MA CHI ERA
QUEST0
ARM STR ONG
NON ANDREMO SULLA LUNA PERCHÉ È FACILE... ANDREMO SULLA LUNA PERCHÉ È DIFFICILE!
DEVE ESSERMI SFUGGITO QUALCOSA... QUESTO NON HA TUTTE LE ROTELLE A POSTO...!
DOVE E QUANDO È VISSUTO?
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UNA GUERRA SENZA SPARI
Neil Armstrong nacque il 5 agosto 1930 nello stato americano dell’Ohio. Quando aveva quindici anni, il mondo si divise in due grandi gruppi, opposti l’uno all’altro. Da una parte tutti i paesi alleati dell’America. Dall’altra quelli che stavano con la Russia, che all’epoca si chiamava Unione Sovietica. E fu un disastro! Per quasi cinquant’anni, le due parti sono state “quasi” in guerra (non a caso la chiamavano “Guerra Fredda”): si odiavano, si controllavano, si spiavano e non si fidavano l’una dell’altra. Fortunatamente, però, non combatterono mai davvero. Eppure entrambe, America e Unione Sovietica, fecero di tutto per sviluppare armi sempre più potenti come le bombe atomiche, per dimostrare all’avversario di essere sempre più forti. LE NOSTRE SPIE CI AVVISANO DI UNA NUOVA ARMA AMERICANA.
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PARE CHE SI CHIAMI ROCK’N’ROLL... DEVE ESSERE TERRIBILE!
MI RACCOMANDO: FOTO PRECISE E A FUOCO! VOGLIAMO SAPERE COSA STANNO COMBINANDO I RUSSI.
MA PER VOLARE VELOCE MI SERVONO ENTRAMBE LE MANI, CON COSA SCATTO, CON I PIEDI?
Ben presto i ragazzini come Neil impararono a ripararsi nei rifugi sotterranei, gli unici luoghi sicuri. Vennero anche sviluppati sistemi per spiare cosa faceva il nemico: aeroplani in grado di volare a quote altissime, o a velocità elevatissime, da cui i piloti potevano scattare fotografie del territorio nemico, e sottomarini silenziosi che potevano stare sott’acqua per mesi interi... Tutti volevano sempre sapere cosa stavano facendo gli altri, per poter essere un passo avanti. Nessuno dei due voleva rischiare di essere battuto se mai fosse scoppiata una guerra vera.
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LA CORSA ALLO SPAZIO
La corsa tra americani e russi divenne davvero agguerrita nello spazio. Entrambi sognavano di essere i primi a mandare in orbita oggetti, animali e persone. Neil, che adorava le scienze e gli astri, seguiva con passione gli sviluppi tecnologici sempre più avanzati. Peccato però che le notizie sottolineassero di continuo i successi russi. “E l’America?” si chiedeva il giovane Neil che guardava il cielo immaginando di poterlo esplorare, un giorno.
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RE T C E S tOP
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GUERRA FREDDA? CORSA ALLO SPAzIO? CHE ESAGERAzIONE! NOi ASTRONAUtI AMERICANI ABBIAMO GRANDE StIMA E AMICizIA PER I COSMONAUTi RUSSI: SONO PIONIERI SPAzIALI COME NOI!
PRIMA... I RUSSI
Infatti, le prime fasi della corsa allo spazio sono state tutte vinte dall’Unione Sovietica. Sono stati i primi a mettere in orbita un satellite, cioè un apparecchio elettronico. Si chiamava Sputnik ed era in grado di lanciare un semplice segnale radio. Nulla di troppo spaventoso, insomma. Eppure significava anche che presto i russi avrebbero potuto osservare gli americani dallo spazio... In seguito l’Unione Sovietica fu la prima a mettere in orbita un animale, poi un uomo, poi una donna... poi a far uscire un uomo dalla navicella per una “passeggiata spaziale”! Nel frattempo, in America, perfino far partire un solo missile era un’impresa: la maggior parte esplodeva o si guastava prima di partire. Sembrava una maledizione! EPPURE I CONTI ERANO GIUSTI, NON CAPISCO...
NON SONO MICA TANTO TRANQUILLO, SAI...
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LE TAPPE DELLA CORSA ALLO SPAZIO 1. Primo satellite in orbita: 4 ottobre 1957, il satellite Sputnik raggiunse l’orbita terrestre. Tappa vinta dalla Russia (il primo satellite americano in orbita fu l’Explorer 1, il 31 gennaio 1958). 2. Primo essere vivente in orbita: 3 novembre 1957, la cagnetta Laika volò sullo Sputnik 2 fino all’orbita. Non rientrò. Altri due cagnolini, Belka e Stralka, lanciati il 19 agosto 1960, invece tornarono a terra sani e salvi. Tappa vinta dalla Russia (il primo essere vivente americano in orbita fu lo scimpanzé Ham, lanciato il 31 gennaio 1961, rientrò sano e salvo... ma un po’ innervosito dall’esperienza!) 3. Primo uomo in orbita: 12 aprile 1961, il cosmonauta Yuri Gagarin compì un’unica orbita attorno alla Terra, sulla nave spaziale Vostok 1. Tappa vinta dalla Russia (il primo americano a raggiungere l’orbita terrestre fu John Glenn il 20 febbraio 1962). 4. Prima donna in orbita: 16 giugno 1963, la cosmonauta Valentina Tereshkova compì 48 orbite attorno alla Terra. Tappa vinta dalla Russia (la prima astronauta americana fu Sally Ride: andò in orbita con lo Space Shuttle... ben vent’anni più tardi! Era il 18 giugno 1983).
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YURI GAGARiN LAikA
VALENTiNA TERESHkOVA
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UNA PAZZA SCOMMESSA
Il presidente degli Stati Uniti, John Kennedy, prese allora una decisione folle. Non ne poteva più di vedere gli americani arrivare sempre secondi a ogni traguardo spaziale. Decise di lanciare una sfida talmente difficile che nemmeno i russi ci avevano mai provato (e sperò che i suoi riuscissero a batterli... ne andava dell’onore dell’America!). Fu così che il 25 maggio 1961, in un discorso pubblico, fece la sua scommessa: l’America sarebbe riuscita a mandare un uomo sulla Luna e l’avrebbe riportato indietro... sano e salvo ovviamente! Il tutto entro la fine del decennio. Nacque il progetto Apollo.
COSÌ NON FUNZIONERÀ MAI!
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Al 31 dicembre 1969 mancavano meno di nove anni. Il problema era: come fare? Alla fine un’idea convinse tutti: usare una navicella per atterrare sulla Luna, e un’altra per rientrare nella nostra atmosfera. Entrambe avrebbero viaggiato fino alla Luna, ma solo una sarebbe scesa: il Modulo Lunare (chiamato LM) con due astronauti. L’altro pezzo, il Modulo di Comando (detto CSM), avrebbe atteso nell’orbita della Luna con un terzo astronauta a bordo. Dopo la missione lunare, il LM avrebbe riportato i due astronauti sul CSM che poi sarebbe tornato sulla Terra. Intanto Neil, che seguiva ogni notizia, fremeva... PERCHÉ NO? L’OTTO È IL MIO NUMERO FORTUNATO!
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7, SONO 7… MA NON MI SEMBRANO POI COSÌ ORIGINALI!
I 7 LI ORIGINA UNO DEI 9 NUOVI
Quando Kennedy lanciò la sua sfida, Neil Armstrong aveva trentadue anni. Era cresciuto diventando un ingegnere aeronautico e un pilota collaudatore. La NASA, l’ente americano responsabile per i voli spaziali, aveva già selezionato 7 astronauti (che poi vennero battezzati “I 7 Originali”) pronti per le prime missioni fuori dall’atmosfera della Terra. Ma con l’avvio del progetto lunare decise che sette non bastavano più: ce ne volevano altri. Armstrong fece subito domanda, teso ed emozionato... Venne scelto! Con lui altri otto colleghi formarono il gruppo che i giornalisti chiamarono “I 9 Nuovi”.
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MILLE PROBLEMI, MILLE SOLUZIONI
Oltre agli astronauti, un’infinità di persone lavorarono al progetto per risolvere un numero immenso di problemi. Per esempio: cosa avrebbero mangiato gli astronauti nello spazio? Cosa avrebbero indossato per camminare sulla Luna (dove non c’è aria e al sole fa un caldo da abbrustolire mentre all’ombra un freddo da congelare?). Come avrebbero dormito? Come avrebbero fatto i loro bisogni? Come avrebbero filtrato l’aria da respirare? Quale razzo sarebbe stato abbastanza potente da permettere loro di percorrere i 400.000 km che separano la Terra dalla Luna? Come avrebbero comunicato con la Terra da quella distanza? Come avrebbero manovrato la navicella spaziale? Per ognuno di questi problemi, furono trovate delle soluzioni... QUESTO È DA INDOSSARE CON LA tUTA SPAZIALE.
UN PANNOLONE??
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ECCO, NEIL, QUELLA È LA LUNA. VEDI I CRATERI? VEDI I MARI?
SE TI SPOSTI, MAgARI!
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CHE COSA AVEVA DI TANTO SPECIALE?
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UNA MENTE PRECOCE
A tre anni Neil si appassionò dei cartelli stradali: li conosceva tutti e leggeva perfettamente quelli che contenevano parole e numeri. Durante il primo anno alle elementari riuscì a leggere più di cento libri, compresi tutti quelli previsti... per la seconda elementare. Fu così che la scuola decise di fargli saltare un anno: Neil venne promosso direttamente in terza. Grazie a questa naturale rapidità nell’imparare le cose, anche in seguito, Neil si è spesso trovato a essere “il più giovane” a fare tante cose. RITENIAMO CHE IL BAMBINO DEBBA SALTARE LA SECONDA ELEMENTARE...
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MA è COSì PiCCOLO! SALtARE? SARà FATICOSO?
UN VOLO PAzZESCO, PAPÀ! gRAZIE CHE MI HAI FATTO SALTARE CAtECHISMO!
EHM, SÌ. NON DIRLO A TUA MADRE, PERÒ.
IL BATTESIMO DEL VOLO
Una domenica mattina, quando Neil aveva sei anni, suo padre lo portò su un trimotore Ford: era il suo“battesimo del volo”! Allʼepoca, infatti, era possibile provare l’ebbrezza del volo con una gita sopra alla città a bordo di trimotori attrezzati. Siccome, però, le tariffe della gita in aria erano molto più care nel pomeriggio, per risparmiare un po’ papà Armstrong ci portò il figlio... la domenica mattina! Il piccolo Neil saltò così l’ora di catechismo e l’esperienza cambiò per sempre il suo futuro. Non solo non aveva paura, era addirittura elettrizzato di stare lassù! Per prima cosa, da quel giorno studiò e seguì le gesta di chi aveva già volato o lo stava facendo, come Charles Lindbergh. Poi decise che proprio lassù, in cielo, ci sarebbe di certo tornato. Prima o poi.
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FRATELLI WRIGHT
CHARLES LINDBERGH
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CHUCK YEAGER
I PUNTI DI RIFERIMENTO DI NEIL I FRATELLI WRIGHT Wilbur e Orville Wright furono i pionieri del volo a motore ed erano originari di una cittadina non lontano da quella dove era vissuto Armstrong. Quando Neil andò sulla Luna, portò con sé un frammento di legno e un pezzetto del rivestimento dell’ala del primo aereo dei fratelli Wright, che aveva volato nel 1903. CHARLES LINDBERGH Fu il protagonista del primo volo in solitario dall’America fino all’Europa, nel 1927. Per Neil, Lindbergh era un vero e proprio eroe. CHUCK YEAGER È stato il più famoso pilota collaudatore americano. Dopo essere stato un asso durante la Seconda Guerra Mondiale, Yeager è stato anche il primo uomo a volare più veloce del suono: una condizione di volo che, all’epoca, era molto pericolosa poiché non se ne conoscevano i fenomeni. Yeager influenzò moltissimi giovani piloti e proprio grazie a lui Neil si appassionò al mondo del volo sperimentale.
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AEREI DA RICONOSCERE... CON MASSIMA PRECISIONE
Quando Neil aveva undici anni scoppiò la guerra con il Giappone. Fu allora che ebbe la sua prima occasione di approfondire i suoi studi sugli aeroplani: al suo gruppo di boy scout fu affidato il compito di aiutare i militari e le autorità civili a riconoscere gli aeroplani nemici. Così Neil si dedicò con passione alla costruzione dei modellini degli aerei e s’impegnò a fondo affinché ogni dettaglio fosse realistico e impeccabile... anche se in miniatura! QUESTO È UNO ZERO, SIGNORE, UN tEMIBILE CACCIA GIAPPONESE.
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CERtO CHE CON QUEL NOME MICA SEMBRA TANtO SPAVENTOSO...
SPERIAMO CHE NON CROLLI SOTtO AL PESO DI QUELLO StRUMENTO!
MUSICA... DA SUONARE
Ben presto Neil capì che, oltre al suono degli aerei in volo, adorava anche la musica, così imparò a suonare molto bene uno strumento in particolare: il flicorno baritono! Faceva un certo effetto vedere il giovane Neil, piccolo ed esile, stringere tra le braccia il grosso e pesante flicorno. Eppure l’aveva scelto per il suo timbro originale e il suono profondo che poteva emettere. Ma la passione era tale che, oltre a suonare nella banda della scuola in occasione delle cerimonie e degli eventi sportivi, a quindici anni aveva anche formato un complessino con altri tre amici: I chiari di luna del Mississippi. Suonavano musica da ballo alle feste e, se andava bene, riuscivano anche a mettere in tasca qualche soldino. Neil non smise mai di amare la musica.
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TESTA, PRIMA DI TUTTO...
Chiunque conosceva Neil, lo definiva una persona che ragionava. Era infatti sempre spinto dalla curiosità e dalla voglia di sapere. I filosofi cercano le loro risposte ragionando ed elaborando. Neil invece si dedicava all’osservazione e alla comprensione di ciò che vedeva, come gli scienziati e gli ingegneri... solo che lui lo faceva fin da piccolo!
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RE T C E S tOP
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COME FUNZIONANO LE COSE? VE LO SIETE MAi CHiESTO? IO Sì. OGNI VOLTA CHE VEDO QUALCOSA Di NUOVO, VOgLIO CAPiRE COME. D’ALTRA PARTE, “COME?” NON è LA DOMANDA Più BELLA DEL MONDO?
... E POI TANTA CALMA
L’altra sua caratteristica era la calma assoluta. Neil aveva la capacità di affrontare le situazioni, soprattutto quelle di emergenza, cercando sempre di capire cosa stesse accadendo e individuando la soluzione migliore. Senza lasciare che la paura o, peggio, il panico prendessero il sopravvento. Anche quando si arrabbiava, Neil non lo faceva urlando e agitandosi. Eppure, chi lo conosceva bene, riusciva a cogliere nella sua voce un po’ di tensione, oppure nella sua risposta poteva essere più tagliente del solito. Era il suo modo di comunicare che non era d’accordo! EHI. VI DISPIACE? QUI C’È CHI SI IMPEGNA PER DORMIRE.
EH GIà, TEMO CHE SIA IL MASSIMO DELL’AGGRESSIViTà PER LUi!
MA… SI È ARRABBIATO?
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MA NON HA ALI MOLtO gRANDI…
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NO, MA HA UN MOtORE A RAzZO DA PAURA E HA CARBURANTE PER BEN... UN MINUtO E MEzZO!
CHE COSA VOLEVA FARE DA GRANDE?
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ARMSTRONG, QUI È LA PORtAEREI ESSEX. DEVI RIENTRARE.
VOLARE
Costruire modellini con i boy scout era divertente, però, a Neil non bastava. Aveva un’autentica passione per ogni cosa in grado di volare. Cominciò a costruirne da solo, armato di tanta determinazione fino a riempire la sua cameretta di oggetti volanti... di tutti i tipi! Poi attese di raggiungere l’età sufficiente, ovvero quindici anni, e cominciò a volare davvero. Investì tutta la sua paghetta in lezioni di volo. Quando compì sedici anni, il 5 agosto 1946, prese il brevetto di volo.
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FOSSE FACILE... SONO IO O QUELLA COSA NON STA FERMA??
L’anno dopo andò all’Università, ovviamente studiò ingegneria aeronautica. Per pagarsi gli studi, accettò una proposta della Marina Militare Americana che copriva i costi universitari dei giovani, in cambio di tre anni di servizio come pilota. Fu così che, a soli vent’anni, Neil si ritrovò ufficiale su una portaerei nell’Oceano Pacifico alla guida di un velocissimo jet. La cosa più difficile, per un pilota della Marina, è atterrare su una portaerei (che vista dall’alto è davvero minuscola!). E Neil lo scoprì molto presto: arrivava sul ponte ad altissima velocità e doveva sperare di agganciare un cavo frenante con un gancio... altrimenti finiva in acqua!
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UNA MISSIONE SENZA SPARI Durante la guerra in Corea, Neil era un pilota militare e svolgeva missioni su un cacciabombardiere. Un mattino di metà ottobre 1951, molto presto, si ritrovò a sorvolare una valle di quella che oggi è la Corea del Nord. In mezzo alla foschia dell’umidità mattutina cominciò a scorgere file e file di uomini, disarmati, in mutande e maglietta. Erano un intero reggimento che stava compiendo gli esercizi ginnici mattutini. Neil si abbassò e si mise sulla giusta traiettoria. Erano in guerra, avrebbe dovuto premere il grilletto e sparare. Avrebbe anche potuto guadagnarsi una medaglia, per l’azione. Invece non se la sentì di sparare. In quel momento erano soltanto degli uomini che si allenavano duramente, e Neil ne rispettò l’impegno. Così li sorvolò, passando basso sopra le loro teste. Tornato alla base non fece rapporto. Anzi, non disse proprio nulla a nessuno. Fu soltanto durante un’intervista rilasciata nel 2005 che rese pubblico questo racconto per la prima volta.
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E QUEI POVERETTI?! MEgLIO FAR FINTA DI NON VEDERLI...
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PROVE DI ATTERRAGGIO NEL DESERTO...
Finito il servizio militare e ottenuta la laurea, nel 1955 Neil trovò lavoro presso il Centro di Ricerca Edwards, nel deserto della California meridionale. La base, che aveva una lunghissima pista d’atterraggio ricavata sul fondale liscio di un lago prosciugato, era il posto perfetto per Neil. Lì si provavano i nuovissimi velivoli che studiavano il volo a velocità superiori al suono: gli aerei supersonici!
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RE T C E S tOP
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GUiDARE AEREI SUPERSONiCI? UN GIOCO DA RAgAZZi! CON L’AUTOMOBILE, INVECE, SONO UN PERICOLO PUBBLiCO. DA GIOVANE SONO FINItO FUORI STRADA ALMENO UN PAIO DI VOLTE. MOLTO MEgLIO GUiDARE NEL CIELO...
È LEI, TI DICO.
MA SE NON LE HAI MAI NEMMENO PARLATO!
... POI NEI BOSCHI
Molti anni prima, all’università, Neil aveva rivelato al suo compagno di stanza di aver visto una ragazza. Gli disse: “È quella giusta”, poi strizzando l’occhio aggiunse: “prima o poi la sposerò, vedrai!” In realtà all’epoca Neil ancora non la conosceva, eppure lui era fatto così: era determinato e paziente. Infatti attese ben tre anni prima di... chiederle di uscire! Alla fine, nel gennaio del 1956, Neil e Janet si sposarono e scelsero come casa una baita nei boschi. Lui viveva alla base dove lavorava, e tornava dalla sua adorata Janet per i fine settimana.
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CAVOLO CAVOLO CAVOLO. ARMSTRONG, DI’ QUALCOSA.
TUTtO SOTTO CONtROLLO. ORA RISOLVO.
VOLARE, SEMPRE VOLARE...
Alla base, a rotazione, un gruppo di piloti portava in volo gli aerei sperimentali e, ovviamente, Neil era sempre uno di loro! Altre volte conduceva gli aerei che accompagnavano le missioni: potevano essere monoposto dalle elevate prestazioni o pesanti pachidermi da trasporto, per Neil non faceva differenza, purché potesse volare, sempre volare... Ecco perché adorava stare alla base, aveva l’opportunità di pilotare quasi tutti i giorni! Nel frattempo nacquero i suoi figli: prima Ricky e Karen poi arrivò Mark, per ultimo. Era il 1963.
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FARE RICERCA: GLI AEREI SPAZIALI
Più tardi Neil venne coinvolto in un altro settore di ricerca: il volo ad altissima quota. Si trattava di arrivare al limitare dell’atmosfera. Con un caccia modificato poteva fare un volo a tutta velocità, in salita quasi verticale, su su fino a che il motore ce la faceva. Ancora più formidabile, però, era l’aereo a razzo X15. Veniva trasportato in volo da un grosso velivolo e lanciato in quota. Con il suo motore a razzo poteva arrivare a 100 km di altezza (a tutti gli effetti era già “spazio”) volando sei volte più veloce del suono. Neil lo pilotò sette volte... col cuore in gola e un enorme sorriso!
SALI! SALI! SALI!
MA DOVE DEVO SALIRE, ANCORA? QUI È FINITO PERSINO IL CIELO!
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UN NUOVO LAVORO
La vita della famiglia Armstrong venne scossa da un’improvvisa perdita: la piccola Karen si ammalò e non ci fu nulla da fare. Neil era molto triste, eppure non ne parlò mai con nessuno, era fatto così: non riusciva a condividere i suoi sentimenti e le sue sensazioni. Si rifugiò nel lavoro, pensava spesso alla sua piccola, ma lavorare lo aiutò. Fu allora che decise di dare una svolta alla sua vita: lesse che la NASA cercava altri astronauti... volare lo rendeva felice da sempre, perché non farlo anche nello spazio? Neil fece domanda per diventare astronauta. Nel settembre del 1962 ricevette una telefonata dal centro spaziale di Houston. Grazie alla sua esperienza con l’X15... era stato scelto! NIENTE MALE QUESTI ASTRONAUTI, EH?
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BAH! TU TI FARESTI SPARARE COME L’UOMO CANNONE DEL CIRCO, CHIUSO DENTRO UNA LATTINA?
SENtE FREDDO?
SECONDO tE?! MICA SONO UN PINgUINO!
ESAMI E TEST
Il periodo di visite mediche, esami psicologici e prove di resistenza fu lungo. Neil affrontò test molto difficili, che lo misero a dura prova, come la resistenza al caldo e al freddo per cominciare. Poi, essere abbandonati per ore in una stanza totalmente buia, senza alcun suono, fino a perdere completamente il senso del tempo. Punture, prelievi, verifiche. Era necessario capire se il suo corpo avrebbe retto alle condizioni che, si pensava, potevano verificarsi durante un viaggio verso la Luna. E non era per nulla scontato. “Sono idoneo?”, si è chiesto spesso lo stesso Neil durante gli esami, finché scoprì che li aveva passati tutti. Era astronauta!
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TESTARE E STUDIARE TUTTO
Il LLTV era un apparecchio speciale che volava mantenendosi in bilico sul getto di un enorme motore a reazione puntato verso il basso. Si poteva manovrare in maniera molto simile al modulo lunare e per questo veniva utilizzato per addestrare gli astronauti che, prima o poi, avrebbero dovuto pilotarne uno sulla Luna. Neil era uno di loro. Il 6 maggio 1968 Neil stava provando un allunaggio, quando qualcosa andò storto. L’apparecchio non rispondeva più ai comandi e si stava inclinando in maniera preoccupante. NEIL! StAI BENE, PER FORTUNA. MA HAI SCASSATO IL SIMULATORE DELL’ALLUNAGGIO!
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Non c’era alternativa: Neil tirò la leva di abbandono e venne sparato lontano. Il suo paracadute si aprì e lui si salvò, mentre l’apparecchio si schiantava e scoppiava in una palla di fuoco. Un secondo in più, e Neil si sarebbe ritrovato in mezzo a quelle fiamme. Eppure, non si fermò nemmeno un minuto per riprendersi, andò subito in ufficio per compilare il rapporto dell’accaduto! I suoi colleghi non potevano credere che si preoccupasse del relitto più che di se stesso! NON È MESSO POI COSÌ MALE, DAI, FORSE SI RIESCE AD AGGIUSTARE...
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UN INCIDENTE SIMULATO
Gran parte dell’addestramento per la missione si svolse nei simulatori. Si trattava di macchine ideate per riprodurre, con la massima fedeltà, le navicelle spaziali: nei comandi, nei movimenti, in ciò che si vedeva dai finestrini. Alle simulazioni spesso partecipava anche il personale della sala di controllo. I gestori dei simulatori creavano delle situazioni di emergenza per addestrare tutti a reagire risolvendo i problemi nel modo migliore possibile. Un giorno una situazione simulata andò piuttosto male, e la sala controllo ordinò a Neil di interrompere la discesa, riaccendere il motore e abbandonare l’allunaggio. Ma Neil continuò. Così, com’era prevedibile, si schiantò sulla superficie lunare, morendo e uccidendo anche Buzz, il suo compagno nella missione... per fortuna era tutto simulato: anche il risultato! Buzz gli fece un’espressione accigliata. “E se succedesse anche quando tenteremo sul serio? Durante le simulazioni è meglio non schiantarsi!” Per Neil era stata l’occasione per mettere alla prova la sala di controllo. Avrebbe potuto annullare la discesa, ma voleva sapere come si sarebbero comportati gli altri se non l’avesse fatto...
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RUZZOLARE NELLO SPAZIO
Durante la prima missione nello spazio, nel 1965, Neil si trovò in una situazione davvero drammatica. Era su una navicella a due posti chiamata Gemini VIII in orbita attorno alla Terra. Aveva appena agganciato alla navicella un apparecchio chiamato Agena. Si trattava di un esercizio di addestramento per le manovre che sarebbero servite nelle missioni Apollo. Un attimo dopo aver eseguito la manovra, la navicella Gemini agganciata ad Agena cominciò a ruotare su se stessa. Un guasto! NEIL! SIAMO A PIÙ DI UN gIRO AL SECONDO! INTERROMPIAMO PRIMA DI DIVENTARE DUE FRAPPÈ...
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Svelto Neil si consultò con il suo co-pilota, Dave Scott, e decise di staccarsi dall’Agena, ma la situazione peggiorò: la Gemini girava sempre più velocemente. In pochi minuti sembrava un’autentica trottola! E, all’interno della navicella, mantenere la lucidità, era sempre più difficile: tutto girava, anche la testa... Neil prese una decisione: attivò il sistema di controllo per il rientro in atmosfera, stabilizzando la navicella, ma, allo stesso tempo, obbligandola a interrompere la missione in anticipo. Fu la decisione giusta. Dovevano restare nello spazio tre giorni, invece rientrarono dopo appena otto ore... sani e salvi, però!
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DOBBIAMO TROVARE IL MODO PER CALARE L’EQUIPAGGIAMENTO.
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CHE NE DICi DI UN FILO PER STENDERE LA BIANCHERIA?
ERA DAVVERO COSÌ AVANTI?
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SIAMO UN GRUPPO DI AMICHEVOLI ESTRANEI!
COLLEGHI SPAZIALI
DEVO FARE UN VIAGGIO NELLO SPAZIO CON QUESTO QUI???
Dopo diversi voli di collaudo, la quinta missione, l’Apollo 11, era pronta alla partenza. L’equipaggio era formato da Neil Armstrong, Mike Collins e Buzz Aldrin. Ognuno di loro aveva già volato nello spazio. Erano tutti molto preparati e affidabili. E tutti non vedevano l’ora di decollare... anche se, tra loro, non era ancora scoppiata l’amicizia che aveva invece legato gli equipaggi delle missioni precedenti. Ma l’impresa che li attendeva li avrebbe uniti per sempre! Al momento del lancio, i tre astronauti si trovavano in cima a un razzo alto come… un grattacielo di 35 piani ed erano legati su delle brandine puntate verso l’alto...
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CAVALCARE IL FUOCO
Partì il conto alla rovescia, poi cinque immensi motori si accesero sputando un’enorme fiammata lunga centinaia di metri. Neil strinse i denti: il suo sogno si stava avverando! Il razzo, chiamato Saturno V, era formato di 3 stadi, come se fossero 3 missili impilati uno sull’altro. L’ultimo stadio serviva a sparare la navicella spaziale verso la Luna, per un viaggio che sarebbe durato tre giorni. Funzionò! L’Apollo 11 si ritrovò nell’orbita della Luna. Neil fissava fuori dal finestrino. Erano a circa 100 km di quota. Neil e Buzz salutarono Mike, che sarebbe rimasto sul CSM, e si prepararono a scendere. RAgAzZI È IL VOStRO MOMENTO. VIVA L’AMERICA!
NON FARE SCHERzI E ASPETtACI, EH! CHE DA SOLO LA STRADA DI CASA NON LA tROVI!
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SIAMO NEL PUNTO GIUSTO?
Dopo il distacco dal CSM, il modulo lunare accese il suo motore di discesa per rallentare e cominciare la caduta controllata verso la superficie della Luna. C’era un computer di navigazione che monitorava la traiettoria mentre Neil e Buzz dovevano verificare di trovarsi sempre nel punto previsto. L’Apollo 10, che era passato da lì qualche mese prima, senza tentare l’allunaggio, aveva scattato moltissime foto. Neil le aveva studiate a memoria! Conosceva a menadito ogni collina, montagna e cratere lungo il percorso che avrebbe portato l’Apollo 11 al luogo di allunaggio. I PIANI DICEVANO CHE DOVEVAMO POSARCI QUI.
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Durante la prima fase della discesa, per permettere di orientare l’antenna radio verso la Terra, il modulo lunare volò a “pancia in su”... Lui e Buzz non potevano vedere nulla. Neil doveva fidarsi degli strumenti. “Siamo nel punto giusto?” si chiese preoccupato. Il programma prevedeva la rotazione della navicella e quando finalmente si attivò un sistema più preciso per misurare l’altezza, a Neil sorse subito un grosso dubbio: erano troppo alti! Rischiavano di posare le gambe del modulo lunare ben oltre il punto previsto...
TRA IL DIRE E IL FARE C’È DI MEzZO UN MARE... DI PIETRE!
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ALLARME!
Si accese una spia, suonò una sirena! Buzz e Neil si scambiarono un’occhiata: “Che succede ora?” Sul piccolo schermo del computer comparve una scritta: 1202. Neil comunicò il problema al centro controllo della missione, a Houston. Dalla base risposero convinti: nessun problema. I due astronauti potevano procedere. Eppure l’allarme suonò ancora e ancora. Neil faticò a ignorarlo. Nel frattempo, assieme a Buzz, cercavano di capire dove fossero.
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RE T C E S tOP
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A TERRA SAPEVANO CHE L’ALLARME 1202 POTEVA SUONARE E CHE NON ERA PERICOLOSO PER LA MISSIONE... MA SI ERANO DIMENTiCATi DI DIRCELO. SE L’AVESSIMO SAPUtO, SAREMMO STATI Più TRANQUILLi.
GUIDO IO!
Quando erano quasi giù, e il suolo della Luna era all’orizzonte, Neil capì che qualcosa non andava: il punto prescelto dal computer di bordo era in realtà pieno di rocce e massi. Fu in quel momento che prese un’importante decisione. Afferrò la leva di comando e disinserì il pilota automatico. Da solo, guardando fuori dal finestrino, con determinazione e coraggio, pilotò il LM verso un punto sicuro dove appoggiarsi. Intanto Buzz gli leggeva i dati dai quadranti: altezza, velocità verticale e velocità orizzontale. Una squadra perfetta! PASSO AL CONTROLLO MANUALE, GUIDO IO!.
OK. FORtUNA CHE NON È UN’AUTO!
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FAI PRESTO, NEIL!
Buzz non guardò mai fuori dal suo finestrino: i suoi occhi erano puntati sui quadranti. Ce n’era uno che lo preoccupava molto: il livello del carburante. Nel frattempo Neil continuava a mantenersi in volo, in cerca del punto giusto dove posarsi, solo che il carburante si consumava velocemente. E Buzz era sempre più teso: ormai ne restava così poco che il motore sarebbe rimasto acceso per appena trenta secondi ancora... “Fai presto, Neil!” urlò al compagno.
NEIL! CI SCHIANtIAMO FRA ESAtTAMENTE... 30 SECONDI! IL SOLiTO PIGNOLO!
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HO IMPARATO A MUOVERMI CON LA LEGGEREzZA DI UNA FARFALLA...
SÌ, UNA FARFALLA MOLtO gROSSA!
L’AQUILA SI È POSATA
Finalmente Neil lo vide: il punto giusto. Pilotando con cura, adagiò il modulo lunare sulla superficie. Il tempo di una pacca sulla spalla e una stretta di mano con Buzz, poi erano di nuovo al lavoro. Dopo un veloce pranzo lunare, i due astronauti cominciarono a indossare le tute speciali per uscire all’aperto. Un’impresa facile? Tutt’altro! Lo spazio all’interno del LM era limitato, mentre le tute erano voluminose. Per non parlare degli zaini da mettersi sulla schiena, con i sistemi per respirare e mantenere il corpo alla giusta temperatura: erano enormi! Così, muovendosi, Buzz urtò la levetta di un interruttore e la ruppe. Era il comando per riaccendere il motore per tornare a casa. Neil fece un lungo respiro. “Calma” pensò, “una soluzione si trova”.
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IL MOMENTO DI USCIRE
Prima di poter aprire il portello, occorreva far uscire in maniera controllata tutta l’aria dal modulo lunare, altrimenti sarebbe scoppiato come... un palloncino forato da uno spillo! Nel frattempo, i due astronauti, ben protetti dentro le tute, avevano la loro scorta di ossigeno personale. Neil e Buzz ci misero un po’ per aprire il portello ma, finalmente, la Luna era di fronte a loro. Neil la fissò alcuni istanti. Solo la scaletta lo separava dal suo sogno... Si inginocchiò voltandosi, in modo che fossero i piedi a sbucare per primi, poi strisciò fuori calandosi dalla scaletta. Arrivato alla base dell’Apollo 11, compì l’ultimo passo. Il cuore gli batteva all’impazzata, era emozionato come non mai. A quel punto pronunciò alcune parole che passarono alla Storia...
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VEDI DI NON INCIAMPARE, CON IL tUO GRANDE BALZO! È UN PICCOLO PASSO PER UN UOMO, MA UN gRANDE BALzO PER L’UMANITÀ!
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LA BANDIERA
Dall’Apollo 11, Buzz si diede da fare per passare a Neil diversi accessori dal modulo lunare. Sfruttarono un sistema a cavo che era stato proprio Neil a suggerire, durante lo sviluppo del LM. L’astronauta sorrise, le sue idee funzionavano. Pochi minuti più tardi, Buzz lo raggiunse sulla Luna. Era il momento di piantare la bandiera. Non fu facile perché la superficie, sotto uno strato di fine sabbia, era molto dura. In più l’asta non voleva saperne di stare dritta. Neil temeva che il momento solenne si trasformasse... in una solenne figuraccia! NON SI PIANtA. CHE FIGURACCIA!
SERVE AIUTO?
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PRONTO, CHI PARLA?
Neil e Buzz passarono due ore e mezza all’aperto, sulla Luna. C’erano un sacco di cose da fare, tra cui esperimenti scientifici da condurre, reperti di rocce da raccogliere, fotografie da scattare... Ad un certo punto, il controllo missione li contattò. C’era una telefonata inaspettata per loro. Era niente meno che il presidente degli Stati Uniti! Neil però era un po’ preoccupato dallo scorrere del tempo: ogni minuto sulla superficie lunare era preziosissimo. Per fortuna, il presidente fu di poche parole: Neil non vedeva l’ora di rimettersi al lavoro... PRONTO, SONO IL PRESIDENTE! POSSO PARALRE CON NEIL ARMSTRONG?
DITEGLI CHE STO FACENDO LA DOCCIA!
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PROVARE, SPERIMENTARE, SAPERE
Mentre era sulla superficie lunare Neil ha lasciato libera la sua mente curiosa e ne ha seguito le idee. Una delle cose che provò, per esempio, fu capire quale era l’andatura più comoda. Infatti sulla Luna la forza di gravità è molto più bassa e ogni cosa (compresi gli astronauti!) pesa appena un sesto del proprio peso reale. Considerando anche la tuta e il pesantissimo zaino... Neil pesava comunque molto meno del solito!
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RE T C E S tOP
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PROVA A IMMAGINARE QUANtO POTRESTi MUOVERTI LEGGERO, SE PESASSI UN SESTO DEL tUO PESO ATTUALE SULLA TERRA. OgNI SALTELLO POTREBBE TRASFORMARSI IN UN BALZO DEgNO DI UN VERO CAMPIONE!
IL SALTO IN ALTO NON È PROPRIO IL MIO FORtE, MA PROVIAMOCI...
Neil provò diverse andature: lunghi passi da gigante, salti a piedi uniti, infine balzelli alternati. Quando poi arrivò il momento di rientrare nel modulo lunare, volle fare un ultimo esperimento: quale piolo della scaletta poteva raggiungere saltando il più in alto possibile? Si lanciò e arrivò al terzo, a quasi due metri di altezza! Giusto per sapere...
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UN SALUTO
Poco prima di lasciare la Luna, Neil depose sulla superficie alcune medaglie per commemorare le vittime della conquista dello spazio. Yuri Gagarin era morto di recente in un incidente aereo, mentre un altro cosmonauta non era riuscito a tornare dallo spazio. E poi c’erano i tre astronauti rimasti vittima nel rogo dell’Apollo 1, durante un test. Uno di questi, Ed White, era il suo migliore amico e Neil sapeva che quel suo viaggio, lì sulla Luna, era anche in suo onore.
QUESTA È PER TE, ED, AMICO MIO... TI SAREBBE PIACIUTO IL “FORMAGGIO”...
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VERSO CASA
Poi, Neil e Buzz si prepararono al ritorno. Per alleggerire il modulo lunare e semplificare il rientro, lasciarono sulla Luna gli zaini e altre attrezzature ormai inutili. Poi, dovevano aggiustare l’interruttore rotto qualche ora prima. Buzz propose di usare una penna e Neil si mise subito all’opera... Funzionò! La parte superiore del modulo lunare sfrecciò via, verso l’orbita lunare, dove c’era Mike Collins che li aspettava nel CSM. Era una fase difficile, perché se qualcosa fosse andato storto c’era il rischio di perdersi per sempre nello spazio. Tutto filò liscio. Ben presto i tre si riunirono nella navicella e, dopo tre giorni di viaggio, ritornarono sani e salvi sulla Terra. La missione durò otto giorni, dal 16 al 24 luglio 1969. ALLORA, SIAMO PRONTI PER PARtIRE?
ASPETTA, CI SIAMO DIMENTICATI DI BUTTARE LA SPAzZATURA!
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LA VITA A BORDO DELL’APOLLO
DORMIRE Due astronauti potevano riposare in una posizione “comoda”: avevano una specie di sacco a pelo in un vano sotto i seggiolini. Il terzo, quello “di guardia”, si legava sopra, vicino agli strumenti. Doveva legarsi perché, altrimenti, in assenza di gravità, finiva a “svolazzare” ovunque rischiando di toccare qualche interruttore! MANGIARE C’era un’ampia scorta di cibo tritato e liofilizzato (cioè reso asciutto come una polverina) dentro speciali sacchettini di plastica. Gli astronauti ci spruzzavano all’interno un po’ di acqua calda e, massaggiando il sacchetto, rigeneravano il cibo trasformandolo in una specie di purè. Alla fine ogni sacchetto poteva contenere pasta, zuppe, carne... BISOGNI Fare pipì non era difficile: si faceva in un apposito tubo che poi spruzzava l’urina nello spazio. Gli altri bisogni andavano fatti in un sacchetto. L’intimità però non era tanta: i tre astronauti si trovavano in uno spazio simile a quello di una grande automobile!
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ARRIVEREMO BENE SULLA LUNA...
OGGI ARROStO DI VITELLO E PAtATE... GIÀ MASTICATE, PERò!
EHM, RAGAZzI... POTRESTE VOLTARVI? MI SENTO OSSERVATO...
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L’IMPORTANTE È NON URtARE NIENTE QUANDO INDOSSATE GLI zAINI, FIDAtEVI...
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TU HAI IMPARATO A MUOVERTI COME UNA FARFALLA, LO SAPPIAMO...
E DOPO DI LUI?
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CHISSÀ COME VA A FINIRE…
UN’IMPORTANTE ESPERIENZA
Le lezioni apprese da Neil e dai suoi due colleghi durante la prima missione lunare sono state fondamentali per affinare e migliorare le tecniche utilizzate nei viaggi successivi. Dopo l’Apollo 11, altre 6 missioni partirono alla volta della Luna e furono tutte un successo, anche grazie a quanto condiviso da Neil e dai suoi colleghi. Solo l’equipaggio dell’Apollo 13 fu sfortunato: in seguito a un guasto, poi a un’esplosione, fu costretto a rientrare senza scendere sulla Luna.
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MISURARE... L’ACQUA!
Uno degli aspetti impossibili da prevedere era quanta acqua sarebbe stata consumata durante le “passeggiate” sulla Luna. L’acqua infatti era fondamentale: oltre a dissetare gli uomini, veniva usata per rinfrescare o riscaldare i loro corpi (sulla Luna, al sole fa caldissimo, all’ombra freddissimo). Dopo la sua spedizione lunare, durata poco più di due ore e mezza, Neil misurò quanta acqua era rimasta nel suo zaino. Sulla base di questi dati, fu possibile calcolare che le passeggiate potevano durare... molto di più! Gli astronauti dell’Apollo 17 fecero tre lunghe uscite. La più lunga in assoluto fu la seconda, che durò 7 ore e 36 minuti: circa il triplo rispetto a quella di Armstrong! A ME È AVANZAtA MOLTISSIMA ACQUA, POTEVAMO REStARE FUORI DI PIÙ.
BENE, HO PROPRiO BISOGNO DI UN BAGNO...
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È COME SABBIA FINISSIMA, SEMBRA tALCO...
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MALEDETtE IMPRONTE... ORA NEIL SCOPRIRÀ CHE HO SBAgLIATO DIREzIONE!
IL SUOLO LUNARE
Un altro aspetto di grande interesse (e di grande mistero!) per i tecnici delle missioni Apollo era la resistenza e le caratteristiche del terreno lunare. Roccia, ghiaia, sabbia, polvere? Ai tempi circolava addirittura la battuta che fosse fatto di formaggio verde! Prima che l’Apollo 11 si posasse sulla Luna, gli scienziati americani non erano certi che il terreno ne avrebbe retto il peso. E se il LM fosse sprofondato? E se le scarpe degli astronauti fossero rimaste impantanate in una specie di fango asciutto, bloccandoli? E poi, fino a che distanza era sicuro allontanarsi dal LM? Quanto tempo ci voleva a percorrere una certa distanza? Neil e Buzz fecero fotografie delle loro impronte per permettere ai tecnici di capire come il terreno reagiva ai pesi. Inoltre, le prove di camminata di Neil diedero preziose informazioni su quanto muoversi sulla Luna fosse faticoso. Grazie alle loro indicazioni, nelle ultime tre missioni fu portata sulla Luna una piccola automobile elettrica, con la quale gli astronauti potevano coprire grosse distanze ed esplorare territori sempre più vasti. Così, l’Apollo 17 poté percorrere ben 25 km circa di strada!
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ASTRONAUTI IN SCATOLA
Dopo il rientro, sulla nave al largo delle isole Hawaii, i tre astronauti furono messi in quarantena. Alcuni scienziati temevano che sulla Luna potessero esserci dei germi che, sulla Terra, rischiavano di provocare un’epidemia mortale per la razza umana. Così, Neil, Buzz e Mike finirono per tre settimane in una specie di roulotte sigillata. In pratica vissero dentro una scatola! Nel frattempo, la loro salute veniva tenuta sotto controllo. Alla fine non fu trovato alcun germe e i tre poterono uscire alla luce del sole.
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RE T C E S tOP
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IL MIO ULTiMO PENSiERO PRiMA DI SALUTARE LA LUNA? NON L’HO MAI RIVELATO A NESSUNO: HO RICORDATO LA MIA PICCOLA KAREN.
MI DICA, COM’ERA LA LUNA?
UN’ESPERIENzA FUORI DAL MONDO!
PILOTA O STAR?
Ancora rinchiusi nella roulotte, i tre vennero trasportati dalle Hawaii verso casa, a Houston, un po’ in aereo e un po’ per strada. Lungo il percorso, i tre cominciarono a capire come sarebbe stata la loro vita futura... Folle di fan adoranti li inseguivano, trasmettendo tutto il loro entusiasmo. Quando finalmente furono dichiarati sani e poterono uscire, per Neil cominciò un lungo periodo di cerimonie senza fine: strette di mano continue, domande ripetute milioni di volte... fu divertente, ma anche un po’ stancante!
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EROE MONDIALE
Tornare sulla Terra, dopo aver passeggiato sulla Luna non è facile. Quando si è raggiunto un obbiettivo talmente fantastico, cosa si può fare, dopo, per riprovare le stesse emozioni? A tutto ciò, si deve aggiungere che Neil ormai era un eroe noto in tutto il mondo. Milioni di persone gli scrivevano, gli mandavano regali, gli ponevano domande, gli chiedevano autografi e fotografie... e protestavano se non rispondeva subito! All’inizio la Nasa gli mise a disposizione qualche segretaria, ma la quantità di lettere che riceveva era tale da finire sommerso! ECCO QUALCHE ALTRA LEtTERINA DA LEGGERE…
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ANCORA? è STAtO MENO FATICOSO ANDARE SULLA LUNA!
E QUESTO È COME SI FORMA L’ATTRITO SU UN’ALA. DOMANDE?
SÌ, iO! COME SONO FAtTi GLi ALiENI LUNARI?
LA PRIMA PASSIONE
Nel 1971 Neil lasciò la NASA e il suo lavoro da astronauta. Decise di dedicarsi alla sua prima passione, l’ingegneria aeronautica, diventando uno stimato professore universitario. La sua disponibilità verso studenti e colleghi era proverbiale. Guardandolo alla lavagna, così tranquillo, era difficile immaginare l’uomo coraggioso e con tanto sangue freddo che aveva pilotato il modulo lunare...
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RIUTILIZZABILE?
Dopo l’Apollo, gli scienziati americani si dedicarono allo sviluppo dello Space Shuttle. Un’astronave riutilizzabile che partiva come un missile e rientrava come un aeroplano. Ne furono costruite in tutto 5, e insieme compirono 135 missioni nell’arco di trent’anni! Non sempre le missioni andarono bene, in particolare un decollo e un atterraggio furono molto problematici e le due astronavi finirono distrutte.
RIUtILIZzABILI UN ACCIDENTE!
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SI È SPENTO OGGI L’ASTRONAUTA NEIL ARMSTRONg…
E PER NON ESSERE INCIAMPAtO!
GRAZIE PER IL TUO GRANDE BALzO, NEIL...
UNA STAZIONE SPAZIALE SEMPRE IN ORBITA
Trasportando nello spazio vari componenti, lo Space Shuttle contribuì alla costruzione della ISS: una grande stazione spaziale... orbitante! Tuttora si trova nello spazio e viene costantemente abitata da una mezza dozzina di astronauti di diverse nazionalità. Insieme collaborano a nuove ricerche scientifiche, condividono progetti, e sognano di fare nuove esplorazioni nello spazio come quella di Neil sulla Luna. Chissà, la prossima destinazione potrebbe essere Marte, o qualche altro pianeta ancora da scoprire...
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IN CONTEMPORANEA NEL RESTO DEL MONDO... 1939 Scoppia la Seconda Guerra Mondiale, una guerra terribile
ed estesissima che coinvolge l’Europa, la Russia e le isole dell’Oceano Pacifico e termina con l’esplosione delle bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki, in Giappone.
1960 Il Trieste, un sottomarino per grandi profondità arriva in un punto mai raggiunto prima: la Fossa delle Marianne al largo del Giappone, ben 10.950 metri sotto il livello del mare. A bordo ci sono due esploratori: lo svizzero Auguste Piccard e l’americano Don Walsh.
1967 In Sud Africa, a Città del Capo, il chirurgo Christiaan Barnard esegue il primo trapianto di cuore su un essere umano.
1974 In Etiopia, Donald Johanson, un paleontologo americano,
fa una scoperta sorprendente: uno scheletro umanoide. Si tratta di una femmina di australopiteco vissuta circa... 3,2 milioni di anni fa! Viene chiamata Lucy.
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SOTTOMARINO tRiESTE
AUSTRALOPITECO LUCY
BOMBA ATOMICA
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IDENTIKIT
iL MIO tEMPO Sono nato nel 1930
DELL’ASTRONAUTA SONO ALTO 1 METRO E 80, HO UN SORRiSO AFFASCINANtE E gLI OCCHi CHiARI. NON SONO TROPPO MUSCOLOSO, MA MI TENGO IN FORMA.
Sono morto nel 2012 i MIEI LUOGHI Sono americano, ma sono un cittadino del mondo. Anzi, dell’universo! Sono nato nell’Ohio, e ho vissuto a lungo in California e nel Texas i MIEI GUStI Adoro gli spaghetti, e mi piacciono molto le patate saltate con le cipolle. Li avevo anche nello spazio... ma tritati!
LE MIE PASSIONi, LE MIE EMOzIONi Mi piace la musica, amo suonare con gli amici. Mi piace scherzare in compagnia
Non mi piace essere al centro dell’attenzione
LE MIE IMPRESE La più importante? Ho fatto una passeggiata sulla Luna!
Ma la più difficile è stata di certo pilotare il Modulo Lunare
LA MIA FAMA Dicono che sono un tipo un po’ freddo
In realtà non mi piace parlare a vanvera
i MiEI PREGi, i MiEI DIFETTI La curiosità. Voglio sempre sapere come funzionano le cose
Siccome parlo poco, a volte la gente non mi capisce fino in fondo
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