Bias & Conrad - Festival rock Sementina (1980)

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ere Da: Il Dov

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- 12.07.19

12.07.1980


Uno spettatore propone 
 Note sul Festival rock di Sementina

Contrariamente a quanto era successo lo scorso anno, il bel tempo non ha favorito l’edizione 1980 del Festival rock di Sementina. Non per questo i gruppi si sono sottratti all'impegno di sottoporre all'attento pubblico bellinzonese i loro ultimi «prodotti». C'è da dire che l'etichetta adottata, «Festival rock», si è rivelata piuttosto limitativa in quanto non si è sentito unicamente del rock, ma pure folk, musica sperimentale elettronico-casuale, jazz e « ticino-muesli ». Ottima, quindi, l'idea di presentare un panorama differenziato di quanto si «suona» oggi in Ticino, fuori dagli spazi tradizionali della sala da ballo, del grottino e dai Sacri Templi della musica. Una lode particolare vada Carlo Jolli, che, nonostante il clima stagnante e apatico delle strutture di animazione culturale locale, ha avuto il coraggio di imbastire una tale operazione. Dopo queste considerazioni sulla rassegna, eccone altre… particolari su una delle formazioni più originali della manifestazione: i Nafta-Line. Tutti hanno ancora nelle orecchie l’eco della serata precedente. Bias e Conrad sono attesi sul palco. Chi li conosce si aspetta folk celtico; qualcun altro parla di rock. Entrano in scena verso le 17.30. Quasi nascosto da sintetizzatori, vari aggeggi elettronici, registratori, rottami e ferraglia, Bias annuncia: «La nostra esibizione non vi piacerà, ma così dev'essere. È proprio ciò che vogliamo. Più rifiuterete il nostro spettacolo, più il nostro scopo sarà raggiunto». Provocazione? Forse. Ma soprattutto stupore, tra il pubblico, che sembra non comprendere quel suono continuo, liscio, distorto, presentato in tutte le sue possibili scomposizioni, ma sempre uguale, che dall'inizio alla fine dell'esibizione attanaglia tutti. Conrad si muove bene; sicuro e freddo recita la sua parte come un attore consumato; forse qualcuno si chiede quali occhi glaciali si nascondano dietro i suoi scurissimi occhiali; nei suoi gesti vi è qualcosa che suscita immagini extra-terrestri e lasciandosi andare sull'onda della fantasia, il palco sembra essere una grande astronave approdata tra noi da chissà quali mondi. Bias, capitano dell’astronave, spunta di tanto in tanto tra rottami e congegni elettronici, quasi materializzazione di quel suono continuo, lacerante e a volte dolcissimo che si diffonde attorno alle nostre teste. Conrad urla, geme, mormora poesie e versi distorti, allucinanti: prende a calci secchi, e ferrivecchi. La musica, il suono si fanno più intensi. Anche i più scettici, i più tradizionalisti, bene o male si lasciano coinvolgere quando Conrad con elegante sadismo prende a catenate una sega con la supervisione di capitan Bias che dal suo osservatorio dirige le operazioni con sguardi ambigui, tra l’indifferente e il compiaciuto. Chi in quell’attimo non si è sentito nei panni del boia o del condannato? Poi il suono si riempie, l'atmosfera si addolcisce. Compare la melodia, si vedono le chitarre: suoni lontani, immagini orientali. Decadenza o futurismo? Un modo diverso di far musica. Un'ottima esibizione e soprattutto coraggiosa. Due bravi musicisti, due superbi attori. Lo scopo è stato raggiunto. Un piccolo neo tecnico: il missaggio (però ampiamente scusabile, visto che non c'è stata alcuna prova prima del concerto). È auspicabile che Bias e Conrad portino avanti questo tipo di discorso, senz'altro innovatore.

Uno spettatore















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