Storie Piccole

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In cima alla collina

Fuori dalla cittĂ , lontano dal paese, in cima alla collina, vicino a un bosco verde, c’è una casa bianca con le finestre aperte.


Fuori dalla casa,

davanti alle finestre,

sotto alla tettoia, sopra a un tavolaccio, c’è una donnina che impasta una focaccia.

Dietro alla tettoia, giù per la collina, dentro al bosco verde, in mezzo a rami e foglie, c’è un omino che cerca le nocciole.


Vicino alla collina, in mezzo al prato in fiore, su una coperta calda, davanti a un gatto grigio, c’è un bambino che piange perché ha fame.

Dal

giù

per

In mezzo al bosco verde, l’omino sente il pianto. Accanto alla sua casa, la donna sente il pianto.

a,

bos

co

as al c

al

ed

il se

da,

ntie

stra a l l e id

ss

sui sa

ro, fino al prato in fiore,

l’omino e la donnina raggiungono il bambino.

Dentro alla casa bianca, accanto alla cucina, intorno al fuoco acceso, su una tovaglia a fiori, l’omino e la donnina, il gatto e il bambino sorridono mangiando focaccia alle nocciole.


L’albero di passerotti

Un giorno, Evan trova un passerotto morto e scava una buca in giardino per seppellirlo. «Cosa fai?» gli chiede Romeo.

Qualche tempo dopo, Evan scopre che è nata una piantina.

«Metto questo passerotto sottoterra» dice Evan. «Così poi cresce un albero di passerotti.» Romeo, che la sa lunga sui semi e le piante, scoppia a ridere: «Che sciocchezza! Non esistono alberi di passeri!»

«Hai visto?» dice. «È il mio albero di passerotti.» «Sciocchezze!» risponde Romeo. «Quella lì è una pianta di ciliegie. Non esistono alberi di passeri!»


Dopo alcuni mesi, il ciliegio di Evan è diventato grande. Dopo altri mesi, si riempie di fiori.

E quando comincia l’estate, il ciliegio è carico di ciliegie.

Di lì a poco, per ogni ciliegia sull’albero arriva un passerotto che cinguetta e becchetta. «Hai visto?» dice Evan a Romeo. «Ecco il mio albero di passerotti!»

Romeo non dice nulla, o forse dice qualcosa: ma i passerotti cinguettano così forte che nessuno se ne accorge.


Il bagno di Tommaso La mamma dice a Tommaso: «La cena è pronta, la vasca è piena. Corri a farti il bagno!»

Ma quando Tommaso arriva in bagno, trova la vasca vuota. «Dov’è l’acqua?» chiede Tommaso.

«L’ho bevuta tutta, perché avevo la gola asciutta» gli risponde la vasca da bagno. «E perché avevi la gola asciutta?» chiede Tommaso. «Per colpa del sapone senza sonno che voleva mille ninne nanne.»


«E tu, perché sei senza sonno?» chiede Tommaso al sapone.

«Per colpa dei borbottìi del bidè, che questa notte diceva sempre OHIMÈ!»

«E tu, perché dicevi OHIMÈ?» chiede Tommaso al bidè.

«Per colpa dei guanti in vera spugna, che gemevano e facevano la lagna.»

«Per colpa della doccia che piangeva a goccia a goccia.»

«E voi, perché facevate la lagna?» chiede Tommaso ai guanti in vera spugna.


«E tu, perché piangi a goccia a goccia?» chiede Tommaso alla doccia. «Perché qualcuno non ha stretto fino in fondo il rubinetto!» dice la doccia.

Tommaso chiude bene il rubinetto. La doccia smette di piangere, i guanti di fare la lagna,

il bidè di borbottare,

il sapone prende sonno

e la vasca non canta più ninne nanne.


E il giorno dopo, all’ora di cena, Tommaso trova la vasca piena.


I piedi piantagrane

Questa notte i piedi di Saina fanno i capricci. «Ho caldo!» dice Piede Sinistro, e calcia via le coperte.

«Ho freddo!» dice Piede Destro, e riacchiappa le coperte.

Le lenzuola si aggrovigliano e Saina non riesce più a dormire. Vuole scendere dal letto,

ma Piede Destro dice: «Scendo prima io!» E Piede Sinistro: «No, tocca a me!»


Sinistro salta a terra per primo

Saina vuole mettersi le pantofole, ma Piede Destro dice: «Voglio l’altra pantofola.»

e Destro, per la rabbia, picchia forte sul pavimento.

E Piede Sinistro: «No! Quella è mia!»


Si mettono a litigare, finché Saina inciampa e cade a terra.

«Adesso basta!» dice Saina con le lacrime agli occhi. «Sono stufa!»


La nonna si sveglia. «Non arrabbiarti, Saina» dice la nonna, prendendo Destro e Sinistro nelle sue mani calde. «Quando i piedi litigano, la cosa migliore è cantare una canzone.»

P iedi di s alti da

pane pan na piedi di ane gri lli salti da r

piedi di pane piedi di panna

m orbidi p assi morbida nanna canta la nonna massaggiandoli piano.

Destro e Sinistro tornano a letto, si infilano tranquilli sotto le lenzuola e Saina fa un lungo sonno fino al mattino.


La famiglia Chicchi Ricchi

Come ogni domenica, il signor Chicchi Ricchi porta la famiglia a passeggio. «Un due tre, tutti in fila dietro a me!» dice, e parte a testa alta.

Cammina cammina, Chicco Ciuccio si sente stanco: «Senza uno c’è ancora qualcuno!» pensa, e si stende a riposare all’ombra di un fungo.

Dietro di lui zampetta la signora Chicchi Ricchi, seguita dai tre figli: Chicco Riccio, Chicco Ciccio e Chicco Ciuccio.

Gli altri quattro vanno avanti, e passano vicino a un prato di fragoline.


Chicco Ciccio ha fame. «Senza uno c’è ancora qualcuno!» pensa, e si ferma a fare merenda.

Poco dopo, la signora Chicchi Ricchi incontra l’amica Cocca Roca. «Senza uno c’è ancora qualcuno!» pensa, e rimane a parlare con Cocca Roca.

Dopo un po’, arrivano al lago delle anatre. Chicco Riccio vorrebbe giocare con gli anatroccoli. «Senza uno c’è ancora qualcuno!» pensa, e si ferma con loro.

Il signor Chicchi Ricchi continua a passeggiare tutto impettito, fino a quando si accorge di essere rimasto da solo. «Chicchi Ricchi tutti qui! Chicchi Ricchi chicchirichì!» Ma come succede ogni volta, il gallo si sgola e nessuno lo ascolta!


Se si ammala la cicala

Sotto l’ulivo in riva al mare, la cicala racconta storie per tutti quelli che passano di lì. Le sue storie sono così belle, e la cicala le racconta così bene

che perfino le formiche rallentano il cammino per starla ad ascoltare e la farfalla sul girasole si dimentica di spiccare il volo.

Un giorno però... un vento freddo arriva dal mare e avvolge l’ulivo. In un batter d’occhio, la cicala si ammala. «La cicala ha l’influenza!» annuncia il ragno rosso. «OHI OHI!» sospira la cicala.

«La cicala ha il mal di gola!» annuncia la libellula. «COFF! COFF!» tossisce la cicala.


«La cicala ha il raffreddore!» annuncia il bruco verde. «ETCIÙ!» starnutisce la cicala.

Le formiche le costruiscono un letto di petali, il bruco porta una foglia come coperta e il ragno tesse una sciarpa leggerissima.

Arriva l’ape e chiede: «Che succede?» «La cicala ha il mal di gola, l’influenza e il raffreddore!» «ETCIÙ! ETCIÙ! ETCIÙ!» «E io ho la soluzione!» dice l’ape, e lascia cadere in bocca alla cicala una goccia di miele dorato.

«Che buodo! Grazie abici, bi seddo già boldo beglio!» sorride la cicala. «Dobadi vi raccoddo uda storia duova!»

E la storia l’ha applaudita chi la storia l’ha sentita.


Leonardo e il drago

Dietro casa di Leonardo c’è un giardino.

Oltre il giardino c’è un campo di pannocchie.

In mezzo al campo di pannocchie vive un piccolo drago tutto rosso, dalla cresta sulla testa alle unghie lunghe, ai piedi.

Quando Leonardo fa i capricci, il piccolo drago rosso aggrotta le sopracciglia, brontola e mormora parole misteriose.


Si sentono molti rumori scricchiolanti in mezzo alle piante di pannocchie.

Quando Leonardo fa il bravo, il piccolo drago sorride e sussurra canzoni sottovoce, e ogni tanto forse anche sgranocchia una pannocchia.

E quando viene la macchina per tagliare le piante del campo, Leonardo avverte il piccolo drago e gli dice: ÂŤScappa, drago, scappa!Âť

E il piccolo drago rosso vola sopra al campo, sopra al giardino, sopra al tetto, sopra al camino e canta per Leonardo vere canzoni da draghi.


Gatta Ghita Ghita è molto golosa. In cima allo scaffale ha visto un vaso colorato e per raggiungerlo sale su una ma il

. «Di sicuro è pieno di biscotti!» pensa Ghita,

scatola strana:

è ancora lontano.

Posa un cuscino di lana

sulla

Posa una palla di gomma

sul

Posa l’ombrello di mamma Posa una seggiola gialla Posa una piccola palla e questa volta il

sulla

sulla sull’ sulla

è vicino.

: ma il

sul sulla

sull’

è lontano. : ma il

è lontano.

sulla

: ma il

, sul sulla

, sulla , sul

è lontano. : ma il

sulla

è lontano. :


Ghita allunga una zampa, apre il vaso, ma… che delusione! Il vaso è vuoto.

In quella, Ghita scivola e cade a terra, e cade la piccola palla, cade la seggiola gialla, cade l’ombrello di mamma, cade la palla di gomma, cade il cuscino di lana, cade e si apre la scatola strana… e in mezzo a tutti i cocci rotti Ghita scopre che era piena di biscotti!


Sofia e l’ombra Sofia ha un’amica che la segue e fa sempre tutto quello che fa lei: è la sua ombra.

L’ombra di Sofia va matta per le uvette. Le piace molto allungare le dita come Sofia per piluccare le uvette nascoste nel panettone.

Un giorno Sofia non trova più la sua ombra. La cerca sotto le coperte: niente.

La cerca nella casa di legno: niente.

La cerca in ogni buca del prato: niente.


«Hai visto la mia ombra?» chiede Sofia al gatto Pulute. «MIAO» risponde Pulute. Che vuol dire: è giù in cantina. «Io ho paura della cantina!» esclama Sofia.

«MIAO»» dice Pulute. Che vuol dire: vengo con te. Sofia e Pulute scendono in cantina, accendono la luce e… l’ombra è là, con le mani tuffate nel vaso delle uvette!

Quella sera, la mamma trova il vaso vuoto e sgrida Sofia: «Sofia, hai mangiato tutte le uvette!»

«Non sono stata io» le spiega Sofia. «È stata la mia ombra.» «MIAO»» dice Pulute. Che vuol dire: è tutto vero.


Giochiamo a nascondino? Nel grande parco dove i cuccioli degli animali giocano insieme, la piccola rana ha un’idea: «Giochiamo a nascondino?» propone agli altri.

«Chiudo gli occhi, conto fino a dieci e poi vi vengo a cercare. Pronti, via! UNO, DUE, TRE…»

Tutti gli animali corrono a nascondersi. «…OTTO, NOVE, E DIECI: ai vostri posti, state nascosti!»


La rana apre gli occhi e si guarda intorno: per primo vede l’ippopotamo, che si è nascosto dietro un albero molto più magro di lui. «TROVATO!» dice.

Subito dopo vede la giraffa: si è infilata nella siepe fiorita, ma ha il collo troppo lungo e spunta un po’. «TROVATA!» dice.


Poi è la volta del pappagallo, che si è nascosto in mezzo alle foglie, ma è troppo colorato per confondersi nel verde. «TROVATO!» dice la rana.

Un po’ alla volta, tutti vengono scoperti. Solo il piccolo canguro non si trova. Cerca di qua, cerca di là, il piccolo canguro sembra scomparso. «CANGUROOO!» chiamano tutti. «Hai vinto tu, ma ora esci fuori!»


Niente da fare: del piccolo canguro non c’è traccia. Non si vede e non risponde. Finché la chiocciola, che è lenta ma attenta, nota per caso due orecchie spuntare dal marsupio di Mamma Canguro:

«Guardate, ecco dov’è: si è nascosto nella tasca della sua mamma e si è addormentato!»


A caccia di suoni Oggi Anita va a caccia di suoni. In mano ha un barattolo di vetro in cui raccoglie i suoni che trova.

IAAAUU sbadiglia il papĂ appena alzato. Anita apre il coperchio del barattolo e acchiappa il suono dello sbadiglio.


Dario come al solito è in ritardo per la scuola. TUM TUM TUM TUM fanno le sue scarpe sugli scalini. Anita rincorre il suono e lo mette nel barattolo.

BOFF BOFF BOFF sbuffa la pentola del minestrone. Anita si fa aiutare dal nonno a prendere quel suono, che scappa verso l’alto.

Il nonno le legge una storia. Ogni volta che gira pagina, si sente un piccolo TIFF. Anita cattura i suoni di tutte le pagine: questi sono facili.


La zia Elisa porta Anita a fare la spesa. CLING! fa il cassetto della cassa, e subito Anita infila il suono nuovo nel barattolo. E poi ancora riesce a prendere:


Quella sera, quando tutti dormono, Anita si avvicina alla finestra e apre il barattolo. Fa sentire i suoni alla Luna.

La Luna di giorno non c’è e non sa molte cose, cosĂŹ Anita gliele racconta.


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