AMOA - Occhi d'Africa

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Storie esemplari di operatori sanitari

600mila dosi di vaccino per il Ghana

Il Centro Oftalmico di Ihosy in Madagascar

Festa del montone in Senegal

1 1/2023
APRILE

Léonce e Seydou: storie esemplari di operatori sanitari “per la propria gente”

La recente missione AMOA in Gambia e Senegal ci consente di riportare al centro dell’attenzione la storia di due storici amici e collaboratori: Léonce Tsemo, giovane TSO (tecnico superiore in oftalmologia), camerunense, e Seydou Diallo, senegalese, prossimo ottico-optometrista.

Francesco Martelli e Andrea Garagnani li hanno incontrati alla scuola di formazione per professionisti sanitari presso lo “Sheikh Zayed Regional Eye Care Centre” di Banjul (Gambia), che entrambi stanno frequentando con grande profitto.

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Tsemo Wakam Léonce Armel è nato nel 1990 a Penja, cento chilometri a nord della città di Douala, la capitale economica del Camerun, dove ha ottenuto il diploma di maturità scientifica nel 2007. L’anno successivo ho iniziato la formazione in infermieristica, conseguendo il diploma di Stato nel 2011. Oggi è responsabile dell’oftalmologia dell’Hopital Saint Vincent de Paul di Dschang, in Camerun.

Léonce lavora da 5 anni a Dschang e ha acquisito, lavorando a fianco dei medici di AMOA e soprattutto di Emmanuel Graba, di cui ha ereditato il ruolo, un’ottima capacità clinica. È in grado di gestire autonomamente tutte le criticità ambulatoriali. Ha già delle competenze iniziali nella chirurgia della cataratta e come AMOA lo stiamo sostenendo in questo corso di formazione come “cataract surgeon” nella scuola di Banjul.

Léonce ha abbandonato per un anno la sua terra, la giovane moglie e la piccola figlia di 2 anni, per inseguire il sogno di migliorare le sue capacità studiando e diventare uno dei pochi chirurghi della cartaratta del suo Paese (ad oggi, in Camerun sono meno di trenta).

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“Il mio obiettivo - ripete sempre - è diven‐tare un chirurgo preparato per poter poi curare la mia gente, che è poverissima, qui a Dschang come nelle zone limitrofe, dove i servizi sanitari sono quasi assenti”.

Seydou Diallo, classe 1987, è di Cabrousse, Senegal, dove ha completato il ciclo di studi. Diversi anni fa, in risposta ad una richiesta di un’Associazione italiana di pediatri che sollecitava aiuto per effettuare screening visivi su bambini, AMOA ha avviato un’attività proprio a Cabrousse, villaggio nella remota regione senegalese della Casamanche. Grazie alla collaborazione di alcuni volontari dell’Associazione, in tempi rapidissimi fu costruito anche un ambulatorio di oculistica, assolutamente indispensabile.

Durante le prime missioni di oculisti ed ottici di AMOA, un giovane del villaggio dimostrò un grande interesse per quello che veniva fatto e per le cure che prestavamo. Era proprio Seydou Diallo, che ora concluderà il corso di formazione a Banjul, che AMOA finanzia, nel luglio 2023.

Nel corso della recente missione ha affiancato Martelli e Garagnani: insieme hanno effettuato oltre 200 visite. Seydou sta crescendo velocemente e la sua bravura è apprezzata sia dai pazienti che dalle istituzioni locali.

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Il Centro Oftalmico di Ihosy in Madagascar è diventato una clinica!

Lo scorso 8 dicembre il Centro Oftalmologico di Ihosy in Madagascar è diventato “ufficialmente “clinica”. Vogliamo condividere le splendide parole che la responsabile del Centro, Jacqueline, il giorno dell’inaugurazione ha rivolto al referente di progetto, il dottor Lino De Marinis, e ad AMOA. Considerazioni che ci hanno profondamente commosso e toccato.

“A tutti i cari collaboratori benefattori italiani… Mi rivolgo innanzitutto a te, dottor Lino De Marinis, poiché sei stato proprio tu ad immaginare, a volere”e a sostenere

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l’oftalmologia in questo Centro e ci hai procurato tantissimo del materiale che serve in questa clinica.Non dimentichiamo il tuo coraggio e il tuo impegno nel visitarci, nel‐l’insegnarci e incoraggiarci in questo lavoro, o meglio servizio, degli ammalati. Per questo ti auguriamo tanta salute e soprattutto speriamo di averti presto tra noi per continuare assieme”.

“Ma non ti sei accontentato di iniziare quest’opera, hai trovato anche il modo di coin‐volgere anche il Gruppo AMOA (Associazione Medici Oculisti per Africa) che collabora e sostiene questo Centro da tanti anni. Sento che è mio dovere ringraziare il fondatore di questa Associazione, il dottore Gian Luca Laffi, e il Presidente attuale, Francesco Martelli. E con loro voglio ringraziare tutto il personale (e sono ben 14 le persone del‐l’Associazione che sono passate in questo Centro), per il vostro prezioso contributo da voi”.

“Per quanto riguarda la trasformazione e la costruzione di tutti gli ambienti, con le diverse attrezzature necessarie, voglio ricordare e ringraziare il signor Agostino Cagni e i suoi numerosi collaboratori, (una quindicina di tecnici) per la competenza, la ge‐

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nerosità e la costanza con cui avete realizzato la clinica e le case per il personale. E ora mi rivolgo a voi, al dottor Gaspare Piacentino, al dottor Raffaele Vitale, che da anni ha lavorato e sostenuto l’ampliamento e l’ammodernamento di questa nostra opera; al dottor Ignazio Di Gangi, alla dottoressa Angela Scandurra, alla dottoressa Grazia Alia, che in queste due settimane avete lavorato, insieme con tutti i membri della Onlus Oltre il possibile”

“Oggi siamo non solo contenti, ma orgogliosi e riconoscenti per la vostra gradita pre‐senza con noi, perché la promozione del nostro centro a “clinica”, dedicata al ricordo del primo Vescovo di lhosy, Monsignor Luigi Dusio, è di certo una grande soddisfa‐zione per la Diocesi, per il personale che vi lavora, per noi che ne riceviamo le cure. Ma credo anche per voi che con tante rinunce e tanta abnegazione (iniziando il lavoro al mattino presto e terminando a sera tardi) avete svolto una grande missione tra noi e per i nostri pazienti in questo Centro, in questa nuova clinica. Il vostro lavoro è stato una degna preparazione a questo giorno di inaugurazione. Per questo a nome della Diocesi, a nome del personale della clinica e soprattutto a nome di tutti i pazienti che avete ‘servito in questo luogo’ vi offriamo un piccolo, piccolissimo dono che vuole es‐sere un segno di ringraziamento”.

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