MAGAZINE SETTIMANALE FREE-PRESS 1 • numero 12 • 27 GEN 2012 anno
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brindisi free-press del venerdì
Per Montanelli e Gervaso il Settecento fu un altro “secolo breve”, aperto dalla morte di Carlo II e dal fallimento del suo progetto d’unità europea, si chiuse appena ottantanove anni dopo con la Rivoluzione francese. Un’età popolata da personaggi grandiosi quella dei Lumi (Voltaire, Rousseau, Goldoni, Maria Teresa d’Austria, Parini, Alfieri, Casanova) e percorsa da avvenimenti epocali: istanze riformatrici convivono con antichi privilegi, borghesia e nobiltà iniziano a collaborare con i sovrani, ispirando diversi piani di riforme economico-sociali, all’affermarsi degli Stati nazionali si affiancano sanguinose guerre dinastiche. In questo fermento si delinea il destino dell’Italia, passata dal dominio spagnolo a quello austriaco. Sebbene le città fossero malconce e le campagne spesso mal organizzate, la penisola divenne meta di viaggi e fonte d’ispirazione per i più illustri scrittori e letterati del secolo, regalando al visitatore una varietà di paesaggi e culture che nessun altro Paese era in grado di offrire. A caratterizzare questo periodo, oltre al fasto raggiunto dalla nobiltà, fu la vivacità della vita musicale che produsse opere fondamentali. Roma, Venezia e Napoli le città più importanti dove si allestiscono rappresentazioni di opere famose per la magnificenza e il lusso impiegato e per l’uso delle macchine sceniche. Ed è nella città campana, ritrovo di insigni musicisti, dei cantanti più celebrati, degli strumentisti più virtuosi, che si forma il sanvitese Leonardo Leo, unanimemente considerato il capostipite di quella ‘bella scuola napoletana’, riferimento accademico in tutto il mondo dell’epoca, che enumera tra gli esponenti Gioacchino Rossini, Giovan Battista Pergolesi, Nicola Vaccaj, Pasquale Anfossi, Antonio Sacchini, Leonardo Vinci, Carlo Broschi, detto Farinelli. Oggi a San Vito dei Normanni, un Centro Studi e un Festival di musica Barocca recuperano e tramandano memoria del celebre compositore. Grazie all’illustre cittadino, San Vito dei Normanni trova la dignità di una presenza tra i centri più vivi d’Italia e d’Europa. alessandra.caputo@freebrindisi.it
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In questo numero NEWS WEEK 5
ATTUALITà - POLITICA - INCONTRI - BENESSERE - SPORT FOCUS 10
il manoscritto ritrovato leonardo leo PEOPLE 21
francesco silvestro terra di brindisi 22
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NEWSweek il PUNTO DI VISTA IL PD CANDIDA CONSALES
Tra Mimmo Consales e Carmelo Grassi, il Partito Democratico ha fatto la sua scelta. Dopo avere assodato che l’opzione Carbonella non sarebbe stata accettata, il Laboratorio ha deciso di puntare su due nomi: quello del giornalista di Telenorba e quello del presidente del Teatro Pubblico Pugliese. A spuntarla è stato il primo. Consales ha ufficializzato la propria candidatura venerdì scorso, nell’ambito di una conferenza stampa tenutasi nella sede del Partito Democratico in via Osanna. La candidatura è stata sottoscritta al termine della riunione dalla coalizione di centro sinistra che unisce PD, UDC, Noi centro, Socialisti, Alleanza per l’Italia, Democratici repubblicani, Brindisi socialista e Impegno sociale. 52 anni, 34 dei quali vissuti nel mondo dell’informazione, Consales ha sfoderato l’abilità e l’esperienza del comunicatore per presentare la “Brindisi del futuro”. Diversi i temi trattati: mobilità urbana, servizi sociali, rilancio del porto, piano del traffico, piano della costa. Tante le emergenze da affrontare: risanamento dei quartieri, attenzione verso il disagio sociale, occupazione per i giovani, salvare Brindisi dalla crisi rilanciandone la vocazione industriale senza dimenticare la tutela dell’ambiente e della salute. Regola imprescindibile il dialogo con i cittadini. Da uomo del popolo, è al popolo che Consales fa appello “il programma di base sarà ampliato giorno dopo giorno con le proposte e le esigenze di chi la città la vive”. E agli avversari politici chiede “nessuna polemica, ma un confronto onesto e aperto su idee e programmi”.
PDL: È IL TURNO DI ITALO GUADALUPI
Dopo Massimo Ciullo è la volta di Italo Guadalupi. Il consigliere provinciale del PDL, il primo a manifestare ufficialmente la disponibilità e la voglia di correre per la carica di sindaco della città di Brindisi, ha presentato ufficialmente la propria candidatura. Per farlo ha scelto la sua Tuturano e la “formula” dell’assemblea pubblica. L’incontro si è tenuto sabato scorso nell’ex cinema di via Vittorio Emanuele. Presenti i vertici locali del PDL, il senatore Michele Saccomanno, l’ex presidente del consiglio comunale Angelo Rizziello, il vice coordinatore provinciale Maurizio Friolo, il coordinatore cittadino Pietro Santoro, l’ex assessore comunale e candidato a eventuali primarie, Ciullo. Volti noti della politica, ma anche tanti volti comuni. Ex cinema gremito, oltre trecento le presenze registrate. Davanti all’ampio uditorio, Guadalupi ha presentato i punti di un programma “che vuole essere di rottura rispetto al passato”, Amministrazione Mennitti compresa. Rinnovamento la parola d’ordine da applicare a diversi settori: dall’apparato burocratico agli appalti pubblici, dalla convenzione energetica con l’Enel alla questione mai chiusa del rigassificatore a Capo Bianco, dalla riqualificazione della zona industriale alla eliminazione dei vincoli militari, dalla liberalizzazione del commercio al completamento delle vie Verdi. Un “cambiamento” non facile da attuare ma possibile stando al consigliere provinciale. Come? Grazie alla partecipazione collettiva (dei compagni di partito e degli elettori) e alla chiarezza di idee programmatiche.
barocco festival
Alberto Magli Sindaco di San Vito dei Normanni
Il festival di musica antica che la città di San Vito dei Normanni dedica all’illustre cittadino, Leonardo Leo, si conferma uno degli eventi culturali e musicali più attesi ed importanti del meridione d’Italia. Nel 2011, poi, il “Barocco Festival” è stato capofila della rete pugliese di festival di musica antica: un ulteriore passo in avanti sulla strada della valorizzazione di quelle straordinarie pagine di musica scritte dai maestri del ‘700. Insomma un evento di spicco del quale andare fieri e che continuiamo a condividere con l’intero territorio provinciale.
sondaggio su freebrindisi.it
MARIA RITA PILIEGO RINUNCIA
Riportiamo di seguito una nota inviataci. Per sopraggiunti motivi professionali comunico di rinunciare alla candidatura a Sindaco della città di Brindisi offertami dal raggruppamento del terzo polo. Ringrazio tutti coloro che hanno individuato nella mia persona un testimone di autentico rinnovamento politico, sostenendo con forza la mia candidatura. Rimango comunque a disposizione, ove occorresse, delle forze politiche suindicate. Distinti saluti Dr.ssa Cosima Maria Rita Piliego Medico Medicina Generale, Bioeticista, referente Università Pontificia Regina Apostolorum Facoltà di Bioetica, Presidente Sindacato Medici Italiani, Presidente Associazione Scienza & Vita Brindisi.
Ritieni che Brindisi disponga di strutture adatte per musica e cultura?
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Il PROSSIMO NUMERO AZZERAMENTO GIUNTA PROVINCIALE
A due anni e mezzo dall’avvio dell’attività amministrativa, il Presidente della Provincia di Brindisi Massimo Ferrarese ha deciso di azzerare la Giunta Provinciale con il chiaro intento di rimodulare, rilanciare e potenziare l’Esecutivo in vista delle problematiche a cui l’Ente è chiamato a fornire delle risposte nei prossimi mesi. Il Presidente attenderà le segnalazioni che perverranno dalla forze politiche della coalizione per la composizione della nuova Giunta.
Marketing territoriale e turismo sono settori imprescindibili nell’ottica di uno sviluppo del territorio. Ma si può fare promozione anche puntando sull’arte e sulla cultura attraverso una strategia di comunicazione illuminata e l’organizzazione di eventi in grado di attirare migliaia di persone.
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27 gennaio 2012
news WEEK comunicati NUOVA METODICA DEL PRELIEVO DI SANGUE
Il Laboratorio di Analisi Territoriale del Distretto di Brindisi della ASL BR, diretto dal Dr. Mario Scoditti, ha messo in atto una metodica del prelievo di sangue capillare per la determinazione dell’Emoglobina Glicata sui bambini diabetici. Questa modalità di intervento, unita alla grande disponibilità degli operatori sanitari, ha incontrato il forte apprezzamento dei genitori dei bambini diabetici dell’Associazione “Delfini Messapici” della provincia di Brindisi, Lecce e Taranto. La metodica utilizzata, unica nell’ambito della Azienda Sanitaria, si sta rivelando di grande aiuto per i bambini, talvolta anche molto piccoli, poiché si tratta di un’azione poco invasiva nonostante l’abitudinarietà dell’esame, ma molto importante per la determinazione e il monitoraggio dell’andamento glicemico nel tempo. Anche pazienti diabetici di altra età potranno beneficiare del nuovo sistema di prelievo. Tutto questo è stato possibile utilizzando la strumentazione già in uso presso lo stesso Laboratorio e senza aggravio alcuno per l’Amministrazione Sanitaria.
basket GIORGIO TESTI GROUP PISTOIA - ENEL BRINDISI
DOMENICA 29 GENNAIO ORE 18.15 PALAZZETTO DELLO SPORT – PISTOIA
Diretta 'Viva l'Italia Channel' Canale 875 e 879 Sky Streaming: www.vivalitaliachannel.it http://vimeo.com/35473166
DISOCCUPAZIONE AGRICOLA
I braccianti agricoli e i lavoratori di altri settori possono già recarsi presso le sedi del Patronato Epaca di Coldiretti per la domanda di disoccupazione agricola e requisiti ridotti. Anche quest’anno è il 31 marzo termine ultimo per compilare e inviare telematicamente le domande di disoccupazione agricola e requisiti ridotti presso le Sedi Inps. Si ricorda che l’Inps non invia, già da alcuni anni, i modelli a casa dei lavoratori. L’indennità di disoccupazione spetta ai lavoratori agricoli che abbiano: almeno due anni di anzianità nell’assicurazione contro la disoccupazione involontaria; almeno 102 contributi giornalieri nel biennio costituito dall’anno cui si riferisce l’indennità e dall’anno precedente (tale requisito può essere perfezionato mediante il cumulo con la contribuzione relativa ad attività dipendente non agricola). Per ulteriori informazioni e chiarimenti contattare il responsabile Epaca dott. Angelo Carluccio allo 0831430232 o via email scrivendo a angelo.carluccio@coldiretti.it, Antonio Febbrarro (antonio. febbraro@coldiretti.it; 3386100941), gli uffici zona di Ceglie Messapica (tel 0831379517, Responsabile Zonale Grazia Flore 3386100132; grazia.flore@coldiretti.it ) e di Fasano (tel 0804426343, Responsabile Zonale Vittorio Casarano cell. 3386100911, vittorio.casarano@coldiretti.it ) oppure presso qualsiasi Sezione Coldiretti o Recapito Epaca.
CASTING PER UN NUOVO MUSICAL
Sabato 4 febbraio 2012, a partire dalle ore 9:00, presso il Maxicinema Andromeda di Brindisi in via Bozzano n. 1, si terrà la prima giornata dei casting dell’opera musicale inedita dal titolo “La colpa è dei grandi?”, la nuova produzione della Compagnia Stabile del Musical diretta dal brindisino Adolfo Marazita. Autore nonché regista, è Mauro Mandolini, figura di spicco nel panorama teatrale italiano, coadiuvato nella stesura del copione da Donatella Brocco e Serena Costantini, mentre le musiche e i testi delle canzoni sono a cura di Davide Misiano con la collaborazione di Massimiliano Barbaliscia per la parte musicale. Promozione e Ufficio Stampa “Summer Time - Animazione & Spettacolo” (rappresentato da Nico Lorusso e Ilaria Lenzitti). In questa prima fase la produzione selezionerà cantanti/attori di età compresa tra i 14/16 e i 30/45 anni, mentre nel mese di marzo saranno programmate le audizioni per il balletto. Il territorio brindisino si prepara a condividere la nascita e la preparazione di un musical inedito che, partendo dalla Puglia, ed esattamente da Brindisi, sarà proposto e rappresentato su palcoscenici nazionali per la Stagione 2012/2013. “La colpa è dei grandi?” è un musical del tutto innovativo caratterizzato da uno straordinario mix di tecnologia, musica, canto, recitazione, danza e passione; unico nel suo genere per le tematiche trattate che entrano in argomentazioni attualissime come il bullismo, la condizione femminile, l’adolescenza e il rapporto genitori-figli. Un vero e proprio specchio della società odierna, caratterizzato da un linguaggio moderno e facilmente comprensibile dai giovani. La produzione ha deciso di investire in Puglia e prevalentemente sul territorio brindisino, oltre a ricercare figure professionali per costituire il cast artistico. “La colpa è dei grandi?” rappresenta quindi, per tanti professionisti locali, una opportunità che pone le sue radici a Brindisi con il coinvolgimento di esperti dei settori di competenza provenienti da tutta Italia e già noti al grande pubblico. La audizioni proseguiranno domenica 5 e lunedì 6 febbraio a Bari, per poi arrivare a Roma. Il debutto è previsto per l’estate del 2012 in Puglia. Per maggiori informazioni consultare il sito www.musica.it
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27 gennaio 2012
L’inseguimento continua. Questo è quanto sancisce la seconda giornata di ritorno del campionato di Legadue 2011/2012. Brindisi batte Ostuni nel derby della Puglia e dà prova di essere una formazione di punta di questa lega. 88-77 il risultato per i ragazzi di coach Bucchi, che domenica scorsa hanno ingaggiato, almeno per i primi due quarti, una battaglia punto a punto contro la squadra di coach Marcelletti. Dopo due quarti in sostanziale parità, Brindisi rientra dagli spogliatoi decisa a ferire e lo fa dalla distanza, piedi per terra. Le maglie difensive dei padroni si stringono, generando ripartenze che sanciscono il massimo vantaggio per l’Enel (45-37). Sono gli ultimi cinque minuti del match, come il basket insegna, a decidere le sorti dell’incontro. Un tecnico fischiato a Marcelletti e un accenno di scontri sugli spalti, fanno presagire che ci sarà da soffrire. È così è. La Domotecnica Ostuni recupera sino a meno 8 a tre minuti dalla fine, ma non è proprio giornata per i gialloblu. Qualche errore di troppo e Brindisi morde alla giugulare, chiudendo l’incontro sul +11. Notevole, tra i brindisini, la prestazione di Jimmie Lee Hunter che va a referto con 28 punti e 9/16 dal campo. Il Boro mascherato chiude con 15 e Ndoja con 11. Grande supporto dalla panchina, quest’anno finalmente degna di essere chiamata tale. Nonostante la buona prova di Hunter, ormai sempre più go to guy dell’Enel, a fare la differenza sono state la percentuale dei biancoazzurri da dietro l’arco (14/25) e la decisione di giocare con il cronometro, anziché cercare di chiudere la partita. Le ripartenze di Ostuni infatti sono sempre temibili, così come la velocità e il ball handling di Johnson e Jurevicius, che chiudono rispettivamente con 20 e 18 punti. Si continua a correre dunque e la vetta è sempre più vicina. A condurre la classifica, con 24 punti, la Trenkwalder ReggioEmilia, inseguita a due lunghezze di distanza dalla Giorgio Tesi Group Pistoia e dall’Enel Brindisi, compagini che si affronteranno domenica per tentare l’aggancio o rimanere in scia. Pistoia viene da due vittorie consecutive, conseguite dopo un turno di riposo. All’andata, il 6 ottobre scorso, finì 95-80 per Pistoia, che espugnò in rimonta il PalaPentassuglia. Tantissime le palle perse dai brindisini in quell’incontro, con Hardy, Jones e Galanda ad approfittarne. Ma quella Brindisi era un’altra cosa, si era solo alla terza di campionato. Ora Boro non commette più così tanti falli e Hunter si è consolidato come arma e leader della squadra. Uno sguardo alle partite. ReggioEmilia se la vedrà con Brescia, non proprio in forma ultimamente. Si fanno sotto Barcellona e Scafati, a 20 punti, mentre nella parte bassa della classifica si è creato un interessante accorpamento di squadre a 10 punti, con il fanalino di coda Sant’Antimo che è riuscito a risalire la china, ma che per questo turno riposa.
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cybercittadino
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BENESSERE La sigaretta elettronica funziona
A confermarlo è uno studio italiano. Le sigarette elettroniche sembrerebbero efficaci nel far cessare il vizio del fumo e sembrano sortire i loro effetti anche nei forti fumatori. Lo sostiene uno studio pubblicato sul Journal of Medicine Case Report dai ricercatori del Centro Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania. Entusiasta la LIAF, la Lega Italiana Anti Fumo, che riporta che “i ricercatori sono riusciti, mediante sigarette elettroniche contenenti cartucce alla nicotina, a far ridurre il numero di sigarette fumate o a far smettere di fumare dei forti fumatori (oltre 30 sigarette al giorno) per un periodo che si è protratto anche fino a sei mesi. Secondo i ricercatori il successo ottenuto nei fumatori che hanno ridotto da 30 a zero il numero di sigarette fumate al giorno potrebbe essere conseguenza di una delle caratteristiche tipiche delle sigarette elettroniche, che è quella di essere capaci di riprodurre la gestualità tipica del fumatore. I risultati ottenuti vanno ad aggiungersi alla sperimentazione clinica già pubblicata dallo stesso team dell’Università di Catania su BMC Public Health, da cui emerge che grazie all’utilizzo delle sigarette elettroniche nel 55% dei casi i fumatori partecipanti allo studio hanno ridotto o eliminato la dipendenza dalla nicotina. (Fonte: CureNaturali)
Twitter e colera
Non più i social network visti come epidemia da parenti allarmati. Si tratta di tutt’altro. Secondo un gruppo di ricercatori americani, sarebbe possibile descrivere attraverso i social network l’evoluzione di una epidemia. In particolare, sarebbe possibile farlo attraverso Twitter. Così è stato infatti per un’epidemia di colera ad Haiti che ha seguito il terremoto. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista American Journal of Tropical Medicine and Hygiene. Il gruppo di ricerca ha dunque ricostruito i primi cento giorni di evoluzione dell’epidemia semplicemente analizzando i twit (post) che gli utenti caricavano sul network. I ricercatori hanno così verificato che i quasi 190.000 twit che parlavano dell’epidemia descrivevano in maniera aderente i fatti riscontrati con altri metodi di ricerca circa la propagazione della malattia all’interno della popolazione. “La tecnica che abbiamo sviluppato - dice Rumi Chunara - può essere sviluppata e impiegata anche per seguire da vicino l’insorgenza di altre malattie in altre parti del mondo”. (Fonte: Salute24)
Sordità precoce con gli mp3
Uno studio israeliano della Tel Aviv University mette in guardia adolescenti e genitori. Un adolescente su quattro sarebbe a rischio di sordità precoce a causa del continuo utilizzo dei dispositivi portatili per l’ascolto della musica. Lo studio, realizzato da Chava Muchnik e pubblicato sull’International Journal of Audiology, è stato condotto su quasi 400 ragazzi tra i 13 e i 17 anni. Secondo lo studio, tra dieci o venti anni sarà troppo tardi per rendersi conto che un’intera generazione di giovani soffrirà di problemi di udito molto prima dei disturbi dovuti al naturale invecchiamento. L’80% dei ragazzi usa mp3 e affini regolarmente, anche per 4 ore consecutive. I disturbi dell’udito causati dalla continua esposizione a rumori forti è un processo lento e progressivo. Le persone potrebbero non rendersi conto del danno che si stanno procurando fino a quando il deterioramento comincia a prendere piede. Secondo i ricercatori i teenager abituali utilizzatori di mp3 potrebbero iniziare a veder l’udito danneggiato già tra i 30 e i 40 anni, e quindi molto in anticipo rispetto alle generazioni passate. (Fonte: CureNaturali)
VIA I LIBRI SI STUDIA CON L’IPAD
a cura di Simone Aretano
È davvero giunta al capolinea l’era dello studio sui libri di testo? In occasione di un evento dedicato al mondo dell’educazione, tenutosi qualche giorno fa a New York, Apple ha annunciato agli studenti di tutto il mondo che è arrivato il momento di abbandonare il voluminoso zaino stracolmo di pesantissimi tomi, trascinato quotidianamente a scuola. L’azienda statunitense della Silicon Valley è convinta di rivoluzionare il campo della didattica con un software progettato per creare libri digitali. I libri completamente interattivi conterranno al loro interno non solo testo e immagini, ma anche video e modelli 3D che faciliteranno lo studio e l’apprendimento rendendoli più interessanti. Facilità, velocità e divertimento nella consultazione sembrano essere le chiavi di successo di questa nuova iniziativa editoriale. iBooks Author, così si chiama il software, ha i vantaggi di essere un’app gratuita (compatibile solo con sistema operativo X Lion, versione 10.7.2.) e di consentire a chiunque la creazione di un libro, leggibile con iPad, in modo facile e intuitivo in pochi e semplici passaggi. All’apertura, si può scegliere tra sei layout predefiniti: di base, contemporaneo, moderno, classico, editoriale e arte. Nella barra superiore sono presenti i comandi di utilizzo comune come box di testo, grafici e widget, nella colonna di sinistra, titolo, indice, capitoli e l’anteprima di ogni pagina. È sufficiente selezionare l’elemento prescelto e inserire le frasi nelle apposite caselle o se si è in possesso di un documento Word già redatto, trascinare il documento nella sezione interessata e iBooks provvede alla formattazione automatica. L’inserimento delle immagini all’interno del proprio libro risulta estremamente facile, basta trascinare una foto da una cartella del computer e adattare le dimensioni operando con il mouse sui quattro angoli perché venga ancorata nel punto esatto in cui si intende posizionarla. E se il punto è all’interno di un testo, questo si adatterà automaticamente intorno alla foto secondo i margini prestabiliti. Altrettanto dicasi per l’inserimento di un eventuale filmato che potrà sistemarsi dove è più congeniale attraverso un semplice drag&drop. Con iBooks Author si possono creare anche modelli matematici, grafici e widget come dei moduli a risposta multipla utili per creare esercitazioni per gli studenti. Gli autori degli iBooks potranno aggiornare i libri in modo costante, come se fossero delle vere e proprie applicazioni e potranno diffonderli gratuitamente attraverso i propri siti web, ma se saranno intenzionati a venderli potranno farlo solo attraverso l’iBook Store di Apple che tratterrà il 30% del prezzo di vendita. In teoria gli iBooks dovrebbero rivelarsi anche un grosso risparmio per gli studenti che, acquistando un iPad, potranno avere tutti i libri di testo sul proprio dispositivo, ammortizzando negli anni la spesa di acquisto attraverso il risparmio sui singoli libri di testo. Ogni iBook dovrebbe costare intorno ai 12 euro contro i 40 di alcuni testi utilizzati nelle scuole superiori. La domanda è: quanto le scuole saranno in grado di finanziare il passaggio dal modello di studio tradizionale a quello interattivo?
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27 gennaio 2012
La musica nel periodo barocco diventa un fatto di costume, entrando a far parte della vita quotidiana a qualsiasi livello: il Re Sole era un bravo ballerino, Federico II un ottimo flautista e fantasioso compositore. All’inizio del 600 con l’evoluzione della tecnica di costruzione degli strumenti, la diffusione della carta stampata e l’evoluzione generale della società europea, la musica entra sempre più nella compagine sociale dell’uomo barocco. Aumentano i teatri che danno spazio ai sempre numerosi musicisti professionisti, ma aumentano anche i musicisti dilettanti; non dimentichiamo che non esistendo all’epoca nessun mezzo di riproduzione del suono si suonava spesso a casa o in gruppo. Esisteva una vera e propria produzione musicale, detta anche da camera, che si svolgeva nelle case di sera o nei giorni di festa. Questo cambiamento ha però radici profonde, piantate nel terreno del mutamento sociale: una grande spinta che ai giorni di disuguaglianza sociale e rigidità delle istituzioni sacre porta a un periodo di libertà e maggiore tolleranza da parte delle istituzioni. Una crescita esponenziale del mondo artistico non può che portare alla nascita di mille attività collaterali: aumentano le accademie, per i più ricchi, e i conservatori, per i meno abbienti; vengono scritti numerosissimi libri per avvicinarsi alla musica, per accostarsi nel modo corretto a un dato strumento e allo studio della teoria musicale. La teoria musicale subirà in questo periodo un rimaneggiamento che è arrivato fino ai giorni nostri: dopo un lungo studio condotto da illustri scienziati seguendo il filo del ragionamento matematico (principalmente Werckmeister e Neidhardt), nasce la scala temperata. Tra tutte le discipline la regina è la matematica, vista come metro di misura dell’universo, e la musica viene concepita come un idea di perfezione tesa tra il mondo dei numeri e quello della fisicità. Esiste un vero e proprio esoterismo musicale: per gli uomini di scienza che vivono tra Seicento e Settecento esistono forze misteriose che operano nella natura, ma esiste anche una ‘regola generale’ che si può ricavare con il raziocinio. Ma il barocco musicale non si esprime solo su questo piano; il concetto fondamentale è che la musica viene affrontata con una vena quasi sperimentale, gli strumenti vengono usati in un modo non convenzionale: il violino godrà di grande successo proprio perché ‘oltre ad imitare vari canti di animali, tanto volatili quanto terrestri, imita e sa contraffare ogni genere di strumenti, quali le voci, gli organi, la viella, la cornamusa,
mus il piffero, ecc., di modo che può arrecare tristezza, come fa il liuto, e vivificare come la tromba, e coloro i quali lo sanno trattare con perfezione sono in grado di rappresentare tutto ciò che passa loro per la testa’. Questa dichiarazione di Padre Mersenne risalente al 1636 sembra dare il nulla osta per l’uso che si farà del violino come strumento per compiere acrobazie musicali di ogni genere: si assisterà alla scordatura delle corde o alla funzione imitativa (si cerca di rendere il cinguettio degli uccelli, viene scritto un pezzo intitolato Galli e galline). Nel 1746 secondo l’abate Charles Batteux ‘ogni cosa creata porta l’impronta di un modello’, dunque l’artista dovrà tener conto che ‘inventare non significa punto dare vita ad un oggetto, ma riconoscere là dove esso si trovi’. L’obiettivo è dunque ‘non l’imitare la natura tal quale essa è, ma tal quale essa può essere e tal quale la si può concepire nello spirito’. Lo scopo finale è dunque quello di produrre partendo dalle parti più belle della natura, che unite si dovrebbero sublimare in qualcosa di più alto della somma dei singoli elementi, senza però risultare artificiale. Il fine, poi, dovrebbe essere quello di dare diletto all’ascoltatore. L’opera musicale spesso nasce per una circostanza particolare legata ad una committenza specifica, ma nonostante ciò, grazie alla
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27 gennaio 2012
usica moda delle trascrizioni, delle parodie e dell’arrangiamento, può vivere sempre di una vita nuova. Il musicista o compositore barocco, dovendo produrre opere che si collocano in una vasta gamma di tipologie in tempi brevi, è costretto ad un lavoro di ‘riutilizzo’ delle opere sue o di altri, anche considerando che il diritto d’autore arriverà solo nel tardo Ottocento. Nonostante questo lavoro possa sembrare un qualcosa fatto più per un fine economico che non artistico, la cultura dell’epoca non solo non si scandalizza di fronte a ciò, ma anzi lo apprezza. Il vincolo è comunque quello di utilizzare sì varie composizioni precedenti, ma rispettandone fini e lineamenti. Opera originale non è infatti quella che introduce qualcosa di nuovo, ma quella che meglio si adatta alle esigenze del momento: non si riutilizzerà mai un pezzo sacro per un’occasione profana, e viceversa.
Conseguenza della diffusione della musica in tutte le classi è che musicisti dilettanti, amici, studenti cominciano a suonare sotto la guida di un direttore. La magniloquenza e l’ampollosità barocche però trovano anche altre strade per esprimersi, ed una di queste è l’aumento incredibile del numero degli strumentali annessi alle cappelle. Nel 1709, a Bologna, per la nomina di un cardinale fu eseguito un pezzo di Torelli in San Petronio da 180 elementi; alla vigilia del Natale 1740 sono circa 200 gli strumentisti che si esibiscono in un concerto spirituale nella sala pontificia di Monte Cavallo (oggi il Quirinale). Stefano Torselli
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27 gennaio 2012
L’opera autografa torna a casa
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a una valigia a Montpellier a una bacheca nel Centro Studi e Documentazione Leonardo Leo di San Vito dei Normanni. Il manoscritto autografo del celebre compositore sanvitese “è tornato a casa”. Un ritrovamento e un’ acquisizione che coincide con un’affascinante avventura, degna della penna di Arthur Charles Clarke. Tutto ha inizio qualche anno fa e per un caso fortuito. Cercando notizie su musiche di Puccini e autori pugliesi, Dinko Fabris, presidente della Società Internazionale di Musicologia, entra in contatto a Parigi con Thierry Bodin, considerato il massimo esperto francese di autografi. È così che viene a sapere dell’enorme partitura (conservata un tempo in una valigia a Montpellier con altre musiche) in possesso dell’antiquario parigino, un oratorio in tre atti, intitolato “Dalla morte alla vita di S. Maria Maddalena”, di Leonardo Leo. Al musicologo basta un’occhiata per intuire la portata della scoperta: sotto i suoi occhi l’unica copia esistente al mondo di un’opera ritenuta universalmente dispersa. Fabris non perde tempo. Segnala la scoperta al Centro Studi e Documentazione Leonardo Leo creato e diretto a San Vito dei Normanni da Cosimo Prontera. Il Maestro brindisino si attiva per l’acquisto del manoscritto autografo. Perché per cedere il suo
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20 gennaio 2012 27
“gioiello” l’antiquario parigino chiede 20.000. Una cifra non facile da raccogliere e per di più in una lotta contro il tempo. Il manoscritto fa gola a tanti. Parte una raccolta fondi. “Abbandonando ogni arida e meccanica formalità”, Prontera si rivolge a Enti, Istituzioni, imprenditori, alla sensibilità dei cittadini “avveduti e attenti alle sfide che più interessano il nostro territorio” per non perdere un’occasione unica e irripetibile. Palco d’eccezione da cui promuovere la pubblica sottoscrizione, quello del Barocco Festival (edizione 2010). E l’appello fa breccia nel cuore di tanti. Musicisti, artisti, imprenditori, associazioni non solo di Brindisi e provincia. Ben due anni per raccogliere la cifra pattuita, ma il traguardo è stato raggiunto. Prima di Natale, il sindaco di San Vito dei Normanni Alberto Magli e il Maestro Prontera hanno riportato il manoscritto nel paese che a Leo diede i natali. Un momento estremamente qualificante per il nostro territorio, riflesso di quel rilancio e di quel riscatto a cui in tanti responsabilmente puntano. Una piccola grande vittoria collettiva che si spera sia da esempio (volere è potere) e apra la strada a nuove acquisizioni per il patrimonio musicale pugliese.
Alessandra Caputo
N
ella sua breve vita, Leonardo Leo compose circa 520 opere che spaziano dal melodramma, agli intermezzi, alle commedie per musica, agli oratori, alle cantate, alle composizioni di musica sacra, strumentale e didattica. Il Manoscritto autografo “Santa Maria Maddalena” si presenta come un volume oblungo in 4 di 200 carte, scritto in fronte retro. I piatti cartonati sono su carta marmorizzata, l’etichetta del titolo è posizionata sul piatto superiore. I piatti evidenziato un uso frequente, i dorsi mancano. Il manoscritto settecentesco è unica testimonianza non solo della “Santa Maddalena” ma anche del lavoro compositivo di Leo, i cui interventi autografi sono evidenti. Diverse note nell’ultimo atto hanno subito revisioni significative. Il foglio presenta correzioni, cancellature e sovrapposizioni di parti cucite o incollate riportanti la versione corretta della stesura. L’oratorio (o dramma sacro) in tre atti, fu donato alla città di Atrani, pittoresco comune della Costiera Amalfitana, in occasione della festa di Santa Maria Maddalena (il 20, 22, 25 o il 26 luglio 1722), patrona del paese campano, che ancora oggi si celebra. A questo operatorio, su testo di Carlo De Petris, venne dato risalto sugli Avvisi di Napoli del 4 agosto 1722. “Applausi e pianto universale” - si legge - provocò nel pubblico l’esecuzione dell’opera. Portato in Italia a metà dicembre, il manoscritto è stato presentato l’11 gennaio a San Vito dei Normanni, presso la chiesa di San Giovanni. Conservato presso il Centro Studi e Documentazione intitolato al celebre compositore sanvitese, sarà oggetto di attento studio per essere riproposto in prima mondiale durante il Barocco Festival Leonardo Leo e, con ogni probabilità, anche fuori della Puglia.
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27 gennaio 2012
Il manoscritto ritrovato
Il momento della consegna del manoscritto - Cosimo Prontera e Thierry Bodin
passione e determinazione
INTERVISTA A COSIMO PRONTERA
Domanda scontata: cosa si prova ad aver raggiunto un così importante obiettivo? Raggiungere gli obbiettivi è frutto quasi sempre di progettualità, strategia, caparbietà, perseveranza, a volte ostinazione, testardaggine, e perché no, incoscienza il tutto con una dose indispensabile di fortuna. Se questi sostantivi potessero essere elencati in un segno zodiacale mi ritroverei. Rispondere che ritrovare il manoscritto è stato emozionante sarei banale rientrando nel pieno di quei luoghi comuni da cui cerco di fuggire ogni giorno, ma… Le emozioni fanno parte di quella sfera del nostro intimo che tutti custodiamo gelosamente, ambito dove nessuno può entrare perché ci mettono a nudo. Altro che luogo comune, anzi: guai a profanarle le emozioni! Un fiume carsico di emozioni incontaminate, cristalline mi hanno aggredito ma il momento clou è stato quello di trasmetterle, di comunicarle. Questo si è rivelato il compito più difficile. Un manoscritto unico al mondo, che tutti i dizionari reputavano disperso che certamente ci rivelerà parte della personalità musicale di uno dei massimi esponenti della scuola napoletana, uno di quelli autori studiato non dal Prontera, ma da Giuseppe Verdi e dal sommo Richard Wagner che disse ascoltando la sua musica: questa è la vera musica tutto il resto è un trastullo. L’emozione è stata tanta ma alla stessa stregua si è presentata la responsabilità. Il manoscritto è stato acquistato grazie alla generosità di tanti, ma ci son voluti due anni. C’è stato un momento in cui ha pensato che non ce l’avreste fatta? No, assolutamente! Questa, come tanti elementi di quel puzzle che vanno sotto la parola Cultura, fanno parte di quel collante invisibile, di quell’ossigeno, di quel sangue vivo di una comunità che senza di esso morirebbe e chi vorrebbe dichiarare la propria morte? Certamente non si è trattato di una colletta, anzi. Ci siamo sforzati di far intuire che si trattava di una sottoscrizione responsabile e cosciente. La donazione della cospicua somma, da parte del Avv. Stefania Baldassarre, imprenditrice, secondo me ha inaugurato un nuovo percorso nella mentalità dei nostri imprenditori. Percorso, spero sia emulativo, che li vede impegnati non a sostenere una squadra sportiva ma la Cultura. Con la Cultura non si mangia affermò qualcuno - io non sono assolutamente d’accordo con quella infelice esternazione - e uno scugnizzo, Nino D’angelo, gli rispose: ma con essa si cresce. I riferimenti in ambito nazionale, per limitarci ai nostri confini, non mancano. Vorrei citare Brunello Cucinelli che produce maglieria d’alta moda in cashmere a Solomeo un borgo nei pressi di Perugia: ha costruito un teatro, a lui dedicato, e mantiene con le sue risorse una stagione musicale/teatrale. A Soncino paesino di settemila anime in provincia di Cremona un industriale metalmeccanico Ugo Fanoli finanzia l’orchestra di fiati, con il loro festival sono un riferimento europeo per quel settore musicale. E che dire della fondazione Missoni? I nomi dei sottoscrittori sono qui
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27 gennaio 2012
http://youtu.be/XCNnQEdVR6A
ed ho accetto questa intervista solo se potevano essere pubblicati perché anche per un solo euro sono diventati mecenati. Cosa vuol dire per San Vito e il Centro che lei dirige avere un’opera autografa di Leo? Evidentemente un centro studi che amplia il proprio fondo musicale, fosse anche per un solo testimone, è un concreta indicazione che sta facendo il proprio mestiere. Ma l’attività di Centro Studi non può esaurirsi solo in questo. Un Centro Studi deve promuovere ricerca, convegni, favorire e curare edizioni. Tutto ciò ha un costo e finora il Centro Studi si è sostenuto sul volontariato culturale che, tradotto, significherebbe buona volontà e dedizione. Spero che tutti intuiscano che non si può dare a Leonardo Leo il valore che si dà a una buona mozzarella perché non è un “prodotto tipico locale”. Anzi più lo cataloghiamo come prodotto tipico, più lo lasciamo scivolare nell’arroganza di un orbo localismo. La figura di Leo vola alto in una dimensione almeno europea per non dire planetaria. Ormai la sua letteratura è eseguita dai grandi della musica e mi riferisco a Riccardo Muti, a Cecilia Bartoli, Roberta Invernizzi, Gemma Bertagnolli, a Christophe Coin e Fabio Biondi che inseriscono nei loro programmi la musica leana al pari di un Vivaldi piuttosto che di un Haendel. La sfida sta nel far eseguire la letteratura leana e quella dei suoi coevi per rapportarla ed apprezzarne sfumature e differenze. In questa fase il manoscritto sarà nostro, ci permetteranno la primogenitura del lavoro, ma successivamente sarà di tutti come di tutti è la letteratura di Vivaldi, di Haendel o Bach. Immaginate cosa dovrebbe inventarsi Venezia per ottenere il marchio “DOP” su Vivaldi? Ogni azione risulterebbe perdente! Ci sono “particolarità” nel manoscritto autografo che hanno destato il suo stupore o interesse? L’unicità che ci ha rivelato il manoscritto sta nel averci mostrato un Leo umano oserei dire, mi spiego. Generalmente di fronte a pagine musicali del passato nasce un timore reverenziale nei confronti dell‘autore. Si esegue tutto come è scritto. Il manoscritto che abbiamo era una copia d’uso e qui sta la bellezza. Leo avrà scritto l’opera con un copista al fianco. Tutto era comunicato ed accadeva in tempo reale, con sue correzioni ed indicazioni. Perciò ci sono righi pentagrammati aggiunti, fascette incollate che prolungano frasi, piuttosto che pagine completamente sbarrate e riscritte (interessante sarà capire il perché dei ripensamenti), o anche fogli bianchi incollati su pagine colme di musica. Un copista non avrebbe mai creato errori così madornali di spazzi, tra l’altro Napoli era fornita dei migliori copisti esistenti. Questo ci rivela, come dicevo, l’umanità del grande maestro inoltre ci dimostra che le composizioni come opere, oratori o di drammi sacri non erano delle composizioni “chiuse” ma erano “in progres” ossia capaci di essere adattate.
Alessandra Caputo
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Randazzo Aldo Brindisi Marchese Vito Riva del Garda Gigante Giovanni S. Vito dei N.nni (BR) Camarda Luca Francavilla F. (BR) Totano Marco Mesagne Rossit Anna Maria S. Michele Sal. (BR) Nardone R. Cristina Brindisi Scatarzi Maria Palma Firenze Damiano Gregorio Brindisi Rollo Salvatore Brindisi Barbarello Francesca Torre S. Susanna (BR) Laresca Angelo Brindisi Nisi Cosimo San Vito dei N.nni (BR) Ricanni Clodomira Brindisi Chionna Gabriella Brindisi Picoco Murizio Brindisi Maffei Franca Siena Semeraro Maria Luisa Basilea (Svizzera) Spalluto Pietro Torchiarolo (BR) Marra Domenico Brindisi Erriquez Vincenzo Brindisi Fusco Roberto Brindisi Ganeri Stefania Roma Chiari Andrea Reggio Emilia Muscogiuri Paolo Manduria (TA) Ladisia Tiziana Brindisi Valent Loudmila Ostuni (BR) Pizzi Paola Latiano (BR) Pedagogico Music. L.Leo Latiano (BR) Iacovello Stefano Bari Scarcelli Alessandra Torre a Mare (BA) Gibellini Franco Modena Cineri Raffaele S. Vito dei N.nni (BR) Agrimi Luigi S. Vito dei N.nni (BR) Martucci Roberto Francavilla F. (BR) Nigro Vito S. Vito dei N.nni (BR) De Giovanni Biagio Napoli Palma Rocco Ceglie M. (BR) Baldassarre Pietro San Donaci (BR) Giliberti Claudio Brindisi Sacchi Nicola Carovigno (BR) Segatta Teresa Trento Rossit Anna Maria S. Michele Sal. (BR) Tarchini Paola Firenze Ass. Amici dei Musei Brindisi
46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88.
Sagliocco Oreste Brindisi Dalcanto Elisa Milano Guarini Piercosimo S. Vito dei N.nni (BR) Petronelli Giuseppe Roma Martino Vito Bari Randazzo Aldo Brindisi De Mario Fabbretti Bari Merico M. Giovanna Pordenone Romano Angelo Bari D’Agnano Giovanni S. Vito dei N.nni (BR) Macario Maria Teresa Bari Musa Mario S. Vito dei N.nni (BR) Di Leo Domenico Monopoli (BA) Casavola Valeria Bari Poddi Marilena Brindisi Abbruzzese Mario Brindisi Oliva Giuseppe Martina Franca (BA) Martucci Carlo Francavilla F. (BR) Goretti Paola Bologna Gianesin Tania Milano Campanaro Elisa Valdagno (VI) Ippolito Antonio S. Vito dei N.nni (BR) Saponaro Michele Matera Fabris Domenico Bari Marsigliante Dolores Torre S. Susanna (BR) Semeraro Angelo Basilea (Svizzera) Colella Luigia Brindisi Marsigliante Valerio Torre S. Susanna (BR) Palma Francesco Brindisi Barbuti Nicola Biella Tedesco Ferruccio Brindisi Dassisti Michele Bari Mottola Modesto Triggiano (BA) Taverna Giorgio Ceglie M. (BR) Vincenzo Caiulo Brindisi Soroptimist Brindisi Brindisi Sarno Gianlorenzo Bari Matacena Elena Napoli Carmelo Conte* Latiano Piera Ricciardi Retinò * Brindisi Donatore anonimo A. Rossit Anna Maria S. Michele Sal. (BR) Stefania Baldassare Brindisi quest’ultima per aver generosamente donato la cospicua somma restante.
* la donazione consiste in un opera del M° C. Conte e in un opera del M° G. Ricciardi
Inoltre vorrei ringraziare la Banca Apulia, l’imprenditore Alessandro Perchinenna e Monica D’Ambrosio. (C.P.)
Dove si trova adesso il manoscritto e cosa accadrà nel prossimo futuro? Il manoscritto, che avrà la sua naturale e definitiva collocazione presso il Centro Studi e Documentazione Leonardo Leo sito nella civica biblioteca di San Vito dei Normanni, è in attesa della la sua sigla RISM (sigla internazionale che individua la collocazione dei manoscritti di tutto il mondo, è un po’ una carta di identità) e quello che avverrà non lo sappiamo ma stiamo lavorando per una giornata di studi, su una trascrizione, una esecuzione ed una edizione discografica e musicale. La naturale vetrina sarà il Barocco Festival ma il lavoro è monumentale, speriamo di farcela per la prossima edizione ma sarà difficile. L’orgoglio ed il merito di quanto è avvenuto lo individuerei nel fatto di aver riscritto un rigo, solo un rigo della storia della musica mondiale. Come è nato il Centro Studi e Documentazione, quante opere conserva e di cosa nello specifico vi occupate? Il Centro Studi è nato nel 1997 per volere di un avveduto Assessore il Dott. Carmine Chionna che aveva visto bene sul potenziale motore di un centro che sosteneva un momento
più ampio quale si è rivelato il Barocco Festival - Leonardo Leo che, ricordo, quest’anno taglierà il traguardo dei quindici anni. Il Centro Studi oltre alle edizioni moderne che trattano l’argomento Leo (biografie), il periodo in cui visse e la scuola musicale che lo accolse, elenca due fascicoli musicali manoscritti della seconda metà del ‘700 riguardante i solfeggianti del Leo e la celebre composizione Miserere concertato a doppio coro oltre che una stampa francese del 1780 di vari autori dove il 60% delle composizioni presenti sono del Nostro. Questo testimonia di quanta attenzione godeva Don Lionardo tra i compositori di quel tempo. Ed in ultimo, citandola come new entry, il manoscritto Dalla Morte alla vita di S. Maria Maddalena, dramma sacro. Questi i testimoni cartacei ma possiamo elencare ben 10.000 fotogrammi tra fotografici e digitali di opere di Leonardo Leo. Il Centro Studi lavora ad un progetto monumentale dal titolo: Opera Omnia Projet. Si tratta di un catagolo ragionato con incipitario di tutte le opere di Leo, che sono circa 520. A giorni sarà presentato il sito del Centro Studi con tutto il materiale che abbiamo a disposizione pronto per la fruizione.
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27 gennaio 2012
Francesco Marchionna
leonardo leo
VITA E OPERE DEL MAESTRO sanvitese
L
eonardo Ortensio Salvatore de Leo nasce a San Vito degli Schiavoni, l’odierna San Vito dei Normanni, allora appartenente alla Terra d’Otranto, il 5 agosto del 1694. Di taglia media, colorito bruno, occhio vivo e temperamento ardente, Leonardo apprende i primi rudimenti musicali presso il convento dei Domenicani. A soli 15 anni, decide di partire per Napoli in cerca di maggior fortuna. Viene ammesso al conservatorio di Santa Maria della Pietà dei Turchini su segnalazione dello zio, Don Stanislao. A seguirlo negli studi Andrea Basso e poi Nicola Fago, soprannominato ‘Il tarentino’. Girolamo Chigi, allora maestro di Cappella di San Giovanni in Laterano, racconta che Leo si recò a Roma e che vi studiò il contrappunto sotto la guida del maestro Pitoni. Infaticabile nella professione, passava spesso la maggior parte delle notti a comporre. Esordisce come compositore nel 1712 con ‘L’infedeltà abbattuta’, opera sacra che piace così tanto al viceré che lo nomina organista aggiunto della Reale Cappella. Di ritorno a Napoli, ottiene il posto di secondo maestro al conservatorio della Pietà. Nel 1716, viene nominato primo organista della cappella reale e l’anno successivo viene designato per occupare il posto di maestro di cappella della chiesa di Santa Maria della Solitaria, per la quale scriverà molta musica. Nel 1719, fa rappresentare la ‘Sofonisba’, opera che fu ben accolta e in cui il carattere espressivo del suo talento si faceva già notare. Alcuni biografi sostengono che Leo abbia insegnato al conservatorio di Loreto, ma non è certo. Fu di sicuro prima al conservatorio della Pietà e poi a quello di Sant’Onofrio, dove ebbe per allievi alcuni dei compositori più illustri del XVIII secolo, tra cui Jommelli e Piccinni. Con il suo predecessore Alessandro Scarlatti e i contemporanei Durante e Feo, Leo condivide la gloria di aver fondato la Scuola di Napoli, da cui sono usciti, durante tutto un secolo, una moltitudine di compositori drammatici di prim’ordine. Egli stesso fu non soltanto un grande professore, ma un artista dei più dotati. La sua musica da chiesa non ha meno maestà di quella di Durante, tocca il cuore e fa nascere degli slanci di tenera devozione. Il suo ‘Miserere’ a due cori è una composizione tanto notevole per l’elevatezza dei sentimenti che l’hanno dettata, quanto per la purezza di stile in cui si riconoscono le tracce della scuola cantoria romana in cui studiò. Nella sua musica sacra, nello stile accompagnato e concertato, Leo conserva la semplicità e si fa ammirare per la bellezza dell’espressione, come l’Ave Maris Stella’ per voce di soprano e orchestra o il ‘Credo’. Egualmente notevole nel genere teatrale, Leo è sempre nobile, spesso patetico e appassionato ed è con questi mezzi, molto semplici, che perviene a grandi effetti. Piccinni fa i più grandi elogi alle sue opere e cita in particolare l’aria ‘Misero pargoletto’ da Demoofonte come modello di espressione drammatica. Con il dramma sacro ‘L’infedeltà abbattuta’ Leo debutta nel 1712
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20 gennaio 2012 27
http://youtu.be/-DM6DO6Ge0g
come compositore, seguirà un altro dramma sacro dal titolo ‘Il Trionfo della Castità di Sant’ Alessio’. I numerosi apprezzamenti riscossi valsero al Maestro sanvitese l’apertura della Cappella Reale quale organista soprannumerario. Contemporaneamente al sacro, Leonardo Leo si cimenta anche nella produzione squisitamente teatrale, rappresentata dall’opera ‘Il Pisistrato’. Presa moglie nel 1713, continua la sua attività anche come maestro di cappella nella Chiesa di Santa Maria della Solitaria, conseguendo il suo primo vero grande successo come autore comico con l’opera ‘La mpeca scoperta o l’imbroglio scoperto’, rappresentata nel 1723 al Teatro dei Fiorentini a Napoli. ‘Timocrate’ fu rappresentato a Venezia e ‘Il trionfo di Camilla’ a Roma, mentre il compositore non trascurava il genere oratoriale sacro, accrescendo la sua fama. Si ricordano infatti, del 1732, ‘La morte di Abele’ e ‘Sant’Elena al Calvario’. Nel 1737, il suo ‘Siface’ trionfa per ben 37 sere consecutive al Teatro Malvezzi a Bologna, la sua ‘Olimpiade’ è la seconda opera a essere rappresentata al Teatro di San Carlo a Napoli, da poco aperto. ‘Le nozze di Psiche e Amore’, composizione commissionata a Leo per il matrimonio di Carlo III con Maria Amalia Walburga di Sassonia non gli permette di concludere il ‘Demetrio’. Leo era infatti tenuto prigioniero in casa e guardato a vista perché concludesse in tempo l’opera. Nel 1739, compone il celeberrimo ‘Miserere’ per la Cappella Reale, dedicato a Re Carlo Emanuele di Savoia e l’opera comica ‘Amor vuol sofferenza’. Si reca poi a Torino e a Milano per sovrintendere alla messa in scena delle sue opere ‘Achille in Sciro’ e ‘Scipione nelle Spagne’. Tra le altre opere più conosciute di Leonardo Leo si ricordano: ‘Lo matrimonio annascuso’ (1727), ‘Catone in Ustica’ (1729); ‘Il Demetrio’ (1732); ‘Demoofonte’ (1735); ‘Ciro riconosciuto’ (1739), ‘Sei concerti per violoncello’ (1737-38), ‘Concerto per 4 violini’, ‘Due concerti per flauto’, ‘Toccate per cembalo’ e musiche oggi divise tra la Biblioteca del conservatorio di San Pietro a Majella in Napoli, la Biblioteca Vaticana in Roma e la British Library a Londra. Come la vita anche la morte è un affascinante capitolo da raccontare. Leonardo Leo non morì nel 1743, come dice lo stesso Piccinni, in una breve notizia biografica sul suo maestro, né nel 1742 come afferma Burney, ma nel 1744. Il marchese di Villarosa, riferisce che sarebbe stato colpito da apoplessia mentre era intento a scrivere un’aria buffa de ‘La finta frascatana’ che comincia con queste parole: Voi par che gite/di palo in frasca. Fu ritrovato con la testa appoggiata sul suo clavicembalo e si credette, in un primo momento che dormisse, ma in realtà aveva già cessato di vivere. Morì rimpianto da tutti, lasciando a lungo il ricordo di sé e delle sue opere. Fu sepolto nella Chiesa di Santa Maria in Montesanto, dove ebbero l’estremo riposo anche Alessandro Scarlatti e molti altri illustri musicisti della sua scuola.
Leonardo Leo, ritratto. Pompeo Batoni, quadreria del Conservatorio San Pietro a Majella - Napoli
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27 gennaio 2012
BAROCCO FESTIVAL IL TERRITORIO MESSO IN MUSICA
Q
ualità, ricercatezza e identità. Un festival di musica antica che la città di San Vito dei Normanni dedica all’illustre concittadino Leonardo Leo. Uno degli eventi culturali e musicali più attesi e importanti del Meridione. Un appuntamento che oggi, da San Vito e da tutta la provincia di Brindisi, si proietta verso mete internazionali. Nato nel 1997 come emanazione del Centro Studi e Documentazione ‘Leonardo Leo’, il Barocco Festival, intento a recuperare la memoria storica e artistica del maestro compositore sanvitese è oggi un fiore all’occhiello della nostra terra, ponendosi tra le migliori realtà musicali e culturali del Sud Italia. Tantissimi i musicisti di prestigio internazionale che si sono esibiti di anno in anno, come tanti sono stati i musicologi, gli storici musicali e gli appassionati che hanno manifestato il proprio entusiasmo per questa iniziativa. A suggellare l’eccellenza perseguita da un festival che si colloca meritatamente in una dimensione internazionale, il Premio di Rappresentanza con il quale, nel 2009 e nel 2010, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto omaggiare la manifestazione pugliese “per gli alti meriti culturali e per l’opera di persuasione sociale, mirata alla riscoperta e alla consapevolezza delle proprie storiche radici”. Certificazioni di stima per il lavoro compiuto in questi anni che rendono l’organizzazione orgogliosa, ma che vanno interpretati come sinonimi di responsabilità. Rigorose scelte artistiche e un paziente lavoro di organizzazione sono i punti di forza della manifestazione. Regola imprescindibile è l’esecuzione musicale con strumenti d’epoca. Tutti i musicisti suonano con strumenti, o copie, d’epoca barocca e rinascimentale. Altra caratteristica è il riuscire a realizzare i diversi concerti in bellissime location storiche, luoghi ricchi di fascino che rendono l’ascolto musicale un’esperienza ancora più affascinante. Non ultimo, il riuscire ad attrarre un pubblico sempre più numeroso e diversificato nonostante il repertorio proposto, ricercato ed eseguito in maniera filologica.
Leonardo Leo
Promozione del territorio
In merito a ciò, il libro delle presenze parla chiaro: tanti i frequentatori e i turisti che villeggiano nelle zone limitrofe. Un’occasione questa per fare del marketing territoriale così come avviene nel resto dell’Italia e del Mondo. Durante il periodo del festival, hotel e B&B dovrebbero promuovere il territorio con apposite iniziative e pacchetti vacanze, magari con menu a prezzi speciali. Ma non solo. Anche ristoranti, pizzerie e bar potrebbero essere maggiormente ‘ricettivi’, modificando l’orario di apertura. Questo perché il Barocco Festival rappresenta un momento di grande vitalità culturale e di riscoperta dei tesori d’arte legati alla storia del Mezzogiorno e della provincia brindisina. Un’iniziativa che volge alla qualificazione e promozione del territorio, che attinge alle testimonianze della propria storia e che ben si coniuga con i tratti di modernità che ne segnano l’ineludibile divenire. Un modus nuovo di ripensare il passato e le origini in funzione del presente, in funzione di quella terra su cui poggiamo i piedi, che va valorizzata e divulgata con tutti i mezzi possibili.
http://youtu.be/fDieocQuUV0
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27 gennaio 2012
Francesco Marchionna
LA NOTTE DELLA TARANTA CULTURA E MARKETING TERRITORIALE
L
a Notte della Taranta rappresenta il più grande festival musicale internazionale volto al recupero della pizzica salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali, dalla world music al rock, dal jazz alla sinfonica. Come molti sanno, con il termine ‘pizzica’ ci si riferisce comunemente alla musica che scandiva l’antico rituale di cura dal morso immaginario della tarantola. Per liberare la vittima dal veleno dell’animale, si suonavano incessantemente dei tamburelli a ritmo vorticoso, finché il soggetto non veniva sciolto dall’incantesimo. Al suono dei tamburelli si accompagnava un ballo ossessivo e ripetitivo, che contribuiva a esaurire il veleno. Un ragnetto che è partito dalla propria tela di tradizioni, ma che col tempo è riuscito ad avvolgere diversi elementi di modernità, intrappolandoli e facendoli suoi, fino a rappresentare uno dei principali fattori della rinascita culturale e turistica della Puglia, nonché un esperimento di marketing territoriale perfettamente riuscito. Tutto nasce da un eterno dilemma. Un territorio che si pone il problema di come vincere la sfida con la modernità, senza dover necessariamente rincorrere un Nord che non potrà mai essere. Guardarsi intorno, non in alto. Vicino, non lontano. Recuperare lo spirito comunitario, ripartendo dalla ricchezza che determina l’aspetto e il carattere di una comunità e di un territorio. Da 5mila persone del 1998, si è arrivati a 120mila spettatori nel 2010. Un dato che la dice lunga. La Notte della Taranta rappresenta oggi una grande festa di suoni e di genti che niente hanno a che vedere con il tradizionale rito del tarantismo. Qualcosa è cambiato. In che modo? Territorio e cosmopolitismo. Questa la strada da dover percorrere. Una corsia in cui immettere un evento ormai simbolo identitario di
http://youtu.be/VkcGzlhVAnE
una regione che non declassa la cultura, anche a fronte di una crisi economica e sociale del territorio. Investire in cultura, creatività e ricerca significa, per la Fondazione ‘La Notte della Taranta’, investire in una vera e propria industria del futuro, strategica soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia. Ed è con questa consapevolezza che si vuole continuare a costruire una politica mirata sulla magia della terra e del territorio. Magia che, col tempo, attira turisti da ogni dove. L’interesse crescente verso il Festival ha richiamato l’attenzione di istituzioni e privati che oggi collaborano e sostengono economicamente il progetto, che si perfeziona, anno dopo anno, in logistica. Fra i luoghi interessati dal Festival troviamo i Comuni di Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino, a cui si aggiungono i comuni di Otranto, Alessano, Galatina, Cursi e Andrano. È possibile godere dei servizi di accoglienza dei diversi enti presenti sul territorio, segnalati in fondo a ogni itinerario turistico suggerito dal festival. Per ciascuna delle località sopracitate, è possibile selezionare diverse tipologie di accoglienza e servizi. Alberghi, agriturismo, bed&breakfast, appartamenti, camere in affitto, villaggi turistici, campeggi, ristoranti, trattorie, pizzerie, pub e via dicendo. Un’organizzazione capillare che si avvale di infopoint e media, collegamenti dai principali aeroporti e stazioni ferroviarie. Un Festival dunque che si propone oggi la nuova sfida di entrare in relazione con altre feste popolari che in Europa e nel mondo ‘si rappresentano’, nella convinzione che l’identità culturale e territoriale sia la base su cui poter costruire un network di successi imprenditoriali ed economici.
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27 gennaio 2012
FESTIVAL NEL MONDO Divertimento e promozione territoriale AUSTRIA Linz seconda metà di luglio Pflasterspektakel Festiva Da vent’anni il “Pflasterspektakel” è un punto d’incontro degli artisti di strada: dai giocolieri ai clown, dagli acrobati ai mimi, con programmi per bambini di pomeriggio e spettacoli pirotecnici a mezzanotte. Con la presenza di circa 600 artisti di strada in rappresentanza di ogni cultura e dei Paesi più diversi, questo festival costituisce un momento d’incontro umano fra persone provenienti da tutte le nazioni del mondo ed è diventato un appuntamento fisso per la scena artistica europea. BELGIO Minnewater, seconda settimana di luglio Cactus Festival Da più di 20 anni gli organizzatori del Cactus Festival alternano esibizioni di artisti molto conosciuti con nomi nuovi della musica, dando loro l’opportunità di mostrarsi ad un grande pubblico. Gli stili musicali variano dal rock, al reggae, al rap, al roots. Bruxelles, 20-30 agosto Brussels Summer Festival Inaugurato per la prima volta nel 2002 e diventato oggi uno dei più importanti eventi musicali del Belgio. Caratteristiche fondamentali di questo evento sono la gratuità, la ricchezza di iniziative, di generi musicali (rock, musica del mondo, jazz, hip hop, folk, reggae...) e la convivialità. Fanno da corollario a ogni edizione numerose altre manifestazioni culturali (teatro, gruppi ambulanti, circo).
DANIMARCA Roskilde, primi di luglio Roskilde Festival Il Roskilde Festival è il più grande festival musicale del Nord Europa, nonché uno dei più grandi al mondo e attrae pubblico da tutto il vecchio continente. Ad ogni edizione presenta un sempre aggiornato e innovativo programma musicale che spazia dal rock contemporaneo all’elettronica, dall’hip hop alla musica etnica, dal jazz al metal, accompagnato da un vastissimo ed eclettico programma di eventi, esibizioni artistiche, installazioni, mostre, attività culturali e competizioni sportive. Tutti i profitti del festival sono donati per scopi umanitari e culturali sia nazionali che internazionali. FINLANDIA Karjaa, fine luglio inizio agosto Faces Etnofestival Il Faces Etnofestival offre musica di tutto il mondo a una grande varietà di gusti: folk svedese, finlandese rap, reggae e molto di più. Caratterizzato dalla presenza di varie attività culturali, arte ed esibizioni di ballo, il festival è l’invio di un messaggio contro i conflitti, le guerre e il cambiamento climatico. Dalsbruk Dalsbruk, prima settimana di luglio Baltic Jazz Il festival ha luogo nel magnifico archipelago di Dalsbruk. Vi si raccolgono i migliori musicisti jazz baltici che suonano e raccontano i diversi tipi di jazz.
BULGARIA Varna, da metà giugno a fine luglio International Music Festival “Varna Summer” Il Varna summer festival è il più antico festival musicale della Bulgaria e uno dei festival con una più lunga tradizione a livello europeo. Questo festival di musica classica offre numerosi esibizioni con artisti nazionali e internazionali. Il programma include anche una visita alla città di Varna, quale centro di turismo culturale internazionale.
FRANCIA Orange, primi di luglio – primi di agosto Les Chorègies D’Orange È il più antico festival di Francia. La prima edizione risale addirittura al 1860 e ha luogo in un antico teatro romano, che fornisce un’eccezionale acustica e una fantastica ambientazione. Il teatro può contenere fino a 9000 spettatori. Il programma rigorosamente classico prevede numerose esibizioni di importanti artisti nazionali e non.
CIPRO Larnaca, Luglio Larnaca Summer Festival Ogni estate Larnaca ospita questo festival di musica e arte. Sono previsti concerti all’aperto che hanno luogo nel cotile del forte medioevale e nell’anfiteatro. Presenti artisti nazionali e internazionali.
GERMANIA Bonn, primi di settembre - primi di ottobre Beethovenfest Ideato nel 1845 da Franz Liszt per omaggiare Beethoven nel 75esimo anniversario dalla nascita, il festival è ancora oggi una lunga rassegna della musica sui cui palchi - tra Bonn e dintorni - si avvicendano grandi personaggi e orchestre di fama mondiale come la Deutsche Kammerphilarmonie di Brema, la Pittsburgh Simphony Orchestra e la London Simphony Orchestra.
ESTONIA Tallinn, fine luglio inizio agosto Tallinn International Organ Festival Mentre nel 2007 il festival fu dedicato al compositore e organista danese Dietrich Buxtehude, per commemorare i 300 anni dalla sua morte, nelle edizioni successive il programma è diventato più vario includendo più esibizioni.
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La cultura e le manifestazioni ad essa correlate sono un’occasione straordinaria di valorizzazione e promozione del territorio, con ricadute importanti sul sistema economico di un’intera regione. Per averne una dimostrazione basta guardarsi intorno. Ovunque nel mondo, ‘grandi eventi’ consolidatosi nel corso degli anni sono entrati a far parte del patrimonio culturale locale. La scelta che sta alla base di queste iniziative, è quella di coniugare eventi musicali, culturali, artistici e promozione del territorio attraverso un percorso che offre al visitatore l’opportunità di apprezzare mostre, concerti, incontri letterari e al contempo, se lo desidera, di visitare la città scoprendone luoghi storici e suggestivi, assaporando tipicità eno-gastronomiche, godendo delle bellezze naturali. A guadagnarci è l’immagine della città, il turista che delizia spirito e pancia e i commercianti locali che rimpinguano casse e tasche.
Alessandra Caputo GRECIA Atene, da giugno a ottobre Festival di Atene Il “Festival di Atene” si svolge presso il suggestivo scenario del teatro di Erode Attico con un ricco programma che spazia da concerti di musica classica a rappresentazioni di drammi e tragedie del teatro antico. IRLANDA Dublino, fine agosto Festival Dun Laoghaire delle culture del mondo Dalla musica indigena alla classica, alla folklorica: il Festival offre un caleidoscopico programma di concerti, fiere, danze, eventi di strada e laboratori per celebrare la diversità culturale. LETTONIA Riga, fine agosto International Sacred Music Festival Il festival consente di ascoltare musica sacra. Nato nel 1998, è oggi uno degli appuntamenti più importanti al mondo e anno dopo anno ha visto la partecipazione di gruppi sempre più importanti e numerosi. LITUANIA Vilnus, agosto Capital Days (Sostines dienos) Il festival più importante della città dal 1993, che coinvolge le più belle piazze e i parchi della capitale lituana. Il programma prevede concerti di musica classica, opera, jaz, folk, pop, rock, un festival del cinema, teatro di strada, sfilate di moda e persino un carnevale. PAESI BASSI Amsterdam, luglio – agosto (solo nei weekend) Kwakoe Summer Festival Il festival è l’evento multiculturale più importante nei Paesi Bassi. Si celebra la diversità e si promuove l’incontro tra persone di culture diverse attraverso lo sport, la musica, la letteratura, il cibo, la danza, il teatro, l’arte. POLONIA Kostrzyn, Agosto Przystanek Woodstock È dal 1995 che ogni anno, la cittadina di Kostrzyn, 100 chilometri a sud di Berlino lungo il confine polacco-tedesco, ospita per due giorni il Przystanek Woodstock, il più grande festival europeo all’aperto. Ogni anno migliaia di persone vi partecipano per ascoltare musica semplice, romantica e amichevole. I fondi raccolti vengono destinati in beneficenza alle autorità locali.
PORTOGALLO Evora, prima settimana di luglio Evora classica Festival La cittadina medioevale di Evora, dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, ospita questo festival di musica classica, che negli anni si è trasformato in un festival multiculturale poiché mischia vari generi musicali appartenenti a culture diverse. REGNO UNITO Glasgow, prime due settimane di agosto Cornamuse dal vivo! Musica dai Clan L’esibizione dal vivo di suonatori di cornamuse di tutto il mondo fa parte di una serie di iniziative volte a valorizzare l’eredità culturale scozzese. ROMANIA Sighisoara, luglio Festival medievale di Sighisoara Nella splendida cittadina medievale di Sighisoara, dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, si svolge il più importante festival medievale del Paese, con esibizioni artistiche, rappresentazioni teatrali, musiche e danze a tema medievale. SPAGNA Barcellona, metà giugno Sonar. Festival internazionale di musica avanzata e arte multimediale di Barcellona Il festival rappresenta un momento di incontro per tutti gli amanti della musica e dell’arte multimediale. Il programma comprende numerosi eventi che spaziano dalle performance degli artisti alle mostre e alle proiezioni di opere d’arte multimediale. SVEZIA Stoccolma, metà agosto Festival culturale di Stoccolma Un festival con tante manifestazioni: musica, arte, teatro di strada, eventi per bambini e giovani, danze all’aperto e molto altro. UNGHERIA Obuda, metà agosto Sziget Festival, il Festival sull’isola del Danubio Sull’isola verde di Òbuda, appena a 2 km dal centro della capitale, il Sziget Festival è evento unico nel suo genere, punto d’incontro di culture e tendenze differenti, aperto ad ogni espressione artistica e musicale.
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Alessandra Caputo
giovani talenti crescono Intervista a Francesco Silvestro
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enticinque anni, un diploma in Chitarra conseguito al Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce, alle spalle numerosi corsi di perfezionamento e Master Class in Italia e all’estero e un CD con musiche di Bach, Giuliani, Regondi e Torroba, Francesco si divide tra l’attività didattica che svolge presso la Scuola media ‘G. Mameli’ di Cagliari e la carriera concertistica. Nel cassetto un sogno mai svanito: fare della città natale un punto di riferimento nel settore della musica classica. Da quanto studi chitarra classica e come è nata la passione per questo strumento? Studi ormai da 16 anni. Mi sono avvicinato alla chitarra in quanto in casa c’era qualcuno che allietava le mie giornate con le sei corde, mia madre. Sin da piccolissimo chiedevo ai miei genitori di poter studiare musica, ma ho dovuto aspettare i 9 anni per intraprendere gli studi di questo meraviglioso strumento sotto la guida del M° Oronzo Persano, assolutamente il numero uno per me. Sei un ragazzo giovane, ascolterai vari generi musicali. Cosa ha di ‘diverso’ la musica classica rispetto ad altri generi? Mi piacciono sicuramente altri generi musicali e mi diverto con gli amici l’estate andando nelle piazze ad ascoltare i nostri cantanti italiani, ma la musica classica è un arte che richiede tanti anni di studio, è la base di qualsiasi altro genere di musica, sia per quanto riguarda l’aspetto teorico che nella pratica strumentale. Se si scegli di seguire questo percorso bisogna anche saper rinunciare ai divertimenti per mantenere sempre alta la concentrazione. Se si è concertisti poi, bisogna far attenzione anche quando si taglia la cipolla in cucina o quando si decide pazzamente di organizzare una partita a pallone con gli amici. Hai spesso seguito stage fuori dall’Italia. Cosa ti hanno dato queste esperienze e quale tra le tante ricordi in particolar modo e perché? Innanzitutto mi hanno fatto crescere, professionalmente e dal punto di vista personale. A conclusione di ogni esperienza fuori, non per forza all’estero, mi sento sempre un gradino più in alto, ma comunque ancora in basso rispetto a quello a cui aspiro. Tra le tante esperienze sicuramente non dimenticherò mai la Master Class frequentata a Madrid, ho conosciuto tanti bravi musicisti ai quali tutt’oggi sono legato da un sublime rapporto di amicizia e con alcuni di loro c’è stato anche un dopo, artisticamente parlando. Non dimenticherò parte dei miei studi con il M° Gabriel Guillen ad Eisenstadt, città natale del grande Josefh Haydn fino a un paio di anni fa, hanno contribuito non poco ad accrescere il mio interesse verso l’organizzazione di scambi interculturali tra il nostro meraviglioso Paese e l’Austria. Come sei arrivato a insegnare chitarra in una scuola a Cagliari? Sicuramente non per caso. La situazione oggi in Italia purtroppo si sa, non è delle migliori. Ognuno di noi (forse non proprio tutti)
tenta di sistemarsi professionalmente nella propria città, ma non sempre è possibile e si è costretti a inoltrare le domande fuori sede. Però non sempre a Nord, il mio caso lo conferma. In base alla tua esperienza, la musica classica in Italia è considerata alla stregua di altri generi o non è Francesco Silvestro supportata? Mi limito semplicemente a dire che la società di oggi spesso non permette alla gente di venire a conoscenza di tutti i campi che la cultura può offrire, tra cui l’arte e ancor meno l’arte della musica. Purtroppo siamo troppo “televisione dipendenti” e questo rende la gente meno incline alla riflessione e alla critica. Vorrei aggiungere che questo non è un fenomeno del tutto italiano anche se è un peccato che un Paese come il nostro, storicamente culla della cultura musicale, debba subire un così netto calo annullando i valori che per secoli la storia ci ha insegnato. A Brindisi, per un ragazzo come te appassionato di musica classica, ci sono opportunità per studiare e far carriera? In caso contrario cosa manca? Non è Brindisi il problema, siamo noi cittadini a doverci impegnare e mettere al servizio della comunità le nostre competenze senza titubanza, proponendo eventi culturali e artistici. Sarò un sognatore, ma spero di riuscire prima o poi a costruire qualcosa di importante a Brindisi, e mi auguro che il mio sforzo venga preso come esempio da altri, non solo nel campo dell’arte. Viaggi spesso per studio, lavori fuori, ma torni spesso nella tua città natale dove tieni concerti e organizzi stage. Credi davvero che Brindisi possa diventare un punto di riferimento nel settore della musica classica? Si, certo. Sicuramente nel settore specifico della chitarra classica dato che mi riguarda direttamente. Ce la metterò tutta e non mi stancherò mai di promuovere e incentivare il mio amato strumento. Se poi qualcuno mi vuol dare una mano…Molte menti sono meglio di una. Trovare la tua strada (musicalmente parlando) è stato facile o è stato un percorso difficile? Ho trovato la “mia strada” dopo un percorso di studio e di lavoro, ma non mi considererò mai ‘arrivato’ perché l’arte è una continua ricerca di perfezione. Cosa consiglieresti ai tanti ragazzi, come te amanti della musica classica, che magari non riescono a trovare nella città natale opportunità o luoghi dove poter assecondare la propria passione? Di non mollare mai ma affermare con coraggio le proprie convinzioni mettendosi alla prova sul campo, senza lasciarsi scoraggiare da eventuali contrasti da parte dei “più forti”.
http://youtu.be/lxn-TUo-BW0
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Terra di Brindisi
Alla scoperta di
ORIA
L’antica città di Hyria, posta poco più a Nord dell’attuale centro urbano, era già nota allo storico greco Erodoto; Fu fondata dai Cretesi del re Minosse spinti sulle coste pugliesi da una tempesta e ad essi seguirono i Micenei. Per il geografo e storico Strabone la città di Oria, chiamata Uria, fu al tempo dei Messapi un’importante città-Stato, con il diritto di battere moneta e imporne la circolazione alle altre città. Dove ora è il palazzo vescovile, era una magnifico basileion “palazzo reale” che Strabone affermò di aver visto. La sua fondazione risalirebbe tra il XVIII e il XV sec. a. C., ed a testimonianza vi è un gran numero di necropoli, che continuano a restituire reperti risalenti sia al periodo ellenico che a quello messapico. L’intero nucleo urbano ricopre infatti numerose necropoli, databili dal X-IX sec. a. C. al III sec. d. C. Di estremo interesse un grande invaso artificiale, di epoca messapica, per la raccolta dell’acqua ad usi potabili. I romani dichiararono Oria prima municipio e poi città federata e la scelsero come fulcro della via Appia, che attraversava la città per oltre un chilometro nella parte settentrionale. La caduta dell’Impero romano aprì le porte alle invasioni dei Goti, Greci e Longobardi e Saraceni. Verso la fine del IX secolo la cattedra vescovile fu trasferita a Oria. Il primo vescovo là residente, Teodosio, fece costruire una nuova chiesa, ora interrata nell’atrio del castello, sull’acròpoli e vi collocò i corpi dei santi Crisanti e Daria. Lo stesso vescovo fece edificare, scavata nella roccia fuori le mura, una chiesa in onore di S. Barsanofrio, anacoreta palestinese del VI sec. e patrono di Oria dalla fine del IX sec.
Ogni settimana l'inserto centrale conterrà un approfondimento sulla Terra di Brindisi per scoprire e riscoprire una terra ricca di fascino e storie da raccontare scriveteci: redazione@freebrindisi.it
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In viaggio nella Terra di Brindisi
Francesco Marchionna
Speciale ORIA
IL GIGANTE DI PIETRA Oria e il suo castello
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http://youtu.be/X8JoO0b7cCo
l castello di Oria, situato a circa 160 metri sopra il livello del mare, domina il colle del Vaglio, la parte più alta della città, sin dai tempi più remoti. L’acropoli messapica che occupava quest’area si dotò di mura già intorno al VI secolo. Il territorio di Oria, che divideva spesso con diverse sfumature di dominio i territori bizantini da quelli dei goti, assumeva un’importanza strategica tale da presumere l’esistenza di un primo nucleo fortificato già in età altomedievale. Nel XI secolo, parallelamente all’infeudamento della città da parte dei Normanni, sorse il primo nucleo del castello oritano, riferibile al torrione di forma quadrata, inglobato poi in strutture di epoche successive. Con l’età federiciana (1225-1227), il maniero subì diverse modifiche. Federico II lo ampliò e lo modificò secondo nuove esigenze di residenza, in occasione del suo matrimonio con Iolanda di Brienne. Altre importanti modifiche al castello furono effettuate nel periodo angioino e si riferiscono alle torri cilindriche dette ‘del Salto’ e ‘del ‘Cavaliere’. L’originario mastio normanno-svevo venne poi pesantemente riadattato, come d’altronde tutta la struttura, nel corso del XV-XVI secolo modificandolo in base alle nuove esigenze difensive, generate dall’utilizzo delle armi da fuoco. Tra Ottocento e Novecento, il castello di Oria è stato oggetto di integrazioni, restauri e ricostruzioni, soprattutto dopo il ciclone del 1897. Tanti gli assedi a cui il castello si è opposto, come quello tentato da Manfredi o da Giacomo Caldora (1433), da Pietro de Paz (1504), che non riuscirono a prendere la rocca. L’intero edificio si sviluppa attorno ad un cortile a forma di triangolo isoscele. Tale piazza d’armi poteva probabilmente contenere un alto numero di uomini in arme, pari a circa 3000/5000. Nel cortile è oggi visibile l’accesso a un passaggio sotterraneo che, abitualmente nascosto alla vista, veniva utilizzato per allontanarsi dal castello e dalla città in caso di assedio. Si ipotizza che tale cunicolo, oggi interrotto, procedesse sotto terra per diversi chilometri, tanto che la tradizione cittadina vuole che giungesse fino alla città di Brindisi. Tra le mura del castello sostarono la regina Maria d’Enghien (1407), il suo sposo Ladislao re di Napoli (1414), la principessa Isabella di Chiaromonte e il re Ferrante d’Aragona(1447). Anche in tempi recenti è stato meta di personalità e studiosi italiani e stranieri quali Maria Josè di Savoia, Margareth d’Inghilterra, il cardinale Tisserant, principi di casa d’Asburgo, Theodor Mommsen, Paul Bourget, Ferdinand Gregorovius e altri ancora.
Il 15 dicembre 1933, il Comune di Oria cedette il Castello alla famiglia Martini Carissimo, ricevendone in cambio Palazzo Martini, poi adibito a Sede Municipale. I Martini Carissimo restaurarono il castello con l’ausilio dell’architetto Ceschi. In considerazione dello sforzo profuso dalla famiglia Martini Carissimo, il Re d`Italia Vittorio Emanuele III, volle conferire a questa famiglia il titolo di Conti di Castel d’Oria. Il recentissimo restauro, terminato a fine 2010, realizzato dalla famiglia Romanin Caliandro che ha acquistato il castello nel 2007, ha permesso l’apertura totale del monumento e l’avvio di un nuovo progetto di fruizione. Una leggenda accompagna la cosiddetta ‘torre del salto’, così denominata dopo che una dama, causa un corteggiamento non gradito e la successiva costrizione al matrimonio, decise di gettarsi dalla torre togliendosi la vita. Tradizioni popolari narrano che in alcune notti si può scorgere la castellana dietro qualche finestra del maniero. La leggenda di ‘Oria fumosa’ si ricollega a questa storia. La città, agli occhi di chi giunge dai centri limitrofi, appare spesso avvolta da una leggera nebbiolina che rende il suo paesaggio quasi fiabesco. Secondo la tradizione popolare, la madre della ragazza, disperata, imprecò contro il territorio con le parole “Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore esasperato”, urlando al cielo. Ancora oggi, gli anziani ricordano questa storia così “A Oria fumosa ‘ccitera ‘nna carosa, tant’era picciredda, ca si la mintera ‘mposcia” (A Oria fumosa, uccisero una bambina così piccola che potevano metterla in una tasca).
I LUOGHI SIGNIFICATIVI Basilica Cattedrale È dedicata a Maria Santissima Assunta in Cielo. Nel 1750 il vescovo di Oria, Mons. Castrese Scaja fece demolire la vecchia struttura in stile romanico del XIII secolo, pericolante dopo il disastroso terremoto del 20 febbraio 1743. Due colonne del tempio furono acquistate per ottomila ducati per abbellire la cappella della Reggia di Caserta. La nuova chiesa fu aperta al culto intorno nel 1756 dal vescovo De Los Rejes. Spicca la facciata in carparo locale. In occasione del recente restauro, sono venute alla luce alcune cripte servite negli anni come tombe dei vescovi e ossari. Oggi è possibile ammirarle effettuando una escursione nell’ipogeo dove sono conservati reperti archeologici e un presepe permanente ambientato nello scenario della città. La cattedrale, per volere di Sua Santità Giovanni Paolo II, è stata elevata nel 1992 a Basilica Pontificia Minore. Attraverso la Cappella del Battistero, si giunge nell’oratorio dell’Arciconfraternita della Morte dove si possono ammirare le statue raffiguranti la Passione di Cristo che vengono portate a spalla durante la processione del Venerdì Santo. Attraverso una
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scala si accede poi nelle “Cripta delle Mummie”, un oratorio del Cinquecento nelle cui pareti sono state ricavate delle nicchie che conservano ancora i cadaveri mummificati di confratelli delle varie epoche. Chiesette Rupestri Il territorio oritano si presenta ricco di testimonianze della civiltà rupestre. Tra le altre spicca la chiesa della Madonna di Gallana, posta a circa cinque chilometri dal centro abitato lungo l’antica via Appia. Il tempio presenta elementi architettonici arcaici come le cupole a trullo e alcuni affreschi in stile bizantino. Le sue origini sono oscure e la leggenda vuole che si sia stata eretta da tale Galerana, moglie di Carlo Magno. Per questo si favoleggia di immensi tesori nascosti sotto le sue fondamenta. Di grande interesse anche la chiesetta della Madonna della Scala, situata a tre chilometri da Oria sulla via vecchia per Manduria sull’area di un antico casale rupestre del quale faceva parte la chiesa di S. Ustino. La sua origine risale al XIII-XIV secolo e presenta una facciata in stile romanico. All’interno si possono ammirare affreschi con scene dell’Apocalis-
se. Un’altra chiesetta rupestre e dedicata a San Lorenzo. Biblioteca e Museo Diocesano Di grande interesse è anche la biblioteca diocesana, che raccoglie oltre diecimila volumi, molti dei quali testi di carattere sacro. La biblioteca è collegata a un ricco museo diocesano aperto al pubblico, nel quale si possono ammirare opere di grande pregio artistico e paramenti sacri dei secoli scorsi. Porta Lecce È detta anche Porta Manfredi o Degli Spagnoli perché da qui entrarono gli spagnoli dopo un lungo assedio. Quella attuale fu costruita intorno al 1727 dal marchese Michele III Imperiali. Era sormontata da tre stature, due delle quali abbattute dal ciclone del 1897 e la terza rimossa nel 1958 perché pericolante. La porta era anche ornata da tre stemmi, dei quali è rimasto solo quello di Oria: gli altri raffiguravano quello di Lecce e quello degli Imperiali. Porta degli Ebrei Conosciuta anche col nome di Porta Taranto o Porta Piazzella, è detta degli Ebrei perché rap-
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Alessandra Caputo
Speciale ORIA
TORNEO DEI RIONI E lo sfarzo della corte federiciana
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a prima edizione, nel 1967, fu un successo. Da allora, ogni anno, ad agosto, Oria rivivere una delle pagine più affascinanti e misteriose della propria storia. Il Torneo dei Rioni coinvolge l’intera comunità impegnata nel rappresentare una rievocazione storica il più possibile ricca, attendibile e rispondente al vero. Un glorioso passato quello che rivive nei due giorni di festa e che trova nel Castello Svevo il motivo ispiratore. Fu l’Imperatore Federico II - riporta la tradizione - a volere il Torneo nel 1225 tramite l’emanazione di un bando apposito, in attesa della futura sposa Iolanda di Brienne, che poi avrebbe sposato nella cattedrale di Brindisi. Negli anni, la rievocazione storica è cresciuta e si è arricchita, più volte premiata dal Presidente della Repubblica Napolitano con la medaglia d’argento e inserita nel ristretto novero delle più importanti manifestazioni culturali e turistiche d’Italia. Ogni anno sono migliaia i turisti che affollano strade e piazze del borgo antico per rivivere, tra spettacoli, duelli e gare, i fasti della corte del Pure Apuliae. La macchina organizzatrice è imponente. Scenografie ad effetto ben studiate e provate, tanto lavoro, sacrifici e impegno. Il risultato è uno spettacolo unico nel suo genere. Il venerdì prima del corteo, di solito presso la Basilica Cattedrale, si celebra la Benedizione del Palio e l’investitura del cavaliere. Durante il sabato che precede la gara si svolge nelle strade cittadine un imponente sfilata in costume. Circa seicento figuranti sfilano vestendo bellissimi costumi interpretando Nobili, Dame, Cavalieri e armati di diverso tipo (fanti e arcieri). A prestare volto e fisico possente all’Imperatore, come da tradizione, un attore famoso (Sebastiano Somma per diverse edizioni negli anni ‘90, Luca Ward nel 2004, Fabio Fulco nel 2005, Edoardo Costa nel 2006, Sergio Muniz nel 2007, Walter Nudo nel 2008, Roberto Farnesi nel 2009, Giulio Berruti nel 2010, Aldo Montano nel 2011). Particolarità del corteo, è la fedele riproduzione dell’esotica corte federiciana, con numerosi animali selvatici, odalische e la guardia personale dell’Imperatore: i Saraceni. Ad animare la sfilata, bravissimi portastendardi e sbandieratori. A chiudere il corteo i quattro rioni della città con i loro stendardi e coppie di nobili, dame, cavalieri e atleti. La giornata culmina in tarda serata nella principale piazza cittadina, piazza Manfredi, dove in una splendida atmosfera d’attesa viene presentato alla cittadinanza e all’intera popolazione il Palio, opera di artisti (ad ogni edizione viene offerto alla città di Oria da una città o da un ente differente). Dopo la lettura del “bando del Torneo” da parte dell’Araldo, segue uno spettacolo di danzatrici, mangiafuoco e sbandieratori. Il sabato invece si svolgono le gare valide per l’assegnazione del Palio. L’imponente corte fa ingresso nel “campo” del torneo. Ad accendere la folla lo spettacolo delle danzatrici, la battaglia delle scuole d’armi con l’Imperatore Federico che impugna
presenta l’accesso al ghetto Ebraico, particolarmente fiorente fra il IX e l’XI secolo, grazie ad una notevole comunità. Fu costruita originariamente intorno al 1000 e poi fu ricostruita nel 1433. Ha tre stemmi incastrati ormai quasi distrutti e una statua dell’Immacolata del ‘500 collocata alla sommità. Palazzo dei Missionari È un grandiosa costruzione situata nel cuore del centro storico eretta dal marchese Andrea II Imperiali intorno alla metà del XVIII secolo. Ricorda la presenza in Oria di San Giustino de Jacobis, l’apostolo dell’Abissinia. Durante la seconda guerra mondiale fu carcere mandamentale e ospedale per feriti. E’ stato sede del seminario vescovile e dopo essere stato proprietà dei Vincenziani, oggi appartiene alla Curia vescovile che ha avviato un’opera di restauro. Palazzo Martini Tipico esempio dell’architettura barocca del XVIII secolo molto diffusa in tutto il Salento, il Palazzo (permutato nel 1933 con il castello svevo all’epoca diroccato) ha ospitato fino alla metà degli anni Ottanta il Municipio e fu commissionato nel 1762 da Giuseppe Nicola Carbone, potente
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la spada e scende in campo e le giostre dei cavalieri. Seguono le attese e intensamente coinvolgenti gare di stampo medievale per la conquista del Palio. Gli atleti dei quattro rioni corrono con indumenti che riproducono i colori della propria contrada. Le tribune sono gremite di spettatori, chi segue il torneo dai balconi e dalle terrazze delle case vicine o dalla collinetta poco lontana dal campo. Le cinque prove (Ariete, Botte, Pertica, Ponte, Forziere o Cascia, Jolly) si susseguono tra applausi e incoraggiamenti urlati a pieni polmoni. La competizione è alta come forte è il senso di appartenenza alla contrada e la rivalità tra i vari rioni. Vince chi ottiene più punti. Al più bravo l’ambìto Palio, consegnato direttamente dall’Imperatore, per i contradaioli orgoglio e vanto. Lo scorso anno ad essere impalmato è stato il Rione Castello. La data della prossima edizione, la 46esima, è fissata per l’11 e il 12 agosto 2012. Da non perdere. Rione Castello: una torre rossa sormontata da una corona purpurea spicca su campo azzurro. Lo stemma richiama l’imponente maniero federiciano sito nei confini del rione e sul colle più alto della città. Rione Judea: questo rione deve il suo nome alla presenza, nel suo territorio, di una fiorente colonia di Ebrei. La fortuna di Oria tra il VII e il XII secolo è dovuta soprattutto alla sua potente e sapiente comunità giudaica, tra le più illustri e prestigiose d’Europa. Lo stemma è costituito dal candelabro ebraico a sette bracci su bande trasversali bianche e celesti. Dal 1985 il rione è gemellato con la contrada San Martino di Faenza che ha gli stessi colori. Rione Lama: “Lama” era ed è chiamata la pianura verso la quale confluivano le acque defluenti dal colle del castello. Un albero di arancio verde su campo giallo-oro, e un pozzo giallo-oro su campo verde adornano lo stemma diviso trasversalmente in due bande. Simboli che richiamano il passaggio sul territorio di San Francesco d’Assisi. Nel giardino attiguo alla parrocchia, che porta il nome del Santo, esiste ancora l’albero che, secondo la tradizione, fu messo a dimora proprio dal Poverello di Assisi che, nello stesso luogo, volle anche scavare un pozzo. Rione San Basilio: San Basilio, fondatore del più antico ordine monastico - quello dei basiliani - si stabilì a Oria fondando un cenobio che divenne il centro della chiesa oritana di rito greco. Il rione deve il suo nome alla presenza del Colle che dal santo ha preso il nome. Lo stemma è costituito da una croce greca con stelle agli angoli di colore giallo-oro su campo nero.
gesuita e confessore della regina di Spagna. Recentemente restaurato, oggi è usato per le esposizioni e le mostre. Sedile Il Palazzo simbolo di Piazza Manfredi ha la forma di una torre quadrata in stile barocco-rinascimentale e risale al 1700, quando fu costruito dal marchese di Oria Michele III Imperiali. Fu sede dei Decurioni (per questo viene indicato anche come “Seggio dei Nobili”) e, dopo essere stato il Comando della Polizia municipale, oggi è un punto di riferimento turistico. La facciata presenta due statue che raffigurano San Barsanofio e San Carlo Borromeo che rimandano ad una costruzione religiosa. Giardino zoologico Sorto nel 1963 per volere del vescovo Mons. Alberico bSemeraro allo scopo di accogliere i tanti animali che venivano donati al santuario e affidati alle cure del dott. Domenico D’Addario. Si estende su un’area di oltre tre ettari in un verde rigoglioso ed ospita animali provenienti da tutti i continenti, oltre ad un interessante rettilario ed un museo didattico. è aperto dalle ore 9,00 alle ore 19,00.
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APPUNTAMENTI IN PRIMO PIANO La Fondazione Nuovo Teatro Verdi di Brindisi lancia un appello a tutti coloro i quali sono in possesso di immagini del vecchio e del nuovo Teatro Verdi, ma anche di altri contenitori di spettacolo che in passato sono stati attivi nel capoluogo. Il materiale iconografico, che verrà riprodotto per essere immediatamente restituito ai proprietari, diventerà parte di una mostra permanente sulla storia del teatro brindisino all’interno del foyer e di altri spazi del Nuovo Teatro Verdi. Per consentire l’allestimento della mostra gli interessati sono pregati di contattare gli uffici della Fondazione entro il 29 febbraio (tel. 0831.22.92.30). L’esposizione, promossa in collaborazione con l’Archivio di Stato e la Biblioteca Arcivescovile «De Leo» e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, si propone di attraversare cronologicamente le vicende che hanno accompagnato le istituzioni teatrali della città con l’obiettivo di mettere in luce le attività, i personaggi, le esperienze, le gestioni e i consumi culturali dell’epoca. Tenuto a battesimo il 17 ottobre del 1903, dunque pochi mesi dopo l’apertura del Petruzzelli di Bari, il Teatro Verdi sorgeva su una superficie di 1.300 metri quadrati nel cuore del borgo di Brindisi, su corso Umberto, all’angolo con piazza Cairoli e al confine con via Mazzini e via Masaniello. La documentazione archivistica rivela che l’interno del teatro, costituito da una platea e da tre ordini di gallerie, era ricco di fregi, dipinti e stucchi dorati che facevano da cornice a grandi spettacoli di musica lirica e di prosa. Ma nel corso della sua attività il Verdi ospitò anche l’operetta, il varietà e il cinematografo, oltre a conferenze, comizi, fiere, veglioni, feste, spettacoli di beneficenza, manifestazioni sportive e molte altre iniziative ancora. Memorabile rimane la serata del 13 giugno 1926, durante la quale cantò il famoso tenore leccese Tito Schipa, chiamato a esibirsi in occasione del concerto per la raccolta fondi da destinare alla costruzione del Monumento al Marinaio d’Italia. Nel secondo dopoguerra divennero urgenti degli interventi di ammodernamento della struttura che, tra l’altro, già da tempo si era dimostrata poco capiente. Finché nel 1960, per salvaguardare l’incolumità pubblica, la città, con una sconsiderata demolizione, decise di fare a meno del suo punto di riferimento culturale più importante. Mentre c’era già chi proponeva di erigere un nuovo e più comodo teatro in un altro luogo della città. Senza immaginare, però, che ci sarebbe voluto quasi mezzo secolo.
JOVANOTTI A TARANTO
Dopo l’incidente costato la vita a Lorenzo Pinna, lo studente di vent’anni rimasto schiacciato sotto i tralicci che aveva contribuito a montare nel Palasport di Trieste, Lorenzo Cherubini aveva detto che l’Ora tour non poteva andare avanti sotto il peso di un dramma così doloroso. A distanza di un mese dalla tragedia, la notizia ufficiale: la Trident Management, il cantante e il suo staff hanno deciso di riprendere lo show proprio dal punto dal quale era stato interrotto, il Palasport di Trieste. Tappa successiva, Taranto. Il concerto atteso per il 30 dicembre nella città pugliese, si terrà il 6 febbraio, sempre al Palamazzola, unica tappa invernale prevista in Puglia dopo i due concerti estivi a Bari e Lecce. I biglietti (quelli già acquistati rimangono validi per la nuova data) sono disponibili in prevendita nei circuiti Bookingshow, Unicredit e Lottomatica con tre tipologie di prezzo (57.50 euro per il primo e il secondo anello numerato, 51.75 per l’anello numerato a scarsa visibilità e 40.25 per il parterre in piedi). Palamazzola, Via Cesare Battisti, ore 21.
venerdì 27 Gennaio Ostuni rassega teatrale “Folletti e Folli”
Primo appuntamento con la rassega teatrale organizzata dell’Associazione Culturale “Folletti e Folli” che ospita : Maccabeteatro. Direzione artistica Enzo Toma. “Quello che offro è l’ideale complemento all’attività didattica degli insegnanti proponendo una “recitactio Dantis” che intende dare presenza al testo quasi facendoci dimenticare chi l’abbia scritto, come voce di origine ignota ma forte, solenne, sonora e prepotente. Vi condurrò all’inferno in quell’inferno dove i diavoli hanno coda, corna e ali gigantesche, nell’inferno in cui un tempo ci si credeva davvero” (Francesco Ocelli). Teatro Madonna del Pozzo via Emigranti, ore 21. Ingresso Gratuito. Info 347/5986360.
sabato 28 gennaio Ceglie Messapica FABRIZIO BOSSO LIVE
Nuovo appuntamento jazz al Petra Jazz Club con il grande trombettista italiano Fabrizio Bosso che incontra “Intrioplay”, l’originale progetto in trio del chitarrista lucano Cosimo Maragno. Bosso è definito da Enrico Rava “una delle cose più belle capitate al jazz italiano in questo decennio”. Un suono eccellente, pulito, un timing perfetto e una capacità improvvisativa sempre molto attinente con quanto si sta suonando, fanno di lui una delle migliori realtà del jazz italiano. Intrio Play è invece un progetto musicale singolare composto da Cosimo Maragno alla chitarra, Giuseppe Venezia al contrabbasso e Lorenzo Nicoletti alla batteria. Il repertorio è costituito da brani che nell’ambito della musica jazz sono da considerarsi intramontabili, ma proprio per questo diventa molto difficile proporli in modo completamente originale.Petra, ore 22. Ingresso a pagamento 10 euro. Info. 3271848706/3929318705.
sabato 28 gennaio Ostuni SPREADING LOVE
Le immagini del vecchio Teatro Verdi di Brindisi sono tratte dal volume “La fabbrica del Teatro” (Mostra documentaria Archivio di Stato, Brindisi, 1986)
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27 gennaio 2012
Tour di presentazione del nuovo album di Simona Bencini e gli LMG Quartet, dal titolo “Spreading Love”. Arrangiamenti eclettici e mai scontati per questa nuova formazione che, con gran gusto, tecnica e capacità improvvisative riesce a coniugare la cultura jazz tradizionale con le sonorità più moderne della world music. Masseria Cantone, ore 22.30, ingresso a pagamento.Cena e concerto euro 35 a persona escluso bevande; Drink e concerto euro 15 a persona. Info. 080 4446902.
le segnalazioni vanno inviate a redazione@freebrindisi.it
domenica 29 gennaio Ostuni N-JOY IN CONCERTO
Ritornano i mitici N-JOY. Alex Spadavecchia, Alex Bufi, Saverio De Plama e Nico Caldarulo ci faranno come al solito ballare e cantare con la loro musica straordinaria e un repertorio infinito che include Jamiroquai, Stevie Wonder, Prince, Michael Jacson e attraversa circa tre decenni di musica in modo veramente originale. Visto il successo delle serate N-Joy vi consigliamo di prenotare. XXL Music Pub. ore 21.45, ingresso libero. Info 331 4840796.
martedì 31 gennaio Brindisi BRINDISICLASSICA
Dopo la pausa natalizia “BrindisiClassica” riparte con un programma incentrato su ouvertures, fantasie e intermezzi di alcune tra le opere più rappresentative di Verdi, Briccialdi, Mascagni e Bizet nell’interpretazione dell’autorevole “Quintetto di fiati “T.Schipa”, costituito da Francesca Salvemini, Giuseppe Contaldo, Roberto D’Urbano, Dario Catanzano e Alfonso Greco. Ore 20.30, salone della Provincia.
giovedì 2 e venerdì 3 febbraio Brindisi CYRANO DE BERGERAC
di Edmond Rostand, con Alessandro Preziosi. Traduzione e adattamento Tommaso Mattei, regia di Alessandro Preziosi, scene di Andrea Taddei, costumi di Alessandro Lai, luci di Valerio Tiberi, collaborazione artistica e movimenti scenici Nicolaj Karpov. Edmond Rostand è forse l’ultimo dei romantici, a metà strada tra Victor Hugo e Victorien Sardou. E partendo da questo assunto Alessandro Preziosi, al debutto alla regia, ha costruito una commedia tenera e romantica, tutta puntata sul ritmo, che rifugge il monumentale e il fastoso per coinvolgere come solo il personaggio di Cyrano sa fare, pur senza privare di risalto e spessore gli altri personaggi, interpretati da giovani emergenti di grande talento. Con la scelta del Cyrano de Bergerac Khora.teatro prosegue, dunque, nel solco tracciato col fortunato allestimento dell’Amleto e porta in scena un altro grande classico del teatro per rivolgersi a un vasto pubblico. Al tempo stesso strizza l’occhio ai giovani e realizza in pieno l’obbiettivo di sintetizzare parola e immagine. Lo scontroso spadaccino, dal naso mostruoso, anche se ogni allusione metaforica pare essere scomparsa, o quantomeno relegata nella fase di costruzione del personaggio, è interpretato da uno dei più acclamati interpreti del momento, reduce da numerosi successi televisivi e cinematografici. Mentre sul palcoscenico Preziosi ha registrato uno straordinario consenso con l’Amleto ospitato con grande successo dal Nuovo Teatro Verdi di Brindisi appena due stagioni addietro. Nuovo Teatro versi, ore 20.30.
Poco più di un mese di tempo per partecipare al concorso fotografico internazionale dal titolo ‘24 Scatti Bike’. La competizione, permetterà ad appassionati di fotografia e bicicletta di vedere esposte le proprie opere in una mostra collettiva che si terrà il 13 maggio presso il Chiostro dei Domenicani di San Vito dei Normanni e successivamente in altre location nazionali ed internazionali. L’iniziativa - posta all’interno di una giornata interamente dedicata alla bicicletta dal titolo ‘Full Bike Day’ - è organizzata dall’Associazione culturale Aeneis 2000 in collaborazione con vari enti. Ogni concorrente dovrà far pervenire al massimo due fotografie (a colori o in bianco e nero) entro e non oltre le ore 12:00 di venerdì 24 febbraio. Lo potrà fare attraverso via telematica all’indirizzo mail dell’Associazione o per posta ordinaria (con supporto CD-Rom o stampe), presso il Comune di San Vito dei Normanni. La partecipazione è libera e gratuita e aperta a dilettanti e professionisti. Il tema del concorso è l’Uomo e la Bicicletta e si prefigge lo scopo di promuovere l’utilizzo della bicicletta quale mezzo di trasporto sostenibile e rispettoso dell’ambiente. La mostra è solo uno dei tanti eventi che caratterizzerà il Full Bike Day del 13 maggio. In quella data infatti sono previste una ciclopasseggiata da San Vito dei Normanni al Centro visite di Torre Guaceto a Serranova A/R; la proiezione di video musicali che hanno come soggetto il rock e la bicicletta e la partecipazione, in esclusiva per l’Italia, di uno scrittore e blogger americano appassionato delle due ruote e acuto osservatore dei trend giovanili. Questi i riferimenti per l’invio delle fotografie: Associazione Culturale Aeneis 2000: associazioneaeneis2000@gmail.com Comune San Vito dei Normanni (Ufficio Cultura): Piazza Carducci 1, 72019 San Vito dei Normanni. In entrambi i casi bisogna indicare: “Concorso Fotografico 24 Scatti Bike”. Ulteriori info su sito del Comune di San Vito dei Normanni.
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27 gennaio 2012
IN EVIDENZA
Michelangelo Prudentino
IL TEATRO INTERATTIVO
L’esperienza della “Fura dels Baus”
L
a Fura dels Baus è una compagnia teatrale catalana seguita da milioni di persone nel mondo per le sue eccentriche performance. Il gruppo, che esordisce alla fine degli anni ‘70 nel teatro di strada, ha sviluppato una particolare estetica basata su un linguaggio che per contenuti e mezzi si avvicina a quello del video jockey. Nelle esibizioni della Fura le tecnologie sofisticate si uniscono a strumenti primitivi, musiche elettroniche si combinano con suoni tribali e gli spettatori si aggregano agli attori svolgendo un ruolo attivo, completamente coinvolti e continuamente provocati. I macro-spettacoli della Fura si svolgono in spazi pubblici, sono destinati a un pubblico vasto, di dieci, quindicimila persone. Il linguaggio utilizzato è in continua evoluzione, le immagini sono spettacolari e il messaggio poco complesso, nell’intento di riuscire a comunicare con il maggior numero possibile di persone. In questo tipo di spettacoli si vuole, sostanzialmente, che i presenti fiutino, sentano, vedano l’attore. Durante la performance è previsto anche un contatto fisico, molto importante per un pubblico abituato a fruire immagini e suoni filtrati dallo schermo della televisione o dal tradizionale palco. Come un vj immerso ancora di più in questa video-problematica, gli attori della Fura cercano la vicinanza con il pubblico e tra quello che esprimono e ciò che il pubblico sente. Gli spettacoli della Fura, come quelli di visual art, non potrebbero esistere senza un contesto scelto accuratamente, lontano dai luoghi convenzionali e di cui i presenti sono parte integrante, poiché in continua interazione con l’attore che si configura come animatore. Tutto accade quindi nella indissolubile relazione tra lo spazio e i presenti, attori compresi, che tesse una trama
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di eventi sempre inediti, sebbene lo show sia lo stesso. In questo tipo di spettacoli il pubblico non sta mai seduto, ma sempre in piedi, si sposta in tutto lo spazio insieme agli attori, cosa che succede anche nelle nuove performance di video art. Altro aspetto che lega il mondo della video arte con il gruppo considerato è lo studio della relazione tra la macchina e l’uomo, in direzione di istanze che superino la dimensione puramente strumentale per evolvere verso la ricerca di codici e possibilità espressive dell’uomo.
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IN EVIDENZA
IL CINEMA PER RINASCERE
A
ll’inizio della sua carriera di regista, il brindisino Federico Rizzo si era prefissato di girare un “film di genere” ogni dieci anni. Finalmente è arrivato il momento di “Taglionetto”, un thriller psicologico che ha come sfondo Torchiarolo e San Pietro Vernotico e sarà presentato in anteprima il 3 febbraio in occasione del “Sudestival – Sguardi di cinema italiano” a Polignano a Mare. La nuova pellicola (realizzata con il contributo della Apulia Film Commission) segue “Fuga dal call center”, lavoro che ha lasciato l’impronta in numerosi festival cinematografici internazionali; un film di denuncia in cui si mettono in risalto le dinamiche attraverso cui la precarietà abolisce lentamente le prospettive dei giovani e lo stesso amore per la vita. Rizzo, che in prima persona ha lavorato in un call center, ha indagato il fenomeno per molto tempo attraverso interviste e un puntiglioso lavoro sul campo. “Pur avendo vissuto in prima persona un’esperienza lavorativa di questo tipo ho preferito non arrogarmi il diritto di parlare a nome di una generazione spiega il regista -Ho trascorso un anno e mezzo a fare un lavoro importante che però mi ha fatto allontanare sensibilmente dalla cinepresa. Quando mi è stata data la possibilità di girare “Taglionetto” non ho esitato ad accettare, ma a condizione di ambientare la storia nei luoghi in cui vive la mia famiglia”. Durante le riprese, due comuni brindisini sono stati trasformati in un enorme set. “Gli abitanti di Torchiarolo e di San Pietro Vernotico hanno potuto vedere quanto lavoro c’è dietro un film. Non abbiamo chiesto nulla ai Comuni interessati, se non la disponibilità di girare le scene. Sarò sempre grato alla gente del posto che ha contribuito non poco alla riuscita di “Taglionetto”. Quasi tutte le comparse sono della provincia di Brindisi. Alcune aziende e imprenditori locali hanno dato un apporto fondamentale, in particolar modo la Masseria Pisciani. Tutto il cast è rimasto molto colpito dai paesaggi e dalla cordialità generale. Nino Frassica, uno degli attori protagonisti, non voleva più andare via”. Rizzo parla di un atteggiamento positivo che pervade la nostra terra, un “crederci” collettivo ed entusiasta che potrebbe divenire la leva attraverso cui migliorare il futuro. “Brindisi ha subìto per troppo tempo una forma congenita di qualunquismo politico. Qualcosa sta cambiando, lo si legge sui volti della gente. Credo che la formula vincente sia la rivalutazione del territorio per mano dei giovani. La cultura può far cambiare le cose. La cultura non è un cartellone di eventi con nomi altisonanti proposto da un assessore per la stagione estiva. La cultura è un atteggiamento, la voglia ci crescere e di veicolare tutto per il bene del territorio”.
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27 gennaio 2012
Vincenzo Maggiore
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MISSION IMPOSSIBLE PROTOCOLLO FANTASMA Implicati loro malgrado in un gravissimo attentato terroristico al Cremlino, l’agente Ethan Hunt e i suoi collaboratori sono messi al bando dal governo americano. Il Presidente lancia l’operazione “Protocollo Fantasma”. Hunt e i suoi ufficialmente non agiscono più per conto degli Usa ma tocca a loro, senza alcuna copertura, cercare di fermare chi sta tentando di scatenare una guerra nucleare contando sulla mai sopita diffidenza tra russi e yankee.
drammatico
poliziesco
biografico
L’ARTE DI VINCERE Gli Oakland Athletics sono una buona squadra di baseball che però non può competere con i budget stratosferici di squadre come i New York Yankees. Quando al termine di una buona stagione il general manager Billy Beane si vede portar via i suoi tre migliori giocatori, la loro sostituzione diventa impossibile, soprattutto con i pochissimi soldi a disposizione.
ACAB ALL COPS ARE BASTARDS I protagonisti sono tre “celerini bastardi”. Sono odiati e hanno imparato a odiare. Cresciuti nel culto della destra fascista, si scoprono disillusi al termine di una parabola di violenza, che è la loro “educazione sentimentale”. Nella narrazione si svela, attraverso l’occhio e il linguaggio degli ‘sbirri’ e una lunga inchiesta sul campo, la trama occulta dei più sconcertanti episodi di violenza urbana accaduti in Italia negli ultimi due anni.
THE IRON LADY Il film racconta la storia di una donna che ha rotto le barriere del genere e della classe per essere ascoltata in un mondo dominato dagli uomini. Questa storia riguarda il potere e il prezzo che viene pagato per il potere. Un ritratto sorprendente e penetrante di una donna straordinaria e complessa.
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CINEBLU
Corso Umberto I - Tel. 0831 996302 FASANO
CINEMA KENNEDY
Via Pepe, 23 - Tel. 080 4413150
FILM d'autore HOTEL LUX
Daniela De Stradis
di Leander Haussmann Germania, 2011 Hotel Lux, film presentato al festival di Roma, ci riporta negli anni ‘30 del Novecento a Berlino, durante l’ascesa del partito nazionalsocialista. L’intento del regista, il tedesco Leander Haussmann, è quello di denunciare le ideologie mantenendo un equilibrio tra dramma e commedia. La storia è ripercorsa attraverso le vicende immaginarie di due attori di cabaret, Siggy Mayer e Hans Zeisig, comici e imitatori che spopolano con la loro parodia dei due Moloch del Vecchio Continente, Hitler e Stalin. Entrambi sognano Hollywood, ma il destino ha per loro altri piani: Mayer, ebreo e comunista, entrerà in un gruppo insurrezionali sta, Zeisig, in rotta di collisione con la Gestapo non più disposta a tollerare le sue audaci pantomime da grande dittatore, sarà costretto a fuggire a Mosca, rifugiandosi in un albergo, l’Hotel Lux, che è anche asilo politico per esuli, “Il Lux è realmente esistito - racconta Haussmann - C’è molto materiale su questo albergo convertito a metà degli anni Trenta in alloggio del Comintern e degli esuli dell’antifascismo”. E il regista tedesco lo utilizza a pine mani “non per fare lezione di storia ma per raccontare la vicenda di un uomo che al momento sbagliato si trovano nel posto sbagliato”.
LIBRO
Musica
Ransom Riggs ha la passione delle fotografie d’epoca. Affascinato dalle immagini viste nelle raccolte di alcuni collezionisti, costruisce attorno alle più curiose e inquietanti un romanzo straordinario, un viaggio nel tempo tra fantasy, orrore e avventura. Il racconto ruota intorno alla tragedia nazista della famiglia di Jacob, che decide di attraversare l’oceano per scoprire il segreto racchiuso tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all’orrore della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e dei detriti di vite lontane, Jacob potrà stabilire se i ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero, erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni o se invece contenevano almeno un granello di verità, come sembra testimoniare la strana collezione di fotografie d’epoca che Abraham custodiva gelosamente.
Volto noto al grande pubblico grazie agli “Aram Quartet”, vocal band trionfatrice nel 2008 nella finalissima della nota trasmissione Rai X Factor, Antonio Maggio continua, da solo, la carriera di singer. Classe 1986, sampietrino di nascita, ha alle spalle una lunga gavetta. Dopo anni di intenso studio, il canto la sua passione, debutta nel 2003 con la finalissima del “Festival di Castrocaro Terme – Voci e volti nuovi”. Seguono diverse apparizioni in programmi televisivi Rai importanti, come il “Premio Barocco" e "Oscar TV - Premio regia televisiva” in qualità di corista. Nel 2005, la prima esperienza discografica che gli permette di conoscere e lavorare con autori come Vincenzo Incenzo e Laurex. Due anni dopo con gli amici Antonio Ancora, Michele Cortese e Raffaele Simone, avvia il progetto ‘Aram Quartet’, inedita vocal-band che spopola a X Factor ottenendo un contratto discografico con Sony-BMG del valore di 300000 euro. L’esordio discografico nel 2009 con il primo album “chiARAMente”, una raccolta di 9 cover più un inedito “Chi (who)” che vanta la firma di Morgan, ‘mentore’ dei quattro ragazzi pugliesi durante la fortunata trasmissione Rai. Nonostante il successo, la band si scioglierà dopo appena due anni. Antonio prosegue il personale cammino musicale. Il nuovo inizio si chiama Sanremo Social.
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IMPlantologia orale L’implantologia orale è quella branca dell’odontoiatria che si occupa di sostituire i denti mancanti con altrettante radici sintetiche ancorate nell’osso che possono sostenere denti singoli, gruppi di denti o possono anche fungere da supporto per una protesi completa (la cosiddetta dentiera). COSA SONO GLI IMPIANTI? Gli impianti dentali più usati sono quelli in Titanio puro o in una lega di questo metallo. Sono come delle viti che vengono inserite nell’osso della mandibola o della mascella al posto dei denti mancanti. Il tessuto osseo si lega intimamente all’impianto mediante un processo, detto osteointegrazione, che può richiedere qualche mese, pertanto il materiale implantare è un fattore importante nel raggiungimento dell’organizzazione tra tessuto osseo e impianto. Si predilige il Titanio proprio perché non provoca reazioni da corpo estraneo, ma stabilisce con l’osso una connessione diretta. Il dentista deciderà, caso per caso, il momento in cui l’impianto potrà essere utilizzato a seconda del tipo e numero di impianti, della qualità e quantità di osso presente, del carico masticatorio e di altri parametri. GLI IMPIANTI SONO ADATTI AL MIO CASO? I requisiti principali per chi pensa alla soluzione implantologica per sostituire uno o più denti mancanti sono: una sufficiente quantità di tessuto osseo, essere in buona salute e avere gengive sane. Se state pensando a una soluzione implantologica, dovete essere seriamente motivati in quanto il successo e la durata degli impianti dipendono molto da una scrupolosa igiene orale quotidiana e da visite di controllo e sedute di igiene professionale frequenti. Il dentista potrà valutare se gli impianti sono adatti al vostro caso con una visita, delle radiografie, dei modelli di studio ed eventualmente una TAC.
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"Imprese edili e rivendite, un rapporto strategico" Il comparto dell’edilizia abitativa si fonda sull’impresa di costruzioni, un’organizzazione che deve la sua originalità alle particolari condizioni di contesto in cui si attuano i processi di produzione ed alla complessità ed imprevedibilità delle numerose fasi che li compongono. Il costruttore esegue prestazioni mutevoli riguardo alla tipologia ed al numero delle fasi del ciclo controllate, alle tecnologie ed alle conoscenze relative al settore di utilizzazione cui il progetto è destinato: alcune sue caratteristiche fondamentali possono essere rintracciate (i) nell’unicità e non riproducibilità del prodotto, progettato in perfetta aderenza alle specifiche richieste del cliente; (ii) nella complessità del progetto, esprimibile attraverso il grado di diversificazione tecnologica e di personalizzazione delle singole parti e l’ampiezza ed il grado di specializzazione delle conoscenze. Un ruolo di particolare importanza per lo svolgimento del processo di produzione è quello dei produttori e distributori di materiali per l’edilizia. è facile rendersi conto di come la qualità dell’output delle imprese edili dipenda in buona misura proprio dallo spessore delle relazioni attivate con tali soggetti, sia per l’esistenza di un legame funzionale tra i componenti impiegati ed i prodotti in cui si incorporano, sia per la funzione nevralgica svolta dalla logistica nell’espletamento di tutte quelle funzioni relative a fornitura dei fattori produttivi, pianificazione delle forniture, acquisizione dei materiali, consegna in cantiere, controllo delle scorte, pianificazione, organizzazione, direzione e controllo dei processi produttivi all’interno del cantiere. I fornitori devono garantire affidabilità, reattività e competenza circa i prodotti in assortimento ed i servizi accessori, ed hanno per questo una funzione determinante nella generazione di valore per l’intera filiera. Da qui scaturisce la necessità di selezionare con cura ed attenzione il proprio “parco” fornitori, affidando le forniture a partner affidabili e competenti e non basando esclusivamente sulla variabile prezzo tale scelta.
Oronzo TRIO Ricercatore confermato di Economia e Gestione delle Imprese Università del Salento Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio S.S. n. 7, Km. 7+300 per Mesagne (BR) Dipartimento di Studi Aziendali Giuridici ed Ambientali Via per Monteroni - Lecce Tel. (+39) 0832 298744 / 379099 Tel. (+39) 0831 507480 Fax. (+39) 0832 365180 Cel. (+39) 349 1026898
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27 gennaio 2012
posta@freebrindisi.it @ Torre Guaceto L’area Marina Protetta di Torre Guaceto è seriamente minacciata dall’attivazione dell’Impianto di Depurazione Consortile del Comune di Carovigno, che scaricherà le acque reflue depurate all’interno del Canale Reale, un canale già seriamente compromesso e che sfocia nella Zona A (quella più importante dal punto di vista ambientale) dell’Area Marina Protetta. L’Acquedotto Pubblico Pugliese intende realizzare lo scarico dei reflui depurati, provenienti dall’Impianto di depurazione consortile di Carovigno, nel Canale Reale. L’AQP ha chiesto autorizzazione in data 18 febbraio 2011 alla Provincia di Brindisi. Tale progetto mette però fortemente a rischio l’Area Marina Protetta di Torre Guaceto, che rappresenta un tesoro di biodiversità per il mare pugliese e mediterraneo. L’A.Q.P. chiede 120 giorni, dall’attivazione dello scarico, per la messa a regime dei processi depurativi; ciò comporterà nei primi mesi lo scarico in zona A di acque non sufficientemente depurate. La Regione Puglia e la Provincia di Brindisi, nonostante i pareri negativi del Consorzio di Torre Guaceto, del Ministero dell’Ambiente, dell’Arpa Puglia, della Capitaneria di Porto e incurante della minaccia di denuncia da parte del WWF Puglia, sono intenzionati a portare avanti questo scempio. Tocca a noi cittadini fermarli, raccogliamo 10.000 firme e inviamo il tutto alla Provincia di Brindisi, per dire NO alla distruzione di Torre Guaceto. http://www.firmiamo.it/salviamo-torre-guacetodal-depuratore
@ Mobilità Caro Free, ho trovato molto interessante il vostro numero sulla mobilità e il modo in cui avete affrontato un tema che, secondo me, non può essere a lungo sottovaluto da questa città. Città che è fatta da cittadini con diverse esigenze e aspettative e non città fatta da amministrazioni e politici che, ancora oggi, sono interessati alle dichiarazioni per la campagna elettorale e mai a un vero programma che includa miglioramenti concreti che coinvolgano la cittadinanza. Continuate così! Elisabetta @ PalaFlorio Il PalaFlorio di Bari ospiterà le Final Four di Coppa Italia, a cui partecipa anche Brindisi. Bari, città che con il basket ad alti livelli non ha niente a che fare, ha un palazzetto nuovo, capiente e bello che può ospitare grandi eventi sportivi e non solo. È stato costruito senza fare mille problemi perché lo si reputava un’opera utile a tutta la città, come evidentemente si sta dimostrando di essere. I Qui a Brindisi se ne parla da vent’anni e con la tradizione che abbiamo, con il seguito che ha la squadra di basket per la carenza di strutture sportive “decenti”, non si riesce a mettere mani una volta per tutte su questa questione. Gli altri vanno sempre avanti e qui come al solito si litiga, si protesta, si fanno i tanto cari ricorsi al TAR che bloccano sempre tutto e tutti. Qualcuno vuole costruire le case popolari, ma io di case popolari non ne vedo nessuna e poi questa città oltre alle
case ha bisogno di queste strutture per mettersi al passo con i tempi moderni e con tutte le altre realtà. I soldi sono stati stanziati, il Consiglio Comunale si è espresso, la città lo vuole, ora la gentile persona che farà il Sindaco è pregata di accelerare i tempi sulla costruzione di questa importante opera per dare a Brindisi qualcosa che merita e ripeto qualcosa di cui Brindisi, e non solo, ha bisogno. Alessio
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Telefono 0831 45 13 02 Fax 0831 55 11 96 Indirizzo Via Prov.le San Vito, 64 - BR Email redazione@freebrindisi.it Web freebrindisi.it
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