Dario Fo
Picasso desnudo a cura di Franca Rame e Chiara Porro
4 Picasso si immagina come fosse da bambino.
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“Ho inventato Picasso” Come frontespizio alla storia di Pablo Picasso abbiamo scelto questa sua dichiarazione: “Sono venuto al mondo nel 1881, in ottobre, e devo dirlo ero un bimbo molto dotato nella pittura! Ho avuto difficoltà a farmi conoscere all’inizio, come succede a ogni giovane che intraprenda il cammino dell’arte. Poi, sempre con fatica, mi sono fatto apprezzare, quindi più tardi ho compiuto la più importante delle mie azioni: ho inventato Picasso. Sono stato fortunato, la sorte mi ha regalato come primo insegnante di pittura nientemeno che mio padre, don José, professore all’Accademia di Belle Arti in Malaga. Ero ancora un ragazzino quando mio padre rimase letteralmente sconvolto nello scoprire una mia pittura – di cui lui stesso mi aveva dettato il tema – un dipinto di fattura talmente straordinaria da mandarlo in crisi. Nello stesso giorno mio padre decise di regalarmi la sua tavolozza, le tele e i colori e da allora non dipinse più. Da subito ho imparato ad amare i grandi pittori antichi, pittori del mio Paese: Velázquez, El Greco e Goya, quest’ultimo famoso per la Maja vestida e la Maja desnuda. A proposito di questo stupendo doppio ritratto di donna mi sono subito chiesto: ‘Ma perché, dopo aver dipinto questa sua innamorata dolcemente sdraiata su una chaise-longue, indossante un abito così raffinato, Goya l’ha poi spogliata nuda nello stesso atteggiamento mostrandola così a tutta la città? È semplice, Francisco amava questa donna più d’ogni altra creatura al mondo, quindi l’ha mostrata ignuda non perché volesse vendicarsi e punirla per essere stato tradito e abbandonato, come pensano stupidamente certi eruditi commentatori, ma per farle un grande dono: denudarla perché ognuno potesse rendersi conto per intero di quanto fosse impossibile non perdere la testa per lei’.
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5 Autoritratto di Picasso.
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6 Il padre di Pablo scopre le incredibili doti pittoriche del figlio. 7 Venere allo specchio (da Velazquez, Venere e Cupido).
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8 El Greco-Picasso.
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9, 10 Madrid, Museo del Prado. Francisco Goya, La Maya vestida e La Maya desnuda (1800), 95 x 190, olio su tela.
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11 La toilette de la mère. 12 Suonatore di flauto del periodo blu.
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Non capita tutti i giorni di incontrare Venere in persona! A proposito di opere sublimi Pablo soleva ripetere un paradossale concetto: “La mediocrità di un pittore la si misura osservando come faccia propria l’opera di un grande artista. Quasi sempre il pittore in questione dichiara di non copiare l’opera del grande maestro, ma di ispirarsi a lui. Ed è qui la stupida banalità: infatti un pittore di grande qualità – e scusate se io mi permetto di pensare di essere uno di quelli – non si limita mai a tradurre l’emozione che gli procura un grande maestro, ma si prende tutto intero il suo dipinto: colori, forme, linguaggio, e si porta via anche la cornice se scopre che è di valore”.
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Arlecchino È noto che il suo primo periodo pittorico è detto blu, periodo durante il quale ritrasse una popolazione ai margini della società: personaggi del circo, giocolieri e attori di strada. Bimbi che imparano dalle madri l’arte dell’acrobazia e che si lanciano rotolando nell’aria con leggerezza ed eleganza straordinarie. Picasso amava molto lo spettacolo, in particolare il teatro satirico, come quello proveniente dalla Commedia dell’Arte. Non a caso il personaggio che Pablo ha fatto fisicamente e spiritualmente proprio, è Arlecchino. Conosciamo decine, anzi centinaia di disegni e suoi dipinti in cui Picasso si ritrae addobbato di questa maschera di servo furbo, spietato e candido insieme, una maschera di cui egli conosce tutti i paradossi e i lazzi: le giullarate, gli sberleffi, lo sghignazzo e soprattutto l’insulto al potere.
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Ho voluto condurre una indagine, e in biblioteche diverse, a co-
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