GLI SPAZI DI MORFEO

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GLI SPAZI DI MOR FEO F R A N C O

D O N A G G I O


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in copertina: il canto della Polena


F R A N C O

D O N A G G I O

GLI SPAZI DI MORFEO



IL FASCINO DEL MITO di Roberto Mutti Basta trovare un luogo lontano dalla gente, dalle luci, dai rumori e fissare a lungo e in silenzio il cielo notturno per essere invasi da una strana sensazione che accosta al senso di inquietudine il fascino del mistero. E’ un modo intelligente di collegarci ai nostri progenitori più acuti che usavano l’audacia del pensiero per indagare fra le pieghe della realtà alla ricerca della sua essenza più autentica. “L’intima natura delle cose ama nascondersi” scriveva Eraclito che i contemporanei chiamavano skoteinòs, l’oscuro, perché era già consapevole che la conoscenza è un lungo processo dove ragione e mistero si intrecciano in un cammino tortuoso e proprio per questo ricco di fascino. Fa una certa impressione sapere che quelle parole, scritte nel VI secolo a.C. e provenienti da una società economicamente e socialmente così semplice come quella dell’isola greca di Samo, sono ancora adesso condivisibili. Abituati come siamo a porre al centro del nostro percorso cognitivo non già la nobile razionalità ma una sua versione più semplicistica cioè la ragionevolezza, abbiamo affidato al mondo dell’arte il compito di guidarci alla scoperta di ciò che maggiormente ci affascina, che sia il cielo notturno che ci sovrasta o l’intrico dei pensieri che ci attraversano. Gli antichi di fronte a tutto ciò ricorrevano al mito, un tipo di narrazione che dietro l’apparenza del racconto fantastico propone un nucleo fondamentale di verità: al lettore più attento viene così lanciata la sfida a indagare fra le molte suggestioni per arrivare a cogliere il cardine centrale del messaggio. Così la Sfinge con cui si confronta Edipo è il simbolo dell’enigma che bisogna saper sciogliere, il filo di Arianna quello dell’intelligenza capace di sconfiggere la brutalità mentre la sfida di Orfeo esalta la sublime bellezza dell’arte indicandola come unica in grado di confrontarsi con la morte fino (quasi) a sconfiggerla. Per noi contemporanei il compito un tempo affidato alla parola è ora delegato in larga misura alle immagini e ai pochi autori che le sanno usare con perizia e maestria. “Gli spazi di Morfeo”, il più recente lavoro di Franco Donaggio,

realizzato in forma fotografica e non solo perché possiede tutti i requisiti per essere definito un mito già nel titolo evoca una delle divinità più affascinanti dell’antica cultura greca che aveva la singolare capacità di assumere le forme di persone, oggetti, paesaggi e perfino sensazioni sognati dagli uomini. Così si stabiliva un rapporto stretto e tenace fra mito e sogno, come si poteva intuire dal fatto che Morfeo era uno dei figli di Ipno e che per suscitare le immagini nel sonno usava sfiorare le palpebre dei dormienti con petali di papaveri. E’ esattamente questa la dimensione in cui Donaggio ci accompagna chiedendoci di lasciarci trasportare dalle sensazioni e dalla meraviglia fino a renderci consapevoli dello stretto rapporto che lega la realtà che chiamiamo reale a quella dell’immaginazione. Lo fa da subito con un immagine di grande potenza dove si mescolano la solennità di una nave la cui prua fende il mare creando imponenti onde schiumose e il vigore della donna che la governa afferrando saldamente lunghe corregge di cuoio. Presto si comprenderà che non a caso le fiancate della nave si ergono come muri di cemento: l’architettura, soprattutto quella più audace e come tale capace di ogni sfida, non è soltanto l’ambiente in cui tutto è collocato ma è una vera e propria protagonista di un mondo dove la morbidezza sensuale di un magnifico corpo femminile si confronta con le linee acute degli edifici, si fonde con le sequenze di finestre che sembrano abbracciarlo, svetta in uno slancio che si innalza verso il cielo come volesse sfidarlo. Poi, improvvisamente, la donna emerge in uno spazio liquido che si coagula attorno a lei ed è inevitabile pensare a un altro Morpheus, il protagonista di “Matrix” di Lana e Andy Wachowski che forse non è un film di fantascienza ma una finestra aperta sul possibile. Proprio partendo da questo punto il viaggio si articola, la figura femminile si libra nell’aria, si scontra con il fuoco, si abbandona su un sedile, si confronta con la gigantesca sagoma della luna dove forse, da qualche parte, come voleva Ludovico Ariosto, c’è uno spazio in cui vengono custodite le ampolle contenenti il senno degli innamorati.


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la nave



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estrema domanda



Un pomeriggio di primavera venne nel mio studio un gallerista che mi propose un lavoro sul nudo femminile da realizzare per un suo progetto espositivo. Gli chiesi per quale motivo volesse un genere per me del tutto nuovo, lui rispose: proprio per questo. Iniziai allora la mia nuova sfida. Pensai così la metafora visiva di un’amazzone che domina il mare su una possente nave, verso la linea di un orizzonte sconosciuto... Nel mio lavoro sconfinare oltre il reale è una pratica ricorrente, utilizzo la fotografia per incarnare costruzioni mentali, per dare un volto a silenti presenze nascoste nei miei pensieri, in attesa di vivere. Gli spazi di Morfeo ha avuto origine in un momento di libertà mentale, mettendo insieme frammenti di vita ed esperienza della realtà in una visione trasposta su una nuova tela tessuta dalla logica, molto vicina al sogno. In questi mondi, la donna vive da protagonista indiscussa, assume l’oneroso ruolo di salvatrice in un mondo consumato dall’oblio dei valori in senso lato, lungo un percorso di faticosa ricostruzione e bellezza. Amo pensare che contrariamente alla storia di Adamo ed Eva, la stessa donna non offra all’uomo la mela del peccato ma la salvezza.

Franco Donaggio

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Adamo ed Eva



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la Musa #1


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la Musa #2


Nella mia dimensione di artista la fotografia è uno strumento di conoscenza interiore, una pratica sciamanica per andare altrove. Utilizzo il mezzo fotografico come il bisturi del chirurgo per incidere e vedermi dentro, alla scoperta di spazi occulti nella mia dimensione mentale, dove arrivano echi del mondo molto filtrati, dove la realtà fotografica viene quasi dimenticata per lasciare posto ad altro...

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riavvio



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Arianna



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prima del volo



Il mio lavoro si alimenta nel metafisico, nella spiritualità, il suo fusto è la ricerca ossessiva, la sua fioritura è l’opera finale.

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fiore umano




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paesaggio di confine



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ascesa al crepuscolo


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bagno costruttivista



Nella realtĂ della mia sfera personale, quando vedo il delinearsi di un nuovo confine capisco che è il momento di aprire la porta dell’oltre...

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la Rossa



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il giudizio



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il muro del desiderio



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le sorelle


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nostalgia


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il canto della Polena



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la femme Parisienne



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viaggio nel tempo



NOTA BIOGRAFICA

come fotografo e artista dal 1979. Fin dai primi anni della sua attività professionale Donaggio privilegia e approfondisce la ricerca tecnica in ogni aspetto della fotografia; dalla camera oscura allo studio della luce nelle loro infinite possibilità estetiche, arrivando presto alla libertà espressiva che oggi più lo caratterizza nel panorama della fotografia contemporanea. Nel 1992 gli viene conferito il premio ‘Pubblicità Italia’ per la fotografia professionale di still life. Nel 1995 Donaggio realizza il suo primo importante progetto fine art intitolato Metaritratti che lo vedrà vincitore nel 1996 del ‘Kodak Gold Award’ Italiano per la fotografia di ritratto. Donaggio dedica sempre maggiore attenzione alla fotografia d’autore e avvia stretti rapporti di collaborazione con galleristi italiani, europei e americani, tra cui la Joel Soroka Gallery di Aspen che lo rappresenterà negli Stati Uniti e lo porterà ad essere presente nei più importanti eventi d’arte fotografica internazionali: Art Miami, Miami; Photo LA, Los Angeles; AIPAD show, New York; Art Fair, Chicago. Oggi l’autore si dedica completamente alla ricerca artistica, ed é considerato uno dei più originali e apprezzati artisti italiani che privilegiano la sperimentazione con il mezzo fotografico. L’artista ha realizzato molti progetti, pubblicato in varie riviste, esposto in diverse gallerie e musei in Italia e all’estero, tra le più recenti: Manege Museum, San Pietroburgo; 54° Biennale di Venezia; Museo Marliani Cicogna, Busto Arsizio (Va); Museo la Civitella, Chieti; CAMeC centro d’arte Moderna e Contemporanea, La Spezia; Forte di Bard, Valle d’Aosta; Museo Civico di Chioggia (Ve), ed altri. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private tra cui: collezione Fendi, Famiglia Reale Saudita, collezione 3M, Bibliothèque Nationale de France e molte altre. Donaggio è stato visiting professor all’Accademia di Brera; all’università Cà Foscari di Venezia; all’Istituto Italiano di fotografia di Milano, e commissario di tesi all’Istituto Europeo di Design di Milano.

foto di Stefano Ferrante

Nato a Chioggia (Ve) nel 1958, Franco Donaggio opera a Milano


INFORMAZIONI TECNICHE Edizione limitata di 5 esemplari in formato variabile, stampa giclÊe numerata e firmata sul retro. 2 prove d’artista.

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Un particolare ringraziamento alle modelle Arianna Grimoldi e Giovanna Lacedra, necessarie e insostituibili per la realizzazione di questo impegnativo progetto.

Š Franco Donaggio 2014, tutti i diritti riservati. Stampato nel mese di dicembre 2014

info@donaggioart.it


WWW.DONAGGIOART.IT


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retro copertina: ritorno



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