wilderness. Tra il 1994 e il 1998, si esibisce nelle Filippine, in Corea, in Francia, ad Hong Kong, in Giappone, in Australia ed infine, a Londra. Nel 2008, entra a far parte della Master Class di Katia Ricciarelli con la quale si esibisce in numerosi concerti in Italia. Rimane memorabile, nel giugno 2001, la sua performance con i massimi esponenti della lirica Carreras, Placido Domingo e Pavarotti, durante il “Forbidden City Gala Concert”. Nel corso della sua carriera ha avuto modo di ricoprire i ruoli principali nelle più famose opere teatrali: la Traviata, la Boheme, la Turandot di Puccini, acquistando fama internazionale. Tantissimi i premi che la Yao Hong ha vinto: il 1° Premio al “Concord International Opera Competitor” a Marsiglia, il Premio Wenhua per la performance realizzata alla presenza del Ministro della Cultura, ed infine il premio “Plum Blossom”, riconosciuto come il premio più importante a livello nazionale. Attualmente è un soprano della Central Opera House, nonché famosissima artista nazionale e membro della “Committee of All China Youth Union”.
L’OPERA Madama Butterfly è un’opera in tre atti (in origine due) di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, definita nello spartito e nel libretto “tragedia giapponese”. La prima ebbe luogo a Milano, il 17 febbraio 1904 al Teatro alla Scala. Puccini era certo di riscuotere il successo che immaginava gli spettasse di diritto per un’opera come “Madama Butterfly”; per questo motivo scelse (di comune accordo con Giulio Ricordi, suo editore) il palcoscenico della Scala per la sua prima. Questa sua scelta era data probabilmente da una voglia di rivincita verso il Teatro che nel 1889 aveva bocciato il suo “Edgar”. Purtroppo la prima dell’opera si risolse in un fiasco, evento inaspettato dopo i tre successi pucciniani Manon Lescaut, La Bohème e Tosca. L’opera si basa sul dramma “Madame Butterfly” del commediografo statunitense David Belasco, a sua volta ispirato da un racconto omonimo di John Luther Long. I librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica cominciarono il lavoro sul libretto a partire dal 1901. Per alcune suggestioni orientaleggianti presero spunto dal romanzo di ambientazione giapponese “Madame Chrysanthème” di Pierre Loti. Puccini era fortemente convinto della validità del soggetto esotico e dal potenziale espressivo della geisha sedotta, abbandonata e suicida. Per musicare il dramma, si documentò minuziosamente sulle musiche, gli usi e i costumi del Giappone; per fare ciò si avvalse della collaborazione di Sada Yakko (una famosa attrice) e della moglie dell’ambasciatore giapponese in Italia. L’insuccesso con cui venne accolta Madama Butterfly, spronò Puccini ad una revisione dell’opera, eliminando alcuni numeri musicali trascurabili, modificando alcune scene e dividendo l’opera in tre atti invece che due. Otello Cenci
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Tra volontari e solidarietà:
mangiare al Meeting è più che mangiare Oltre 1,2 milioni di euro di fatturato, 61.000 pasti serviti in sette giorni e più di 600 volontari coinvolti nella preparazione e nel servizio. Sono i numeri della ristorazione del Meeting di Rimini, il più grande evento culturale d’Europa, i cui punti ristorativi, nell’edizione 2016 hanno battuto ben 300mila scontrini. Perché al Meeting, tra un incontro e uno spettacolo, c’è la possibilità di mangiare e soprattutto di mangiare bene. La grande kermesse riminese propone una vasta scelta tra ristoranti, fast food, sagre, bar, gelaterie e punti ristorativi, dove la parola d’ordine è sempre una sola: qualità. Ce n’è per tutti: tre ristoranti tipici, in cui mangiare comodamente seduti al tavolo e serviti, un’area Fast Food di 6mila metri quadri che offre centinaia di piatti, la bontà del buon cibo romagnolo, tipicità di varie regioni italiane, crepes, waffel croccanti e altri dolci sfiziosi, gelaterie. Ma non solo qualità: infatti, insieme alle alte materie prime, la ristorazione del Meeting propone prezzi popolari che consentono a tutti i visitatori di mangiare liberamente in uno dei numerosi punti ristorativi proposti dalla Manifestazione. Un menù con pizza farcita + bibita, per esempio, non supera i 10€ (mentre lo stesso menù con la margherita al posto della pizza farcita ha un costo addirittura inferiore). I primi piatti di pasta partono da 6€, mentre i piatti unici (come “uova e bacon”, con, pancake, salsiccia e patatine fritte oppure il piatto con mezzo pollo arrosto disossato) variano tra i 7,50 e gli 8,50€.
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Arrivano dall’Italia e da ogni parte del mondo. Organizzano, allestiscono, gestiscono e smontano il Meeting, mettono a disposizione competenze, manodopera e sorrisi. Sono i volontari, cuore del Meeting. Anche la ristorazione funziona grazie a loro, che gratuitamente si spendono per aiutare i gestori di bar e ristoranti della manifestazione. Gomito a gomito con i professionisti, si mettono in gioco per fare esperienza, imparare un mestiere, ma anche per dare qualcosa ai visitatori della manifestazione. Ogni volontario della ristorazione, infatti, insieme al piatto porta la sua storia, il suo racconto, la sua esperienza. Racconta com’è finito al Meeting e perché impiega una settimana delle sue ferie (o delle sue vacanze) a lavorare nella kermesse. Volontari e professionisti si arricchiscono a vicenda e sono animati da passione, entusiasmo e solidarietà. Soprattutto solidarietà, perché mangiare al Meeting, significa davvero partecipare a qualcosa di più grande. I ristoratori del Meeting, infatti, oltre a portare tutta la loro esperienza e competenza, alla fine della manifestazione devolvono parte dell’incasso a opere di bene comune. Così, comprando un cannolo o un altro prodotto siciliano allo storico Bar Alcamo, oltre ad appagare il palato si aiuta L’Associazione Servizi e Promozione Umana che fa accoglienza e sostegno a portatori di handicap, minori a rischio di devianza e famiglie con disagio socio-economico. Inoltre, ogni boccone “siciliano” aiuta anche il progetto Rossa Sera, rivolto all’inserimento lavorativo delle persone con disagio psichico e sociale.
Allo stesso modo, gustando le delizie pugliesi offerte dal Ristorante e dalla Sagra, si aiuta l’associazione Verbum caro di Gioia del Colle, che sostiene 25 famiglie portando loro alimenti e generi di prima necessità, l’associazione Angelina Gelosa di Bari che fa aiuto allo studio e sostiene un oratorio e la cooperativa sociale Mirabilia Dei Apulia di Matino, che opera nel settore socio assistenziale e accoglie persone diversamente abili i cui legami affettivi sono venuti a mancare. Anche il Ristorante Caravaggio, che offre piatti tipici della tradizione bergamasca, devolve tutto il suo incasso a opere di bene, dalla Scuola Padre Berton e Family Home Movement della Sierra Leone, che fa accoglienza, recupero e formazione scolastica e professionale di ragazzi ex-soldati o di strada alla Luigi Giussani High School in Uganda. Insomma, “mangiare” al Meeting, è qualcosa di molto di più che riempirsi la pancia. Mangiare al Meeting significa aiutare qualcuno che ne ha davvero bisogno.
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Volontari al lavoro
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La ristorazione al Meeting
Le aziende presenti al Meeting L’apparato ristorativo del Meeting ha fatto in modo che negli anni siano stati numerosi i marchi multinazionali di food & beverage presenti alla manifestazione. Essere un Food Partner rappresenta una forma di ampia visibilità all’interno delle aree ristorative Meeting con una presenza pubblicitaria importante e omogenea, mentre il marchio del Food Partner è inserito in tutti gli strumenti di comunicazione realizzati per promuovere il Meeting. Tra i più importanti marchi presenti negli ultimi anni al Meeting segnaliamo Nestlé, che partecipa alla manifestazione dal 2008 con tre diversi marchi: Motta, Dolce Gusto e Acqua Vera, ognuno dei quali prende parte alla kermesse in modo vivace e originale. L’interesse principale del Gruppo Nestlé è coinvolgere la totalità del vasto pubblico Meeting: nella Hall Centrale, per esempio, nel 2016 il Gruppo Nestlé ha acceso l’interesse del pubblico adulto con lo stravagante e moderno stand Dolce Gusto, in cui venivano presentate le macchine per il caffè e raccontate le varietà delle capsule attraverso innovativi i-pad, per incontrare anche i gusti dei visitatori più tecnologici.
Yoga, per oltre trent’anni fedele al Meeting, ha goduto dell’esclusività merceologica dei succhi di frutta in tutti i bar all’interno degli spazi fieristici, per un consumo di oltre 15mila bottiglie durante la manifestazione. Il marchio dei Fratelli Beretta, invece, è stato portato a spasso per il Meeting dai volontari della ristorazione, che lo avevano stampato sulle polo delle divise. Oltre le magliette, i Fratelli Beretta hanno sponsorizzato anche le tovaglie del Meeting e preparato deliziosi panini con i loro salumi. Coca-Cola, invece, per 11 anni consecutivi ha confermato la partnership con il Meeting attraverso l’allestimento del Coca-Cola Village, un villaggio dedicato allo sport e al divertimento su un’area di oltre 400 mq nella fiera di Rimini. Ping-pong, pallacanestro, mini golf e tornei di calcio balilla umano tutti brandizzati Coca Cola per dimostrare l’impegno dell’azienda in eventi di respiro internazionale come il Meeting.
Tra gli altri importanti marchi presenti al Meeting negli ultimi anni, Fratelli Beretta, Vismara, Coca Cola e Yoga, solo per citarne alcuni.
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la c amp agna f und raising
Costruiamo il Meeting insieme Prosegue la campagna “Sostieni il Meeting” per costruire insieme la XXXVIII edizione. Tante le modalità per coinvolgersi e donare. Attraverso una donazione ognuno può contribuire alla costruzione del Meeting, un luogo che da oltre 30 anni testimonia e racconta una cultura dell’incontro, una cultura dell’amicizia. Diverse le modalità e le possibilità di sostegno: MOSTRE Le mostre del Meeting costituiscono ogni anno uno degli appuntamenti più attesi e diventano a volte veri e propri eventi inaspettati nelle giornate in Fiera, con la richiesta di visite guidate extra, incontri di presentazione, libere discussioni e confronti aperti. Esposizioni di carattere culturale, storico, scientifico o artistico che spesso diventano veri e propri strumenti didattici di supporto (cataloghi, strumenti multimediali) e che, dopo la manifestazione possono diventare itineranti in Italia e nel mondo. VOLONTARI Con una donazione si può sostenere la permanenza dei volontari. Sono circa 3000 quelli che, arrivando da tutte le parti del mondo e pagandosi in parte il viaggio e l’alloggio, organizzano, allestiscono e poi smontano il Meeting. Una testimonianza vivente di come la gratuità sia un valore possibile e sperimentabile; la bellezza di uomini che gratuitamente si spendono per fare esperienza della verità e renderle testimonianza. Un altro obiettivo della campagna Fundraising 2017 è la costruzione del VILLAGGIO DELLO SPORT, promosso insieme a CSI (Centro Sportivo Italiano). In quest’area, nel corso della manifestazione, tutti i giorni dalle 11.00 alle 23.30, si svolgeranno numerose attività sportive, tornei e sfide per tutte le età. Sarà infine possibile sostenere le «aree laboratori» di ENEL VILLAGGIO RAGAZZI, dedicate alla pittura, alla lettura, alla scrittura ed al gioco dei visitatori più giovani.
Donare è semplice, immediato e sicuro! Ecco le varie modalità: Versamento su conto corrente postale intestato a Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli c/c postale n. 11139474 IBAN IT30 I076 0113 2000 0001 1139 474 BIC BPPIITRRXXX Versamento su conto corrente bancario intestato a Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli c/c bancario presso Banca Prossima IBAN IT31 O033 5901 6001 0000 0071 814 BIC BCITITMX Assegno bancario Assegno bancario non trasferibile intestato a Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, da inviare a Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, via Flaminia 18, 47923 Rimini. Donazione continuativa con bonifico automatico (ADUE). Bonifico a scadenza regolare, con addebito automatico (ADUE - addebito diretto UE). Scegliendo la domiciliazione bancaria o postale (ADUE) potrai donare in modo automatico e con cadenze regolari (trimestrali, semestrali o annuali) un importo a tua scelta alla Fondazione Meeting, senza alcun costo aggiuntivo presso la maggior parte degli Istituti bancari. Attraverso questa modalità di donazione ci permetterai di pianificare accuratamente le nostre attività e valutare la fattibilità di nuovi progetti culturali. Per maggiori informazioni contatta Roberto Gambuti roberto.gambuti@meetingrimini.org. Inoltre si può sostenere il Progetto Meeting per l’Amicizia fra i Popoli attraverso la Fondazione per il Dono (www.perildono.it), che permette la detrazione fiscale totale della somma devoluta, garantendone anche trasparenza e tracciabilità. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Meeting www.meetingrimini.org/sostienici
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