Stati Generali del Patrimonio Industriale 2022
Marsilio
a cura di Edoardo Currà, Marina Docci, Claudio Menichelli, Martina Russo, Laura SeveriThe factory, the images and the memories. The case of Ceramiche Pozzi di Gattinara
Francesco Petterino – Libero Professionista
Rossella Maspoli – Politecnico di Torino
ABSTRACT
Lo studio riguarda l’area industriale dismessa di 140 000 m2 a ridosso del centro storico di Gattinara, fra le colline piemontesi, sede della storica Manifattura Ceramica Pozzi: il più grande stabilimento per la produzione in ceramica e sanitari d’Italia fino agli anni Sessanta.
Nell’attuale fase di transizione, emergono le condizioni della storicizzazione come bene patrimoniale, per il valore storicoarchitettonico e il ruolo fondamentale nell’identità urbana.
Lo studio si è concentrato sulla ricostruzione del rapporto tra quest’area produttiva e la città attraverso la metodologia di ricerca tipica dell’archeologia industriale e ricostruendone la storia del brand con immagini, pubblicità, design e prodotti che hanno contribuito alla diffusione, nella cultura italiana, del moderno concetto di bagno domestico.
La prospettiva è del patrimonio come risorsa per il territorial brand, basato sulla storia condivisa e conservata, sul cambiamento sostenibile verso una nuova economia e il turismo.
The study concerns the abandoned industrial area of 140,000 m2 near the historic center of Gattinara, in the Piedmont hills, home of the historic Manifattura Ceramica Pozzi: the largest plant used to produce ceramic and sanitary products in Italy up to the sixties.
La fabbrica, l’immagine e le memorie. Il caso Ceramiche Pozzi di Gattinara
In the current phase of transition, the conditions of historicization emerge as a patrimonial asset, due to the historical-architectural value and the fundamental role in urban identity
The study focused on reconstructing the relationship between this production area and the city through the research methodology typical of industrial archaeology and reconstructing the history of the brand with images, advertising, designs and products that have contributed to its diffusion in Italian culture, of the modern concept of domestic bathroom.
The perspective is of heritage as a resource for the territorial brand, based on shared and preserved history, on sustainable change towards a new economy and tourism.
1. INTRODUZIONE
L’impatto che la Manifattura Ceramica Pozzi ha avuto nel Novecento sulla città di Gattinara è stato di fortissimo motore di sviluppo socioeconomico, in relazione all’affermarsi del modello industriale, al passaggio dal lavoro tradizionale agricolo, all’espansione del complesso produttivo con l’emergere del corporate brand e la conseguente crescita urbana.
La progressiva delocalizzazione e l’accorpamento delle società legate alla produzione di sanitari che ha avuto inizio nella seconda metà degli anni settanta, ha portato alla definitiva chiusura dello stabilimento nel 1993, lasciando il complesso in balia dello scorrere inesorabile del tempo e in assenza antropica fino al recente inizio della fase di bonifica, tanto che la comunità, e in particolare le nuove generazioni, nonostante la sua centralità all’interno del paese non lo riconoscono più.
Per questo motivo, la prima fase di studio ha riguardato il tema della ricostruzione della memoria attraverso l’indagine di archeologia industriale, le interviste agli stakeholder e ai conservatori delle testimonianze, l’accesso agli archivi storici.
Si è sperimentato l’utilizzo delle tecnologie di rilievo fotogrammetrico e aereo, per la ricostruzione tridimensionale dell’impianto. Ciò ha permesso di approfondire le relazioni e le
caratteristiche tipologiche degli edifici del complesso, analizzando per ognuno le varie fasi che lo hanno caratterizzato, le connotazioni storico-testimoniale e architettonico-costruttiva, le condizioni di degrado, considerando il ruolo della memoria storica e le potenzialità secondo i piani vigenti.
Lo studio, in conclusione, delinea le prospettive di intervento conservativo o alternativamente sostitutivo in relazione alla ricostruzione dell’identità di cultura industriale, le proposte di rifunzionalizzazione dell’area attraverso il recupero di alcuni edifici chiave con indicazioni della prima fattibilità del consolidamento delle strutture, dell’intervento sull’involucro edilizio e della pratica dell’adaptive reuse, tramite l’introduzione di volumi box in box al fine di preservare la materialità e l’estetica architettonica caratterizzante i grandi spazi.1
2. LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE
Il caso di Gattinara è emblematico di come, a partire dagli anni settanta, i cambiamenti a livello globale, tecnologici e finanziari, anche in Italia determino processi di de-industrializzazione che portano vasti fenomeni di dismissione.
Le aree industriali generano grandi vuoti di difficile gestione, molto spesso con elevati costi di recupero del suolo costruito per via della presenza di edifici e materiali in stato di degrado, di terreni e sottoservizi da bonificare. Il riuso atteso deve rispondere all’integrazione dei recinti produttivi in contesti urbani da rivitalizzare, con funzioni nuove e differenziate. Il processo di recupero è alimentato (sulla spinta dei movimenti per il risanamento ambientale) anche dalla questione ecologica, dalle istanze di sostenibilità ambientale, di contenimento degli impatti e di risparmio energetico2 .
2.1 Da vuoto urbano ad occasione di riconnessone
La metafora del vuoto o - grey area – fa riferimento a lacune sotto il profilo conoscitivo che necessitano di una connessione
interdisciplinare, dall’urbanistica alla storia, dalla concezione delle caratteristiche strutturali alle metodologie di rilievo e progettazione.
La complessità che contraddistingue questo genere di interventi scaturisce da un confronto con i caratteri e le identità dei luoghi industriali, essenziale è il tema della connessione con la città di aree chiuse, separate ma strutturalmente legate al loro intorno3 .
Il tema della conservazione, fisica e spirituale, della memoria industriale «[…] si confronta con complessi edilizi di dimensioni rilevanti […] cresciuti spesso attraverso processi di modificazione e di progressiva saturazione dello spazio disponibile all’interno dei lotti […] rende tutt’altro che scontata o naturale la scelta di che cosa conservare […]»4 .
In tale prospettiva, il recupero punta a riaffermare luoghi e spazi partendo proprio dalla ricostruzione dell’identità perduta, in modo da far riappropriare le città sia di nuovi suoli rigenerati, sia motivando il mantenimento e il riuso attraverso il riconoscimento e la valorizzazione di un passato collettivo, ricco di storia, di tecniche e di innovazione.
2.2 La ricostruzione dell’identità storica
Il processo di ricostruzione dell’identità storica richiede la ricerca delle informazioni disponibili sull’area e sulle attività produttive insite in essa.
Nel caso della Pozzi di Gattinara, il punto da cui iniziare le ricerche sono stati archivi comunali e biblioteche cartacee e digitali per reperire e catalogare planimetrie, documenti aziendali e materiali per la comunicazione, non essendo più presente l’archivio d’impresa. Sono state fondamentali le ricerche dirette ed indirette attraverso testimonialità sia fisiche, documentali che orali, coinvolgendo esperti ed ex-dipendenti dello stabilimento, in modo da ricostruire l’interconnessione dei diversi edifici nel ciclo produttivo e il ruolo delle maestranze nelle fasi delle attività lavorative, al fine di riconoscere in ciascuna testimonialità un valore, anche se piccolo, fondamentale per l’intero processo. (fig. 1)
Fig. 1 - Ricostruzione processo produttivo dei sanitari nello stabilimento MCP all’inizio degli anni novanta (elaborazione grafica di Francesco Petterino, 2021)
La ricostruzione dell’identità industriale ha infatti affrontato, in parallelo allo studio del patrimonio costruito, le produzioni industriali e i modi della comunicazione. Si sono documentati i rilevanti processi di auto promozione, divulgazione culturale e advertising, accedendo a documenti storici su fonti multimediali, come l’archivio storico della Fiera Campionaria di Milano, che descrivono l’evoluzione del marchio e dell’immagine visiva. (fig. 2)
Fig. 2 - Le esposizioni di Manifattura Ceramica Pozzi presso le maggiori fiere nazionali (elaborazione grafica di Francesco Petterino, 2022, immagini da https://archiviostorico.fondazionefiera.it/, ultima consultazione: 04 aprile 2022)
Queste fonti, anche se non direttamente legate all’area, servono a riportare in luce ciò che l’azienda significava attraverso il proprio marchio, ci si riferisce ad esso come corporate brand, ovvero «[…] segno distintivo sviluppato dall’azienda venditrice per identificare la propria offerta e differenziarla da quella dei concorrenti. Sintetizza la notorietà e l’immagine che un’offerta è stata in grado di consolidare presso un determinato pubblico di riferimento […]»5 .
Ripartire dal Brand originario, nella prospettiva di passaggio dal corporate al place e territorial brand è una delle opzioni possibili per promuovere l’area, a patto che quest’ultimo sia riconosciuto sia a livello valoriale, che territoriale.
2.3 Strategia di comunicazione delle memorie
Passo fondamentale è il riconoscimento di un’architettura industriale come risorsa del nuovo territorial brand.
La patrimonializzazione è intesa come l’attribuzione ai beni di valori simbolico-culturali ed economico-ambientali in relazione al mutamento del ruolo funzionale. Il processo conoscitivo è
indispensabile per le scelte di valorizzazione, rigenerazione e attribuzione di un nuovo significato alle architetture6 .
Il tema si apre a documentare e conservare un patrimonio vasto di cultura materiale che include (nel caso di studio) memorie del lavoro e della socialità, tecniche ed apparati di produzione, cimeli e prodotti, documenti tecnici e d’impresa, advertising e immagine visiva coordinata, oltre che le architetture e il paesaggio delle infrastrutture stradali e ferroviarie.
La ri-costruzione della memoria sociale e del riconoscimento del valore storico-culturale sono condizioni per legittimare e accrescere la quantità e la qualità della conservazione. Un processo non solo di conoscenza ma, come già Louis Bergeron affermava, di messa in luce e di adozione di forme museali come heritage corridors 7, coerenti al riuso come all’accompagnamento alla ruderizzazione.
La promozione del sito e del suo contesto si può manifestare, infatti, mediante:
la creazione di scenari di intensificazione percettive mediante luce, suono, video e cyber art, eventi e spettacoli teatrali per creare emozione nella narrazione, anticipando il recupero del sito e accrescendone la fruizione;
la costruzione di elementi di un museo della storia e della tecnologia - il museo per stupire - coniugando interpretazione del processo e innovazione; la ricreazione di ecosistemi di qualità ambientale per l’induzione di nuove attività e per il turismo culturale; la messa in scena e valorizzazione del paesaggio dell’industriail museo in plen air - che anche attraverso la costruzione di percorsi trasforma le preesistenze in monumenti di un parco fruibile al pubblico.
il riuso temporaneo per attività culturali, creative, formative e del tempo libero secondo una peculiare estetica post-industriale;
2.4 Riattivare il potenziale del sito
Le strategie di recupero partono quindi da due elementi fondamentali: il riconoscimento di valori culturali-architettonici da documentare, conservare e promuovere; la bonifica del sito (che
riguarda elementi tecnici, suolo e sottosuolo, acque) da attuare a priori e separatamente dalla progettazione dell’area, anche in assenza di un progetto di qualificazione, quale precondizione per l’accessibilità, la sicurezza e le strategie di valorizzazione.
L’obiettivo è quello di risolvere un problema generato dal passato, di scardinare la logica che porta ad avere proprietà nella naftalina, dove in assenza di un ritorno economico certo e di proprie strategie di heritage marketing non vengono avviati ne accordi, né progetti, né bonifiche, né riutilizzo.
L’adaptive reuse stimola una differente economia: l’eredità industriale diventa l’infrastruttura di nuovi usi, consentendo la ripresa di una certa produzione di valore, il risviluppo graduale mediante la rigenerazione del patrimonio, la ricostruzione dell’industrial brand e la sua progressiva rioccupazione, stimolandone il riposizionamento sul mercato anche attraverso eventi temporanei che attirino pubblico ed attenzione mediatica nell’area8 e delineando un piano complessivo di gestione del sito.
3. IL CASO STUDIO: LA MANIFATTURA CERAMICA POZZI DI GATTINARA
Le fasi conoscitive riguardano l’evoluzione dello stabilimento della Manifattura Ceramica Pozzi di Gattinara partendo dal 1906, anno della sua fondazione, fino alla sua chiusura avvenuta nel maggio del 1993. (fig. 3)
Fig. 3 - Lo sviluppo dell’area dello stabilimento dal 1906 al 2020 (elaborazione grafica di Francesco Petterino, 2021)
Si punta a ricostruire anche le fasi socio-economiche che hanno caratterizzato l’espansione. Disegni, illustrazioni e riferimenti all’immagine pubblicitaria evidenziano la rete globale dell’industria, in modo da comprendere l’evoluzione del marchio, da semplice realtà familiare a potenza industriale internazionale. Vengono considerate come focali anche le attività lavorative e soprattutto le testimonialità ancora vive di persone, lavoratori, famiglie nell’arco temporale di quasi 100 anni. Una storia fatta di visioni, problemi, rinascite ed emancipazione sociale di lavoratori e lavoratrici che hanno dedicato la loro vita a questa azienda.
Informazioni, fotografie e video sono stati raccolti e catalogati attraverso la costruzione di una piattaforma web dedicata.
Il processo di studio si interfaccia, inoltre, con i principali attori per la riqualificazione urbana, analizza le proposte di trasformazione e ne rielabora le possibilità. Lo studio è conoscitivo e divulgativo, in quanto mira a informare la cittadinanza, gli amministratori locali, i proprietari ed il territorio del potenziale insito nell’architettura e nella storia.
3.1 La nascita della manifattura ceramica pozzi (M.C.P.)
Le origini della M.C.P. sono milanesi: sin dal 1868 esisteva in Milano, l’azienda Francesco Pozzi & Figli, che fabbricava grès, refrattari e terre cotte. Successivamente fu volontà del figlio Luigi di
espandere la produzione, decidendo la realizzazione di un secondo stabilimento, più grande e moderno.
La decisione di scegliere la città di Gattinara per il nuovo impianto fu influenzata da motivi economici e funzionali:
la vicinanza a giacimenti argilliferi;
la buona accessibilità infrastrutturale, in particolare la presenza della ferrovia, che aveva ruolo essenziale per i trasporti industriali;
la disponibilità di manodopera;
le condizioni di favore all’insediamento da parte del Comune di Gattinara.
La necessità della diversificazione produttiva, in un contesto allora eminentemente agricolo, era a seguito di una terribile grandinata del 1905, che aveva distrutto completamente le vigne e l’economia agricola.
I lavori a Gattinara furono condotti celermente e lo stabilimento diventò completamente operativo già nel 1908.
3.2 L’avvento del sanitario
Dal 1922, seguendo le idee di Luigi Pozzi, si allestisce il nuovo importante reparto di produzione di sanitari. Per raggiungere gli standard di alta qualità prefissati, la M.C.P. entra in accordo con l’azienda Jacob Delafon & C. di Parigi, già avviata nella produzione di questi articoli dal 1889, e si impegna ad inviare costantemente maestranze, i futuri capireparto, a formarsi negli stabilimenti francesi.
A sottolineare l’origine del settore di produzione, i macchinari necessari sono in buona parte provenienti dalla Francia, per lunghi anni portano nomi francesi (Decauville, Delayeur, Pinette, Patouillard ecc.).
All’Assemblea Generale Ordinaria del 1924 si annuncia che l’impianto del nuovo reparto per la produzione del materiale sanitario è ultimato, per cui si confida che il prodotto sanitario M.C.P. possa comparire presto e con successo sul mercato italiano.
Il crescente affermarsi della nuova gamma di componenti sul mercato nazionale determina l’impulso allo sviluppo dello
Stabilimento nel periodo pre e postbellico, alla fine del 1949 si poneva mano ad un programma di radicale trasformazione.
A conclusione di questo programma, la M.C.P. è venuta a disporre di uno stabilimento a ciclo integrato, nel quale alla tradizionale produzione di apparecchi sanitari in fireclay e di tuberia in grès si aggiunge quella in massa di apparecchi sanitari in porcellana vetrificata gavit, nonché, grazie alle più recenti tecnologie di smaltatura, di articoli sanitari colorati.
La produzione ha un impulso poderoso, superando di circa dieci volte quella del 1948 e raggiungendo gli 800.000 apparecchi annui anche grazie alla realizzazione, fra il 1952 ed il 1954, di altri 4 forni continui.
Nel campo sociale vengono potenziate le strutture esistenti, dalla fondazione della biblioteca al centro ricreativo interno allo stabilimento, ai nuovi spogliatoi affiancati da toelette e da numerose batterie di docce servite da acqua calda e fredda. Nel più ampio contesto cittadino sono costruite e ristrutturate abitazioni per dirigenti e impiegati.
Lo Stabilimento di Gattinara del 1956 è considerato dagli esperti del settore come una delle strutture produttive più moderne e tecnologicamente innovative d’Europa.
3.3 Lo sviluppo del marchio pozzi
Dal 1956 in avanti è avviata l’esportazione, ottenendo considerevoli risultati su numerosi mercati dell’Europa continentale e del bacino del Mediterraneo.
La M.C.P., nel suo imponente sviluppo, prese parte ad altre attività di natura complementare agli articoli sanitari, diventando una potenza mondiale nell’arredamento domestico. Vennero attuate partecipazioni nelle industrie produttrici di mobili metallici per cucine, termoconvettori, piastre radianti e apparecchi d’uso domestico e in seguito alla diffusione delle materie plastiche investì nello sviluppo di accessori per i servizi di toeletta e di cucina.
Gli stessi materiali plastici vennero utilizzati in nuovi processi produttivi per diversi generi di prodotti, la resina plastica divenne elemento fondamentale non solo nella produzione delle forme di
colaggio dei sanitari, ma anche di piscine, elementi di arredo esterno, fino alle piccole imbarcazioni.
Sul finire degli anni cinquanta, in pieno boom economico e nell’ottica di differenziazione, l’attività è estesa in altri rami produttivi accomunandoli sotto il marchio Pozzi, che raggiunge il suo momento di massima espansione commerciale.
Per la promozione del brand, si lancia nel ramo dell’editoria, pubblicando per quasi 20 anni un periodico, il Panorama Pozzi, dedicato ai professionisti del ramo edilizio contenente temi culturali, artistici, urbanistici e di design, nonché l’illustrazione delle nuove tecnologie e la presentazione della produzione.
Sul finire degli anni sessanta, il Gruppo Pozzi conta 32 stabilimenti sia in Italia che in Francia (Pozzi-France) con decine di migliaia di addetti.
3.4 Questione di brand: evoluzione del marchio pozzi dal 1907 al 2020
La promozione del territorial brand assume rilevanza a partire dalla riscoperta della memoria stessa del marchio, del logo e della loro evoluzione. (fig. 4)
Fig. 4 - L’evoluzione del logo della Manifattura Ceramica Pozzi, dal 1906 al 2015 (Alfonso Stellato, Mostra Manifattura Ceramica Pozzi Gattinara, Gattinara, 2020, pp. 15-16; http://www.pozzicolours.it/…, ultima consultazione: 24 dicembre 2020)
L’antico marchio di fabbrica della M.C.P., risalente al 1886, era costituito da tre pozzi disposti a triangolo, presumibilmente rappresentanti in origine la ditta del Sig. Francesco Pozzi e dei due Figli (appunto, tre Pozzi).
Con la fondazione da parte di Luigi Pozzi della MANIFATTURA CERAMICA POZZI, venne registrato il primo marchio ufficiale che verrà utilizzato sui prodotti M.C.P. nel luglio del 1907.
Successivamente il vecchio marchio fu sostituito da un’ara accesa compresa tra due gatti, con evidente riferimento ai termini insiti
nella parola Gatti-n-Ara.
In seguito, venne realizzata una successiva versione del marchio nella quale subentrò il gatto in ara, errata interpretazione dell’etimologia di Gattinara.
Intorno agli anni cinquanta viene realizzato un nuovo marchio che rappresenta l’elemento fondamentale della produzione dell’arredo da bagno della manifattura, venne quindi scelto come logo il lavabo a colonna su sfondo romboidale.
Con l’espansione del marchio Pozzi, non più legato solo ai prodotti ceramici, l’azienda opta per un logo più incisivo e breve, che possa essere applicato su tutta la gamma di prodotti per l’edilizia.
Viene quindi richiesta la collaborazione di firme del design italiano: il nuovo restyling del logo ridotto a forma testuale, recante solo la scritta Pozzi, avvenuto nel 1960, è firmato da Dante Bighi.
Nel 1975, avviene la fusione del ramo ceramiche e sanitari fra Pozzi e SCI Richard Ginori; viene quindi disegnato il nuovo marchio, raffigurante due elementi circolari che riconducono alle lettere P e G, Pozzi e Ginori, di colore ciano o nero.
Il marchio comparve spesso sia come logo singolo che con la scritta Pozzi – Ginori in carattere maiuscolo e di colore nero.
La Pozzi - Ginori viene acquisita da Sanitech nel 1993, anno della chiusura dello stabilimento di Gattinara, ma il logo rimane invariato. Nel 2015, vi è un ulteriore acquisizione da parte del gruppo Gebrerit ed il logo viene aggiornato.
Questo risulterà l’ultimo logo dello storico brand Manifattura Ceramica Pozzi.
Il marchio Pozzi - Ginori viene definitivamente ritirato dal mercato nel settembre 2020.
4. IDENTITÀ STORICA DELLA MANIFATTURA E PROSPETTIVE DI BRANDING
L’industria M.C.P. grazie alle sue politiche di qualità e costante innovazione ha contribuito alla diffusione del sanitario a livello globale. Ha collaborato con grandi industrie e catene di distribuzione durante le ricostruzioni del secondo dopoguerra ed ha diffuso la cultura del bagno domestico. Ha contribuito a redare gli standard
normativi nazionali, dimensionali e modulari, degli arredi da bagno. Ha operato con commesse internazionali fino, nel periodo delle esplorazioni spaziali, alla proposta di realizzazione degli scudi termici ceramici per il progetto Space Shuttle.
La prospettiva di rebranding nasce quindi dal marchio diventato modello di design, per cui la promozione può partire dalla riscoperta di pubblicità, allestimenti fieristici, eventi culturali, riviste di architettura - design.
Il marchio Pozzi è correlato sia alla capacità di espansione nei mercati e di innovazione produttiva, sia al raggiungimento di valori nel tempo di salubrità, sostenibilità, cultura dell’abitare nella casa moderna del XX secolo.
Se l’azienda non è più presente, può essere il territorio, attraverso i testimoni diretti, la comunità locale, le associazioni e l’amministrazione comunale a percepire quella storia industriale come di importanza cruciale per la sua identità e il suo risviluppo sostenibile.
La ripresentazione di un consolidato e scomparso brand, l’attenzione sul suo retrofit mediatico e storico può costituire un fattore essenziale per la riqualificazione.
Il passaggio dal corporate brand al territorial brand comporta di veicolare un’identità collettiva e creare l’immagine dell’area come sistema di offerta patrimoniale di beni e di valori simbolici associati, in grado di soddisfare aspettative e potenziare l’attrazione di nuove risorse
4.1 L’archivio digitale - promozione dell’area
Documentare, riconoscere e mettere in luce il patrimonio industriale apre ad attività culturali-creative ed a forme di musealità per la promozione del turismo industriale e delle nuove funzioni che possono risultare dalla riqualificazione.
Gli strumenti digitali hanno assunto un ruolo essenziale, per cui si è optato come prima fase di costruire un archivio multimediale contenente informazioni storiche, di cultura materiale e immateriale della comunità finalizzato a operazioni di patrimonializzazione.
La messa a disposizione delle informazioni è il primo passo verso un coinvolgimento dei potenziali stakeholder – dagli abitanti alle amministrazioni locali, alle imprese produttivo-terziarie, all’università – per contribuire a trasformazioni consapevoli e per avviare preventivamente forme di public engagement.
Interventi di riqualificazione sono già avvenuti in altri siti del marchio, come il caso dell’area Richard Ginori sul Naviglio Grande di Milano, in cui il progetto ha teso a mantenere la struttura originaria con nuova destinazione terziaria, senza un progetto di documentazione delle memorie storiche e dei fattori identitari.
Nel caso, invece, di Gattinara e nell’attesa della riqualificazione, l’utilizzo della piattaforma notion.so ha permesso di realizzare un primo archivio web navigabile, visualizzabile anche sui dispositivi smartphone e tablet, per far rendere liberamente fruibili i materiali riguardanti il Brand Pozzi provenienti da diverse fonti, a cominciare dalle raccolte locali.
L’archivio è diviso in sezioni tematiche, contiene essenzialmente materiale multimediale e pubblicitario, articoli di quotidiani e di progetti legati al Brand Pozzi, analisi e bibliografia sullo stabilimento di Gattinara. (fig. 5)
Fig. 5 - L’archivio web pubblico sullo stabilimento M.C.P. di Gattinara (https://www.notion.so/…, ultima consultazione: 04 aprile 2022)
4.2
Lo stato del sito e le potenzialità
In relazione alla limitata accessibilità all’area, ancora in corso di bonifica e messa in sicurezza, il rilievo fotografico tramite drone ha permesso di acquisire immagini ad alta definizione e dati GPS, confrontato poi con le basi di rilievo storico non vettoriale e i documenti fotografici di diverse epoche per censire ogni singolo edificio e individuarne i rapporti spaziali, i caratteri architettonici fondamentali e per valutare le opportunità di riutilizzo e valorizzazione.
Al termine della fase di indagine, gli indicatori hanno permesso di pre-valutare le potenzialità di intervento alternativamente conservativo, trasformativo, di demolizione-sostituzione per il recupero funzionale del complesso ex Pozzi, e le opzioni primarie di riuso che derivano dall’analisi del contesto urbano, periurbano, nonché dal confronto con gli stakeholder.
La schedatura e il rilievo digitale riassumono l’informazione conoscitiva sugli edifici per orientare la valutazione e le scelte progettuali.
La prospettiva è di formare un recinto aperto alla città, mantenendo ma rendendo permeabile il muro storico di cinta verso nord.
Le aree degli edifici demolibili possono essere parte integrante della viabilità interna o trasformarsi in spazio riqualificato.
Gli edifici dagli anni venti agli anni settanta assoggettabili a trasformazione, mantenendo la volumetria o il perimetro originario, permettono un’ampia potenzialità di riuso per nuove destinazioni, in relazione all’assetto tipologico e alla modularità degli impianti.
Gli edifici di valore architettonico-costruttivo, per cui si delinea l’opzione conservativa, sono oggetto di prima analisi per adeguamento strutturale, isolamento termo-acustico e sostituzione della serramentistica degradata o assente con miglioramento prestazionale. (fig. 6)
Fig. 6 - Schedatura tipo di analisi di un fabbricato dello stabilimento M.C.P. di Gattinara (elaborazione grafica di Francesco Petterino, 2021)
4.3 Conservazione e trasformazione post-industriale
Nell’esperienza maturata di valorizzazione e recupero di aree e siti abbandonati da funzioni industriali allocate fra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo9, emerge il difficile rapporto tra architettura storica e architettura contemporanea, l’orientamento a privilegiare la fattibilità economica anche evadendo dal punto focale del miglioramento della qualità urbana10 .
La scelta di una strategia idonea si presenta difficile soprattutto quando gli edifici dismessi rimangono depositari silenti di un valore culturale, sociale, storico e architettonico.
La valutazione delle opzioni di rigenerazione pone fra i termini di confronto l’autenticità di una struttura industriale e la conoscenza del processo di costruzione e trasformazione attraverso ristrutturazioni, ampliamenti, conversioni dei volumi.
L’obiettivo finale è di porre le basi conoscitivo-valutative per impostare le scelte di una futura operazione di rigenerazione del complesso, incentrata su conoscenza e branding dell’identità industriale, finalizzata sia a proporre un nuovo parco della memoria industriale sia ad accogliere funzioni utili e innovative focalizzate sull’industria creativa, il tempo libero, il lavoro individuale e l’industria leggera, in relazione sia con il territorio ad ampia scala sia con la parte di città circostante. (fig. 7)
Fig. 7 - Progetto di rigenerazione dell’area M.C.P. (elaborazione grafica di Francesco Petterino, 2021)
1 Il presente lavoro è un estratto rielaborato della Tesi di Laurea Magistrale in Architettura Costruzione e Città presso il Politecnico di Torino nel 2021, con il titolo di: Analisi, valutazione, recupero adattivo e riuso del patrimonio industriale, terziario e di Servizio. Proposte per la valorizzazione ed il riuso dell’ex area industriale Manifattura Ceramica Pozzi di Gattinara, redatta dal candidato Francesco Petterino e da Rossella Maspoli, relatrice.
2 Cesare Sposito, Sul recupero delle aree industriali dismesse. Tecnologie, materiali, impianti ecosostenibili e innovative, Maggioli, Rimini, 2012.
3 Maria Luisa Barelli, Trasformare per conservare. Identità e interpretazione dei luoghi industriali dismessi, in Chiara Ronchetta, Marco Trisciuoglio (a cura di), Progettare per il patrimonio industriale, Torino, Celid, 2008, p. 260.
4 Ibid.
5 https://www.glossariomarketing.it/… (ultima consultazione 18 marzo 2022).
6 Rossella Maspoli, L’arte e il potenziamento comunicativo dei luoghi ex industriali, in Chiara Ronchetta, Marco Trisciuoglio (a cura di), Progettare per il patrimonio industriale, Torino, Celid, 2008, pp. 372-5.
7 Louis Bergeron, Maria Teresa Maiullari-Pontois, Industry, Architecture and Engineering: American Ingenuity 1750-1950, New York, Abrams, 2000.
8 Matteo Robiglio, RE-USA, 20 american stories of adaptive reuse, Berlin, Jovis, 2017, p. 209.
9 Angelica Ciocchetti, in Il riuso delle aree industriali dismesse: fu vera occasione per il futuro delle città? in Agata Spaziante, Angelica Ciocchetti (a cura di) La riconversione delle aree dismesse: la valutazione, i risultati, Milano, (2006), pp. 15-54.
10 Federico Oliva, Premessa, in Il patrimonio industriale, risorsa strategica per lo sviluppo urbano di Sesto San Giovanni, Dossier di Urbanistica, n. 126, allegato a Urbanistica, n. 237, 2011, pp. 3-4.