Frogs - Speciale Frogstock 2014

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K C O T S G FRO

frogs

SPECIAL

27-30 AGOSTO 2014

PARCO FLUVIALE

RIOLO TERME INGRESSO GRATUITO

E

4 1 0 2 VE

A ED M I S E N U NT

IZ I O N E

MANAGEMENT DEL DOLORE POST-OPERATORIO

THE ZEN CIRCUS NOBRAINO PERTURBAZIONE


CARCIOFFI GIUSEPPE sas di Carcioffi Elisa e C.

INFISSI E SERRAMENTI IN ALLUMINIO Via Curiel, 20/22/24 - 48025 Riolo Terme (Ra) Tel. 0546.70266 - Fax 0546.71847 e-mail: carcioffinfissi@gmail.com


anno diciannovesimo (ventunesimo di Frogstock)

numero uno a cura di

Clips Rag & Rock Centro Giovani Via Gramsci, 13 48025 Riolo Terme (RA) www.frogstock.it info@frogstock.it redazione e public relations Iacopo Battilani Samuele Benini Stefano Briccolani Aris Collina Luca Cavallari Mattia Grandi Beatrice Laurita Alfonso Nicolardi Alessandro Malavolti Marco Maltoni Claudio Malvezzi Marco Massacci Myriam Massicci Marco Paiano Matteo Pasini Paride Ridolfi Filippo Sangiorgi Nicola Sangiorgi Lorenzo Santandrea Martino Savorani Melania Tigrini Mirco Tigrini Sara Venturini Marco Zama Mario Zama illustrazione in copertina

grafica ed impaginazione Paride Ridolfi

distribuzione

gratuita

frogs uno

frogs

SENSI SENZ A TEMPO Avete mai pensato che direttamente nessuno dei nostri sensi é in grado di percepire il tempo? Non esiste una relazione diretta tra tempo e percezione, ma solo tra tempo e variazione della percezione. Ci accorgiamo dello scorrere del tempo quando cambia la luce del giorno, quando il fragore del temporale ha un inizio e una fine, quando il calore varia tra estate e inverno, quando scorrendo le dita sul viso scorgiamo le prime rughe. Il tempo é figlio del cambiamento, proprio come la vita stessa. Tutto é rinascita e rinnovamento, ogni cambiamento é un click dei meccanismi di un infinito orologio che batte il tempo dell’universo. Così da ventuno anni anche per i ranocchi di Frogstock che, passando per il battito di mille piccoli cambiamenti e nuove generazioni, mantengono vivo l’amore per la musica, come una semicroma di DNA geneticamente trasmessa verso il futuro. Tutto questo per continuare a far battere sul palco il tempo della grancassa, quello che più ci piace e soprattutto quello straordinario tempo che a Frogstock si riesce a percepire davvero con tutti i sensi. parider@me.com


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CLIPS RAG & ROCK CENTRO GIOVANI

PROGRAMMA

MERCOLEDI’ 27 AGOSTO THE BRONZE BANANAS HAREM MANAGEMENT DEL DOLORE POST-OPERATORIO APERTURA CANCELLI ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY ANDY DJ FROM RADIO RCB

GIOVEDI’ 28 AGOSTO MOMA DELAY LAMA SILENCE, EXILE & CUNNING THE ZEN CIRCUS TUTTE LE SERE: Pro Loco “Traditional Fast Food” Grapperia “Kill the Coffee” Cocktails ed aperitivi musicali al Joker Disco Bar Area Bambini by Zerocento Rockcamp by Protezione Civile Artigianato Locale Alcool test by Ser.T Faenza

APERTURA CANCELLI ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI + DJ JACOPO BATTILANI

VENERDI’ 29 AGOSTO FIGLI DEL PAPA JASPERS NOBRAINO APERTURA CANCELLI ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY ZANZU AKA MADJ + DJ MALVA

WWW.FROGSTOCK.IT

SABATO 30 AGOSTO

RIOLO TERME

THE TALKING BUGS FANTASIA PURA ITALIANA PERTURBAZIONE

PARCO FLUVIALE INGRESSO GRATUITO

TUTTE LE SERE

APERTURA CANCELLI ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER DJ MASSIMO VOLTI + DJ JACOPO BATTILANI

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COME

TOGETHER Chissà se John Lennon pensava a Frogstock quando scrisse questa canzone… Probabilmente no, ma il significato delle sue parole riassume le nostre fatiche: ogni anno ci catapultiamo insieme al parco fluviale riolese a lavorare per una nuova edizione del festival, aggiungendo volti, associazioni, sorrisi all’elenco di nomi che si mobilitano per la musica. Siamo tanti, siamo intergenerazionali, siamo multi-tasking, siamo tatuati, siamo nei dieci, nei venti, nei trenta, nei quaranta, nei cinquanta... Noi siamo. Noi siamo quel

senso di comunità, di stare insieme che negli anni ci ha contraddistinto e con onore sottolineiamo in queste righe. Grazie, grazie alle istituzioni, alle associazioni, ai commercianti riolesi che credono in noi. Grazie ai volontari, ai ragazzi della CLIPS RAG & ROCK, alla Pro Loco di Riolo Terme, all’Avis, Aido, Arci, Ippoverde. Grazie ai ragazzi dei Winter Bikers, all’Associazione Alpini, alla Protezione Civile. Grazie a tutti coloro che, sentendo il richiamo di Frogstock, ci regalano il loro tempo e impegno per realizzare questo spettacolo.


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FATTORIA SCANĂ?A di SETTEFONTI di Stefania Malavolti Via Settefonti, 3 tel. 054676055 cell. 3392172282

stefania.malavolti@tiscali.it

produzione propria di: FORMAGGI FRESCHI E STAGIONATI di pecora, capra, mucca YOGURT - RAVIGGIOLO - RICOTTA

erbe & mani

erboristeria, estetica, massaggi, abbronzatura, luce pulsata di Daniela Lisei Via F.lli Cervi 8/10 - Riolo Terme (RA) Tel 0546.74243 - erbemani@tiscali.it


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Indignazione: [dal latino Indignatio -onis]. – 1. Stato dell’animo indignato, risentimento vivo soprattutto per cosa che offende il senso di umanità, di giustizia e la coscienza morale. (fonte Treccani)

Leggendo una rima per bambini ho trovato questa parola così difficile e mi sono chiesta: cosa può saperne un bambino d’indignazione? Perché mai un adulto dovrebbe inserirla all’interno di una rima per bambini? Poi ho pensato alla mia d’indignazione e ho capito che tanto chiara non lo era neanche a me. Ma noi adulti sappiamo ancora indignarci? Sappiamo ancora provare un sentimento così vivo anche per qualcosa che non ci riguarda da vicino? Vi chiederete cosa potrà mai avere a che fare una rima per bambini con un articolo per il Frogs, una rima della rabbia giusta con un festival musicale. La rabbia è un sentimento che può sfociare in numerose derive ma se confluita nella giusta direzione può trasformarsi in passione, moto propulsivo, azione. Allora trovo un primo collegamento: la capacità di indignarsi è la capacità di mettersi in moto e di creare qualcosa di diverso. Bene, allora noi piccoli grandi volontari di Frogstock siamo tutti un po’ indignati. Indignati perché offesi dall’immobilismo di molti che tanto criticano e poco fanno per questo nostro paesello sempre più descritto come inerme e/o svuotato di attrattività. Mettersi sotto al sole d’agosto per montare un palco, dormire poche (pochissime ore) per ripulire in tempi record il parco fluviale e riconsegnarlo alla collettività, è a parer mio tanto e molto di più di semplice indignazione. È passione e voglia di fare, è beata ingenuità, è voglia di stare insieme, di rispettare le scadenze, è desiderio di essere protagonisti. È quell’indignazione che coltiviamo ogni giorno quando, da inizio anno, ci ritroviamo in associazione per parlare di Frogstock, di come fare per raccogliere i fondi per il nostro festival, di come far rinnovare la fiducia dei nostri sponsor nei nostri confronti, di come avvicinare nuovi volontari e di come far sentire a casa quelli collaudati. La stessa indignazione che ci muove nei fine settimana primaverili a fare dei service per far cassa per la scuola di musica oppure spendere serate per ideare, realizzare, scrivere e pubblicare questo stesso giornalino. Ho trovato un altro collegamento: indignarsi è la capacità di provare delle emozioni forti e saperle trasmettere agli altri. Bene, allora noi piccoli grandi volontari di Frogstock siamo tutti un po’ indignati nella misura in cui saltiamo sotto il palco, sorridiamo a voi ospiti vicini e lontani, lavoriamo a zero euro come ricompensa, ci divertiamo indossando una maglia staff e riceviamo le vostre lodi per il nostro impegno. Ma l’indignazione, quella vera, è quando riceviamo le critiche per un vetro che balla durante le prove suoni o per la supposta idea che festival musicale = festa della birra = festa degli ubriaconi = siamo tutti alcolizzati. Rispondo con pacata indignazione ma soprattutto con la bellissima rima di Bruno Tognolini che spiega, con parole semplici e metafore splendide, perché usiamo il nostro impegno quotidiano per rendere ogni anno l’edizione di Frogstock non un semplice festival musicale bensì il nostro festival musicale. Rima della rabbia giusta “Tu dici che la rabbia che ha ragione / È rabbia giusta e si chiama indignazione / Guardi il telegiornale / Ti arrabbi contro tutta quella gente / Ma poi cambi canale e non fai niente / Io la mia rabbia giusta / Voglio tenerla in cuore / Io voglio coltivarla come un fiore / Vedere come cresce / Cosa ne esce / Cosa fiorisce quando arriva la stagione / Vedere se diventa indignazione / E se diventa, voglio tenerla tesa / Come un’offesa / Come una brace che resta accesa in fondo / E non cambia canale / Cambia il mondo.” Bruno Tognolini (B. Tognolini, Rime di rabbia. Cinquanta invettive per le rabbie di tutti i giorni, Salani Editore, 2010) MELANIA TIGRINI


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Servizio Trasporto Pubblico e Noleggio Pullman Granturismo


Cosa puoi trovare a Frogstock? Musica, cibo, birra. Dirai: facile, in tutti i festival è così. Invece a Frogstock non lo è, perché accanto al “traditional food” della Pro Loco da quest’anno potrai trovare gustose novità…vienici a trovare! Tortelli, piadina, ficattola, pollo fritto, rane fritte e altro ancora serviti dalle rinomate professioniste della sagra, le “Lady Ficattola”! Potrai assaggiare le ottime birre della Forst dalla Kronen, alla Sixtus e alla Weihenstephan Hefe: meglio di così! Potrai inoltre, se siete una famiglia, usufruire dello spazio bimbi realizzato in collaborazione con la cooperativa sociale Zerocento: quale miglior connubio per regalare a tutti i membri della famiglia la magica atmosfera di Frogstock. Infine, se hai apprezzato abbondantemente la nostra birra rischiando la sicurezza tua e degli altri, potrai fermarti al Rock Camp allestito dalla Protezione Civile per stemperare il tuo brio e vivere la musica responsabilmente. Divertiti, divertiamoci: viviamo il nostro Frogstock responsabilmente.

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Se t’vô stê ben, magna fört e bed de ven!


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Io tiò

“Io tiò scelto”. Questa è la frase che ho visto vergata, con una bomboletta di vernice, su un muro del centro qualche giorno fa. La prima cosa che ho pensato è stata: “di sicuro non hai scelto di imparare l’italiano”. Il secondo pensiero invece si è rivolto alla o al destinatario di quella dedica, nella speranza che mai possa leggere un tale strafalcione capace di togliere, probabilmente, ogni speranza di amorosa corrispondenza al poetico autore. Ma poi mi sono detto: “e se lei rispondesse con un altrettanto innovativo “miai rubato il cuore”? Nemmeno a farlo apposta qualche giorno dopo mia moglie mi ha mostrato un messaggio con il quale una giovane parrucchiera le domandava: “Me lai mandato il logo?” Quando andavo a scuola io (e non parlo del paleolitico) errori del genere sarebbero stati segnati col triplo rigone rosso e se reiterati ed associati ad altre pesanti lacune, potevano portare addirittura alla bocciatura. Alcuni dei miei coetanei hanno subito questa terribile onta e questo atroce provvedimento e, nonostante questo, non si sono drogati e oggi hanno un lavoro e una famiglia che non hanno ancora sterminato. Hanno imparato il senso della responsabilità. Il concetto che se non fai ciò che dovresti ne puoi pagare le conseguenze, che la vita non ti dà bei voti e non ti stende il tappeto rosso solo per donarti serenità e per non farti soffrire. Per cui quando sento parlare questi scienziati della psico-pedagogia, questi soloni secondo i quali la bocciatura va abolita per legge, per quanto non lo sia oramai di fatto onde evitare crolli di autostima negli alunni e traumi psicologici irreversibili, mi girano un pochino le valvole dell’amplificatore. Al disagio psicologico di chi invece s’impegna, dedicando molto del proprio tempo allo studio e vede passare in carrozza, agli anni successivi, anche chi se ne frega tranquillamente di ogni dovere


e di ogni risultato, non ci pensa mai nessuno? Che messaggio si dà agli uni e agli altri? Il problema di fondo non è sbagliare un congiuntivo, una “q” o una “a senz’acca”. Sarebbe meglio non farlo, ma si sopravvive. Il problema è educativo: sta nell’insegnare ai bambini ed ai ragazzi a prendersi le proprie responsabilità, senza che i genitori siano sempre pronti a difendere a priori i propri figli anche quando, come si diceva una volta, sono dei vagabondi o degli autentici “somari”. Ci sono truppe di genitori armati fino ai denti di carte bollate e di querele, se non addirittura di botte e “sganassoni”, che hanno tolto ai docenti ogni straccio di autorevolezza, rispetto e capacità di incidere. Insegnanti che non vedono l’ora di togliersi dai piedi i ragazzi problematici e ancora di più i loro genitori, tanto da sposare con piacere la causa della promozione di massa a fini socio-psico-pedagogici. I ragazzi arriveranno tutti sereni e tranquilli alla fine della scuola dell’obbligo. Ma quando entreranno nel mondo del lavoro e nella vita vera, convinti di essere “capaci” a priori e prenderanno le prime smusate, che succede? È come se uno andasse a scuola di musica e per anni pigiasse le mani a caso sulla tastiera di un pianoforte sentendosi dire che è bravo e che va tutto bene: ma quando poi salirà per la prima volta su un palco e vedrà arrivarsi addosso pomodori freschi, in scatola, insulti e fischi, forse ci rimarrà male. Non sarebbe stato meglio dirgli prima che quello non era il suo mestiere? Ma non avrei dubbi sul fatto che, fra il pubblico, ci sarebbe qualcuno che scambierebbe il suo suonare a casaccio per una straordinaria, anticonformista forma di arte contemporanea fuori dagli schemi. Ma voi scegliete il palco di Frogstock: lì sopra ci troverete solo gente che sa suonare. MARCO MALTONI

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scelto


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RISCALDAMENTO E CONDIZIONAMENTO MANUTENZIONE E ASSISTENZA CALDAIE Maurizio Liverani

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C’E’ VITA SU MARTE? Spesso si associa la presenza di atmosfera su un pianeta alla possibilità per gli esseri viventi di respirare, meno spesso si pensa alla straordinaria funzione dell’atmosfera come mezzo di trasmissione del suono. lmmaginate che caos se potessimo sentire il rumore del sole o la tristezza dei passi assolutamente muti del primo uomo sulla luna. Della capacità dell’aria di trasmettere suoni la natura se ne é accorta ben presto, dando agli animali la possibilità di richiamare, corteggiare e difendersi utilizzando rumori e versi; se ne dev’essere accorto subito anche quello strano bipede dotato di intelletto che nei secoli ha fatto di tutto per far suoi i suoni della natura. Ne ha creati di nuovi e ha inventato macchine per far si che quei suoni lo accompagnassero ovunque. Di quei suoni aveva bisogno non solo per comunicare necessità, ma anche e soprattutto per condividere sentimenti. Il suono si é ben presto trasformato in musica e la musica in arte, divenendo una delle espressioni più profonde dell’animo e della creatività umana. L’evoluzione di quest’arte, oltre a plasmare la musica per le esigenze di ogni periodo storico, ha continuato a scavare nell’anima e nel profondo dei sentimenti, sia per motivi meramente commerciali, ma anche, e soprattutto, perché quella sequenza di suoni era fonte di piacere, conforto e sostegno. In un crescendo la musica si é unita alla letteratura, alla poesia, alle arti visuali: l’opera e la canzone d’autore ne sono un esempio. Dai tamburi tribali alla classica contemporanea, al barocco, Bach, la sinfonica, il rock’n’roll, il beat, il punk, l’elettronica. Sono solo esempi e probabilmente non é ancora finita. Ogni epoca e genere

musicale hanno lasciato tracce di eccellenza artistica, ma alcune creazioni sanno mescolare le eccellenze di più generi e stili. Ero appena adolescente quando mi imbattei per la prima volta in “Life on Mars”. Conobbi Bowie per la colonna sonora di Christiane F. e da Heroes partii per esplorare il regno del Duca Bianco. Non ero particolarmente affascinato da quel bizzarro personaggio che amava saltellare tra alchimie sonore che al tempo non riuscivo ancora ad afferrare. “Life on Mars” era solo una bella canzone, come altre del tempo: penso a “Rocket Man” di Elton John o a “Years of the Cat” di Al Stewart. In questi trenta e passa anni fortunatamente ho avuto modo di conoscere, ascoltare e “assorbire” generi ed autori d’ogni tempo: una piccola cultura che mi dà la possibilità di apprezzare al meglio ogni ‘buon piatto musicale’. Risentita oggi “Life on Mars” appare come il risultato di una raffinata scelta di ingredienti classici affidati a mani sapienti dei migliori chef. Assaggiandola si inizia col perdersi dentro la traccia di piano che percorre sentieri da Bach a Wagner, sapientemente amalgamati dalle dita di Rick Wakeman, poi si sprofonda nel breve, ma stratosferico riff di chitarra elettrica e negli arrangiamenti d’archi di Mick Ronson per finire soccombendo nel maestoso gran finale preso in prestito da ‘Così parlò Zarathustra’. Su tutto una spolverata di grande poesia raccontata dalla ragazza con i capelli di topo. Su di un’astronave per Marte metterei un disco che suona Life on Mars per dimostrare agli abitanti del pianeta rosso ciò di cui siamo capaci sulla terra, sempre ammesso che Bowie non venga proprio da li, come i suoi Spiders. PARIDE RIDOLFI


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Si sentiva molle, come svuotato; aveva anche un po’ di nausea. Eppure non aveva fatto nulla tutto il giorno, se non stare accucciato nel sedile del bus in attesa di colmare i quattrocento chilometri che lo separavano da Riolo Terme. Era in tour da appena un mese e già ne aveva abbastanza. Per andare in tour ci voleva un nuovo album, per un nuovo album servivano una decina di canzoni nuove, per scrivere una decina di canzoni bisognava stare lì con la testa per quattro, cinque mesi almeno. Tutto questo per dire che aveva la coda lunga, quel mese di tour. I ragazzi della band, invece, erano vivaci e curiosi. In una parola, giovani. Per loro ogni tappa era una novità: gente diversa con un dialetto diverso, cucina diversa da gustare, fiche diverse da calzare. Lui, che aveva sul groppone una dozzina di album e di tour, non vedeva più la novità. Da una valle romagnola a una discoteca lombarda cambiava nulla: parlavano, vestivano, bestemmiavano in modo diverso, ma erano lì per le canzoni e alla fine chiedevano sempre quelle: “La vita del drogato da giovane”, “Strade blu” e “L’inferno è qui”. Da quelle tre non si scappava. Erano ormai vent’anni che le suonava e il solo pensiero di farle un’altra volta gli dava il voltastomaco. Forse era quello il motivo della nausea. Il pullman svoltò a destra e parcheggiò in un ampio spiazzo. Erano arrivati. “E meno male

che Riolo è in collina” pensò passando dall’aria condizionata all’afa di un agosto che non voleva finire. Lo avvicinarono due ragazzi che potevano essere suoi figli: sulle maglie campeggiava la scritta “Frogstock”. Si presentarono dicendo che erano dello staff, chiesero se aveva fatto buon viaggio. Rispose con un grugnito e si fece accompagnare al camerino. Non voleva essere scortese, era solo stufo. E incazzato. Incazzato per qualcosa che non sapeva nemmeno lui. Si tuffò sul divanetto con un calice l’acqua ghiacciata in mano e spedì la band a fare un giro per il paese. Mentre cercava di rilassarsi, udiva in lontananza Guido, il loro gigantesco fonico dalle orecchie a sventola, che snocciolava l’elenco delle “cose da fare assolutamente” con la solita tracotanza. Ma sì, che a litigare pensassero gli altri. Lui doveva ricaricarsi per il concerto. Bevve acqua ghiaccio e limone da solo, dormì da solo, cenò da solo. Più tardi un uomo non tanto alto, piuttosto grasso e con seri problemi di calvizie si presentò alla porta. Lo guardò con una gran voglia di prenderlo a pugni. L’uomo non si scompose e, con una voce leggermente strozzata – una voce da sfigato – gli annunciò che mancava mezz’ora all’esibizione. Stava per dirgli di levarsi dai piedi quando rimase folgorato da una specie di visione: da un momento all’altro seppe con certezza che quell’uomo era in cassa integrazione

e passava le giornate ad accudire la sorella malata di leucemia. Mormorò un grazie; non riuscì a dire altro. Come l’uomo sparì dietro la porta, quella sensazione lo abbandonò. Si era fatto suggestionare da qualcosa, forse aveva a che fare con quel senso di nausea di cui non era riuscito a liberarsi. Indossò l’armatura, così amava chiamare il suo vestito di scena, e salì sul palco. Con una certa sorpresa si trovò di fronte a una folla numerosa, che era abituato a vedere solo nelle grandi città. Forse accettare di suonare in quel Fogstock o Frugstock, come diavolo si chiamava, non era stato un errore. Attaccarono con “Hello there” dei Cheap Trick: era da un po’ che aprivano con quel pezzo. Sulle note finali, nel gridìo esultante del pubblico, incrociò lo sguardo di una bella mora che si dimenava nelle prime file. Le sorrise, ma poi distolse bruscamente lo sguardo. In un lampo aveva visto quella ragazza partorire un figlio morto, e poi le sedute dallo psicologo e quelle pillole colorate da inghiottire due volte al giorno. I pezzi nuovi lasciarono il pubblico un po’ freddo, tranne per “Viola violata”, il secondo singolo estratto dall’ultimo album. Uno dopo l’altro, passarono tutti i pezzi in scaletta. Mentre cantava e saltava sul palco, stava ben attento a non guardare nessuno. Si concentrava sui testi, sulle parole, sulla luce, sulla voglia di dimenticare quei due “flash”. Non doveva capi-

tare mai più. Non era un dannato veggente, era solo un rocker, cazzo! Venne il momento di pagare il debito col passato e suonare il trittico che l’aveva reso famoso. Quando annunciò “Strade blu” un massa di ragazzini si fece largo fra il pubblico, arrivando quasi sotto il palco. Era incredibile come quella vecchia canzone avesse conquistato una generazione dopo l’altra. Istintivamente li guardò con gratitudine ed entusiasmo. E accadde di nuovo: gli passarono davanti agli occhi le storie private di alcuni di loro: i cazzotti del padre ubriaco alla figlia; un ragazzo che sorprende la madre consumare con un suo compagno di classe; la rottura dei legamenti che aveva impedito a un biondino di entrare nelle giovanili del Cesena. Allora capì. Finalmente comprese quel senso di nausea. La vita, a volte, fa schifo. Non ha senso o, peggio, ha un senso terribile. E ogni tanto, fosse anche una volta all’anno, c’è bisogno di qualcosa di bello per sopportare, per ingoiare lo schifo. Per quella gente, quel qualcosa di bello era lui. Allora vaffanculo la nausea, le visioni, la noia. Anticipò “L’inferno è qui”, si sgolò in “La vita del drogato da giovane” e chiuse con “Starman” di Bowie, che avevano provata solo un paio di volte e non era prevista in scaletta se non per le date di fine settembre. Chiuse il concerto che stava piangendo. Dopotutto, di quella bellezza aveva bisogno anche lui. MARTINO SAVORANI

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S TA R M A N


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la sublime leggerezza di essere, la drammatica pesantezza di essere Basta con il pacchetto musica, mystica, amore e rivoluzione. Tabula rasa. Voltiamo pagina. Andiamo oltre. C’è forse un oltre? C’è qualcosa oltre alla celebrazione e sublimazione delle più intense emozioni che questa greve esistenza ci regala? La tempesta si è appena placata. Sono sopravvissuta malgrado me. Tiro i remi in barca e mi distendo in fondo allo scafo, disfatta e svuotata. Il mare è una superficie lunare senza increspature. Mah... di nuovo mi interrogo: qual’è il senso di questo viaggio? Vedo uccelli dal volo radente e quando sfrecciano sento sul corpo l’aria che spostano. Ci sono uccelli di alta quota dall’apertura alare maestosa, che abitano con disinvoltura gli alti cieli e sembrano più simboli astratti di libertà che animali volanti. Poi ci sono uccelli di bassa quota, che al massimo riescono a sollevarsi da terra, goffi e pesanti. Grevi culi e pance piumate con tristi orizzonti. Come volete che sfidino la legge di gravità?! Si, parliamo allora della fauna locale. Abbassiamo lo sguardo sui prodotti locali immediati. Prendiamo in esame l’evidenza dei fatti. Parliamo ancora di storie di vita, di musica, d’amore, di coraggio. Sì anche in amore, nella musica e in generale nella vita, si può volare alto o volare basso. Sì, gli amori intensi ed appassionati che ti fanno volare alto hanno un alto rischio di bruciarti le ali e di spezzarti il cuore. Però le esperienze che ti marchiano a fuoco, in senso alchemico, estreme e rischiose, non sono sperimentabili se tieni

il culo comodamente riparato nel nido. Gli amori tranquilli e sbiaditi, sotto il controllo del mentale, sono solo faccende di amministrazione domestica e qui non ci interessano. Perché l’inseguimento dello stupore è l’unica pista per addentrarsi nel mistero dell’anima. Inoltre i tesori sono accessibili solo ai coraggiosi e ai generosi perché attivano il cuore e non lo risparmiano. E il cuore è una prodigiosa antenna (emittente ricevente). Poi volare è l’unico modo per scoprire, dall’alto, nuove frontiere del Sé. Inoltre non m’interessa, in generale, la monotona consuetudine di un’abile amministrazione del reale. Cerco l’Arcano....(merda,di nuovo rispunta la mystica!). Se intavoli un commercio alla paura, al risparmio e al paraculismo, se contratti abili e meschini sconti e vantaggi con l’esistenza, ti toccano i voli radenti di volatili di bassa quota. Ad ognuno il suo cielo...o il suo stagno (con tutto il rispetto per ogni specie di uccelli!). Ciò che elevi e favorisci, nel tuo volo ti sosterrà. Ciò che affossi ed ostacoli, nel tuo volo ti porterà a fondo con sé. Legge di Natura. Gli altri sono lo specchio e lo scenario di questo strano e spietato gioco. E nel caso dovessi precipitare e fracassarti in mille pezzi, considera che meno poni resistenza all’urto, meno l’urto ha potere su di te. Essendo tu astratta libertà del cuore, come farebbe il mondo a spezzarti veramente?! Ecco, vi saluto.. mi sparo Wovenhand, ”Refractory Obdurate” e m’infilo nella prima corrente ascenzionale secca.

Dedicato ai miei amici che hanno il coraggio del cuore... Mario Zaza, Chri lo zio, Fresa cavallo pazzo, Gabri Winterbiker e Franco Bunny. MYRIAM MASSICCI

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La musica e gli uccelli d’alta quota


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TORRINO::INTERVIEW Dolci – Spagna – Italia. Venezia – Riolo Terme. Vicenza – Romagna. Ippocrasso – Sangria. Bacaro – Torrino. Cosa lega queste parole tra loro? Difficile riassumervi in poche righe la bella chiacchierata fatta con Marzia e Fausto del Torrino Wine Bar, ma ci proveremo ugualmente dandovi la possibilità di leggere una parte dell’intervista che abbiamo realizzato nel mese di giugno. ATTENZIONE: alcune cose che troverete qui scritte erano, in quei giorni, ancora in fase embrionale: speriamo siano oggi una delle tante belle manifestazioni che colorano la nostra rocca. 1. Se Caterina Sforza venisse a far l’aperitivo al Torrino, che cosa le proporreste? Era sicuramente una donna con gli “attributi” (e che attributi) e come tale dovremmo optare per qualcosa di forte, qualcosa tipo un Manhattan. Oppure potremmo offrirle una sangria, ma non quella che potete trovare in giro: parliamo di quella che abbiamo imparato a fare in Spagna, mentre eravamo là a lavorare. Potremmo proporle proprio una sangria tutta speziata, che tanto si avvicina all’ippocrasso*, la bevanda di cui Caterina era ghiotta. (Fausto) [Domanda fuori campo: ma che diavolo è l’ippocrasso?!?! Fortunatamente Marzia vede la mia espressione interrogativa e con garbo mi spiega che era la bevanda del tempo, un vino speziato molto simile all’attuale sangria.] 2. Un segreto è un segreto, ma dicci almeno un ingrediente segreto delle tue buonissime torte! È che non ci sono segreti, davvero!. (Fausto) A dir la verità fin dall’inizio abbiamo sempre solo comunicato gli ingredienti, poi ci hanno ricordato che mancavano

le quantità e da allora è tutto pubblico, grammo per grammo. (Marzia) C’è chi dice sia la passione, perché no; potrei anche dirvi che l’esperienza ha fatto tanto: ricordo le ricette della nonna riproposte in Spagna… una fatica per trovare il giusto equilibrio!!! (Fausto) 3. Il vostro locale si può definire la sintesi tra il bar e l’enoteca, in una location molto particolare [NdA: il Torrino Wine Bar si trova all’interno della Rocca di Riolo Terme, sul muro di cinta: i merli, i camminamenti e il mastio vi faranno compagnia se passerete di là]: dove trovate l’ispirazione per distinguervi? Abbiamo lavorato in diversi luoghi e contesti, ma molti erano legati da un fattore comune: la storia. Abbiamo lavorato ad esempio a Venezia e quando hai la fortuna di essere circondato da così tanta bellezza, cerchi comunque altri luoghi che ti raccontino qualcosa partendo dal passato. (Marzia) Abbiamo inoltre lavorato in Spagna e da lì abbiamo appreso la convivialità e la voglia di stare insieme: forse per questa ragione cerchiamo di riproporla anche qui, all’interno del nostro locale. (Fausto) Poi sono vicentina e, per me, incontrare la Romagna e in particolare questa rocca e questo locale, è stato un modo per ritrovare alcune delle caratteristiche del bacaro veneziano: un locale piccolo, dove stuzzichi qualcosa al volo bevendo magari un buon vino. Una tipologia di locale in cui la proposta che trovi è per te, all’interno di una dimensione intima dove la musica, il cibo e il bere devono essere buoni al punto che vorresti, o potresti, essere proprio tu il prossimo cliente. Cerchiamo di trasmettere quello che sono le nostre

passioni attraverso il nostro lavoro, sperando arrivino ai nostri ospiti. (Marzia) 4. Da assidui frequentatori [NdA: se troverete una collezione corposa delle magliette staff Frogstock, significa che siamo qua per una riunione informale!], dateci un assaggio delle prossime novità del Torrino Wine Bar. Vorrei innanzitutto sfatare un pregiudizio che ci riguarda: non siamo solo il bar del museo, siamo un locale che vuole diventare uno spazio che ospita, che offre opportunità. Per questa ragione troverete sempre più il Torrino in piazza e la piazza al Torrino: vorremmo diventare una fucina di idee, vorremmo dialogare con i nostri clienti, i nostri produttori e creare insieme a loro momenti di scoperta e di partecipazione reciproca inserendoci, perché no, la musica come collante. Vorremmo diventare un contenitore attivo per evolverci e metterci nuovamente in gioco. (Fausto) Vedi, cerchiamo sempre di coltivare i nostri clienti attraverso un’attenzione continua verso ciò che proponiamo perché c’è una storia dietro ad ogni birra, vino, formaggio o altro che presentiamo. Cercheremo sicuramente di ampliare la nostra cantina e il nostro mangiare, mantenendo sempre un contatto con i produttori della zona: se spesso sono qua da noi non è solo per concludere un buon affare, ma per raccontarci e darci modo di raccontare come nasce ad esempio quel formaggio con la rucola o quella birra così particolare. (Marzia) 5. Ora fateci voi una domanda! Vi ritrovate in quello che vi abbiamo risposto? (Marzia e Fausto) Sì e grazie per l’ottimo aperitivo! MELANIA TIGRINI E MATTEO PASINI


frogs venti

Piadina Gelato artigianale Cocktail bar E altro‌ Parco Fluviale - Riolo Terme


duemilaquattordici

THE BRONZE BANANAS

Una banda di quattro ragazzi romagnoli che nel settembre 2013 comincia a lavorare ad un progetto inedito, con il quale partecipa ad un contest locale per musica originale durante l’inverno riscuotendo un ottimo successo. I “The Bronze Bananas” propongono musica dal sapore ‘60s ma abbinata ad un sound fresco ed originale. Dal Pop al Rock and Roll, dalle ballad alla psichedelica, la band forlivese salta con leggerezza e con stile personale da un genere all’altro, mettendo al primo posto la voglia di divertirsi e divertire facendovi ballare a suon di rock and roll e facendovi canticchiare melodie dal gusto pop e beat. Questo mix particolare si può riassumere in tre parole: The Bronze Bananas!

HAREM

Dal 1998 col pelo matto sul viso, a oggi con qualche cicatrice in più. 2001-il primo EP “Impressioni Sfuse”: acerbo ma sudatissimo figlio dei ‘90, voglia di musica inedita. L’Heineken Jammin’ Festival ‘03 bruciato e tante serate per trovare un suono da indossare. Un inverno teso tra prove e corde che mollano e nel 2005 esce “Liberamusica Libereidee”: 10 brani rock di accusa, speranza e amore. Il disco piace live, sul web e in fm. On the road per l’Italia, fino alla necessità di riordinare qualcosa ma con il NuovoRespiroTour2009 ci si riprende tutto il sudore versato! Ancora chilometri a cercare una linea solida, pungente e sonoramente rock: scrivere, sperimentare, bersi emozioni di assi rotte e palchi immensi, con dieci persone e con mille: i db escono dai canali giusti con una voglia di rock’n roll e di sudore che non si ferma mai, insieme a chi ci segue!

MANAGEMENT DEL DOLORE POST-OPERATORIO La versione romanzata della storia del Management del Dolore Post-Operatorio narra che i quattro ragazzi della band si siano ritrovati fracassati insieme dopo un incidente d’auto. Si dice che da allora facciano i conti con la gestione del dolore post-operatorio: chi per una gamba rotta, chi per un ginocchio frantumato, per un cuore fragile e per una milza asportata. Nei corridoi dell’ospedale di Lanciano i ragazzi intuiscono la soluzione della loro crisi esistenziale in una semplice e disarmante filosofia: l’unica vera alternativa al dolore, al mal di vivere, è il piacere da realizzare in ogni sua forma più personale, poetica, artistica, fisica e astratta. Il MADE DOPO si inserisce a pieno titolo tra i gruppi emergenti più interessanti dell’ultimo decennio: da “Mestruazioni” (2009) a “AUFF!!” (2012) fino a “McMAO” (2013) è tutto un susseguirsi di concerti, spesso sold out, dentro e fuori l’Italia (nel 2012 hanno suonato allo Sziget Festival di Budapest, nel 2013 al concerto del Primo Maggio a Roma). APERTURA CANCELLI ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY ANDY DJ FROM RADIO RCB

frogs ventuno

MERCOLEDI’ 27 AGOSTO


frogs ventidue

Caffè Stazione

a tutto vapore !

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duemilaquattordici

MOMA

Si scrive Moma, si legge unconventional rock. Brani vigorosi e ruvidi si alternano a ballate, ritmi funky e persino un tocco di valzer. Amano immergere la loro musica in un mondo fantastico: basti pensare che per suonare i pezzi del loro cd “Linked to the stars” per la prima volta, si sono arrampicati sino all’Osservatorio Astronomico di Monte Romano dove si sono realmente “collegati alle stelle”. Vincono la targa del pubblico a Faenza Rock 2012, suonano in numerosi contesti dove cercano di rendere unica ogni performance anche attraverso l’uso di linguaggi artistici diversi teatrali, narrativi e visivi. Si esibiscono a Londra in due date memorabili nel Giugno 2014.

DELAY LAMA

Nell’aprile del 2011 vedono la luce i Delay Lama, dall’incontro casuale dei chitarristi riolesi Matteo Pasini e Lorenzo Biagi con la sezione ritmica marziana, Alex Bertozzi e Andrea Tedaldi. La luce di scena arriva appena un mese dopo. Fin dal principio affiancano classici del Blues-Rock e perle musicali un po’ meno conosciute a pezzi inediti, di chiara ispirazione ma dalle sfumature variegate. La carica e la voglia di suonare, le vibrazioni delle corde, portano i quattro “sgumbiati”(come si direbbe da noi) al podio del Pavone di Faenza per tre volte di fila e a palchi come Portofranko e Frogstock nel 2012. L’estate successiva la magia finisce, ognuno per la sua strada... ma con la promessa di ritornare, e ritagliarsi di nuovo un posto nel confuso panorama musicale romagnolo.

SILENCE, EXILE & CUNNING

Il progetto è nato all’inizio del 2012, con un intensissimo periodo di composizione musicale di brani da subito inediti. Arricchendo il sound con le diverse influenze musicali di ciascuno è nata una scaletta dal carattere indie, con contaminazioni che vanno dallo stoner al trip hop, dal folk alle ritmiche funk. Fin dai mesi successivi hanno riscosso successi sui palchi più importanti della Lombardia ottenendo grosse soddisfazioni e allargando sempre di più il loro pubblico. Nell’aprile 2013, hanno pubblicato il loro primo lavoro, “Exù”, composto di 8 tracce di inediti. La pubblicazione del lavoro ha meritato pareri pienamente positivi, (tra cui quello di OndaRock), ed è stata seguita da oltre 50 esibizioni importanti in meno di un anno, anche come gruppo spalla per artisti come I Ministri e Casino Royale.

THE ZEN CIRCUS

Il Circo Zen, da Pisa. Otto album (dieci se consideriamo i progetti solisti) ed un Ep all’attivo, quasi quindici anni di onorata carriera e più di mille concerti. Hanno riportato lo spirito padre del folk e del punk al moderno cantautorato con “Andate Tutti Affanculo” (2009) un successo -vero- di pubblico e critica che li ha consacrati dopo anni di duro lavoro. Hanno collaborato con Violent Femmes, Pixies e Talking Heads in “Villa Inferno” (2008). Si sono costruiti una credibilità condivisibile da pochissimi altri artisti nostrani grazie all’attività live più incessante, urgente e di qualità che si possa immaginare. Hanno confermato e moltiplicato il proprio pubblico con “Nati Per Subire” (2011), il loro primo album in classifica. Dopo un 2013 sabbatico per dedicarsi a lavori da solisti, oggi più che mai gli Zen si confermano come una certezza del rock indipendente italiano con il loro ultimo lavoro “Canzoni contro la natura”, arrivato nelle top ten. Sono i portabandiera indiscutibili della musica libera da vincoli: zero pose, zero hype ma solo tanto, tanto sudore.

APERTURACANCELLI CANCELLIORE ORE19:00 19:00- AFTER - AFTER SHOW @ JOKER DISCO BAR BY DJ MASSIMO VOLTI (House + Progressive) + DJ JACOPO BATTILANI (RnB House) APERTURA SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI + DJ JACOPO BATTILANI

frogs ventitre

GIOVEDI’ 28 AGOSTO


frogs ventiquattro


duemilaquattordici

FIGLI DEL PAPA

I Figli del Papa sono un gruppo crossover/funk formatosi a Modena da un’idea di Luca “GkA” Villani. Inizialmente nato come progetto hip hop, ebbe una svolta quando si unirono Roberto Mennuti, Alessio Bevini, Alessio Chiossi e Patrick Notario, dando così al gruppo un’immagine molto più rock e di maggiore spessore scenico. I testi dal forte stampo hip hop vanno a cavalcare melodie a volte rock, a volte lente, a volte di un travolgente crossover. C’è anche spazio per jam e improvvisazioni in freestyle, regalandoci quel groove che ormai li caratterizza. Impossibile restare indifferenti. Un live dei Figli del Papa non è mai scontato, proprio come il loro nome.

JASPERS

I Jaspers vedono la luce sul finire di un 2009 tutto in ascesa, un incontro casuale di sei molecole che scontrandosi creano reazioni strane e inaspettate. Subito si mettono all’opera per plasmare una materia nuova, contaminata dalle numerosissime influenze che ognuno di loro incarna. Il progetto s’infiamma di una febbre rara che presto attira l’attenzione del Maestro Franco Mussida, loro futuro editore. Le composizioni sono un limbo tra sperimentazione e follia che loro stessi definiscono “orgia creativa”. Il concept della band ruota intorno a un ipotetico manicomio in cui follia e “normalità” si mischiano per dare vita a un equilibrio spettacolare, un rock teatrale, pazzo e fiabesco. Di certo la musica dei Jaspers di compromessi ne ha visti ben pochi. E per fortuna.

NOBRAINO

Conosciuti per i live adrenalinici e fuori dagli schemi, i Nobraino sommano a una sana dose di fisicità, che il palcoscenico fa fatica a contenere, un’uguale quantità di cinico rock d’autore. “Deformazioni sarcastiche inscatolate in una sghemba lirica contemporanea” sono il loro marchio di fabbrica. La storia discografica dei Nobraino conta quattro dischi e moltissimi live: “The best of Nobraino” (2006), “No Usa! No UK!” (2010), “Disco d’Oro” (2012) e “L’ultimo dei Nobraino” (2014). La band vanta al suo attivo diverse partecipazioni e premi di qualità (dalla partecipazione a “Parla con me” di Serena Dandini all’esibizione al Teatro Ariston di Sanremo nel 2011 fino alla discussa rasatura in diretta del frontman durante il concerto del Primo Maggio a Roma del 2012). La band, un classico quartetto rock, ha da quest’anno promosso il proprio trombettista turnista al grado di “Aspirante Nobraino”. Quest’ultimo infatti, dopo diversi mesi di collaborazione, ha espresso il desiderio di entrare a far parte del gruppo il quale, approvata la richiesta, ha avviato l’iter che nel giro di qualche anno dovrebbe portare il trombettista a diventare un Nobraino a tutti gli effetti. Al momento quattro di nome, ma cinque di fatto, l’ennesima anomalia nella storia di questa formazione. Nati prima come giocatori di basket nella bassa Romagna degli anni novanta poi come band in quel di Riccione, i Nobraino sono una band interessante, colorata e ripetiamo, fuori dagli schemi.

APERTURA CANCELLI ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY ZANZU AKA MADJ + DJ MALVA

frogs ventIcinque

VENERDI’ 29 AGOSTO


frogs ventisei

PANETTERIA PASTICCERIA CAFFETTERIA

Via A. Gramsci, 8 Riolo Terme Tel. 0546.70565 Via Firenze, 81 Borgo Rivola Tel. 0546.71002


duemilaquattordici

THE TALKING BUGS Alessandro di Furio (chitarra classica, voce), Fausto Ghini (chitarra classica, voce), Paolo Andrini (contrabbasso), Youssef Ait Bouazza (batteria, percussioni). Il quartetto mescola stili dalle differenti provenienze e ne ricava un sound etno folk caratterizzato da una personalità ed un’autonomia compositiva e melodica che rende difficili i paragoni con altre formazioni. Musica “transeuropea” che spazia dalle contaminazioni balcaniche a quelle più ispaniche, dettagli curati e misurati per reinterpretare le sonorità in modo attuale e coinvolgente. Sulle note del contrabbasso, le chitarre si inseguono veloci e ostinate creando dinamiche seducenti. Voce calda e agrodolce che si incastra tra ritmi nervosi, melodie malinconiche, atmosfere suggestive. Pensieri e stati d’animo raccontati in maniera minimale e delicata. Questi sono i The Talking Bugs: buon ascolto.

FANTASIA PURA ITALIANA FANTASIA PURA ITALIANA è canzone popolare, cantautorato, sperimentazione. Seguendo il “fil rouge” della poesia, nel tentativo di cercare nuove sonorità, mettere le mani e combinare i generi più vari, con rispetto ma senza paura, i Fantasia Pura Italiana mescolano, impastano suoni ed espressioni. Sei elementi, da strade diverse, portano i loro ingredienti e li plasmano per trarne brani dal gusto unico e particolare. Fantasia Pura Italiana è un progetto che inizia a prendere forma a Prato nel 2009, attraversa Roma e ritorna in Toscana: nato sui banchi del liceo, si consolida nell’intensa attività live degli anni per giungere a noi con il loro ultimo lavoro di studio del 2014. Nel mese di Aprile 2014, i Fantasia Pura Italiana vincono il concorso Arezzo Wave Toscana, venendo così nominati “Best Arezzo Wave Band Toscana 2014”.

PERTURBAZIONE

Perturbazione è la storia di un nucleo di persone, una piccola famiglia nata a Rivoli, alle porte di Torino. Un collettivo di sei musicisti impegnati da anni a tracciare una via di fuga dalla musica che gira intorno, una “terza via” che esprima al meglio ciò che sta in mezzo tra la vivacità del mondo indipendente e la canzone d’autore italiana. Difficile ripercorrere la storia dei Perturbazione in poche righe: dall’esordio in lingua inglese nel 1998 ad oggi, sono diversi e svariati i progetti che li hanno visti protagonisti, in sala di incisione, sui palchi o in progetti di avanguardia (“Le città viste dal basso” spettacolo teatrale o “Concerto per disegnatore e orchestra” lungometraggio, solo per citarne alcuni). Sempre impegnati su più fronti, hanno collaborato con diverse case discografiche e autori-colleghi, diventando negli anni una band prolifica (sette album all’attivo) e mai banale. Il loro ultimo album “Musica X” (2013) e la partecipazione a Sanremo 2014 sono le ultime fatiche di questo gruppo di musicisti.

APERTURA CANCELLI ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER DJ MASSIMO VOLTI + DJ JACOPO BATTILANI

frogs vemtisette

SABATO 30 AGOSTO


frogs ventotto

A N D AT E T U T T I Andate tutti affanculo. Si, voi. Esattamente voi. Voi che vi spacciate per intellettuali finto-alternativi. A me piace l’ignoranza, mi piace da impazzire; i congiuntivi, questi sconosciuti: “se io dovrei fare questo...”. Wow, spettacolo. Mi piace il qualunquismo: “Votare non serve a niente. Sono tutti uguali”. Ma più di ogni altra cosa mi piace il conformismo. Folle, maree, ondate di persone che pensano uguale, vestono uguale, amano uguale. La sicurezza, è questo che ti dà un gregge; la sicurezza di sapere che non sarai mai solo (almeno apparentemente, che è poi quello che conta), che non dovrai mai trovarti faccia a faccia con quel vuoto che ti divora dentro. A volte mi sento molto sola, molto fuori registro...poi penso che in realtà sia destino dell’uomo essere solo. Non si può mai realmente conoscere una persona, per quanto se ne dica e la vita diventa un parlarsi l’uno sull’altro tra sordi. Un tentare ipocrite forme di aggregazione per sentirsi parte di qualcosa, per affrontare il futuro, per sopportare il passato e avere almeno la parvenza di non essere da soli nel fare ciò. Eppure è nel gregge che diciamo di trovare la felicità.. senno’ perché ci daremmo tanto da fare per appartenervi? Felicità, che concetto assurdo..... L’altro giorno mi sono ritrovata a leggere un brano di

Nietzsche (giusto perché non dovevo studiare): “Osserva il gregge che pascola davanti a te. Non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. E’ così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell’attimo e perciò né triste né annoiato.. L’uomo chiese una volta all’animale: Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità? L’animale voleva rispondere e disse: Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l’uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. E’ un prodigio: l’attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via - e improvvisamente rivola indietro, in grembo all’uomo. Allora l’uomo dice ‘mi ricordo’.” (F. NIETZSCHE. Considerazioni inattuali – Sull’utilità e il danno della storia per la vita, 1884) Mi è sceso un brividi-


no lungo la schiena. Tante volte mi sono trovata a chiedermi cosa realmente voglia dire essere felice. E’ felice il “gregge” che non ha ricordi né aspettative, ma vive nel presente godendosi ogni attimo come se fosse l’ultimo (e in realtà, parafrasando, ogni attimo risulta essere l’ultimo dal momento che non c’è memoria che testimoni un passato o immaginazione per crearsi un futuro)? Sono felice io che mi porto dietro una catena di ricordi e non ho neanche il coraggio di mettere ogni tanto una croce su persone o episodi che mi hanno fatto soffrire? Vale la pena portarsi dietro il fardello della memoria, avere sogni ed aspettative per il futuro? Si può fare altrimenti? Farsi tante domande, riflettere, giocare ad inventarsi futuri possibili, rimanere delusi, ancorarsi ad un ricordo o vivere per un sogno... C’è posto per la felicità? Ritrovarsi in bilico tra passato e futuro ed accoglierli entrambe in sé...è questa la soluzione? Oppure la vera felicità sta nella spensieratezza, nella leggerezza, nell’ignoranza anche, nel prendere ciò che viene come viene... Tu lo sai? Non c’è qualcosa di molto ipocrita nel concetto di felicità? Troppo relativo, troppo indefinito… Mi spaventa, ci penso spesso, troppo forse e mi domando se felicità non sia realmente ad esempio “ l’aver scopato

con quel gran figo…”. E questi filosofi chi cazzo sono, scusa? Platone o Nietzsche o Cartesio sono solo uomini, uomini che hanno saputo meglio di altri scrivere ed esprimere concetti che però sono gli stessi che, riflettendoci un attimo, fanno pensare anche me o te.... In realtà alla base di tutto c’è la solitudine del singolo, la disperazione di non poterla comunicare ad alcuno, la sensazione di parlare tante lingue diverse e di non riuscire a stabilire un contatto reale, vero, autentico con nessuno. E mi commuove il pensiero, mi lascia addosso un po’ di malinconia vedere come ci affaccendiamo tutti per appartenere ad un gruppo, come parliamo di amore e amicizia quando non sono che disperati tentativi di assicurarci un po’ di compagnia per affrontare una vita che ci fa paura e che non sappiamo come prendere. Poi ci sono quelli che riescono a mettere su carta tutto ciò, riescono ad inventare brillanti soluzioni, metafore simpatiche che possano raggiungere la gente e per questo li chiamiamo filosofi. E leggendo, se uno ha un briciolo di sensibilità, si riconosce, si commuove e pensa che alla fine basterebbe così poco per abbattere tutti quei muri che si sono creati.... Pensa che alla fine non è poi così diverso da uno Schopenhauer .... BEATRICE LAURITA

frogs ventinove

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Estate. 40° sotto al sole. È caldo, le cicale stanno cantando e dall’asfalto l’afa ci opprime, costringendoci a cercare refrigerio in una birra fresca. Da lontano sentiamo un rumore sordo, un rombo: sembra quasi quello di un vecchio trattore, perché no, di un mitico Landini. Siamo a Riolo, siamo in Romagna e nella nostra terra sarebbe normale imbattersi in macchine di questo tipo. Ci rendiamo conto però che questo boato è collegato alla macchia rossa che prepotentemente prende la scena; non è un Landini, è la FURGA. Quasi due decadi di vita ma ancora nel pieno delle sue forze (o quasi… ). Impossibilitato a definirsi come mezzo per i service, pare abbia accompagnato i precedenti proprietari in intrepide pesche sportive allo sgombro, meccanici negli interventi stradali, sgomberi di cantine e, recentemente, locale di live music (NdA: festa della birra al Parco Pertini, maggio 2014: voci di corridoio ci dicono che un batterista abbia suonato lì dentro). Mille e più le avventure della Furga: reduci della festa ai Confini raccontano che il motore abbia subito pesantemente gli effetti della forza di gravità, raggiungendo altezze molto, molto basse.. al livello dell’asfalto! Necessita di continua reidratazione, a volte anche di trasporti speciali (pare abbia avuto la faccia tosta di terminare un service facendosi

trasportare “a braccio” da un carro attrezzi fino al luogo di esibizione - e ritorno in associazione- ) forse perché fa fatica a sopportare il peso che deve portare frequentemente oppure perché inizia ad avere una certa età! Va dato merito alla Furga di aver partecipato attivamente a tutte le edizioni di Frogstock, tanto da tatuarsi sulla carrozzeria tutti i nomi degli artisti che hanno solcato il palco nei suoi 21 anni di storia. I segni di questo suo impegno sono ancora visibili negli aloni dello scotch e nelle innumerevoli manifestazioni d’affetto che ogni volontario-guidatore della Furga lascia lungo i suoi fianchi… Segni passati, presenti ma anche futuri, frutto forse della sua poca morbidezza del servosterzo: pare servano quattro braccia per manovrare il mitico volante o due non morbide (per ulteriori chiarimenti sul termine “morbidezza”, passare dalla Clips). Può sembrare di facili costumi, perché sono diverse le braccia che l’hanno guidato ma possiamo affermare che è sempre stato un onore poterlo fare. Nonostante l’anzianità di servizio o le innumerevoli peripezie, non potremmo mai demolire il suo spirito: la Furga è parte di noi, “ci dà” e noi non potremmo mai fare a meno di lei anche in questa nuova edizione di Frogstock. Long life to la Furga! MELANIA TIGRINI & MARCO ZAMA

frogs trentuno

O M A i T I S N A TR


frogs trentadue

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Ra

g & Rock

rs o n a g e p gi i

e n o t s i v r inte istone v r e t in e n o t s i v r inte rvistone inte

Quest’anno preparatevi per la super intervista del millennio: dopo ore di trattative io e il mio collega freelance BIS aka Alessandro Malavolti, siamo riusciti ad intrappolare nella ragnatela delle domande il buon Nicola Sangiorgi. Un uomo di poche parole che siamo riusciti ad incastrare in questa intervista con l’inganno. Ma bando alle ciance e partiamo con le domande. Prima domanda. Questa la faccio io: “Caro Nicola, è vero che anche a te piace la coca-cola?” Nicola : ” ...... mhhhh ..... ma che domanda è…..” Io e Bis:” Come mai sei l’unico,a parte Aris, che lo butta nel cestone?” Nicola : ”Mhhh..” -sorride - “a questa ci devo pensare!” Terza domanda (suggerita da Filippo ma magistralmente illustrata da Bis):” Anche per questo Frogstock pensi di usare il muletto tutto il tempo?” Nicola : ”Magari.... così ti insegno ancora qualcosa!!!” Questa domanda è unicamente di Bis:”Quanti anni di università pensi ancora di fare sulle nostre spalle?” Nicola:”il più possibile!!!” Quinta domanda, mixata tra Jacopo e Bis:”Dopo tutti questi anni di Frogstock cosa miglioreresti? Pensi che il joker sia arrivato all’evoluzione definitiva?” Nicola : ”L’evoluzione è alla base della vita.” Ultima e immancabile domanda redatta da me, Jacopo e Bis:” Quest’anno quanto tempo pensi di metterci per l’impianto del joker? Per intenderci, secondo te e’ il caso di iniziare il montaggio a giugno?” Nicola : ”Qui ci potrebbe stare un bel vaffanxxlo!!! Andate a comprare i guanti per lavorare!!!!” Ci vediamo al parco, Mirco, Bis e Jacopo

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I CORSI DI MUSICA Già da parecchi anni Clips Rag & Rock gestisce i corsi comunali di musica che si svolgono nella sede dell’associazione a Riolo Terme da ottobre a maggio dell’anno successivo. Batteria, basso, chitarra elettrica e acustica, pianoforte, canto: questi gli strumenti trattati. L’intera gestione e programmazione delle attività, così come tutte le altre iniziative dell’associazione, sono svolte volontariamente da persone che considerano la musica suonata ed ascoltata, e la cultura musicale in generale, il migliore vettore per l’aggregazione giovanile. Ma in realtà non esistono frontiere di età al cospetto della musica: oltre al valore di sana socializzazione, possiamo aggiungere l’importanza di un’attenta sensibilizzazione all’universo musicale e dunque all’arricchimento personale che ne deriva. Oltre alla normale attività didattica inerente allo studio dello strumento e della teoria musicale, che avviene attraverso le lezioni individuali, l’obiettivo finale è quello di gettare le basi per fare musica insieme e di incontrarsi nella musica. L’apice di tutto ciò si ritrova nei saggi di musica di fine anno; questi si svolgono al termine dell’anno scolastico al teatro comunale di Riolo

Terme. Anche nel 2014 il saggio si è svolto in 2 serate, precisamente il 3 e 4 giugno, per dare spazio a tutti i nostri studenti. Questa è l’occasione in cui i ragazzi, da soli ma soprattutto organizzati in gruppi musicali, hanno la possibilità per la prima volta di esibirsi di fronte ad un pubblico. In queste serate concretizzano il lavoro di un anno e vivono un’esperienza, quella del mettersi in gioco così coraggiosamente, unica ed indimenticabile. Sono serate cariche di emozioni per chi si esibisce ma non solo. Affrontare un pubblico e di riflesso la propria sensibilità, è veramente un’occasione unica per osservarsi e iniziare a gestire le proprie risorse: quando le partecipazioni al saggio aumentano e con queste anche il numero delle esibizioni, i ragazzi acquisiscono coraggio, sicurezza, intraprendenza e imparano a gestire il loro talento e la loro espressività. Invitiamo chiunque volesse informazioni in merito ai corsi a prendere contatto con l’associazione Clips Rag & Rock; anticipiamo che le iscrizioni ufficiali si terrano sabato 20 settembre 2014 presso la sede dell’associazione giovani, in via Gramsci 13 a Riolo Terme(RA) dalle 14.00 alle 19.00.

Per info: 3409292438 myriam-m@hotmail.it (Myriam Massicci, coordinatrice dei corsi)


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E’ questo, come scrisse Robert Plant nel lontano 1971, quello che cerchiamo? Siamo condannati a vivere cercando il passaggio per un'altra esistenza che sia migliore? Dobbiamo soffrire, combattere, pregare, vagare per le strade di questo mondo sperando che ce ne sia un altro? Un altro più bello!? Un altro pieno di pace e amore!? E chi abiterebbe questo nuovo mondo? Una versione migliore di noi stessi, finalmente liberati dalle nostre paure e dal nostro egoismo? Ripuliti dall’avidità e puri come l’acqua di una fonte?!? Ma se pensiamo che tutto ciò possa essere, perché non vogliamo farlo ora, ADESSO, QUA! Quando non capisco qualcosa o quando fatico a trovare la via, cerca rifugio nella musica, nelle sue note e nelle sue strofe, che spesso sono il solo e semplice linguaggio che so comprendere. Mi aiutano, mi salvano, mi danno un’opportunità. E allora sto con Lucio Dalla che ci ammonisce a non far finta che la gara sia arrivare in salute al gran finale. Al

diavolo tutte le precauzioni e i salutismi, al diavolo lo star bene. Star bene cosa!!! Chi stabilisce come e in che modo starò bene??!! Io e io soltanto! Non un cavolo di nutrizionista o salutista o ….ista dei miei stivali. E allora sto con Gregg Allman che mi ha detto che cercava di fare del suo meglio, ma il diavolo era sul suo cammino. Tranquillo Gregg, non sei solo!! E allora chiudo affidandomi a chi ha ispirato questo mio piccolo sproloquio e cioè il grande Robert Plant, che tra pochi giorni avrò il piacere di rivedere dal vivo, che ci ha narrato di una Signora ricca e potente che pensava di potersi comprare le scale per il paradiso e di un pifferaio che chiedeva di poterci accompagnare senza pretese nel nostro percorso. Uniamoci al pifferaio. Scegliamo questa vita perché la nostra vita è qua. Il nostro cuore è qua. La nostra anima è qua!! E cavolo non lasciamo che ce la rubino!!!!

STEFANO BRICCOLANI

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frogs trentotto

N.P.C. New Production Concept s.r.l. Via Malatesta, 27/29 40026 - Imola (BO) Tel. 0542 643167 Fax 0542 643167 mail@npcitaly.com - www.npcitaly.com


Quest’anno le recensioni sono solo due, ma riguardano un’accoppiata di film difficilmente superabili in quanto a bruttezza. Non sono ancora stati doppiati in italiano, perciò dovrete reperirli con mezzi di fortuna in lingua originale coi sottotitoli, ma i vostri sforzi saranno ripagati: questi due film dovrebbero essere salvaguardati dall’UNESCO come Patrimonio dell’umanità. Birdemic: Shock and terror Comincio col dire che questo film può essere diviso in due parti incalliti dell’autopunizione cinematografica distinte fra loro. La prima è sfibrante anch . In questi primi 45’, che allo spettatore semb e per gli appassionati più reranno due settimane, vedremo il protagonis rimorchiare una modella, portarla a cena ta essere promosso sul lavoro, fuori, poi fare una passeggiata romantica ed infine di prima elementare, con delle interpreta a letto. Il tutto inframmezzato da dialoghi zioni degli attori imbarazzanti anche per infantili anche per un tema una recita parrocchiale. Ma non è tutto: l’aud editato, quindi nei dialoghi spesso sentirete io è sempre in presa diretta e non i personaggi in modo quasi impercettibile per colpa del rumore di fondo, poi all’improvviso attori vi sfonderà i timpani, maledicendo il il rumore calerà e la voce degli regista e voi stessi per avere scelto di guard are questo film. Dovrete usare tutte la pazie il meccanismo di autodifesa del vostro corpo nza a vostra disposizione e vincere che cercherà di farvi addormentare, perch é quello che vedrete nella seconda parte vi che avete patito durante la prima. Dopo una ricompenserà per tutto quello scena di sesso eccitante quanto il filmino della vostra prima comunione, i protagonisti veng sinistri di un esercito di aquile che sta assed iando la loro camera. È difficile descrivere a ono svegliati dai rumori parole quello che vedrete, ma credo che sia speciali peggiori. Uccelli disegnati (male) che impossibile vedere degli effetti non interagiscono minimamente con lo sfond o, planano al suolo muovendo solo le ali ed aerei della seconda guerra mondiale. I prota emettendo il rumore degli gonisti scappano verso la macchina muov endo le mani a casaccio per cercare di scacc mezzo all’inquadratura che, nonostante ciò, iare gli uccelli immobili in riescono a smembrare corpi umani al solo contatto. Inaccettabile a qualsiasi livello, vede a voragini di sceneggiatura, ad esempio bamb re per credere. In mezzo ini che vedono morire entrambi i genitori per poi giocare felicemente in macchina pochi al finale che probabilmente coincide anche minuti dopo, si arriva con l’esaurimento del budget a disposizion e per il film. anche Gandhi, davanti al quale si rimane in stato catatonico a chiedersi come un tale scem Un finale monco e ambientalista, che farebbe incazzare pio sia stato anche solo pensato. In chiusura tengo a segnalare che, poeticamente, un ruolo di recensione ci marginale del film è affidato alla stella di Hollywood Tippi Hedren, protagonista di uno film della storia del cinema sugli animali assas dei migliori sini: “Gli Uccelli” di Alfred Hitchcock.

The Room film del 2003, opera prima (e probabilmente ultima) di Tommy Wiseau, un folle che in questa pellicola ricopre anch sceneggiatore e produttore, riuscendo a forni e i ruoli di attore protagonista, re una delle prestazioni peggiori di sempre in ognuno di questi settori. La critica ha attrib tutti meritatissimi, fra cui “Il Quarto Potere uito al film diversi insulti, dei film brutti”. Trovo che questo sia l’insulto più appropriato, perché se Quarto Potere è be essere fatto un film, The Room è il perfe un esempio di come dovrebtto esempio di come non dovrebbe essere fatto. Perché tutto, ma proprio tutto, in ques molto semplice: il protagonista, l’uomo più to film fa schifo.La trama è brutto del mondo, vive una vita serena, ha un buon lavoro ed è in procinto di sposare fidanzata, con la quale ha diversi rapporti sessu la sua bellissima (secondo lui) ali che sono mostrati con la tipica colonna sonora dei film porno anni ’80 come accom però è segretamente innamorata del migli pagnamento. La fidanzata ore amico di lui, che cede alle avances della ragazza dopo una strenua resistenza di 30 la macchina da presa indugia inspiegabilmen secondi. Durante il tradimento te sulla foto di un cucchiaio, che è solo il prim o dei tanti dettagli insensati che hanno reso infatti continuamente entrare liberamente celebre il film. Vedrete e in casa dei protagonisti un ragazzo, anch e lui perdutamente innamorato della prota un’aggressione da parte di uno spacciatore gonista. Il ragazzo subirà poi , ma non saprete mai perché e come andrà a finire. In una scena drammatica scoprirete nista è malata di cancro, ma anche questa che la mamma della protagostoria non verrà più ripresa. Alcuni dei prota gonisti finiranno a giocare a basket vestiti in senza motivo e uno di loro si farà male per giacca e cravatta ovviamente poi guarire miracolosamente nella scena succe ssiva. Tutto il film è pieno di scene irrilevanti che è possibile scomporre la parte centrale ai fini della trama, tanto del film e ricomporla come preferite, senza cambiare di una virgola il non senso del film. di insensatezza generale e dalla recitazione Ipnotizzati da questo clima oscena dei protagonisti e di tutte le comparse, si arriva al catartico finale, ciliegina sulla torta una pellicola è un’esperienza sensoriale. Col di quella che più che tempo e con la forza del passaparola ques to film è diventato un cult e ha raccolto un organizzano proiezioni notturne di massa discreto numero di fan che del film, anche con la presenza del cast. Esiste anche un videogioco creato da alcuni appa rivivere le gesta del protagonista, e pare addir ssionati in cui si possono ittura che James Franco voglia produrre un documentario sulla realizzazione del film. dichiarato che tutti gli errori e le incoerenze Sembra che il regista abbia del film siano cose volutamente fatte per fare divertire gli spettatori. Certo (e io mi sono fatto Megan Fox).

Marco Paiano

frogs trentanove trentanove frogs

FROGGY’S UGLIEST MOVIES


frogs quaranta

SNC

di Marchi Emanuele & c.


Ciao ragazzi, sono passati 40 anni circa dalla pubblicazione di questa canzone di Giorgio Gaber e personalmente la colite a me non è ancora passata. Anzi è sempre in aumento: giorno dopo giorno la tv e i giornali continuano inesorabilmente ad alimentarla!! Non commento più e lascio la lettura e l’interpretazione dello stesso a voi.... ciao e buona lettura! [parlato]: All’oppressione, allo sfruttamento, alla violenza ognuno reagisce come può. C’è chi soffre, chi si dispera, chi si ribella. A me... ... è venuta la colite ho lo spasmo intestinale forse non ci crederete ma non è un caso personale. Non digerisco nemmeno il Sistema non so se capite l’urgenza siamo già in molti è un grosso problema la nostra colite che avanza. E noi colitici che siamo tutti un po’ psicosomatici sensibili ai problemi più drammatici degli stomaci non con la mente ma visceralmente abbiamo i nostri slanci. [coro]: E noi colitici che siamo tutti un po’ psicosomatici, sensibili ai problemi più drammatici degli stomaci non con la mente ma visceralmente abbiamo i nostri slanci.

[parlato]: Gastritici, ulcerosi, stitici e psicosomatici in genere, lasciate a casa le vostre antispasmine, i lassativi, le citrosodine e seguiteci, siamo l’avanguardia, l’avanguardia colitica. Noi che abbiamo la colite noi ci siamo ribellati forse non ci crederete ma siamo “coliticizzati”. Il Movimento ha una linea speciale basata su un gruppo d’azione e sui volantini di carta sottile parliamo di rivoluzione. E noi colitici un po’ individualisti ma simpatici insieme diventiamo più politici ma democratici. Ci organizziamo ed uniti marciamo sicuri del successo. [coro]: E noi colitici un po’ individualisti ma simpatici insieme diventiamo più politici ma democratici. Ci organizziamo ed uniti marciamo sicuri del successo. [coro]: Sicuri del successo. Al cesso! Marco Massacci

frogs quarantuno

La colite


frogs


Ma chi sono mai questi Pharaons? Le riviste musicali notarono questo fenomeno di provincia e descrissero i Pharaons come “il diamante grezzo” (Il mucchio Selvaggio ndr). Pharaons Rhythm ‘N Blues Band & Revue rimase una leggenda; un demo, due dischi, 170 concerti, tre fans club (quello di Castel S.Pietro ci dedicò la serata “Grazie di esistere”), ma niente case discografiche, niente manager, niente televisione: perché? Perché lo spirito cazzone dei Blues Brothers ha sempre aleggiato sulle teste del gruppo, perché per nessuno dei Pharaons sarebbe stato possibile “fare carriera” o “diventare famoso”: non è lo stile di Jack ed Elwood Blues. Perchè il cazzeggio portato alla sua massima espressione è uno stile di vita sano e costruttivo, gratificante....quindi niente gabbie, per favore. Quando la fatica ha superato il gusto i Pharaons hanno chiuso.

Quando arrivarono in Italia Jack ed Elwood Blues, quando sbarcò nelle sale cinematografiche il film dei film “The Blues Brothers”, fu per noi come il raggio di luce divina che colpisce il reverendo James Brown. Noi che per anni avevamo sofferto per l’indifferenza del resto del mondo, costretti ad ordinare i dischi di Koko Taylor e Lonnie Brooks alla Alligator di Chicago perché in Italia erano introvabili. Noi che ci costringevamo a trasferte faticosissime per assistere ad un concerto di Jimmy Johnson. Noi che, quando evocavamo i tempi del soul, di Otis Redding, Wilson Pickett e Aretha Franklin, venivamo scambiati per snob intellettuali.. Noi che ascoltavamo la musica più popolare e meno celebrale del pianeta, a partire da quel giorno avevamo finalmente un credo, avevamo finalmente delle icone. Noi tutti eravamo Jack o Elwood. Avevamo una band di musicisti con quattro paia di palle da adorare. L’effetto Blues Brother colpì non solo le persone ma anche le major che “nasarono” l’affare e iniziarono ad interessarsi del blues. Pistoia Blues fu in grado di portare in Italia tutti coloro per i quali avevamo palpitato sul vinile: Steve Ray Vaughan, Johnny Winter, B.B. King, Lonnie Brooks, Jimmy Johnson, Albert Collins, Ron Wood, Koko Taylor e la sua band di giovani mostri. Andammo a sentire John Lee Hooker!!! Ci pensate? John Lee era a due passi da noi ma questo non ci bastava. Non era sufficiente essere soggetti passivi: avevamo tanto di quel blues dentro che ci traboccava da tutti i pori e gli orifizi consentiti che non potevamo stare a

guardare. Passavamo ore a invidiare i musicisti e il loro contatto col pubblico che decidemmo di fondare il nostro gruppo: la notte di capodanno del 1986 i Faraoni nacquero nella città eterna, a Roma. Repertorio di Chicago, Rolling Stones e il “Garibaldi Blues” di Lauzi. Fu un successo tale da costringerci a cambiare il nostro nome in Pharaons: da lì fu tutto un salire di emozioni e eccitamento, nutriti da una motivazione di base, “essere in missione per conto di Dio”. La “leggenda” è divenuta tale non solo perché noi Pharaons eravamo il braccio armato dei Blues Brothers: essa si è mantenuta perché le nostre canzoni erano composte prendendo spunto dalla nostra vita quotidiana, quella di un gruppo di “svacconi” senza ritegno, che amava comunque la vita “senza seghe mentali” più di ogni altra cosa... Altri inseguivano il nostro stesso “credo”: Bluto Blutarsky Band, SWOP e i New Blues Brothers per dirne qualcuno. Tutti fedeli al blues, tutti riconoscenti verso il grande Andrea Mingardi e il suo ”Supercircus” dove il blues trovò finalmente le attenzioni che meritava. La famiglia dei Pharaons cambiò, crebbe, mutò, maturò. Superò i confini regionali grazie all’amore dei militari faentini che portavano a Pordenone, Taranto e Lecce le registrazioni di “Non sopporto più Kim Basinger”, tenendo per settimane in classifica i nostri pezzi! Fummo fonte di ispirazione per diversi ragazzini che oggi sono musicisti: una bellissima ricompensa, credetemi… Bob guitar Mukky (Roberto Righini)

frogs quarantatre

PHARAONS



2 ALESSANDRO MANNARINO - Scetate Vajo – IL BAR DELLA RABBIA (2009) Canzone estratta dal primo album di questo sorprendente cantautore, questa cover in versione tipicamente “ taranta”, rispolvera ambientazioni e suoni folk/popolari che si erano smarriti in questi ultimi anni. Il risultato finale è veramente convincente. -Faberiano-

7 SILVERCHAIR – freak - FREAK SHOW (1997) L’album in questione, il secondo della band australiana, ha ricevuto molte critiche perché non considerato all’altezza dell’album di esordio di questi teenagers, ma questo singolo spacca di brutto. Il nome dell’album venne scelto dal cantante/chitarrista Daniel Johns perché ritenuto adatto a descrivere l’appartenenza ad una band famosa che si esibisce dal vivo allo stesso modo di un circo o di uno show. - Riff mozzafiato –

2 MISFITS - I Turned into a Martian – WALK AMONG US (1982) Questo album, arrivato dopo molti anni di gavetta, dalla durata complessiva di 25 minuti !!! (come una sola canzone dei primi Pink Floyd) contiene questa bellissima canzone che tratta forse la tematica più cara a questa band: l’alienazione, vista rappresentando il soggetto che ne è afflitto proprio come un marziano. - Alienante -

8 SID VICIUS - Something Else - SID SONG (1979) Cover del mitico Eddie Cochran, “punkizzata” dal bizzarrissimo Sid, è una canzone azzeccatissima per questo album live solista del punk rocker inglese, pubblicato postumo dopo la sua morte. Il materiale che costituisce l’album proviene quasi del tutto da registrazioni dal vivo di bassa qualità relative ad un concerto tenuto al Max’s Kansas City di New York il 30 settembre 1978. - Punk’s not dead-

3 THE CLASH - The Guns of Brixton - LONDON CALLING (1979) Forse la song più polleggiata di questo leggendario album, sonorità tra il punk e il reggae che tratta temi molti delicati nei sobborghi londinesi di fine anni ’70. Nella copertina dell’album è presente una delle più famose fotografie della storia del Rock, un vero e proprio omaggio che i Clash hanno voluto fare al grande Elvis. -Pietra miliare -

9 FOLDER- welcome all but you – KEEP THE FLOW (2001) Si candida ad essere il miglior disco del 2001, non solo considerando il panorama italiano ma anche quello mondiale. 11 pezzi, senza considerare l’intro, in cui i ragazzi bolognesi sintetizzano splendidamente il concetto di crossover del nuovo millennio. Mentre le major di ‘casa nostra’ sono ancora alla ricerca di chissà quale ‘sensazione pop’ e hanno davanti ai loro occhi una formazione che ha tutte le carte in regola per salire sul tetto del mondo. -Sottovalutato-

4 METALLICA – master of puppets – MASTER OF PUPPETS (1986) E’ il momento di “Master Of Puppets”. Gli accordi penetrano e si insinuano nella mente come tormentoni, il riff incalza in maniera petulante, la voce non lascia scampo: “Ma ster! Ma ster!”. L’irruenza lascia come da copione spazio alla dolcezza: arpeggio in perfetto stile Metallica, mentre Hetfield è superbo nel cucire un assolo mai banale e ricco di pathos. - King of thrash –

10 C.S.I. – celluloide – TABULA RASA ELETTRIFICATA (1997) Canzone estratta dall’ultimo album registrato in studio da questa band che ha cambiato idee, generi e componenti, trasformandosi e migliorandosi. I C.S.I. sono un vero e proprio patrimonio della musica italiana. La song in questione include moltissime citazioni di titoli di film commerciali ed alternativi. -Geniale-

5 EDDIE VEDDER - Society (Jerry Hannan) - MUSIC FROM THE MOTION PICTURE: INTO THE WILD (2007) “Into the wild” costituisce dunque il debutto solista del carismatico frontman dei Pearl Jam, il quale per l’occasione rispolvera gli stilemi della sua migliore arte, troppo spesso lasciata nel cassetto dei ricordi negli ultimi anni. Eddie si cala nei panni del protagonista, contemplando il silenzio, cercando di trovare la propria voce e magari alla fine captare quella magia che ripaga le fatiche e gli smarrimenti, dando un senso compiuto all’esistenza. - Riflessivo -

11 THE SMITHS - Bigmouth Strikes Again – THE QUEEN IS DEAD (1986) Poche band come gli Smiths sono riuscite a creare un legame di stretta appartenenza affettiva e completa identificazione empatica con il proprio pubblico, legame capace di rimanere pressoché inalterato a distanza di anni dallo scioglimento. Ancora meno sono stati poi i gruppi in grado, come loro, di incarnare sino in fondo la complessità di una specifica epoca culturale e storica, divenendo un megafono per l’urlo di un’intera generazione. Questa canzone ne è una prova. -Fedele-

6 SKIANTOS – eptadone – MONO TONO (1978) La recensione di questa canzone preferisco farla con l’intro del compianto Freak: « Ma che cazzo me ne frega! Genere ragazzi genere! Ehi sbarbo smolla la biga che slumiamo la tele. Sei fatto duro, sei fatto come un copertone. Ci facciamo? Sbarbi sono in para dura! Ok, ok nessun problema ragazzi, nessun problema! Sbarbi sono in para dura. Schiodiamoci, schiodiamoci. C’hai della merda? Ma che viaggio ti fai?! C’hai una banana gigantesca. Oh c’hai della merda o no? Un caccolo! Ma che viaggio ti fai? Intrippato. Brutta storia ragazzi, brutta storia. C’ho delle storie ragazzi, c’ho delle storie pese! C’hai delle sbarbe a mano? No c’ho delle storie, fatti questo slego: 1 2 6 9!... » -Eterno -

12 WEEZER - Undone (The Sweater Song)- WEEZER (the blue album) (1994) Primo singolo estratto, introdotto da un dialogo tra il bassista ed un suo amico mentre l’arpeggio malinconico e riconoscibile della canzone si incammina per le retrovie. La melodia può comunque risultare abbastanza prevedibile ed il giro di accordi portante, già sentito e risentito, ne è il principale colpevole benché la personalità dei quattro musicisti spumeggi sempre in primo piano, rendendo il tutto godibilissimo. -Genuinoimmagini e testi: MALVA


frogs quarantasei

Il Gualdo di Sotto - Agriturismo e Cantina B&B Via Gualdo, 2 - Riolo Terme (RA) www.agriturismoilgualdodisotto.com Mascia 333 4949036 e-mail: miriam.pellico@libero.it Miriam 3355618888

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950 vini, 150 birre, 70 distillati


GEMELLI Nei primi mesi del 2014 confusione ed incertezza di fine 2013 si sono trasformati in una dannosissima iperattività. Siete campioni doppi di casino…. Calma! Una cosa alla volta. Cominciamo dal lavoro: finalmente troverete il coraggio, anche nel mezzo di questa crisi nera, di uscire fuori da situazioni non più sopportabili, con un trittico di pianeti che vi coccola, poi, con ordine e determinazione, si ritorna al sereno. CANCRO Per la sfera professionale, considerato il periodo, non c’è da lamentarsi, quello che non funziona è il vostro carattere. Nervosismo e irascibilità vi incasinano la vita. Da luglio in poi vi darà una mano una luce che riaccenderà la vita di coppia, chissà che non riusciate a rosicarvi meno il fegato. La salute necessita di coccole e riposo. Il Grande Rospo consiglia: dipende solo da voi, calma e gesso!

by Bigtoad’s Wizard

BILANCIA Anfibietti e anfibiette astrobilanciati, per fortuna che Frogs esce a luglio. Fino ad oggi un bel no comment e via alle spalle il passato. La pazienza non vi servirà per la seconda parte dell’anno soprattutto perché l’avete esaurita nei primi sei mesi. Urano e Plutone rompono ancora i pianetoni, l’amore vi darà qualche pensiero, ma in sostanza si può dire “era ora” e vivere senza fuochi d’artificio da agosto in poi. SCORPIONE E bravi scorpioncelli… tutto a gonfie vele? Certo che vi piace vincere facile come Germania Brasile. Tutto lo zodiaco tifa per voi a suon di vuvuzela, se poi siete talmente sfigati che ve le cercate da soli, non prendetevela con il grande rospo e con le congiunzioni astrali. Okkio che non scherzo: tutto va per il meglio a patto che non vi pavoneggiate troppo e che non riponiate tutto negli astri. I fulmini arrivano anche a ciel sereno, come ci ricorda tal Re Tiberio. SAGITTARIO Bene caro Sagittario, se avevi fatto il callo e lo status di single ti sembrava quasi cosa buona e giusta, attento che un bipede ti attende al varco per rubarti la nubiltà. Sentimenti d’alto bordo, quindi. La grinta ed energia di Marte si allargheranno portando gioia di vivere e fortuna e facilitando la soluzione dei problemi. Non è così? Io chiederei alla mamma di ricordare meglio la data di nascita, perché il barometro del sagittario segna bel tempo fisso. CAPRICORNO Testoni e testardi come un capricorno… è così il detto? Se non lo è ci va vicino. L’universo non può piegarsi al vostro perfezionismo e prima o poi vi ci manda, piantandovi qualche imprevisto sul cammino. Il cuoricino soffrirà di qualche problemuccio e non a causa dei ventricoli. Insomma, anche in amore limate gli spigoli e smettetela di rompere i coyotes! Il Grande Rospo consiglia: calate giù dal pero!

LEONE C’è crisi, caro Leone. Occorre essere realisti ed inseguire l’essenziale, per la botte piena occorrerà attendere ancora del tempo. Urano e Giove vi hanno abbandonato, ma il pessimismo non serve a nulla. Approfittate del momento per ritrovarvi e corteggiarvi. Il grande rospo consiglia: cauti, molto cauti con il partner.

ACQUARIO Basta piangersi addosso! L’acquario l’avete riempito di lacrime salate con dentro i pesci d’acqua dolce: fra un po’ crepano tutti. Sù, che lo zodiaco vi da ‘na manina, vi passa il kleenex e vi da la spintarella propositiva. Nella seconda metà dell’anno dovrete però fare tutto da soli. Lavoro e finanze, ‘nsomma, ‘nsomma…. Amore e Sentimenti non proprio al top. Grande Rospo consiglia: sempre bicchiere mezzo pieno!

VERGINE Cari ranocchietti verginelli, quest’anno lo zodiaco vi ha proiettato giusto sotto la stella cometa. Per tutto il 2014 sarà un andirivieni di re magi che vi consegneranno doni e occasioni. Occhi aperti però: gli scrigni possono contenere oro, incenso e sfiga. Dedicate le vostre energie a fare tesoro delle conquiste per essere pronti ad affrontare brutte sorprese. Il Grande Rospo consiglia: occhio ai vu cumprà!

PESCI Nel 2014 sulla strada dei pesci passa tutto il meglio della fanfara dello zodiaco. Tutto dovrebbe andare come in una gran parata, in amore si frulla a suon di tromba e nel lavoro basta non perdere tempo. Attenzione però che nella parata sei solo uno spettatore e l’euforia è solo fittizia se non fai di tutto per entrare nella banda e per restarci saldamente aggrappato. Grande Rospo dice: mizzica che ku.o !

frogs quarantasette

ARIETE A’ Riete, nun me piace per gniente ‘sto 2014. In famiglia vi guardano in cagnesco, il capo va sempre sul sicuro quando deve cazziare qualcuno… ci sono insomma le condizioni per elargire a tutti biglietti di sola andata per quel paese, compresi Venere, Marte, Giove e Plutone che vi si sono messi di traverso. Taaanta calma, un bel respirone e si riparte col vento tra le poppe verso fine anno. TORO Torelli e torelle, lo scorso anno vi avevo consigliato di fare pulizia nella vostra vita. Lo avete fatto? Bene, ma qualcuno non ci è rimasto bene e questa selezione di chi vi stava intorno vi ha reso alquanto antipatici. Dopo luglio cari miei si peggiora ancora, ma tutto questo caos potrebbe regalarvi perlomeno una gradita svolta sentimentale. Affilate corna e gingilli e buttatevi verso l’inaspettato grande amore.


frogs frogs quarantotto



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