Famiglia negata - Diario

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GABRIELE CERVI

LA FAMIGLIA NEGATA NOTIZIE DI UN CRIMINE SOCIALE e LETTERE A UN PARLAMENTO INCIVILE (1995 – 2003 ) TESTO AUTOFINANZIATO CONTRORAPPORTO INVIATO ALL’ONU IL 21 DICEMBRE 2002 SULLA CONDIZIONE DEI MINORI ITALIANI E NON ABBANDONATI E ISTITUZIONALIZZATI

“...La famiglia è la prima scuola, anzi una scuola permanente in cui l’educazione all’amore non avviene con aride nozioni, ma con la forza incisiva dell’esperienza.” Giovanni Paolo II


LIBRO DENUNCIA WEB NON PROFIT PORTAVOCE DEI DIRITTI NEGATI DELL’INFANZIA ABBANDONATA E ISTITUZIONALIZZATA DEDICATO A: Tutti i bambini e ragazzi che alle soglie del terzo millennio stanno marcendo in istituto per colpa di una classe politica italiana indifferente e incapace che come Pilato, di questi ragazzi se ne è lavata le mani preferendo istituzionalizzarli che dare a loro una conveniente, cristiana, laica e legittima opportunità di avere una famiglia. Alla memoria dei milioni di bambini morti nelle guerre assurde, chi per fame, o chi per mancanza di farmaci, sono deceduti quali vittime innocenti per foraggiare gli interessi delle odiose multinazionali vere e proprie istituzioni del subcrimine globalizzato socioeconomico e politico . Ai bambini sopravvissuti alle guerre e al degrado sociale e che a migliaia vivono ingiustamente dimenticati negli orfanotrofi lager di questo mondo. Ai bambini Afgani, dell’Asia e dell’Africa, attori loro malgrado di guerre dettate dalla pazzia umana. E inoltre: Alla memoria di mio papà Cervi Italo Alla mia mamma Lucia A mia sorella Bruna A Fidencie Ai genitori di Fidencie, Juvenal Nshimiyimana, Annonciate A Don Benzi, un vero prete. A Aleandro Baldi, cantante cieco. Al Dott. Lugi Fadiga, ex Presidente del tribunale dei minori del Lazio. Al Dott. Caffo, Presidente di telefono Azzurro. Al Dott. Marco Griffini, Presidente Associazione Amici dei Bambini (Aibi) All’ Associazione Giorgio Conti di Cremona. Ai Celestini, Memoria storica per non dimenticare. A GINO STRADA PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE EMERGENCY. UN GRAZIE DI CUORE ALLA DOTT.SSA PAOLA CONTINI GRATO E RICONOSCENTE per aver tradotto gratuitamente questo libro in Inglese. A ME STESSO che ho avuto la fortuna e la forza di lottare contro le intemperie della vita supportato da un insegnamento di onestà e trasparenza e che ora con l’esperienza acquisita in anni di libere battaglie posso finalmente aiutare e DARE VOCE A CHI VOCE NON HA.

E per non dimenticare che SCRIPTA MANENT, VERBA VOLANT

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RINGRAZIAMENTI Ringrazio di cuore il Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II che mi ha dato la possibilità di usare la sua venerabile immagine per questo libro e che considero l’unico vero punto di riferimento per tutti i bambini di questa nostra benedetta terra. Ringrazio vivamente il Dott. Mauro Meli della mauro.meli@bns.it della ditta Project BNS Produzione BNS di Cremona che gratuitamente ha creato e messo a disposizione del sottoscritto il sito www.aiutobambini.it . L’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, per aver risposto da Presidente a ben due mie lettere. L’Onorevole Giovanna Meandri, per la sua gradita lettera. Paulo David, Segretario del Comitato (Onu) per i Diritti del Bambino al quale ho mandato il mio esposto. Il Mediatore Europeo Robert Schuman - Jacob Soderman, per i miei esposti. Gina Lollobrigida, per la sua gradita lettera. Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica che si è interessato al caso di Fidencie. La Croce Rossa Elvetica che ha aiutato i genitori Fidencie. L’ex Prefetto di Cremona, Palazzo Adriano, portavoce del Presidente della Repubblica Dott. Ciampi per il caso Fidencie. Il giudice Dott. Preioni, che ha dato la possibilità a Fidencie di ricongiungersi con la propria madre. Don Perego, Direttore della Caritas diocesana per l’aiuto dato a Fidencie nel ricercarne la madre. L’amico Sergio Noci che si è preso la briga di rivedere i testi impaginandoli su CD. La mia famiglia, mia moglie Rosangela e i miei figli Andrea e Luca ai quali ho sottratto un po’ di tempo per dedicarlo a tutti coloro che sono stati condannati a passare il proprio tempo non in famiglia, ma fra quattro mura in un freddo e anonimo istituto. Un particolare ringraziamento ai Direttori Responsabili dei quotidiani cremonesi: “La Provincia”, “Mondo Padano”, “Nuova Cronaca”, “Postagratis”, “La Voce di Cremona”, per aver benevolmente pubblicato in questi anni le mie numerose lettere relative all’infanzia abbandonata. Inoltre un sentito ringraziamento ai seguenti settimanali e quotidiani nazionali, per le molte pubblicazioni e informazioni di supporto, utilizzate nelle mie civili battaglie: “VITA”, “FAMIGLIA CRISTIANA”, “GENTE”, “LA REPUBBLICA”, “IL GIORNALE”, “AVVENIRE”, “IL CORRIERE DELLA SERA”, “LA CASA EDITRICE EINAUDI”.

www.aiutobambini.it info@aiutobambini.it E mail: cervi.gabriele@libero.it

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Breve profilo dell’autore

Sono stato parcheggiato in Brefotrofio per tre anni, poi la fortuna ha voluto che incontrassi i miei genitori. Gli anni passati in Brefotrofio mi causarono seri problemi di salute e interpersonali, più che parlare sillabavo, non sapevo esprimermi adeguatamente e facevo fatica ad apprendere. Ho un bruttissimo ricordo della prima elementare, in quanto la maestra, mi picchiava sulle mani con un bastone perchè dovevo, io mancino, imparare a scrivere con la destra. A suo dire i mancini erano dei disabili…dei dementi. Questi fatti criminosi mi procurarono complessi e insicurezze che ahimè mi accompagnarono per molti anni della mia vita. I miei genitori, dopo questi accadimenti si trasferirono a Cremona e mi fecero ripetere la prima elementare. Sono sempre stato un bambino molto timido e spesso mi isolavo in modo asociale. Giorno dopo giorno però, aiutato dalla mia famiglia e da ciò che intuivo nelle persone che frequentavo, sono cresciuto. Ho passato un brutto periodo, la mia infanzia non è stata felice, ma posso affermare di essere stato e di essere ancora oggi una persona molto fortunata, grazie al caso che mi ha fatto incontrare dei bravi genitori. In seguito ho avuto la fortuna di farmi io stesso una stupenda famiglia. Ho imparato anche una qualità importante, che è quella di non essere invidioso di alcuno e di essere sempre una persona trasparente. Ho conosciuto e conosco tante persone, che all’apparenza sembrano felici, persone che vivono ogni giorno purtroppo di mera apparenza, di compromessi con gli altri ma soprattutto con se stessi e che per questo ritengo tristemente squallide e infelici. Persone false, invidiose, egoiste a tal punto che non sanno amare il prossimo. E mi domando che cosa potranno trasmettere siffatte persone ai propri figli se non disvalori che poi alla fine sono il nulla. Persone spregevoli, perse nel proprio qualunquismo e malate di stupida onnipotenza. Attualmente sono impiegato presso una scuola professionale che ha come utenza diversi disabili. Sono impegnato nel volontariato, sono fondatore con altri e Presidente del “Gruppo di Autoaiuto Contromobbing” (associazione Onlus) di Cremona. Tale associazione ha lo scopo di fornire documentazione, strategie di difesa, assistenza per la salute psico-fisica, per la tutela dei diritti civili e la dignità individuale alle persone perseguitate nella società e nel lavoro da azioni ignobili (metodo conosciuto con il termine “Mobbing”). Questa associazione fa volontariato puro in quanto non ha mai ricevuto contributi ne pubblici ne privati e vive con l’aiuto disinteressato e l’autofinanziamento dei soci fondatori.

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Gabriele a 4 anni, asilo 1960


PREMESSA

1a lettera

Lettera aperta dedicata a mio Padre Cervi Italo che da lassù non manca mai di proteggermi e di aiutarmi. La mente umana è così complessa che, credo, non si possa mai giudicare d’acchito nessuno. Io ho delle sicurezze trasmesse da mio padre, ma ho anche molte insicurezze trasmesse dalla vita, dalla mia formazione, dal mio passato, dal mio presente. Per esempio, è durissimo restare onesti, perché è una battaglia continua, primo contro se stessi perché si intuisce la propria diversità verso una società falsa, secondo perché i tuoi interlocutori occasionali sono spesso determinati, spietati e talmente ipocriti che a volte non ti lasciano uno spiraglio per sopravvivere. La diversità nasce perché vedi nella vita di tutti i giorni, sul lavoro, ma anche fuori dall’ambito lavorativo, che l’illegalità (per esempio: le molte persone che, certamente non per merito trovano lavoro e fanno carriera!…. E questo è già un crimine sociale in quanto tale sistema non persegue le pari opportunità. ) supportata dalla falsità, da furbizia e da una buona dose di cinismo e clientelismo che con il tempo si è legittimato e massificato sempre più (visto purtroppo che nulla cambia in meglio) anche perché è il sistema stesso in cui viviamo che la resa tale. Sono sempre stato consapevole che chi gestisce questo sistema può contare sulla infinita compiacenza dello status quo, eppure, nonostante questa consapevolezza, io continuo a lottare ed a rischiare. D’altronde non potrei fare altrimenti in quanto è appunto una certezza (fra le tante falsità ormai massificate) che mio padre mi ha lasciato in eredità. Una persona cara, vive nel nostro cuore, solo se il messaggio che ci ha trasmesso risulta indelebile in noi stessi, e riesce a fondersi in simbiosi con il nostro attuale modo di vivere. Se non fosse così, sarebbe come tradire e rinnegare mio Padre. Una persona cara, una persona che nella vita è stata vera, vive in noi fino a quando il ricordo che ci portiamo appresso è puro e mai nessuno potrà fare morire in me il dolce ricordo che ho di mio padre. È innegabile del resto che quello che siamo oggi, nel bene e nel male lo dobbiamo unicamente e principalmente a quello che la nostra famiglia ha saputo trasmetterci (oltre al DNA) . Noi siamo dei semplici esecutori, nel bene e nel male, ma possiamo però durante il nostro percorso di vita migliorare o peggiorare questo alla fine è quello che fa la differenza…

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GRAZIE PAPÀ ITALO

Grazie papà per avermi dedicato tanto del tuo tempo Grazie papà, per la tua pazienza Grazie papà per avermi regalato tanti momenti felici Grazie papà per avermi costruito giocattoli stupendi Grazie papà per avermi trasmesso dei valori veri quali: l’onestà, la semplicità, la bontà, la solidarietà, tutti valori che poi nel corso della vita mi sono serviti a crescere, a maturare ma soprattutto a diventare una persona vera Grazie papà perché sei stato un vero genitore Grazie papà per i tanti sacrifici fatti per farmi crescere dignitosamente Grazie papà perché mi hai fatto capire l’importanza della famiglia Grazie papà perché nella tua immensa bontà e semplicità sei stato unico e vero Grazie papà perché ti sei con gioia consumato per la famiglia Papà io a volte, non sono stato un bravo figliolo , ma tu sei stato sempre un bravo papà.

CIAO PAPÀ Tuo figlio Gabriele

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www.aiutobambini.it APPELLO ON LINE L’idea iniziale era quella di scrivere un libro cartaceo, poi però ho pensato che un libro cartaceo se non adeguatamente sponsorizzato, se non adeguatamente propagandato, se non adeguatamente finanziato, sarebbe servito a ben poco….E non avendo queste possibilità tutto questo non poteva realisticamente avverarsi. Allora ho optato per un libro web che mi permette oltre ad una divulgazione maggiore di poter interagire con chicchessia. Questo libro, grazie al sito internet e l’indirizzo E-mail che ho inserito, potrà essere continuamente integrato ed aggiornato di nuove testimonianze, di nuovi appelli, di nuove proposte. IN ATTESA DEI VOSTRI SUGGERIMENTI, ECCO LE MIE PROPOSTE E IL MIO IMPEGNO: Propongo questo libro web non profit per far conoscere la realtà dell’infanzia abbandonata nel nostro paese, che è stato ed è un dramma nel dramma. Mi impegno per addivenire al più presto alla chiusura degli istituti-orfanatrofi senza aspettare l’ennesima ipocrisia che si consumerà nel 2006 Mi impegno perché l’istituto, la casa famiglia… debba diventare un posto di temporanea assistenza come gli standard Europei. Mi impegno perché non si debba mai più restare in Istituto fino a 18 anni, vero e proprio crimine sociale che si deve al più presto eliminare. Ci dobbiamo impegnare perché lo Stato debba dare a tutti, indistintamente più possibilità per farsi una famiglia adottiva o affidataria. È una battaglia che dobbiamo vincere a tutti i costi, siamo già in forte ritardo, ma non per colpa nostra….!!. Tutti possono essere utili, dal cittadino qualunque di cui io faccio parte, ai politici, a coloro che nella società rivestono cariche importanti e che possono sensibilizzare ulteriormente le istituzioni, ma soprattutto io confido nella società civile, in quelle persone che nonostante le avversità quotidiane credono ancora in certi veri valori come: la famiglia, l’onestà, il bene comune. Quindi diamo voce a chi voce non ha mai avuto, aiutiamo questi nostri fratelli, che nessuno ha mai aiutato veramente…consumiamoci per loro. E’ un nostro dovere. L’UNIONE FA LA FORZA SCRIVETEMI, potete contribuire anche raccontando anonimamente la vostra storia in istituto o le vostre storie di ragazzi cresciuti in solitudine o per strada. GRAZIE. I POLITICI ERANO SOTTO ACCUSA, I POLITICI SONO ANCORA SOTTO ACCUSA. L’autore, Gabriele Cervi è uno di voi! PS.: IL SITO SARA’ CONTINUAMENTE AGGIORNATO . Ho deciso che i diritti d’autore non esistano per dare spazio a chi vorrà utilizzare questo sito scaricandolo e fotocopiandolo. L’importante che i dati siano utilizzati per la giusta causa.

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Infanzia abbandonata, un dramma

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UN CRIMINE SOCIALE ATTULMENTE SONO PIU’ DI MILLEOTTOCENTO LE STRUTTURE OPERANTI NEL NOSTRO PAESE, TRA ISTITUTI PUBBLICI, RELIGIOSI, COOPERATIVE, ASSOCIAZIONI. Il business continua…. IL PAESE DEI CELESTINI, ISTITUTI DI ASSISTENZA SOTTO PROCESSO A cura di Bianca Guidetti Serra e Francesco Santanera Pubblicazione edita da Enaudi 1973

…Occorre risalire alla radice del fenomeno dell’infanzia abbandonata ed esclusa, che trae origine dalla strutturale diseguaglianza della nostra società, dalla disparità di condizioni socio ambientali ed economiche che favoriscono gli uni rispetto agli altri fin dalla nascita e, prima ancora, dalla selezione a favore dei sani, degli intelligenti, dei belli a danno degli infermi e dei carenti…. I “celestini”, e diamo a questo termine un significato simbolico nasceranno sempre nelle classi povere o poverissime, dove l’insufficienza di cibo si manifesta spesso in termini di fame; dove i più elementari interventi igienico-sanitari sono insufficienti se non assenti, dove l’istruzione, anche quella dell’obbligo, è ancora privilegio.. Lo “scandalo primo e vero sta nel fatto che i “celestini” esistano e che se ne creino di continuo. Dal libro: Il paese dei Celestini. Istituti di assistenza sotto processo. UN LIBRO PER NON DIMENTICARE Ho voluto iniziare il mio libro con questa prima testimonianza, che, anche se risale al 1973 purtroppo per alcune situazioni è ancora attualissima. Si prenda per esempio, il fatto che oggi, gli istituti vivono anche grazie a bambini extracomunitari abbandonati o che avendo famiglie disgregate, sono la riprova e lo scandalo che i “celestini” continuano ad esistere e che se ne creino ancora di continuo a distanza di 29 anni. Ho ritenuto opportuno estrapolare da questo meraviglioso libro alcune pagine importanti e che ho inserito in questo libro e nel sito web, come memoria storica cercando di non fare di tutta l’erba un fascio. I CELESTINI Francesco: “…fu con Carmela .. una volta lo prese per la gola, lo scaraventò a terra, gli mise i piedi sulla pancia. Ma se venivano visitatori fingeva di essere buona… una volta… lo fece mettere in ginocchio e quando stava per alzarsi con un piede lo colpì dietro la testa facendolo cadere a terra e scheggiandogli tre denti… due incisivi visibilmente scheggiati…” Carmine: “…subì bacchettate, bastonate… parecchi bagni freddi e se uno cercava di uscire dalla vasca, gli cacciava la testa sotto l’acqua.. Lui era piccino, scendeva le scale con cautela per non cadere e costei gli fece, una volta, ruzzolare gli scalini…” Ciro: “…subì tante bastonate e spazzolate.. moltissimi bagni freddi, l’acqua era fredda, fredda ed egli piangeva.. dovette leccare la pipì. Altra volta, costretto a pulire il camerone si era seduto un momento perché stanco e la malvagia donna lo aveva colpito con lo spazzolone e schiaffeggiato facendolo sanguinare…” Nicola: “…ebbe frustate e bacchettate pressoché quotidiane, piangeva, gli restavano i segni…una volta Teofila vide che lui e altri ragazzi parlavano con una visitatrice… li chiamò promettendo dei balocchi, invece fece loro fare il bagno freddo…” Saverio: “…una volta Teofila con una bastonata gli fece un buco sulla testa… faceva dare di cencio in terra fino a tardi, pulire i gabinetti, costringeva i bambini a stare in ginocchio con le mani sulla testa o sotto le ginocchia…” Nel corso del 1955-56 un’ispettrice scolastica apprende che all’istituto i Celestini, i ragazzi erano malnutriti ed erano assoggettati a punizioni intollerabili, come: mangiare anche per quindici giorni la pappa di pane senza sale e con l’olio di merluzzo; essere legati alle

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quattro zampe del letto sotto di questo a crocefisso; ricevere percosse. Il 27 marzo 1965 in questo clima di squallore e incuria, muore Santino Boccia, per mancanza di tempestiva ed idonea assistenza. L’istituto però, continuerà a funzionare FINO AL DICEMBRE 1966 e saranno due maestri elementari, che con la loro personale denuncia, costringeranno le autorità ad intervenire definitivamente.

TESTIMONIANZE L’ISTITUTO E LA CULTURA DELL’ESCLUSIONE Aleandro BALDI, il cantante cieco Aleandro Baldi, il cantante non vedente che ha vinto il festival di Sanremo nel 1994 con la canzone “Passerà” ricorda con molta sofferenza i dodici anni trascorsi confinato in un istituto di Reggio Emilia che definisce il “Gabbione” (Baldi, 1994). I segni di quella dura esperienza - racconta- li sento ancora sulla mia pelle. Nel bene (poco), nel male, (molto). Da notare che l’istituto era considerato uno dei migliori d’Italia, ospitava circa duecento ragazzi portatori di vari handicap come si dice oggi, ma prevalentemente con una ridotta o inesistente visibilità o disturbi mentali. Prosegue: “Tutto lì dentro mi dava tristezza. In primo luogo l’ambiente grande, ostile, che non conoscevo neanche fisicamente. Ma non fu poi tanto difficile orientarsi nelle grandi stanze, nei corridoi, nell’immenso cortile. Violenti erano i metodi “educativi”. Righellate sulle mani durante le lezioni in classe se qualcuno si distraeva o disturbava gli altri, tirate d’orecchie, nel senso letterale del termine – “cucchi” sulla testa. In toscana si chiamano “nocchini”, da cioè con la nocca del dito medio della mano (…). Ma ancor peggio il trattamento durante la mensa nel refettorio. Se a un ragazzo, ad esempio, non piaceva la carne all’ora di pranzo, l’assistente lo faceva stare lì tutto il pomeriggio. Solo. Finché non si decideva a mangiare. Niente giochi, niente lezioni…”. Baldi, di seguito, descrive un episodio allucinante: “ Ricordo che un giorno, un ragazzo, appena arrivato da Pesaro, nelle Marche, da lontano quindi, piangeva disperato. Era il suo primo giorno. Ebbene, per calmarlo fu chiuso nel bagno dell’assistente. Vi trascorse tutta la notte credendo di essere recluso in cantina: così gli avevano detto. Con i topi. Anche noialtri abbiamo sperimentato quel genere di punizione. E credevamo di essere negli scantinati. Mettere nel buio – osserva il cantante – chi è nato al buio, è una punizione folle!” L’istituto fu chiuso nel 1976. Baldi si esprime così: “Avevo scontato la mia condanna. Ripensando a quel periodo avverto un gran senso di rabbia per quegli anni passi là, per il clima repressivo e d’isolamento dal mondo che si viveva, ma anche per la doppia verità che veniva continuamente proclamata: “È per il vostro bene, è così che deve essere, senza di noi non avreste altro modo...”

TESTIMONIANZE Bambini fuori dagli istituti: “Anche la Chiesa intervenga!” Appello di Don Oreste Benzi alla Conferenza Episcopale Italiana: “Trasformiamo le strutture dei religiosi in centri di affidamento”. Don Benzi, abituato ad assumere posizioni pubbliche anche clamorose (incontra i giovani nelle discoteche; ha liberato dalla strada e dalla schiavitù degli sfruttatori molte prostitute; ha invitato pubblicamente il Papa ad andare con i suoi giovani volontari dell’operazione colomba a presidiare le zone di guerra della Bosnia), non si lascia sfuggire occasione per esprimere ad alta voce “il sogno che nel giro

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di pochi anni tutti gli istituti gestiti da religiosi si trasformino in centri per l’affidamento familiare e che entro tale termine a nessun bambino sia negato il diritto fondamentale di vivere in una famiglia. Don Benzi sa di toccare un tasto delicato. La stragrande maggioranza degli istituti per minori, anche handicappati, sono gestiti da enti religiosi, in qualche modo legati alla Chiesa cattolica. Alcuni di questi, particolarmente al Sud, vivono più di carità che di contributi pubblici, altri hanno carattere lucrativo e comunque sono costretti ad autoconservarsi per motivi occupazionali o legati agli interessi politici locali. Il volontariato cattolico in tante zone trova sbarramenti invalicabili anche per la denuncia di trattamenti educativi inaccettabili e di situazioni di emarginazione dei minori ricoverati. Alcuni Vescovi coprono anche situazioni di evidente violazione della legge 184/83 che stabilisce la priorità del diritto dei minori ad una famiglia affidataria e relega l’istituto come ultima residuale soluzione. Si affanna Don Benzi, a dichiarare il suo apprezzamento per l’amore con cui spesso il personale, anche religioso, degli istituti si dedicata a questi minori, ma aggiunge che il migliore degli istituti non può sostituire la funzione fondamentale svolta dai genitori. Ha anche dalla sua parte autorevoli dichiarazioni della CEI e un passo dell’ultima Enciclica del Papa. Arriverà dal grande Convegno Ecclesiale di Palermo un monito forte ed autorevole a cancellare quella che rappresenta certamente una contraddizione della Chiesa ed un contemporaneo appello forte alle famiglie ad accogliere i bambini che si trovano attualmente negli istituti ?. Dal settimanale “Vita” 9 settembre 1995

COME NASCONO GLI ISTITUTI, COME FUNZIONANO. Einaudi 1973 Come nasce un istituto, come funziona, come si finanzia, da chi e come è controllato? Sono domande che attraverso i documenti trovano una qualche risposta. Quanti sono i bambini in stato di bisogno assistiti a mezzo del ricovero in istituto? Purtroppo la risposta non può essere data che in termini approssimativi. Secondo l’Annuario Istat, al 31 dicembre 1968 erano ricoverati in appositi istituti 172.197 minori, di cui 41.443 handicappati. Incerto anche il numero degli istituti: 3871 secondo l’Istat, oltre 5000 secondo l’Omni. Può, dirsi in conclusione, che sia più che giustificata l’esigenza di una approfondita indagine su tutto il settore. Bastano queste premesse per aprire uno spiraglio sul funzionamento degli istituti, sul trattamento riservato ai ricoverati, sull’efficienza dei controlli degli enti pubblici. La perplessità che ne discende porta, conseguentemente, a domandarsi in quali rivoli si disperdono, attraverso i sedici ministeri che hanno competenze assistenziali ed i 35-40.000 che ne dipendono, 1700 miliardi che il bilancio dello stato stanzia a questi fini; quanto di queste non disprezzabili risorse si polverizzi sterilmente per coloro che si trovano in stato di bisogno, ma provvidamente, forse, per le strutture burocratiche preposte alla rete dei vari istituti grandi, medi e piccoli. In quale misura, soprattutto, la necessità di sopravvivenza di tali strutture (spesso centrali di potere e d’influenza politica), al di là delle finalità perseguite, divenga antagonista con gli interessi dei beneficiari. Nella storia dei “Celestini” comparve, pur non processualmente identificata, tale Tigano che girava le campagne Calabresi per procurare all’istituto dei ricoverandi. Maria Diletta Pagliuca incettava con la distribuzione di appositi bollettini diffusi con oculate organizzazioni pubblicitarie. I dirigenti di C.M. cercavano fanciulli discoli per soffitte e tuguri. Certo è che l’esercizio di certa carità consente la sopravvivenza, la comoda sopravvivenza, di molti di coloro che l’esercitano prima ancora di quelli che dovrebbe essere destinata.

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LETTERE APERTE 1995 (PARLAMENTO - SCALFARO – BORELLI - SGARBI) Cremona, 18 Novembre 1995 INTERROGAZIONE Al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro AL Presidente della Camera dei Deputati Irene Pivetti Al Presidente del Senato Scognamiglio Ai Parlamentari / Loro Sedi Oggetto: interrogazione sul Business degli Istituti ed Associazioni dove sono stati ricoverati dai giudici tutelari i bambini abbandonati dai propri genitori. Nella veste di cittadino e di ex fruitore, mi rivolgo alle S.V. illustrissime per sottoporre alla vostra cortese attenzione una interrogazione relativa al business che si è creato attorno agli istituti ed associazioni preposte al ricovero di bambini abbandonati. In tali istituti attualmente albergano circa 50 mila bambini. Dico circa in quanto mi risulta che non è mai stato fatto a tutt’oggi un censimento a livello nazionale. Lo stato italiano spende per il loro mantenimento circa 200 miliardi al mese in media 6 milioni per bambino, che in un anno diventano 2.400 miliardi. Nel 1992 quasi 900 bambini sono stati dichiarati adottabili, 700 di genitori noti e il resto figli di genitori sconosciuti. Ma il vero scandalo (oltre al non censimento) è che il 99% dei bambini potrebbe lasciare i vari istituti ed essere adottati o almeno essere dati a famiglie affidatarie. Perché tutto ciò non avviene? Perché lo Stato tende a mantenere in vita questi asfittici istituti?… Tra l’altro l’eliminazione di questi freddi contenitori porterebbe allo Stato un risparmio di 2400 miliardi. Per tutto quanto sopracitato, come cittadino ed ex fruitore Vi preannuncio che sarà mia premura mandare un esposto per poter dare avvio ad una indagine conoscitiva, su presunti illeciti anche penali. Tale mio esposto sarà corredato da una documentazione cartacea comprovante le lobbies e gli immancabili interessi politici (dietro ad ogni Istituto c’è un mercato di voti) che i medesimi istituti hanno creato. Se oggi sono un padre felice, debbo ringraziare i miei genitori adottivi (che ritengo a tutti gli effetti i miei veri genitori), e mi amareggia pensare che solo pochi fortunati possono assaporare questa immensa gioia. Spero che questo mio appello possa sortire da parte delle S.V. un cortese riscontro, ma soprattutto spero si possa raggiungere al più presto una soluzione (anche Parlamentare) per poter dare a 50 mila bambini il diritto di crearsi una famiglia, ma soprattutto il diritto di dare ed ricevere amore, quell’amore che per sporchi interessi di bottega a loro è stato negato. Distinti saluti. Cervi Gabriele Un cittadino qualunque PS: Come si può pensare di entrare in Europa con questi endemici scandali ereditati dal passato regime e perpetuati dall’attuale pseudo neo regime? La verità è che eravamo e siamo governati (non tutti ovviamente) da mercenari asserviti alle lobbies di potere. Tutto si consuma per puro potere e per la lottizzazione tralasciando il bene comune. Nemmeno nel terzo mondo accadono simili iniquità.

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(Lettera consegnata a mano)

Cremona, 21 novembre 1995 Alla cortese attenzione del Dott. Saverio Borelli Capo della Procura di Milano

Oggetto: richiesta di apertura per una eventuale indagine conoscitiva su presunto business relativi ad istituti preposti al ricovero di bambini abbandonati dai propri genitori. Egregio Dott. Borelli, mi permetto di disturbarla per mettere a conoscenza codesta spettabile Procura (..…) di : “affari sulla pelle dei bambini”. L’accusa di Griffini Presidente dell’AiBi e di Caffo Presidente telefono azzurro è in sintesi la seguente: Queste strutture che dovrebbero avere lo scopo di far tornare i piccoli in famiglia tendono a tenerseli per riscuotere i contributi pubblici. È da anni che sapevo (tra l’altro tutti sapevano…) che taluni istituti non hanno interesse a dare in affido i bambini, (dico taluni perché come è mia abitudine spero sempre che qualcuno si salvi….ma francamente non credevo che la cifra fosse così rilevante: 2500 miliardi in un anno. È per questo motivo, essendo un ex fruitore di tali freddi contenitori, mi sono sentito dovere di inviare una interrogazione alle massime cariche dello stato lettera che qui allego. Tutto ciò nella speranza di sollecitare un loro auspicabile ed urgente intervento legislativo. Ma sono anche consapevole che non è solo una questione politica e per questo ho deciso di inviare a Lei questa lettera che non so se si può chiamare esposto o semplice informativa. È Lei ora che dovrà valutare soprattutto dall’articolo che Le ho allegato se sussistono degli estremi per aprire una indagine conoscitiva. Gabriele Cervi

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RACCOMANDATA / PERSONALE Cremona, 29 novembre 1995 Egregio Dott. Michele Santoro Rai Roma

Oggetto: richiesta di intervento a favore di bambini vittime di questo nostro stato di diritto. Egregio Dott. Santoro, Per Sua conoscenza alla presente allego copia della lettera aperta che ho inviato il 20 c.m. alle massime autorità dello stato. Come cittadino inoltre mi sono sentito in obbligo di intervenire anche con un esposto, che ho personalmente depositato presso la cancelleria della Procura della Repubblica di Milano. La lettera era indirizzata alla cortese attenzione del Dott. Francesco Saverio Borelli Capo della Procura di Milano. Alla fine, dopo non poche perplessità, (…) per mera opportunità ho mandato questa mia lettera anche ad altri conduttori di TV ( sia pubbliche che private amando la par condicio ). Come si suole dire sto battendo la gran cassa. (….) Le chiedo di parlare nella sua trasmissione di questi sfortunati bambini e del loro

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non diritto ad amare e nel contempo non essere amati decretato dal nostro stato di diritto. Se per alcuni può essere di conforto e di incentivo, dichiaro di non essere iscritto a nessun partito politico e di non appartenere a nessuna corporazione o lobbies. Sono un semplice cittadino, schifato dalla quotidianità, dalla ipocrisia. Spero che lei possa informare l’opinione pubblica che esistono più di 50.000 bambini che passeranno questo natale in piena solitudine senza VERO AMORE. Non ho altro da aggiungere, non voglio aggiungere altro. Gabriele Cervi PS: Oltre a Santoro ho inviato la sopraccitata lettera anche a: Lubrano, Striscia La Notizia, ed altri famosi giornalisti…..

R SANTO NATALE DEL 1995 Cremona, 22 Dicembre 1995 LETTERA APERTA A QUELLE ANIME INNOCENTI SENZA GENITORI PARCHEGGIATE COME MERCE NEGLI ORFANATROFI Cari bambini, chi vi scrive non è una persona importante, non è una autorità, ma è un comune cittadino che ha deciso con l’assenso della propria famiglia di dedicare a Voi tutti queste oziose e ipocrite festività. Sappiate che non sono portatore di regali o dolciumi, quelli certamente non vi mancheranno, ma vorrei contribuire fattivamente perché voi tutti possiate avere al più presto una famiglia. Sappiate però che non sarà una operazione semplice in quanto voi per taluni siete diventati un BUSINESS. Cari bambini voi per questo nostro malato paese siete colpevoli in quanto siete puri, ma soprattutto siete colpevoli di essere nati in un Paese corrotto che della corruzione ha fatto uno Status Symbol. I vostri nemici sono la lottizzazione, il non controllo, la discrezionalità e l’assistenzialismo pilotato, volto non al vostro benessere, ma mirato a creare affari. Voi per taluni padri-padroni-padrini rappresentate il nulla. E’ anche per questo motivo che non si sono mai posti il problema e la necessità di censirvi. Nel 1983 il Parlamento dopo anni di latitanza si proprio quello dei tangentisti per intenderci meglio… aveva deliberato una legge la 184. Questa legge, come del resto molte altre nostre leggi è rimasta inapplicata. Era nata per tutelarvi, invece i soliti corrotti l’hanno superburocratizzata inficiandone così la sua vera essenza. È per questo fatto anche che non dobbiamo stupirci, se a fronte di circa 18.000 domande di adozioni all’anno, solo circa 1000 vengono evase. Questo perché sulla vostra pelle con i contributi pubblici (si parla di un giro di 2.400 miliardi ) si sono creati apparati elefantiasi, dove chi opera (non tutti) viene gratificato dal Business. Per spezzare questa catena, ho deciso di informare l’opinione pubblica di questo vero e proprio scandalo istituzionale. I miei interlocutori saranno i passanti ai quali chiederò di firmare il quaderno della speranza. Basteranno 1000 firme che serviranno per sollecitare i parlamentari a discutere con rito d’urgenza la sburocratizzazione, in parole semplici, per velocizzare la procedura delle pratiche d’adozione. È inconcepibile, che molte coppie debbano aspettare anni (dai 4 ai 5 e tra l’altro dopo il secondo anno debbono rifare la domanda) per sapere se sono idonei o meno. Intanto gli anni passano e per voi diventa sempre più difficile l’adozione. Ma cari bambini, abbiate fiducia, la battaglia per la vostra libertà è solo all’inizio. I vostri padri-padroni-padrini hanno i mesi contati ormai, loro hanno lottizzato tutto, ma per fortuna non sono ancora riusciti a comprare il cuore della gente per bene. Con tanto amore da parte del vostro fratello maggiore. (n.d.r.) Questa lettera-volantino è stata distribuita ai passanti a Milano nel periodo delle festività di dicembre 1995/gennaio 1996

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LETTERE INUTILI ? Da ottobre a tutt’oggi devo aver mandato in giro per l’Italia più di 30 lettere… e pochi mi hanno risposto. Lo scopo comunque non è quello di avere una risposta ma di informare i potenti di turno di questo scandalo istituzionale. Ma so che posso e devo fare di più. Non posso limitarmi a questo. I potenti non rispondono alla gente comune, ed allora è ai miei simili che dovrò rivolgermi. Alla gente comune, semplice e vera che se fa qualcosa lo fa con il cuore senza un rendiconto mirato.

IL QUADERNO DELLA SPERANZA VOLONTA’ E FANTASIA SPESSO FANNO MIRACOLI… Ho deciso di raccogliere su un quaderno 1000 firme, questo mi darà modo di essere a contatto con la gente. Ho intenzione di andare a Roma e per tre giorni raccoglierò le firme davanti al Parlamento. Sono tutto eccitato, ho un mare di idee che mi frullano per la testa. Sto preparando striscioni, volantini addirittura porterò con me un piccolo albero di natale che addobberò con le mie lettere denuncia. Tutto questo mi rende immensamente felice, anche perché finalmente posso fare una azione pura in piena libertà. Breve diario di viaggio. 23 Dicembre 1995: è una giornata fredda e piovosa, mi trovo sul treno diretto a Roma. È un giorno importante, sono contento ma nel contempo teso e preoccupato perché passerò le vacanze Natalizie lontano da casa, ma voglio vivere sulla mia pelle questa storia. Mi sono organizzato, ho fatto dei manifesti e addirittura ho un microfono (karaoke) per attirare l’attenzione, dei passanti. Il treno è strapieno ma nonostante ciò sono riuscito a trovare un posto per sedermi, mi sembra un po’ di rivestire i panni di Fantozzi, in quanto non avendo con me una valigia per il ricambio di vestiti (ho optato per il materiale che dovrò distribuire) ho ben tre maglioni addosso !! Scarpe da ginnastica e giubbotto completano il mio vestiario…. Finalmente dopo otto ore di treno alle 14,40 arrivo alla Stazione Termini. La mia meta è il Parlamento è lì che inizierò a raccogliere le firme dei passanti su un quaderno che ho chiamato:” il quaderno della speranza”. Dopo circa mezz’ora di strada a piedi, arrivo nei pressi del Parlamento. Nella piazza c’è una cabina con dentro alcuni carabinieri che fanno la guardia al Palazzo. Faccio finta di nulla e incomincio a srotolare i miei manifesti… inizio con nastro adesivo e spago ad appenderli in alcuni punti strategici, come lampioni e colonne varie.. dopo poco però un maresciallo mi fa cenno di avvicinarmi alla guardiola. Con fare timido mi presento e spiego al maresciallo lo scopo umanitario di questa mia azione. Il maresciallo mi chiede se ho il permesso, gli dico di no… che sono appena arrivato da Cremona, nel frattempo gli consegno la mia carta d’identità… poi cortesemente mi chiede di attendere. Lo vedo che si mette in contatto telefonico con il comando sito nel palazzo… alla fine mi dice che purtroppo non posso stare li….gli dico che non sto facendo nulla di male e che sono disposto a farmi perquisire … il maresciallo sempre con estrema cortesia mi mette in contatto con il comandante che si trova nel Palazzo. Gli ribadisco il carattere umanitario della mia iniziativa, alla fine però il comandante mi fa notare che non avendo un permesso, non posso occupare quel suolo e mi invita a spostarmi di qualche metro. Beh tra me mi dico che hanno ragione, loro stanno facendo con imparzialità il proprio dovere. Mi sposto di qualche metro, ora però c’è anche il problema della luce assai scarsa e per finire si è messo anche a piovere a dirotto… I manifesti si stanno bagnando.. incomincio ad arrabbiarmi… La fortuna vuole che trovo una piccola rientranza vicino ad una vetrina di un negozio e li decido di mettere i miei manifesti. La luce delle vetrine è sufficiente e si possono leggere bene i manifesti. La gente è parecchia.. ma tutti hanno fretta. Mi faccio coraggio e incomincio a fermare la gente… Ma mi sembra che oggi sia tutto contro di me, poco dopo infatti esce il padrone del negozio che mi dice che sto oscurando con i miei manifesti la sua vetrina.. Gli sbotto dicendo che non è vero…Lui insiste, gli faccio notare che ho messo i manifesti su delle impalcature vicine (stanno ristrutturando un palazzo adiacente al negozio), al massimo stò sfruttando la luce della sua vetrina, ma non credo che ciò possa arrecargli danno. Ma quella faccia da pesce fritto insiste…quanto mi fanno incazzare queste persone, ma che fastidio gli posso dare, in fondo non sto facendo nulla

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di male, non sto facendo accattonaggio. Ma che vada all’inferno lui e le sue porcherie di lusso.. Questo qui mica scherza, minaccia addirittura di chiamare i vigili. Si carino, chiama i vigili ma va a.. Nero di rabbia e fradicio incomincio per la seconda volta a staccare i miei manifesti, ora la pioggia si è fatta più fitta e alcune lacrime non richieste mi scorrono lungo il viso mescolandosi con l’acqua piovana. Sono deluso sono già passate tre ore dal mio arrivo a Roma e ancora non ho combinato nulla. Decido di telefonare a casa… mia moglie è febbricitante decido di ritornare a casa. Come inizio non c’è male… stravolto torno a casa…. Il freddo preso e lo stress mi hanno indebolito fisicamente anch’io ora sono febbricitante, ma nonostante tutto non mi perdo d’animo.. ci sarà sono convinto una altra occasione.. io non mollo. La prima settimana di gennaio ho fatto il pendolare a Milano.. partivo presto al mattino con la mia mercanzia (fra cui un albero di natale) e mi recavo in Piazza Duomo per raccogliere le firme….ho trovato sempre pioggia e neve…. Mi sono recato anche più di una volta presso il tribunale di Milano….. alla fine grazie anche alle firme che ho raccolto all’Università statale sono riuscito a contattare più di mille persone…. Sono contento, ho anche espiato un po’ le mie colpe in quanto dovevo iniziare parecchi anni prima questa sacrosanta battaglia, ma vicissitudini lavorative, ahimè non me lo hanno permesso. Tornando a noi, debbo dire che ho trovato la gente molto sensibile e indignata per questo crimine sociale… molti erano disinformati…. Credo di aver fatto qualcosa di buono.

PER NON DIMENTICARE... Ferruccio… gli capitò di essere legato ai piedi del letto, con le mani legate dietro la schiena, di ricevere pizzicotti fatti con le unghie che lasciavano i segni… di essere chiuso più volte nello stanzino della doccia, Franco.. ebbe botte con le mani, pugni, bastonate col manico della scopa; Alberto si prese… una bottigliata in testa, gli venne una montagna sulla testa, gli uscì il sangue. Domenico… fu con Teofila che era cattiva, lo bastonava e gli faceva leccare la pipì, perché talvolta gli capitava di farla a letto, oppure gli infliggeva bagni con acqua gelida, “mi pareva ci fosse il ghiaccio”, lo faceva stare in ginocchio, con le mani, talvolta con sassi sotto le ginocchia… lo costringeva a girare, sempre perché soffriva di enuresi, per la camerata col vaso da notte in testa, per umiliarlo.

BAMBINI COME RIFIUTI In due anni in Italia, sono stati buttati nei cassonetti delle immondizie, 650 bambini nati vivi. Non tutti sono stati salvati, perché qualcuno è stato trovato in ritardo e non è sopravvissuto. Ma, purtroppo, a questi 650 ritrovati bisogna aggiungere certamente altri che non sono mai stati trovati. Una media di un bambino più, al giorno è stato buttato nelle immondizie come un qualsiasi rifiuto. Ciò, forse, scandalizza, fa meravigliare, ma non più di tanto perché la nostra mente è offuscata da chi, attraverso la TV e la stampa, ha interesse a nascondere questi drammi, a non farci pensare con la nostra testa e con il nostro cuore. Anzi il cuore, l’affettività umana, la solidarietà vengono annullate perché quelle ci farebbero conoscere la verità, mentre a chi ha il potere occulto ed egoista del denaro interessa ingannarci con la bugia, con la falsità, con l’apparenza. E questi fatti scorrono via come acqua su un marmo liscio. Non ci toccano più, Articolo tratto dal mensile “La Vita”.

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Copertina del Quaderno della Speranza

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fotografia estrapolata dal Quaderno della Speranza

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LETTERE APERTE 1996 ( SCALFARO – GRILLO – PIVETTI – PRODI – MELANDRI – SCALFARI – ZERO – COSTANZO – TURCO ) Milano 10 gennaio 1996 Alla cortese attenzione del magnifico Rettore Università Statale di Milano Il sottoscritto Gabriele Cervi chiede alla S.V. illustrissima di poter autorizzarmi all’interno della struttura per una raccolta di firme per le motivazioni relative alla adozione dei bambini e per sollecitare i parlamentari a discutere con rito d’urgenza le proposte di legge inerenti alle procedure relative alle adozioni di minori nel nostro paese.

Cremona, 8 febbraio 1996 Al Capo della Procura di Cremona Dott. Grillo Oggetto: informativa Egregio Dott. Grillo, alla presente per sua opportuna conoscenza allego n. 2 fotocopie di articoli apparsi su 2 quotidiani, di cui uno locale, in cui gli estensori di detti scritti denunciano: il business e le varie speculazioni inerenti l’iter burocratico delle pratiche di adozione nel nostro paese e nello specifico anche nella nostra città. Come cittadino, ma soprattutto come ex fruitore di detti istituti, mi sento in dovere di mandare a Lei la presente informativa, per far si che la S.V analizzando il contenuto di tali pubbliche denunzie apra se ne troverà sussistenti gli estremi una indagine conoscitiva. Cervi Gabriele

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Cremona, 10 febbraio 1996 Al Presidente della Camera dei Deputati On. Irene Pivetti Roma

Oggetto: appello On Presidente, l’8 ottobre del ’95 lessi su un quotidiano nazionale un articolo, che mi fece accapponare la pelle, ma che soprattutto mi indignò come cittadino italiano. L’articolo parlava di business che ruota nel mondo degli istituti in cui sono parcheggiati gli orfani. Da quel giorno ho giurato a me stesso che non avrei più avuto pace fino a quando non si fosse risolto questo scandalo. A questo punto mi chiesi cosa potevo fare di concreto per aiutare questi miei fratelli. Scartata l’idea di coinvolgere le segreterie dei vari partiti, che ritengo siano solo dei comitati d’affari, in aiuto mi venne in soccorso la mia fantasia e creai un quaderno, che chiamai il quaderno della speranza. Ho iniziato con questo quaderno che alla presente le allego, a girare per Milano, città simbolo di mani pulite. Le mie sedi sono state: Il palazzo di giustizia, P.zza Duomo, i sottopassi della metropolitana e l’università statale. In otto giorni, sono riuscito a parlare con più di mille persone a cui ho dedicato singolarmente più di 15 minuti per spiegare il motivo di questa mia azione. Tutti alla fine hanno convenuto con me sull’urgenza di sburocratizzare l’iter delle adozioni. Non trascurando

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naturalmente un severo ma imparziale controllo. Onorevole Presidente, a nome dei mille firmatari, che idealmente mi hanno dato mandato, Le chiedo cortesemente di mettersi una mano sul cuore. Non Le chiediamo la luna, ma semplicemente le chiediamo visto che la S.V. ricopre una importantissima carica istituzionale, di intervenire presso le commissioni parlamentari della camera per sottoporre e sollecitare un urgente intervento da parte dei membri della camera, che Lei così degnamente rappresenta. In attesa di un Suo gradito e cortese riscontro mi è gradita l’occasione per porgerle i miei più distinti saluti. Gabriele Cervi. (n.d.r.) E’ stato tutto inutile dopo poco il governo cade ed il 20 febbraio decido di inviare una seconda lettera alla Pivetti.

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Cremona, 20 febbraio 1996 Al Presidente della Camera dei Deputati On. Irene Pivetti Roma

Illustre Presidente, purtroppo queste imminenti elezioni tra l’altro non previste, hanno inficiato la mia azione. La mia delusione è tale, che trovo inutile andare a votare. Non posso votare uno stato che è ingolfato di statalismo e di lottizzazione a tutto campo. In uno stato dove chi ruba è furbo e chi è onesto è considerato un emerito fesso. Non posso andare a votare in uno stato dove il business è imperante. Comunque grazie se potrà fare ancora qualcosa. Cervi Gabriele

TESTIMONIANZE Il cardinale Tonini: “Le adozioni ? Meglio i single che l’orfanatrofio”. Milano. “Piuttosto che l’orfanatrofio è meglio il single”. Il cardinale Ersilio Tonini non tentenna neanche un attimo. A una domanda sul problema delle adozioni risponde convinto-cristiana e dalla stessa legge italiana che vieta. Prendendo una posizione decisamente lontana da quella tradizionale della cultura cattolica a un single di adottare un bimbo. Ne sa qualcosa Dalila di Lazzaro che da anni combatte una battaglia personale per avere un piccolo. È arrivata fino in cassazione, perdendo. Ora è in attesa della corte di Strasburgo. L’inaspettata presa di posizione il cardinale Tonini l’ha espressa ieri ai microfoni di “Video sapere”. Nella trasmissione si è parlato della questione alla luce delle due proposte di legge che il prossimo Parlamento dovrà esaminare. Tonini sul tema ha aggiungo che “la scelta è preferibile anche se il bambino sarà minorato di fronte agli altri” perché è risaputo che sia la legge, sia la religione, sia molte associazioni combattono l’adozione ai single basandosi sulla considerazione che non crescerebbe come gli altri bambini a causa della mancanza di uno dei due genitori. Corriere della Sera, 27 febbraio ‘96

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pagina dal Quaderno della Speranza 1995


Copertina del Quaderno della Speranza

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IL MERCATO DEI BAMBINI Ho letto su alcuni quotidiani che ci sono delle indagini in corso relative al traffico delle adozioni: Ci sarebbero pure dei controlli anche nel nostro Bel paese. Le indagini sono partite nello Stato di Bahia in Brasile. I bambini da quelle parti non sono dati in adozione ma venduti. Si parla addirittura di 80 milioni cadauno…In quattro anni sono state 534 su un totale di 610 le famiglie italiane tornate dal Brasile con un figlio. Naturalmente tutto ciò è potuto accadere con il contributo di giudici e avvocati mediatori, sospettati di aver lucrato su queste illegali adozioni. Fra tanti anonimi italiani, sale alla attenzione della cronaca la signora Oriella Dorella (famosa ballerina), che è da tre anni che ha fatto domanda internazionale di adozione e dopo un mese di inutile attesa a Bahia, ha fatto sapere che da quello stato non si aspetta più niente e che ha ricominciato la trafila coi tribunali di Rio. Il magistrato minorile Livia Pomodoro ha segnalato invece che anche a Milano potrebbe esserci una appendice dell’inchiesta Brasiliana, ma non è escluso che riguardi l’aspetto controverso, del traffico d’organi. Della signora Dorella mi ha colpito molto la sua determinatezza, volontà e coraggio nel portare avanti nonostante tutto questa pratica di adozione. Lei e il marito hanno prodotto nel corso di tre anni decine di certificati e hanno rispettato tutte le procedure previste dalla legge Brasiliana, ma purtroppo con questo scandalo sono state (legittimamene) bloccate tute le adozioni in quel paese. La sua intenzione è quella di non arrendersi, anzi dichiara che è disposta anche a prendere due fratellini e non hanno problemi per il colore della pelle. A questo punto nasce una dovuta riflessione… ma perché Buon Dio persone che come la signora Dorella (lei assurta alla cronaca in quanto famosa… ma ce ne sono migliaia in Italia come Lei) si sacrificano anni per avere un figlio e debbono trovarlo all’estero perché nel nostro paese per schifosi interessi di bottega le adozioni vengono date con il contagocce. Ma è possibile, che ciò avvenga in uno stato come il nostro che si vanta di essere democratico e civile!!! In uno stato che abbiamo come vicino di casa un Papa che ha spesso parole accorate per la famiglia e per i bambini? E’ una vergogna. Questa è una ragione (fra le tante) in più per andare avanti, ma quante lotte e quanti anni dovranno passare ancora per ottenere un diritto negato!!!!

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Assicurata Cremona, 9 Aprile ‘96 Al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro Roma

Oggetto: Appello pro orfani con invio scheda elettorale elezioni politiche 21 Aprile 1996 Illustre Signor Presidente, la presente per comunicarLe che nella mia modesta, ma onesta e non ipocrita veste di cittadino, ho deciso di non andare a votare il 21 Aprile. Signor Presidente non è per mancanza di rispetto nei Suoi confronti, ma questo nostro Stato , che Lei rappresenta, non è uno stato di diritto. Per esempio l’Art. 1 si dovrebbe rettificare totalmente come segue: L’Italia è una repubblica fondata sulle segreterie dei partiti che sono nient’altro che dei comitati d’affari, subordinati a Lobbies, corporazioni e sindacati. Caro Presidente, questo puzzolente minestrone ha creato in questi anni un passato di corruzione a tutto campo. Non le starò ad elen-

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care tutte le nefandezze e le furbizie di cui si nutre il sistema, (consociativismo, tangentopoli, affittopoli, invalidopoli, garantopoli, culturopoli, docentopoli, universitopoli, sanitopoli, Amnistopoli, Condonopoli, massmediopoli, tvtopoli e bambinopoli che tra l’altro deve ancora scoppiare. Lei dovrebbe leggere un quotidiano (qualsiasi)di 30.20.10 anni fa per riscontrare la drammatica attualità ma soprattutto la perpetuazione di numerosi recenti scandali. Oggi viviamo in pieno far-west e chi rispetta le legge, viene emarginato, additato, chi è onesto è considerato dal regime un diverso, una scheggia impazzita da liquidare. Il business ormai non guarda più in faccia nessuno e nemmeno i bambini vengono risparmiati. Nelle specifico caso mi riferisco alle migliaia di orfani, che per taluni mercanti di questo nostro pseudo stato di diritto essi sono soltanto della Merce. La merce (non classificata in quanto non censita) marcisce in miriadi di orfanatrofi, ora li chiamano istituti, case famiglia, di accoglienza. È un mondo variegato, un mondo che si avvale del supporto di una legge obsoleta la 184 del 1983 tra l’altro inapplicata. Signor Presidente questo nostro Stato non ha i requisiti morali e civili per chiamarsi uno stato di diritto e questo non perché ci sono cittadini considerati di serie A e B ma perché ci sono cittadini non classificati. Attualmente non sappiamo quanti bambini marciscono nei vari istituti…. Però lo stato che non controlla, spende all’anno circa 2.400 miliardi che distribuisce ai vari gestori di questi orfanotrofi…soldi pubblici naturalmente. Soldi buttati per mantenere apparati che non producono nulla. Quei 2.400 miliardi lo stato li dovrebbe invece investire per aiutare (dando buoni alimentari) le famiglie economicamente indigenti, che per la loro indigenza, sempre questo stato, strappa i figli per poi affidarli ai soliti istituti. Così lo stato oltre a frantumare una famiglia condanna ad una separazione traumatica genitori e figli, dove la loro unica colpa è di essere poveri. E tutto si consuma alla faccia dell’asistenzialismo di regime basato sulla lottizzazione e sullo spreco di denaro pubblico. Come vede signor Presidente, non ho scelto la comoda strada del silenzio, anzi è da mesi ormai chi mi batto per questa giusta e legittima causa. Per sensibilizzare l’opinione pubblica (contando solo sulle mie forze e sulle mie carenti disponibilità economiche) ho raccolto su un quaderno (che ho chiamato quaderno della speranza) mille firme di cittadini, passanti. I sottoscrittori hanno firmato per sollecitare i parlamentari a discutere con rito d’urgenza le proposte di legge inerenti la sburocratizzazione delle procedure relative alle adozioni di minori nel nostro paese. Il 10 febbraio ho inviato il quaderno al Presidente della camera dei Deputati On.le Pivetti con preghiera di intervenire presso le commissioni parlamentari per sollecitare la discussione sulle relative proposte di legge in materia di adozione. E’ una gioia che dopo tanta omertà e latitanza, qualcuno si sta muovendo e non posso non citare per esempio l’intervento autorevole del Cardinale Tonini che in una recente intervista ad un quotidiano nazionale ad una domanda sul problema delle adozioni, ha risposto convinto, che piuttosto che l’orfanatrofio è meglio il single. Il cardinale coraggiosamente ha preso una posizione decisamente lontana da quella tradizionale della cultura cattolica-cristiana… ma si sa che Gesù fu adottato e gli è andata bene in quanto non c’era ancora la 184. Signor Presidente in Parlamento come saprà, ci sono due proposte di legge, che se discusse e deliberate urgentemente, apriranno una volta per tutte le porte di tutti gli orfanatrofi, ma memore del fatto che ci sono voluti più di 14 anni per approvare la legge sullo stupro, mi rivolgo a Lei per chiedere alla S.V. DI INTERVENIRE appena sarà insediato il nuovo Parlamento per sollecitare i Parlamentari a discutere con carattere d’urgenza le summenzionate proposte di legge. Per quanto riguarda i Laeder Politici, è riprovevole (e mi fermo qui..) che nessuno di loro si sia degnato (pur essendo al corrente della gravità della situazione) di spendere una sola parola a favore di questi cittadini che per questo Stato sono inesistenti. E’ anche per questo che qui Le allego la mia scheda elettorale, io non posso votare il nulla. In nome e per conto della squallida realtà in cui sottostà il nostro Paese e in osservanza del par condicio, il sottoscritto Gabriele Cervi, rigetta la propria scheda elettorale in quanto non sussistono più elementi di fiducia per poter dare in questa prossima legislatura il mio voto a chicchessia. Voglio altresì far presente, Signor Presidente, che il mio gesto non vuole essere contro le istituzioni, che ho sempre servito con onestà e fedeltà, ma non posso farmi prendere per il sedere (mi scusi il termine non nobile) per l’ennesima volta da chi ignobilmente si sciacqua la bocca ipocritamente parlando di cultura della famiglia, della solidarietà, della fede ecc. Quando riceverà questa mia lettera aperta, la Santa Pasqua sarà già da alcuni giorni passata, ma anche se pur in ritardo mi preme

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inviarLe i miei più sentiti auguri, ma soprattutto, mi preme fare gli auguri a Sua figlia e ai figli dei Leader Politici in quanto non è giusto che le colpe o le mancanze dei padri debbano ricadere sui propri figli Cordiali saluti. Cervi Gabriele

R Al Direttore del quotidiano La Repubblica Eugenio Scalfari Egregio Dott. Scalfari, alla presente le allego la lettera aperta che ho inviato al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro relativo al business delle adozioni. Nella speranza che possa pubblicarla mi è gradita l’occasione per porgerLe cordiali saluti. Gabriele Cervi

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Cremona, 10 Aprile 1996 Egregio Dr. Maurizio Costanzo Canale 5 Roma

Illustre Dott. Costanzo, per conoscenza con la presente le invio copia della lettera aperta che ho trasmesso al Presidente della Repubblica Sen. Salfaro. Nella mia veste di libero cittadino ho promosso tale iniziativa in quanto ritengo ciò un atto dovuto e come tale spero possa far riflettere chi di dovere. Cordiali saluti. Gabriele Cervi

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RISPOSTE L a Repubblica Roma, 15 maggio 1996 Egregio Signor Cervi, sono spiacente ma noi non pubblichiamo lettere aperte. La ringrazio di avermi scritto e la saluto con viva cordialità Eugenio Scalfari

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Cremona, 18 Giugno 1996 Egr. Dott. Scalfari Eugenio Direttore quotidiano “La Repubblica” Roma

Egregio Dott. Scalfari, ho ricevuto il suo cortese riscontro e sono io che la ringrazio, almeno Lei ha avuto la cortesia di rispondermi. (…) Cordiali saluti. Gabriele Cervi

R Raccomandata Prefettura di Cremona Lì, 13 aprile 1996 Al Sig. Cervi Gabriele Cremona Oggetto: Restituzione certificato elettorale. Per incarico del Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, si restituisce il certificato elettorale inviato dalla S.V. al predetto ufficio con lettera del 9 Aprile 1996 D’Ordine del Prefetto Il Capo di Gabinetto ( Panico )

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Segretariato Generale Della Presidenza della Repubblica Servizio affari generali Divisione solidarietà sociale Roma, 17 Aprile 1996 Egregio Signor Cervi, in relazione all’istanza da Lei indirizzata al Presidente della Repubblica, desidero informarLa che su quanto in essa prospettato questi Uffici hanno provveduto ad interessare i competenti Organi di Governo. Nell’auspicio che in quella sede possano essere sollecitamente promosse le iniziative idonee a dare risposta alle Sue attese, mi è gradita l’occasione per inviarLe i più cordiali saluti. IL REGGENTE DELLA DIVISIONE ( Dott. Giampiero CONRADO ) CAMERA DEI DEPUTATI Roma, 7 Maggio 1996 Gentile Sig. Cervi, La ringrazio della lettera. Le assicuro che continuerò a battermi perché venga approvata la legge sulle adozioni che Lei auspica. Cordialmente. Giovanna Meandri

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Cremona, 18 Giugno 1996 Egr. On. Giovanna Meandri Camera Dei Deputati Roma

Gentile On.le Meandri, Ho ricevuto con immensa gioia il Suo cortese scritto. Oltre alla Sua Lettera ho ricevuto una comunicazione da parte del Presidente della Repubblica Sen. Scalfaro, che tramite il segretario generale della presidenza ha provveduto a interessare i competenti Organi di Governo riguardante la mia istanza sulle adozioni con relativo Business. (…..) Troppo male si è già fatto, troppi destini sono stati forgiati nel nulla, troppi bambini ora uomini sono cresciuti soli, perché questo nostro stato li ha considerati come merce. Li aiuti, Lei può farlo. (….) Con sincero affetto e stima Grazie. Gabriele Cervi

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ADOZIONI PIÙ FACILI Finalmente una buona notizia. Da pochi giorni è stata presentata alla Camera una proposta di legge relativa alle adozioni. Nel testo c’è di tutto: dalla abolizione dei limiti di età per i nuovi genitori ai servizi sociali qualificati, tempi rapidi per la conclusione di tutta la procedura burocratica, servizi di sostegno e preparazione pre e post adozione, istituzione di un difensore civico e di una autorità centrale per l’affidamento e l’adozione, attesa adottiva equiparata a quella biologica: vuol dire che nove mesi dopo aver presentato domanda di adozione si avrà diritto ad avere una risposta, positiva o negativa che sia, adozioni per i single. Prima firmataria è L’onorevole Giovanna Melandri del Pds. La proposta di legge se passerà porterà una rivoluzione in questo settore, ma bisogna puntare sulla chiusura di questi inutili istituti. Il giro di soldi è enorme e le leggi se pur ottime, spesso nel nostro bel paese sono inapplicate per mancanza di un endemico controllo. Le corporazioni e le lobbies sono potentissime, oltre a questo non è da sottovalutare il fattore tempo. Quanti anni dovranno passare prima che venga discussa, emendata e alla fine deliberata tale proposta di legge ???

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Cremona, 5 maggio 1996 Alla cortese attenzione di RENATO ZERO

Caro Renato, con la presente mi pregio allegare per conoscenza, una copia del mio quaderno della speranza. Devi sapere che fra i tanti problemi che assillano il nostro paese (….) uno per la sua inciviltà, la sua immoralità, ci pone a livello di una paese da terzo mondo. In questo paese come è noto, lo stato di diritto non esiste e le fasce più deboli sono quelle più esposte a qualsiasi arbitrio, nel nostro specifico caso l’arbitrio si consuma su innocenti bambini orfani. Chi scrive è un ex orfano, che ha conosciuto sulla propria pelle cosa voglia dire vivere anzi sopravvivere, dimenticato da tutti in uno squallido e freddo istituto. Ma nonostante la mia iniziale sfortuna, ebbi, a tre anni la fortuna di essere adottato. Nonostante ciò però, il trauma dell’abbandono aveva già inficiato i miei primi anni di vita fino a raggiungere l’adolescenza. Non è stato facile convivere con l’angoscia, con la insicurezza, con i più stupidi complessi, con una marcata sensibilità e timidezza, ma soprattutto non è stato facile apprendere. (…) Ho pensato a te, perché le tue canzoni mi hanno aiutato a ritrovare me stesso nei momenti più cupi della mia esistenza. Ho pensato a te inoltre perché tu sei una persona estremamente sensibile, buona d’animo, perché sei vera, sai amare, ma soprattutto perché non ti sei mai schierato con i potenti di turno. (…) Tu per loro puoi fare molto, parla di loro nei tuoi concerti, nelle tue interviste e vedrai che gli orfanatrofi si svuoteranno. La lotta è contro il tempo perché più tempo passa e più bambini cresceranno con la morte dentro. Ciao Renato. PS: auguri per Fonopoli. ( n.d.r.: Lettera consegnata a mano in data odierna al Teatro Ponchielli (dove Renato si esibiva) ad un addetto della organizzazione che mi ha garantito che l’avrebbe consegnata a R. Zero. Da allora sto aspettando una risposta…. Ma poi più volte in questi anni mi sono chiesto…sarà stata effettivamente consegnata???).

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Cremona, 27 luglio 1996 Al Presidente del consiglio dei ministri On. Romano Prodi Roma Oggetto: come risparmiare 2.400 miliardi… Egregio signor Presidente del Consiglio, le scrivo per proporle un affare. Attualmente lo stato italiano distribuisce a miriadi di istituti circa 2400 miliardi per il sostentamento di circa 50.000 orfani e non, ricoverati nei medesimi da giudici tutelari in mancanze di valide alternative. Mi sono chiesto più volte perché lo stato debba sperperare 2400 miliardi quando è da anni che in parlamento ammuffiscono proposte di legge (tre: Melandri Pds Guidi Fi, Mussolini An) che se approvate con rito d’urgenza consentirebbero a migliaia di bambini l’opportunità di dare e avere amore e nel contempo lo stato che credo che non goda economicamente di ottima salute potrebbe risparmiare migliaia di miliardi. Signor Presidente basterebbe un po’ di buona volontà, ma soprattutto è un dovere che i rappresentanti di questo nostro stato di diritto, di cui lei degnamente è uno dei massimi laeder, non può non farsi carico. Una parte dei miliardi risparmiati si potrebbero investire per dare un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà per esempio: Assegnando a loro buoni per generi alimentari, di vestiario, per la scuola ecc. Ma soprattutto servirebbero anche per realizzare programmi per sensibilizzare l’affido. È di questi giorni la felice sentenza della corte costituzionale che dichiara che se è utile al bambino il limite dei 40 anni può essere superato. Non vorrei signor presidente usare la parola business ma purtroppo è con amarezza che debbo dire che anche qui esiste una Lobbies che a tutt’oggi non ha permesso e che non permetterà facilmente al Parlamento di legiferare in materia di adozioni. È’ per questo motivo che il 9 aprile c.a. avevo inviato una lettera al Presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro (che qui le allego con relativa gradita risposta) nella quale rigettavo la mia personale scheda elettorale in quanto non ritenevo sussistessero (allora) elementi di fiducia per dare il mio voto a chicchessia. Ora umilmente mi rivolgo a lei, perché so che Lei è una brava persona. Caro presidente il nostro paese non ha bisogno di leader carismatici, ma abbiamo bisogno di leader onesti, veri (…) Le auguro una meritata vacanza, ma si ricordi quando ritornerà a Palazzo di questi 50 mila bambini, che nonostante ci siano più di 20mila domande di adozioni all’anno marciscono negli istituti e non riescono a spiccare il volo. (…) Cordialmente, Cervi Gabriele

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Raccomandata personale Cremona, 12 Dicembre 1996 Illustre Ministro alla solidarietà Affari Sociali On. Livia Turco Via Barberini, 47 00187 Roma Illustre Ministro, alla presente allego un carteggio cartaceo relativo a delle personali azioni, e prese di posizione rigurdanti il Business degli orfanatrofi. Purtroppo è dal 27 luglio ’96 (vedasi lettera al presidente del consiglio dei ministri On. Romano Prodi) che per gravi problemi non ho più potuto interessarmi a loro. I problemi purtroppo ancora sussistono e non mi permettono di dedicare tempo e energie per questa sacrosanta giusta e legittima più che umana causa. È per questo motivo che Le mando quel poco che ho fatto, perché sono convinto che Lei riuscirà a risolvere molto presto questo endemico flagello!! Sappia che io non ho bisogno di avere una Sua risposta, perché so che Lei la risposta la darà nelle sedi opportune. Grazie di cuore, anche perché sono convinto che grazie a Lei questo sarà l’ultimo Santo Natale che molti bambini passeranno negli istituti. Mi è gradita l’occasione per fare a Lei e alla sua famiglia tanti Auguri di Buon Natale. Gabriele Cervi

R DICHIARAZIONE DELL’On. LIVIA TURCO Roma, Martedi 28 Maggio 1996 La via per risolvere i problemi dei 40.000 bambini che si trovano attualmente negli istituti non è soltanto quella della adozione da parte dei single, rispetto alla quale non ho nulla in contrario, ma piuttosto il sostegno ai nuclei familiari cui problemi portano poi al ricovero dei figli negli istituti. E’ questa la posizione espressa dal ministro per la Solidarietà Sociale Livia turco che in un incontro a Napoli ha anche auspicato una flessibilità dell’orario di lavoro che consenta a padri e madri di ridurre le prestazioni in momenti particolari della propria vita, come i primi anni di vita dei figli.

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1997 TESTIMONIANZE (ROBERT SCHUMAN - LIVIA TURCO) MAI PIU’ ISTITUTI DEI BAMBINI INFANZIA ABBANDONATA, LA PIU’ POTENTE CENTRALE CATTOLICA DEL VOLONTARIATO LANCIA LA PROPOSTA. L’On. Livia Turco: “ Sono d’accordo! “ Roma - Non esistono gli angeli, dice dal palco l’eretico don Vinicio Albanesi. E così il presidente della più potente centrale cattolica di associazione per il volontariato, quel CNCA in cui convergono 208 realtà, lancia la sua sfida al mondo, cattolico, degli istituti in cui sono ospitati 37.000 minori abbandonati. Il titolo del convegno non potrebbe parlare più chiaro: “Istituti mai più”. Accanto a don Albanesi ci sono il ministro della Solidarietà sociale Livia Turco, il Presidente della Regione Lazio Piero Badaloni, il Presidente del Tribunale dei minori del Lazio Luigi Fadiga. “ Istituti mai più ” vuol dire che bisogna smetterla di rinchiudere tra quattro mura, come avviene da sempre, i bambini e i ragazzi che le famiglie non possono mantenere. Che è “immorale”, e per il presidente Fadiga in buona parte anche “illegale”, prendere spunto dalle difficoltà economiche dei genitori per strapparli alla loro casa e il più delle volte ai loro affetti, come fa notare Stefano ricci per il Gruppo Minori del Coordinamento Nazionale delle Comunità d’Accoglienza (CNCA). Immorale, illegale e anche antieconomico. Perché uno studio del Coordinamento dimostra che se si togliessero mille bambini dagli istituti e li si assegnasse alle famiglie di origine o a quelle affidatarie (con adeguati sussidi, naturalmente), lo Stato potrebbe risparmiare la bellezza di 14 miliardi all’anno. Si può facilmente calcolare il risparmio per le casse pubbliche se invece di mille fossero assegnati fuori dagli istituti diecimila o ventimila bambini. Certo, non si può pensare di chiudere gli istituti e limitarsi a lasciare allo sbando migliaia di minori e di nuclei familiari che comunque hanno bisogno di aiuto. Una strada potrebbe essere quella delle case-famiglia, minicellule sociali che superino l’apartheid dal contesto circostante che è una caratteristica degli attuali istituti. Livia Turco è d’accordo e quando interviene lancia un sasso nello stagno: è questo dice, il vero Stato sociale. Ma molti si guardano bene dal far prevalere quella che dovrebbe essere una linea forte di questo dibattito, la linea di fondo: e cioè che lo Stato sociale si realizza a partire dall’attenzione che uno Stato riserva alla famiglia. Invece, commenta polemicamente, tutti parlano solo di pensioni e di sanità; E il risultato è che la politica sociale dello Stato Italiano è ancora disciplinata dalle legge Crispi del 1890, con “una giungla” di leggi e regolamenti che cambiano da regione a regione. Durissimo è Luigi Fadiga, che parla apertamente di “allontanamenti allegri” dalle famiglie. Sono come un piano inclinato, è difficile resistervi. Per chi li gestisce sono comodi, facili, rapidi, poco costosi, e in più danno l’impressione di avere risolto un problema. E invece i risultati sono drammatici. In molti casi si perdono addirittura le tracce dei bambini richiusi in istituto. Spesso siamo di fronte a vere “deportazioni assistenziali”. Dal quotidiano La Repubblica del 26 giugno 1997

TESTIMONIANZE (SONO UN FALLITO, MI LASCIO MORIRE) “Sono un fallito, un ragazzo vegetale e senza più voglia di vivere, senza più stimoli, senza più un sorriso che facevo con la mia nonna che spero di raggiungere in paradiso dove potrò stare più tranquillo, sereno con lei “. E’ l’ultimo grido di Rosario Conti vent’anni, napoletano, senza più nessuno al mondo. Da oggi ha deciso di iniziare lo sciopero della fame e della sete - a oltranza -. Ha scritto un ultimo disperato appello ai giornali e poi si è chiuso nella sua stanza nel minuscolo appartamento alla Casa dello studente di Grosseto, dove è arrivato passando da un istituto all’altro. Rosario non cerca neanche lavoro, semplicemente vuole un po’ di calore, chiede una famiglia della quale non può più fare a meno. I suoi vent’anni di vita sono stati un calvario: la madre lo ha abbandonato alla nascita, il padre è morto poco dopo, la nonna, con cui ha vissuto fino a 11 anni, è spirata tenendolo fra le braccia. Poco più di un bambino si è trovato in un

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istituto dove dice ho vissuto bruttissime esperienze. Orgogliosamente rivendica il fatto di non essere mai caduto in tentazione, di non essere finito nel mondo della delinquenza e della droga che tanto da vicino lo ha più volte sfiorato. Rosario ha cercato di reagire anche quando è finita nel peggiore dei modi la convivenza grossetana con una famiglia che qualche anno fa lo ha raccolto. A giugno il giovane ha finito il terzo anno dell’Istituto Professionale per il commercio di Grosseto dove, riuniti in una piccola classe, sono tutti gli amici che il giovane ha al mondo. A lungo la sua speranza è stata quella di poter trovare una nuova famiglia, qualcuno con cui dividere la sua esistenza. “ So dice che è una richiesta difficile da esaudire ma non posso rinunciare a un minimo di affetto. Mi basterebbe anche una comunità “. Prima dell’ultimo appello, dell’annuncio dello sciopero della fame, Rosario ha urlato il suo dolore al Presidente della Repubblica, al ministro degli affari sociali: Alle sue struggenti lettere i palazzi Romani hanno risposto con belle parole, piene di partecipazione e di affetto. A esse però non sono seguiti fatti concreti e la situazione del ragazzo si è ogni giorno più aggravata. Rosario è stato ospite anche al Costanzo show. Dopo la trasmissione è tornato a Grosseto pieno di speranze. Immancabilmente però anche questa volta, alla sua attenzione, ha fatto seguito solo una grande delusione. Malgrado le legittime preoccupazioni di chi lo conosce e nonostante la disperazione che si legge nelle righe dell’ultimo appello, Rosario conserva la voglia di vivere per la quale fin da bambino continua una disperata battaglia. Più terribile dell’annuncio delle sciopero è infatti il passo finale della sua lettera: “…Ormai il dolore mi ha portato all’esasperazione, confido che mi diate la possibilità di lanciare un ultimo, spero non inutile grido di dolore…” Da “Il Giornale” 3 settembre 1997

TESTIMONIANZE “QUI E’ TUTTO DA RIFARE“ BAMBINI, IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DEI MINORI DI ROMA PARLA DI UNA RIFORMA NECESSARIA E ANCORA LONTANA. LUIGI FADIGA, NON HA PELI SULLA LINGUA: “IL GOVERNO DEVE CAMBIARE REGOLE ANCORA BASATE SU UN REGIO DECRETO DEL 1934”. La giustizia minorile si fonda oggi sull’incompetenza e produce disastri. Anche il piano infanzia della ministra Turco dimentica questo tema. Non si tratta di aiutare i tribunali dei minori ma di rifarli. E’ stupefacente che nel programma dell’Ulivo non ci sia una riga su tutto questo. È stupefacente ed anche preoccupante che nella riforma della giustizia che il ministro sta per varare non ci sia un riferimento a questo argomento. Luigi Fadiga, presidente del Tribunale dei minori di Roma, c’era andato giù duro, nei giorni scorsi intervenendo al convegno dell’associazione Papa Giovanni XXIII su adozione e affido, in qualità di presidente dei giudici minorili italiani. Non ha cambiato idea, anche se tiene a precisare che il recente Piano dell’infanzia varato dal ministro Turco, è “un traguardo estremamente positivo, impensabile fino a due anni fa, tanto che l’Onu bocciò l’Italia per quanto riguarda l’applicazione della convenzione sui diritti dell’infanzia”. Ma il versante giudiziario della protezione dei minori deve essere “urgentemente riconosciuto” e i giudici minorili sono intenzionati “a tirare per la giacca” chi ha il dovere di farlo. “…Operiamo sulla base di un regio decreto del 1934 - ricorda Fadiga - e ci occupiamo dei bambini degli anni ’90 con una struttura giudiziaria pensata sessantatré anni fa…”. I guasti ricorda il giudice, non emergono perché i bambini non hanno rappresentanza politica, né la forza di protestare. Il risultato? Una giustizia “impossibile”. “… Abbiamo un tribunale soltanto in ogni distretto di Corte d’appello - spiega il Presidente - vale a dire più o meno uno per regione”. Ma anche una giustizia “ingiusta”. Il figlio di una coppia “di fatto” che si separi - ricorda Fadiga - viene affidato dal Tribunale dei minori, ma il giudice non può entrare negli aspetti economici della vicenda. Quando il genitore affidatario, solitamente la madre (e quindi la parte economicamente debole), chiede gli alimenti non possiamo far altro che consigliare la via di una causa civile. L’affidamento del figlio di una coppia sposata è disposto dal tribunale civile, dove comunque i giudici non hanno alcuna specializzazione per quello che riguarda i minori e le loro problematiche. “In questi tribunali, le cause di divorzio sono affidate generalmente alla prima sezione - osserva Fadiga - quella che si occupa di successioni, di cause patrimoniali assai complesse, spesso riguardanti la pubblica amministrazione e così via. Con il risultato che l’attenzione di questi giudici viene naturalmente richiamata da questioni urgenti, da

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problematiche economiche, piuttosto che dalla delicatezza di questioni come l’affidamento dei minori”. Una giustizia “scordinata”: nel caso degli abusi sui minori, al tribunale si affianca l’intervento della procura ordinaria per il reato commesso dall’adulto: <Un intreccio che nessuna legge regola> commenta il presidente. Una giustizia che talvolta rischia di essere “incompetente” per i giudici minorili non è infatti prevista una preparazione specifica (psicologica, sociologica ecc.) in tema d’infanzia. Una formazione particolare è indispensabile - riconosce. “Oggi, una specializzazione è richiesta sola ai presidenti di tribunale e di procura. La carriera procede per anzianità, per cui un giudice civile può chiedere di diventare giudice minorile senza essere obbligato ad avere conoscenze specialistiche nel campo dell’infanzia”. Già, se come a capo della procura antimafia arrivasse un giudice tutelare. Ma non sarà venuto il momento di istituire il tribunale unico della famiglia?. “Se ne parla da quasi trent’anni ormai. Ed è un’ipotesi che suscita reazioni contrapposte - risponde Fadiga - Personalmente sarei favorevole, ci sono all’estero esperienze positive. Ma potremmo fare qualcosa, da subito, anche in Italia, ad esempio istituendo, in tutti i tribunali civili, una sezione dedicata a questi problemi. Come ha fatto, da tempo e con successo, la Procura di Milano.

PER NON DIMENTICARE… ISTITUTO DI CATANIA Il 22 dicembre 1966 i carabinieri di… segnalavano alla locale pretura: “…molti bambini indigenti ricoverati presso l’istituto…. Sono in preda ai pidocchi… e costretti a vivere in locali igienicamente malsani… non vengono sufficientemente alimentati e dormono in camerate non riscaldate le cui finestre sono prive in parte di vetri”. Nel locale vi è una fortissima umidità, fetore nauseabondo e, nonostante il cappotto, si soffre il freddo… Vi sono otto gabinetti per i ragazzi e due gabinetti chiusi per le sorveglianti. I gabinetti per i ragazzi sono alla turca e sono pieni d’escrementi. I gabinetti delle insegnanti, chiusi a chiave, vengono fatti aprire. Sono limpidi puliti e profumati e con i vasi coperti con apposite chiusure di legno. Sul muro posteriore dei gabinetti vi sono delle grate senza vetri.. dentro sei latrine alla turca. Nelle latrine vi sono i tubi e le cassette di scarico dell’acqua, ma i tubi sono staccati e non vi è acqua. In classe, mentre la maestra impartisce le lezioni, vi sono trenta bambini… Tutti hanno la faccia sporca. L’aula è priva di qualsiasi sussidio didattico, alla sinistra di un tavolo che fa da cattedra vi è un pezzo di lavagna, circa tre quarti di una vera lavagna, tutta rotta. La relazione concludeva: Trattasi di un complesso che offre uno spettacolo deplorevole, indegno di un vivere civile. Dei bambini che avrebbero dovuto trovarvi conforto assistenza e benessere, che avrebbero dovuto trovare calore umano che facesse loro dimenticare la lontananza delle persone care, dalle quali si sono dovuti separare per bisogno e per miseria, vivono invece in un ambiente sporco e insalubre, essi stessi sporchi e laceri.

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Cremona, 18 Settembre 1997 Al Mediatore Europeo Robert Schuman Strasburgo OGGETTO: Istanza per presunte irregolarità sulla gestione degli orfanatrofi in Italia. Il sottoscritto Gabriele Cervi, cittadino Italiano con la presente intende fare formale istanza alla Vostra Istituzione (Mediatore Europeo) per mettere a vostra conoscenza la situazione relativa al presunto business che vede coinvolti alcuni istituti italiani (orfanatrofi preposti al ricovero di bambini abbandonati dai propri genitori). In supporto a tale mia richiesta alla presente allego (….) dove si denuncia il Business e le varie speculazioni inerenti l’iter burocratico delle pratiche di adozione nel mio paese, tra cui spiccano fra l’altro il non censimento a livello nazionale di predetti istituti e il flagello delle deportazioni assistenziali. Nella speranza che possiate (con gli elementi probatori che qui vi allego vedasi (….) attivare una indagine conoscitiva allertando nel contempo la stessa comunità Europea. Vi ringrazio per ciò che potrete fare e fiducioso in un Vostro cortese riscontro scritto, mi è gradita l’occasione per porgervi i miei più cordiali saluti. Gabriele Cervi RISPOSTA Strasburgo, 17 ottobre 1997 Egregio Signore, Rispondo alla Sua lettera del 18 settembre 1997, nella quale Lei denuncia la situazione di alcuni orfanatrofi italiani e le varie speculazioni inerenti l’iter burocratico delle pratiche di adozione. Il trattato che istituisce la Comunità Europea e lo Statuto del Mediatore Europeo stabiliscono precise condizioni quanto alla ricevibilità di una denuncia. Il Mediatore può avviare un’indagine solo se tali condizioni sono soddisfatte. Da un attento esame della Sua denuncia risulta che essa non soddisfa tale condizione, in quanto non riguarda l’operato di un’istituzione o di un organo comunitario. Sono pertanto spiacente di doverLa informare che non sono abilitato a trattare la Sua denuncia. A Livello europeo, comunque, mi permetto di suggerirLe di rivolgersi al Consiglio d’Europa, affinché il problema sociale da Lei esposto possa trovare validi interlocutori. Le allego pertanto un opuscolo informativo in merito. Voglia gradire i miei migliori saluti. Jacob SODERMAN

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INFORMATIVA EUROPEA Cremona, 3 novembre 1997 SPETT.LE CONSIGLIO D’EUROPA FRANCIA Il sottoscritto Gabriele Cervi, cittadino italiano ed ex fruitore dei sottocitati istituti con la presente intende fare formale istanza al Consiglio Europeo per mettere a Vostra conoscenza la situazione relativa al presunto business che vede coinvolti a tutt’oggi alcuni istituti italiani (orfanatrofi) preposti al ricovero di bambini abbandonati dai propri genitori. In supporto a tale mia richiesta, alla presente allego (…..) speculazioni inerenti l’iter burocratico delle pratiche di adozione nel mio paese tra cui spiccano fra l’altro il non censimento a livello nazionale dei bambini ricoverati negli istituti e il flagello delle deportazioni assistenziali. Nella speranza che possiate attivare una indagine conoscitiva nella vostra veste di garanti dei diritti dell’uomo per la tutela degli indifesi, Vi ringrazio per ciò che potrete fare e fiducioso in un Vostro cortese riscontro scritto, mi è gradita l’occasione per porgerVi i miei più cordiali saluti. Cervi Gabriele RISPOSTA Strasburgo, lì 27 novembre 1997 Gentile Signor, Cervi Accuso ricevuta della Sua del 3 novembre 1997. In risposta, la informo che la Commissione europea dei diritti dell’Uomo non è competente ad intervenire come da Lei auspicato. Ai sensi dell’articolo 19 della Convenzione, il compito della Commissione si limita a controllare il rispetto dei diritti garantiti dalla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, di cui Le invio, per informazione, una copia assieme alle avvertenze per coloro che desiderano rivolgersi alla Commissione. Distinti saluti. Per il Segretario della Commissione Europea dei Diritti dell’ Uomo Sergio Sansotta

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TESTIMONIANZE BIMBI E DIRITTI DI CARTA - CONVENZIONE O.N.U. A OTTO ANNI DALL’APPLICAZIONE DELLA CONVENZIONE IL BILANCIO AMARO DI ERNESTO CAFFO. Convenzione Onu otto anni dopo. Il bilancio del professor Ernesto Caffo, fondatore di Telefono Azzurro, è amaro. <La storia della convenzione la dice lunga sull’impegno del nostro Paese>. Ricorda dal suo quartiere generale bolognese. Approvata nell’89, La Convenzione è stata ratificata dall’Italia solo nel ’91 e il primo rapporto alle Nazioni Unite l’abbiamo presentato solo tre anni più tardi. Meritandoci severe critiche dalla Commissione di Ginevra - ricorda Caffo - che lo rinviò al mittente per le dovute correzioni. In pratica la Convenzione è rimasta lettera morta; l’unica eccezione, la creazione dell’Osservatorio per l’infanzia. C’è il problema del lavoro minorile: nessuno cura l’inserimento di questi minori nella nostra società, mentre quelli più fortunati - osserva Caffo - finiscono in istituti, dove restano per periodi troppo lunghi. Già, l’istituzionalizzazione: un altro insulto al diritto dei più piccoli. Gli istituti, per Caffo, dovrebbero essere: “centri di temporanea accoglienza, secondo gli standard europei, non strutture assistenziali dove prevale la logica della retta, in cui c’è interesse a tenere i bambini per finanziamenti che rappresentano”. Dal settimanale Vita del 28 novembre 1997

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MIE PERSONALI PROPOSTE RELATIVE ALLA RIFORMA DELLE ADOZIONI A LIVIA TURCO Cremona, 15 Dicembre 1997 Alla c.a. del Ministro per la solidarietà sociale On. Livia Turco Roma Oggetto: invio proposte adozioni, affido, handicap, ragazze madri, pedofilia per l’emanazione di un decreto legge per abolire gli istituti. Illustre Ministro Turco, con la presente Le invio alcune semplici proposte che riguardano il non ancora purtroppo risolto problema delle adozioni nel nostro paese. Il suo piano dell’infanzia è per certi aspetti rivoluzionario, soprattutto se si pensa che nel 1995 l’Onu bocciò il nostro Belpaese per quanto riguarda l’applicazione della convenzione sui diritti dell’infanzia. Il suo piano però me lo consenta è monco, in quanto manca di una priorità assoluta!! L’abolizione degli istituti medesimi. Solo se Lei avrà la forza e il coraggio di presentare un decreto legge al Consiglio dei Ministri che abolisca questi vuoti costosi e inutili contenitori, si potrà veramente sconfiggere il business miliardario che sono il vero aut per far decollare le Adozioni. Non è certamente utopia pensare di dare la possibilità a tanti sfortunati bambini un futuro che li veda finalmente soggetti attivi del proprio destino e non più passivi come purtroppo oggi sono. Nella speranza che questa mia non venga cestinata, mi è gradita l’occasione per porgere a Lei e alla Sua famiglia i miei più sentiti auguri di buon feste. Cervi Gabriele (Queste sono le mie proposte per l’infanzia abbandonata inviate al ministro Livia Turco)

ADOZI0NI – AFFIDO – HANDICAP - RAGAZZE MADRI - PEDOFILIA PROPOSTE PER UN DECRETO LEGGE PER ABOLIRE GLI ISTITUTI 1) GLI ISTITUTI Negli istituti i bambini sono considerati dei soggetti passivi. Tutto viene programmato. Questi istituti o strutture di tipo familiare che di familiare hanno solo il nome non sono in grado di dare amore, di dare affetto. L’istituto sia esso anche piccolo, non potrà mai prendere il posto della famiglia. Il diritto di ogni bambino è di avere una famiglia e non il contrario. Lo stato negando questo diritto è da ritenersi uno stato incivile. PROMEMORIA A) Attualmente su 40mila bambini richiusi in istituto, ci sono più di 60mila domande di adozione all’anno. B) Lo stato per il loro mantenimento spende all’anno circa 2400 miliardi, 200 miliardi al mese. In media dai 4 ai 6 milioni per bambino C) A livello nazionale non è mai stato fatto un vero e proprio censimento, da qui si può dedurre che i soldi pubblici erogati a tutt’oggi siano dati senza un dovuto e legittimo controllo 2) IL BUSINESS DEGLI ISTITUTI È comprovato che molti istituti, grazie ai miliardi pubblici e a coperture politiche sono riusciti a costruire megastrutture, con l’assunzione di personale. E’ logico quindi che le strutture che dovrebbero avere lo scopo di far tornare i piccoli in famiglia tendono a tener-

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seli per riscuotere i contributi pubblici. Questa speculazione potrebbe essere evitata con l’affido. 3) L’AFFIDO Alcuni bambini parcheggiati in istituto, non sono dichiarati adottabili dal tribunale dei minori perché non sono in stato di completo abbandono. In genere sono bambini privi di una assistenza familiare: figli di tossicodipendenti, psicologicamente instabili, senza reddito. Per questi minori l’unica alternativa all’istituto è l’affidamento temporaneo ad una famiglia disponibile. 4) ORFANI DISABILI Se per gli orfanelli “normali” è difficile essere adottati, per i soggetti disabili è quasi impossibile. Dico quasi, perché alcune coraggiose famiglie hanno adottato alcuni bambini disabili, ma sono talmente rare queste adozioni che si possono contare sulle dita di una mano. Per questi bambini che io ritengo due volte sfortunati lo stato dovrebbe dare il meglio che ha… invece si limita ad usare i soliti istituti per parcheggiarli

PROPOSTE 1) ABOLIZIONE DEGLI ISTITUTI Il Governo con un decreto legge delibera l’abolizione degli istituti. (ipotesi: tali istituti potrebbero essere riconvertiti per allocare tutti coloro i quali hanno bisogno di un tetto vedasi: barboni, extracomunitari, drogati ecc) La chiusura degli istituti porterebbe un risparmio di circa 2400 miliardi. Con una parte dei soldi si potrebbero aiutare: Riqualificare con corsi annuali tutti coloro che operano in questo specifico settore: assistenti sociali, educatori, giudici ecc. Attualmente i giudici operano sulla base di un regio decreto del 1934. E’ pazzesco occuparsi di bambini degli anni 90 con un decreto pensato sessantatrè anni fa. Una giustizia che a volte è incompetente per i giudici non è infatti prevista una preparazione specifica (psicologica. Sociologica ecc) in tema di infanzia. Oggi una specializzazione è richiesta solo ai presidenti di tribunale e di procura. Orario di lavoro: con adeguati incentivi economici, garantire la presenza degli operatori nell’intero arco della giornata. 2) INCENTIVARE L’AFFIDO L’affido deve essere l’ultima spiaggia. Solo quando la famiglia è patologicamente irrecuperabile si deve pensare all’affido. La priorità assoluta va data ai parenti. Solo quando non c’è accoglienza da parte di questi ultimi, allora si dovrà vagliare le numerose famiglie in attesa. Le famiglie affidatarie non devono però essere lasciate sole. Psicologi e assistenti sociali li dovranno seguire. Vale anche per queste un doveroso contributo economico (buoni per vestiti, per generi alimentari ecc, sono contrario ad elargizioni in denaro per non creare lucro da parte di taluni volpini) 3) AIUTARE GLI ORFANI PORTATORI DI HANDICAP Questo è un tasto molto delicato, se pensiamo che attualmente sono migliaia i bambini disabili che vivono negli istituti. Per loro oltre al non amore ricevuto c’è l’handicap fisico-intelettivo. Per questi bambini 2 volte sfortunati bisogna fare tutto il possibile per poter permettere a loro di vivere con dignità, favorendo per questo il loro apprendimento, con conseguente inserimento nella società. Per fare questo, tramite i miliardi risparmiati dalla chiusura degli istituti, lo stato, potrà dare, ad ognuno di loro uno psicologo ed un assistente sociale specializzato con turnazioni per garantire una presenza continua e quindi efficace. Come ultima spiaggia se non è possibile l’adozione o l’affidamento, sia possibile il loro collocamento in micro case famiglia. 4) AIUTARE LE RAGAZZE MADRI Premesso che bisogna iniziare tramite i mass-media a fare una capillare propaganda per far conoscere alle ragazze, che esiste una normativa che dà la possibilità alle gestanti, che non intendono riconoscere il proprio bambino, di partorire nel più assoluto anonimato negli ospedali. In 2 anni in Italia, sono stati buttati nei cassonetti delle immondizie 650 bambini vivi. Non tutti sono stati salvati, a questi 650 ritrovati bisogna aggiungere certamente altri che non sono mai stati trovati. Una media di un bambino o più, al giorno è stato buttato nelle immondizie come un qualsiasi rifiuto…

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A queste ragazze che attualmente vivono in comunità o piccole case famiglia, dovrà essere data una casa, un lavoro e un continuo sostegno psicologico. 5) CREAZIONE DI UN OSSERVATORIO PERMANENTE NAZIONALE SULLA INFANZIA ABBANDONATA La medesima avrà lo scopo di controllare e monitorare le variegate realtà locali, ciò dovrà essere supportato dalle Regioni, Province e Comuni. 6) COMBATTERE LA PEDOFILIA Con decreto d’urgenza per combattere questi mostri bisogna intervenire con la castrazione chimica e i lavori forzati.

PER NON DIMENTICARE… Istituto di Catania Deposizioni di alcuni testimoni – parti lese al pretore. Giovanna: frequento la seconda elementare… la notte nella camera fa freddo intenso… Sono in questo dormitorio da circa tre mesi e non mi hanno mai cambiato le lenzuola che peraltro ho trovato sporche. Una solo volta mi hanno cambiato la federa.. Insieme alla Renza mi sono recata dalla signorina S. per lamentare il fatto dei pidocchi, la signorina disse che i pidocchi non ce li levava e che ce la dovevamo vedere da noi. La sera ci danno pane e mortadella, la minestra ce la danno una o due volte al mese… l’uovo ce lo danno solo una o due volte al mese. Maria: frequento la quinta elementare… spesse volte sono bastonata dalla signorina F.M. la quale mi bastona con la ferla e con pezzi di legno. Sono anche stata malmenata dalla signorina A. con una stanga di legno lunga più di un metro… Le due predette ci puniscono anche mettendoci fuori nella terrazza in pigiama e lasciandoci all’addiaccio… ci fanno pulire dormitori, gabinetti e i corridoi con acqua fredda.. dopo avere effettuato queste pulizie.. ho le mani intirizzite e non riesco a tenere la penna in mano… Carlo: mi trovo ricoverato da circa due anni. Frequento la quinta elementare… il letto dove dormo è fornito solo di due coperte molto piccole e del tutto isufficiente a ripararmi dal freddo… Come la S.V. può constatare in questa stanza ci sono i vetri rotti attraverso i quali penetra vento e pioggia…A pranzo ci danno la pasta, ma ci sono spesso vermi, terra, mosche, insetti.

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TESTIMONIANZE UNA FAMIGLIA È MEGLIO. COMUNQUE. Un tempo dei neonati si diceva: sono piccoli, non si accorgono. Basta che mangino, che siano curati e puliti. Ma adesso, no, non è più così. Anni di studi hanno dimostrato che i neonati capiscono, eccome. Non si può lasciarli mesi in istituto. Molto combattiva Gabriella Cappellaro, psicologa clinica, per 10 anni consulente presso il servizio affidi di Venezia di Vicenza e membro dell’Associazione “Bambino chiana aiuto”. Dice: “Gli istituti sono superati culturalmente, perché le conoscenze psicologiche e sociologiche ci dicono che è la famiglia il luogo fondamentale e privilegiato di crescita, un concetto che peraltro è stato fatto proprio dalla Costituzione e dalla Convenzione sui diritti dei bambini. In un istituto un bambino non può costruire relazioni soddisfacenti né provare il senso di appartenenza. E questo paradossalmente lo fa preferire al alcune famiglie, che in quelle affidatarie vedono un concorrente negli affetti. Invece di apprezzare l’aiuto di altri genitori, che si rendono disponibili a supplire a una serie di carenze momentanee, temono che il bambino faccia spiacevoli paragoni. Al contrario sappiamo bene che i ragazzi idealizzano sempre la propria famiglia, spesso anche quando i genitori li maltrattano”. I bambini, afferma Gabriella Cappellaro, sono “socialmente competenti” fin dai primi giorni. Devono poter costruire relazioni importanti, un’opportunità difficile da realizzare in istituti in cui la professionalità non può supplire alle regole del turn-over e dei contratti di lavoro. Talvolta si è sentito dire che è meglio così, perché nel caso del bambino da avviare all’adozione, è meglio che non si attacchi a nessuno. Ma tutto questo non ha senso: il male minore è una famiglia comunque, perché l’esperienza del calore e dell’affetto è sempre positiva. E’ un mattone, nella costruzione della vita di relazione, che poi rimane per sempre. Ricordiamoci che non ha senso dire che un bambino “si è adattato” bene, come se fosse stato addestrato. L’attaccamento è un’altra cosa. Una cosa che ti accompagna anche quando diventi adulto”. r.m. - da Famiglia Cristiana

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1998 ( O.N.U. - Scalfaro - Dario Fo - Prodi - Santo Padre ) DENUNCIA Spett. O.N.U. Comitato dei diritti del bambino Oggetto: informativa/richiesta di una indagine conoscitiva per presunte irregolarità sulla infanzia abbandonata in Italia che viola la convenzione sui diritti dell’infanzia. 2° invio. Il sottoscritto Gabriele Cervi, cittadino italiano, con la presente cortesemente chiede: premesso che nel 1995 l’Onu bocciò l’Italia per quanto riguarda l’applicazione della convenzione sui diritti dell’infanzia VISTO che purtroppo il Business degli orfanatrofi nel mio paese è una triste realtà che vede altresì la speculazione inerenti l’iter burocratico delle pratiche di adozione (a tale proposito faccio presente che i giudici dei minori nel mio paese lavorano ancora sulla base di un decreto legge del 1934) tra cui spiccano fra l’altro il non censimento a livello nazionale dei bambini ricoverati negli istituti e il flagello delle deportazioni assistenziali come si evince da alcuni articoli che qui allego CHIEDO alla s.v. di attivare una indagine conoscitiva nella vostra veste di garanti della applicazione della convenzione sui diritti dell’infanzia. In fede, Gabriele Cervi.

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Cremona, 8 febbraio 1998 Alla c.a. del Presidente del Consiglio dei Ministri Dott. Romano Prodi ROMA Oggetto: richiesta di intervento a favore dell’infanzia abbandonata, con allegate proposte per un decreto legge per abolire gli istituti. Egregio Signor Presidente, Mi permetto di rivolgerLe un accorato appello a favore dell’infanzia abbandonata. Come certamente saprà attualmente vengono parcheggiati negli istituti del nostro paese, circa 40 mila bambini, ragazzi che per varie ragioni sono stati abbandonati. Bisogna dire basta una volta per tutte Signor Presidente di rinchiudere fra quattro mura, come avviene da secoli, i bambini e i ragazzi che le famiglie non possono mantenere. Ciò è immorale, illegale e anche antieconomico per la nostra società. Un recente studio ha dimostrato che se si togliessero mille bambini dagli istituti e li si assegnasse alle famiglie di origine o a quelle affidatarie (con adeguati sussidi economici, naturalmente), lo stato potrebbe risparmiare 14 miliardi all’anno. Si può facilmente calcolare il risparmio per le casse pubbliche se invece di mille fossero assegnati fuori dagli istituti i 40mila bambini. Lei l’estate scorsa scrisse (pubblicato dal Corriere della Sera) una lettera aperta relativa alla famiglia e nella medesima disse di esser stato molto colpito dai dati demografici relativi ad una sterilità sociale, e della paura di procreare ecc. Da questa sua lettera presi spunto per formulare una mia lettera (che qui Le allego) che il settimanale locale cortesemente pubblicò il 30 agosto del ’97. A Lei scrissi addirittura alla fine del ’96 una lettera nella quale denunciavo come cittadino il business degli orfanatrofi, ma purtroppo non ebbi la Sua auspicata gradita risposta. Ora mi rivolgo ancora a Lei nella speranza che questa mia lettera non venga cestinata, perché sono convinto anche se Lei giustamente recentemente ha detto che non è un assistente sociale, sono convinto ripeto che questo gravissimo problema è risolvibile e Lei farà il possibile per trovare una soluzione, perché il diritto di ogni bambino, questo sacrosanto è di avere una famiglia e non il contrario!! Lo stato negando questo sacrosanto diritto è da ritenersi uno stato incivile. Gabriele Cervi.

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EUROPEAN COMMISSION OF HUMAN RIGHTS Strasburgo, 6 Marzo 1998

Egregio Signore, La Sua lettera aperta del 16 febbraio 1998 indirizzata al Commissario Europeo, Sig.ra Emma Bonino, è pervenuta a questo segretariato della Commissione Europea dei Diritti dell’Uomo, organo diverso della Commissione dell’Unione Europea. Le restituisco pertanto la sua corrispondenza e Le segnalo che un ulteriore invio alla sig.ra Bonino deve essere indirizzato alla Commissione dell’Unione Europea, (…) Bruxelles . Colgo l’occasione per precisarLe che nella mia del 27 novembre 1997, Le indicavo che la Commissione europea dei diritti dell’Uomo non è competente a intervenire come da Lei auspicato (tenuta di indagini conoscitive) e il suo compito si limita a controllare il rispetto dei diritti garantiti dalla Convenzione europea dei Diritti dell’uomo. Nel mentre Le confermo quanto già dettole, Le segnalo che ove volesse essere informato sull’attività del Consiglio d’Europa – organizzazione internazionale (…) in materia dell’infanzia, Lei dovrà scrivere al (…) Le preciso tuttavia che tale Divisione svolge solo attività intergovernamentale e non ha il potere di procedere a indagini conoscitive per il Segretario della Commissione Europea dei Diritti dell’Uomo Sergio Sansotta

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A DARIO FO APPELLO PER FAR CHIUDERE GLI ORFANATROFI

9 Marzo1998 Alla c.a. del Dott. Dario Fo Milano Illustre Dott. Fo, Mi permetto di rivolgerLe un accorato appello a favore dell’infanzia abbandonata del nostro paese. Già, il nostro bel paese!! Questo acrobatico, ipocrita e bigotto paese, dove il nostro stato fa affare da decenni sulla pelle dei bimbi!! Dove da decenni i politici questi incapaci, delegano a miriadi di istituti facendo la parte di Ponzio Pilato migliaia di bambini, ragazzi, cui la loro unica colpa è quella di essere stati abbandonati. La stragrande maggioranza degli istituti per minori, anche handicappati vivono con contributi pubblici (…) Essi sono costretti ad autoconservarsi per motivi occupazionali o legati agli interessi politici locali. (…) Opportunisti dal colletto bianco hanno fatto prigionieri decine di migliaia di bambini, che fino a 18 anni non possono uscire da quelle squallide quattro mura e tutto questo perché sono considerati della merce, una violenza e una offesa anche per le migliaia di famiglie che li vorrebbero adottare. Invece oggi si continua a mettere in istituto bambini di due mesi assieme agli adolescenti, questi istituti che dovrebbero essere centri di temporanea assistenza secondo gli standard euoropei da noi sono diventati delle prigioni. Vergogna!! Nel 1995 il nostro belpaese ricevette la bocciatura del’Onu per la inapplicazione della convenzione sui diritti dell’infanzia. Addirittura abbiamo una giustizia minorile che si avvale ancora di un regio decreto del 1934. Pazzesco come si può pensare di operare sui bambini del 2000 con una struttura giudiziaria pensata sessantatré anni fa. Questa problematica come vede è un pozzo senza fondo, molti si attivano, la gente si indigna, però oltre ai soliti bla-bla poi nessuno ha il coraggio di intervenire. Io alle parole, nel mio piccolo ho fatto seguire i fatti, ma purtroppo anche se sono fiero della mia autonomia e libertà, devo scontrarmi con i limiti che essa comporta. Come si può sconfiggere questo muro di gomma?? Ma perché una società civilizzata come la nostra non permette a dei bambini, a dei ragazzi, di farsi o di rifarsi una vita affettiva? A Lei oso chiedere, (..) di elevare la sua autorevole Voce per questi innocenti. Cordiali saluti. Gabriele Cervi. (Questa lettera ha avuto un riscontro da parte di un attore di teatro, amico della famiglia Fo, che mi ha confermato che i coniugi Fo avevano ricevuto la mia documentazione. La stessa documentazione è stata poi usata dall’attore per mettere in scena uno spettacolo itinerante denunciando il business delle adozioni)

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Cremona, 12 Marzo 1998 A Sua Santità PAPA GIOVANNI II Città del Vaticano OGGETTO:

APPELLO AL SANTO PADRE A FAVORE DELL’INFANZIA ABBANDONATA SANTO PADRE, Mi rivolgo a Lei a nome di tanti bambini, ragazzi che non hanno voce per far valere i propri diritti in questo nostro paese… Sono soggetti indifesi molti fino dalla nascita, altri invece abbandonati perché, chi li ha procreati non è stato poi in grado economicamente di crescerli e di accudirli ma soprattutto perché nessuno ha aiutato questi genitori in difficoltà. Sto parlando Santo Padre di quel mondo così variegato che riguarda l’infanzia abbandonata nel nostro paese. Lo Stato ha preferito delegare a miriadi di istituti questa chiamiamola incombenza. Lo Stato in questo specifico caso si è comportato come Ponzio Pilato cioè se ne è lavato le mani. Dio mandò Suo Figlio Gesù su questa nostra terra, ma non lo lasciò solo, gli diede genitori adottivi e così Gesù poté crescere amando e nel contempo essere amato. La famiglia quindi è un diritto DIVINO. Questi bambini, questi ragazzi sono innocenti, puri d’animo, ma hanno una colpa quella di non contare nulla, di non avere in questa nostra società così opulenta, così ipocrita un peso. Il problema è che si pensa al bambino, come dice Don Benzi, ignorando le sue esigenze spirituali, affettive, come non esistessero. Lei stesso Santo Padre ha detto: la famiglia è la prima scuola, anzi una scuola permanente in cui l’educazione all’amore non avviene con aride nozioni, ma con la forza incisiva dell’esperienza. Santo Padre quando riceverà questa mia lettera, la Pasqua sarà prossima e Gesù risorgerà e idealmente, me lo consenta, vorrei che anche tutti questi bambini risorgessero con Lui. Nella speranza che questo mio appello che Le rivolgo Santità con il cuore in mano venga accolto, mi è gradita l’occasione per augurarLe Buona Pasqua. Gabriele Cervi

LA RISPOSTA DEL VATICANO

Dal Vaticano, 25 Marzo 1998 La Segreteria di Stato porge distinti saluti al Signor Gabriele Cervi ed a nome del Santo Padre ringrazia per gli auguri a Lui indirizzati in occasione delle Feste Pasquali, lieta di partecipare la Sua Benedizione Apostolica. Mons. Pedro Lòpez Quintana Assessore

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TELEFONO AZZURRO UNA VOCE VERA PER LA TUTELA DELL’INFANZIA Egregio signor direttore, Sfogliando il suo bel quotidiano, (ora più interessante sia dal punto della impaginazione che per lo spazio intelligente che dà a noi lettori) mi sono accorto che fra i numeri utili manca il numero di telefono azzurro. Mi sono chiesto se tale scelta è da imputare al poco spazio o perché forse ritenete che tale numero non sia utile. Personalmente, credo, anzi ne sono convinto, che l’associazione del telefono azzurro sia una delle poche associazioni pure che possiamo vantare di avere nel nostro paese. I soldi ricavati dalla buona usanza e da vari lasciti, vengono usati per pagare le spese vive e non certo per collocare persone che con il volontariato non hanno nulla a che vedere, ma che invece per talune associazioni senza fine di lucro è un business supportato da taluni personaggi politici della prima repubblica e della seconda repubblica. I volontari (questi sono d.o.c.) che operano in questa associazione sono sempre persone altamente qualificate (laureati in psicologia, psichiatria ecc.) che dedicano il loro tempo al servizio dei bambini. Mai associazione è stata così azzeccata. A Cremona abbiamo un caso che si può equiparare al telefono azzurro per la sua purezza ed è l’associazione Giorgio Conti. Oggi più che mai Signor Direttore per combattere la violenza sui minori è importante la prevenzione. Là, dove la famiglia a volte è assente, dove la scuola a volte è assente, dove la gente oltre a fare bla, bla, bla, si indigna ma poi non ha il coraggio di intervenire, beh, credo che per questi indifesi bambini sia importante avere un punto di riferimento, una certezza. Gabriele Cervi. (Lettera pubblicata dal quotidiano cremonese “La Provincia” il 18 marzo 1998

MEDIATORE EUOROPEO Inviata tramite FAX

DENUNCIA Alla c.a. del Dott. Jacob SODERMAN STRASBOURG Egregio Dott. Jacob Soderman, Con la presente faccio cortese richiesta per un Suo autorevole intervento relativo al gravissimo scandalo istituzionale che vede la non applicazione della legge 184 sui minori nel nostro paese. Il punto disatteso è l’anagrafe dei minori in Istituto. Attualmente non sappiamo quanti bambini, ragazzi siano parcheggiati negli istituti, con conseguenze che si ripercuotono sui tribunali dei minorenni, che dovrebbero ricevere dettagliate relaziono semestrali dagli istituti e dagli stessi giudici che dovrebbero visitarli periodicamente a scopo ispettivo. Senza sapere poi quanti sono i bambini e qual è la situazione di ciascuno è impossibile far funzionare anche le adozioni e gli affidamenti familiari. Oltre a ciò si presume che non ci sia un controllo amministrativo, in quanto i contributi pubblici che lo stato italiano eroga, come li eroga? Su che base tali sovvenzioni vengono suddivise se non si sa l’effettivo numero dei minori da aiutare?. Per tutto ciò sopracitato il sottoscritto Gabriele Cervi, si appella alla S.V. nella veste di Mediatore Europeo perché intervenga presso il ministero italiano o lo stato italiano o il governo italiano o chicchessia per far presente la cattiva amministrazione nell’azione delle istituzioni e dell’organo comunitario del mio paese. Fiducioso in un Suo cortese riscontro, resto a Sua disposizione per eventuali delucidazioni in merito. Distinti saluti. Gabriele Cervi

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Cremona, 27 Agosto 1998 Alla c.a del Commissario Europeo On. Emma Bonino c/oRadio Radicale Roma

Illustre On. Emma Bonino, Dopo aver invano cercato di inviarLe alcune lettere, che qui Le allego (…) mi sono permesso visto l’importanza sociale del mio appello, di inviarLe un Fax a Radio Radicale. Con la presente faccio cortese richiesta per un Suo autorevole intervento relativo al gravissimo scandalo-istituzionale che vede la non applicazione della legge 184 sui minori nel nostro paese. Il punto disatteso è l’anagrafe dei minori in istituto. Attualmente non sappiamo quanti bambini (eccetto le regioni della Lombardia e della Toscana che si sono attrezzate con registri regionali) e ragazzi siano parcheggiati negli istituti, con conseguenze che si ripercuotono sia sui tribunali dei minori, che dovrebbero ricevere dettagliate relazioni semestrali dagli istituti e gli stessi giudici che dovrebbero visitarli periodicamente a scopo ispettivo. Senza sapere poi quanti sono i bambini e qual è la situazione di ciascuno è impossibile far funzionare anche le adozioni e gli affidi familiari. Oltre a ciò si presume che non ci sia un controllo amministrativo, in quanto i contributi pubblici (sono circa 24mila miliardi all’anno) che lo stato italiano eroga… ma come li eroga?? Su che base tali sovvenzionamenti vengono suddivisi se non si sa l’effettivo numero dei minori da aiutare?? Per tutto ciò sopracitato, il sottoscritto Gabriele Cervi, si appella alla S.V. nella veste di Commissario Europeo, perché intervenga presso il ministro per gli affari sociali On. Livia Turco o presso il Governo per far presente la cattiva amministrazione e la non applicazione delle pari opportunità che vede le nostre massime istituzioni non adempienti visto poi che gli istituti dovrebbero essere centri di temporanea accoglienza secondo gli standard europei. Fiducioso in un suo cortese riscontro e ringraziando Radio radicale per la cortese ospitalità per questo mio fax, resto a sua disposizione per eventuali delucidazioni in merito.

Cervi Gabriele. (La Bonino non mi ha mai contattato.. che delusione e si che ci contavo…!!)

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Cremona, 13 gennaio 1998 Al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro Roma

Illustre Signor Presidente, Sono stato uno degli 11 milioni di italiani che la sera del 31 dicembre ha seguito alla televisione il Suo discorso di fine anno. In circa 40 minuti ha parlato di tanti argomenti: riforme, giustizia, amnistia ecc. Ma gli argomenti che mi hanno emotivamente coinvolto sono stati quando ha parlato del volontariato e dell’infanzia. Del volontariato ha detto che conta quello vero, puro, in parole povere quello GRATUITO. Conosco gente, ha detto che in nome del volontariato ha sistemato i propri familiari, amici ecc. Questi non sono da considerare dei volontari: i veri volontari prestano la propria opera gratuitamente. Bravo signor Presidente, io sono perfettamente d’accordo con Lei, troppi si sciacquano con belle parole del tipo: solidarietà, bontà, per poi amaramente scoprire che sono solo dei miserevoli opportunisti. Il suo discorso lo ha terminato puntando l’indice contro la riduzione dell’infanzia a merce. Ha citato la pedofilia e quel bimbo Pakistano ucciso a soli 12 anni perché aveva denunciato lo sfruttamento del lavoro minorile nel suo paese. Certo Signor Presidente questi sono dei gravissimi problemi che tra l’altro vedono coinvolto anche il nostro belpaese, ma mi consenta di aggiungere che sempre a riguardo della infanzia violata ci sono circa 40.000 bambini orfani, che attendono da anni di poter avere o riavere, un papà e una mamma. Le chiedo come si può assolvere questo nostro Stato, questa nostra democrazia quando i medesimi non sono stati e non sono in grado di assolvere ai loro doveri fondamentali? Che cosa dire di questo attuale governo incapace di emanare un decreto per chiudere gli istituti. Il Ministro On. Livia Turco favorevole tra l’altro alla chiusura degli istituti (a cui ho mandato recentemente alcune proposte che qui Le allego) ha fatto una buona legge la 285 (meglio conosciuta come piano per l’infanzia) ma non basta! Come non basterà spendere in tre anni i 900 miliardi stanziati per aiutare le famiglie in difficoltà e per potenziare i servizi rivolti alla prima infanzia ed alla adolescenza. Bisogna riformare e professionalizzare l’intero settore (assistenti sociali, operatori, educatori, giudici) perché Signor Presidente è assurdo per esempio che per i giudici minorili (non è loro la colpa ma va detto è dei politici che non legiferano in merito..) non sia prevista una preparazione specifica (sociologica, psicologica ecc) relativa alla infanzia. Una giustizia che lavora ancora su un regio decreto del 1934 come può giudicare i bambini del 1998?. In un convegno tenutosi alcuni mesi fa a Roma, che aveva come tema l’infanzia abbandonata, il dott. Luigi Fadiga (Presidente del tribunale dei minori del Lazio) ha denunciato la immoralità, la illegalità ed anche la antieconomicità (attualmente si spendono per parcheggiare i ragazzi negli istituti circa 2400 miliardi) nel rinchiudere tra quattro mura, come avviene da secoli, i bambini e i ragazzi che le famiglie non possono mantenere. Addirittura questo coraggioso giudice ha parlato apertamente di “allontanamenti allegri” dalle famiglie. In molti casi si perdono addirittura le tracce dei bambini rinchiusi in Istituto. Spesso siamo di fronte a vere deportazioni assistenziali. Parlando della amnistia che Lei ha concesso a sei terroristi, ha motivato tale suo gesto per non spegnere la speranza di queste persone incarcerati giovanissimi e che tra l’altro di giorno escono per lavorare e che di notte rientrano in carcere per il pernotto. Certo, Lei se ne è assunto la responsabilità! Allora Le chiedo Signor Presidente perché quarantamila bambini, ragazzi senza macchia, puri, debbano pernottare fino a 18 anni negli istituti solo perché sono considerati merce?. Vede quando scende la sera, il solo pensiero di immaginare questi ragazzi senza il bacio della buona notte, mi angoscia e mi chiedo e Le chiedo come può chiamare questo nostro stato che Lei così degnamente rappresenta, democratico…civile. Certo: “…è democrazia anche quella che viaggia via posta con le lettere che arrivano al Quirinale, sia quelle di sostengo e di affetto che quelle di critiche o ingiurie…” Sagge parole le Sue. E’ anche per questo motivo che rimango nonostante tutto, fiducioso, perché so che Lei Signor Presidente si attiverà presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per porre sul tavolo questo scottante tema. Ringraziandola di cuore mi è gradita l’occasione per porgere a Lei ed alla Sua cara famiglia un sereno 1998. Gabriele Cervi

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LA RISPOSTA Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica Ufficio per gli affari giuridici e le relazioni costituzionali Roma, 23 gennaio 1998 Egregio Signor Cervi, Rispondo alla cortese lettera dello scorso 13 gennaio, con la quale Ella si è rivolta al Presidente della Repubblica, esprimendo alcune considerazioni in merito al grave problema dell’infanzia abbandonata. Al riguardo, nel ringraziarLa per le gentili parole espresse nei confronti del Capo dello Stato, desidero informarLa che questo ufficio ha provveduto ad interessare il competente Ministro per la solidarietà sociale, il quale, dopo aver esaminato la problematica, Le fornirà notizie in merito. Colgo l’occasione per inviarLe i più cordiali saluti. Il Direttore dell’Ufficio (dott. Luigi Paoli)

1999 ( Pomodoro – Prodi – Lollobrigida – Formigoni - Paulo David ) Cremona, 8 Gennaio 1999 Alla c.a. del Presidente del Tribunale dei Minori di Milano Dott.ssa Livia Pomodoro Milano Oggetto: informativa con richiesta di aprire una indagine conoscitiva nei confronti della Regione Lombardia. Illustre Dott.ssa Livia Pomodoro, Sono venuto a conoscenza tramite un articolo apparso sul quotidiano Avvenire il 12 dicembre 1998 (che qui allego come documento probatorio) che la Regione Lombardia (su richiesta di dati della Associazione Anfaa) ha dati a tutt’oggi lacunosi e vecchi relativi ai bambini in istituto. Tale fatto è da ritenersi gravissimo, in quanto la Regione Lombardia annualmente eroga miliardi (soldi pubblici) a miriadi di istituti (per il mantenimento dei bambini medesimi). Una domanda a questo punto più che legittima si pone: non sapendo la Regione il bacino di utenza, con che controllo e su quali basi vengono stanziati i soldi pubblici?. Per tutto ciò sopra scritto il sottoscritto chiede alla S.V. tramite questa informativa di aprire una indagine conoscitiva, nei confronti della Regione Lombardia, per appurare la veridicità dei fatti riportati nell’articolo del 12 dicembre 1998. Cordiali saluti Gabriele Cervi

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Cremona, 10 giugno 1999 Alla cortese attenzione del Presidente Commissione U.E. Prof. Romano Prodi Egregio Prof. Prodi, L’8 febbraio del 1998 Le inviai una lettera-appello, nella mia veste di cittadino (che qui allego), con preghiera di intervenire a favore dell’infanzia abbandonata. Purtroppo la mia lettera non ebbe riscontro, ma il mio impegno a favore degli orfani è proseguito e a distanza di sedici mesi ho la possibilità di formulare lo stesso accorato appello. Come potrà vedere, dai fogli che qui le allego, potrà notare che più volte (addirittura dal 1997) sono stato promotore di denunce presso il Mediatore Europeo, senza però, ahimè, ottenere risultati positivi. Per questo motivo, il 19 Gennaio c.a. inviai una lettera alle Nazioni Unite nella quale elencavo una serie di irregolarità come: 1) Che gli orfanatrofi Italiani dovrebbero essere centri di temporanea accoglienza secondo gli standard europei e non strutture assistenziali dove prevale la logica immorale e disumana del contributo pubblico. 2)Che i giudici italiani lavorano ancora sulla base di un decreto legge del 1934 e che per i medesimi non è prevista una preparazione specifica in tema d’infanzia. 3) Che a tutt’oggi non è stato ancora portato a termine un censimento dei minori ricoverati negli istituti del paese. Questa mia denuncia ha avuto un importante riscontro, da parte del segretario del Comitato per i Diritti del Bambino, il quale mi ha fatto sapere con lettera del 19 febbraio che la mia richiesta sarà portata all’attenzione del Comitato sui Diritti dei Bambini nella prossima sessione che è prevista aver luogo in maggio-giugno 1999 in Ginevra. A Lei in tutta umiltà, Le chiedo se può intervenire presso il Presidente del consiglio On. Massimo D’Alema per porre all’attenzione del medesimo il gravissimo e immorale business che ruota attorno a tali istituti. Fiducioso in un Sua cortese risposta scritta, mi è gradita l’occasione per porgere a Lei i miei più cordiali saluti. Gabriele Cervi (Breve notizia dell’incontro avuto il 10 giugno 1999) Ho avuto la fortuna di incontrare personalmente il Prof. Prodi ad un incontro tenutosi a Cremona il 10 giugno. Dopo un non facile slalom fra le tante autorità presenti, finalmente riesco a stringergli la mano. Nel frattempo gli consegno la busta contenente una buona parte delle mie varie battaglie fatte a favore dell’infanzia abbandonata. Riesco anche a dire due parole… gli dico di aiutare gli orfani…mi dice che lo farà … mi dice anche che sono in diminuzione. Da allora non ho avuto più nessuna Sua notizie.

Cremona, 20 maggio 1999 Alla c.a. della Sig.ra Gina Lollobrigida Roma Oggetto: invio fascicolo relativo all’infanzia abbandonata. Illustre Sig.ra Gina Lollobrigida, (…) il motivo di questa mia lettera è l’infanzia abbandonata. (…) Purtroppo l’iter burocratico delle adozioni nel nostro paese è ancora molto lento nonostante il varo della recente legge che considero una buona legge, ma che non ha però sconfitto il business miliardario che ruota attorno agli orfanatrofi!! Come vede c’è ancora molto da fare, ma io sono sicuro che Lei saprà dare una concreta speranza a tutti coloro i quali chiedono da anni un loro sacrosanto diritto: una vera famiglia. Nella speranza che la documentazione che qui Le allego, Le possa essere utile per la sua attività nel sociale, mi è gradita l’occasione per porgerLe i miei più cordiali saluti.

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RISPOSTA Roma, 24 Maggio 1999

Gent.mo Signor Cervi, La ringrazio per la stima e per la fiducia da Lei manifestata nell’inviarmi la lettera del 20 maggio u.s. che testimonia il Suo particolare impegno a favore dell’infanzia abbandonata. Il mio impegno sociale in questi anni è testimoniato dalla collaborazione con alcune Organizzazioni mondiali che tentano con mirate politiche di sostegno ad aiutare le popolazioni più povere, con riguardo al continente africano, asiatico e latino-americano. In particolare, la vigente disciplina normativa in materia di adozioni, pur avendo in parte regolato il fenomeno, è sicuramente migliorabile nel suo impianto. Al riguardo, ritengo di potermi adoperare nel Parlamento europeo, al fine di dare voce alle legittime aspirazioni dei bambini abbandonati ad avere una famiglia e che nella attesa di un’improbabile adozione sono parcheggiati in istituti laici e religiosi, sino alla maggiore età. Colgo l’occasione, (…). Cordiali saluti. Gina Lollobrigida

Fax a FORMIGONI Cremona, 11 ottobre 1999 Al Presidente della Regione Lombardia On. Roberto Formigoni All’Assessore Reg. per le politiche sociali Al Presidente consiglio Regionale Ai membri del Consiglio Regionale Loro sedi Oggetto: interrogazione da pare di un cittadino qualunque. Egregi e illustri Signori, venuto a conoscenza che i dati sui minori in istituto nella nostra Regione sono vecchi e lacunosi e facendo seguito ad una mia lettera apparsa sul quotidiano la Provincia Domenica 27 giugno c.a. in cui a mezzo stampa formulavo una interrogazione al Presidente Regionale On. Roberto Formigoni, relativo all’infanzia abbandonata in riferimento a questo lacunoso censimento, e non avendo avuto nessuna risposta a tutt’oggi da parte delle S.V., ritengo opportuno da semplice cittadino, quale io sono, di mandarVi tramite fax questa lettera aperta, nella speranza che possiate rispondere a questa mia più che legittima pubblica interrogazione: Su che basi e con quale controllo vengono stanziati dalla Regione Lombardia i corposi e pubblici finanziamenti agli istituti (nel ’96 la Regione aveva in bilancio 9 miliardi per progetti sull’affido e 18 miliardi come contributo a istituti e comunità), quando la Regione non ne conosce il bacino di utenza??!! Gabriele Cervi

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LA RISPOSTA DELLA REGIONE LOMBARDIA GIUNTA REGIONALE ufficio minori OGGETTO: INTERROGAZIONE SIG. G.CERVI In riferimento alla Sua nota del giorno 11 ottobre 1999 inviata via fax, si comunica quanto segue: La Regione Lombardia non finanzia gli Istituti educativo-assistenziali per minori. L’erogazione di contributi alle altre tipologie di servizi e di interventi socio-assistenziali per minori (asili nido, comunità alloggio, ecc…) avviene attraverso Le Aziende Sanitarie Locali ed il Comune di Milano, ai quali la Regione assegna annualmente un budget economico per i servizi e gli interventi di cui sopra, sulla base delle spese rendicontate dagli enti gestori (Comuni e soggetti privati non profit) per le attività delle singole tipologie. Per accedere ai contributi, ogni ente gestore deve infatti inoltrare ogni anno apposita domanda al comune di Milano e/o all’Azienda Sanitaria Locale territorialmente competente rispetto all’ubicazione del singolo servizio/intervento, obbligatoriamente accompagnata dal consuntivo delle attività svolte nell’anno precedente. Sulla base delle domande pervenute e dei fondi a disposizione, il Comune di Milano e le Aziende Sanitarie Locali, d’intesa con la conferenza dei Sindaci, stabiliscono le quote di finanziamento da destinare alle diverse tipologie di servizi/interventi e definiscono l’entità dei contributi da erogare ad ogni ente gestore, sulla base delle spese dallo stesso rendicontate, I dati in possesso della Regione Lombardia sui servizi e sugli interventi socio-assistenziali per minori non sono né vecchi, né lacunosi, né potrebbero esserlo dal momento che sono ricavati dai Piani zonali d’intervento trasmessi dalle Aziende Sanitarie Locali e dal Comune di Milano. Così, per quanto riguarda le strutture residenziali per minori cui Lei fa cenno nella nota, il quadro dei servizi finanziati nel 1998 è il seguente: TIPOLOGIA SERVIZIO Comunità alloggio e Centri Pronto intervento Per minori Comunità Alloggio Ad utenza mista (minori e adulti)

N. SERVIZI

N.UTENTI CONTRIBUTO REGIONALE

178

1645

£.9.946.455.000==

51

1506

£.2.107.479.000==

Il contributo regionale è finalizzato a supportare la gestione del servizio (spese generali, spese di personale, ecc… Con la stessa procedura indicata al punto 2., la Regione Lombardia assegna annualmente anche finanziamenti per le rette di istituzionalizzazione dei minori e per i contributi alla famiglie affidatarie, interventi di cui agli articoli 80,81 e 82 della legge regionale n.86, relativi ai minori collocati presso: famiglie affidatarie comunità alloggio/centri di pronto intervento

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istituti educativo-assistenziali. Il contributo regionale anche in questo caso assegnato sulla base delle spese rendicontate., è qui finalizzato a supportare i Comuni e le stesse Aziende Sanitarie Locali che sostengono l’onere delle rette e dei contributi di cui sopra. Per quanto riguarda queste tipologie d’intervento, il finanziamento regionale del 1998 è stato di £. 19.679.823.000= pari al 22,4% delle relative spese rendicontate. In particolare, per quanto riguarda il numero dei minori in affido familiare, esso risulta pari a n.2.392. Per quanto concerne infine gli istituti educativo-assistenziali per minori, (la cui gestione non è supportata né direttamente né indirettamente dalla Regione Lombardia), il quadro del 1998 è il seguente n. istituti 30 minori al 31/12/98 650. Distintamente. Il Dirigente del Servizio / Il Responsabile del Procedimento / Il Responsabile dell’Istruttoria Lina Pierro Dott. Maurizio Bricchi Anna Maria Plantamura

Cremona 8 novembre 1999 Alla c.a. del Dott. Lina Pierro Dirigente di Servizio Dirigente Generale interventi Sociali Ufficio Minori Egr. Dott.ssa Ho ricevuto la Sua gradita lettera del 22 ottobre, nella quale mi comunica dei dati che ritengo molto importanti ed esaurienti. (..) Cervi Gabriele

Cremona, 19 Novembre 1999 Egregio Onorevole Formigoni, La ringrazio per il riscontro positivo che ha avuto la mia interrogazione inviata tramite fax l’11 ottobre relativa all’infanzia abbandonata.(…) Cordiali saluti. Gabriele Cervi

E – MAIL INFORMATIVA Dott.Paulo David Secretary Commitee on the Rights of the Child Dear Dr. Paulo David, With reference to your letter dated February 19, 1999 (in reply to my letter of January 19, 1999) informing me that you would have brought the contents of said letter to the attention of the Committee for Children’s Rights in the May/June meeting in Geneva, I would like to ask you if that has been recorded. Moreover I would like to know if the information I gave you were considered for the Committee in drawing my comments for nest periodical report on Italy, as you stated. Yours faithfully. Mr. Gabriele Cervi

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TRADUZIONE IN ITALIANO Egregio Dott. Paulo David, Con riferimento alla sua graditissima lettera del 19 febbraio 1999 (a cui rispondeva alla mia inviata il 19 Gennaio ’99) nella quale mi preannunciava che il contenuto della mia lettera sopracitata sarebbe stata portata all’attenzione del comitato sui Diritti dei Bambini nella sessione di Maggio-Giugno 1999 in Ginevra vorrei cortesemente chiederle se ciò è stato preso atto. Inoltre vorrei sapere se le informazioni che ho fornito sono state d’interesse per il Comitato nella redazione delle mie considerazioni per il prossimo rapporto periodico sull’Italia come da Lei dichiarato. Nell’attesa di un suo cortese riscontro, mi è gradita l’occasione per porgerLe i miei più cordiali saluti. Grazie LA RISPOSTA via E - Mail del Segretario del Comitato per i Diritti del Bambino Dear Mr. Cervi, The Commitee will appreciate receiving information regarding child rights in Italy, when it will consider the second periodic report of Italy, which has not yet been submitted. Therefore it will not be considered before 2 years. Yours sincerely, Paulo David TRADUZIONE 15 Dicembre 1999 E_Mail Caro Signor Cervi, Il comitato apprezzerà di ricevere informazioni riguardanti i diritti dei bambini in Italia quando verrà preso in considerazione il secondo resoconto periodico italiano che non è ancora stato controllato. Quindi non verrà preso in considerazione prima di due anni. Sinceramente Vostro Paulo David

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DENUNCIA

Spett.le United Nations Geneve Re: request for an inquiry The undersigned Cervi Gabriele Italian subject, herewith Kindly asks: Considering that: In 1995 the Un voted against Italy for what concerns the enforcement of the Convention on Children Right Seeing that: Italian homes for orphans should be “temporary reception centres” according to European standards and not relief organization in which it prevails the immoral and inhuman logic of governmental grant-in-aids. In my country, the judges of the Juvenile Court are working according to a decree-law dating back to 1934 and thy receive no proper training on topics concerning childhood. Up to now, a census o the children admitted to the homes for orphans has not been completed

I ask You, as the guarantor of the enforcement of the Convention on Children Rights, to start an inquiry. While awaiting your kind reply, I send you my best regard Yours Faithfully Gabriele Cervi

TRADUZIONE DENUNCIA Spett.le Onu Segretario diritti del bambino Oggetto: richiesta di una indagine conoscitiva. Il sottoscritto Gabriele Cervi, cittadino italiano, con la presente cortesemente chiede: Premesso Che nel 1995 l’Onu bocciò l’Italia per l’applicazione della convenzione sui diritti dell’infanzia Visto Che gli orfanatrofi italiani dovrebbero essere centri di temporanea accoglienza secondo gli standard europei e non strutture assistenziali dove prevale la logica immorale e disumana del contributo pubblico. Che i giudici dei minori nel mio paese lavorano ancora sulla base di un decreto legge del 1934 e che per i medesimi non è prevista una preparazione specifica in tema d’infanzia. Che a tutt’oggi non è stato ancora portato a termine un censimento dei minori ricoverati negli istituti nel mio paese Chiedo Alla S.V. di attivare una indagine conoscitiva, nella Vostra veste di garanti della applicazione della convenzione sui diritti dell’infanzia. Cervi Gabriele

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TESTIMONIANZE il disagio giovanile

Egregio Direttore, Purtroppo il disagio giovanile si sta sempre più accentuando, si dice che a monte di questo fenomeno ci sia da parte dei giovani, (ma io dico da parte della società) una perdita di valori, quei cari e sani valori, che i genitori di una volta bene o male trasmettevano ai propri figli. Ma erano indubbiamente altri tempi, tempi dove oltre alla solidarietà (quella vera per intenderci, non quella camuffata d’oggi giorno) c’era nel giovane uno spirito di sacrificio e quella umiltà che rendeva la persona importante per quello che era veramente e non per quello che possedeva. Ora invece, con il consumismo portato ai massimi livelli di massificazione prevale l’esibizionismo e un possesso esasperato delle cose che dovrebbero sopperire alla insoddisfazione ed ad una fragilità di fondo. Il disagio comunque non è solo giovanile, per esempio conosco persone che gestendo la propria vita basata sul qualunquismo, sulla ipocrisia esistenziale, poi per sfogare l’inquietudine, le paure, si rifugiano in regali, facendo spese per sé, per lo più voluttuarie, ma che essendo proprio voluttuarie danno alla persona un senso di momentaneo benessere, di potere, di visibilità, di possesso esteriore. Questa immatura prassi la si può purtroppo riscontrare anche nei giovani che si differenziano dagli adulti, solo per la loro estrema fragilità, che in alcuni casi determina effetti devastanti: da quello criminale, a quello autolesionista, a quello edonista o a quello, e questi sono i più fragili, del suicidio in quanto la morte è intesa come una liberazione. Per combattere questo gravissimo fenomeno che purtroppo sta prendendo dimensioni allarmanti anche nel nostro Paese, in questi mesi si sta discutendo al Senato un disegno di Legge, che vede interventi volti a prevenire il disagio giovanile introducendo la possibilità di un aiuto psicologico nelle scuole per sostenere gli studenti nelle difficoltà proprie dell’età evolutiva. Vere e proprie patologie traumatiche, che se non decodificate in tempo, accompagneranno il soggetto per tutta la vita. Nella declaratoria si prevede che siano le stesse istituzioni scolastiche che dovranno monitorare tempestivamente, con l’aiuto degli stessi genitori, qualunque sintomo di disagio degli alunni e programmare gli interventi necessari. Questo disegno di legge, che personalmente, ritengo importantissimo se sarà attuato con serietà, con professionalità e con un adeguato controllo, sono convinto che potrà aiutare veramente tanti minori, che per ragioni familiari, o di non facili rapporti interpersonali si trovano ad avere un disperato bisogno di aiuto. La speranza è che, si accorcino i tempi burocratici per approvare il testo di legge in questione, perché il tempo è il vero nemico di questi ragazzi, infatti è lo stesso fattore di crescita che risulta per i minori negativo in quanto poi diventa sempre più difficile fare opera di sostegno. Concludendo, posso dire, che avendo avuto la possibilità in questi anni di vedere molte situazioni concernenti il disagio giovanile, posso affermare che tale problematica non è da imputare ai soli giovani, ma bensì soprattutto agli adulti, che non sono più i depositari di quei sacrosanti valori (di cui parlavo all’inizio di questa mia lettera), ma sono diventati loro stessi, gli adulti, portatori di disagio e tutto ciò, per il giovane, non avendo validi modelli, è fonte di un profondo malessere esistenziale.

Gabriele Cervi (Lettera pubblicata dal giornale locale “La Provincia”)

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PER NON DIMENTICARE… TORINO - ISTITUTO PSICO-PEDAGOGICO I ragazzi erano tutti allineati lungo le pareti e avevano l’aspetto un po’ intimorito… complessivamente abbiamo riscontrato gravi lacune per quanto riguarda le attrezzature igienico-sanitarire… una bambina Emma, è affetta da otite purulenta da circa una settimana, le cure praticate si sono dimostrate insufficienti anche tenuto conto della cardiopatia congenita di cui è affetta…un altro bambino Francesco, di anni sette, è affetto da bronchite… Giovanni presenta delle stigmate rachitiche, è enuretico e riferisce che spesso è maltrattato quando bagna a letto. I bambini si presentano in generale disordinati nelle vesti, sporchi nella persona. Diversi sono, naturalmente, gli enuretici, tuttavia non vengono fatti alzare di notte se bagnati, non sono cambiati sino al mattino successivo; pare anzi che le assistenti ricorrano a punizioni, ritenendo che questo modo di comportarsi serva a correggere il bambino enuretico. Non vi è dubbio dice la sentenza che molti dei bambini ricoverati …vennero da questi e dalle sue assistenti privati di qualche pasto, vennero fatti stare in piedi e in ginocchio per un certo tempo, vennero percossi, alle volte anche con particolare violenza: sberle, ceffoni, colpi di canna e di bastoni. E’ indubbio che dalle punizioni così come sono state loro inflitte è derivato per i ragazzi il pericolo di una malattia nel corpo e soprattutto nella mente in considerazione delle loro particolari condizioni psichiche.

TESTIMONIANZE Ragazzina tappezza la città di manifesti “ Cerco famiglia per il giorno di Natale ” Voglio una famiglia. Difficile che Babbo Natale riesca a trovare in fondo al suo sacco un regalo così impegnativo. Ma Mary Walker ci ha provato egualmente. Sedici anni, occhi chiari e guanti senza dita come la piccola fiammiferaia della storia, la ragazzina inglese ha tappezzato i muri salmastri di Blackpool con la sua richiesta. “Cercasi qualcuno che mi sorrida e mi voglia bene per Natale, ha scritto Mary su un centinaio di poster. Poi li ha colorati, li ha arrotolati, ha inforcato la bicicletta e ha fatto il giro del centro chiedendo a negozianti e uffici di poterli appendere negli angoli più in vista. S’è costruita così la campagna pubblicitaria più economica e probabilmente più efficace di fine secolo, ha realizzato da autodidatta un messaggio in grado di bucare le coscienze più di uno spot miliardario. In questi giorni di stress da regalo c’è chi cerca un taxi, chi un magnum di champagne e chi una ruota di Wolkswagen. Lei, abbandonata in un istituto dai suoi genitori, cerca una famiglia adottiva e ha una certa fretta: “Natale s’avvicina, io sono molto sola e triste” - ha detto ai giornalisti – “Ma so che lì fuori c’è qualcuno che potrebbe cambiare la mia situazione. Ho deciso di mettere gli annunci per accelerare l’incontro: forse ce la farò per la vigilia”. Mary Walker ha perso la madre e non sa chi sia suo padre. Da quando è nata cerca qualcuno da abbracciare forte, da undici mesi vive in un orfanatrofio, proprio lì è nata l’idea. Anche gli istituti per minori durante le feste si svuotano: nel gelido refettorio con le pareti di fòrmica beige, a guardare la broda galeggiare nel piatto sono rimaste in cinque. Lei, la sua amica Diane e le tre zitellone che mandano avanti la baracca. Le altre 38 ragazze se ne sono andate fra venerdì e ieri: Jane con le trecce rosse se l’è portata via lo zio di Londra; la taciturna Francine è andata a stare dai nonni; Elizabeth, che racimolava qualche penny rifacendo i letti, ha salutato tutti dal finestrino dell’auto di amici. Nessuna chiamata per Mary. Eppure anche lei ha dei parenti. “I miei nonni materni sono anziani e malati. Per qualche tempo mi hanno tenuto con loro, ma gli assistenti sociali li hanno convinti che sarei stata meglio qui. Vivono a Lancaster e hanno già tanti problemi. Ho l’età in cui bisogna cavarsela da soli”. A Hollywood, in una situazione del genere, si materializzerebbe un maggiordomo con la faccia di Peter Sellers e rivelerebbe a Mary che i suoi antenati erano, dei principi di Pomerania. Partenza in limousine verso un castello nella foresta, musica con spreco di violini, lacrime in sala, merry christmas finale. Più difficile che qualcosa di simile avvenga a Blackpool, cittadina spazzata dal vento del mar

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d’Irlanda, già sufficientemente triste e gelida d’estate per esserlo di meno con le luminarie. Gli assistenti sociali che seguono la ragazza e che da tempo sono impegnati invano nel trovarle una famiglia, approvano la sua iniziativa pubblicitaria. Una specie di ultima carta da giocare. “E’ molto importante per lei avere dei genitori e noi l’ammiriamo per la sua determinazione” commenta il portavoce dei servizi sociali della municipalità di Blackpool. Sulle caratteristiche della famiglia la ragazzina sembra non avere preferenze. “Non ho nessuna pretesa in materia di genitori adottivi, Non m’importa che siano giovani o vecchi, che abbiano già figli o no. E non devono abitare a Buckingham Palace. Una piccola casa andrebbe benissimo, purchè sia una casa”. E se la campagna di Mary Walker, fallirà? “Dovrò passare il Natale in istituto in compagnia del personale e di Diane, l’unica altra giovane rimasta qui in questi giorni. Non ho niente contro di loro, ma stare qui non è lo stesso che stare in famiglia”. Ogni mattina lei fa il giro della città per verificare che i manifesti siano al loro posto; sostituisce quelli strappati dal vento e infradiciati dalla pioggia. Poi torna in istituto e aspetta davanti al telefono. “Là fuori c’è la soluzione”, ripete. Purtroppo là fuori, in questi giorni, sono molti a passare, ma in pochi a leggere. dal quotidiano “Il Giornale” 1999

TESTIMONIANZE QUEI CENTO CHE NESSUNO VISITA È possibile che alle soglie del 2000 non si conosca nulla di un bambino che vive in istituto, che non sia possibile sapere se i genitori lo vanno a trovare o se, nel caso che sia orfano, ci sia un progetto per preparagli un futuro migliore? Si, risponde l’Anfaa, L’Associazione Nazionale famiglie adottive e affidatarie. Racconta Maria Grazia Floridi, consigliere nazionale: “Abbiamo di recente denunciato la drammatica situazione fotografata dai dati sui bambini che vivono negli istituti della Lombardia. Di 117 non si hanno notizie né riguardo alla frequenza delle visite dei familiari né riguardo i rientri a casa”. Secondo i dati forniti dal Settore Famiglia e Politiche Sociali della Regione Lombardia, al 31 dicembre 1996 erano ospitati in istituto 766 ragazzi, a cui vanno aggiunti i 1476 che vivevano in comunità, per un totale di 2.242 bambini, 1498 di più dell’anno precedente. I dati tristemente significativi - spiega Maria Grazia Floridi - riguardano i rientri a casa. E’ vero che su 766 bambini 364 rientrano a casa una volta la settimana, ma 88 lo fanno una volta ogni 15 giorni, 33 una volta al mese, 42 una volta ogni 6 mesi, e 176 non rientrano mai. Di questi, quasi 100 non ricevono mai una visita. Chi sono questi 100 piccoli costretti a vivere in un ambiente sicuro ma anonimo, senza il calore di un rapporto famigliare? “Abbiamo chiesto al Tribunale per i minorenni” risponde Maria Grazia Floridi “che in attuazione a quanto disposto dall’articolo 9 della legge 184 sull’adozione, vengono effettuati accertamenti immediati sui minori ricoverati in strutture, a partire da quelli che non hanno alcun rapporto con i familiari. L’Anfaa lombarda ha inviato richieste anche alla Regione Lombardia e agli enti locali: “Alla prima chiediamo il rilancio degli aiuti socio-economici ed educativi alle famiglie d’origine, degli affidamenti familiari, delle adozioni e delle piccole comunità di tipo familiare. I comuni dovrebbero con urgenza favorire l’accoglienza familiare dei bambini ricoverati, a partire dai più piccoli”. da “Famiglia Cristiana” – a firma: r.m.

TESTIMONIANZE BAMBINI E COPPIE, PARTITA PERSA Il rapporto di 20 a 1 tra coppie in attesa di adottare un bambino italiano e bambini dichiarati adottabili è un dato clamoroso, determinatosi negli ultimi anni. In particolare, è nel 1997 che si raggiunge questa situazione che le oltre 21mila domande in attesa di risposta contro i 1.440 bambini dichiarati adottabili. Ma come si è arrivati a questa fase di vero e proprio blocco delle adozioni nazionali? Semplice: con il crescere a dismisura delle richieste delle coppie a fronte del numero più o meno stabile dei piccoli adottabili. Nel 1993, ad esempio, le domande giacenti al 31 dicembre erano 14.524, i bambini adottabili 1.231; nel 1994 le domande crescono a 16.289 i bambini invece diminuiscono e diventano 1.051. L’anno

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successivo, 1995 le domande sono a quota 17512. I piccoli lievitano di qualche decina: 1148. Nel 1996, infine siamo quasi a 20mila domande (19.998) contro 1.359 bambini da adottare. Ma il dato che dovrebbe far riflettere è il numero di minori che ogni anno entrano in istituto, che non accenna a fermarsi nonostante i ripetuti appelli a “svuotare” questi luoghi di sofferenza. Persiste infatti in Italia la tendenza a realizzare un maggior numero di affidamenti in Istituto piuttosto che in famiglia (1.293 contro 922 nel 1997): su 25 tribunali che hanno emesso provvedimenti di affidamento di un minore fuori dalla famiglia di origine, 13 hanno decretato più ricoveri in istituto che affidamenti familiari; e in ben 7 tribunali gli affidamenti in famiglia sono stati meno della metà dei ricoveri in istituto. Concludendo, i calcoli dunque, se 1.440 bambini sono entrati in famiglia, altri 1.293 hanno varcato le porte dell’istituto. Per quanto tempo, non è dato sapere. dal settimanale “Vita” – 1999

TESTIMONIANZE CIECO,PUO’ ADOTTARE UN BIMBO Trento: professore vince la sua battaglia in corte d’Appello Trento – Anche un cieco può adottare un bambino. Lo ha stabilito la corte d’Appello di Trento, con una sentenza che rovescia un precedente verdetto del tribunale che era stato vissuto dall’interessato come <un’umiliazione per tutti i non vedenti>. Protagonista del caso è il professor Giuliano Beltrami, 44 anni, cieco dalla nascita: un handicap che non gli ha impedito di farsi strada come docente di lettere alle scuole medie nonché vicesindaco e ora consigliere comunale del suo paese, Storo, in Val Giudicaria. Dal 1980 l’insegnante è felicemente sposato con Maria Teresa, una professoressa di tedesco senza alcun problema alla vista. Due anni fa i coniugi, che non hanno figli, avevano fatto domanda di adozione internazionale. Nel febbraio scorso il tribunale respinse la richiesta, a causa del parere negativo di una psicologa. Ora, dopo una nuova perizia, i giudici di secondo grado hanno accolto il ricorso della coppia, dichiarandone l ‘idoneità all’adozione. <<Considero questa sentenza come un riscatto non solo mio personale, ma per tutti i non vedenti è il primo commento di Giuliano Beltrami -. Con il nostro piccolo caso specifico, io e mia moglie abbiano cercato di dimostrare che è possibile vincere i pregiudizi di un’Italia piena di buoni propositi che però, alla prova dei fatti, si incagliano negli ingranaggi di una burocrazia troppo spesso incomprensibile, se non disumana>>. Ora i due professori possono cominciare la ricerca concreta del loro futuro bambino: un minorenne straniero << in stato di abbandono morale e materiale>>, che all’inizio verrà accolto in preaffidamento. Due anni fa ricorda Beltrami, emozionatissimo volevamo adottare un orfano colombiano, seguendo l’esempio fortunato di due nostri amici. Ora chiediamo solo di dare una famiglia a uno dei tanti bimbi poverissimi del terzo mondo. Bianco, nero o giallo, a noi non interessa: basta che sia bisognoso. La bocciatura in tribunale, tre mesi fa, era suonata come “un’umiliazione” per il professore che dopo anni di impegno nell’assistenza a non vedenti, agli anziani e ai disabili, oggi è presidente del consorzio delle cooperative sociali del Trentino: << Al di là della nostra sofferenza individuale, il problema era il messaggio negativo che quella sentenza lanciava a tutte le coppie nella stessa situazione. E’ stato molto difficile e imbarazzante accettare di mettere in gioco il mio handicap, di divulgare una condizione che di regola si tende a coprire nella sfera dell’intimità. Ma bisognava pure che qualcuno trovasse la forza di uscire allo scoperto, di fare del proprio caso una bandiera>>. Il giudizio d’appello, spiega il professore, è stato risolto da “una relazione favorevolissima di una psicologa di Verona che, dopo sei colloqui, ha concluso che la cecità non è un problema risolutivo; anzi che io dimostro di aver sviluppato, cito testualmente, “ un rapporto molto equilibrato con il mio handicap”. E questo è un giudizio utile per tutti i ciechi”. Conclude il futuro papà adottivo: “ E’ giusto che lo Stato controlli a fondo le adozioni. Mi auguro però che questo precedente contribuisca a rafforzare il principio per cui non bisogna cercare un’inesistente coppia modello, ma semplicemente una famiglia normale. Senza mai dimenticare che la cecità è solo uno status, non una malattia né una vergogna da nascondere.

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I PRECEDENTI LUGLIO ‘95 Con una sentenza che ribalta la decisione della corte d’Appello la Suprema Corte nega all’attrice Dalila di Lazzaro di adottare un figlio perché single. MARZO ’96 Ad Acireale (Catania) una suora vuole adottare un bambino che ha allevato prima che fosse affidato a una coppia, ma si vede bocciare la richiesta. GIUGNO ’97 No a due coniugi Siciliani che vogliono adottare un bimbo. Motivo: hanno già una figlia handicappata. FEBBRAIO ’98 Nel Bergamasco un padre, separato dalla moglie, vuole mantenere i 3 figli, affidati ai nonni dal tribunale, ma i servizi sociali si oppongono. APRILE ’98 La Cassazione boccia il ricorso di un ragazzo padre che vuole adottare suo figlio abbandonato. FEBBRAIO ’99 Professore non vedente vuole adottare con la moglie un bimbo. Il tribunale si oppone. Ieri la sentenza che autorizza l’adozione..

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TESTIMONIANZE STORIA DI LUCIA, CRESCIUTA IN UN ISTITUTO “ Quel che non ho avuto ” Ho ricordi di persone cattive, ma anche di figure poi importanti per tutta la mia vita. Oggi Lucia ha 40 anni, è sposata e ha tre figli di 10, 6 e 2 anni. La sua storia, che racconta a patto dell’anonimato, ha una particolarità che l’attraversa. A cominciare dal: C’era una volta di una bambina i cui primi ricordi coincidono con gli stanzoni freddi e i letti alti di un istituto. Mia madre -racconta Lucia- era infermiera e mio padre apparteneva a una classe sociale elevata. Avevano avuto due figlie, ma di matrimonio non s’era parlato, la famiglia di lui non voleva. Poi se ne è andato e dentro di me è rimasta l’idea di un padre morto. La mamma di Lucia è morta di tumore quando lei aveva 14 anni e sua sorella 21. Oggi, 26 anni dopo, Lucia la cita spesso, racconta di assomigliarle molto fisicamente e di ricordare quando andava a trovarla in istituto; “I suoi regali mi venivano regolarmente sequestrati. Purtroppo una suora era sempre presente al colloquio, appena io raccontavo qualcosa che mi aveva rattristato, interveniva per mitigare le mie parole e rassicurare la mamma. Mi spiace dirlo, ma il ricordo che ho è anche di persone cattive, che arrivavano a punirti mettendoti in ridicolo o che ti portavano al mercato a fare spesa per usarti in modo pietistico”. Ma gli istituti, nel ricordo di Lucia, non hanno solo tratta drammatici: “Alle Stelline di Milano, dove mi hanno trasferita a 10 anni, ho trovato due persone che sono rimaste figure importanti in tutta la mia vita, la direttrice e lo psicologo. Mi ricordo che mi piacquero subito perché non forzavano in nulla. Mi ascoltavano e mi incoraggiavano. Mi hanno aiutato a incanalare quelle reazioni “di sopravvivenza” che a poco a poco avevo imparato ad avere in energia positiva per resistere al dolore e alle difficoltà. Non so se avrei potuto resistere alla perdita di mia madre, senza di loro”. C’è un’altra figura che Lucia cita spesso, una zia che “non rappresenta un legame di sangue, ma è forte uguale” che ha incontrato nella famiglia in cui ha vissuto dopo aver compiuto i diciotto anni. “Avevo un lavoro di maestra d’asilo, ma non sapevo dove andare. Attraverso una serie di combinazioni sono stata accolta in questa famiglia numerosa, che mi ha permesso di sperimentare situazioni per me nuove e di allontanare la profonda solitudine in cui ho vissuto l’infanzia. Dimenticare, invece, è impossibile; non puoi dimenticare quel che non hai avuto, la quotidianità dei piccoli gesti, la mamma che ti aspetta a pranzo, il papà che ti saluta prima di andare a letto, qualcuno che ti sgrida, che ti chiede come stai”. r.m. - da Famiglia Cristiana – 1999

TESTIMONIANZE TUTTI A CASA Ci sono parole che passano di moda prima ancora che subiscano il medesimo destino i concetti che accompagnano. Molti parlano di dolori e sofferenze: in qualche modo si vorrebbe non pronunciarle più, quasi che si potesse provocare l’incantesimo di far sparire anche la realtà che rappresentano. ORFANOTROFI, si diceva un tempo e poi non si è detto più. Strutture residenziali educativo-assistenziali si scrive oggi come spiega l’indagine del Centro Nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia, ma in fondo si vuol indicare cosa. Perché i tempi sono cambiati ma gli “innocenti” (come venivano definiti i bambini in uno degli istituti storici, l’Ospedale degli innocenti di Firenze) quelli sì, ci sono ancora. Figli di nessuno, “esposti”, “abbandonati” erano gli ospiti di un tempo, sostituiti oggi dai bambini allontanati da genitori violenti o che non sono in grado di prendersene cura, dai figli di tossicodipendenti, di madri extracomunitarie che lavorano come colf, o di coppie che hanno raggiunto livelli di conflitto tali da arrivare a usare i bambini come “armi”, come oggetti da lanciare, per poi riprenderli e dimenticarli di nuovo… Le chiamano “nuove povertà”, ma le sofferenze sono sempre quelle, anche se le strutture non sono più le stesse di un tempo, (…) Chi sono e da dove vengono questi bambini? Ecco le domande che rimangono aperte. Al momento è da segnalare l’importanza di questa prima indagine, che molti invocano da tempo. A lungo è stata citata una cifra, 40.000 bambini, a cui si sarebbe “scesi” dagli oltre 200.000 ospiti che si contavano circa venticinque anni fa. Ma dati certi non erano finora disponibili. “La rilevazione, che ha preso in considerazione il periodo tra l’1 gennaio e il 30 giugno 1998, ha individuato realtà uguali che portano nomi diversi e viceversa, spiega

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Stefano Ricci, del Centro nazionale di documentazione: “Abbiamo registrato circa 1.900 strutture. La realtà del paese in questo settore è assai variegata, anche se abbiamo potuto constatare la tendenza alla diminuzione della presenza di grandi istituti. Il 75 per cento del totale ospita da 1 a 10 minori, il 15 per cento da 11 a 20, mentre il restante 10 per cento accoglie un numero di ragazzi superiore a 20. I bambini assistiti negli istituti al 30 giugno 1998 sono risultati 14.440. Con gli ultimi dati ancora in via di rilevazione potrebbero presumibilmente diventare 16.000. Più della metà (il 54 per cento) è rappresentata da ragazzini tra i 7 e i 14 anni, mentre i quindici-diciottenni rappresentano il 32 per cento e i piccoli (sotto i sei anni) il 14 per cento. I primi dati della ricerca rendono conto anche di profonde differenze geografiche, con punte di presenze nelle regioni meridionali (in testa a tutte la Sicilia, dove vive il 15, 5 per cento del totale dei bambini istituzionalizzati) e in Lombardia (13,5 per cento). Anche se, mettendo in relazione i risultati della ricerca con il numero dei minori residenti in ciascuna regione, la classifica muta e vede in testa la Calabria (con 0,27 per cento) e dalla Sicilia (0,20 per cento). A queste prime stime spiega Stefano Ricci, segue ora la fase di verifica e di confronto che stiamo facendo con le regioni, per incrociare i dati, tenendo conto che la rilevazione non riguarda le strutture sanitarie e i convitti. Anche i collegi, in cui vivono molti ragazzi che studiano lontano da casa, non sono stati presi in considerazione per ragioni di chiarezza. Una scelta metodologica che comunque non contraddice i molti, psicologi, educatori e pedagogisti, che sottolineano il rischio di abbandono insito in alcune situazioni di “parcheggio”, per quanto costoso e “dorato” possa essere. Mettere tutto in un unico calderone sarebbe pericoloso, spiega Ricci. Mentre partendo dai dati delle ricerca è possibile riflettere sui diversi tipi di struttura residenziale educativo-assistenziale, e quindi affrontare con chiarezza questo tema e ragionare sulla qualità dell’accoglienza. La riflessione sulla qualità ha favorito negli ultimi decenni la nascita di numerose iniziative alternative al ricovero in istituto. Se un bambino non ha una famiglia propria, si sono chiesti in molti, perché non spalancargli le porte di un’altra? L’affido, in primo luogo. È diventato, prima con fatica e poi sempre più agevolmente (almeno in alcune aree del Paese), un generoso servizio da parte delle famiglie, delle associazioni e dei Comuni. Evitare che migliaia di bambini trascorrano gli anni fondamentali della vita in istituto è, del resto, uno dei propositi che lo stesso dipartimento Affari Sociali della Presidenza del Consiglio si è proposto. E’ scritto, infatti, nel Rapporto sulla condizione dei minori in Italia: <L’istituto, anche il migliore, non è in grado di dare risposte adeguate ai fondamentali bisogni del minore. Può certo appagare il bisogno di protezione dal caldo e dal freddo, il bisogno di ottenere il nutrimento gli è indispensabile per la crescita fisica, di avere quell’ambiente igienicamente adeguato che lo protegge dalla malattie, di essere istruito a livello scolastico. Ma non è in grado di dare risposte esaustive a quello che è il bisogno primario di un soggetto in età evolutiva: realizzare in modo compiuto un regolare processo di identificazione personale e di socializzazione>. Capita spesso che un bambino venga allontanato dai genitori per un breve periodo. Ma altrettanto spesso succede che la permanenza in istituto si allunghi. La ricerca segnala che il 28 per cento dei bambini vivono in queste strutture per un periodo che va dai tre mesi a un anno, mentre il 21 per cento si ferma da uno a due anni, il 28 per centro da due a cinque e il 12 per centro oltre i cinque anni. Da qualunque punto si osservi il problema, come ha più volte osservato il Coordinamento nazionale “Dalla parte dei bambini”, si giunge alla conclusione dell’urgenza di un impegno da parte delle istituzioni a favore di un’accoglienza “famigliare”. Anche in questo settore, tuttavia, occorrerebbe fare una chiarezza che favorisca l’uniformità di trattamento, per evitare che un bambino sfortunato lo sia ancora di per essere nato in una zona “sbagliata”.

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TESTIMONIANZE TROPPI MINORI PRIGIONIERI DEI NOSTRI RITARDI Milano. Bambini parcheggiati in istituto in attesa di una famiglia adottiva che restituisca loro un’infanzia negata. Bambini dimenticati per anni, nell’attesa vana che i loro genitori mettano la testa a posto e si ricordino di volergli bene. Intanto passano gli anni, i più delicati nella vita di un uomo, quelli che lasceranno un segno. E tanti, troppi bambini in quell’orfanotrofio fanno in tempo a diventare ragazzi, a volte persino a raggiungere la maggiore età, prima che un Tribunale prenda la decisione che avrebbe cambiato la loro vita. Perché? Troppi operatori aspettano passivamente che una coppia faccia domanda di adozione, dice Rosalba De Luca, responsabile dell’ufficio affidi del Comune di Catania, invece soprattutto per i casi più difficili, come per i bambini malati o traumatizzati, occorre che gli assistenti sociali si mettano in cerca della famiglia giusta, facciano conoscere il caso, spesso l’accoglienza nasce inaspettata, quando si viene a sapere che un minore è solo….” Dovrebbe essere una missione più che un mestiere, ma non sempre è così: Spesso manca la collaborazione tra assistenti sociali e giudici del Tribunale dei minori. Così tra la segnalazione di un caso critico e la dichiarazione di adottabilità di un bambino passa tanto tempo che a volte ne va della sua salute mentale”. Quando va bene, un anno: Inoltre qui al Sud – continua la responsabile dell’ufficio affidi una malintesa cultura della famiglia a tutti i costi crea “catene” di genitori inadeguati. Alla fine abbiamo intere dinastie di maltrattati: basterebbe conoscere la storia di queste famiglie per stabilire in tempi rapidi di togliere loro il minore, invece si cerca per anni di salvare il salvabile. Così la catena va avanti…”E’ giusto tentare di tutto perché la famiglia resti unita, ma non all’infinito: “Da noi il Tribunale non concede l’affido lungo nemmeno se i genitori hanno un’insufficienza mentale permanente”. Di fondo manca un’intesa: “Non ci si incontra sul concetto di abbandono. A volte si pensa che se la madre è in vita in fondo c’è, quando in realtà può essere più assente che da morta”. E tante altre cose non funzionano: “I giudici non esigono dal servizio sociale le relazioni entro i tempi stabiliti. Gli psicologi con il pretesto della privacy non stilano le loro diagnosi. Gli operatori con il pretesto della privacy non stilano le loro diagnosi. Gli operatori non eseguono le verifiche periodiche…” Si dice sempre che al Nord va meglio le fa eco Liliana Carollo, assistente sociale a Vicenza, da oltre 30 anni impegnata sul fronte dell’infanzia, invece i tempi sono eterni non certo a misura di bambino”. Anche qui tanti gli ingranaggi difettosi: “Al di là dell’oggettiva difficoltà delle situazioni che incontriamo, pesa la disorganizzazione dei servizi sociali: psicologi ed assistenti si succedono in un continuo turn over”, sa, il nostro è un lavoro stressante, che non ha orari…” Una missione, appunto, ma non tutti sono all’altezza”: “Ogni volta che cambia l’operatore il bambino perde un punto di riferimento, il lavoro sulla famiglia ricomincia da zero, le nuove relazioni per il tribunale contraddicono le vecchie. E’ raro che gli operatori lavorino in un’ottica comune e gli interventi siano tempestivi”. Colpa anche dei giudici, che non organizzano l’èquipe? Dipende dai casi, ma a volte nemmeno ricevono gli operatori che lo chiedono”. Soprattutto, però in Italia resiste secondo la Carollo una falsa cultura dell’infanzia: “Da noi prima di decidere se allontanare il piccolo da una famiglia palesemente negativa si cercano prove e riprove. E’ necessario arrivare a una diagnosi precoce: se padre o madre hanno qualche risorsa è giusto aiutarli a maturare, ma altrimenti perché perdere tempo? Intanto che il genitore “cresce”, il bambino nell’istituto, o peggio ancora in quella casa, muore”: E dal futuro c’è poco da sperare. “Le nuove proposte di legge tutelano più al famiglia che il bambino e la riforma dei servizi sociali fa acqua da tutte le parti”.

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Fax a Laura Balbo - Ministro delle Pari Opportunità Cremona, 31.3.1999

Egregio Ministro Laura Balbo, È con profondo rammarico, che ho letto sui giornali La sua personale (se pur legittima) pubblica presa di posizione che La vede favorevole alla adozione e alla fecondazione assistita alle coppie gay. Chi scrive ha avuto la fortuna, di essere stato adottato all’età di 3 anni e se oggi posso vantare una famiglia meravigliosa, una moglie straordinaria e due figli devo ringraziare unicamente i miei genitori adottivi, (che ho sempre ritenuto i miei naturali genitori) che mi hanno cresciuto, con profondo amore, riuscendo a trasmettermi valori importanti, come la semplicità, la solidarietà disinteressata per il prossimo e l’onestà. Le sue parole, mi hanno profondamente offeso, perché non può permettersi un ministro (se pur di questa scalcinata repubblica), fare dichiarazioni, che ritengo immorali, innaturali, ma soprattutto offensive per tutti quei bambini abbandonati, che per colpa di questo Stato, ma soprattutto per colpa di voi politici sono lasciati a marcire fino all’età di 18 anni in miriadi di istituti per interessi occupazionali e di bottega. Non ho nulla contro le coppie gay, anzi sono del parere che sia giusto che le coppie omosessuali possano avere una vita di coppia normale, con gli stessi diritti e doveri che hanno le coppie uomo-donna, ed è su questo diritto ancora negato, che Lei Signor Ministro, dovrebbe battersi, per dare pari opportunità, a chi si sente emarginato, perché diverso!! Lei così facendo, ha ulteriormente ghettizzato, questi bambini, che oltre a pagare decenni di indifferenza, di leggi iperburocratiche, relative all’iter delle adozioni, devono ora grazie alle sue irrazionali uscite, subire anche questo ultimo affronto. Le chiedo in tutta franchezza e umiltà di farsi un profondo esame di coscienza. Mi è gradita l’occasione per porgerLe sinceri Auguri di Buona Pasqua.

Gabriele Cervi

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LETTERA APERTA Cremona, 10 dicembre 1999 Al Presidente della Repubblica Dott. Azeglio Ciampi Palazzo Quirinale Roma Illustre Signor Presidente, Mi chiamo Cervi Gabriele (…) non voglio tediarla raccontandole le mie numerose battaglie a favore della infanzia abbandonata ma pur avendo allertato in questi anni le nostre autorità e le nostre istituzioni, per sopperire alle carenze mi rivolsi in quanto inascoltato nel nostro belpaese, all’O.N.U. per chiedere una indagine conoscitiva. Il 19 febbraio mi rispose il Segretario del comitato per i diritti del bambino che accolse favorevolmente le mie richieste. Orbene, purtroppo due delle tre richieste allo stato attuale nel nostro Paese sono ancora da ritenersi inevase pur avendo allertato più volte i politici e le istituzioni preposte, perché mi creda, il mio compito di cittadino è quello di pungolare le istituzioni, non cerco e non ho mai cercato in tutte le battaglie sociali fatte e che faccio, la primogenitura, questa la lascio a chi, con questi metodi si è creato e si crea visibilità politica, insomma una facciata da spendere in convegni e dibatti sempre alla fine non fattivi…. Ma ritornando a noi, il primo crimine sociale (si io li ho chiamati crimini sociali e sfido chiunque del resto a provare che non sono crimini sociali!!) è che attualmente gli orfanotrofi italiani dovrebbero essere “centri di temporanea accoglienza” secondo gli standard europei e non strutture assistenziali dove prevale la logica immorale e disumana del contributo pubblico. Il secondo crimine sociale è che i giudici dei minori nel nostro paese lavorano ancora sulla base di un decreto legge del 1934 e che per i medesimi non è prevista allo stato attuale una preparazione specifica in tema dell’infanzia. Pochi giorni fa, ho inviato allo stesso segretario ONU una E-mail per sapere l’esito della mia richiesta. Purtroppo il segretario mi ha fatto sapere che della cosa se ne discuterà fra due anni. Le sembra giusto Signor Presidente che debbano passare altri anni prima di poter discutere tale caso?. Come Lei ben sa, certe battaglie si fanno contro il tempo e questa è una battaglia sacrosanta, che a parole (ora che il sociale fa gola soprattutto ai politici ed ai loro fiancheggiatori, ma lasciamo perdere per carità Cristiana) tutti quanti si impegnano con i soliti bla, bla,bla per poi alla fine non cambiare nulla o quasi. Per questo motivo signor Presidente, mi rivolto come cittadino a Lei (che rappresenta tutti noi cittadini) per chiederLe in tutta umiltà e semplicità di intervenire presso il nostro Governo per accelerare tutte quelle forme di intervento come per esempio: le varie proposte di legge presentate da parte di alcuni gruppi Parlamentari per dare la possibilità anche ai singoli di adottare e che da anni giacciono in Parlamento. Signor Presidente, come cittadino, come genitore, d’accordo con la mia famiglia ho deciso (per combattere questo muro di gomma che non riesco a scalfire per i motivi sopracitati) di passare la notte di Capodanno di Venerdi 31 dicembre a Roma dove è sita la Sua dimora. Il Palazzo del Quirinale. Passerò la notte all’addiaccio. Mi creda il mio non è un gesto inconsulto ma è l’unico modo per possedere il freddo, il gelo che in quella notte il mio corpo proverà, ma che purtroppo non sarà mai paragonabile al freddo che tanti bambini, tanti ragazzi provano quotidianamente dentro per l’amore a loro negato. Ma, mi creda il freddo che proverò non lo considero un nemico anzi mi sarà amico perché mi aiuterà a ritornare con la memoria al mio di orfanotrofio dove ebbi la fortuna di andarmene a soli tre anni. Io sono certo che Lei capirà questo mio modesto ma significativo gesto e sono anche convinto che Lei Signor Presidente aiuterà queste anime innocenti facendo seguire alle parole i fatti per addivenire finalmente alle pari opportunità che questi ragazzi chiedono per sé, per poter essere amati e di poter amare. Un diritto sacrosanto non crede?? Concludendo e scusandomi per la lunghezza di questa mia lettera, mi è gradita l’occasione per porgere a Lei Signor Presidente ed alla Sua famiglia i miei sinceri Auguri di Buon Natale, nella speranza che il nuovo millennio sia portatore d’amore per chi disperatamente (a qualsiasi età e in qualsiasi condizione fisica si trovi) possa trovare una famiglia, una persona d’amare. Grazie. Gabriele Cervi

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GRAZIE DIGOS ( Incontro con dirigente della DIGOS ) Il 29 dicembre ’99 ricevetti una telefonata a casa da parte di un dirigente della Digos di Cremona, il quale cortesemente mi chiedeva di incontrarlo. (…) La mia chiamata era relativa alla lettera che avevo mandato al Presidente della Repubblica, Dott. Ciampi, il 10 dicembre c.m. Il dirigente è stato molto cortese e gli ho esposto le mie valide ragioni. A mio carico naturalmente non c’è nulla, anzi mi conoscono in quanto leggono sempre i miei articoli sui giornali locali che trovano tra l’altro interessanti. Alla fine dell’incontro il dirigente mi ha offerto un caffè. Sono riconoscente a questo funzionario in quanto mi ha dato alcuni buoni consigli; ah dimenticavo, mi dice che mi posso recare a Roma a manifestare, previa richiesta scritta fatta al comune di Roma per poter occupare il suolo pubblico… Grazie Digos.

2000 ( Ciampi - D’Alema - Prefetto di Cremona - Sua Santità Papa Giovanni II )

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DOTT. CIAMPI

4 Aprile 2000 Egregio Signor Presidente, Per conoscenza le mando una mia lettera (con altri articoli sempre estrapolati dai quotidiani cremonesi) apparsa sul quotidiano locale “La Provincia” il 19 Marzo, relativo ad un caso di affido di una bambina ruandese. Di questo caso ne hanno parlato anche i giornali nazionali in quanto gli atti sono stati trasmessi dal giudice Dott. Angelo Tropeano della Procura di Cremona al Comitato per i minori della Presidenza del Consiglio. Questo caso, che è emblematico, fa per l’ennesima volta notare che il nostro paese si trova alquanto impreparato a risolvere con urgenza i casi di abbandono o come in questo caso di affido. Sono problematiche sociali, che riguardano purtroppo ahimè nel nostro paese ancora circa 20mila minori e che per la maggior parte non trovano una collocazione affettiva familiare o di affido per troppa latitanza di molte Regioni, per troppa burocrazia, ma soprattutto per incompetenza delle nostre strutture, sia pubbliche che convenzionate. Con la presente vorrei inoltre esternarLe le mie più sincere scuse, per il contenuto, un po’ forte, della lettera aperta che Le inviai il 10 dicembre 1999 sempre per perorare la causa dell’infanzia abbandonata nel nostro paese. (…) Mi sono reso conto che oltre alla lettera testè citata, Le avrei dovuto trasmettere anche alcune copie di alcuni articoli da me fatti e pubblicati sui giornali, per farmi conoscere meglio. Articoli che ora le invio nella speranza che Ella mi perdoni e capisca che non era mia intenzione mancare di rispetto a Lei e alla altissima carica istituzionale che Lei Dott. Ciampi con imparzialità rappresenta. In attesa di un Suo cortese riscontro, mi è gradita l’occasione per porgere a Lei e alla sua famiglia i mie più sinceri auguri di Buona Pasqua.

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( Rigettato a D’Alema il mio certificato elettorale ) Cremona, 31 Marzo 2000 Egregio Signor Presidente Massimo D’Alema, Approfittando di una mia lettera apparsa sul quotidiano locale “La Provincia” datato domenica 19 Marzo, relativo ad un caso di affido di una bambina ruandese, e successivamente venuto a conoscenza sempre tramite il sopracitato giornale che gli atti sono stati trasmessi dal giudice tutelare Angelo Tropeano al Comitato per i minori della Presidenza del Consiglio, Le chiedo cortesemente nella mia qualità di cittadino di intervenire personalmente per addivenire al più presto alla soluzione di questa problematica, che purtroppo ancora una volta vede il nostro paese non brillare per quanto riguarda la tutela dei minori, ma soprattutto per quanto riguarda l’infanzia abbandonata e non. Sono anni (come potrà vedere dal carteggio che Le invio per sua opportuna conoscenza) che lotto nel mio piccolo e con i pochi e modesti mezzi che ho a disposizione, per cercare di sensibilizzare la società civile e le autorità preposte a farsi carico di questa gravosa e iniqua problematica sociale, che vede ahimè ancora più di ventimila bambini e non, marcire negli istituti. Recentemente le associazioni di questo specifico settore hanno accusato le istituzioni (io tra l’altro è dal 1995 che le accuso) di incapacità ed hanno lanciato una campagna, per chiudere gli istituti. Personalmente per fronteggiare questa patologia tutta italiana (vera e propria ignominia sociale) ho denunciato all’ONU il nostro Belpaese perché il medesimo non è in regola con gli standard europei ma soprattutto con la convenzione dell’Aia. Abbiamo giudici che non sono in grado (ma non per colpa loro) con competenza di istruire le pratiche, abbiamo assistenti sociali che abbisognano di una benedetta riforma, ma soprattutto negli istituti italiani rimangono per troppi anni (per molti fino alla maggiore età) istituzionalizzando di fatto questi bambini. Signor Presidente la legge del Ministro Turco la considero buona.. ma purtroppo molte Regioni, non si sono ancora adeguate.. e gli anni passano!! Alla presente per mera protesta contro tutte quelle regioni inadempienti (e anche per scongiurare una ammonizione da parte dell’ONU al nostro Paese che già nel 1995 bocciò l’Italia per inadempienza legislativa) Le invio l’originale del mio certificato elettorale per le elezioni del Presidente della giunta regionale e del consiglio regionale del 16 aprile, in quanto non me la sento (nulla di personale contro di Lei e del governo che rappresenta) di andare a votare. Sono sicuro signor Presidente che dopo aver letto alcune testimonianze che qui Le allego converrà con me che la situazione è socialmente insostenibile. Gabriele Cervi Cremona, 8 giugno 2000 Al Signor Prefetto di Cremona Dott. Guido Palazzo Adriano Egregio Signor Prefetto, A seguito del nostro incontro del 6 c.m. chiedo cortesemente alla S.V. di trasmettere al Presidente della Repubblica i miei più sentiti ringraziamenti per il Suo personale interessamento presso le sedi istituzionali competenti in merito al caso di affido che vede coinvolta la bimba ruandese Fidencie. Un grazie per le benevoli parole verso la mia umile persona ma soprattutto un grazie di cuore per l’attenzione che il Presidente ha manifestato per le problematiche (purtroppo ancora irrisolte) che investono il variegato mondo dell’infanzia abbandonata nel nostro Paese. Signor Prefetto, mi è gradita l’occasione per porgerLe i miei più sentiti ossequi per la sensibilità e umanità che ha dimostrato nei confronti dell’infanzia abbandonata. Grazie.

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lettera al quotidiano “La Provincia� di Cremona datata domenica 18 giugno 2000

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lettera al quotidiano “La Provincia” di Cremona datata martedì 22 agosto 2000

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Cremona, 7 dicembre 2000 A SUA SANTITA’ PAPA GIOVANNI II SANTO PADRE, Sono un cittadino, che da molti anni si batte a favore dell’infanzia abbandonata, dando voce a chi voce non ha. Non voglio tediarla raccontandoLe le mie battaglie, ma pensi Santo Padre che quando iniziai, non si sapeva nemmeno quanti bambini erano parcheggiati nei vari orfanotrofi. Santo Padre, ora dopo tutti questi anni di lotta civile, ho deciso di scrivere un libro dove racconterò (…) queste mie battaglie civili, nella speranza di poter ulteriormente contribuire a far si che l’opinione pubblica, le istituzioni, ma soprattutto i politici prendano veramente coscienza di questa problematica che purtroppo vede ancora più di ventimila bambini italiani e non, in attesa di una vera famiglia. Recentemente Santità Lei ha dichiarato che adottare dei bambini sentendoli e trattandoli come veri figli significa riconoscere che il rapporto tra genitori e figli non si misura solo sui parametri genetici. L’amore che genera è innanzitutto dono di sé. C’è una generazione che avviene attraverso l’accoglienza, la premura, la dedizione. Queste Sue parole mi hanno riempito il cuore e se oggi, anch’io ho la gioia di avere una mia famiglia e di assaporare la sacralità della famiglia stessa lo devo alla immensa fortuna di essere stato adottato all’età di tre anni. Sono stati i miei genitori a farmi scoprire i Veri Valori Cristiani. Santo Padre ritornando al libro sopracitato vorrei chiederLe il permesso di poter usare come copertina del mio libro una fotografia che ritrae Sua Santità con un neonato fra le sue braccia. Questa sua stupenda, vera, immagine racchiude in sé una purezza e un amore infinito che ogni volta che la vedo mi da una forza spirituale indescrivibile.(…) Auguri di Buon Natale e un felice Anno Nuovo. Gabriele Cervi.

LA RISPOSTA DEL VATICANO

Dal Vaticano, 28 dicembre 2000 Segreteria di stato, Prima sezione

Egregio Signore, Con la lettera del 12 dicembre corrente, Ella ha indirizzato al Santo Padre espressioni di viva gratitudine per le Sue recenti parole in favore dell’adozione dei bambini, manifestando in pari tempo il desiderio di poter utilizzare una Sua fotografia come copertina di una prossima pubblicazione, relativa alla tematica dell’infanzia abbandonata. Sua Santità ringrazia per il premuroso atto e per i sentimenti di filiale devozione che l’hanno suggerito e, mentre incoraggia a proseguire con entusiasmo nell’impegno di promozione umana, rendendo sempre testimonianza al Dio della vita, volentieri in parte a Lei ed ai familiari la Benedizione Apostolica, pegno di copiosi favori celesti. Per quanto concerne la sua domanda, mi pregio di significarLe che (..) questa Segreteria di Stato, titolare della vigilanza circa l’uso corretto dell’immagine del Santo Padre, non vede particolari difficoltà a concedere il Nulla Osta richiesto, e La prega di far pervenire copia del libro. Con sensi di distinto ossequio mi confermo

dev.mo nel Signore Mons. Pedro Lopez Quintana Assessore

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MANCANO ALL’AFFIDO VENTIMILA BAMBINI LE ASSOCIAZIONI ACCUSANO LE ISTITUZIONI E LANCIANO UNA CAMPAGNA PER CHIUDERE GLI ISTITUTI. VENTIMILA. Tanti sono i minori che in Italia sono ancora rinchiusi in centri o case alloggio. Perché, in molte Regioni l’affidamento familiare è ancora sconosciuto e la legge fa di tutto per scoraggiare le famiglie che vogliono prendersi cura di un ragazzo. La soluzione? I genitori devono essere sostenuti e diventare i consulenti di tribunali e servizi sociali. UN APPELLO PER SVUOTARE GLI ISTITUTI. TANTI SONO I MINORI CHE RISULTANO RICOVERATI IN ISTITUTO (perché tale è non solo la mega struttura stile orfanotrofio di una volta, ma anche la più moderna e agile casa alloggio) dal censimento effettuato dal Centro Nazionale di Documentazione e Analisi sull’Infanzia e l’Adolescenza che ha sede a Firenze. Bambini dimenticati? Si, secondo l’Anfaa che, anzi parla di 20 mila minori istituzionalizzati aggiungendo ben 4 mila bambini disabili non conteggiati nel censimento ministeriale del giugno’98. E che lancia una massiccia campagna di mobilitazione perché si possa finalmente dire “Istituti mai piu’: Come? Puntando sull’affido.

PER NON DIMENTICARE… FONDAZIONE FIGLI DI MAMMA ROSA. Eretta in Ente Morale, su proposta del Ministero degli Interni e dal Presidente della Repubblica con Decreto del 12.5.1953 Nel gennaio 1954 i carabinieri di Pontedera, venuti a conoscenza che… i minori figli di ignoti.. affidati alla M. a seguito di ampia propaganda fatta a mezzo di quotidiani e dalla Rai invece di trovare laboratori, tipografie, officine, scuole.. nonché vitto e sistemazione vantaggiosa… erano stati adibiti ai lavori nei campi e nei boschi e mal nutriti, mal vestiti, abbandonati a se stessi e privi di assistenza vagavano…raccogliendo legna per scaldarsi . Ottenuto l’affidamento dei minori, li lasciò privi di qualsiasi assistenza e sorveglianza, controllò la loro corrispondenza, li mantenne mal nutriti e mal vestiti senza alcuna pulizia negli alloggi ridotti a stalle, li costrinse a lavori massacranti e insalubri e a tutto tollerare con la continua minaccia di ricovero in riformatori.

ISTITUTO DI MERANO - 1970 I carabinieri compivano delle indagini riferendo che vi era un gruppo di… che ricorrevano a mezzi violenti come tirate di capelli, pizzicotti, sculacciate e vergate. In particolare i bambini Elio di anni dieci e Primo di anni nove avevano raccontato delle bugie alla maestra, a fine correttivo, li aveva condotti in una stanza, fatto abbassare pantaloni e mutandine, e quindi li aveva ripetutamente colpiti con un battipanni di plastica sui glutei messi a nudo. Elio riferiva che, a seguito dei colpi ricevuti, era fuoriuscito sangue e il sanitario dell’ospedale, da cui il ragazzo venne fatto visitare accertava escoriazioni sulla coscia destra.

ISTITUTO - CASA PRIVATA (SAVONA) - 1967 La P…. bello o brutto tempo che fosse, dice la sentenza, sempre sistemava i minori al mattino sul poggiolo, quasi svestiti, senza cappello in testa, al sole, incurante dei pianti e delle lamentele.. qualche volta, quando più alti erano i clamori, apriva la porta che dà sul balcone e colpiva i piccoli ripetutamente al viso con stracci, mettendone taluni anche in castigo per ore e ore con la faccia contro il muro, più volte era stata vista afferrare un bimbo per i capelli e, così sollevato, trascinarlo in casa ingiuriandolo con epiteti di “bastardo e figlio di un cane”, altre volte i bambini era stati visti giocare e sporcarsi con le loro feci. I bambini venivano lasciati nudi sotto il sole nelle ore di punta, taluni con il corpo di macchie o con il viso gonfio.. quelli che più si lamentavano erano trascinati dal poggiolo all’interno del-

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l’alloggio e percossi senza pietà… Nel 1971 sulla stampa ritroviamo il nome della casa privata che ospita ancora bambini, pare, senza esserne autorizzata. “La Stampa del 12.9.1971”

ISTITUTO CM di Torino Rieducatorio per bambini abbandonati presi in età non superiore ai sei anni. Imputata la direttrice, dottoressa S.F. per avere abusato di mezzi di correzione e disciplina da tempo indeterminato e sino all’estate 1957 in danno di 15 fanciulli… tra l’altro percuotendoli con bastoni, battipanni, cinghie, privandoli di cibo e sottoponendoli a lavoro eccessivamente gravoso in relazione all’età e all’aperto in clima rigidissimo, fatto da cui è derivato, nei predetti ricoverati, un pericolo di malattia nel corpo.

TESTIMONIANZE INFANZIA DI SOLITUDINE …”Morto mio padre, mia madre ha deciso di mettere me in istituto e di tenere mio fratello con sé: ancora oggi non so perché - ricorda C. F. - rinunciò anche alla potestà, dunque sarei stato adottabile: ma trentacinque anni fa si adottava molto meno di oggi”. C. F. ha quarant’anni, fa l’infermiere a Torino, e nei suoi ricordi da piccolo ci sono due istituti per orfani, dove ha vissuto dai quattro ai sedici anni, quando è stato preso in affido. “Nessun bambino desidera stare in un luogo dov’è entrato per forza: tutti noi volevamo essere altrove, nessuno voleva convivere con nessun altro. Io e i miei compagni, così siamo diventati grandi in un clima di lucchetti e sospetti. L’istituto garantisce un tetto, l’istruzione e il vitto: ma in cambio spersonalizza e rende aggressivi. Ricordo con gioia solo le fughe dalla finestra per giocare a pallone: sapevo che sarei stato punito, ma non m’importava nulla. Io ho conosciuto il significato della parola famiglia a 16 anni, con l’affido. E ho assaporato la libertà per la prima volta quando ho fatto il servizio militare. Da “Famiglia Cristiana”

TESTIMONIANZE CARLO GIUFFRE’: HO SEMPRE PENSATO CHE IL MALE AVESSE ORIGINE DALLA MIA TRISTE ESPERIENZA VISSUTA A NAPOLI IN UN COLLEGIO PER ORFANELLI. …”Quando sentivo amici e conoscenti parlare della depressione li guardavo stupiti, quasi incredulo - dice l’attore Carlo Giuffrè Credevo si trattasse di fisime, di manie e mi ritenevo assolutamente immune da un simile disturbo. Ma nel 1991 la depressione colpì anche me. Le crisi si scatenavano quando raggiungevo una meta, un successo, un traguardo importante. In genere, in queste occasioni uno dovrebbe sentirsi appagato. Invece io cadevo nella più cupa depressione. Il mio animo veniva invaso dal terrore che quel successo si trasformasse all’improvviso in una catastrofe. Vivevo in uno stato di angoscia terribile, che mi toglieva il sonno, l’appetito, i desideri. Ma riflettendo, con l’aiuto di un medico, trovai una risposta a questi perché: Tutto dipendeva dalla mia infanzia. Quando avevo 7 anni mio padre morì e io passai all’improvviso da una vita serena, tranquilla e moderatamente agiata alla povertà più assoluta. Allora non c’erano le pensioni, eravamo nel 1931. Mia madre si trovò sola, con quattro bocche da sfamare, erano francamente tante. E dovette decidere di mandare qualcuno dei figli in collegio. Toccò a me. Ma quello non era un collegio come oggi siamo portati a pensare. No. Era un misero orfanotrofio per i bambini più poveri della città. All’improvviso mi trovai confinato in una specie di Lager. Terribile. Ogni tanto mia madre veniva a trovarmi. Mi portava una sfogliatella. Gli altri ragazzi avevano doni molto più consistenti dai loro parenti, io solo quella sfogliatella, perché mia madre non poteva permettersi di più. Ecco… la mia depressione del 1991 affondava le radici in quelle esperienze dell’infanzia. Come la curai? Con qualche sonnifero, con un buon medico, ma soprattutto con il conforto della mia famiglia.

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TESTIMONIANZE ADOZIONI UN AFFARE D’ORO LA POLEMICA, LUIGI FADIGA: “PRESSIONI ISTITUZIONALI PER AUTORIZZARE GLI ENTI” Bologna. - Anche se è stato tra i grandi propugnatori della svolta italiana in materia di adozioni, Luigi Fadiga, col riguardo e la sensibilità che ha sempre contraddistinto il suo operato di magistrato, prima come presidente del tribunale dei Minori di Bologna e poi a Roma, rifiuta ogni paternità. “Sono sto uno dei tanti che ha operato affinchè anche il nostro Paese (l’Ultimo d’Europa occidentale, ndr) ratificasse la Convenzione de L’Aja - risponde sottolineando - che quello è stato un passo importante e necessario perché il rapido sviluppo dell’adozione internazionale aveva determinato nel tempo un progressivo scollamento dai principi solidaristici e dagli obiettivi originari della legge 184 del 1983”. POLEMICHE DIMISSIONI. Luigi Fadiga, nominato presidente della Commissione per le adozioni internazionali lo scorso maggio, ha già rassegnato le proprie dimissioni, così come aveva fatto nel 1999 dal comitato di controllo per il rispetto del codice di autoregolamentazione fra tivù e minori (…”perché in realtà non c’era la possibilità di controllare proprio nulla”…) Chi gli è stato vicino è sicuro che si sia dimesso per le troppe interferenze dei politici durante i sei mesi in cui la Commissione ha lavorato alla costituzione dell’albo degli enti autorizzati, quelli che in base alla Convenzione de L’Aja, sono appunto i referenti attraverso i quali filtrano le adozioni internazionali. Fadiga, pur non allontanando queste ombre, preferisce parlare più genericamente di “pressioni istituzionali”. Nell’attesa, probabilmente vana, di sapere esattamente da lui come sono andate le cose (…”La verità è che il mio lavoro è fare il giudice”…) concorda con chi sostiene “che le 46 autorizzazioni concesse siano troppe”. Un elenco aggiornato allo scorso 16 novembre, che comprende 7 autorizzazioni a società costituite nel 2000, una delle quali addirittura a giugno. Fadiga aggiunge che “le richieste presentate furono 84: noi le abbiamo ridotte praticamente del 50% ma non sarebbe stato un peccato scremare ancora di più. L’adozione internazionale in Italia veniva da 17 anni di grandi slanci, ma anche di troppi errori da non ripetere. L’adesione alla Convenzione de L’Aja rappresenta lo sforzo comune dei Paesi di origine e di quelli di accoglienza affinché ogni bambino abbandonato possa trovare la famiglia a lui più adatta, prima di tutto nel proprio Paese, poi, se ciò non è possibile, anche altrove. Non è nata insomma, per fare più adozioni, o più veloci, ma per garantire i diritti dei bambini che vengono adottati da stranieri e portati fuori dal loro paese. In definitiva, quindi, perché un atto di amore disinteressato, come deve essere l’adozione, non si stemperi in un gesto di egoismo e di prevaricazione”. La piaga delle restituzioni agli istituti, purtroppo, non è debellata e “la sola strada da battere, con quel grande patrimonio rappresentato dalle famiglie adottive, è solo quella del rigore nella formazione”. Il cammino che ha davanti a sé la Commissione è sicuramente molto duro e per certi versi in parte inesplorato. PIU’ TRASPARENZA Ma tra i punti fermi c’è senza dubbio il principio secondo il quale: “anche l’adozione debba rientrare nel più vasto progetto di cooperazione internazionale, perché questo è lo spirito de L’Aja” non solo quello di una maggior trasparenza che ha comunque spinto Luigi Fadiga a “redigere una circolare che presto sarà inviata alle associazioni riconosciute, che vieterà le donazioni fatte direttamente all’estero dalle famiglie. Le donazioni, che in alcuni casi si sono rilevate una vera e propria forma di tangente, dovranno passare esclusivamente dagli enti autorizzati, per ragioni fin troppo ovvie”. La ratifica della Convenzione de L’Aja, secondo Fadiga, riempie anche il vuoto lasciato negli anni dalla mancanza di accordi bilaterali. In questo campo l’Italia ha all’attivo solo una ratifica, col Perù. I maggiori problemi, all’ estero, sono coi Paesi dell’Est tra i quali solo Polonia e Repubblica Ceca hanno ratificato l’intesa de L’Aja.

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PER NON DIMENTICARE… ISTITUTO….. (TRENTO) 1966 ...Al dibattimento è risultato che i ragazzi, quasi tutti sui dodici-tredici anni… avevano subito qualche violenza a opera del Di Piazza. Quasi sempre avevano ricevuto ceffoni, a volte pugni e calci, a volte erano stati costretti a subire dei castighi umilianti e penosi: camminare in ginocchio, tenere in bocca un sigaro acceso, piegarsi sul banco per essere colpiti sul sedere, il taglio forzato dei capelli. Cesare venne chiamato dal … figlio di puttana in presenza di altri ragazzi, ad Aldo, a Vincenzo, a Paolo, disse: “…non siete che burattini nelle mie mani, non me ne frega niente nemmeno dei vostri genitori; Vincenzo vide l’imputato prendere a calci degli altri ragazzi e dare dei pugni a un ragazzo che tremava e piangeva, Massimo intervenne a difesa del fratello minore percosso dal … e fu a sua volta colpito con schiaffi e calci e impedito di recarsi dal rettore per reclamare, Severo vide l’imputato prendere per i capelli un ragazzo e battergli la testa contro il muro, colpirne un altro con schiaffi e ironizzare sul suo conto durante una crisi di nervi sopraggiunta al medesimo con parole: “…eccolo lì l’eroe dei due mondi, com’è ridotto!”. Giacomo venne ricoverato due volte in infermeria dopo avere ricevuto percosse, fu costretto a tenere in bocca un sigaro acceso, subì il taglio dei capelli, venne invitato a bere ripetutamente alcolici fino a ubriacarsi, venne chiamato: “faccia di mona”, gli venne detto: “ti rompo la faccia” e venne costretto a correre pure lamentando dei dolori all’appendice e pure avendolo fatto presenta al...

VILLAGGIO DEL FANCIULLO (ALESSANDRIA) 1966 Nel maggio 1966 il dottor V. quale privato cittadino, presentò una denuncia contro la V…… “…Transitavo disse poi, nelle vicinanze del Villaggio, quando sentii dei lamenti provenire dal cortile. Andai a vedere e scorsi la V…… con un bastone in mano che picchiava un bambino. Intervenni, facendo le mie rimostranze, ma questa mi risposte: “Faccia i fatti suoi!” Allora andai dai Carabinieri. Così è stata motivata la sentenza: “…la teste P. ha asserito che l’imputata chiudeva i piccoli per lunghi periodi di tempo nel gabinetto, incurante del fatto che ivi la temperatura, a causa di un finestrino aperto, era nella stagione invernale assai rigida. La teste S. pur escludendo che la V. percuotesse i bambini (e per ciò stesso dimostrando obiettività se non addirittura compiacenza verso la prevenuta) ha dichiarato che i bambini venivano, per castigo, messi “fuori dalla porta” all’aperto, e ciò anche nella stagione invernale. Il teste O. ha affermato di avere personalmente constatato che la V. era solita infliggere ai bambini castighi consistenti nella privazione del vitto, circostanza confermata dai bambini alla loro maestra, teste B. che ne ha riferito al dibattimento. L’episodio delle percosse con una canna denunziato dal teste V. cui va riconosciuto il merito di avere provocato l’intervento delle autorità competenti, è stato confermato dal testo S. Per la difesa la credibilità di questi testi è poi sminuita dalla loro particolare situazione soggettiva. Trattasi infatti di persone di modestissime possibilità economiche. La condanna della V. non sarebbe stata gradita a quei funzionari cui incombeva il potere-dovere di controllare il Villaggio praticamente finanziato dall’amministrazione stessa. Assoluzione.

RIFLESSIONE FINALE: Gli episodi qui raccontati che hanno visto come protagonisti vari istituti del nostro paese, alla fine si sono conclusi per la maggior parte a favore degli aguzzini e in certi casi con condanne lievi che più volte non hanno scalfito la metodologia aberrante di questi CRIMINALI. Le vittime invece, quasi tutte sono rimaste segnate indelebilmente (come il sottoscritto del resto ancora ricordo con orrore quando la maestra mi picchiava sulle mani) nella propria memoria, inficiandone per molti il proprio comportamento psicofisico futuro. Io non voglio ora mettere il dito nella piaga, ma mi domando come simili episodi ai giorni nostri possano ancora accadere. Io sono sicuro, che in qualche istituto ciò accada ancora… d’altronde fino a pochi mesi fa, lo Stato non sapeva nemmeno quanti bambini abbandonati e non, vivevano negli istituti …. Questa è una amara riflessione, ma è un atto dovuto, incontrovertibile e inconfutabile!. - -

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l’orfnotrofio de “I Martinitt” di Milano in una vecchia fotografia

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RIFLESSIONE: Sai cos’è la bontà? La psicologia dei buoni sentimenti Di Aldo Carotenuto (docente di Psicologia della personalità, La Sapienza, Roma) Con un paradosso, si potrebbe pensare che la bontà, che dicono si aggiri nell’aria di Natale, sia una virtù dei deboli. Oppure di chi, come l’asceta, vive lontano dalla inquietudine del mondo, dal clamore dei propri simili, dalle molte nostre quotidiane e irritanti dipendenze. Nella cultura occidentale contemporanea, l’eroe che vince è attivo e intraprendente, costruisce fortune economiche, ha il piglio aggressivo del conquistatore, tende con tutti i mezzi leciti o non a diventare un capo. Siamo disposti a riconoscere l’astuzia machiavellica dei mezzi giustificati dal fine, non la caritas evangelica. Forse possiamo ancora trovare un qualche spazio per la pietas, la pietà per i vinti, purchè però un vinto ci sia. E’ il ruolo agonistico dell’homo homini lupus; potente votato al successo, un po’ corsaro. L’uomo buono è allora il buon uomo. Destinato a vestire i panni della pecora, quelli di un rinunciatario qualsiasi, se non di un vile. Il buon uomo è colui sul quale non si può infierire ulteriormente, più che temprato dal dolore, ne è sfiancato. Per il buon uomo si sente soltanto una generica commiserazione. Si è fermamente convinti che questo poveretto non sarà mai un antagonista, ma qualcuno che si arrangia e tira via come può, un ingenuo. Per operare il bene, invece, non basta il lungo tirocinio di una vita intera. La bontà è il piacere dell’altro, nasce dall’umiltà di chi conosce molto, soprattutto di sé. L’uomo a cui penso non ha solo bisogno dell’altro, ma lo desidera e questo desiderio diventa una vera e propria struttura della sua vita. Attraverso questa immagine si possono forse tradurre l’una nell’altra l’etica giudaico-cristiana e il nostro vivere comune. Perché per esempio, l’ideologia del successo non trasformi i principi delle etiche universalistiche in una parodia da avanspettacolo. La solidarietà, la generosità. L’oblatività di chi dovrebbe essere capace di compiere del bene senza farsi vedere, sono invece trasformate in un varietà domenicale.

UNA LENTA CONQUISTA La relazionalità è la struttura fondamentale dell’’essere dell’’uomo nel mondo. E’ questo il solo vero nutrimento irrinunciabile, e anche il solo terreno autentico su cui siamo chiamati a rispondere della qualità del nostro esserci. Riuscire a vivere e operare il bene non è un dono naturale, ma una lenta conquista che si raggiunge attraverso la penetrazione profonda di ciò che la vita rappresenta. Ecco dunque che i parametri della bontà vengono dettati dal singolo rapporto inteso come dimensione relazionale strutturale e necessaria tra l’agente se stesso, ma anche e soprattutto tra l’agente e colui che riceve. Quante volte nel tentativo di compiere il bene, abbiamo omesso di considerare l’effettiva necessità dell’altro di riceverlo? La bontà nasce come atto di sincera partecipazione; e come esigenza di autentica comunicazione, dobbiamo pertanto tenere conto ascoltando le nostre ragioni e quelle dell’altro di ciò che vogliamo esprimere e di come potrebbe essere interpretato il nostro agire: il bravo bambino che non fa mai arrabbiare la mamma si muove su un piano di assoluta accondiscendenza alle ragioni dell’altro, ma la sua è compiacenza, è una disponibilità apparente, possibile solo a prezzo di una inibizione attiva della sua aggressività; La bontà non va confusa con il sentimentalismo o con un generico buonismo che ha a che fare soltanto con i sensi di colpa. La bontà è un principio attivo motivato dalla conoscenza della necessità e del dolore umano. Non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te, ma forse dovremmo aggiungere non fare a te stesso quello che non faresti agli altri per creare la dimensione di quella giusta misura in cui bontà diventa sinonimo di equilibrio tra ragione e sentimento.

NON È DEGLI INGENUI Quante volte giudizi affrettati e superficiali hanno confuso la bontà d’animo con l’ingenuità, la debolezza? Colui che appare disposto ad agire più per il bene altrui che per il proprio viene immancabilmente deriso e spesso isolato. La collettività sembra insomma non rendersi conto che la vera essenza dell’uomo buono non è la debolezza, bensì una salda e intensa forza interiore. Colui che è buono è dunque una persona dotata di una struttura psichica ricca e vigorosa, sviluppatasi nel tempo attraverso un proficuo investimento di risorse

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nel rapporto con gli altri. La bontà è una dimensione attiva dell’esistenza, tutt’altro che inerte e un po’ ottusa. L’uomo buono è l’uomo saggio, colui che, dice Ricoeur, ha rinunciato al desiderio di esser risparmiato dalla sofferenza, che ha rinunciato alla componente infantile del suo desiderio di immortalità. E’ la saggezza cui allude il libro di Giobbe, quando si dice che Giobbe è giunto ad amare Dio per nulla, facendo così perdere a Satana la sua scommessa iniziale. Solo chi ha conosciuto il male può operare il bene, l’ingresso dell’uomo sulla scena del mondo è possibile soltanto dopo che Dio della Genesi, condannandolo a patire, lo ha reso libero. Allora, è necessario essere uomini liberi per operare il bene; liberi di guardare il mistero della nostra fragilità, di stare di fronte alla sofferenza come alla morte. Di averne abbastanza di noi stessi per andare a cercare l’altro, con desiderio e amore.

2001 ( BERLUSCONI - PAPA GIOVANNI PAOLO II )

Raccomandata R/R Cremona, 11 Maggio 2001 Alla cortese attenzione del Presidente di Forza Italia On. Silvio Berlusconi Roma Illustre Signor Presidente, Come preannunciato pubblicamente con una mia lettera pubblicata dal giornale locale “La Provincia” l’8 maggio c.a. (che qui allego), Le invio la presente lettera aperta per ringraziarLa nella mia veste di cittadino in quanto Sua Eccellenza ha benevolmente inserito nella propria campagna elettorale il tema delle adozioni dando vera voce a chi voce non ha. (…) La riforma licenziata recentemente dal Parlamento, la ritengo a tutti gli effetti una pseudoriforma in quanto non è stata concepita dalla parte dei bambini. È inconcepibile, infatti che si debba aspettare fino al 2006 per far chiudere definitivamente gli orfanotrofi, come è inconcepibile che tale riforma non preveda una specializzazione dei giudici dei minori e una riqualificazione dei servizi sociali. Altro punto importante, è che gli istituti dovrebbero essere considerati (come sono considerati in Europa) un passaggio transitorio per il minore, invece si assiste che per molti bambini, ragazzi l’istituto sia l’unico asettico punto di riferimento fino alla maggiore età. Questo è un crimine sociale, che si perpetua a tutt’oggi perché non c’è volontà politica per poter risolvere questo scandalo sociale. Mi appello a Lei, Dott. Berlusconi con la presente, nella speranza che la S.V. quando sarà presidente del Consiglio si ricordi di questi poveri innocenti ragazzi. (…)

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Raccomandata r/r Cremona, 13 Dicembre 2001 AL SANTO PADRE PAPA GIOVANNI PAOLO II CITTA’ DEL VATICANO Santo Padre, Come da richiesta del Mons. Pedro Lopez Quintana (Assessore) con lettera del 28 dicembre 2000, quale risposta ad una mia lettera del 7 dicembre 2000, Le invio copia del mio libro web: lettere ad uno stato incivile (1995/2001).(..). Santo Padre, il 20 novembre del 1989 l’ONU approvava la convenzione che stabiliva i diritti dei bambini di tutto il mondo. Lo scorso 20 novembre si sono festeggiati i 12 anni dalla approvazione della convenzione. Ma nonostante il trascorrere di tutti questi anni per lo Stato Italiano, ci sono purtroppo ancora bambini di serie A e bambini di serie B. Questi ultimi nonostante la ratifica della convenzione (se pur in ritardo), non hanno diritti in quando lo Stato Italiano ha preferito istituzionalizzare i minori abbandonati optando di fatto per gli orfanotrofi. Sono anni che mi batto per dare pari opportunità a questi innocenti, sono anni che mi batto perché lo Stato Italiano finalmente capisca che ogni bambino è un capitale umano ineguagliabile e che su di esso è legittimo e doveroso investire. Santo Padre, Lei più di una occasione ha dimostrato (non solo a parole ma con i fatti) di essere dalla parte dei bambini, della famiglia e io di questo, come piccolo credente Le sono immensamente grato. Auguri Santo Padre, Le Auguro di cuore di Passare un sereno Natale e un felice Anno Nuovo.

Gabriele Cervi

LA RISPOSTA DEL VATICANO

Dal Vaticano, 22 Dicembre 2001

La Segreteria di Stato porge distinti ossequi al Sig. Gabriele Cervi e, nel significare che il fascicolo recentemente inviato al Santo Padre è regolarmente pervenuto a destinazione, ringrazia a Suo nome per il delicato pensiero e partecipa il Suo benedicente saluto.

La Segreteria di Stato Prima Sezione - Affari Generali

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TESTIMONIANZE MARIA DE FILIPPI HO INTENZIONE DI PRENDERE UN BAMBINBO IN AFFIDAMENTO Il prossimo cinque dicembre compio 40 anni. Giornalista: Suo marito Maurizio Costanzo le ha già chiesto suggerimenti sul regalo per i suoi quarant’anni? Confida Maria che in qualche modo si tratta di un regalo che può rappresentare un cambiamento. “Vede – spiega - io ho intenzione di prendere un bambino in affidamento e Maurizio è con me. Mi ha detto di essere disponibile verso una soluzione del genere e, condividendo l’idea dell’affidamento, credo di avere ricevuto da lui già qualcosa di grande”. “A quarant’anni appunto, forse potrei essere ancora madre, lo so, e con molta franchezza dico che non me la sento. Vede come ostacolo la differenza di età che c’è tra me e Maurizio, ventiquattro anni, e non penso che sia il caso. Per quanto riguarda l’idea dell’adozione, il sistema di leggi che regola i requisiti relativi all’età per adottare, non ci permette di diventare genitori di un bambino né di un ragazzino ma di un diciottenne e non abbiamo continuato. “In che cosa consiste esattamente l’istituto dell’affidamento che lei vuole seguire?”chiede la giornalista. Risposta: “Vuole dire accogliere in casa propria un bambino temporaneamente, fino a quando i suoi genitori non risolvono i loro problemi. In alcuni casi si tratta di tossicodipendenti o di persone che hanno altri guai o non possiedono mezzi economici necessari per crescere i propri figli. Certo non ti chiamano papà o mamma e si diventa un po’ come un tutore, con un altro tipo di responsabilità. Mi rendo conto che il percorso psicologico e pratico di una coppia che ha un bimbo in affido è difficile: nel momento in cui lo prendi in famiglia, lo ami e sei riamato, devi accettare l’idea del distacco. Un finale a cui un genitore affidatario deve prepararsi come deve prepararsi a seguirlo dopo che ha lasciato la propria casa. Credo che nella sua positività sia questa la pratica da seguire per una coppia come la nostra”. Intervista di Mimmo Pacifici - dal settimanale “Gente” del 23 Agosto 2001.

TESTIMONIANZE Una mattina di tanti anni fa, quando venne portato nel grande istituto, Giuseppe era un neonato di neanche sei mesi. Oggi che è un bambino di dieci anni, può raccontare di aver soffiato tutte le candeline dei suoi compleanni nello stesso edificio. Qui gli è cresciuto il primo dentino. Qui ha pronunciato le prime parole. Qui ha imparato a leggere e scrivere e a conoscere il mondo che lo circonda e i suoi beni preziosi, come la famiglia che lui non ha potuto avere. Chissà se Giuseppe compirà pure i diciott’anni nella grande casa con i lunghi corridoi e le camerate. Nessuno lo può prevedere. Quel che è certo è che quel giorno “dovrà” uscire dall’istituto e si troverà, solo, ad affrontare la vita, a cercare una casa e un lavoro e magari un affetto finalmente speciale. Ci sono tanti Giuseppe in Italia, centinaia, migliaia. Sono 16.000, dice la prima indagine sul tema, commissionata dal ministero della Solidarietà sociale e realizzata dal Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia. Tante e assai diverse, le storie sono difficilmente assimilabili: c’è chi in istituto è arrivato tardi e si è fermato poco, chi è stato portato lì dai genitori, chi non li ha mai conosciuti. Ma non per questo bisogna dimenticarle laggiù, dietro le porte dove si svolgono. Da Famiglia Cristiana 1999

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TESTIMONIANZE I MARTINIT La bandiera che veniva issata tutte le mattine, al centro del cortile, ora è un lenzuolino grigio che sembra appeso con lo sputo. Sullo sfondo in mattoni c’è un disegno gigante, un pò graffito ultramoderno un pò tenero ricordo d’infanzia: un Pinocchio col naso azzurro e lunghissimo. Le divise coi cappellini e gagliardetti rimangono solo nelle foto un pò gialle appese alle pareti. L’abbigliamento, come i modi di fare, la parlata degli orfanelli dei Martinitt del 2000 sono il più colorito possibile. Pantaloni long-size, scarpa da ginnastica ben consumata, felpa e cappuccio. Ieri la camera ha approvato una legge rivoluzionaria che smantella l’istituto dell’orfanotrofio: i bambini senza famiglia devono trovare ricovero in piccole case alloggio, il più simile possibile alle famiglie: E’ finita l’era delle “compagnie dei celestini” che scappano di notte dagli orfanotrofi per ritrovare la libertà e l’ansia dei bimbi “normali”.

UNA LEGGE ABOLISCE GLI ORFANATROFI MA LA STRUTTURA CAMBIA FACCIA PER NON SPARIRE. Qui fuggono dalle finestre solo gli stranieri dice la responsabile educativa. Ormai i due terzi dei bambini dei Martinitt sono extracomunitari. Ma ai Martinitt con la nuova legge cambia davvero poco. Gli alloggi per i “senza famiglia” ci sono già da 13 anni; mini-comunità da sette bambini, in case lasciate in eredità agli orfanelli da milanesi facoltosi. Ne abbiamo tre per i più piccoli spiega la direttrice dai 4 ai 13 anni, tre per gli adolescenti maschi tra i 13 e i 18 e una per le ragazzine della stessa età. Con la legge i Martinitt non spariscono, perché non è successo dall’87 a questa parte. E infatti già da un pezzo in via Pitteri, nel padiglione intitolato ad Angelo Rizzoli uno degli ospiti bambini più illustri dei Martinitt, la parola orfanotrofio è stata abolita: “io abito in istituto” dicono i pochi piccoli rimasti. Una cinquantina in tutto (dai 4 ai 19 anni), tanti quanti ce ne sono già fuori, negli alloggi. Ma anche la parola orfano non è più quella giusta nell’ orfanotrofio di proprietà dell’Ipab. Sono ragazzini che hanno famiglia, ma che dalla famiglia sono stati respinti, o hanno subito abusi . Senza famiglia perché non ne avevano una in grado di allevarli per problemi economici e in molti casi per malattie psichiche della madre. La maggior parte sono stati tirati fuori da situazioni agghiaccianti, segnalate dalle scuole o dai vicini di casa: come Chiara (nome di fantasia) 7 anni, nelle case alloggio dei Martinitt da tre. Quando arrivò a 4 anni era già stata violentata più volte dai conviventi della madre. In un recente colloquio ha detto alla psicologa: “Forse è ora di avere un’altra mamma” Dalle finestre si sente parlare in africano, slavo, russo. Sono piccoli stranieri: due volte alla settimana arrivano due mediatori culturali, un algerino e un albanese, per tradurre ai nove educatori la lingua dei soli al mondo con carnagione scura. dal quotidiano”Il Giornale”- giugno 2000 (Mia personale riflessione: spero che questa struttura al più presto diventi solo un posto dove poter alloggiare momentaneamente questi sfortunati bambini e ragazzi: loro, i ragazzi hanno bisogno di una vera famiglia affidataria o meglio ancora adottiva. I nove educatori, la direttrice e il resto se avranno delle ore buche, potrebbero essere riconvertite e riqualificati per altre mansioni….o no!!!! )

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LA LEGGE SULLE ADOZIONI È UN’AUTENTICA TRUFFA. Egregio direttore, l’avvocato Simona Bracchi, quale tutore di Fidencie, ha deciso finalmente, stanca delle polemiche che il caso ha sollevato di rompere il silenzio “per il bene della bambina”. L’illustre avvocatessa è partita “dalla convenzione sui diritti del fanciullo di New York del 20 novembre 1989 ratificata e resa esecutiva in Italia con la legge numero 176 del 27 maggio 1991”. Non voglio entrare nel merito dell’intero antefatto, perché la stampa ne ha già ampiamente scritto, ma vorrei focalizzare l’intera vicenda sul fattore tempo. Come giustamente la dottoressa Bracchi ha fatto rilevare, sono circa tre anni che questa storia si protrae. Anche per questo fatto, ( fattore tempo relativo alle adozioni nazionali) a mia volta mi attivai attraverso le istituzioni mandando una lettera aperta al presidente della Repubblica Dott. Ciampi al quale segnalai la turpe mercimonia che si consumava e che si consuma negli orfanotrofi del Belpaese. (…) Ho voluto citare questo episodio (che sarà citato nei dettagli nel mio libro denuncia sul business degli orfanotrofi dal titolo “La famiglia negata”) perché le varie battaglie a favore dell’infanzia abbandonata sono sempre state motivate dal fattore tempo. Lo stesso tempo che i nostri parlamentari con la recente legge sulle adozioni, da veri ipocriti, non hanno tenuto in considerazione facendo sì, che solo nel 2006, si dovranno chiudere gli orfanotrofi lasciando il posto ai loro cloni case-famiglia. Questa è una legge che non è certamente stata fatta a favore dell’infanzia abbandonata, questa è una legge truffa, un mero palliativo che salva lo Status Quo e che pertanto mi trova disgustato. Per questa scellerata legge farò come cittadino ancor ricorso all’ONU presso il Segretario per i diritti dell’infanzia. E’ mia intenzione mandare, inoltre, una lettera aperta al Leader di Forza Italia Silvio Berlusconi per ringraziarlo nella mia veste di cittadino in quanto ha inserito nella propria campagna elettorale il tema delle adozioni dando vera voce a chi voce non ha. Gabriele Cervi Pubblicata sul quotidiano “La Provincia” di Cremona, l’8 maggio 2001

DICEMBRE 2001 - Atto giudiziario finale IL GIUDICE: “FIDENCIE RIMARRA’ IN SVIZZERA. I GENITORI SONO “RIFUGIATI”.

LA PAROLA FINE SUL CASO DELLA PICCOLA FIDENCIE, L’HA POSTA, NEI GIORNI SCORSI, IL GIUDICE TUTELARE TITO PREIONI FIRMANDO IL DECRETO AUTORIZZATIVO CHE PERMETTE AI SUOI GENITORI NATURALI DI PORTARE CON LORO LA PICCOLA. LE PROVE CHE SONO GIUNTE DALLA SVIZZERA DOVE LA BAMBINA SI È REINTEGRATA, SEMBRA A PERFEZIONE, CON LA FAMIGLIA D’ORIGINE. CERTO, LA VICENDA POTREBBE DARE NUOVI SPUNTI INVESTIGATIVI E DI RIFLESSIONE. SAREBBE IMPORTANTE APPROFONDIRE QUELLO CHE È STATO DETTO IN MERITO AI BAMBINI CHE POI SCOMPAIONO NEL NULLA DOPO QUESTI AFFIDAMENTI. IN QUESTO CASO VI SAREBBE DA COMPIERE UN LUNGO LAVORO.

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ASSOCIAZIONE CHIAPPARI QUEI BENEMERITI CHE DANNO VALORI Caro Direttore, Nel mese di novembre l’Associazione Chiappari ha ricordato i 76 anni dalla fondazione del proprio Orfanotrofio. Mi permetta cortesemente come ex fruitore di un brefotrofio cittadino, di fare alcune riflessioni su questa benemerita associazione. Quasi un anno fa mi recai nella sede della predetta associazione su invito del suo Presidente, Signor Scazzoli, il quale mi telefonò per esprimermi la sua personale soddisfazione per un mio articolo (apparso sul quotidiano “La Provincia”) nel quale mi congratulavo con il medesimo per l’indipendenza della sua associazione verso il potere politico locale e non. L’incontro per il sottoscritto fu molto proficuo, sia dal lato umano che dal lato informativo. Per esempio non sapevo che i bambini che entravano ai tempi del signor Scazzoli in orfanotrofio erano per la maggior parte rimasti orfani del proprio padre. Si sa che a quell’epoca era solo il capofamiglia che lavorava e che poteva garantire un minimo di sostentamento alla propria famiglia, tra l’altro sempre molto numerosa. Mancando quindi improvvisamente la figura paterna, la moglie (che non lavorava) era costretta proprio per sopravvivenza a separarsi dai propri figli, a mandarli in orfanotrofio, dove oltre ad un tetto avevano la possibilità di frequentare una scuola e di avere più di un pasto caldo al giorno. Oggi per fortuna le cose sono cambiate: esiste si ancora la povertà, ma le istituzioni vengono incontro bene o male alle famiglie meno abbienti. Ma nonostante ciò i nostri orfanotrofi (pardon, ora vengono chiamati più modernamente case famiglia) sono strapieni di ragazzi bisognosi d’amore. La conseguenza di tale fenomeno non è da imputare alla povertà (causa di tanta sofferenza ai tempi di Scazzoli e ancor prima), ma la causa principe è il disagio familiare segno dei nostri tempi sempre più disumani e senza valori. Il nostro Stato che in materia sociale e soprattutto per quanto riguarda i diritti dei bambini è sempre stato un Ponzio Pilato, si limita da buon burocrate asettico a delegare alle associazioni questa patata bollente, convinto che questa problematica sociale si possa risolvere istituzionalizzando questi bambini. Così diventa corresponsabile di una cancrena istituzionale, che invece di essere transitoria e quindi curabile per la maggior parte dei casi diventa una patologia irreversibile. Ed è proprio in questo marasma di problematiche familiari che l’associazione del signor Scazzoli a mio modesto avviso ha un’importanza basilare in quanto questi ex allievi (per una vita vissuta all’insegna di tanti valori e sacrifici che oggi sembrano scomparsi), aiutano questi ragazzi donando la loro saggezza di vita e di umiltà quella umiltà di intenti che oggi è sempre più rara riscontrare nel contesto sociale in cui viviamo. Certo io (da ex fruitore) sono contro gli istituti, perché credo, anzi ne sono convinto, che i ragazzi (soprattutto quelli abbandonati che non sono stati riconosciuti da chi li ha messi al mondo) hanno il sacrosanto diritto di avere una famiglia e se oggi molti di essi sono ancora lì a marcire, è perché la nostra classe politica è ipocrita. Concludendo, se pur con molti distinguo, in quanto è ovvio che noi tutti facciamo la nostra parte bene o male per fattori contingenti e quindi consequenziali, sento fortemente il dovere di esternare pubblicamente il profondo rispetto e ammirazione che provo verso queste persone che si offrono a tutti coloro i quali chiedono non di essere istituzionalizzati, ma solamente un aiuto per potere un domani costruirsi quegli affetti che un destino ingrato non ha loro permesso di avere. Gabriele Cervi.

(lettera pubblicata dai quotidiani locali “La Provincia” e “Cronaca Nuova”)

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2002 MINORI IN ISTITUTO PER L’AIBI DATI POCO ATTENDIBILI. 16 Maggio 2002 MILANO. - Scomparsi oltre 13 mila bambini, per “un inquietante discrepanza dei dati delle istituzioni sui minori in istituto”. Lo denuncia Marco Griffini, presidente dell’Aibi (Associazione amici dei bambini) notando che secondo il ministero della Giustizia i minori nelle strutture d’accoglienza sarebbero stati, nel 2000, 14.954, “un ben poco credibile boom demografico”. L’auspicio, conclude il presidente dell’Aibi, è che la giornata della famiglia “serva a far riflettere su questioni gravissime come questa!”.

APPELLO IL PAPA: NUOVE POLITICHE PER LA PROMOZIONE Le istituzioni devono riconoscere “pienamente i valori della famiglia con politiche tese a promuovere la sua alta funzione. Lo ha chiesto Giovanni Paolo II salutando, al termine dell’udienza generale di ieri, la delegazione del forum delle Associazioni familiari presente a piazza S. Pietro. L’incontro è avvenuto in occasione della Giornata mondiale della Famiglia, istituita dall’ONU nel 1994 e che quest’anno per la prima volta si celebra anche in Italia. Giovanni Paolo II ha sottolineato “il fondamentale ruolo sociale dell’istituto familiare”, esprimendo “vivo apprezzamento per il generoso impegno” delle associazioni cattoliche in questo ambito, “il futuro dell’umanità e della Chiesa ha concluso passa attraverso la famiglia. da “Avvenire” del 16 maggio 2002

TROPPO CARE LE ADOZIONI ALL’ESTERO IL GOVERNO TAGLIA LE TARIFFE Lo scorso anno su 7.000 famiglie dichiarate idonee solo 1.470 sono riuscite ad avere un bambino. Verrà fissato un tetto per ogni Paese. “Inaccettabili le parcelle imposte da enti o avvocati, le coppie costrette a rinunciare o a indebitarsi”. Roma. - Ancora troppo costoso adottare un bimbo straniero. Una giungla di prezzi che oscillano tra 5 - 8 mila euro, limite ragionevole, con punte esose fino a 25 mila euro. L’unico arbitro non può essere il mercato così è scattata un’iniziativa calmieratrice. Proprio ieri gli enti autorizzati dal governo a gestire le pratiche per conto delle famiglie hanno ricevuto l’indicazione di tagliare le tariffe. Una tabella propone il tetto massimo di spesa. Le cifre variano a seconda dei Paesi di provenienza dei piccoli. Qualche esempio. Non più di 6.300 euro per un ucraino, 4.700 per un albanese, circa 9.000 per un ungherese o un polacco, 4.200 per un haitiano, 5.600 altrettanti per un marocchino. Per abbracciare un orfano della Moldavia, la terra più povera d’ Europa bisognerebbe sborsare 7.600 euro. E così via. Malgrado il taglio molti prezzi ribassati, appaiono eccessivi. Specie nell’Est europeo dove operano avvocati non proprio seri che richiedono onorari esagerati. Melita Cavallo, presidente della Commissione adozioni internazionali, non ammette scuse: “Abbiamo svolto un’indagine molto accurata presso le nostre Ambasciate all’estero e le sedi diplomatiche straniere in Italia per conoscere le parcelle per traduzioni, avvocati, interpreti accompagnatori. Intervistate coppie che avevano ricevuto l’autorizzazione a realizzare l’adozione per conto proprio. Ne risulta che gli enti chiedono cifre inaccettabili specie per le spese generali, come affitto, segreteria, utenze, personale. Si va da un minimo di 155 euro a un massimo di 3.600. Credo che ci siano diversi spazi per ridurre. Le relazione che introduce le tabelle descrive una situazione di sofferenza per gli aspiranti genitori. I prezzi sono “spesso eccessivi” e l’effetto è quello di discriminare le coppie meno abbienti che invece dal punto di vista affettivo sono molto valide e accettano più facilmente i bambini grandicelli o con problemi di salute. Nel 2001 sono state dichiarate idonee

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dai tribunali per i minorenni ben 7.041 coppie ma solo in 1.470 sono riuscite a coronare il loro sogno “ed è legittimo ritenere che il motivo economico sia stato uno degli ostacoli”. E’ giunta notizia di genitori che hanno contratto mutui , venduto oggetti preziosi, chiesto prestiti a parenti, ottenuto dalla banche mutui agevolati. E pensare che uno dei motivi per cui, dal novembre del 2000 fu stabilito che le adozioni fossero realizzate solo attraverso gli enti iscritti ad un albo (la fine del fai da te) è stato quello di evitare il caro-adozioni. Secondo la relazione “le modalità operative seguite dagli enti non sono sempre rispettose del principio dell’economicità e sobrietà che si addicono ad organizzazioni non lucrative. Possono essere individuate aree di risparmio”. Indice puntato sulle parcelle dei referenti all’estero (avvocati, intermediari) che sempre più spesso pretendono 4000 euro per le loro prestazioni anche se i livelli di reddito dei Paesi sono bassi. La Cavallo raccomanda agli enti di non cedere al ricatto, di mantenere una deontologia professionale e di non tollerare il malcostume. Da novembre 2000 allo scorso marzo sono entrati in Italia 2.595 stranieri. Nella classifica dei Paesi di origine, al primo posto svetta l’Ucraina con 636 bimbi presi dagli istituti, il 24% del totale. Seguono Colombia, Bulgaria, Russia, Romania e India, quindi Brasile e Bielorussia. La parte del leone è interpretata dall’Est europeo. A giugno sono state però bloccate le pratiche con l’Ucraina. Mancavano garanzie di trasparenza circa il meccanismo di assegnazione degli inconsapevoli ospiti degli orfanotrofi. Odioso mercanteggiare. Il decreto di sospensione dipinge una triste realtà: le coppie sono chiamate a scegliere il bambino su cataloghi con foto sfuocate e di vecchia data. Margherita De Bac – “Corriere della Sera” 4 settembre 2002

I BAMBINI DI ALEX L’IMPEGNO DELL’ARTISTA Era un grande. Grazie Alex, per quello che hai saputo darci, per la tua umanità, per la tua disponibilità, per il tuo amore verso i bambini, per aver capito l’importanza dell’affido e aver voluto contribuire e propagandarlo. In tanti si sono avvicinati a noi grazie al tuo spot. Grazie Alex. Ti abbracciamo con infinito amore. Riccardo Ripoli affida alla chat del portale www.sos-affido.it il suo saluto a un amico, Alex Baroni. Il cantante, scomparso sabato 13 aprile dopo un pauroso incidente e quasi un mese di coma, era stato un forte sostenitore dell’associazione Amici della Zizzi, che Ripoli ha fondato nel 1986, per aiutare i minori in difficoltà. Ci eravamo conosciuti su Intenet ricorda Ripoli, che è anche la mente del portale sos-affido. Alex aveva immediatamente risposto ai nostri contatti. Poco dopo ci eravamo anche conosciuti di persona, dopo un suo spettacolo a Cecina: era a tavola con amici, e quando sono arrivato, li ha letteralmente lasciati per stare a parlare con me e saperne di più sul nostro lavoro. Non mi stupisce che la famiglia abbia chiesto ai fans di continuare il suo impegno con opere di solidarietà. Il fratello del cantante, infatti, ha invitato a fare donazioni a Emergency, all’ospedale Bambin Gesù di Roma e ad attivare adozioni a distanza, come aveva fatto Alex. Fino alla fine di Marzo, anche quando Baroni stava combattendo in ospedale, le radio passavano uno suo spot a sostegno degli Amici della Zissi. Il sottofondo della sua canzone più famosa, Pavimento liquido, e uno slogan sul valore dell’affido e sull’impegno dell’associazione. Era stato subito disponibile a regalarci la canzone per lo spot e registrare lo slogan radiofonico continua Rispoli. L’ultima volta che l’ho sentito, è stato per chiedergli se voleva darci una mano, ancora una volta, a favore un cortometraggio sull’affido. Mi aveva detto di sì con entusiasmo, e si era raccomandato di fargli sapere quando eravamo pronti a partire. Avevamo pensato di chiedergli di realizzare la colonna sonora. Sarebbe stata bellissima. Benedetta Verrini - dal settimanale “Vita” del 26 aprile 2002

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Chi mi libera?

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RIVELAZIONI MARIA GRAZIA CUCINOTTA CONFESSA LA SUA DOPPIA PERSONALITA’ SI, HO UN FIGLIO SEGRETO Si chiama Manuel, ha otto anni e vive in Brasile. Ma non è il frutto di una relazione clandestina: è un bimbo di Belem che la bella attrice aiuta a crescere grazie a un progetto di adozione a distanza. Ma Maria Grazia non si è fermata qui: per invitare tutti a fare come lei, ha girato uno spot per l’Ai.Bi. Gratis. Incontriamo Maria Grazia nel camerino mentre si prepara a fare il suo ingresso nel set delle riprese e quelli dell’Ai.Bi. e della Nic (l’associazione nazionale cantanti) la invitano a partecipare come madrina alla partita del cuore tra cantanti e arbitri che si svolgerà a Cagliari il 5 giugno, in quei giorni sono a Bourdeax per girare il mio prossimo film è la risposta, ma cercherò di esserci. Ma torniamo al figlio. C’è davvero? Certo, che c’è, si chiama Manuel. Ha otto anni ed è brasiliano di Belem dice Maria Grazia con gli occhi che le brillano di orgoglio. Scopriremo poi che ci ha detto un nome finto per no esporlo alla curiosità di giornalisti e paparazzi. Come dice lo spot, Manuel è un figlio a distanza: con un contributo mensile di 100 mila lire, che Maria Grazia versa all’associazione Ai.Bi., lo aiuta a crescere. Si scrivono anche, ma prima o poi, assicura, lo andrà a trovare. Non subito però precisa. Non voglio che venga coinvolto nello star system e che faccia parte di un mondo che lui non ha scelto. Però può contare su di me. Vedo le sue foto, lo seguo a scuola, mi informo sulle condizioni di salute. Pensiamo anche ai bimbi del nostro Sud. Maria Grazia è molto soddisfatta di questa sua nuova esperienza (…) Se fosse al governo, dichiara, oltre ai piccoli del terzo mondo penserebbe ai bambini italiani del Sud. Vengo da questa reltà, racconta, e la conosco bene, so quanto servirebbe un aiuto. Anche per i bimbi del nostro Sud sottoscriverei subito un progetto di adozione a distanza. Marco Piazza, dal settimanale”Vita” del 15 maggio 1998

CERCHI UN BAMBINO? CLICCA SULLA FOTO Il caso delle gemelle comprate in rete in Galles fa emergere il mondo dei cataloghi on-line. Agenzie americane che facilitano l’adozione con un motore di ricerca per tutti i gusti. In Inghilterra hanno deciso di cambiare le regole. E in Italia? Si può sbattere l’orfano sul web? Facile e veloce. Il luogo ideale è il salotto di casa, ma si presta anche l’ufficio, magari in pausa pranzo. O l’Internet Cafè, mentre sorseggi una Coca. Motore di ricerca, parola chiave. Guardi l’immagine leggi le caratteristiche e clicchi. E-shopping. Il gioco è fatto. Unico inconveniente – ma qualcuno starà di certo lavorando per migliorare il servizio: la merce non ti viene recapitata a casa. Devi andare di persona in un’agenzia di adozioni o dai Servizi Sociali. Avete capito bene, la merce è un bimbo. Orfano o disagiato, comunque in cerca di una famiglia. Può essere disabile, come Darrell, 6 anni, afroamericano, che è nato prematuro e ora è sordo e cieco dall’occhio sinistro. Ma ti sorride ugualmente.

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DOSSIER INCHIESTA IL FATTO La riforma delle adozioni stabilisce che i grandi centri di accoglienza per i minori devono chiudere entro il 2006. Ma nessuna legge definisce alternative né fondi e l’affido familiare non decolla. Le associazioni: 13mila piccoli “mancano” all’appello.

COSA DICE LA LEGGE La legge 149 del 2001 che riforma le adozioni nazionali e sancisce il diritto di ogni bambino a crescere in una famiglia, stabilisce all’articolo 2 che, quando l’affido non è possibile, il minore può essere inserito “ in una comunità di tipo familiare o, in mancanza, in un istituto di assistenza pubblico e privato “. Ma per i bambini con meno di 6 anni, precisa la legge, l’istituto è vietato. Inoltre “il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante l’affido a famiglie o a comunità di tipo familiare.

L’INFANZIA DIMENTICATA ORFANOTROFI DA SVUOTARE E QUEI BAMBINI DOVE VANNO? Tredicimila bambini scomparsi. Non perché rapiti: rappresentano la differenza tra le due ricerche “ufficiali” sui minori accolti negli istituti. L’Istat ne censisce 28.148, contro i 14.945 contati dal ministero della Giustizia. Dove sono finiti tutti gli altri? Se lo chiedono le associazioni in prima linea per la tutela dell’infanzia. L’AiBi, ente autorizzato alle adozioni, ha denunciato più volte questa lacuna. L’Anfaa (associazione delle famiglie adottive e affidatarie) ha scritto ai ministri del Welfare e della Giustizia per chiedere che venga fatta luce sulla popolazione degli istituti. Tanto più che quelli che un tempo, senza eufemismi, chiamavamo orfanotrofi, devono chiudere i battenti entro il 2006, data non proprio lontanissima se si tiene conto della complessità dell’operazione. Lo stabilisce la nuova legge sulle adozioni del marzo 2001 che mira a rinnovare il sistema dell’accoglienza all’infanzia e sancisce fin d’ora il divieto di affidare agli istituti i minori di 6 anni. La soluzione ideale è infatti una famiglia affidataria oppure una comunità di tipo familiare. Perché, dunque, a oltre un anno dalla riforma, ancora non tornano i conti? All’Istat rispondono così:”Noi abbiamo censito una più vasta gamma di strutture come i centri di prima accoglienza temporanea e le comunità socio-riabilitative, che la ricerca del ministero non contempla”. Ma la questione resta aperta: non esiste una fotografia di questa fetta del pianeta infanzia, nonostante i grandi passi avanti rispetto ai 42mila bambini che vivevano in orfanotrofio nel 1990 e ai 243 mila del 1960. difficile pensare alle alternative agli istituti se non si riesce a fotografare in maniera realistica la situazione esistente sostiene la presidente dell’Anfaa, Donata Micucci. Tanto più che la legge parla sì di case-famiglia e comunità alloggio, ma non c’è alcun decreto, che ne definisca le caratteristiche. Con il rischio di omologare le case-famiglia più adatte per i piccoli, con le comunità educative per i più grandicelli. Inoltre alcuni istituti stanno attuando solo una riforma architettonica dice Micucci trasformando le camerate in piccoli appartamenti ma senza mutare di una virgola la sostanza. È un problema che riguarda in larga misura il Mezzogiorno, dove quasi la metà degli istituti conta da 30 a 100 posti letto e ha sede in edifici vetusti come i loro nomi: a Napoli per esempio, esiste ancora l’Opera pro infanzia derelitta. Al Sud le case-famiglia si trovano con il lanternino e l’affido è un’eccezione: in Calabria sono 137 i minori in affido, contro i 1.387 in orfanotrofio. In Sicilia il rapporto è di 523 a 2.243 . Agli antipodi troviamo il Trentino-Alto Adige che conta 155 minori in istituto e 307 affidi familiari. Ci sono tribunali che, anche dopo la nuova legge sulle adozioni, mandano i piccolissimi in istituto racconta Walter Martini, referente per le 160 famiglie aperte dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Ma come biasimarli, visto che solo il Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna riconoscono le case famiglia come presidi socio-assistenziali? Anche per questo mancano i fondi per un’accoglienza più a misura di bambino. Una situazione che sembra ferma all’anno zero, in attesa del fatidico 2006.

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L’ISTITUTO: SIAMO SUBISSATI DALLE RICHIESTE Chiudere? Non ci pensiamo affatto Suor Giuseppina Sala dirige la Piccola opera per la salvezza del fanciullo a Monza, hinterland milanese, meglio nota come Centro Mamma Rita. L’istituto, gestito da una congregazione di religiose, è immerso nel verde e da fuori non ha nulla di diverso da un qualsiasi condominio. Fin dagli anni ’60 qui non ci sono mai state camerate né refettori, ma 15 appartamenti, che oggi ospitano 8 bambini ciascuno, più una casetta per 4 madri con figli. Le storie sono tante: ci sono due sorelline albanesi, di 12 e 5 anni, che hanno visto morire la mamma, colpita per sbaglio da un proiettile mentre andava a fare la spesa. Così loro hanno raggiunto il padre, in Italia, che però non ha i mezzi per farle crescere. Ecco perché vivono in questo appartamento a metà fra una casa e un rifugio, la casa da pranzo con tre tavoli, il bagno con cinque lavandini e due docce, la camerette con tre letti. Una religiosa, volontari per ogni nucleo, che comprende minori da due a 18 anni. Ci arrivano richieste in continuazione dice la direttrice a volte la polizia ci telefona di notte perché ha trovato un ragazzino alla stazione. E il tribunale ha sempre bisogno di noi. Se gli affidi familiari calano, dove possono andare questi bimbi? Al Mamma Rita la cucina e l’infermeria sono in comune, e suore ed educatori non sono certo sufficienti a creare un vero ambiente familiare. Vorrà dire che inviteremo qualche coppia a stabilirsi qui, azzarda Suor Rosalia, e mostra foto e lettere delle sue ragazze che dopo tanti anni ancora le scrivono e la invitano a matrimoni e battesimi. Qui chiunque, anche nel cuore della notte, può bussare e chiedere aiuto: un letto si trova sempre conclude. Forse è questa la vera differenza fra noi e le piccole comunità.

RIFLESSIONE: Questo istituto, è la prova evidente di come vengono disattese, anche palesemente, le leggi nel nostro paese. In questo istituto ci sono molti bambini piccoli (due, tre, quattro anni) che come prevede la legge non dovrebbero essere lì, infatti la legge 149 del 2001 parla chiaro: per i bambini con meno di 6 anni l’istituto è vietato. Altro crimine sociale è la storia di quelle sorelline albanesi di 5 e 12 anni, che sono lì a marcire) in quanto il padre non può mantenerle economicamente. Il diritto alla famiglia anche in questo caso (l’ennesimo) è calpestato, violato in quanto si è preferito dare soldi a questa Azienda, piuttosto di aiutare economicamente il padre di quelle povere ragazze destinate a rimanere fra quelle quattro mura fino a 18 anni ringraziando Suor Rosalia. (Gabriele Cervi)

CASA - FAMIGLIA : SENZA FONDI Noi chiuderemo. Una convenzione con il Comune ci fa sopravvivere. Ma scadrà a giugno, e dopo c’è il buio. Salvo La Franca ha 33 anni ed è un assistente sociale. Nel ’97, con un gruppo di amici, ha aperto a Palermo la casa-famiglia ZigZag, sul litorale di Mondello. Oggi gli operatori sono 10, la metà vive nella casa, due sono sposati. Accolgono 8 bimbi da zero a 5 anni e nel frattempo tentano di ricostruire le loro famiglie spezzate o, nei casi di gravi difficoltà o abusi, col tribunale minorile avviano il cammino dell’adozione. In Sicilia le case-famiglia non arrivano a 10 spiega Salvo a fronte di troppi istituti e tante comunità per adolescenti. Così perfino i neonati finiscono nei dormitori dei vecchi orfanotrofi. Ma perché sull’isola pochi si avventurano in una casa-famiglia? Perché la legge regionale sui servizi sociali spiega Salvo La Franca non prevede strutture di accoglienza per la prima infanzia. Praticamente le case-famiglia non esistono per forza di fondi nemmeno si parla. Una norma del ’97, in realtà aveva previsto un piano triennale di finanziamenti per questi nidi, ma poi tutto si è fermato. Il paradosso spiega La Franca è che in un istituto pubblico un bimbo costa fino a 200 euro al giorno. E non riceve certo le cure di cui gode qui, dove ogni neonato è affidato a un solo operatore, e non esistono domeniche né festivi per defilarsi: E’ la nostra vita, una scelta di dedizione totale. Ma senza il sostegno delle istituzioni, come si può pensare di creare una rete per la prima infanzia che soppianti gli istituti? ( Emanuela Zuccalà dal quotidiano “Avvenire” 26maggio 2002)

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NOTA BENE: Questa è un’altra prova più che evidente, che sarà molto difficile azzerare gli istituti, soprattutto in Sicilia. E questa è una ragione in più per lottare. Questo libro inchiesta + sito web può fare molto, perché oltre a far conoscere all’opinione pubblica questi crimini sociali, possiamo nel contempo allertare in tempo reale le istituzioni. Gabriele Cervi

RAFFAELLA CARRA’ intervista al settimanale “OGGI” Roma, ottobre 1998 - Carramba che sfortuna non avere una figlia così! La presentatrice, raggiante ha coccolato la piccina di Walter Santillo, inviato, inviato della sua trasmissione. Non essere madre è sempre stato il mio più gran rimpianto, rivela. <Però, se un giorno approveranno la legge che permette l’adozione anche ai single, sarò la prima a chiedere un bimbo>. Una figlia, per Raffaella Carrà. Magari fosse vero. (…) Non avere un bambino da prendere in braccio, di solito mi rattrista molto. Ma, per colmare il vuoto che si porta dentro, stavolta la Carrà non può fare a meno di rilevare quello che è stato fin qui il suo più dolce segreto: Ho ho adottato a distanza tre bimbi peruviani. Non avendo né tempo ne modo di crescerli, sono felice di poterli aiutare moralmente e finanziariamente. E’ capitato tutto di recente. Ma non fatemi dire altro. Com’è ovvio, insistiamo per saperne di più. E la star ci accontenta: <E’ una mia iniziativa di solidarietà. Da un lato non volevo parlarne, perché queste non sono scelte da ostentare. Ma poi il sorriso e la cura che la coppia Santillo ha per la propria neonata mi hanno contagiata al punto di venir meno alla riservatezza che mi ero imposta>. Raffa tradisce persino un po’ di nervosismo quando racconta: Con i miei bambini peruviani oggi ho solo un rapporto di corrispondenza. Ma quando arrivano le loro letterine, vivo un’emozione grandissima. E’ come aprire la posta di un parente lontano. Con la sincerità e l’ingenuità dei bambini, mi descrivono la vita complicata che conducono in un ambiente difficile. E mi raccontano i loro progressi a scuola. Dal punto di vista affettivo, posso assicurare che è un rapporto davvero gratificante, anche se si manifesta solo per via epistolare. Io do loro attenzioni e premure, però ricevo in cambio tanti buoni sentimenti. La Carrà sembra trattarli già come fossero tre figli suoi. Per favore, non esageriamo, ci invita la signora dei sogni degli italiani. Io quei ragazzi li ho visti soltanto in fotografia. Solo nel tempo, quando la nostra conoscenza sarà più forte, potrò dire di più. Oggi loro sono soltanto tre adorabili pensieri che alleggeriscono lo stress procuratomi da Carràmba che fortuna! In verità, la bionda primadonna del piccolo schermo ha sempre dato poca importanza ai suoi successi professionali. Come fossero il minimo risarcimento per le aspettative di mamma andate deluse. Eppure, nella sua vita, ci sarà stato un momento in cui è stata lì lì per diventarlo? No, mai. E vi spiego perché. A 18 anni, è vero sognavo già un figlio tutto per me. Ma i miei amori adolescenziali non garantivano una futura famiglia. A 26 all’improvviso mi sono ritrovata nel successo . Che dovevo fare? Maternità o carriera? Nessun dilemma. Ho fatto una scelta ben precisa. Ho pensato di badare al mio domani da artista. Se avessi avuto un bimbo, l’avrei dovuto far educare da mia madre. No, mi sono detta, il figlio che deve nascere, può attendere. Ma poi, verso i 40 anni, quando invece lo desideravo per davvero, non è più arrivato lui. E così il mio desiderio di maternità non si è mai avverato. Allora in Raffaella è subentrata una sorta di fatalismo e, nel bene e nel male, non è più riuscita a modificare il proprio destino. Magari poteva raddolcirlo con un’adozione in piena regola. Perché ciò non è accaduto? Innanzitutto a causa della burocrazia che non tiene in alcun conto le ragioni del cuore. Infatti non essendo io sposata, avrei dovuto rischiare un matrimonio per poter adottare un bimbo. Ma a sposarmi io non ci penso proprio! Allora resto in attesa che anche in Italia venga ratificata la legge che permette ai single di adottare un bambino. In altri paesi è già in vigore, speriamo che da noi on passi ancora troppo tempo, diversamente più che la mamma, mi toccherà fare la nonna…. Dunque, anche la Carrà si fa paladina di questa crociata. Ma avverte: Prendere in casa un bambino nato altrove è un fatto talmente delicato che fa bene il tribunale a chiedere le giuste garanzie. Certo l’aspirante genitore deve essere all’altezza del compito: non può pretendere una creatura e poi affidarla alla baby sitter o ad altri. L’adozione è un atto di grande generosità e sacrificio. Dal settimanale “Oggi” Ottobre 1998

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Cremona 28 Dicembre 1998 Alla cortese attenzione della Sig.ra Raffaella Carrà Conduttrice dello spettacolo “Caramba che fortuna” Illustre Sig.ra Carrà, Mi scusi se la disturbo, so che Lei è impegnatissima, con il suo fortunato programma, ma le scrivo, in quanto ho letto la bella intervista che il settimanale Oggi le ha fatto relativa al suo più che legittimo desiderio di essere mamma. (…) Sono da anni che mi batto, per la chiusura degli orfanotrofi, certo no è facile, in quanto checchè ne dicano, questi istituti , questi contenitori, bene o male sono un business. (….) Lei ha dichiarato (al settimanale oggi) che se un giorno approveranno la legge che permette l’adozione anche ai sigle, sarà la pirma a chiedere un bimbo. Io glielo auguro di cuore, e per questo le mando una documentazione cartacea testimonianza delle mie battaglie fin qui fatte a favore dell’infanzia abbandonata. Sono certo che Lei , essendo un personaggio pubblico, potrà fare qualcosa per Loro!!. Gabriele Cervi

BARBARA DE ROSSI intervista al settimanale “OGGI” Barbara De Rossi, In Romania durante le riprese di “Torniamo a casa” film che sta per essere trasmesso da Rai due. Girando il film, l’attrice ha conosciuto un piccolo zingaro che ora vuole adottare per strapparlo da quel luogo orrendo. Le ho pensate tutte: rapirlo, addomesticare la burocrazia di quel paese con una lauta tangente, confessa l’attrice. Ma non c’è stato verso di forzare le leggi. Quel bambino non è adottabile, perché ha un padre, in galera per omicidio, che difende con i denti la sua patria potestà. Barbara, che ha un’unica figlia, e oggi affida solo all’adozione la sua voglia di allargare la famiglia, non riesce a dimenticare Cristian. E’ una donna passionale. Il suo è lo sfogo di una persona che non accetta di doversi fermare di fronte a nessun ostacolo. E’ lei stessa ad aggiungere: Certo Cristian ha un padre e non posso pretendere di adottarlo. L’unica via da percorrere è quella dell’affido. Lo so che le vere eroine dei nostri giorni sono le donne che accettano quel dono straordinario che non prevede l’aggettivo “mio”. Ma se dico che vorrei adottarlo è perché non riesco a sopportare l’idea che debba vivere in quel lager un giorno di più. Cristina Craciunescu spiega Barbara, è arrivato sul nostro set dall’inferno dell’orfanotrofio di Clonj. Quando abbiamo girato aveva 8 anni, ma ne dimostrava 6 tanto era gracile e malnutrito. La prima volta lo vidi a Roma. Il suo tutore, Marcel, che è anche il direttore dell’orfanotrofio, lo accompagnò nello studio dove noi attori stavamo facendo una prova di lettura del copione. Capelli corvini, nasino da boxeur, ci trafisse col suo sguardo già adulto, di piccolo uomo che ha conosciuto nel suo breve percorso il sangue, la malvagità, il degrado. Ma c’è tanta dignità in quel piccolo essere che ha voglia e capacità d’imparare. In appena una settimana fu in grado di parlare italiano. Cristian, che è di origini zigane e ne va fierissimo, ha la maturità di chi ha molto sofferto. Anche se in lui la memoria fa già tutt’uno col pudore. Quando aveva 2 anni perse la madre e da allora è vissuto nell’universo di Clonj. Se gli chiedi: “Come ti sei trovato all’orfantrofio?” risponde “Bene”. Ma ci vuole poco a immaginare che cosa voglia dire crescere assieme a bimbi affetti da handicap, possedere il lume dell’intelletto in un mondo di ritardati mentali. Barbara l’ha toccata con mano, l’agghiacciante realtà degli orfanotrofi che crediamo scomparsi. In trasferta con la troupe in Romania, si è trovata in luoghi dove all’infanzia è negata persino la speranza. Quel paese, spiega, è pieno di istituti dove i bambini normali ricevono le stesse cure minime, vitto e alloggio, offerte ai tanti affetti da gravi malformazioni: E così, una immensa popolazione infantile finisce semplicemente col vegetare. C’è una ragione per questo bubbone di dolore: Ceausescu aveva vietato l’aborto, ma le donne lo praticavano in segreto, ricorrendo a sistemi artigianali e a pillole che hanno prodotto generazioni di malformati. Migliaia di quelle creature, abbandonate alla nascita, sono oggi accudite in casermoni dove vivono anche i bimbi normali senza genitori, proprio come Cristian. E’ stato risucchiato nell’imbuto cieco dell’orfanotrofio, perché nessuno si occupava di lui, spiega l’attrice. Morta la madre, recluso il padre, aveva due sorelle, che però non si sono mai mostrate disponibili. Terminato il film, Barbara De Rossi ha spera-

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to di riuscire a trovare un escamotage per permettere al piccolo di restare a studiare in Italia. Questa soluzione non dispiaceva al tutore, Marcel, educatore onesto e sensibile. Abbiamo consultato i migliori giuristi italiani per trovare una soluzione, abbiamo bussato a tutte le porte. Ma per ora senza risultato. Certe volte mi prende lo sconforto e penso, con cinismo, che per Cristian sarebbe stato meglio non intuire neppure la possibilità di una via di salvezza . Se non avesse conosciuto per due mesi il nostro paradiso, oggi forse vivrebbe come ineluttabile la sua condizione. O forse no. Per questo chiedo ai miei amici produttori e registi di seguire con attenzione la fiction di Rai due. Cristian è un magnifico attore: se riusciamo a trovargli dei ruoli, potremmo sottrarlo al suo ambiente. Dal settimanale “Oggi” 2001

PERSONAGGI: ZEFFIRELLI, LA MIA STORIA VERA? ECCOMI, SON FIGLIO DI NN La mia vita è un premio; una madre che genera una vita è una donna premiata qualunque sia la sua situazione, qualunque siano i conti da pagare, qualunque siano i suoi problemi emozionali: ha il marito, non ha il marito, ha quello che lo ricatta, quello che l’ha abbandonata. Il privilegio di portare la vita è un privilegio che gli uomini non hanno: noi siamo inferiori alle donne per questo. Il miracolo di sentir germogliare nel proprio ventre una nuova vita, il vederla sbocciare e vederla venir su rende voi donne più forti. Anche se alla fine i figli vi deludono, gli anni della creazione della vita nessuno ve li toglierà mai in qualunque momento della vostra esistenza, quando la pena del mondo. L’abbandono degli affetti vi cadrà sulle spalle, ripercorrerete certamente col pensiero, col cuore quei meravigliosi mesi in cui avete creato una vita. Che poi quello sia divenuto un assassino, una papa…non importa. Ed è strano che sia io a dire queste cose, io che non sono né padre, né madre, né niente…sono solo figlio. Di più, sono un aborto mancato. Avrei dovuto essere abortito perché nascevo da due persone che erano entrambe sposate: lui aveva una famiglia bella e pronta, lei aveva tre figli ed erano tutti e due al tramonto dell’età delle frizzale. E invece si innamorarono pazzamente e mia madre rimase incinta. Tutti naturalmente le consigliarono di abortire. Il marito era moribondo, quindi non c’era neppure la possibilità di nascondere la gravidanza illegittima. Mio padre da buon galletto andava dicendo in giro che questo figlio era suo, però non faceva niente. Ma la gravidanza andò ugualmente avanti. La mia nonna stessa me lo confessò e mi chiese scusa; disse “Io ero la prima feroce nemica di questa gravidanza”. E io invece nacqui contro il parere di tutti, perché mia a madre ripugnava il pensiero di uccidermi: Morirei di rimorso, nel pensiero di aver avuto tre figli e di aver distrutto un’altra vita. Molti dei miei avversari invece dicono: Magari ti avesse fatto fuori. E’ l’odio delle persone….mentre io vorrei conoscere solo l’amore, perché sono stato amato nel ventre di mia madre, ho assorbito tanto di quell’amore. L’ho sentito, mi è entrato addosso. Mia madre l’ho persa che avevo sette anni, però sono rimasto impregnato del suo amore. Quando qualcuno ti ha amato veramente tanto e tu l’hai amato, questo amore, questa fiammella, questa fiaccola non si spegna mai, ti è sempre accanto. Siamo fatti di spirito, chi ci crede; io ci credo profondamente perché la vita mi ha dato continue verifiche di non essere un ammasso di cellule ma di essere un corpo che alloggia temporaneamente uno spirito che è la frazione del grande Creatore, di Dio a cui torneremo. Questa è la mia concezione: non me la sgangherate perché sto benissimo così, dormo sonni tranquilli, sono arrivato a settant’anni e voglio arrivare tranquillo al mio ultimo passo. Forse interessa un piccolo episodietto della mia vita. Calza a pennello proprio in seguito alla mia storia. Quella di un bastardino. Infatti, io non avevo il nome né di mia madre né di mio padre. Mia madre inventò questo nome Zeffirelli perché, secondo un’antica tradizione dell’ospedale degli Innocenti di Firenze che si tramanda dai tempi di Lorenzo il Magnifico, ogni giorno della settimana corrispondeva ad una lettera. Il giorno che nacqui io toccava alla Z e mia madre, che oltre ad essere una grande sarta era musicista, pianista, un’appassionata di Mozart, con tante di farfalle e zeffiretti, quando le proposero al Z come iniziale, all’impiegato comunale disse, appunto Franco Zeffiretti. Quello non capì bene e invece delle doppie “t” mise le doppie “l”:Franco Zeffirelli. Sono sicuro di essere l’unico con questo nome al mondo, però più tardi, divenuto grandicello, ero soltanto figlio di NN. A scuola tutti sapevano che il mio babbo si chiamava NN e mia mamma si chiamava NN. Quindi era tutto uno sfottò, anche se innocente perché veniva da bambini che non sanno. Un giorno ci fu una rissa nel convento di San Marco dove io frequentavo l’azione Cattolica e dove viveva una persona molto importante, molto curiosa, che ogni tanto arrivava con i suoi libri e i suoi occhialini. Era Giorgio La Pira. Lui insegnava storia del diritto romano e viveva lì come un frate laico, ma stava molto con noi, ci guardava e ogni tanto interveniva dicendo: “La Madonna. Quando avete

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un problema c’è sempre la Madonna, la Madonna! Salva tutto la Madonna”. Quel giorno ci vide picchiarci e chiese che stava succedendo: Ha detto che la mia mamma è una puttana, gli risposi. Lui, disse al ragazzo con cui mi stavo picchiando: Tu vai a casa, che se comincio a parlare io della tua mamma ne vengono fuori delle belle! Poi mi prese, tutto scosso e incavolato, mi tirò su per quel bellissimo scalone che certamente conoscete, che va dal chiostro al primo ordine del convento, e in cima al quale c’è L’annunciata di frate Angelico. Mi portò su di corsa proprio davanti a questo dipinto. Lo sai cosa è questo? Mi chiese. L’Annunciazione risposi. E sai cos’è l’Annunciazione? E beh, è venuto un Angelo davanti alla Madonna e la ha detto che sarà madre di Gesù… Si va ben…ma come? E la madre di Gesù…feci io sempre più confuso. Come sarebbe diventata la madre di Gesù? A quel punto io mi impappinai definitivamente, perché sapevo come nascevano i figlioli..ma non volevo attribuirlo a Dio. Allora mi aiutò lui: Perché lo Spirito divino è disceso nella carne, nel ventre di questa donna e si è incarnato. Hai capito? Quindi non vergognarti mai. La maternità è sempre santità. Qualunque cosa dicano di tua madre, tu la devi pensare sempre come una santa perché è come la Madonna, e quando avrai bisogno di qualcosa nella vita prega la Madonna e pregherai tua madre. E questa cosa da allora mi è rimasta addosso. E’ lo splendor veritatis, per riprendere le parole di Giovanni Paolo II. Da quel giorno il problema di mia madre, della sua moralità, del suo atteggiamento e amore verso di me non l’ho più avuto. Franco Zeffirelli. Dal settimanale “Vita” del 9 agosto 2002

IL CASO TINO, 63 ANNI - IO CHE NON SO CHI SONO I MIEI GENITORI “Una curiosità che non passa mai neppure da vecchi” “Non so chi siano i miei genitori naturali. Un tempo era molto frequente che i neonati venissero abbandonati, da ragazze non sposate, ad esempio, che volevano evitare lo scandalo”. Tino, 63 anni, da parecchio ha perso ormai i genitori adottivi. Che non esita a chiamare “mio padre e mia madre” perché tali sono stati a tutti gli effetti. Una coppia senza figli che l’ ha accudito fin dalla primissima infanzia. “Ho avuto una famiglia vera, tanto che non ho mai sentito l’impressione di essere figlio d’altri. Ho ricevuto affetto e amore vissuto le dinamiche normali genitori-figli. Non mi è mai mancato nulla”. La curiosità di sapere chi erano i veri padre e madre, però, non è mai passata: “Ti chiedi il motivo dell’abbandono, immagini situazioni e persone, ma non hai modo di sapere. Forse un tempo sarebbe stato possibile in qualche modo risalire a loro, ma ora è passato troppo tempo. E forse è stato meglio così”. Dal quotidiano “Il Giorno” del 23 maggio 20

SANDRA MONDAINI “Prima di tutto l’interesse del bimbo” “Prima di tutto si deve pensare al bene del bambino. Se è questo il senso della sentenza della Consulta sono d’accordo”. Sandra Mondani commenta a caldo la decisione della Corte costituzionale che ha giudicato incostituzionale la legge sulle adozioni per quanto riguarda il rigido limite di divario di 40 anni tra genitori additanti e bimbo da adottare. Raimondo Vinello e la Mondani hanno vissuto sulla propria pelle il lungo cammino che porta all’adozione. “Io avevo già superato i 50 anni e sapevo che per me era impossibile adottare un bambino piccolo racconta la Mondani. Così ho risolto la questione adottando un’intera famiglia di filippini che ora vivono con me. I genitori sono i miei figli e i loro figli sono diventati miei nipotini. E’ giusto alzare il limite di età per i genitori? Per la verità sono convinta che i genitori debbano essere giovani. E’ proprio una questione di fatica fisica. Dopo una certa età uno

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non ce la fa. Però penso che la legge non debba essere drastica. Occorre giudicare caso per caso. Se si tratta di pochi anni in più e la famiglia è quella giusta per il bambino allora sono d’accordo. Dal quotidiano “Il Giornale” dell’ 11 luglio 1999

INFANZIA ABBANDONATA STATO, CHIESA, INTERESSI Egregio Direttore, Venerdi, 8 maggio come riportato dal suo quotidiano, si è tenuto presso la sala Mercanti l’incontro di studio: Adozioni maternità possibile con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento Affari Sociali. L’incontro è stato molto interessante e ben organizzato, si è discusso ampiamente delle adozioni internazionali. All’apertura del dibattito, ho chiesto cortesemente alla Dottoressa Annamaria Coltella di poter prender la parola premettendo che avrei brevemente fatto alcune domande e riflessioni sulle adozioni nazionali. A questo proposito devo ringraziare pubblicamente la dottoressa Coltella e l’assessore Prov. Silla per avermi, nonostante la palpabile tensione creatasi in seguito al mio intervento, permesso di concluderlo. Alla Dott.ssa ho chiesto innanzitutto perché il Ministero degli Affari Sociali non abbia ancora provveduto ad un vero e proprio censimento a livello nazionale di tutti coloro i quali (bambini e ragazzi) vivono parcheggiati in miriadi di istituti evidenziando il fatto che molti istituti si tengono ben stretti i bambini, perché questi centri vivono dei finanziamenti pubblici che lo Stato passa, quantificabile in circa 2.400 miliardi all’anno! Ho chiesto come possono i giudici dei minori operare sulla base di un regio decreto del 1934 e perché non è prevista una specializzazione per i giudici in tema di infanzia, ma tra l’altro tutto il settore dovrebbe essere riqualificato dagli assistenti sociali agli operatori ecc. Il massimo della tensione si è avuta quando ho denunciato che in un’intervista resa ad un quotidiano il ministro Turco disse che era favorevole alla chiusura degli istituti, anzi era presente nella sua bozza (legge per l’infanzia) ma all’ultimo momento dovette stralciare tale punto in quanto ricevette, a suo dire, delle forti pressioni da alcune alte personalità della Chiesa. Non potevo allora non rammentare ai presenti la frase storica di Cavour che per fortuna non era di sinistra: libera Chiesa in libero stato, correva l’anno 1860. Certo non era pensabile che un ministro della cosiddetta Seconda repubblica dopo 137 anni scendesse ad un tale basso compromesso. La rabbia e l’amarezza che ho provato come cittadino qualunque è grande perché ancora una volta la politica si è dimostrata mercimonia di voti senza pensare al bene comune, alla dignità, alle pari opportunità… Anzi questo nostro Stato sociale è abbondantemente annacquato. Per quanto riguarda la Chiesa che dispensa perdono a destra, a sinistra e a manca, dovrebbe avere il coraggio per questo specifico caso di farsi un mea culpa profondo, ma per fortuna anche nella Chiesa (come in tutte le istituzioni) ci sono persone che si battono con coraggio: a questo proposito ho citato don Benzi che già nel 1995 rilasciò una intervista ad un importante settimanale nella quale, con ammirevole coraggio e purezza, palesò il suo sogno (che l’ho fatto anche mio). Il sogno di don Benzi è che nel giro di pochi anni tutti gli istituti gestiti da religiosi si trasformino in centri per l’affidamento familiare e che entro tale termine a nessun bambino sia negato il diritto fondamentale di vivere in una famiglia. E’ altresì noto che la stragrande maggioranza degli istituti per minori, anche disabili, sono gestiti da entri religiosi, in qualche modo legati ala chiesa cattolica. Alcuni di questi, particolarmente al Sud. Vivono più di carità che di contributi pubblici, altri hanno carattere lucrativo e comunque sono costretti ad autoconservarsi per motivi occupazionali o legati agli interessi politici locali. Il volontariato cattolico in tante zone trova sbarramenti invalicabili anche per la denuncia di trattamenti educativi inaccettabili e di situazioni di emarginazione dei minori ricoverati.

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Ma non è tutto, nel giugno del 1997 si tenne a Roma un importante convegno sulla infanzia abbandonata e addirittura don Vinicio Albanesi lanciò un sfida: istituti mai più. Mentre Luigi Fadiga, presidente del Tribunale dei minori del Lazio, aveva parlato apertamente di allontanamenti allegri dalle famiglie. In questo senso debbo dire con amarezza che il ministro Turco ha fallito, in quanto gli istituti, per intenderci quelli che fanno mercimonia, non sono stati neppure scalfiti. Alla fine del convegno (il mio tra l’altro è stato l’unico intervento da parte del pubblico presente) ho dato alla dottoressa Coltella un carteggio per il ministro Turco. La Dott.ssa mi ha assicurato che il ministro mi risponderà personalmente, ma io purtroppo sono molto pessimista, non tanto perché non credo in un suo cortese riscontro, ma perché mi sono trovato e mi trovo a combattere contro un muro di gomma. Gabriele Cervi Dal quotidiano cremonese“La Provincia” 18 maggio 1998

N.B.: al dibattito era presente anche il Sottosegretario degli Esteri il cremonese Pezzoni, che alla fine del mio intervento si avvicinò al sottoscritto. Avevo creato una tensione tale che si poteva tagliare come burro! Io non volevo rompere le uova nel paniere, ma è stata una delle poche occasioni, dove ho potuto esternare liberamente il mio punto di vista e le battaglie sul problema dell’infanzia abbandonata e quindi dare voce a chi voce non ha mai avuto.

Egregio Direttore, ìCome si evince da una recente ricerca, la nostra cara Lombardia è la seconda regione (il primato spetta alla Sicilia) per numero di bambini e ragazzi che vengono allontanati dalle loro famiglie. Nel 10,8% dei casi si tratta di neonati. La stima è che tutti i giorni nel nostro Paese un minore viene allontanato o abbandonato dalla famiglia. Ma il dato più allarmante, che dovrebbe farci tutti quanti riflettere è che il 43,6% degli abbandoni, si verificano per problemi economici, il 23% perché i genitori non hanno una casa e nel 19,4% sono senza un lavoro. La punta massima però, per un buon 40% riguarda l’abbandono di bambini da zero a cinque anni. ìSi aggiunga poi che molte regioni italiane hanno dati incompleti, in quanto manca una anagrafe dei minori, così si passa con facilità da un calcolo pseudo-ufficiale di 15mila minori istituzionalizzati in tutto il territorio nazionale ad una stima invece che supera i 150mila. È un business colossale, che nonostante la recente legge la 149/2001 (che prevede la chiusura degli istituti nel 2006 e l’incentivazione della adozione e dell’affido) gli istituti supportati da politici senza scrupoli, stanno facendo carte false per farsi accreditare dai Comuni per non perdere il giro di milioni di euro che ruota attorno a questa merce: l’infanzia abbandonata e istituzionalizzata. Gabriele Cervi dal quotidiano cremonese “La Provincia” del 13 ottobre 2002

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CHE PASTICCIACCIO BRUTTO QUELLO DELLE ADOZIONI…… Ricordate Serena Cruz, la bambina di tre anni strappata ai genitori adottivi perché avevano finto una paternità naturale per portarla dalle Filippine a Torino? Una storia drammatica. Tutta l’opinione pubblica ne fu sconvolta, Natalie Ginzburg in testa. Da una parte le ragioni del cuore: Serena era felice in quella famiglia insieme con il fratellino anche lui adottato, ma correttamente; e dall’altra la fredda applicazione della legge, cieca nella sua rigidità. Di Serena non sappiamo più nulla, né di suo fratello, ma ci piace pensare ancora che ora, a 13 anni da quella dolorosa separazione, siano entrambi due ragazzi equilibrati. Ma quel volto di bambina violata nei suoi affetti ci ritorna in mente adesso, perché il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha annunciato una riforma che affiderà tutta la materia riguardante i minori, finora molto frammentata tra tribunale civile e minorile, a un unico pool di giudici competenti. Nelle intenzioni del Guardasigilli, a giudicare dalle anticipazioni sul suo disegno di legge, c’è anche un forte ridimensionamento del ruolo degli assistenti sociali, degli psicologi, e di tutti i cosiddetti “esperti”. Se la sua proposta verrà approvata, spetterà solo ai giudici pronunciare sentenze sull’affidamento dei bambini in caso di separazione dei genitori, sulla decadenza della potestà e sulla delicatissima materia delle adozioni. Sull’unificazione in un unico tribunale di tutto quanto riguarda i minori c’è un dibattito che va avanti da oltre vent’anni, commenta Ernesto Caffo, presidente e fondatore di Telefono Azzurro. Il progetto viene da un’esigenza collettiva di avere giudici più preparati, mentre finora gli stessi magistrati che si occupavano di fallimenti e diritto amministrativo venivano catapultati a giudicare una materia delicata e complessa come quella che riguarda i bambini. Il problema è che né le Università di Giurisprudenza né il CSM sono stati finora capaci di formare personale adeguato. Non tutti i giudici hanno le qualità adatte e la sensibilità richiesta. Un magistrato formato deve conoscere i suoi limiti e soprattutto deve saper chiedere aiuto agli esperti e alle agenzie di servizio. Se la proposta del ministero va in questo senso, penso che nel Paese sia necessario aprire un dibattito serio. Se invece è un modo per considerare il giudice onnipotente sarà un disastro. Senza entrare nel merito delle capacità dei magistrati, l’opinione pubblica è spesso rimasta scioccata dal alcune sentenze che all’occhio del profano sembrano crudeli. L’ultima riguarda una padre accusato ingiustamente di pedofilia, il quale una volta scagionato, non ha potuto comunque opporsi alla decisione del giudice di rendere adottabile la figlia. Non è un caso che la sortita di Caselli sia strettamente collegata a quella vicenda. Sul banco degli imputati del ministro non ci sono però solo i giudici, ma anche i discutibili esperti. O questi giudici saranno preparati in psicologia infantile oppure non potranno fare a meno degli esperti, afferma Anna Oliverio Ferrarsi, docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza, che ha appena pubblicato “Il cammino dell’Adozione”. E argomenta: unificare le competenze servirà ad accelerare i tempi, e su questo siamo tutti d’accordo. Tra la presentazione della domanda di adozione e l’entrata del bambino in famiglia non dovrebbero trascorrere più di nove mesi, ma per valutare l’idoneità della famiglia lo psicologo è indispensabile. E anche qui il problema non si risolve facilmente. Sapesse quanti genitori ho visto rinunciare al bambino perché si sentivano giudicati. La valutazione va fatta con grande sensibilità, non come un esame. Adesso la legge Turco prevede che, al compimento dei 25 anni, il ragazzo adottato possa andare alla ricerca delle sue radici, e questo può rilevarsi traumatico. In quel caso ricorrere all’esperto, magari lo stesso che ha seguito la storia dall’inizio, potrebbe essere importanti. Chi è scandalizzata, anzi indignata è proprio Livia Turco, che da Ministro delle Politiche Sociali ha sancito le nuove regole sull’adozione, tra le quali l’aumento a 45 anni della differenza di età fra il genitore più giovane e il minore da adottare, che ha ampliato di molto il ventaglio degli aspiranti genitori. È una follia, dice nella logica del ministro Castelli il giudice diventerebbe sovrano. Ma prendersela con gli assistenti sociali, che molte volte sono stati più bravi degli stessi magistrati, non ha senso. Invece di accanirsi, con una categoria piuttosto che un’altra, bisognerebbe creare un sistema di relazioni tra i diversi soggetti che si occupano della materia, giudici, assistenti e servizi sociali. La legge c’è basterebbe applicarla. Brunetta Schisa - dal settimanale “Il Venerdi” Giugno 2002

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Breve mia riflessione: Non sono d’accordo affatto con l’ex ministro Livia Turco. Attualmente i giudici (la stragrande maggioranza) sono impreparati a giudicare i minori, in quanto non hanno una specializzazione. Per quanto riguarda le assistenti sociali… beh, francamente, hanno avuto ed hanno un grosso potere dato a loro, dagli stessi giudici impreparati. Molti assistenti sociali, lavorano su basi e su conoscenze ormai obsolete; per farle uscire da questo stallo dovrebbero inserirle in un contesto lavorativo che preveda per loro una formazione continua, un aggiornamento vero. Solo su queste basi si potranno aiutare veramente i minori. La legge Turco non è male, ma tende a delegare senza un fattivo controllo. I comuni, le regioni e le province, spesso sono latitanti in quanto non sono interessate a smantellare uno status quo istituzionalizzato, fonte di interessi e benefici (vedi bacini di voti, posti di lavoro ecc), che vedono le medesime coinvolte. SU QUESTO SPECIFICO ARGOMENTO CHE IO RITENGO CENTRALE E FONDAMENTALE PER AIUTARE VERAMENTE I MINORI, ASPETTO LE VOSTRE PROPOSTE, OPINIONI, RIFLESSIONI, ECC. TUTTE LE VOSTRE LETTERE E SUGGERIMENTI SARANNO POI RACCOLTI E INVIATI AL MINISTRO COME PROPOSTE DI LEGGE.

LEGGI Tribunali per i minorenni: ecco cosa cambia Dal settimanale “Vita” del 15 marzo 2002. La scorsa settimana il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a due disegni di legge presentati dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che riscrivono le regole della giustizia minorile, sia sul versante penale che su quello civile. Nel primo caso, il governo introduce un trattamento sanzionatorio più severo nei confronti dei minorenni che commettono reati. Nel secondo il ddl punta a riorganizzare la materia minorile nei tribunali civili. Ora la parola passa alle Camere. Il disegno di legge Castelli dedicato al settore civile predispone una delega al governo per la creazione di sezioni specializzate per la famiglia e per i minori presso i tribunali e le corti d’appello. L’obiettivo è quello di attribuire a un pool di giudici specializzati la competenza su tutte le tematiche riguardanti la famiglia e i minori. La relazione al disegno di legge ricorda che fino ad ora la materia era stata frammentata tra tribunale ordinario, tribunale per i minorenni e giudice tutelare, aspetto che ha provocato negli anni inammissibili ritardi e un pericoloso abbassamento dell’accuratezza delle decisioni dovuto a un deficit di specializzazione. Il provvedimento individua i criteri per l’assegnazione dei giudici alle sezioni specializzate: saranno preferiti quelli con maggiore esperienza nel settore e provate attività di studio e di approfondimento della materia minorile. Ogni sezione sarà composta da quattro giudici, tutti togati. La scelta della collegialità, spiega la relazione, appare offrire sicura garanzia di maggiore affidabilità e ponderazione delle decisioni. L’esclusione dei giudici onorari, cioè quelli tecnici (psicologi, criminologi, psichiatri e assistenti sociali) che fino ad ora hanno affiancato i magistrati di carriera nelle decisioni riguardanti i minori, è stata dettata dalla diffusa e avvertita necessità, si legge ancora nella relazione, di recuperare interamente alla magistratura professionale il momento del giudizio, che le è istituzionalmente proprio, affidando invece alle competenze specialistiche degli attuali componenti privati compiti di collaborazione tecnica e di ausilio alla formazione egli elementi necessari al giudice per formare il proprio convincimento. In altri articoli, il provvedimento organizza gli aspetti operativi e transitori del passaggio di consegne tra i diversi organi giurisdizionali, individuando le dotazioni di personale e le disponibilità finanziare. Altro aspetto significativo: sarà il presidente della sezione specializzata l’organo competente a trattare la fase di comparazione personale dei coniugi in caso di separazione e divorzio, e sarà facoltà di prendere provvedimenti temporanei e urgenti nell’interesse dei coniugi e dei minori coinvolti.

I NUMERI I tribunali per i minorenni in Italia sono 29 istituiti presso le 26 Corti d’Appello e le tre sezioni distaccate. Decidono con collegi formati da due giudici professionali e due giudici onorari esperti in scienze umane. Le sentenze sono impugnabili presso le sezioni per i minori delle Corti d’Appello. Ecco quanto hanno lavorato nel 2000 dati Istat, ministero della Giustizia:

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DOMANDE DI ADOZIONI NAZIONALI: presentate 11.856 accolte 1.716 DOMANDE DI ADOZIONI INTERNAZIONALI: presentate 7.579 accolte 3.115 1.172 DICHIARAZIONI DI ADOTTABILITA’ 3.797 NUOVI PROCEDIMENTI DI ADOTTABILITA’ APERTI 3.847 AFFIDAMENTI PRE-ADOTTIVI 811 AFFIDI DISPOSTI SENZA IL CONSENSO DEI GENITORI 2.278 PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI DI AFFIDAMENTO AI SERVIZI SOCIALI

UN FIGLIO CON IL MUTUO I COSTI DELLE OPERAZIONI INTERNAZIONALI VENTICINQUE MILIONI PER UN ATTO D’AMORE A pensarci per prima è stata la Cassa Rurale banca credito cooperativo di Treviglio. L’idea del mutuo a tasso agevolato per le adozioni internazionali era venuta più di un anno fa alla banca bergamasca perché da molto più tempo tra le associazioni che si occupano delle pratiche costose all’estero era stata raccolta l’esigenza di qualche aiuto. Uno degli enti autorizzati dal ministero, Il Conventino di Bergamo che si occupa delle pratiche per 5 Stati dell’Est e 4 dell’America Latina, fa sapere che le spese mediamente si aggirano attorno ai 20-25 milioni. Dice don Eugenio, comprendono le traduzioni, le pratiche che sbrighiamo noi, il soggiorno per la famiglia che a volte dura anche 45 giorni, sono tutte certificate e detraibili dalle tasse al 50%. Io dico: se una coppia ha 30 milioni per comprare un’auto li avrà bene anche per avere un figlio. L’Anfaa, l’associazione delle famiglie adottive ricorda: Non entro nel merito del mutuo agevolato, ma quello che a noi importa è che si trovi una famiglia a un bambino, non un bambino a una coppia. Il presidente Donata Micucci Nova, spinge su problemi più concreti: i bambini piccoli all’estero non è così facile averli come sembra. E’ vero che è aumentata la richiesta, ma solo perché la nuova legge ha diminuito il divario di età e questo non significa essere automaticamente idonei o trovarli facilmente. In Usa, per esempio, i piccoli di pelle nera vengono respinti anche dagli aspiranti genitori americani. Richieste per gli orfani della guerra in Afghanistan? L’Argentina ha dimostrato che non ci sono garanzie durante le guerre e i bambini orfani potrebbero non esserlo. La cooperazione con gli Stati per le adozioni è ora meglio codificata. B.B. - dal quotidiano “Il Giorno” del 25.07.2002

I NUMERI 50.000 le richieste di adozione in otto anni. 15.000 i bambini stranieri che hanno trovato una nuova famiglia negli ultimi otto anni. 21.000 gli affidamenti preadottivi internazionali. 34% i decreti definitivi emessi. I PIU’ ADOTTATI Russi 32,3% Bulgari 13,5% Rumeni 11,2% Per saperne di più: www.commissioneadozioni.it www.adozioneinternazionale.net www.nadiaonlus.it

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L’ADOZIONE NON E’ UNO SHOW I TELESPETTATORI CRITICANO IL PROGRAMMA DI COSTANZO: “TROPPA SUPERFICIALITA’ E DEMAGOGIA SU UN ARGOMENTO DELICATO” Ha destato una grande eco fra i nostri lettori la trasmissione del Maurizio Costanzo Show di martedì sera incentrata sul tema dell’adozione: argomento assai sentito da un gran numero di famiglie. E il palcoscenico presentava ospiti di tutto rispetto: anche se come ha notato Lorenzo Viganò dalla provincia di Lecco, forse il signore che sapeva molto di adozioni per diretta esperienza, avrebbe potuto esser sul palco, anziché in platea, al posto di una bionda presentatrice televisiva supponente e vaga, che enunciava con prepotenza il diritto dei singles di adottare. Perché se molti hanno apprezzato che la trasmissione si occupasse di un tema tanto serio, molti hanno anche lamentato le “contraddizioni espresse da Costanzo, che si è scagliato contro chi vuol esser genitore in età più che matura, ma ha sostenuto il diritto degli stessi anziani di adottare dei figli” come ha rilevato Luigi di Milano. “E’ un atteggiamento demagogico, quello di Costanzo, che cavalca gli umori della gente al di là di ogni considerazione pratica ed umana: perché un bambino orfano, che ha vissuto difficili esperienze nella primissima infanzia, sente ovviamente la necessità di una cura parentale affettuosa e presente che solo la famiglia “vera” può offrire e non un single per quanto motivato”, dichiara Ester Lomunno, insegnante della provincia di Napoli. Anche Anna Maria Sensini rileva che “Costanzo, nelle sue tirate populiste che vogliono spalancar porte a ogni costo, dimentica che il vero problema, come ha rilevato lo spettatore in sala durante la trasmissione, non è quello dei neonati adottabili, per ognuno dei quali ci sono venti richieste, ma quello dei ragazzini non piccolissimi, che spesso sono già segnati da tristi esperienze, come ha ricordato anche Marida Bolognesi. E il divario richiesto fra l’età dell’adottato e quella dell’adottante, quarant’anni, garantisce già la possibilità di adozioni anche da parte di chi non sia più giovanissimo. Vorremmo, su certi temi, trasmissioni pacate e informate, più che confusi e superficiali talkshow – affermano Lucia e Giovanna, genitori adottivi di Andrea che spiegano: “Costanzo ha mostrato la sua impreparazione. Si tratta di un argomento delicato che tocca nel vivo il cuore delle famiglie e dei potenziali genitori: va affrontato con sensibilità e rispetto, senza tirate demagogiche che rischiano di fare solo disinformazione”. Ho trovato quanto mai povera e fuori luogo l’esemplificazione fatta da Costanzo, che ha sostenuto il diritto di adottare anche da parte degli anziani, adducendo che non si dovrebbe vietare, per fare un esempio, che Giovanni Agnelli adottasse un bambino: il che varrebbe impedire una vita più che agiata al piccolo in questione. Come se – afferma Paolo De Nicheli della provincia di Novara la valutazione dovesse, vertere esclusivamente su valori legati al denaro, più che sul bene dato dagli affetti e dalla sicurezza di un amore sincero. Lia Verde – quotidiano “Avvenire” del 28 settembre 2000

LE ASSOCIAZIONI FAMILIARI: FATECI GESTIRE GLI AFFIDI PER INVENTARE NUOVE FORME DI ACCOGLIENZA Le famiglie italiane devono capire che l’infanzia in difficoltà è un problema nostro, non dello Stato. Parla al plurale Marco Griffini, presidente dell’Aibi, alla conferenza di Collodi. Quando dice “nostro” mette sul tappeto quella capacità di cogliere i problemi e di risolverli che la famiglia ha nel suo DNA, oltre alla professionalità maturata sul campo. L’associazione familiare si candida a sostituire il servizio pubblico nel gestire gli affidi dal 2006 anno della chiusura tassativa degli istituti minorili. A conferma della competenza delle associazioni familiari, Griffini porta trent’anni di esperienza nelle adozioni internazionali. Abbiamo imparato a selezionare, preparare, e sostenere le famiglie, perché non dovremmo saper gestire gli affidi? Le associazioni familiari in prima linea quelle cattoliche che vantano l’esperienza di accoglienza più antica hanno chiesto al governo di inserire nel Piano nazionale per l’infanzia un Centro servizi alla famiglia. Una idea da riempire spiega Griffini ma che si profila come un insieme di iniziative gestite dal privato sociale. Un’applicazione della sussidiarietà, con l’ente pubblico che coordina e controlla, e l’associazionismo che gestisce i servizi. Da qui escono nuove forme di accoglienza che sono l’espressione della creatività dell’accoglienza della famiglia: l’idea di creare famiglie come “antenne sociali” sul territorio e

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famiglie di sostegno che accompagnano e condividono le difficoltà di quelle affidatarie. Il governo condivide la proposta, gli operatori sociali che si vedono sottrarre una competenza un po’ meno. Una perdita di potere? Per niente conclude Griffino. Gli operatori del servizio pubblico non conoscono bene l’associazionismo familiare. Ci vivono come realtà politiche o di assistenza. Al pubblico resta il ruolo di controllo e monitoraggio. Dal quotidiano “L’Avvenire” del 20 novembre 2002

DENUNCIARE LE REALTA’ FUORILEGGE DEGLI ISTITUTI Ho appreso, che è nata una nuova associazione Onlus A.M.O. Lo scopo di predetta associazione è quello di seguire l’iter burocratico delle adozioni nazionali e internazionali. Personalmente, sono contento che sia nata una simile associazione anche in loco, auspico che l’associazione medesima svolga non solo una opera meramente burocratica, ma anche e soprattutto di controllo verso gli istituti o case famiglia sparse nel nostro territorio. Il controllo è un atto dovuto, in quanto nonostante la decantata legge, 149/2001 che vieta di istituzionalizzare bambini dai 0 ai 5 anni, in molti istituti, si trovano parcheggiati bambini dai 0 ai 6 anni. Spero inoltre che i responsabili di questa neoassociazione, (prima di optare per una adozione internazionale) rivolgano attenzione ai bambini istituzionalizzati italiani e soprattutto facciano opera di convinzione verso coloro i quali intendono adottare un bambino di porre l’attenzione su quei bambini ormai grandicelli che per questo fatto, non sono richiesti e quindi destinati a marcire in istituto fino a 18 anni. Il mio sito che è il sito portavoce dell’infanzia abbandonata e istituzionalizzata è stato da me creato per informare l’opinione pubblica sulle problematiche dell’infanzia abbandonata nel nostro paese, ma è nato anche per denunciare tutte quelle realtà fuorilegge messe ancora in essere da alcuni istituti. SI RICEVONO ANCHE DENUNCE ANONIME, SARA’ POI MIA PREMURA VAGLIARLE E INVIARLE AI GIUDICI DEI MINORI. Gabriele Cervi. Lettera pubblica dal quotidiano “La Cronaca” Domenica 17 novembre 2002

I DIRITTI DEI MINORI ISTITUTI CHIUSI, CASE APERTE IL FORUM DEL TERZO SETTORE PRESENTA UN PROPRIO PIANO PER L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA. E BUSSA DECISO ALLE PORTE DELLA CONFERENZA GOVERNATIVA DI COLLODI. CHIEDENDO CHE… È’ toccato a Marco Griffini presidente di Ai.Bi., in veste di coordinatore nazionale del Gruppo infanzia del Forum del Terzo settore, presentare il Piano nazionale per l’infanzia per dare voce alle bambine e ai bambini che una trentina di associazioni quasi tutte aderenti al Forum Terzo settore hanno elaborato. Con questo documento (integrale sul sito www.vita.it) le associazioni busseranno alla porta della Conferenza sull’infanzia e sull’adolescenza che si tiene a Collodi, dal 18 al 20 novembre. Porte, che a dir il vero sono questa volta aperte (nelle sessioni tematiche che sono previsti una trentina di interventi di associazioni e sindacati). Il piano preparato dal forum è una sintetica ma densa analisi delle problematiche che toccano i minori, con conseguenti proposte da inserire nel prossimo Piano nazionale per l’infanzia; soluzioni elaborate in due anni di studio e confronto. Diversi gli interventi suggeriti al governo: tra questi, un decreto legge che integri la famiglia adottiva nell’attuale normativi sui congedi parentali, la creazione di comitati di coordinamento tra scuola, enti locali e associazioni. Il Piano del forum dedica inoltre un’attenzione particolare alla chiusura degli istituti per l’infanzia abbandonata. In primo luogo, si chiede di far cadere il decreto legge 791 in discussione alla Commissione Infanzia del Senato, che abolirebbe al

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chiusura di questi istituti, già fissata entro il 2006. Occorre, invece, monitorare adeguatamente la trasformazione degli istituti in comunità (non più di 10 ospiti) o in case famiglia (non più di 6 ospiti). Purtroppo, la normativa, non vietando in maniera esplicita l’accorpamento di tali strutture, ha avuto con effetto la trasformazione solo formale di vecchi orfanotrofi in comprensori di case famiglia, con lo stesso affollamento e problemi di prima: Si chiede, poi, l’istituzione di un’anagrafe regionale per i 28 mila bambini e adolescenti oggi ospitati negli istituti, per rintracciare il loro percorso e avviare in tempi rapidi un’adozione o un affidamento. Oggi solo le Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto lavorano con l’ausilio di questi registri. Barbara Fagiani - Dal settimanale “Vita” del 22 novembre 2002

ISTITUTI DA CHIUDERE, UNA SFIDA È possibile chiudere gli istituti, ma se lo si vuole davvero bisogna lavorare. Secondo i nostri dati ci sono 50mila famiglie pronte ad accogliere quei bambini. Ma c’è una corrente politica che vuole gli istituti, anche per motivi economici. Don Oreste Benzi non scherza quando denuncia gli interessi che remano contro la chiusura degli istituti per minori, prevista entro il 2006. Intervenendo alla seconda Conferenza sull’infanzia e l’adolescenza, apertasi ieri a Collodi, ha dato voce a quanti hanno a cuore la sorte degli oltre 10 mila minori che rischiano tra 4 anni di ritrovarsi in strutture che replicano la logica dell’istituto. Gli istituti sono un bacino di raccolta di voti ha detto don Benzi, 53 senatori del centrodestra hanno presentato una proposta di legge che va in questa direzione. Era prevedibile che attorno al problema degli istituti si concentrasse l’attenzione della Conferenza. Lo aveva anticipato anche il sottosegretario al Welfare Grazia Sestini: bisogna evitare che la legge che prevede la chiusura dei 500 istituti per minori faccia la fine della 180 che portò alla chiusura dei manicomi. Adozione e affido dovranno essere gli strumenti prioritari da attivare. Mi aspetto suggerimenti dal mondo del volontariato e del terzo settore. Bisogna valorizzare al massimo l’esperienza delle case-famiglia e della rete delle famiglie accoglienti, tanto più per gli adolescenti meno appetibili per l’affido. Rossana Sisti - dal quotidiano “Avvenire” martedì 19 novembre 2002

ESTINZIONE È il rischio che corre l’istituto dell’affidamento. L’affido dall’ultima ricerca condotta dall’istituto degli innocenti di Firenze, è in via d’estinzione: al 1999 non erano nemmeno 5mila gli affidamenti a una nuova famiglia, un numero ridottissimo e assolutamente incapace di far fronte alle richieste di accoglienza. L’impegno nella sensibilizzazione e promozione dell’affidamento, sostiene Marco Griffino, è diventato ormai un’improrogabile necessità: bisogna combattere la paura legata all’accoglienza di un bambino o di un ragazzo in difficoltà familiare, preparando e motivando adeguatamente le risorse disponibili. Ma anche l’adozione non naviga in acque migliori. Non tutti i bambini hanno infatti uguale diritto di vivere in una famiglia: per quelli di colore, quelli più grandicelli è più difficile, anche perché vengono ancora emanati a alcuni Tribunali per i minorenni italiani decreti di idoneità all’adozione solo per bambino di “etnia bianca” o “non di colore”. È necessario avviare una campagna di sensibilizzazione sulla lotta alla discriminazione, anche a tutela dei bimbi stranieri abbandonati. Dal settimanale “Vita” del 22 novembre

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PER NON DIMENTICARE … LECCE, ISTITUTO PER MINORI COME UN LAGER I 16 OSPITI VENIVANO PICCHIATI E COSTRETTI A MANGIARE PANE RAFFERMO. Arrestati i tre titolari. Il giudice Verardo: siamo esterrefatti. Quando hanno visto i carabinieri, alcuni bambini sono scappati a piedi. Forse certi che al loro destino di abbandono stava aggiungendosi un latro, triste capitolo. Secondo quanto emerso dalle indagini dei militari di Castrano, questi 16 piccoli ospiti dell’Istituto “Il Cenacolo” a Ugento, nel Leccese, per 4 anni sono cresciuti nella violenza. Fisica e psicologica. E proprio in un luogo che doveva garantire loro serenità, lontano da famiglie disastrate o assenti. Con l’accusa di maltrattamenti, minacce, ingiurie, lesioni e sequestro di persona sono stati arrestati il responsabile della comunità: Antonio Spennato, 44 anni e la moglie Clementina di 43. Erika, la figlia 22enne, deve invece rispondere di atti di libidine su un giovane ospite. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal Gip Pietro Baffa su richiesta del PM Carolina Elia. Era dal 1998 secondo l’accusa, che questi bambini da due a 17 anni erano trattati come animali cattivi per presunte “finalità educative”. Parolacce, botte, giornate al buio per punizione. E notti al freddo, digiuni forzati, ore in ginocchio. Gli schiaffi, i pugni e i calci sarebbero serviti, secondo i titolati, per sedare gli animi dei più irrequieti, così come il pane raffermo a colazione, che spesso ai piccoli provocava mal di stomaco e vomito. E se rifiutavano di mangiare, erano botte in testa con bastone. L’episodio più terribile riguarda un ragazzo costretto a lavarsi i denti con uno spazzolone in bocca e strofinarlo fino al sangue. Al “Cenacolo” il tribunale per i minori di Lecce aveva affidato tanti ragazzi: “E’ vero, mandavamo li i più grandicelli conferma la presidente, Maria Rita Verardo: siamo esterrefatti, aspettiamo di saperne di più. Non ci erano arrivate segnalazioni, altrimenti saremmo intervenuti. C’era qualche conflitto con i servizi sociali, ma nulla che riguardasse direttamente i bambini. Le strutture d’accoglienza per minori con cui lavoriamo le conosciamo bene aggiunge il magistrato la sorveglianza spetta alla procura della repubblica, ma siamo noi a verificare la professionalità degli operatori. Certo, questo episodio ci indurrà a un maggiore rigore”. Gli abusi sono emersi dalla denuncia di una dipendente, che avrebbe ricevuto pesanti avances dal titolare. In paese circolavano già voci sul lager mascherato, confermate da altri dipendenti di questa casa dell’orrore. Da Milano,Emanuela Zuccal. Quotidiano”Avvenire” Giovedì 17 ottobre 2002

PRATO, Istituto Maria Vergine Assunta in Cielo noto come ISTITUTO DEI CELESTINI Istituto Privato fondato nel 1934 Rapporto DEL 2.9.1963 – Comune di PRATO Detto rapporto comincia col delineare le vicende storiche dell’istituto, dalla fondazione avvenuta nel 1934 ad opera di Pelegatti Giovacchino (detto padre Leonardo), che continuerà a dirigerlo nel corso degli anni successivi. L’istituto prosegue, ha natura giuridico privata, il suo scopo istituzionale, in apparenza altamente umanitario, è quello di accogliere ed allevare bambini abbandonati, più precisamente quello di ricevere soltanto chi, non essendo fornito di mezzi economici neppure modesti e non potendo trovare ricetto altrove, sia a se stesso abbandonato. L’Istituto, dopo la sua fondazione, si amplia e si sviluppa grazie, si noti bene, a larghi e costanti contributi di generosi benefattori. Senonché, verso la metà di agosto del 1963, la stampa (trattasi del Giornale del Mattino, quotidiano di ispirazione cattolica, e non certo interessato a gettare discredito sull’istituto e della Nazione) comincia ad annunciare il ripetersi di fughe sarà minutamente descritta, al dibattimento, da uno dei suoi protagonisti). Ma la direzione denuncia alle competenti autorità l’assenza di bambini ricoverati che, del resto, vengono presto rintracciati e riportati all’istituto da agenti e da privati. Inoltre la professoressa V.F., direttrice didattica…, prende l’iniziativa di scrivere alla stampa riferendo che da anni, ormai, si va inutilmente battendo per interessare le autorità civili e religiose riguardo all’angoscioso problema della vita di tanti derelitti, ospiti dell’istituto, lasciati nella più dolorosa miseria morale e materiale.

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Pervengono d’altra parte, rapporti e relazioni di vari uffici comunali a proposito della disordinata attività edilizia che si svolte nel terreno in cui sorge l’istituto su iniziativa di padre Leonardo che, personalmente, va richiedendo al sindaco di Prato permessi per il brillamento di mine, allo scopo di eseguire opere non previste né autorizzate. Anche da ciò, può trarsi un’ulteriore conferma del fatto che l’istituto dispone di notevoli risorse finanziare: ciò nonostante lo stato dei fanciulli ricoverati e quello degli ambienti in cui sono costretti a vivere è tale, che emerge dalle risultanze che verranno via via esposte. Il 4.9.1963 viene eseguito un sopraluogo nell’istituto da parte dei vigili sanitari del comune; viene così constatato che gli alloggi destinati ai bambini si trovano in cattivo stato di manutenzione; necessitano imbiancatura e pulizia; alcuni punti del tetto lasciano penetrare acqua piovana; i liquami vengono scaricati in un fosso scoperto; la cucina è installata nel sottosuolo ed appare in pessime condizioni igienico-sanitarie ; il refettorio dei bambini più piccoli (dai tre ai sei anni) è assolutamente antigienico; alla pulizia personale di circa 200-300 bambini sono destinati appena 9 bagni a doccia, 3 a vasca, 23 gabinetti; l’infermeria è dotata di appena tre lettini e la sua attrezzatura non è adatta per interventi di pronto soccorso; vi sono tre camerate destinate a dormitori, dotate di 80 letti del tipo a castello per complessivi 160 posti letto; inoltre i letti sono addensati. Il medico scolastico riferisce, inoltre, in una sua relazione, di aver costatato che i bambini sono sporchi, con abiti in cattive condizioni e inadeguati. In molti casi, sono grottescamente infagottati in tre grembiuli, indossati uno sopra l’altro. Aggiunge, a proposito della infestazione di pidocchi manifestatasi nel 1963 d’aver constatato che i bambini erano stati sottoposti a trattamento con DDT liquido, che aveva provocato estese eruzioni allergiche del cuoio capelluto e della regione retroauricolare, che si erano impiatiginizzate. Nella prima relazione del 26.11.1961…, si dice di metodi disciplinari gravi ed inadeguati… si ribadisce che padre Leonardo attua nell’istituto il principio di giungere a Dio mediante la mortificazione; si descrive l’aspetto misero e malcurato dei bambini ospitati, si parla della ostinata opposizione di padre Leonardo alla istituzione della scuola statale. Deposizione dei bambini al dibattimento processuale: Luca, che ancora piangeva nel narrare al pubblico ministero la scena della Teofila che infieriva sul suo fratellino, cacciato nell’acqua fredda da dieci, dodici volte, con la testa in giù, sì che non poteva respirare…Cosimo descriveva Carmela mentre bastonava i bambini come una furia scatenata…, e mentre legava un bambino piccolo di statura alla spalliera del letto più alto di un castello, sì che il poverino restò quasi appeso e riusciva a toccare il pavimento solo con la punta dei piedi… e così Andrea che al dibattimento mostrava ancora visibile una cicatrice al volto, conseguenza di una ferita…Massimo.. nel riferire le solite vicende di bagni freddi, leccature di pavimento, di selvagge percosse infertegli da Teofila ha narrato che… una volta l’aveva costretto a zappare la terra; egli non ce la faceva più… allora lei lo aveva sbattuto a terra, procurandogli una ferita vicina all’occhio sinistro… ha anche mostrato al collegio la cicatrice ancora impressa sul suo volto e si è messo a piangere, commosso… Ma ecco il particolare più impressionante: allorché il pubblico ministero ebbe chiesto a Francesco se fosse vero che Carmela costringeva i bambini a leccare il pavimento, spontaneamente si alzò e, davanti al magistrato, si mise carponi e cominciò a fare dei segni sul pavimento con la lingua. Chiestogli spiegazioni rispose: “Io credevo che lei mi avesse ordinato di fare dei segni in terra, come me li faceva fare sorella Carmela”. Ed ecco Salvatore.. ha dieci anni, al tempo dei fatti solo sette. Deponendo davanti al magistrato aveva anche lui narrato soprusi e angherie di Teofila che lo aveva, diverse volte, picchiato e bastonato, gli aveva fatto un bagno freddo tenendogli la testa sott’acqua ed inoltre più volte gli aveva fatto leccare il sudiciume che era sul pavimento ed anche l’orina di altri ragazzi… Ma, al dibattimento, il piccolo non riesce a rispondere; appare sconvolto, si mette a disperatamente a piangere, tanto che, per consolarlo, viene ammessa in udienza la madre che lo ha accompagnato, perché gli stia accanto. Allora riesce a dire che ricorda di avere detto la verità al pubblico ministero.. ma non può proseguire, riesce soltanto a piangere…”Le sue lacrime, il suo silenzio, rivelano in tutta la sua incredibile profondità la tragedia dei piccoli Celestini”. Si è molto insistito da parte di alcuni difensori sulla profonda ignoranza dei prevenuti, gente rozza e incolta.. Ma tale ragionamento non regge…Anche altri membri della comunità religiosa… erano altrettanto incolti e ignoranti.. eppure rispettavano i bambini loro affidatati… Non c’è rozzezza, non c’è ignoranza o fanatismo che possa impedire a un essere umano di commuoversi di fronte a un bambino che piange. Gli imputati si rendevano perfettamente conti di agire in modo ignobile e indegno, di fare del male a bimbi innocenti, senza giustificazione. Quando giungevano i parenti delle vittime o dei visitatori importanti, essi cambiavano metodi, ostentando ipocriti sorrisi e carezze…

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GROTTAFERRATA - ISTITUTO PRIVATO “SANTA RITA” Finalità: “accogliere 50 subnormali con trattamento familiare” Fondatrice e direttrice : Maria Diletta Pagliuca.

Imputati: Maria Diletta Pagliuca di maltrattamenti continuati e aggravi dall’essere derivate lesioni gravi a quattro minorenni a lei affidati e la morte ad altri tredici minorenni a lei affidati; con l’ulteriore aggravante di avere agito per motivi di lucro; di truffa per avere indotto vari enti pubblici ad affidarle dei minorenni propagandando condizioni dell’istituto e del trattamento prestato ai ricoverati non rispondenti al vero; di sequestro di persona in danno di due minorenni Risultava altresì che l’istituto funzionava in virtù di un’autorizzazione rilasciata il 30.06.1951 dall’ispettorato scolastico all’avvocato Mario Tedesca. All’epoca…era sistemato nei locali della villa dell’onorevole Tupini, ove era rimasto ininterrottamente fino alla fine del 1962. Fungeva da direttrice l’attuale imputata Pagliuca Maria Diletta, convivente del Tedesca, ex suora e madre superiora dell’ordine monastico delle elisabettiane, dal quale era stata espulsa il 5 marzo 1945. Dopo l’espulsione la Pagliuca aveva conseguito vari diplomi, tra cui quello di maestra giardiniera per ciechi e sordomuti, d’insegnante di grado preparatorio e di assistente per le colonie estive, sicchè aveva fondato… l’associazione nazionale per bambini sordomuti e ciechi, nonché l’istituto Santa Rita in località Conca dei Marmi. Trasferiti a Grottaferrata il Tedesca e la Pagliuca avevano fondato la casa materna che diventò ben presto un modesto luogo di ricovero per bambini minorati. Dopo circa dieci anni di attività, durante i quali il Santa Rita aveva operato senza la prescritta dichiarazione di idoneità, interveniva il prefetto di Roma il quale… ne ordinava la chiusura. Il provvedimento, in pratica, rimase ineseguito, poiché la Pagliuca, con la sua notevole intraprendenza, si era circondata di simpatizzanti e di protettori che le avevano consentito di proseguire indisturbata l’attività. Intanto la Pagliuca dava inizio alla pubblicazione del giornalino “Il miracolo del tempo” distribuendone numerose copie a enti e privati benefattori e utilizzando per la raccolta delle offerte il conto corrente postale. Inoltre faceva svolgere la questua in varie località da un gruppo di donne, alle quali attribuiva il 30% degli introiti. Con decreto 19.05.1965 il prefetto di Roma disponeva nuova chiusura in mancanza di adeguate garanzie per la rieducazione e il recupero degli assistititi. Incaricata per l’esecuzione del decreto l’autorità provvedeva ancora una volta a diffidare la Pagliuca a desistere dall’attività. Senonchè, costei era diventata insensibile ad ogni richiamo delle autorità e persino alle condanne del pretore di Frascati per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità e continuava, con rinnovato fervore, ad ospitare i subnormali che le venivano affidati specialmente dagli amministrazioni più depresse…forte anche dell’appoggio del vescovo di Frascati monsignor Liverani, il quale interveniva presso le competenti autorità chiedendo che non fosse intralciata l’opera caritativa e assistenziale svolta al Santa Rita. Verso le ore 10 del 6 giugno 1969 si presentava negli uffici del Commissariato di PS di Frascati L. L. ex maestra e fisioterapista del Santa Rita, la quale denunciava che i fanciulli ricoverati venivano maltrattati dalle sorelle Pagliuca e in particolare dalla direttrice. Sulla base di tali risultanze il pretore di Frascati…autorizzava ispezione…eseguita la sera del 6 giugno alle ore 22,15 presente A.T. Quest’ultimo, col pretesto di ritirare il figlio, aveva il compito di fare aprire la porta di accesso all’istituto senza destare sospetti. Superata la iniziale opposizione della direttrice e rinvenute subito dopo le chiavi, gli inquirenti si portavano direttamente al secondo piano… ed entravano in un dormitorio… Vi trovarono 13 ragazzi che dormivano sistemati in coppie su sette lettini, tranne l’A… che dormiva solo, ciascuno con la testa verso al spalliera e legati tra loro per le gambe. Anche le braccia erano avvinte, mediante catenelle assicurate con lucchetti o con legacci di stoffa, alle opposte spalliere del letto; l’ambiente era impregnato di fetore. La corte d’Assise di Roma il 23.12.1971 (Si noti che in questo caso, come nella maggioranza degli altri, la segnalazione o la denunzia partono da privati cittadini) condannava Maria Diletta Pagliuca a quattro anni e otto mesi di reclusione per maltrattamenti semplici, con la concessione delle attenuanti generiche; con l’applicazione di due anni di condono; la assolveva dalla truffa e dal sequestro di persona perché il fatto non costituisce reato. Assolveva Antonietta Pagliuca per non aver commesso il fatto.

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Istituto: “Suore missionarie del lavoro del Cuore Immacolato di Maria” Imputate: Gatto suor Maria Vittoria, Estorri suor Annamaria, Pisano suor Giuseppina, Di avere abusato di mezzi di correzione in danno di bambini a loro affidati, con percosse, ingiurie e minacce e infliggendo punizioni lesive della gracile personalità. Il pretore di Bologna il 25.6.1971 ha condannato le suddette a quattro mesi di reclusione ciascuna, con la sospensione condizionale della condanna. Sentenza: Il 13.03.1971 M.T. riferiva al giudice tutelare di Bologna; da cinque giorni supplente in una classe della media Bandiera, alcuni affidati all’istituto delle suore missionarie del lavoro, le avevano detto che praticavano il freddo e la fame. I ragazzi inoltre lamentavano castighi lesivi della personalità: sarebbero stati costretti a leccare il pavimento sporco, sarebbero stati chiusi in cantina per punizione, percossi e dileggiati. Prima di esaminare in dettaglio le prove dell’accusa, va premessa una breve storia dell’istituto religioso in questione. L’istituto ha sede… all’estrema periferia di Bologna. E’ gestito da quattordici suore. Da un questionario del 1969 allegato alla domanda per il riconoscimento di idoneità (a tutt’oggi non è stato riconosciuto) risulta: che ha funzioni assistenziali ed educative; che i minori frequentano scuole esterne, dove vengono accompagnati al mattino. Rientrano in collegio verso le ore 17. Delle quattordici suore che lo gestiscono, una sola ha il titolo di assistente sociale; una è maestra; una è infermiera diplomata. Le altre sono cuoche, guardarobiere, o hanno una abilitazione di secondo grado preparatorio. Nell’ottobre 1969 l’ufficiale sanitario dichiarava l’istituto carente sul piano educativo. L’istituto accoglie circa 70 minori, circa la metà, sordastri, altri caratteriali, alcuni normali. Le rette vengono pagate da enti pubblici. Malgrado le numerose relazioni acquisite, non è dato sapere a quanti anni l’istituto opera. La relazione più precisa in proposito dice: Le suore missionarie del lavoro da lunghi anni ospitano alcuni bambini sordastri. Meno attendibile è il teste dott. A…, un vecchio medico (sta per andare in pensione) che le suore chiamavano in caso di necessità urgente, come si precisa in una relazione dell’Omni. La sentenza richiama alcune deposizioni delle parti lese. P. Mauro, quindici anni, sordastro: Suor Giuseppina e suor Annamaira mi dicevano sporcaccione, maiale, vigliacco. La madre superiora mi ha punito una volta picchiandomi con violenza, dopo aver chiuso a chiave la porta. Ho visto altri bambini col lenzuolo sporco o le mutande sporche in testa costretti a girare per essere canzonati. I compagni me l’avevano detto che dei bambini sono stati costretti a leccare lo sporco fatto fuori dal water. Sono stato picchiato da suor Annamaria; suor Giuseppina solo alcune volte, quando presi delle note a scuola. Le suore dicono: noi non ti vogliamo più. D. Anna Rita, quattordici anni, sordastra: Sono stata picchiata più volte dalla superiora e da suor Giuseppina. Una volta venni rinchiusa in cantina al buio. Suor Anna Maria mi buttò a terra e mi colpì a calci. Ho visto dei ragazzi costretti a girare per la sala col lenzuolo sporco in testa mentre tutti facevano la baia. Ho visto la madre superiora picchiare i ragazzi. C. Claudio, sette anni: Suor Anna Maria mi da botte, suor Giuseppina mi picchia. Il maestro di nome Giuseppe (sarebbe lo studente che coadiuvava le suore in qualità di educatore) …mi dà calci quando ci porta alla passeggiata. C. Mario, nove anni: Le suore sono tutte buone, tranne suor Anna Maria. Mi picchia. Ci da schiaffi. Fanno male. Ho pianto perché facevano male. Suor Giuseppina picchiava altri, a me no. R. Lia diciassette anni: Ricordo che molto spesso le bambine venivano picchiate, posso dire di aver visto sberlare con violenza diversi bambini. Ho visto una bambina costretta a girare con le mutande in testa e veniva canzonata dalla suora ad alta voce. Ho visto una suora grassa dare una gran sberla a un bambino, gli fece sbattere la testa al muro e ricordo che siccome il bambino piangeva, gli chiese scusa e tutti ridevano. Ricordo di aver subìto questa minaccia: Se sporchi per terra nel gabinetto te lo faccio leccare. Sentivo spesso le suore dare del deficiente ai bambini, a me in particolare. Onestamente devo dire che analoghi se non peggiori sistemi li ho visto in altro istituto a Modena (Villa Serena). Le suore sono uguali dappertutto. Ad eccezione di qualcuna… La madre di R. Loris… ha poi precisato che da quattro anni gli fanno ripetere la prima elementare. Mi disse che la suor Giuseppina lo aveva portato in uno sgabuzzino e picchiato. Nel dicembre scorso la madre osservò sul collo del bambino dei graffi, il bambino le disse

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che suor Giuseppina lo aveva acciuffato per la collottola mentre accarezzava un cucciolo. La madre denunciò il fatto all’assistente sociale del comune, questa osservò i graffi sulla nuca, interrogò il bambino, e venne a conoscere altri episodi di violenza. Immediatamente chiese e ottenne l’allontanamento di suor Giuseppina dal reparto dove si trovavano i minori assistiti dal comune. R. L. : Ricordando i sistemi di correzione in uso nel collegio, ancora oggi mi scopro delle cattiverie che attribuisco a ciò che ho visto. Ad esempio tormento un cane, gli schiaccio il muso finchè piange. E mi pare di vendicarmi di tanti pianti per le botte prese. Il comportamento degli enti di vigilanza ha senza alcun dubbio consentito alle imputate di continuare per tanti anni ad operare in un settore che doveva loro essere interdetto, per la preparazione culturale, per la attitudini, per i mezzi di cui disponevano. I fatti provati dall’accusa sono gravissimi.

CATANZARO - Casa di Cura Sant’Orsola Sezione discinetici e spastici Proprietario e gestore: dottor Pasquale Giannini. Imputato: Pasquale Giannini di “…aver abbandonato persone minori degli anni quattordici e persone incapaci, per malattia di corpo, di provvedere a se stesse, delle quali aveva custodia e doveva avere cura…”. Il 12.07.1970 il tribunale di Catanzaro ha condannato il Giannini alla pena di un anno di reclusione. “...Verso le 10 del 19.11.1967 la voce femminile di una persona che rimase sconosciuta avvertiva la questura di Catanzaro che da qualche giorno dal reparto spastici della clinica Sant’Orsola si udivano delle grida emesse da degenti, alcuni dei quali avevano rivelato, parlando dal terrazzo, di non mangiare da tre giorni. Venivano pertanto effettuate due ispezioni. Accompagnato da un infermiere che ha tenuto a precisare che non era del reparto bambini riferiva nel suo rapporto il commissario G.P. ho visitato le stanze ove si trovavano degenti venti bambini dai sei ai diciassette anni. Lo spettacolo che mi si è presentato è umanamente inconcepibile. In un stanza con una finestra priva di vetri, giacevano abbandonati sui letti tra bambini in stato di semincoscienza, quasi nudi, con una lurida coperta addosso e con delle coperte sporchissime. In un’altra stanza, in indescrivibile promiscuità, c’erano dei bambini e delle bambine seminudi, buttati a terra, con i corpi di colore blu per il freddo, pieni di sterco e ancora coperti di mosche, pure essendo ormai alla fine del mese di novembre. Ho chiesto se avessero mangiato e tutti mi hanno fatto capire, a segni o a parole, che ieri non avevano mangiato. Con rapporto 29 novembre il questore di Catanzaro, mentre ribadiva le circostanze già riferite, aggiungeva che nel corso di altra ispezione si era anche accertato che la dispensa della cucina era fornita solo di pasta, patate, olio e scatole di pesce…nel frigorifero si rinvenivano Kg 2 circa di carne tritata in evidente stato d’incipiente putrefazione. Detta carne sottoposta a esame da parte del veterinario comunale…era stata dichiarata non commestibile. S. NICOLO’ GERREI (Cagliari) – Istituto privato “Gesù Agonizzante”. Sotto il controllo amministrativo e disciplinare delle suore Ancelle della Sacra Famiglia Istituito nel 1947. Imputate: Schirru Elenuccia, detta Suor Arcangela, Falconi Enrichetta, detta suor Vincenza. “... di maltrattamenti per avere, la prima quale autrice, la seconda quale istigatrice coautrice e, comunque, non opponendosi nonostante la sua veste di madre superiora…maltrattato varie bambine, alcune delle quali minori degli anni quattordici a loro affidate… percotendole selvaggiamente con una cinghia, legandole al letto o ad altro mobile, o con le mani dietro la schiena, costringendole a dormire sotto il letto e a restare per lunghe ore in corridoi freddi, avvolgendo loro gli arti con stracci e ponendo in segno di derisione il vaso da notte sui loro capi, avvolgendo loro intorno al capo e al corpo lenzuola intrise di urina oppure facendo prendere in bocca mutandine intrise di urina o facendo raccogliere con la lingua i resti del desinare caduti accidentalmente sul tavolo o per terra…”. “...di sequestro di persona, per avere privato della libertà personale in diverse occasioni diverse bambine, legando loro le mani dietro la schiena, e legandole al letto o altri mobili. La Schiru sarebbe stata implacabile e avrebbe legato le mani delle fanciulle che inten-

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deva punire, poi stese le stesse fanciulle sopra un vecchio pavimento di legno e quindi avrebbe staffilato con una cinghia bianca, o color crema, le fanciulle medesime, che, essendo legate, non potevano sfuggirle, avrebbe una sera inflitto la descritta punizione, col concorso della superiora, perché alcune ricoverate avevano mangiato del pane secco conservato per l’alimentazione delle galline, e le stesse ricoverate, che ciò avevano fatto, sarebbero state legate per tutta la sera e per parte del giorno seguente per costringerle a chiedere perdono a detta superiora, baciandole la mano, avrebbe un altro giorno costretto la piccola Maria a mangiare, raccogliendola con la lingua, la minestra caduta per terra. Di solito le bambine, che bagnavano il letto, sarebbero state da detta suor Arcangela Schirru avvolte nude, o seminude, in lenzuoli intrisi di urina e tenute per ore in un corridoio o veranda, in cui penetravano il vento e il freddo esterni. Un giorno, avendo alcune ricoverate protestato, perché erano stati chiusi i gabinetti e non era stato loro permesso di usare i vasi da notte, l’Arcangela avrebbe loro avvolto le mani e i piedi con stracci o pezzi di cuoio colorati e posto sulla testa di ciascuna uno dei detti vasi e le avrebbe quindi condotte nel refettorio e fatte assistere, così conciate, alla colazione delle loro compagne. Ines nel confermare quanto da lei riferito alla commissione di vigilanza circa la di lei malattia e la mancanza di cure, aggiunse che era stata particolarmente presa di mira dalla Schirru, la quale era solita picchiarla con la cinghia e che una volta, prima di essere percossa, era stata legata a una sedia e ciò soltanto per essersi rifiutata di consegnare 500 lire regalatele da una signora. Antonietta C. precisò che un giorno, essendo stata punita, perché aveva mangiato delle mandorle senza averne avuto il permesso e avendo perciò, irritata, buttato nel water la pastasciutta offertale e dimenticato di tirare la catena, era stata da suor Ancangela Schiru, avvertita da una della bambine ricoverate, costretta a raccogliere tale pastasciutta, a metterla in un piatto e a mangiarla. Rosaria asserì di essere stata anch’essa legata a una sedia prima di essere bastonata, d’aver visto suor Arcangela rompere un bastone sulle spalle di Ines e la superiora suor Vincenza metter la testa dentro un water a una bambina, certa Iole; soggiunse che essa, Maria, e la sorella Rita avevano sopportato per anni i maltrattamenti senza dire nulla ai loro familiari, perché, terrorizzate da suor Arcangela, avevano avuto paura di subire ulteriori più gravi punizioni. CALTAGIRONE - Istituto “CASA DELLE FANCIULLE”. Ente morale con finalità di : Provvedere al ricovero e all’educazione di fanciulle minori in stato di povertà dai due ai venti anni. Imputata: la direttrice Anna Alì di truffa continuata per aver attestato falsamente in atti indirizzati all’amministrazione provinciale di Catania che all’istituto Casa delle fanciulle da lei diretto erano presenti fanciulle mai ricoverate. di falso per avere attestato falsamente in calce agli elenchi periodicamente inviati alla amministrazione la presenza delle sopra dette fanciulle. di maltrattamenti:… per avere ..maltrattato con percosse, segregazioni e altri modi le fanciulle ricoverate nel predetto istituto. di peculato per avere distratto a profitto di Gianforte Calogero la somma di £. 2.000.000 della quale era in possesso per ragione del suo ufficio facendo parte di un sussidio straordinario di £.10.000.000 concesso all’Istituto della Regione Sicilia. Chi ha sollecitato le indagini? Una lettera anonima datata: Caltagirone 19.09.1966 indirizzata al Procuratore della Repubblica e portante bollo postale 5.10.1966. Il magistrato con decreto 30.10.1966 autorizza un’ispezione nell’istituto, il cui verbale rileva tra l’altro: “...Dormitorio 1° stanza n. 20 letti, in 8 mancano le lenzuola, in 4 mancano le coperte, in 3 mancano le coperte e le lenzuola. I letti stessi hanno uno spazio l’uno dall’altro di 24 cm… le lenzuola lasciano a desiderare per quanto attiene la pulizia… le coperte sono vecchie, qualcuna bucata e così di seguito per tutti sei i dormitori. Dispensa: Alla stessa è adibito un piccolo vano…generi alimentari sono stati notati per terra e alla rinfusa…è stato osservato che il vano adibito ai servizi igienici trovasi con il soffitto sfondato, cioè privo dell’intonaco. Punizioni: Da una piccola statistica di quanto deposto in istruttoria risulta che: ventisei ragazze hanno asserito di avere ricevuto schiaffi e pugni e otto di essere state percosse con bastone od altri oggetti (ad esempio scarpa), dodici di avere subito pizzicotti, tre di avere subito tirate di capelli, dieci di essere state chiuse nello stanzino per periodi diversi che vanno dalle due-tre ore all’intera giornata e, in caso, a un’intera notte, tre di essere state morsicate, tre di avere dormito sul tavolaccio, cinque di essere state private dei pasti o di un piatto. Otto hanno detto che, poiché bagnavano il letto, veniva loro imposto sul capo per vari minuti il lenzuolo bagnato e due che, in tali occasioni, veniva loro fatta la vergogna e cioè in piedi in mezzo alle camerine con il lenzuolo bagnato in testa, erano esposte alle beffe delle

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compagne, tre che fu loro versata addosso acqua fredda, due di essere state legate, quattro di avere subìto il taglio dei capelli, di fronte a tutti mentre le tenevano ferme. Quattro ragazze hanno detto che il più brutto era che le più grandi picchiavano per incarico della maestra e della direttrice che dicevano: Lo sapete di chi siete figlie? Venite dal fango. FABBRO (Terni) - Istituto “MADONNA DELLE GRAZIE” Ente privato. Direttore e proprietario: don Angelo Montaldo Imputati: Montaldo Angelo, De Nuccia Madaleine, Speranzoli Fiorella, Rossi Veneranda, Cacciavano Rita, Franchi Flora, “...di abuso di mezzi di correzione per avere il primo, quale direttore dell’istituto Madonna delle Grazie e le altre, quali assistenti…abusato di mezzi di correzione e disciplina in danno di persone minori (dell’età fra i quattro e i tredici anni) loro affidate per ragioni di educazione, istruzione, cura e vigilanza, determinando pericolo di malattia nel corpo in pregiudizio di dette persone minori…”. Il 10 novembre 1969 il pretore di Orvieto condanna quali responsabili di abuso di mezzi di correzione Speranzoli Fiorella a un mese e quindici giorni di reclusione. Questi i brani essenziali della sentenza: “A seguito di campagna di stampa svoltasi nel marzo 1966, circa i metodi educativi e correzionali in vigore presso l’istituto Madonna delle grazie, istituto per l’assistenza a minori abbandonati, il procuratore della repubblica di Orvieto disponeva ed eseguiva personalmente un’inchiesta. Le prime indagini svolte dei carabinieri nulla di anormale ponevano in luce, ma in data 25.03.1966 la squadra di polizia giudiziale di Orvieto riferiva tra l’altro, che un bambino, probabilmente certo Franco C… era stato legato per una mano a un termosifone acceso, a scopo punitivo, che il bambino V. Claudio, circa un anno prima era stato colpito alla fronte da una scarpa a opera di una giovane assistente, il bambino Carlo P. era stato colpito alla testa da una sedia scagliatagli contro dall’assistente Speranzoli Fiorella, il bambino Franco G. asseriva di essere stato colpito con cinghiate al viso a opera di altra assistente. Dallo stesso rapporto risultava altresì che i piccoli Walter, Claudio e Antonio avevano consegnato al loro insegnate di educazione fisica un appunto manoscritto sotto forma di lettera, in cui si lamentavano, tra l’altro, i sistemi violenti di punizione in vigore nell’istituto e i metodi repressivi adottati dal sacerdote, come: privazione del cibo, imposizione del silenzio, isolamenti, esclusione da divertimenti anche innocenti. Sempre secondo la relazione, le punizioni in atto, stando a quanto dichiarato dai ragazzi, erano: pane e acqua anche per ventiquattro ore, percosse da parte del direttore, isolamento, sospensione della attività ricreativa. Altre punizioni consistevano nel digiuno completo, cosa che comportava per il ragazzo punito l’obbligo di rimanere in ginocchio per tutta la durata del pasto. NAPOLI – Istituto “SANTA MARIA DELLO SPLENDORE” (Orfanotrofio) Direttore: don Giuseppe Giuliano Imputati: Giuliano don Giuseppe, “...di quattro truffe aggravate per avere: con artifici e raggiri consistenti nel non segnalare tempestivamente quale direttore dell’istituto Santa Maria dello Splendore, che il minore C.P. era andato via alla fine del settembre 1965 dal predetto istituto, in cui era internato con retta a carico dell’amministrazione provinciale, indotto in errore la stessa, dalla quale continuava a farsi rilasciare le quote relative al ricovero…” Parisi Mario, “...di non aver ottemperato al decreto di sgombero del prefetto…”. Il 20.11.1969 il prefetto di Napoli emetteva decreto di chiusura ad effetto immediato dell’Istituto Santa Maria dello Splendore poiché, a seguito di una ispezione da lui disposta, erano state riscontrate grave deficienze quali: L’inidoneità dei locali, il pessimo stato di manutenzione degli effetti letterecci, il pessimo stato di manutenzione e igienico degli stessi, la insufficiente disponibilità degli effetti letterecci, il pessimo stato d’uso di quelli esistenti ecc.

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CATANIA – Villaggio di San F. di R. Associazione privata ad esclusivo scopo di beneficenza, fondata nel 1949 come società a responsabilità limitata. L’immobile venne costruito con il contributo dell’ 80% dell’assessorato della sanità. Direttore: Monsignor S. A. Direttrice della parte disciplinare e dell’assistenza dei bambini ricoverati: S. M. Imputata:La direttrice S. M. “...di maltrattamenti per avere trascurando l’igiene, fornendo un regime alimentare insufficiente e non provvedendo a un confacente sistema di riscaldamento degli ambienti e delle camerate, sottoposto numerosi bambini indigenti e orfani, ricoverati presso il villaggio San F. di R., a gravissimi disagi fisici e morali e a un regime di vita degradante e umiliante”. I FATTI. Il 22 novembre 1966 i Carabinieri di P. segnalavano alla locale Pretura: “…molti bambini indigenti ricoverati presso il Villaggio San F. sono in preda ai pidocchi…e costretti a vivere in locali igienicamente malsani… non vengono sufficientemente alimentati e dormono in camerate non riscaldate le cui finestre sono prive in parte di vetri. Oltre una grande umidità si nota fetore. Sollevate le coperte dei lettini si rinvengono le lenzuola di tutti i letti completamente sporche e macchiate di urina…Le coperte sono sporche e lacere… i due lettini delle sorveglianti hanno materassi di lana, federe e lenzuola pulite. Nelle latrine vi sono i tubi e le cassette di scarico dell’acqua, ma i tubi sono staccati e non vi è acqua. L’ufficio dà atto che non può materialmente entrare nei gabinetti perché sono sommersi nell’urina…il pavimento quasi completamente coperto da feci già invase dalle mosche…In classe mentre la maestra impartisce le lezioni, vi sono trenta bambini…Tutti hanno la faccia sporca. L’aula è priva di qualsiasi sussidio didattico, alla sinistra di un tavolo che fa da cattedra vi è un pezzo di lavagna, circa tre quarti di una vera lavagna. In atto sono ricoverati 276 minori di cui 100 in una succursale. Deposizione di alcuni testimoni – parti lese al pretore. Giovanna: frequento la seconda elementare…La notte nella camera fa freddo intenso… Sono in questo dormitorio da circa tre mesi e non mi hanno mai cambiato le lenzuola che peraltro ho trovato già sporche. Una sola volta mi hanno cambiato la federa… Insieme alla Renza mi sono recata dalla signorina S. per lamentare il fatto dei pidocchi, la signorina disse che i pidocchi non ce li levava e che ce la dovevamo vedere da noi. La sera ci danno pane e mortadella, la minestra ce la danno, una o due volte al mese. L’uovo ce lo danno solo una o due volte al mese. Oggi abbiamo mangiato a mezzogiorno pasta e fagioli e un poco di pane e mortadella, senza frutta od altro. Ieri sera abbiamo mangiato pane e marmellata. Il pane ieri sera era durissimo, a volte se richiediamo altro pane ci rispondono che non basta e ce ne danno pochino e si rimane con la fame. A volte le signorine ci mettono in castigo e ci danno qualche schiaffo, ma non ci fanno male. Maria: Frequento la quinta elementare..Spesse volte sono bastonata dalla signorina F.M. la quale mi bastona con la ferla e con pezzi di legno. Sono anche stata malmenata dalla signorina A., con una stanga di legno lunga più di un metro… Le due predette ci puniscono anche mettendoci fuori nella terrazza in pigiama e lasciandoci all’addiaccio… Ci fanno pulire i dormitori e i gabinetti e i corridoi con acqua fredda… dopo aver effettuato queste pulizie…ho le mani intirizzite e non riesco a tenere la penna in mano… Carlo: Mi trovo ricoverato da circa due anni. Frequento la quinta elementare… Il letto dove dormo è fornito solo di due coperte molto piccole e del tutto insufficienti a ripararmi dal freddo… Come la S.V. può constatare in questa stanza ci sono i vetri rotti attraverso i quali penetra vento e poggia. A colazione ci danno latte con un fettina di pane… Non si tratta di latte ma di farina di latte scolta nell’acqua. A pranzo ti danno la pasta, ma ci sono spesso vermi, terra, mosche, insetti… Per secondo ci danno mortadella o formaggino. A cena solo pane e formaggio o marmellata. La frutta ci viene data ogni tanto… la carne la domenica. La carne è poca e per buona parte è costituita di grasso… Donato: Certe volte veniamo bastonati con un pezzo di legno, cosiddetta ferla, ci vengono inferti colpi sul capo, sul corpo e sulla

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schiena… Nonostante questi fatti, la direttrice della parte disciplinare e dell’assistenza dei bambini ricoverati, l’imputata S. M. l’11.02.1967 è stata assolta in istruttoria perché il fatto non costituisce reato.

CASTEL VERNONE, BRUSISCO, CINZANO (Torino) - Istituto psico-pedagogico Direttore: don Piero Invernizzi

Imputati: Invernizzi don Piero, Bozzetti Carla, Gheruzzi Anna, “...di maltrattamenti continuati per avere: in Castel Vernone, in Cinzano e in Brusisco, dall’ottobre 1961 al giugno 1965 …essendo l’Invernizzi direttore, la Bozzetti vicedirettrice, la Gheruzzi pure vicedirettrice, maltrattato un numero imprecisato di bambini affidati alle loro cure… tra l’altro sottoponendoli a misure punitive del tutto ingiustificabili, in special modo trattandosi di soggetti subnormali, privandoli, in particolare, delle bevande necessarie, costringendoli deliberatamente a uscire all’esterno durante i mesi invernali vestiti in modo assolutamente insufficiente, non provvedendo, in caso di malattia, a cure tempestive e opportune, facendoli vivere in locali non adatti e soprattutto privi di servizi igienici efficienti, trascurando, infine, con tale comportamento, nei soggetti subnormali in questione uno stato di continuo angoscioso timore. “… Non vi è dubbio dice la sentenza che molti dei bambini ricoverati negli istituti di don Piero Invernizzi vennero da questi e dalle sue assistenti privati di qualche pasto, vennero fatti stare in piedi e in ginocchio per un certo tempo, vennero percossi, alle volte anche con particolare violenza: sberle, ceffoni, colpi di canna e di bastoni. L’intento malvagio di don Invenizzi non può essere supportato dal fatto che lo stesso ebbe a dichiarare testualmente: Ho sempre mandato giù e adesso per reazione intima domino sugli altri. Alla mia età non è possibile cambiare. Tali parole, vanno riportate ai modi usati da don Invernizzi nei confronti del personale, modi di cui la G. gli contestava la durezza. Alle dette parole ben può darsi il significato che don Invenizzi riteneva che il miglior metodo educativo fosse quello rigido usato ai suoi tempi nei suoi confronti. Con sentenza del 31.03.1967 il tribunale di Torino, ritenuti i tre imputati responsabili di abuso di mezzi di correzione, applicava a loro favore l’amnistia. TORINO – Istituto privato C. M. E. Rieducatorio per bambini abbandonati presi in età non superiore ai sei anni Imputati: La direttrice, dottoressa S. F, Il coadiutore, don M. “...di avere abusato di mezzi di correzione e disciplina da tempo indeterminato e sono, all’estate 1957 in danno di 15 fanciulli loro affidati tra l’altro percotendoli con bastoni, battipanni, cinghie, privandoli di cibo e sottoponendoli a lavoro eccessivamente gravoso in relazione all’età e all’aperto in clima rigidissimo, fatto da cui è derivato, nei predetti ricoverati, un pericolo di malattia nel corpo…” Il 31.12.1959 il pretore C. ha dichiarato non doversi procedere per intervenuta amnistia. La storia di questo istituto è contenuta in una relazione diretta dalla federazione provinciale dell’Omni al comandante del nucleo di polizia giudiziaria che, per ordine del magistrato, ne aveva chiesto notizia. L’Istituto è tuttora in funzione.

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FONDAZIONE “FIGLI DI MAMMA ROSA” Eretta in ente morale, su proposta del Ministro degli Interni e dal Presidente della Repubblica, con decreto del 12.05.1953. Costituita l’ 8 maggio 1951 con lo scopo: di provvedere al mantenimento, istruzione, educazione, di figli di ignoti aventi età superiore ai tredici anni, privi di mezzi necessari alla vita.

Imputata: Moscatelli Irma, “...di plagio: per avere con simulato pretesto di curarne l’istruzione e l’educazione e assistenza, ma con la finalità di sfruttarne il lavoro e conseguirne lucro, sottoposto al proprio potere, riducendoli in totale stato di soggezione i minori ecc. Questi i passi salienti della sentenza. “… Nel gennaio 1954 i Carabinieri di Pontedera, venuti a conoscenza che i minori figli di ignoti… affidati alla Moscatelli a seguito di ampia propaganda fatta a mezzo di quotidiani e dalla Rai invece di trovare laboratori, tipografie, officine, scuole…nonché vitto e sistemazione vantaggiosa… erano stati adibiti ai lavoro nei campi e nei boschi e, mal nutriti, mal vestiti, abbandonati a se stessi e privi di assistenza vagavano… raccogliendo legna per scaldarsi, giocando con proiettili e munizioni rinvenuti nella zona già teatro di guerra partigiana, verso le ore 15 del 12 gennaio 1954 ispezionavano i luoghi della tenuta coperta di neve e con temperatura rigidissima… assistiti dall’agente agrario O. stante l’assenza della Moscatelli, Constatavano: che dormitori costituiti da due stanze con pareti sufficientemente decorose… erano ammobiliate con lettini di ferro a rete metallica, materassi e cuscini sudici e impregnati fortemente di urina, lenzuola e piccole coperte da campo anch’esse sudice, logore a brandelli e impregnate di urina, nonché di un armadio pieno di stracci, ciabatte, mozziconi di candele, di un lavabo di maiolica a due rubinetti con acqua corrente fredda, lurido, quasi otturato e privo di sapone e di asciugamano, e infine di una mensola con specchio mantenuti nella più nera sporcizia… che nella cucina costituita da un ambiente affumicato, vi erano una madia con farina, un armadietto contenente quattro baccalà, alcuni prosciutti e pezzi di lardo rancidi e in parte verminosi, nonché barattoli di conserva di pomidoro coperta di muffa e alcuni orci di olio buoni all’olfatto. Alcuni barattoli con carciofi sotto olio invasi in parte da insetti e da muffa… Che tutti i locali erano privi di luce elettrica e di mezzi di riscaldamento. Ad ultima ispezione i carabinieri vedevano giungere dai campi privi di assistenza i ragazzi vestiti con abiti sporchi e laceri, scarpe o ciabatte sfondate, sporchi nella persona e con i capelli incolti. Il 10.12.1954 l’imputata è stata assolta perché il fatto non sussiste. FICAROLO (Rovigo) – Casa di cura “SANTA RITA” Istituto medico psico-pedagogico per minorati psichici Amministratore unico: dottor Malavasi Carla Ottavia. Gestore: dottor Gualberto Mantovani Proprietaria: Sicase s.r.l. (Quote societarie suddivise tra la Malavasi e il di lei marito Gualberto Mantovani). Quando iniziò la procedura giudiziaria ospitata 862 minorenni “… Il dottor Gualberto Mantovani è stato condannato con decreto del pretore del 9.6.1969 a £.400 000 di ammenda perché senza la prescritta autorizzazione apriva e gestiva un istituto medico-pedagogico in cui ricoverava 830 soggetti anziché 25. Ricoverava anche soggetti non compresi tra i sei e i dodici anni… ricoverava pure soggetti non recuperabili, violando in tale modo l’art. 193 del testo unico delle leggi sanitarie”. Come è nata la vicenda processuale? Il Corriere della Sera del 19 novembre 1967 portava un articolo a firma di Luciano Visentin in cui riferiva dell’esito di un’inchiesta giornalistica da lui condotta sul funzionamento dell’istituto medico psico-pedagogico Casa di cura Santa Rita di Ficarolo. L’articolo era illustrato con la fotografia di un bambino cieco e sordo, rinchiuso in un lettino, che un gioco di corde tese tutt’intorno e sulla parte superio-

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re faceva somigliare a una gabbia. La denuncia di fondo si riferiva, però alla promiscuità nella quale bambini di ogni età, afflitti da menomazioni diverse, convivevano. Ne nasceva la reazione dei proprietari dell’istituto e, contemporaneamente, un’inchiesta giudiziaria. Il giornalista interrogato dal magistrato, confermava il contenuto del suo articolo e depositava il seguente memoriale: Ill.mo Signor Pretore di Milano Il sottoscritto Luciano Visentin, premesso che conferma integralmente il testo suo articolo.., in quanto rispecchia fedelmente il suo pensiero di giornalista, precisa alla S.V. quanto segue: Il 15 novembre scorso, su indicazione della signora L.T. presidente dell’Associazione volontari per l’infanzia italiana, lo scrivente con il fotografo G.B. e la signora in questione, si recò negli Istituti di Cura del Polesine segnalati come sospetti di non soddisfacente conduzione per accertare se bambini milanesi vi fossero stati inviati dal nostro comune, e in quali condizioni si trovassero. Il direttore dell’istituto… dichiarò quanto gli viene attribuito nell’articolo. Successivamente, attraverso una telefonata del sottoscritto da Milano, sapendo della pubblicazione, pregò di non coinvolgere la sua responsabilità nell’episodio e rinnovò la sua supplica in due successive telefonate all’indirizzo del sottoscritto. L’impressione di bolgia riportata nell’articolo è stata ricavata là; di casermone pure; quanto al nome di azienda data all’istituto dal suo proprietario, se ne può avere conferma dal fatto che nelle sue doglianze il predetto avanza un sospetto di concorrenza sleale. E per venire infine alla specie di gabbia il sottoscritto ripropone il dubbio che anche per un bambino minorato esistano più moderni e adeguati sistemi di cura e trattamento”.

MERANO – Istituto privato “OPERA SERAFICA” Finalità: Raccoglie infanzia abbandonata affidata da privati o da pubbliche istituzioni. È un istituto privato diretto da un cappuccino, coadiuvato da suore. Imputata: Rosa Niederwieser, “… di abuso di mezzi di correzione nei confronti del minore Elio L. nato nel 1956 a lei affidato per ragioni di educazione, vigilanza e custodia avendolo percosso con un battipanni sulla regione dei glutei messi a nudo in modo da cagionargli delle escoriazioni guarite senza postumi entro dieci giorni”. I FATTI. L’ 11.04.1967 i Carabinieri di Merano denunciavano quattro suore appartenenti all’istituto “Opera Serafica” per abuso di mezzi di correzione. L’azione originava dalla segnalazione di un’insegnante della seconda classe elementare, che aveva avuto notizie dai propri allievi di maltrattamenti subiti. I Carabinieri compivano delle indagini riferendo che vi era un gruppo di suore che nell’applicazione <jus corrigendi> ricorrevano a mezzi violenti come tirate di capelli, pizzicotti, sculacciate e vergate. In particolare, emergeva, dirà la sentenza, che Niederwieser Rosa l’1.04.1967 sostenendo che i bambini Elio di anni dieci e Primo di anni nove avevano raccontato delle bugie alla maestra, a fine correttivo li aveva condotti in una stanza, fatto abbassare pantaloni e mutandine, e quindi li aveva ripetutamente colpiti con un battipanni di plastica sui glutei messi a nudo. Elio riferiva che a seguito dei colpi ricevuti, era fuoruscito sangue e il sanitario dell’ospedale, da cui il ragazzo venne fatto visitare il 04.04.1967 accertava escoriazioni sulla coscia destra. Successivamente l’8.04 il ragazzo modificava la versione, precisando che egli stesso si era procurato le escoriazioni graffiandosi a seguito di prurito. Entrambi i ragazzi aggiungevano di essere stati picchiati numerose volte da suor Clara sul sedere messo a nudo con delle verghe o col battipanni per delle piccole marachelle, asserendo che talvolta le verghe si spezzavano e lasciavano lividi per alcuni giorni. La Neiderwieser è stata condannata dal pretore di Merano il 16.12.1968 a tre mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Il 16.4.1970’ il tribuale di Bolzano quale giudice d’appello ha dichiarato che nel comportamento dell’imputata era da ravvisarsi il reato di lesioni e pertanto non si doveva procedere contro di lei per mancanza di querela.

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ALBISOLA MARINA (Savona) – CASA PRIVATA Imputate: Pennello Ester, e in concorso la di lei figlia F. F. “… di maltrattamenti, per avere sottoposto a continui maltrattamenti 7 bambini minori di anni quattro affidati previo compenso alla sua custodia dai genitori degli stessi, con percosse, minacce, ingiurie e lasciandoli incustoditi per molte ore della giornata, castigandoli col tenerli sporchi e seminudi sul poggiolo al sole e col viso rivolto al muro facendo loro mancare i mezzi di sostentamento”. I FATTI. Nei primi di luglio 1967 su sollecitazione di alcuni privati, i Carabinieri di Albisola effettuavano un sopraluogo presso l’abitazione delle due imputate dove trovavano 8 bambini, tutti inferiori agli anni quattro, in stato di abbandono e di sporcizia; due erano affetti di varicella e uno gravemente anemico. Apprendevano che gli stessi erano stati affidati alla Pennello dai genitori, in genere ragazze-madri, previo compenso di 25-30.000 lire mensili…la Pennello, bello o brutto tempo che fosse, dice la sentenza, sempre sistemava i minori al mattino sul poggiolo, quasi svestiti, senza cappello in testa, al sole, incurante dei pianti e delle lamentele… qualche volta, quando più alti erano i clamori, apriva al porta che dà sul balcone e colpiva i piccoli ripetutamente al viso con stracci, mettendone taluni anche in castigo per ore e ore con la faccia contro il muro; più volte era stata vista afferrare un bimbo per i capelli e, così sollevato, trascinarlo in casa ingiuriandolo con epiteti di <bastardo e figlio di un cane >, altre volte i bambini erano stati visti giocare e sporcarsi con le loro feci. I minori venivano lasciati nudi sotto il sole nelle ore di punta, taluni con il corpo pieno di macchie o con il viso gonfio… quelli che si più si lamentavano trascinati dal poggiolo nell’interno dell’alloggio e percossi senza pietà… Le imputate negavano ostinatamente qualsiasi addebito sia in istruttoria sia all’odierna udienza… Considerato che i minori affidati alle cure delle due donne erano tutti in tenerissima età non può seriamente sostenersi che i mezzi usati dalla P. e di cui alle chiare testimonianze di C. - D.- F. possano gabellarsi per mezzi di correzione o di disciplina o anche come semplice abuso di tali mezzi, per palese inapplicabilità in tale età di sistemi efficaci di correzione o disciplina. Si è trattato invece di veri e propri maltrattamenti… cioè di una pluralità continuativa DI FATTI LESIVI DELLA INCOLUMITA’ DELLA LIBERTA’ E DELLA TRANQUILLITA’ DEI VARI MINORI CON LE PERSONE CUI ERANO STATI AFFIDATI ( i vicini di casa sentirono i fanciulli piangere e lamentarsi per giorni e giorni di seguito). La Pennello fu condannata con sentenza 21.10.1.1967 dal tribunale di Savona a dieci mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. La figlia è stata assolta per insufficienza di prove. La sentenza è passata in giudicato. Nel settembre 1971 sulla stampa ritroviamo il nome della Pennello Ester. Ospita ancora bambini, pare senza esserne autorizzata. Il sopracitato articolo è stato pubblicato dal quotidiano “La Stampa” il 12.09.1971 ALA DI TRENTO – Istituto “SILVIO PELLICO” Collegio convitto dipendente dal ministero della pubblica istruzione Imputato: Di Piazza Giulio, “Imputato di abuso di mezzi di correzione”. I FATTI. Il 16.12.1965 alcuni insegnati del ginnasio di Ala di Trento frequentato dai convittori dell’istituto Silvio Pellico inviavano al rettore una lettera di protesta con cui lamentavano che un assistente di detto Istituto, tale Di Piazza Giulio, era solito usare metodi brutali e violenti nei confronti dei giovani a lui affidati, che si erano presentati alle lezioni con evidenti segni di percosse. Anche il sindaco e il preside, qualche giorno dopo, per il medesimo motivo intervenivano presso il rettore, questi dichiarava di essere a conoscenza di una certa severità del suo sottoposto, ma che la stessa non guastava essendo funzionale. Nel gennaio 1966 fuggivano dal collegio due ragazzi, raggiunti e interrogati dai carabinieri l’uno dichiarava che era fuggito per le percosse ricevute e l’altro per la paura di dovere subire altrettanto. Non reputa il giudicante diceva la sentenza di potere concedere i benefici della condizionale e della non menzione, tenuto conto della gravità dei fatti e del comportamento dell’imputato, anche in sede processuale. Il Di Piazza non ha mostrato il benché minimo ravvedimento, negando in parte i fatti e asserendo che i ceffoni in realtà erano quasi buffetti e i pugni erano per lui (a volte) un modo per tenere allegra la camerata, ha tentato di dimostrare legittimo il suo compor-

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tamento e pertanto non vi è motivo di ritenere che lo stesso si asterrà per l’avvenire dal commettere reati. La sentenza prendeva motivo dalle seguenti circostanze: “… al dibattimento è risultato che i ragazzi, quasi tutti sui dodici-tredici anni… avevano subito qualche violenza a opera del Di Piazza. Quasi sempre avevano ricevuto ceffoni, a volte pugni e calci, a volte erano stati costretti a subire dei castighi umilianti e penosi: camminare in ginocchio, tenere in bocca un sigaro acceso, piegarsi sul banco per essere colpiti sul sedere, il taglio forzato dei capelli. Cesare venne chiamato dal Di Piazza <figlio di puttana> in presenza di altri ragazzi; ad Aldo a Vincenzo, a Paolo, disse <non siete che burattini nelle mie mani, non me ne frega niente nemmeno dei vostri genitori>; Vincenzo vide l’imputato prendere a calci degli altri ragazzi e dare dei pugni a un ragazzo che tremava e piangeva; Massimo intervenne a difese del fratello minore percosso dal Di Piazza e fu a sua volta colpito con schiaffi e calci e impedito di recarsi dal rettore per reclamare; Severo, vide l’imputato prendere per i capelli un ragazzo e battergli la testa contro il muro, colpirne un altro con schiaffi e ironizzare sul suo contro durante una crisi di nervi sopraggiunta al medesimo con parole: <eccolo lì l’eroe dei due mondi, com’è ridotto>; Giacomo, venne ricoverato due volte in infermeria dopo avere ricevuto percosse, fu costretto a tenere in bocca un sigaro acceso, subì il taglio dei capelli, venne invitato a bere ripetutamente alcolici fino a ubriacarsi, venne chiamato <faccia di mona>, gli venne detto <ti rompo la faccia> e venne costretto a correre pure lamentando dei dolori all’appendice e pure avendolo fatto presente al Di Piazza. Il Di Piazza nel gennaio 1966, sia pure per motivi di salute, venne esonerato dal servizio e da allora nessuno dei ragazzi si è più lamentato”. Sentenza: Il pretore di Rovereto il 6.05.1966 ha condannato l’imputato alla pena di quattro mesi di reclusione. Contro la decisione venne interposto appello, ma prima del dibattimento il reato fu dichiarato estinto per amnistia.

MONTALDO DI CERRINA (Alessandria) Istituto privato “VILLAGGIO DEL FANCIULLO” Direttrice e proprietaria: Giovanna Vacino Imputata:Vacino Giovanna, di “abuso di mezzi di correzione” I FATTI. Nell’ottobre del 1964 Giovanna Vacino, laureata in lettere e filosofia, di sessantadue anni, istituì il <Villaggio del Fanciullo>, dove ricoverava una decina di fanciulli subnormali affidatile in parte dall’amministrazione provinciale di Alessandria, in parte dai genitori. Sede dell’istituto era la casa mezzadrie del parroco di Cerrrina, don O. costituita da quattro camere e un salone. Nell’aprile del 1966 il medico provinciale di Alessandria dichiarava l’inidonieità dei locali all’uso cui erano destinati e allora il Villaggio veniva trasferito a Montaldo. Nel maggio 1966 il dottor V. quale privato cittadino, presentò una denuncia contro la Vaccino. Transitavo disse poi nelle vicinanze del Villaggio, quando sentii dei lamenti provenire dal cortile. Andai a vedere e scorsi la Vacino con un bastone in mano che picchiava un bambino. Intervenni, facendo le mie rimostranze, ma questa mi risposte: Faccia i fatti suoi! Allora andai da carabinieri. Così è stata motivata la sentenza: “…la teste P. ha asserito che l’imputata chiudeva i piccoli per lunghi periodi di tempo nel gabinetto, incurante del fatto che ivi la temperatura, a causa di un finestrino aperto, era nella stagione invernale assai rigida. La teste S. pur escludendo che la Vacino percuotesse i bambini (e per ciò stesso dimostrando obiettività se non addirittura compiacenza verso la prevenuta) ha dichiarato che i bambini venivano, per castigo, messi fuori dalla porta all’aperto, e ciò anche nella stagione invernale. Il teste don O. ha affermato di avere personalmente constato che la Vacino era solita infliggere ai bambini castighi consistenti nella privazione del vitto, circostanza confermata dai bambini alla loro maestra, teste B. che ne ha riferito a dibattimento. L’episodio delle percosse con una canna denunziato dal teste V. cui

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va riconosciuto il merito di avere provocato l’intervento delle autorità competenti, è stato confermato dalle stesse”. SENTENZA Il 4.03.1967 il pretore la condannava a quattro mesi di reclusione quale responsabile di abuso di mezzi di correzione con pena condizionalmente sospesa. La condannata ha rinunciato all’appello.

NO AL RINVIO DELLA CHIUSURA DEGLI ISTITUTI Caro Direttore, Un disegno di legge (AS 791) del senatore Antonio Girfatti di Forza Italia e co-firmata da 53 senatori della maggioranza, propone di cancellare il termine di chiusura degli istituti, fissato dalla legge 149/2001 al 31 dicembre 2006. L’intendimento è quello di salvaguardare e dare priorità assoluta agli interessi del minore. In quest’ottica è necessario eliminare il termine del 31 dicembre per dare agli istituti di assistenza pubblici e privati la possibilità di continuare nell’opera educativa intrapresa. Personalmente dopo anni di battaglie, per far chiudere gli istituti (tra l’altro io sto lottando perché non diventi una farsa la chiusura degli orfanotrofi nel 2006 ….), questo disegno di legge non mi sorprende più di tanto, visto che ho sempre sostenuto (a ragion veduta), che dietro l’istituzionalizzazione dell’infanzia abbandonata c’è una potente lobbies che deve salvaguardare lo status quo fatto di business miliardario sopra la pelle dell’infanzia abbandonata. Quello che mi dispiace, è che l’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale del 2001 aveva strombazzato (facendo stampare tra l’altro anche dei manifesti con la sua faccia), che ogni bambino aveva diritto ad avere una famiglia ecc. Personalmente avevo inviato a Berlusconi una lettera di ringraziamento ed in questi giorni, mi prestavo (sto aspettando l’attivazione del mio sito sull’infanzia abbandonata) per denunciare alcuni fatti illegali fuori legge relativi appunto a certi minori istituzionalizzati nonostante la legge 149. Ora vorrei lanciare un appello all’on. Giovanni Jacini, visto che è parlamentare Cremonese di Forza Italia di adoperarsi per far ritirare questa aberrante, immorale, proposta di legge. Invito i senatori firmatari di rinchiudere i propri figli, nipoti, negli istituti e nel contempo consiglio a tutti quanti di farsi un profondo esame di coscienza. Cervi Gabriele (Lettera pubblicata del quotidiano La Cronaca 20 settembre 2002)

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QUESTIONE MINORI ORFANOTROFI PER SEMPRE Per gestire migliaia di ragazzi abbandonati, un gruppo di senatori propone di lasciare aperti gli istituti . E le associazioni insorgono: Tradite le promesse.

CHIUSURA NEL 2006 ANZI, NO ! Un disegno di legge (AS 791) del senatore Antonio Girfatti (Forza Italia) e cofirmato da 53 senatori della maggioranza, propone di cancellare il termine di chiusura degli istituti, fissato dalla legge 149/2001 al 31 dicembre 2006. Il provvedimento inoltre propone come alternativi l’affido e l’inserimento in istituto. Ora è in discussione alla Commissione speciale in materia d’infanzia del Senato. Una cosa è certa, riguardo ai minori in istituto: non si sa quanti siano. Secondo l’Istat, 28 mila; 15 mila secondo il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza. Uno scarto inquietante, più volte denunciato da associazioni come Anfaa e AiBi, che il 19 giugno ha portato il ministro del Welfare, Roberto Maroni, a rispondere a un’interrogazione in Parlamento. La diversità qualitativa e temporale tra le due indagini, a detta del Ministro, giustifica la differenza. E tra qualche mese saranno disponibili i dati aggiornati al 31 dicembre 2000. Quante siano, queste decine d migliaia di bambini sono una bomba silenziosa, in attesa di esplodere entro il 2006, quando gli istituti dovranno chiudere definitivamente. E mentre il ministero studia soluzioni alternative, c’è già chi pensa di correre ai ripari mantenendo lo status quo. È la prospettiva di un disegno di legge proposto dal senatore Antonio Girfatti (Forza Italia), e appoggiato da altri 53 senatori (tutti della maggioranza e tutti uomini). Il provvedimento, in discussione al Senato, cancella il termine di chiusura del 31 dicembre dicembre 2006 e aggiunge che il minore privo di un ambiente familiare idoneo può essere affidato a una famiglia alternativamente a un istituto. Quando ho visto il disegno di legge mi sono chiesto se ci fosse la preoccupazione di evitare quello che è successo con la legge 180 sulla chiusura dei manicomi, cioè una fase di dimissioni selvagge e incontrollate commenta Walter Martini, responsabile del servizio minori dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Ma poi, mi sono reso conto che c’era, molto di più: questa proposta vuole dare all’istituto la stessa dignità dell’affidamento familiare, e qualifica le comunità come soluzione addirittura residuale. La mia è una proposta aperta e modificabile, un modo per aprire il dibattito e trovare le migliori soluzioni nell’interesse dei minori spiega il senatore Girfatti, che cita ad esempio la lunga tradizione di un istituto del suo collegio d’appartenenza, il Bartolo Longo di Pompei. Fondato da religiosi alla fine dell’Ottocento per accogliere i figli dei carcerati, l’istituto oggi ospita 60 ragazzi provenenti dalle realtà più disagiate del territorio, offrendo loro alloggio e istruzione, reggendosi solo sulla carità. Avvieremo un’indagine per monitorare la situazione continua Girfatti. Perché non vogliamo difendere a scatola chiusa gli istituti, ma preservarne la tradizione educativa. Inoltre, mi hanno riferito che sugli affidi si sta creando un certo mercato da parte delle famiglie. Non ho ancora visto una famiglia che si è arricchita con l’affido replica Martini. Questi sospetti rivelano un’assoluta mancanza di conoscenza di questa realtà: non si tratta di accudire bambini belli e un po’ tristi, ma piccoli con un passato durissimo sulle spalle, segnati da abusi sessuali, con caratteri borderline, con handicap fisici. Dedicarsi a loro significa impegnarsi ogni minuto per curare queste ferite. I rimborsi dei Comuni vanno da un minimo di 150 a un massimo di 500 euro al mese. Non mi sembrano affatto determinanti per decidere di diventare genitori affidatari. Al contrario, il costo medio di mantenimento di un bambino in una comunità alloggio è di 125 euro al giorno. Promuovere l’affido familiare sarebbe dunque più conveniente anche per lo Stato prosegue Martini. Purtroppo la facilità di gestione dell’istituto rispetto alla famiglia fa sì che alcuni tribunali continuino a preferirlo, anche per minori sotto i 6 anni. Pochi giorni fa la comunità di Don Benzi ha presentato un esposto contro il tribunale di Torino, che ha deciso l’inserimento in istituto di due fratellini (2 anni l’uno, 6 mesi l’altro), nonostante le comunità familiari fossero pronte ad accoglierli. La legge sulle adozioni, varata un anno fa, sotto questo punto di vista è già stata tradita. Coinvolti nel tavolo di lavoro per il Piano d’azione infanzia del ministero del Welfare, i rappresentanti della Papa Giovanni XXIII hanno presentato una dettagliata proposta. Non vogliamo fare guerre di religione sottolinea Martini. Anzi riteniamo che in moltissimi casi gli istituti vadano recuperati per l’affidamento diurno. Ma c’è bisogno di residenzialità bisogna credere nell’affido familiare, e rilanciarlo. Benedetta Verini - dal settimanale “Vita” del 5 luglio 2002

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Riflessione personale: Solo oggi Martedì 3 settembre sono venuto a conoscenza di questa dichiarazione. In questi giorni preparerò una bella lettera per quei 50 senatori…!!!! Preannuncio che ne vedranno (e ne vedremo ) delle belle. Ho sempre asserito che i primi nemici della gente del meridione sono da trovarsi nei loro stessi amministratori, nei loro stessi rappresentanti politici locali e Romani, che come sempre, invece di fare una politica innovativa per il bene della propria realtà (in tutti i campi e in tutti i sensi), preferiscono mantenere lo Status Quo. Insomma, come in questo caso far finta di cambiare, per poi non cambiare nulla !

Cremona, 21 Dicembre 2002

Raccomandata R/R

Alla c.a. del Presidente della Repubblica Dott. Carlo Azeglio Ciampi Roma

Oggetto: invio copia libro : lettere a uno stato incivile Illustre Signor Presidene, sono onorato di inviarLe una copia del mio libro-inchiesta sulla infanzia abbandonata e istituzionalizzata italiana. Il periodo trattata parte dal 1995 al 2002 incluso. La situazione Italiana purtroppo nonostante la recente legge, è ancora grave in quanto non c’è un adeguato controllo da parte delle Regioni, soprattutto nel Meridione. E così si possono trovare degli istituti Lager come per esempio quello di Lecce, chiuso dalla magistratura nel mese di Ottobre di quest’anno in quanto i 16 ospiti venivano picchiati e costretti a mangiare pane raffermo. L’episodio più terribile riguarda un ragazzo costretto a lavarsi i denti con uno spazzolone in bocca e strofinarlo fino al sangueNella speranza che la S.V. (..) allerti le nostre democratiche istituzioni ad un controllo più severo e obiettivo, mi è gradita l’occasione per porgere a Lei e a tutta la sua Cara Famiglia i miei più sinceri Auguri di Buone Feste e di un sereno Anno Nuovo. Con stima Gabriele Cervi Un cittadino qualunque

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lettera al quotidiano “La Provincia” di Cremona datata giovedì 12 dicembre 2002

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Cremona, 21 dicembre 2002

AL SANTO PADRE PAPA GIOVANNI PAOLO II CITTA’ DEL VATICANO

SANTO PADRE, mi pregio inviarLe copia del mio libro-ichiesta “Lettere a uno stato incivile 1995-2002 aggiornato. Il succitato libro è stato inviato dal sottoscritto alle massime autorità Italiane e all’Onu quale controrapporto sulla applicazione effettiva della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, ratificata in Italia con L.27 maggio 1991 n.176. Caro Papa, questi bambini hanno bisogno di una famiglia, un diritto ancora loro negato da uno Stato Italiano troppo latitante e inconcludente. Nell’augurarLe Buone Feste e un sereno Anno Nuovo, sono sicuro che Sua Santità avrà sempre per l’infanzia abbandonata una parola buona, che aiuterà questi ragazzi nel loro non facile cammino di vita. Con profonda devozione Gabriele Cervi Un cittadino qualunque

Fidencie Nell’ottobre del 1998 inizia la storia di Fidencie. Nel 1995 inizia il mio personale impegno civile per sensibilizzare in modo sistematico e determinato la nostra classe politica, le istituzioni con il fine di fare chiudere gli orfanotrofi italiani, vera e propria infamia istituzionale ancora in vigore nel nostro pseudo democratico paese. La storia di Fidencie si è incrociata, con le mie battaglie, ed ho voluto fortemente voluto supportarla ed additarla. In questi anni ho fatto tutto quello che mi era stato possibile fare, tutto quello che mi è stato concesso fare… Qui troverete le varie tappe di questa storia e girando in questo sito troverete ogni tanto, mie lettere, mie denunce e lettere apparse sui quotidiani locali, che vi riporteranno a Fidencie. 28 ottobre 98 – All’aeroporto Malpensa sbarcano la signora Mukanoheli Leonille e la bimba Isabayo Fidencie (ruandesi). Il C.I.R. (dott. Sirtori) chiede alla San Vincenzo di Cingia de’ Botti (Cremona) – per il tramite del dott. Alfredo Calabrese – la disponibilità ad ospitarle. Ne segue la prese in carico. Le due vengono ospitate presso la canonica della Chiesa di S.Lorenzo di Cela Dati (Cremona). Nella dichiarazione alla Questura di Cremona Mukanoheli afferma di essere la zia materna della bimba nata a inizio Luglio 1997. 20 dicembre 98 – La Croce Rossa Elvetica (Avv. Manuela Tobler) chiede informazioni alla S.Vincenzo sulle due ruandesi per attivare una pratica di ricongiungimento col padre. Si fa presente che per tale pratica è necessario rivolgersi alle autorità Italiane. 23 marzo 99 – il sig. Juvenal scrive una lettera e invia copia dell’attestazione di nascita di Fidencie. Sempre in tale comunicazione afferma che preferisce che la piccola Fidencie non resti con Mukanheli che gli avrebbe fatto del male insieme al di lei fratello. 19 aprile 99 – Mukanoheli scrive a Juvenal, per il tramite della Croce Rossa Italiana dicendosi pronta a lasciare l’Italia per raggiungerlo con la bimba 10 maggio 99 – Il sig. Emilio Serventi, dopo una precedente segnalazione e colloquio è nominato tutore di Fidencie. Ciò consente di chiedere un affido temporaneo su relazione dell’assistente sociale Angela Maria Guarneri, già volontaria della COPI nei campi profughi ruandesi che collabora con al S.Vincenzo – in attesa che sia definita la sua situazione giugno – luglio 99 – Viene istruita la pratica di affido temporaneo, dal 1.6.99 al 31.12.99 attraverso il dipartimento Assi dell’Asl di Cremona (dott.Pantera). La piccola Fidencie vive stabilmente con la famiglia Sima e Aida Salanti che da alcuni mesi la seguivano a titolo volontario su richiesta della S.Vincenzo.

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Agosto 99 – il sig. Juvenal scrive di aver chiesto l’autorizzazione ad uscire dalla Svizzera. Fa riferimento alla moglie e algi altri figli a Lomé. Il sig. Juvenal informa telefonicamente dell’arrivo della moglie in Belgio (la sig. Mukanoheli dirà in Olanda). Novembre 99 – L’avvocato Tobler, su informazione della dott. De Martino del C.I.R. di Roma segnala che la famiglia affidataria ha fatto domanda di adozione. La notizia è assolutamente falsa, ma ne abbiamo notizia indiretta molto più avanti, agli inizi di gennaio, dopo una telefonata accusatoria del padre. 23 novembre 99 – Rilascio dell’autorizzazione all’ingresso della bimba in Svizzera 24 novembre 99 – il giudice tutelare chiede al tribunale dei minori di Brescia il Nulla Osta per l’espatrio. Il nulla osta viene rilasciato il 26 novembre 99 – Di tale documento viene data copia al tutore dalla Questura di Cremona senza altra indicazione 29 dicembre 99 – Con una lettera ai dirigenti dell’ASL, 23 la famiglia affidataria esprime preoccupazione per il disinteresse dei servizi sociali sulla situazione della bambina e segnala la scadenza del permesso di soggiorno e dell’affido. I responsabili Asl rispondono alla famiglia con una relazione in cui si impegnano a contattare il tribunale dei minori competente e il Servizio Sociale Internazionale sede di Roma per una ricerca dei genitori dicembre 99 – L’avv. Tobler accusa la famiglia affidataria di non voler restituire la bambina e il tutore di creare ostacoli al ricongiungimento. Si tratta ancora di pure illazioni. 12 gennaio 2000 – viene sottoscritto il rinnovo dell’affido. Durante tale colloquio i coniungi Simi informano l’assistente sociale di aver appreso di un’autorizzazione all’espatrio. In conseguenza a tale notizia i Servizi Sociali prendono contatto con il tutore e il giudice tutelare. Siamo successivamente informati che i servizi sociali formulano una richiesta di adattabilità allo scopo di prendere il tempo per un ricongiungimento graduale. La richiesta viene fatta cadere. 30 gennaio 2000 – Il tutore invia una relazione al giudice tutelare chiedendo sia fatta chiarezza sulla vicenda e si individui un percorso per il ricongiungimento con l’intera famiglia. Qualche giorno prima la famiglia affidataria srive all’avv. Della Croce Rossa facendo presenti le proprie preoccupazioni. Alla lettera non segue alcuna risposta 7 febbraio 2000 – Renetr Guntining dell’UNHCR Olandese ci risponde che ci dati disponibili non è in grado di darci informazioni circa M.Murenzi Annunciata, la possibile madre di Fidencie e moglie di Juvenal. Analoga richiesta era stata rivolta anche alle autorità Belghe 18 febbraio 2000 – si rifà vivo Juvenal con una telefonata. Il 13 febbraio il tutore gli invia un fax e i docmenti relativi a Fidencie comprovanti che non è clandestina; risponde il 14 febbraio, facendo presenti le sue preoccupazioni; risponde il 16 febbraio all’assistente sociale. Telefonicamente dichiara che la moglie è attualmente in Olanda, vicino ad Amsterdam. 21 febbraio 2000 – convocazione del giudice tutelare presenti tutore, famiglia affidataria, servizi sociali e avvocato della Caritas richiesto dal tutore. La partenza della bimba, già programmata per il 24 febbraio in seguito agli accordi tra avv. Tobler e servizi sociali, viene rinviata per acquisire il nulla osta del Comitato Minori Stranieri come da indicazioni della Questura di Cremona; viene fissata la nuova diata per il 17 Marzo come da indicazioni della C:R:S: 25 febbraio 2000 – Veniamo a conoscenza che l’Avv. Tobler si oppone alla presenza del tutore in Svizzera 17 marzo 2000 – La partenza è sospesa. La stampa si interessa del caso, viene intervistato il signor Nshimiyimana che dichiara che sua moglie è in Togo. La Caritas diocesana attiva una ricerca in Togo, mentre la San Vincenzo cerca in Olanda 25 marzo 2000 – La signora Annunciate è trovata nel campo di prima accoglienza di Grootgast in Olanda con i tre figli. Il signor Juvenal dichiara di essere stato ‘assistente del sindaco Hutu Ignace Bagilishema risultato incriminato per genocidio dal tribunale internazionale di Arusha (Tanzania). Il sindaco tutsi che redige il certificato di nascita di Fidencie (Mathias) è lui stesso indagato per genocidio. Relazione inviata al comitato. Articolo pubblicato sul quotidiano La Cronaca Nuova 17 marzo 2000 – Il giudice tutelare di Cremona dispone l’accompagnamento della piccola in Svizzera, ma sospende l’esecutività del provvedimento su richiesta di Simi, che avanza dubbi sulla reale paternità di Juvenal 22 maggio 2000 – La partenza di Fidencie è bloccata, la decisione viene affidata al Tar del Lazio giugno 2001 – Dall’Olanda arriva la signora Annunciata, indicata da Juvenal come la madre di fidencie. Cominciano gli incontri tra la presunta madre e gli affidatari 10 luglio 2001 – Il giudice decide di consegnare la bimba alla presunta madre 14 agosto 2001 – il giudice affida la bambina alla madre. Notizie ricavate dal quotidiana La Cronaca Mercoledì 5 febbraio ‘03 – Si celebrerà il 6 marzo prossimo il processo a carico di Juvenai Nshimihyama, padre di Fidencie, la bimba ruan-

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dese al centro di una delicata questione giudica, data in affidamento a una famiglia di Bagnara, quindi ricongiunta ai suoi genitori in Svizzera. Juvenal è accusato di aver falsificato e utilizzato un presunto certificato di nascita della bimba. Il processo a carico dell’uomo era già stato fissato nel giugno di due anni fa, quando il giudice Massimo Vacchiano aveva accolto l’eccezione sollevata dai difensori su un difetto di procedibilità. Niente processo. Ma la Cassazione ha accolto il ricorso del pm Giorgio Caimmi e il caso torna in aula. Dal quotidiano La Provincia

CASO FIDENCIE - Respinto il ricorso degli affidatari, notifica del decreto ai genitori in Svizzera. Le motivazioni del tribunale per i minorenni di Brescia sono contenute in quattro pagine i motivi che hanno indotto il Tribunale per i minorenni di Brescia a dichiarare inammissibili i reclami presentati dai coniugi Marco Simi e Aida Salanti, ex affidatari di Fidencie, contro il decreto del giudice tutelare Tito Preioni, il quale il 13 agosto aveva disposto il ricongiungimento della bimba ruandese di 5 anni con la madre Annunciata. Il presidente Fausto Fondrieschi, il giudice relatore Laura d’Urbino e i giudici onorari Antonio Ravasio e Anna Scotto di Carlo hanno disposto di notificare il loro decreto, oltre al curatore, l’avvocato Simona Bracchi, ai genitori di Fidencie. Dunque anche il tribunale per i minorenni nonha dubbi sul fatto che Annunciata e Juvenal i quali ora vivono a Ginevra insieme ai quattro figli siano i genitori della bimba. Circa i reclami, per i giudici i Simi non erano legittimati a proporli. In linea generale, potevano rivolgersi al pubblico ministero, affinché impugnasse i decreti, ma nel caso di specie il pm lungi dall’aver impugnato i provvedimenti del giudice tutelare di Cremona ha insistito per la declaratoria di inammissibilità dell’impugnazione proposta dagli affidatari. I giudici ricordano che l’affidamento dei minori non ha lo scopo di aprire la via dell’adozione del minore ma mira a provvedere alla sua educazione e al suo mantenimento per un periodo limitato, nell’intento di preparare e favorire il suo reinserimento nella famiglia di origine. I Simi hanno sempre detto che non era loro intenzione adottare la bambina (hanno già tre figli), ma che volevano la certezza che Fidencie fosse riconsegnata ai genitori naturali. (Francesca Moranti dal quotidiano La Provincia del 25 ottobre 2001)

Atto giudiziario finale - DICEMBRE 2001 Il giudice: “Fidencie rimarrà in Svizzera. I genitori sono rifugiati.” La parola fine sul caso della piccola Fidencie l’ha posta, nei giorni scorsi, il giudice tutelare Tito Preioni firmando il decreto autorizzativo che permette ai suoi genitori naturali di portare con loro la piccola. Le prove sono giunte dalla Svizzera dove la bambina si è reintegrata, sembra a perfezione, con la famiglia d’origine. Certo, la vicenda potrebbe dare nuovi spunti investigativi e di riflessione. Sarebbe importante approfondire quello che è stato detto in merito ai bambini che poi scompaiono nel nulla dopo questi affidamenti. In questo caso vi sarebbe da compiere un lungo lavoro.

FIDENCIE VIVE A GINEVRA E STA BENE Fidencie sta bene e vive a Ginevra con papà, mamma e i tre fratelli. Ce lo conferma il papà, Juvenal, che ieri mattina abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua abitazione in Svizzera dove da alcune settimane si trova anche la piccola Fidencie. Per il giudice italiano la bambina doveva rimanere in Italia fino a quando non fosse stato esaminato il ricorso della famiglia Simi affidataria i Simi di Bagnara, al Tribunale dei Minori. Ma la madre si è portata Fidencie con sé facendo sparire le sue tracce. Fidencie è qui con noi e proprio adesso sta

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giocando con i suoi fratelli – dice Juvenal in un buon francese – Posso finalmente dire che la nostra famiglia è al completo. Come si è inserita la bambina? Bene, è contenta e conduce una vita normale. Frequenta la scuola qui a Ginevra e cresce come una normale bambina della sua età. Con i fratelli come si trova? La coccolano e stanno sempre insieme. In casa parliamo in francese e anche Fidencie si è già abituata. Come mai sua moglie e Fdencie hanno lasciato l’Italia, la casa di Belgioioso (PV) , dove dovevano restare come aveva previsto il giudice? Non c’era più ragione per stare in Italia. La nostra famiglia era divisa tra Ginevra e l’Italia e questo ci creava non pochi problemi. Abbiamo quindi deciso di riunirci e di riprendere uan vita normale, tutti insieme qui in Svizzera. Lei lavora? E sua moglie? Mia moglie deve seguire i nostri quattro bambini mentre io lavoro qui a Ginevra, in un centro per persone handicappate. Informiamo papà Jevenal dei problemi insorti sul test del Dna effettuato su Fidencie e sulla sua presunta madre. Il test doveva fugare qualsiasi dubbio sul legame tra madre e figlia ma un intoppo di natura tecnica ha impedito l’utilizzo dei materiale organico raccolto. Juvenal si dice molto sorpreso dei problemi insorti sul test del Dna e cerca di capire meglio cosa sia potuto avvenire. Gli spieghiamo che scarne sono le notizie che giungono dalla Procura , ma è certo che per effettuare il test deve essere prelevato nuovo materiale organico sia da Fidencie che dalla presunta madre Annunciata. La voce del padre si fa subito più dura: Non siamo disponibili a tornare in Italia, assolutamente non se ne parla. Se i giudici lo riterranno opportuno ci rendiamo disponibili ad effettuare i prelievi in Svizzera, Francia, Inghilterra, dove vogliono ma mai in Italia. Quindi Fidencie non metterà mai più piede in Italia? Mai più. Perché? La giustizia funziona bene ed è un bel paese, ma non vogliamo più metterci piede perché lì c’è una famiglia che non voleva restituirci nostra figlia. Abbiamo molto sofferto e temiamo che nostra figlia possa esserci tolta e riprenda l’incubo. (Dal quotidiano La Cronaca del 22 ottobre 2001)

GRAZIE A DON PEREGO E A QUANTI HANNO AIUTATO FIDENCIE Egregio direttore, ho apprezzato molto gli auguri fatti dalla Caritas Cremonese a Fidencie per il suo rientro in famiglia. Tramite il suo giornale mi consenta da semplice cittadino di fare sentiti auguri a don Perego (che non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente) per la sua promozione a Vice Direttore Nazionale della Caritas. Vorrei inoltre ringraziarlo pubblicamente per l’apporto positivo, costruttivo e umano che ha saputo personalmente dare per aiutare Fidencie. Se questo caso si è potuto risolvere è anche però merito del giudice dei minori Dott. Preioni, dell’ex tutore avvocato Dott.ssa Simona Bracchi e del tribunale dei minori di Brescia che con grande lungimiranza e imparzialità hanno legittimato una situazione che la controparte scientemente stava incancrenendo per opportunità che non hanno mai avuto come scopo il vero bene della minore in questione. Tutto questo a fronte di un terrorismo psicologico consumato sulla pelle di queste brave persone ( i genitori di Fidencie) che hanno dovuto subire le dicerie e gravissime illazioni di comari (uomini e donne) e perpetue di turno. (Gabriele Cervi dal quotidiano La Provincia di giovedì 8 novembre 2001)

DALLA CARITAS GLI AUGURI A FIDENCIE PER IL RIENTRO IN FAMIGLIA Caro direttore, la Caritas cremonese esprime i migliori auguri a Fides la bambina ruandese accolta in Italia con dedizione dall’Associazione San Vincenzo dè Paoli di Cingia de’ Botti e affidate per quasi due anni alle cure amorevoli della famiglia cremonese Simi per il suo rientro in famiglia. Mentre esprime i migliori auguri a Fides, la Caritas cremonese è fiduciosa che le istituzioni preposte alla tutela dei minori no accompagnati (Provincia, Asl, tribunali) abbiano compiuto tutti i passi necessari a tutelare la bambina fino alla maggiore età. La controversa vicenda cremonese ha svelato alcuni problemi procedurali ancora aperti in relazione alla tutela dei minori stranieri non accompagnati in Italia, il loro rientro in patria e cessità, anche attraverso un seminario di studi che potrebbe essere promosso nei prossimi mesi,

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di approfondire lo stile e la modalità di accompagnamento dei minori sul nostro territorio, nella collaborazione chiara e aperta tra Istituzioni, terzo settore e volontariato, prevista dalla legge Caritas cremonese (La Cronaca sabato 3 novembre 2001)

Convenzione sui diritti dell’infanzia al comitato ONU A Ginevra si discute il rapporto del governo italiano Importante appuntamento a Ginevra davanti al comitato dell’Onu, in occasione della discussione del II rapporto del governo italiano. È all’attenzione della comunità internazionale l’attuazione della Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza del 1989, ratificata in Italia con la legge 27 maggio 1991 n.176. Telefono Azzurro, presente con una delegazione, ha presentato un “Rapporto integrativo” su tematiche particolarmente delicate: la salute mentale dei bambini, la valorizzazione della famiglia come risorsa, il rapporto tra bambini e mass media, i diritti e le problematiche dei bambini stranieri. Secondo Telefono Azzurro è fondamentale che governo e regioni prevedano misure specifiche per l’infanzia e soprattutto definiscano “standard minimi essenziali” nei Servizi socio-assistenziali a tutela dei bambini ed adolescenti. Telefono Azzurro era recentemente balzato all’attenzione della cronaca per un rapporto realizzato in collaborazione con Eurispes: una fotografia non sempre a colori della situazione infantile odierna. 17/01/2003 16:50 Fonte Ai.Bi.

CONTRORAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEI MINORI ITALIANI E NON ABBANDONATI E ISTITUZIONALIZZATI 21 DICEMBRE ‘02 Spett.le ONU Segretario diritti del bambino Dott. Paulo David Comitato dei Minori dell’Onu CONTRORAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEI MINORI ITALIANI E NON ABBANDONATI E ISTITUZIONALIZZATI Oggetto: in riferimento alle mie precedenti denunce che hanno avuto da parte della S.V. due cortesi risposte una il 19 febbraio del 1999 e l’altra il 15 dicembre del 1999, invio copia libro come controrapporto sulla situazione italiana relativa alla infanzia abbandonata in occasione della discussione del II Rapporto del Governo Italiano, prevista per il prossimo gennaio 2003. Il sottoscritto Gabriele Cervi cittadino italiano, alla presente allega una copia del proprio libro tradotto in Inglese dalla Dott.ssa

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Contini Paola : La Famiglia Negata Lettere a uno stato incivile (1995-2002) quale contributo probatorio per denunciare l’attuale drammatica situazione (talvolta illegale e fuorilegge) relativa alla infanzia abbandonata e istituzionalizzata italiana. Aggiungo inoltre : La legge 149/01 prevede la chiusura nel 2006 di tutti gli istituti minorili di accoglienza. Non è ancora chiaro come saranno organizzate allo stato attuale le comunità-famiglia che dovranno accogliere i ragazzi oggi negli istituti. Al 31/12/1999 erano 28.148. In molte Regioni italiane, (soprattutto nel Sud del Paese) l’anagrafe dei minori in istituto non è mai stata fatta mancando un controllo istituzionale regionale In molti istituti nonostante la legge 149/01 vieti l’inserimento di minori da 0 a 6 anni, in alcuni di essi, sono ricoverati attualmente bambini dai 0 ai 6 anni Molti bambini tra l’altro vivono negli istituti fino al compimento del 18° anno di età, nonostante sia stata dichiarata a livello europeo che l’istituto deve essere uno stato di transitorietà . Faccio presente inoltre, che per sensibilizzare l’opinione pubblicata italiana ho attivato un sito internet che si chiama www.aiutobambini.it. Il sito non ha scopo di lucro e presto sarà attivo anche per quanto riguarda la lingua inglese questo sempre grazie alla Dott.ssa Paola Contini, che gratuitamente ha tradotto il sopraccitato Libro/inchiesta. In attesa di un Suo cortese riscontro, mi è gradita l’occasione per porgere a Lei ed alla sua cara famiglia i miei personali Auguri di Buon Natale e felice Anno Nuovo. Gabriele Cervi All. n. 1 copia libro.

RAGAZZI TUTTI A CASA! LA CHIUSURA DEGLI ISTITUTI. QUALI SOLUZIONI? In Italia più di 10 mila giovani vivono in queste strutture che per legge dovranno chiudere. Per molti di loro si apre la grande speranza di trovare la famiglia che non hanno mai avuto… servizio di Benedetta Verrini pubblicato dal settimanale Vita il 4 dicembre 2002. PIETRO ha 11 anni. Soffre di un lieve ritardo mentale ed è diabetico. Attualmente risiede in una comunità alloggio in Sardegna e necessita di una famiglia, possibilmente senza figli o con figli più grandi di lui, per un’accoglienza a lungo. LUCA è un ragazzino di 15 anni, figlio di ragazza madre, cresciuto fin da piccolo in istituto, attualmente ospitato presso un centro residenziale: cerca famiglia con figura maschile che possa essere punto di riferimento Li chiamano i “cerco famiglia”. Sono gli annunci dei servizi sociali, pubblicati sui giornali, per trovare una casa ai bambini più difficili, più ammalati, più soli. Cinque righe per raccontare una vita, l’ultima chance prima dell’inserimento in istituto o in una struttura residenziale. Così Pietro e Luca sono finiti sulla rubrica “C’è posto per me”? di Sempre, il mensile della Comunità Papa Giovanni XXIII. Insieme ai loro, appelli per Elena, 10 anni, “fragile e bisognosa di molto affetto, attualmente ospitata presso una comunità per accoglienza a medio periodo” e per un bambino cileno di 8 anni, affetto da fibrosi cistica, alla ricerca di una famiglia adottivaCHIUDERE 475 ISTITUTI Sono la faccia vera e silenziosa del dibattito sulla chiusura degli istituti, rilanciato con forza dal governo in occasione della II Conferenza nazionale sull’infanzia che si è svolta a Collodi dal 18 al 20 novembre. L’obiettivo di chiudere entro il 2006 i 475 orfanatrofi che in Italia ospitano il 30% dei minori fuori dalla loro famiglia è oggetto di un Piano straordinario alla studio del ministero del Welfare,

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che punta al potenziamento degli strumenti dell’affidamento, dell’adozione e di altre soluzioni specifiche. Da “sistemare” ci sono 10.626 minori. Lo ha rilevato l’Istat nel suo ultimo censimento, ripreso anche dal Centro nazionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza. E’ vero, i bambini in istituto sono ancora tanti, dice Ermenegildo Cicciotti, coordinatore delle attività del Centro. Bambini grandicelli con problemi, o disabili, per i quali è più difficile trovare una sistemazione in famiglia. E c’è di più. Dalle ricerche statistiche viene fuori un’Italia “a due velocita”: al Nord è largamente diffuso lo strumento dell’affido familiare, mentre al Sud la sistemazione in istituto è ancora la soluzione preferita (in media un minore su tre). In alcune regioni la situazione è tanto difficile che, pochi mesi fa, un gruppo di senatori ha presentato un disegno di legge per dilazionare il termine di chiusura degli istituti. La proposta ha suscitato vivaci reazioni nel mondo delle associazioni: “Non solo è indispensabile chiudere gli istituti e ridare supporto e sostegno economico allo strumento dell’affido”, dice Frida Ionizzo, dell’Anfaa, l’associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie. Ma bisogna scongiurare il pericolo che gli istituti si riconvertano in tante piccole comunità contigue, tanti gruppi appartamento distribuiti nello stesso edificio, che nella sostanza restano orfanotrofi. Purtroppo, sta già succedendo. Molti grandi istituti per minori, infatti, si stanno ristrutturando in comunità familiari e comunità alloggio. E’ il caso del Centro Mamma Rita, di Monza, suddiviso in gruppi appartamento dal 1964, ma accreditato per l’accoglienza di più di cento minori e con locali in comune (infermeria e cucina).

ATTENZIONE AL SOMMERSO È doloroso ammetterlo, ma in questo campo c’è un sommerso incredibile, dovuto al fatto che ogni Comune si convenziona con chi vuole, dice Marco Griffini, presidente dell’associazione Amici dei Bambini, per questo è stato appena inaugurato un tavolo di lavoro per la chiusura degli istituti presso l’Osservatorio per l’infanzia e l’adolescenza. Si tratta di una collaborazione tra ministero del Welfare e associazioni per arrivare preparati alla scadenza del 2006. La prima tappa è un monitoraggio nazionale di tutti i bambini fuori dalla famiglia e delle forze in campo a disposizione dei servizi. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e giungere a una nuova cultura dell’accoglienza, fino ad attuare progetti personalizzati per ogni minore in difficoltà. La strada, ricordano le associazioni, è il sostegno delle famiglie affidatarie, attraverso il supporto costante dei servizi e un più adeguato sostegno economico (l’entità dei contributi ora varia da Regione a Regione, da un minimo mensile di 120 euro fino a un massimo di 320). Si richiede una definizione più accurata dei requisiti delle strutture residenziali, di pari passo con una maggiore flessibilità delle soluzioni. Il coinvolgimento delle famiglie avrà maggiore successo se non si punta esclusivamente sull’affido familiare a tempo pieno ricorda Griffino. Esistono infatti anche gli affidi part time e nel weekend, ed è possibile diffondere l’adozione “mite”, prevista per i casi in cui risulta impossibile il rientro nella famiglia d’origine.

DON BENZI. DA NOI IN 1.4OO Non è vero che le famiglie italiane non abbiano la capacità di accogliere un bambino in difficoltà. Ne è più che mai certo il pioniere dell’accoglienza dei più poveri, Don Oreste Benzi: “Abbiamo calcolato che le famiglie disponibili a prendere in affido un minore sono circa 50mila. Nelle nostre 200 case famiglia oggi ospitiamo 1.400 minori, la metà dei quali è portatore di handicap. Il governo dovrebbe valorizzare maggiormente la nostra formula d’accoglienza: una casa famiglia composta da un padre e una madre, i nonni, i fratelli. Mettiamole in mezzo, queste coppie italiane! Coinvolgiamole in un percorso di sensibilizzazione. Credo che sia la strada giusta per evitare che, tra pochi anni, più di 10mila bambini con il viso e i problemi di Elena, Pietro e Luca finiscano in nuovi, piccoli, sempre uguali, istituti per minori.

MOWGLI Famiglie cercansi. Sonia, Mattia, Samuele, Giulia, Edoardo e Ilenia. Sono alcuni bambini che hanno trovato accoglienza e sostegno nelle case di altrettante famiglie lombarde. Esperienze di affidamento familiare part time particolarmente felici, in cui papà e mamme di completamento aiutano genitori in difficoltà nel seguire i loro figli. Accade nei Comuni dei distretti del Vimercatese e del Trezzese con il

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Progetto Affido Mogli, dal nome del protagonista del Libro della Jungla di Ruyard Kipling, che ora rilancia una vera e propria campagna di sensibilizzazione. Una campagna che utilizza cinque manifesti, creati dall’agenzia “Genuine” di Tradate (Bergamo) per parlare di affido generale, di affido part time e a tempo pieno, per creare più solidarietà e accrescere il numero delle famiglie aperte. Cinque manifesti che ritraggono altrettante belle storie di affido. E dove un simpaticissimo Mogli sostituisce e tutela i bambini affidati. Info: tel.039.6882285 - Affido.mogli@tin.it

PARLA IL SOTTOSEGRETARIO AL WELFARE: AIUTARE LE FAMIGLIE A ESSERE FAMIGLIE APERTE Grazia Sestini: “Le Regioni adottino i piani più flessibili per favorire adozioni e affidi Vogliamo sapere tutto di questi bambini. Quanti anni hanno, dove si trovano, da quanto tempo sono fuori casa. Solo così troveremo la soluzione ideale per ciascuno di loro. Per arrivare alla chiusura degli istituti. Grazia Sestini, sottosegretario al Welfare, ha sostenuto la strada del dialogo tra le associazioni, gli operatori e le istituzioni. E’ la prima indicazione raccolta è l’esigenza di un “monitoraggio” regione per regione di tutti i minori fuori dalla famiglia. Vita: Le ultime ricerche evidenziano situazioni molto eterogenee in Italia. Grazia Sestini: E’ vero. Le soluzioni di accoglienza dei minori sono differenti tra Nord e Sud del Paese. Al Nord la deistituzionalizzazione un processo in attoda anni e quasi in fase di conclusione; al Sud, in particolare in certe regioni, il collocamento in istituto è ancora un fenomeno rilevante. Vita: Che cosa pensa della proposta di legge per eliminare il termine di chiusura degli istituti? Sestini: Ha indicato uno strumento sbagliato, ma posto un problema vero. La sistemazione di migliaia di bambini e adolescenti richiede una riflessione seria, senza condannare nessuno. Gli istituti, molti dei quali sono retti da religiosi, hanno svolto nel tempo un’enorme azione sociale. E’ però giunto il momento di offrire un’opportunità educativa e affettiva diversa. Vita: Dopo il monitoraggio, quali le prossime tappe? Sestini: Prima di tutto, il potenziamento dell’adozione e dell’affido, attraverso compagne di sensibilizzazione e il sostegno economico. Servono Piani regionali che supportino in modo omogeneo queste soluzioni. Nell’accreditamento delle strutture, poi, le Regioni dovrebbero garantire flessibilità: se la comunità ha un’ottima reputazione e le carte in regola, non stiamo a fare problemi se il rubinetto del bagno è a manopola o a leva… Vita: Ma per le strutture residenziali servono parametri più puntuali a livello nazionale.. Sestini: Ne terremo conto nella stesura dei Livelli essenziali dei servizi sociali, che dovrebbero essere emanati nei primi mesi del 2003. Vita: Don Oreste Benzi ha chiesto che il governo valorizzasse maggiormente l’esperienza delle famiglie che fanno accoglienza. Sestini: Don Benzi ha ragione: il supporto alle famiglie è anche la nostra scelta. Ma quando questo non è possibile, sia per la storia dei ragazzi, che per le condizioni ambientali, chi ha la responsabilità di governo deve pensare anche a garantire soluzioni alternative. Adozioni: italiana condannata per pratiche irregolari Per la corte di Volgograd Nadia Fratti è colpevole di aver corrotto funzionari russi e falsificato documenti La corte regionale di Volgograd (Russia meridionale) ha condannato a sette anni la cittadina italiana Nadia Fratti, coinvolta in un processo per adozioni irregolari tra Russia e Italia, ma le ha risparmiato il carcere concedendo la sospensione condizionale della pena. La corte ha riconosciuto Fratti colpevole di aver corrotto alcuni funzionari pubblici locali e di aver falsificato diversi documenti per accelerare le pratiche di affidamento a famiglie italiane di 558 orfani russi, dati in adozione tra il ‘93 e il 2000 da un istituto della regione di Volgograd. Nello stesso processo - riferisce l’agenzia Interfax - sono state condannate anche due funzionarie russe e la medico capo dell’orfanotrofio in questione, accusate di aver incassato tangenti. Anche a loro, incensurate come Nadia Fratti, e’ stata concessa tuttavia la sospensione condizionale della pena. Il pubblico ministero Aleksandr Melikhov si e’ detto soddisfatto della sentenza. Fratti, che si e’ sempre definita innocente, era stata in precedenza assolta da un altro tribunale, nell’aprile scorso, ma l’assoluzione era stata successivamente annullata dalla Corte suprema regionale. (fonte: www.vita.it)

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LETTERE 2003 (Pera-Casini- Papa-Kofi Annan-Berlusconi- Maroni-Gasparri)

Cremona, 20 Gennaio 2003 Al Presidente de Senato Dott.Marcello Pera Al Presidente della Camera Pierferdinando Casini

Oggetto: invio copia libro web: La famiglia negata con CD accluso. Egregio Signor Presidente mi pregio inviarLe copia del mio libro-inchiesta La Famiglia Negata. Notizie di un Crimine Sociale. Purtroppo, il nostro paese fa ancora poco per l’infanzia abbandonata preferendo istituzionalizzare i nostri minori più sfortunati, che cercare di dare a loro una famiglia affidataria o adottiva. Sono convinto che la S.V. non mancherà nel Parlamento di dare voce a questi ragazzi, che desiderano solo una cosa: di essere amati, da persone in carne ed ossa e non da fredde istituzioni come sono gli istituti che dovrebbero chiudere entro il 2006…!!. Dico dovrebbero perché purtroppo, c’è chi rema contro a questa umana soluzione, e sono circa una cinquantina di senatori della attuale maggioranza che capeggiati da un certo Antonio Girfatti di Forza Italia hanno proposto di cancellare il termine di chiusura degli istituti, fissato dalla legge 149/2001 al 31 dicembre2006. L’argomento è trattato a pag. 119 del mio libro. Grato se prenderà benevolmente in considerazione questa mia richiesta, auguro a Lei e alla sua cara famiglia un sereno 2003. Cordiali saluti. Gabriele Cervi

PS: A Pag. 35 si possono leggere le mie personali proposte relative alla riforma delle adozioni, che se ben datate 1997 sono ancora ahimè attuali e proponibili……

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RISPOSTA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA PIER FERDINANDO CASINI CAMERA DEI DEPUTATI IL CONSIGLIERE CAPO DELLA SEGRETERIA DEL PRESIDENTE

ROMA 28 GENNAIO 2003

Egregio Signor Cervi, il presidente Pier Ferdinando Casini ha ricevuto la Sua lettera del 20 Gennaio scorso e ha preso atto della documentazione ad essa allegata. Al riguardo desidero informarLa che il Presidente della Camera, a motivo della carica istituzionale ricoperta, non può intervenire direttamente su una questione, qual è quella della presentazione o modifica di una proposta di legge, di competenza del Governo ovvero dell’iniziativa parlamentare dei singoli deputati. Il Presidente, data la rilevanza dell’argomento trattato, ha comunque disposto l’inoltro della Sua lettera e della relativa documentazione alla competente Commissione della Camera, affinché sia posta a conoscenza degli onorevoli deputati che la compongono. Con i miei più cordiali saluti. Dott.Aldo Stevanin

SEGRETERIA DI STATO

DAL VATICANO, 14 GENNAIO 2003

Pregiatissimo Signore, il Santo Padre ha accolto con compiacimento le espressioni augurali, che Ella ha voluto farGli pervenire in occasione del Santo Natale e dell’inizio del Nuovo Anno, unendo un significativo fascicolo. ll Sommo Pontefice ringrazia per il devoto gesto di ossequio e, mentre esorta a parsi alla scuola della Vergine Maria per accogliere degnamente il Figlio di Dio fatto uomo, di cuore in via la Sua Benedizione, pegno di copiosi doni di grazia e di pace, che volentieri estende alle persone care. Profitto della circostanza per porgerLe cordiali saluti. Mons Gabriele Caccia Assessore

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Pregiatisimo Signore Sig.GABRIELE CERVI Via Palestro,26 26100 CREMONA Adozione: “Non dimentichiamo i minori disabili” Carmela Cavallo, presidente della Commissione adozioni internazionali, avanza proposte a tutela di tutti i bambini “È buona la disponibilità delle coppie italiane ad accogliere bambini con ritardi di crescita, rachitismo, malattie dell’apparato intestinale e disabilità motorie, che arrivano in particolare dall’India”. Parola del presidente della Commissione adozioni internazionali, Carmela Cavallo. Nel corso del 2003, anno europeo sulla disabilità, Cavallo ha in programma un convegno - la data è ancora da definirsi, potrebbe essere maggio o settembre - che affronti questi temi sia dal versante internazionale che da quello italiano. I bambini disabili negli istituti e più grandi di età sono infatti una realtà presente anche in altri paesi “in cui si sta diffondendo l’adozione nazionale”, precisa Cavallo. Al convegno parteciperanno famiglie adottive che hanno vissuto esperienze di accoglienza di figli con disabilità. “Tutti i bambini disabili hanno diritto a una famiglia, possibilmente già con figli – dichiara il presidente della Commissione -. Nel nostro paese spesso i genitori non ce la fanno materialmente a sostenere l’impegno di un figlio disabile; andrebbero aiutate anche dal punto di vista economico”. La proposta di Carmela Cavallo è di promuovere l’affidamento part-time di questi minori, nonché di “sensibilizzare attraverso campagne informative le potenziali famiglie affidatarie e l’opinione pubblica”. (fonte: redattore sociale) 05/02/2003 21:12

Cremona, 28 gennaio 2003 Alla cortese attenzione del segretario Onu Kofi Annan Illustrissimo Dott. Kofi Annan, alla presene allego per sua opportuna conoscenza il mi libro web: La Famiglia Negata/Notizie di un crimine sociale e lettere a un Parlamento incivile (1995-2003). Allego inoltre un Cd dove si riporta il testo integrale del libro. Nella speranza che la S.V. possa fare pressione presso lo Stato Italiano, Il Governo Italiano, per far si che il medesimo rispetti la convenzione Onu sui diritti dell’infanzia abbandonata ratificata in Italia con L.27 maggio del 1991 n.176. In attesa di un Suo cortese riscontro mi è gradita l’occasione per porgerLe i miei più cordiali saluti. Gabriele Cervi

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Lettera aperta. WWW.AIUTOBAMBINI.IT LIBRO WEB PORTAVOCE DELL’INFANZIA ISTITUZIONALIZZATA E ABBANDONATA E mail cervi.gabriele@libero.it - Info: aiutobambini@libero.it Cervi Gabriele Via Palestro, 26 26100 CremonaTel.0372414773 c.i. n. AD9978587 Cremona, 21 febbraio 2003 Raccomandata RR Alla c/a del Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi Palazzo Montecitorio 00186 ROMA Oggetto: richiesta di aiuto per infanzia abbandonata. Illustre Signor Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi, con la presente vorrei esternarLe la mia personale amarezza e profonda sofferenza d’animo nel constatare che a tutt’oggi, la S.V. non ha mantenuto la parola data alla intera Nazione, durante la Sua personale campagna elettorale svoltasi nel 2001. Ella,in quella campagna elettorale, palesò pubblicamente che se fosse stato eletto, avrebbe pensato a semplificare le adozioni per dare una famiglia ad ogni bambino. Io stesso, Le mandai una lettera (che può consultare a pagina 74 del mio libro web “La Famiglia Negata” che qui Le allego con incluso il CD), dove con il cuore in mano, la supplicavo di ricordarsi una volta eletto, di questi innocenti. Purtroppo la mia raccomandata pur pervenuta (ne ho la ricevuta) datata 11 maggio 2001 non ebbe riscontro, né da parte Sua, (a cui la lettera era indirizzata), né da parte di esponenti del suo partito. La situazione a tutt’oggi anzi si è ulteriormente aggrava, in quanto un senatore proprio di Forza Italia, un certo Antonio Girfatti presentò nel Luglio del 2002 un disegno di legge (tra l’altro coofirmato da 53 senatori della maggioranza) nel quale propone di cancellare il termine di chiusura degli istituti (che io ancora chiamo orfanotrofi) fissato dalla legge 149/2001 al 31 dicembre 2006. Le chiedo a nome di questi innocenti, di ritirare questo disegno di legge, in quanto è da considerarsi illegittimo, immorale e illegale nei confronti dell’Onu che sancisce i diritti dei minori ad avere tutti una famiglia. Come semplice cittadino sono ben più di sette anni che mi batto per dare dignità e diritti negati all’infanzia abbandonata. Queste mie lotte le ho racchiuse in un CD che qui Le allego per Sua opportuna conoscenza e che ho inviato alle massime autorità Italiane e all’Onu quale controrapporto sulla non applicazione effettiva della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, ratificata in Italia con L.27 maggio 1991 n.176. Le mie preoccupazioni, si possono tra l’altro riscontrare nell’ultimo rapporto del Comitato Onu (gennaio ’03) che definisce lacunose molte iniziative del nostro Governo relative alla situazione dell’infanzia medesima. Il problema degli istituti minorili. “Il rapporto Onu mette in luce come, nonostante i progressi degli ultimi anni, in Italia ci sia ancora molto da fare per i diritti dei minori. Si tratta di un documento autorevole e puntuale che dimostra una conoscenza approfondita della situazione italiana. Ancora con il cuore in mano, Le chiedo di rivedere l’attuale posizione della maggioranza in tema di istituti. Fiducioso in un Suo cortese riscontro, sappia che sono a Sua disposizione per qualsiasi ulteriore delucidazione. Distinti saluti. Gabriele Cervi Allegati N. 1 Libro web cartaceo La Famiglia Negata più CD dal titolo La famiglia negata notizie di un crimine sociale e lettere a uno stato incivile (1995/2003) controrapporto inviato all’Onu il 21 dicembre ’02. N. 1 copia del manifesto elettorale adozioni più semplici

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Raccomandata r/r Cremona, 6 Marzo 2003

Alla cortese attenzione del Ministro del Lavoro E delle Politiche Sociali On.le ROBERTO MARONI ROMA

Oggetto: richiesta d’aiuto per infanzia abbandonata

Egregio Signor Ministro Maroni, con questa mia lettera, Le chiedo di affrontare una volta per tutte l’endemica piaga dell’infanzia abbandonata nel nostro paese. E’ la prima volta che Le scrivo e quindi per farmi un po’ conoscere Le allego il mio libro web autofinanziato: “La famiglia negata” (Lettere a un Parlamento incivile 1995-2003) con accluso il CD. Illustre Ministro purtroppo l’ultimo rapporto Onu (gennaio ’03) definisce lacunose molte iniziative del nostro Governo relative alla situazione dell’infanzia medesima. Il rapporto Onu mette in luce come, nonostante i progressi degli ultimi anni, in Italia ci sia ancora molto da fare per i diritti dei minori Si tratta di un documento autorevole e puntuale che dimostra una conoscenza approfondita della situazione italiana. Conoscenza dovuta in parte presumo, anche al mio libro che è stato tradotto in inglese e inviato all’Onu il 21 dicembre ‘02 come controrapporto sulla condizione dei minori italiani e non , abbandonati e istituzionalizzati. Sono molti anni che lotto per questo diritto negato, e non vorrei far passare, mi creda, ancora inutilmente tanti anni, non è mia intenzione!!… Farò di tutto legalmente possibile per poter dare a tutti questi ragazzi una famiglia. Basta Signor Ministro con questi pseudo istituti, (che sono ancora mi consenta niente altro che orfanotrofi camuffati ..). Diamo, dia Signor Ministro a queste migliaia di bambini e ragazzi l’opportunità di una vera famiglia. C’è l’adozione… e per i casi più difficili e particolari, c’è l’affido…ma basta con queste asettiche strutture che non possono dare amore. Queste strutture che non vengono nemmeno controllate e che soprattutto in meridione sono usate perché sotto ci sono interessi di lavoro per non dire altro……. Signor Ministro, io sono convinto, che Lei (anche con l’aiuto del mio libro) si attiverà presso le sedi competenti (Regioni- ProvinceComuni) per sostenere con forza il diritto a tutt’oggi negato che questi ragazzi hanno ed è quello di avere ribadisco una famiglia.. Perpetuando lo status quo.. Signor Ministro non si fa altro che perpetuare questo crimine sociale. Sappia concludendo che sono a Sua completa disposizione, grato se riterrà opportuno dare un cortese riscontro a questa mia lettera.. Sicuro e fiducioso che la S.V. farà di tutto per aiutare questi nostri ragazzi, mi è gradita l’occasione per porgere a Lei e alla sua famiglia i miei più sentiti saluti.

Gabriele Cervi. All. Libro web più CD

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Cremona, 6 marzo 2003 RACCOMANDATA R/R Alla cortese attenzione del Ministro delle Telecomunicazioni On. Maurizio GASPARRI c/o Camera dei Deputati Palazzo Montecitorio 00186 ROMA ROMA Oggetto: infanzia abbandonata, sensibilizzare e informare l’opinione pubblica con spot pubblicitari e con interventi mirati. Egregio Signor Ministro Gasparri, tramite il mio libro, che qui Le allego, (La famiglia negata con CD allegato), vorrei mettere a conoscenza la S.V. del dramma dell’infanzia abbandonata e istituzionalizzata che purtroppo ahimè vede ancora tantissimi bambini, ragazzi rinchiusi negli istituti del nostro Bel paese nonostante l’opportunità delle adozioni e dell’affido. Che strano questo paese Signor Ministro, dove vedo che si usano i mass media per sensibilizzare l’opinione pubblica per cercare legittimamente padroni a cani e gatti, quando volutamente ci si dimentica che ci sono oltre cani e gatti anche migliaia di bambini italiani bisognosi di una famiglia… Signor Ministro, converrà con me che tutto ciò lascia una grossa amarezza, forse anche perché è palese che questi ragazzini sono portatori di svariati interessi ..e che quindi sono per questo stati istituzionalizzati. La televisione, i media possono fare tanto, per questi ragazzi, sono certo che se in qualche trasmissione si parlerà di affido o di adozioni, o si inizieranno a fare dei spot sociali sui medesimi argomenti, sono arcisicuro che l’opinione pubblica italiana , che sappiamo essere composta per lo più da gente buona, si farà carico di questa problematica sociale. La famiglia è il bene comune in assoluto, compito dei politici è quello di servire al meglio la collettività. Gli aiuti Signor Ministro, con il suo potere istituzionale, può dare a Loro questa grande opportunità, si faccia per cortesia portavoce dei loro legittimi diritti. Sicuro che la S.V. aiuterà questi ragazzi e fiducioso in un Suo cortese riscontro, mi è gradita l’occasione per porgere a Lei ed alla Sua famiglia i miei più cordiali saluti. Gabriele Cervi

Come credente e come libero cittadino, ho aderito al digiuno per la pace promosso dal Papa mercoledì 5 marzo 2003. Alla memoria dei milioni di bambini morti nelle guerre assurde, chi per fame, o chi per mancanza di farmaci, sono deceduti quali vittime innocenti per foraggiare gli interessi delle odiose multinazionali vere e proprie istituzioni del subcrimine globalizzato socioeconomico e politico . Ai bambini sopravvissuti alle guerre e al degrado sociale e che a migliaia vivono ingiustamente dimenticati negli orfanotrofi lager di questo mondo. Ai bambini Afgani, dell’Asia e dell’Africa, attori loro malgrado di guerre dettate dalla pazzia umana. Gabriele Cervi

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“No all’eliminazione dei tribunali per minorenni” Livia Pomodoro scettica di fronte alla proposta del governo ‘’Dove trovare 500 giudici specializzati in problemi della famiglia, destinati a occuparsi oltre che di giustizia minorile anche di civile, penale, amministrativo, separazioni, divorzi, tutela della persona, handicap, interdizione?’’. A parlare è Livia Pomodoro, presidente del Tribunale dei Minori di Milano. Perplessita’ e preoccupazione desta infatti la proposta del governo di eliminare i tribunali per i minorenni attribuendo le competenze a sezioni specializzate in problemi della famiglia. Pomodoro si dice in linea di principio non contraria a ‘’riformare tutto quello che non funziona”. Secondo il magistrato esistono problemi concreti per l’attuazione del progetto del governo: ‘’Oggi ci sono 180 giudici minorili su trenta tribunali in Italia. Se si dovessero costituire sezioni specializzate con compiti cosi’ considerevoli, ognuna di cinque componenti, dove trovare i giudici con tali competenze? Oppure si vuole buttare a mare la specializzazione?’’. (fonte: ANSA). 21/03/2003

ABBAND0NI, STATO DENUNCIATO Minori in istituto. Parte da Cremona la clamorosa denuncia alla Corte dei Diritti dell’Uomo in relazione alle modalità con le quali lo Stato Italiano ha gestito e gestisce l’infanzia abbandonata. L’esposto già protocollato dai cancellieri del Tribunale dell’Aja è strato redatto da Gabriele Cervi, noto presidente di Contromobbing, nonché artefice di uno dei principali siti internet italiani (www.aiutobambini.it) dedicati al tema dell’infanzia abbandonata. Cervi ha reso pubblico questo suo passa nelle scorse ore e l’ha accompagnato con un appello: cerca un legale in grado di seguirlo in questa dura battaglia. I motivi che hanno portato alla denuncia sono legati a una serie di presunte inadempienze: << in molte regioni italiane, soprattutto a Sud, l’anagrafe dei minori in istituti spiega Cervi non è mai stata fatta, in molti istituti sono attualmente ricoverati bambini da 0 a 6 anni malgrado una norma lo vieti, molti giovani non rispettando la Convenzione Europea vivono in istituto fino al compimento del 18° anno di età, per i giudici dei minori italiani no è prevista alcuna particolare specializzazione malgrado la delicatezza delle vicende trattate, la riforma degli assistenti sociali non arriva; una legge, la n.149/01 prevede la chiusura nel 2006 di tutti gli istituti minorili di accoglienza ma non è ancora chiaro come saranno organizzati affidi e case famiglia>>. Un chier de dolèances pesantissimo. Articolo pubblicato dal quotidiano La Provincia il 13 marzo 2003-03

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BERLUSCONI NON HA FATTO NIENTE PER LE ADOZIONI Caro Direttore, mi permetta di abusare della Sua cortesia, per informare l’opinione pubblica, che come cittadino , ho inviato il 21 febbraio una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Silvio Berlusconi dove con rammarico e sofferenza esterno al medesimo la mia amarezza nel constatare che l’illustre uomo politico non ha mantenuto la parola data alla intera Nazione, durante la Sua personale campagna elettorale svoltasi nel 2001. In quella campagna elettorale, palesò pubblicamente che se fosse stato eletto, avrebbe pensato a semplificare le adozioni per dare una famiglia ad ogni bambino. Io stesso, gli mandai una lettera che si può consultare nel mio libro webb,(sito www.aiutobambini.it), dove con il cuore in mano, supplicavo di ricordarsi una volta eletto, di questi innocenti. Purtroppo la mia raccomandata pur pervenuta (datata 11 maggio 2001) non ebbe riscontro, né da parte di Berlusconi, ne da parte di esponenti del suo partito. La situazione a tutt’oggi anzi si è ulteriormente aggravata, in quanto un senatore proprio di forza Italia, un certo Antonio Girfatti presentò nel Luglio del 2002 un disegno di legge (tra l’altro coofirmato da 53 senatori della maggioranza) nel quale si propone di cancellare il termine di chiusura degli istituti (che io chiamo ancora a tutti gli effetti orfanotrofi) fissato dalla legge 149/2001 al 31 dicembre 2006. In questa lettera ho chiesto a nome di questi minori innocenti, di ritirare questo iniquo disegno di legge, in quanto è da ritenersi illegittimo, immorale e illegale nei confronti dell’Onu che sancisce i diritti dei minori ad avere tutti una famiglia. Tra l’altro l’ultimo rapporto dell’Onu che risale al gennaio ’03 (a cui io ho mandato il mio libro come controrapporto), definisce lacunose molte iniziative del nostro Governo relative alla situazione dell’infanzia del nostro paese. A Berlusconi, ho allegato anche una copia del manifesto, (che qui le produco per conoscenza) che fece affiggere in tutto il paese relativo proprio alle adozioni nel quale declamava che per dare una famiglia ad ogni bambino occorrevano adozioni più semplici. Ora ho fatto passare quasi un mese da questa mia ennesima iniziativa, ma visto che nessun riscontro è arrivato, mi sono permesso (come cittadino al di sopra delle parti, ho la fortuna di essere apartitico) di denunciare alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo , l’attuale Governo e le varie istituzioni italiane nella loro interezza in quanto a tutt’oggi i medesimi non hanno adempiuto appieno alla convenzione Europea in materia dei diritti dei minori. Per esplicitare meglio la mia denuncia come ulteriore atto probatorio ho allegato il mio libro (la famiglia negata- lettera a un Parlamento incivile 1995/2003) nelle quali narro le mie passate denunce e pubbliche prese di posizione per dare voce all’infanzia abbandonata italiana. Naturalmente le autorità italiane tramite anche i mass-media (codesta lettera se sarà pubblicata ne sarà una ulteriore prova pubblica), sono state allertate. Dipende ora, dalle nostre Istituzioni se continuare a rendersi latitanti oppure usare il buon senso che il caso consiglierebbe. Comunque sia la loro risposta, io vado avanti usando tutti i mezzi legali che il nostro stato se pur obsoleto, mi mette democraticamente a disposizione. Gabriele Cervi Articolo pubblicato dal quotidiano La Cronaca martedì 25 marzo 2003

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lettera al quotidiano “La Provincia” di Cremona datata venerdì 23 febbraio 2003

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“MANGIA IL TUO VOMITO” Ad Ugento in provincia di Lecce, era una delle punizioni inflitte ai bambini che una coppia di coniugi e la loro figlia avevano in custodia presso un istituto per minori. I tre sono stati arrestati. Più che un Istituto un vero Lager. Ugento (Lecce) Punivano i bambini con pizzicotti, calci e schiaffi, oppure li picchiavano con una mazza e li chiudevano in una stanza, al buio. Ai più forti di carattere offrivano a colazione latte e pane raffermo che in alcuni faceva venire da vomitare. In questi casi, il rigurgito doveva essere ingerito dagli stessi ospiti “puniti”. A giudicare soltanto da alcuni degli episodi di maltrattamenti e violenze contestati dagli inquirenti, assume l’aspetto di un vero e proprio lager il centro cui il tribunale per i minorenni, di Lecce spesso affidava bambini sottratti alle famiglie. La maggior parte dei reati attribuiti riguarda i due coniugi che gestivano l’istituto di accoglienza per minorenni il “Cenacolo” di Ungento, arrestati oggi dai carabinieri con la loro figlia. Le persone catturate sono Antonio e Clementina Spennato, di 44 e 43 anni, e la loro figlia Erika, di 22, che lavorava come impiegata nell’istituti. Quest’ultima è accusata solo di aver compiuto abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni. L’accusa di violenza sessuale contestata a Erika Spennato fa riferimento in sostanza ad atti di libidine che la ragazza avrebbe compiuto, circa due anni fa, con un ragazzo, che all’epoca dei fatti, aveva 15 anni, anch’egli ospite del centro. I due hanno accertato i militari avevano allacciato una relazione sentimentale e stavano insieme. Secondo gli investigatori, quindi tra la giovane e il ragazzo sarebbero avvenuti atti di libidine col consenso di entrambi, anche se la legge sulla violenza sessuale considera reato qualsiasi atto sessuale compiuto con subalternità (in famiglia, in ambienti ai quali sia stato affidato, etc). I due coniugi sono invece accusati di maltrattamenti, minacce, ingiurie, lesioni e sequestro di persona nei confronti di molti dei 16 minorenni (di età compresa tra i due e i 17 anni) che sono ospitati nel centro, su disposizione del tribunale per i minorenni di Lecce che li aveva affidati alla struttura di accoglienza dopo averli tolti alle famiglie d’origine. A quanto si è appreso, i maltrattamenti venivano compiuti nei confronti di bambini e ragazzini “a scopo educativo”. In un caso affermano i militari uno degli ospiti della struttura sarebbe stato colpito al capo con una mazza, in altri casi alcuni bambini sarebbero stati chiusi nelle loro camere al buio. Un altro, invece, secondo l’accusa, sarebbe stato costretto a lavarsi i denti con una spazzola “che gli veniva infilata in bocca con violenza fino a fargli sanguinare le gengive”. In altre occasioni, secondo le indagini, i minorenni erano costretti a mangiare anche quando non volevano, oppure digiunare. Chi si ribellava e protestava veniva minacciato con frasi del genere: “Sarai trasferito in istituti terribili dove ci sono persone cattive e lontano dai tuoi amichetti. I fatti contestati fanno riferimento al periodo compreso tra il 1998 e il 2002 e sono stati accertati dopo che i carabinieri della compagnia di Castrano hanno verificato voci sui maltrattamenti che provenivano dall’interno della struttura. Durante le indagini a quanto si è potuto sapere i militari hanno accolto anche persone che lavorano (o lavoravano) all’interno dell’istituto, che avrebbero confermato i maltrattamenti di cui sarebbero stati vittime gli ospiti. Oltre a sequestrare l’Istituto di via degli Acquarelli, i militari hanno apposto i sigilli anche all’altra sede del centro, in via Manzoni 25, sempre ad Ugento. Il avoro dei beni sequestrati ammonta a circa 500.000 eruro. (16/1/02)

UNGENTO – IL TRIBUNALE DEI MINORI: NON E’ NOSTRO COMPITO VIGILARE SU ISTITUTI DI ACCOGLIENZA. Le relazioni degli assistenti sociali erano tutte positive. Resta il dubbio di chi siano le responsabilità per i maltrattamenti subiti dai bambini. L’AIBI: CI COSTITUIAMO PARTE CIVILE. Lecce: Il tribunale per in Minorenni non ha funzioni ispettive; i controlli sulle strutture che vengono via via utilizzate per l’assistenza ai minorenni non competono quindi ai tribunali minorili. Lo sottolinea il presidente del tribunale per i minorenni di Lecce, Maria Rita Verardo, a proposito della vicenda che ha rilevato un luogo di violenze fisiche e psichiche in una struttura di Ugento, Il cenacolo, nella quale proprio il tribunale talentino per i minorenni, sin dal 1998, invia bambini e ragazzi sottratti alle loro famiglie per motivi diversi. Il titolare del centro, la moglie e la figlia sono stati arrestati ieri. Nell’istituto secondo i carabinieri, il pm Carolina Elia e il gip del tribunale di Lecce Pietro Baffa – i bambini sarebbero stati sottoposti a gravi violenze e maltrattamenti, fisici e psicologi. Secondo il presidente

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Verardo, le relazioni che giungevano trimestralmente ai giudici minorili erano tutte positive al punto che nessuno dei magistrati per i minorenni avrebbe mai avuto sentore di quel che invece contestano gli inquirenti al titolare della struttura e alla moglie. Il presidente del tribunale per i minorenni di Lecce esprime sdegno per un fatto orrendo, mostruoso, che getta fango sull’operato del tribunale minorile. Non avrei mai immaginato aggiunge di avere a che fare con persone dalla personalità distorta, patologica, capaci di camuffare la loro vera natura con comportamenti ingannevoli solo in apparenza amorevoli nei confronti dei minori, quasi di un attaccamento morboso, riuscendo ad eludere anche controlli più rigidi. Per i controlli prosegue il presidente ci affidiamo a chi opera direttamente sul territorio, ai consultori, al Comune, ai carabinieri, ma soprattutto ai servizi sociali: sono loro che espletano per contro nostro una funzione ispettiva. Sono loro che ogni trimestre relazionano sull’andamento di un istituto e sulla sua idoneità. Nel caso di Ungento, tutte le relazioni che ci sono pervenute erano positive tali da non ingenerare sospetti di presunti abusi. Per il presidente Verardo, anche i ragazzi nei colloqui con i giudici si sono sempre dimostrati contenti della sistemazione, perché in quel centro avevano trovato finalmente un calore familiare. Infatti aggiungo per la maggior parte si tratta di ragazzi che di fatto non hanno una famiglia, e che proprio per questo il tribunale aveva deciso di affidare alla casa-famiglia di Ungento, che sci sembrava la sistemazione logistica migliore,d a come si evinceva dalle relazioni delle operatrici sociali. Posso dire che nessuno dei miei giudici dice ancora il Presidente del tribunale talentino per i minorenni ha mai avuto sentore di qualcosa. In passato abbiamo avuto notizie di alcuni dissapori che c’erano all’interno dell’istituto, di un malfunzionamento dal punto di vista amministrativo ma mai di violenze. Solo una volta un’operatrice ci segnalò che un ragazzino era stato schiaffeggiato dai titolari e per questo convocammo i titolari per poi sapere che lo avevano fatto perché perché si era responsabile di un furto. Ho piena fiducia nella giustizia penale conclude Verardo perché faccia piena luce sulla vicenda, da parte mia posso dire che da ora in poi i controlli saranno intensificati 17 ottobre ‘02

UGENTO – RESTANO IN CARCERE I GESTORI DE IL CENACOLO Lecce : Restano in carcere Antonio,Clementina ed Erica Spennato, padre, madre e figlia arrestati il 16 ottobre scorso nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla luce maltrattamenti e abusi perpetrati nei confronti dei minori ospitati nel centro di affidamento Il Cenacolo di Ugento (Lecce). Il gip di Lecce Pietro Baffa ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata ieri nel corso dell’interrogatorio dai legali difensori degli arrestati, negando anche la concessione degli arresti domiciliari. Una decisione maturata ha detto il gip dall’esigenza di mantenere la custodia cautelare per il timore di una reiterazione dei reati. I legali difensori dei tra hanno già depositato il ricorso contro la decisione del gip presso il tribunale del riesame chiedendo l’immediato annullamento dell’ordinanza o in alternativa i domiciliari. Nei prossimi giorni,intanto, saranno interrogate dal pm altre operatrice del centro che hanno prestato servizio fino a pochi giorni prima della chiusura e saranno nuovamente sentiti i 16 ragazzini ospiti del centro. Al fascicolo dell’inchiesta si è aggiunta anche la denuncia di una coppia di Ruttano (Lecce), secondo la quale il figlio minore sarebbe stato trattenuto arbitrariamente nella struttura mentre con i genitori era andato a far visita a due fratelli che erano ospitati nel centro. 19 ottobre 02

LECCE – IL TRIBUNALE SAPEVA DEI MALTRATTAMENTI AI MINORI Denuncia del legale di un genitore. Dal relativo fascicolo, sono scomparsi solo e soltanto la copia della denuncia e il verbale di udienza che ne attestava l’avvenuto deposito. Lecce: Il difensore del padre di un bambino dato in affidamento dal tribunale per i minorenni di Lecce ad un centro di accoglienza convenzionato, Avv. Andrea Falcetta, denuncia che , a differenza di quanto sostenuto dalla presidente dello stesso tribunale, almeno in un caso è dimostrato che in realtà sapeva dei maltrattamenti subiti dai bambini, negli istituti convenzionati con il tribunale dei minori. Il 29 dicembre 2000 il legale depositò in udienza, nell’ambito di una causa assegnata alla presidente del Tribunale per i minorenni di Lecce, dott.ssa Verardo, una denuncia firmata dal dott. Massimo Cortinari del Policlinico di Bari relativa all’avvenuta somministrazione di psi-

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cofarmaci, all’interno del centro di accoglienza, Nostra Famiglia di Ostini (Brindisi), al bambino il cui padre è difeso dall’avv.Falcetta in un giudizio appunto sui maltrattamenti subiti dal figlio. Non posso credere rileva il legale che la Presidente non abbia letto il verbale dell’udienza di una causa che si era autoassegnata, senza contare che pochi giorni dopo, dalla mole immensa del relativo fascicolo, sono scomparsi solo e soltanto la copia della denuncia di Cortinari e il verbale di udienza che ne attestava l’avvenuto deposito, il che rende inquietante la cosa. Inoltre, aggiunge, nei confronti della dott.sssa Verardo, da parte anche di altri legali, sono state presentate numerose denunzie per reati vari ( principalmente per omissione di atti d’ufficio) , ma anche per concorso nei maltrattamenti subiti dal figlio del mio assistito all’interno della suddetta casa famiglia, maltrattamenti accertati anche da una ispezione disposta dalla Regione Puglia a seguito di un nostro circostanziato esposto, nel quale si indicavano con nome e cognome gli assistenti sociali coinvolti nella vicenda. L’avv. Falcetta assicura che copie degli esposti e delle denunce sono state da tempo inviate anche al Ministro della Giustizia: sarebbe perciò giunto il momento conclude che costui si decidesse a ordinare una ispezione con monitoraggio di tutti i fascicoli di affidamento e adozione. Le accuse al tribunale per i minorenni di Lecce sono venute in seguito all’arresto di tre persone, padre, madre e figlia, che gestivano il centro Il Cenacolo di Ungento (Lecce), all’interno del quale sarebbero stati compiuti maltrattamenti e abusi sui 16 ragazzi dati in affidamento appunto dal tribunale. 20 ottobre 2002

LEGALE CHIEDE ISPEZIONE IN TRIBUNALE MINORE DI LECCE Servirà ad accertare eventuali abusi di omissioni compiuti nell’ambito delle procedure per l’affidamento e l’adozione di diversi bambini ed è stata chiesta dall’avv. Andrea Falcetta. A Mirabella forse hanno espiantato gli organi. BARI – Un’ispezione ministeriale presso il Tribunale per i minorenni di Lecce per accertare eventuali abusi ed omissioni compiuti nell’ambito delle procedure per l’affidamento e le adozioni di diversi bambini è stata chiesta al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, dall’avv.Andrea Emilio Falcetta, che assiste una famiglia a cui è stato tolto un figlio. L’annuncio è stato dato dal legale nel corso di una conferenza stampa tenuta nel pomeriggio a Bari nella sede dell’Unione Italiana Ciechi. Un’analoga richiesta, che non ha avuto seguito, era stata avanzata nel marzo del 2002 dal prof.Sergio Starace presidente del comitato permanente per la tutela dei genitori, presente anche lui alla conferenza stampa. Alcuni componenti del comitato tempo fa, per protestare contro i giudici si incatenarono e presidiarono per due mesi e mezzo, giorno e notte, l’estenro del Tribunale per i minorenni di Lecce e per altri 15 giorni fecero lo sciopero della fame. In una lettera aperta al ministro Castelli, l’avvocato Falcetta scrive che sono 28.000 in tutta Italia i bambini ospiti di case famiglia gestite dai privati i quali, grazie ad una incredibilmente efficiente rete di convenzioni con gli enti locali si spartiscono una torta di complessivi 2000 miliardi di vecchie lire ogni anno Da qui la conclusione del legale che è necessario fare anche indagini patrimoniali a carico di chi si occupa di affidamenti e adozioni, di chi prepara segnalazioni e relazioni da inviare alla magistratura perché i bambini sono diventati loro malgrado il business del nuovo millennio. Vogliamo l’ispezione ha concluso il legale epr sapere se in nostri sospetti sono fondati, vogliamo che il ministro ci risponda, anche per dirci che non è vero nulla, e che si assuma le sue responsabilità. Il prof. Starace ha invece annunciato che i componenti del comitato faranno una forte protesta sotto il ministero della Giustizia. 28 gennaio 2003

Articoli estrapolati dal quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno.

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DOPO L’ORFANATROFIO Sono 82 gli istituti che nel 2006 dovranno chiudere i battenti Il reinserimento riguarda 1.300 bambini Elena Sondano. Sono 82 in Calabria gli istituti ma chiamiamoli pure senza reticenza alcuna orfanotrofi, che nel 2006 dovranno per legge chiudere i battenti. Tanti minori, esattamente 1300 che usciranno da ricoveri chiusi e spersonalizzati per andare….dove? La legge di riforma delle adozioni impone il superamento della logica del ricovero del bambino in un istituto e indica la strada dell’affidamento a una famiglia.

L’ACCOGLIENZA COME PUNTO DI PARTENZA Sono 1.300 i minori ospiti degli 82 istituti della regione Calabria. Per sollevare questo problema il responsabile del settore servizi della Lega delle cooperative Ledda ha scritto al capo di gabinetto della Giunta regionale Franco Morelli. Oggi dice Ledda vengono chiamati Istituti con una parola che addolcisce un po’ tutti, ma restano quello che sono orfanotrofi. Che entro il 31 dicembre 2006 dovranno chiudere per legge i battenti. La legge di riforma delle adozioni infatti ricorda il dirigente della Lega impone il superamento della logica del ricovero del bambino in un istituto e indica la strada dell’affidamento a una famiglia o in seconda battuta, l’inserimento in comunità di tipo familiare.

Venticinquemila bambini in istituto, diecimila gli affidi Griffini: “L’affido in Italia non funziona perché non interviene il privato sociale” Sono 25 mila in Italia i bambini abbandonati ed ospitati negli istituti: la stima e’ stata fornita da Luana Zanella, parlamentare dei Verdi, ad un convegno organizzato a Roma dagli stessi Verdi sulle adozioni e gli affidamenti e dove e’ stata rilanciato la petizione del suo partito contro la riforma Castelli che abolisce i tribunali per i minorenni ed istituisce sezioni specializzate nei tribunali ordinari. Zanella nel suo intervento ha riferito che ‘’non solo i ragazzi negli istituti non sono diminuiti, ma il loro numero è in aumento. Inoltre, benché un terzo di essi, circa 8 mila, non abbia più rapporti significativi con la famiglia d’origine, non sono aumentate né le adozioni né gli affidamenti’’. A fronte di questo numero impressionante di bambini italiani ancora negli orfanotrofi - che entro il 2006 dovranno chiudere – ad oggi gli affidi in Italia sarebbero circa 10 mila. “Un istituto, quello dell’affidamento familiare, che versa in grave difficolta’ - ha osservato l’on. Zanella - e a cui poco si ricorre” Sul fallimento dell’istituto dell’affido si è più volte pronunciato anche Amici dei Bambini. “L’affido non funziona perché non intervengono le forze del privato sociale – spiega Marco Griffini – L’on. Zanella ha messo il dito sulla piaga: non si comprende perché gli enti, autorizzati a gestire le adozioni internazionali, non possano occuparsi anche di selezionare la famiglia affidataria nell’interesse del minore. E’ inutile continuare ad appaltare al pubblico questo tipo di servizi” In tema di adozione e affidamento mancano ancora molte certezze, anche perché non esiste quella banca dati nazionale prevista dalla 149/2001 che compete al ministero della Giustizia e che non è stata ancora attivata. L’on. Zanella ha infine sollecitato l’attuazione piena della legge che prevede anche in ogni regione un osservatorio sulle adozioni e sugli affidi, iniziativa assunta solo da alcune regioni, fra le quali il Veneto, la Toscana, il Piemonte. (fonte: Ansa, Amici dei Bambini) 08/04/2003

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Affido: sempre più un fenomeno del nord Italia Osservatori regionali in sedici regioni su ventuno Prime la Liguria e il Piemonte, ultime le regioni meridionali: l’affido familiare e’ un fenomeno del settentrione. Non a caso, la maggiore concentrazione di minori negli istituti sono nel sud Italia, di cui circa la meta’ solo in Sicilia. In circa un caso su due il bambino affidato torna poi nella sua famiglia di origine. Questi alcuni dati emersi nel corso del convegno organizzato a Roma dai Verdi su adozione ed affidamento: è in corso infatti, in tutto il 2003, un’indagine sui minori ricoverati negli istituti, condotta dal Centro nazionale di documentazione per l’ infanzia e l’adolescenza di Firenze per conto del ministero del Welfare. La media nazionale dell’affidamento familiare e’ di 0,9 per mille; in Liguria si raggiunge il 2,2, in Piemonte l’1,9 e in Emilia Romagna l’1,7. Nelle regioni meridionali i valori sono invece - è stato riferito - ‘’molto inferiori’’ alla media nazionale. L’indagine ha rilevato finora che una famiglia che decide di accogliere un bambino in affidamento lo fa per motivazioni religiose e solidaristiche (58,9%), per condividere con altri le proprie risorse (16,6%), per un’ apertura verso gli altri (13%), per l’assenza di figli propri (11,1%). Nel complesso gli istituti per minori sono 475 mentre le comunita’ educative per minori sono 710; i bambini ricoverati sono stimati, sempre nel 1999, in 18.562 (il 50,4% sono maschi) mentre quelli ricoverati in strutture alternative almeno 10.626. La fascia di eta’ maggiormente interessata dei minori in istituti e’ quella 6-10 anni (il 32,5%). Nel 46% dei casi l’ esperienza dell’affidamento si comincia a vivere a 5 anni. All’ origine dell’affidamento familiare si ritrova l’abbandono o la trascuratezza (67,2%); segue la tossicodipendenza (26,9%), i problemi economici (23,6%), la conflittualita’ della coppia (21,5%). Nel 41,6% dei casi il minore rientra nella famiglia di origine superando quindi i motivi che avevano causato la sua uscita dalla famiglia. ‘’L’esperienza dell’affidamento - osserva il Centro di Firenze - si e’ dimostrata nel complesso positiva e la qualita’ della vita dei minori e’ decisamente migliorata. Un segno tangibile fra gli altri e’ ad esempio il miglioramento se non addirittura la scomparsa di problemi comportamentali del minore, presenti invece al momento del suo inserimento in famiglia’’. Inoltre sono stati costituiti gli osservatori regionali su adozione e affido in 16 regioni su 21; gli enti titolari dell’affidamento sono 1.027 in tutta Italia (in Puglia con 163 il numero maggiore, segue la Lombardia con 120; ultima la Sicilia con 112). (fonte: ANSA). 08/04/2003

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TRADUZIONE LETTERA UFFICIO ANNAN Signor Cervi , La ringraziamo per la lettera del 29 Gennaio 2003 da Lei inviataci insieme alla copia del libro web:” La famiglia negata: un crimine sociale”. L´ufficio di Annan ha inoltrato il Suo materiale alla Sezione Protezione dell´Infanzia dell´UNICEF, essendo quest´ultimo incaricato dall´Assemblea Generale delle Nazioni Unite di garantire la protezione dei bambini in tutto il mondo attraverso i suoi Uffici locali e regionali, nonché attraverso i 37 Comitati Nazionali che sostengono i programmi UNICEF. I Leaders mondiali si riunirono nel 1990 e fecero la seguente dichiarazione nel Piano d´Azione del Vertice Mondiale: ...per un armonioso e pieno sviluppo della loro personalità, i bambini dovrebbero crescere all´interno di un ambiente familiare, in un´atmosfera di gioia, amore e comprensione. Di conseguenza, tutte le istituzioni della società hanno l´obbligo di rispettare e sostenere gli sforzi dei genitori o degli eventuali tutori di educare e crescere i minori in un ambiente familiare. Gli sforzi iniziali ebbero un seguito nel Marzo 2002, quando gli stessi leader mondiali si riunirono per la Sessione Speciale sull´Infanzia per esaminare i progressi raggiunti e per stabilire nuovi obiettivi per la decade successiva. Fra gli argomenti all´ordine del giorno vi fu quello del ruolo sociale della famiglia. La ringraziamo vivamente per il suo interesse verso la questione infantile. Cordiali saluti, KoarinLandtgr, Responsabile della Protezione Infantile

BAMBINI A COLLODI LA CONFERENZA NAZIONALE SULL’INFANZIA NON DICIAMO BUGIE «Il primo diritto di un bambino è vivere in una famiglia», spiega Grazia Sestini. «Dirlo non basta più, servono i fatti». Confessiamolo subito. Se ti occupi di bambini da più di qualche anno, una sola parola rischia di farti storcere il naso. Basta la notizia di un convegno, una dichiarazione, un forum o una Carta, e quel sottile filo interno che arriccia la smorfia si muove. Poi, arriva il termine asettico e freddo, infanzia, e ti vien voglia di correre ai ripari, ad abbracciare un bambino “vero”, a fare qualcosa subito, la più concreta e immediata, che ti cauterizzi l’anima dalla genericità dei proclami e dei buoni propositi. Tra il 18 e il 20 novembre prossimi si svolgerà la seconda Conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza, a Collodi, patria di Pinocchio. La provocazione viene spontanea: per favore, niente bugie. Parola che, quando si parla di bambini, si declina soprattutto in superficialità, promesse d’aria, luoghi comuni che, innanzitutto, prima ancora della falsità colpevole, hanno il difetto di spingere in là un tempo che per chi sta crescendo è tutto. A un bambino che vive in istituto oggi non interessa quanto viene programmato per domani; per un altro che cerca un padre e una madre non conta quello che sarà realizzato in futuro, e un adolescente “che vive in situazione di disagio” vorrebbe essere ascoltato prima di compiere un gesto da titoloni sui giornali. «Ma bugia è anche parlare dell’infanzia solamente in termini drammatici», mette in guardia Grazia Sestini, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che organizza la Conferenza, in cui si discuterà di lavoro minorile, pedofilia, bullismo e devianze, ma anche di sport, spettacolo e nuovi mezzi informatici. «La scelta di Collodi, dell’evocazione di una delle fiabe più amate, nasce dal desiderio di avere sui bambini uno sguardo positivo, che considera come la maggior parte di loro vive con una famiglia, in una situazione “normale”, magari in condizioni economiche differenti, ma senza drammi particolari. Non bisogna rischiare di dare un’immagine totalmente negativa, che generalizza e diluisce i problemi». I problemi tuttavia ci sono. A cominciare da quelli dei bambini che non vivono in una famiglia, ma rimangono per anni in istituto. Le legge 149 dice che entro il 2006 saranno chiusi. Il Governo che cosa prevede? «Quella data non si tocca. Ma parliamo di un obiettivo che non si realizza con un colpo di bacchetta magica. Non bisogna ripetere quanto in parte accadde con la legge 180: non basta dire chiudiamo i manicomi se non si trovano le soluzioni alternative».

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Quella stessa legge parla del potenziamento dell’affido, che in Italia rimane una realtà molto discontinua a seconda delle zone. Persino i dati sui bambini che vivono in istituto non sono omogenei... «Il Centro nazionale di documentazione dell’Istituto degli innocenti ha appena concluso un’indagine importante che ci ricorda come molti di quei bambini una famiglia in effetti ce l’hanno, ma per svariate ragioni è incapace di prendersi cura di loro. Occorre lavorare per sostenere questi genitori ed è quanto faremo chiedendo a Regioni, Comuni e associazioni di collaborare affinché si cerchi la migliore soluzione per ogni bambino». Pensate di diffondere il sostegno economico alle famiglie affidatarie e l’aiuto a quelle che si rendono disponibili alle adozioni “difficili”, di bambini già grandicelli o malati, come sono quelli ormai dichiarati adottabili da tempo, ma non richiesti da nessuno? «Per quanto riguarda gli aiuti economici, si potrebbe pensare di usufruire anche di parte dei fondi della legge 285, ma qualunque intervento può essere solo il frutto di un accordo tra Stato, Regioni, Comuni e il privato sociale, che in questo campo è determinante. Inoltre bisogna rendersi conto che in alcuni casi l’adozione è davvero difficile, per cui occorre predisporre contesti familiari provvisori che permettano di far vivere il bambino nel suo abituale ambiente, senza sradicarlo completamente. Inoltre, lavoreremo per snellire la burocrazia, che talvolta soffoca l’iter delle adozioni perché, come talora accade nel nostro Paese, un’ottima legislazione si incaglia nella realizzazione concreta». Quali sono le altre priorità su cui lavorerete alla Conferenza e nei prossimi mesi di governo? «Tutto il nostro impegno parte da una svolta culturale rispetto al passato. Oltre a riconoscere il bambino come singolo soggetto di diritti, bisogna ricordare sempre che il suo primo diritto è quello di avere una famiglia. Per questa ragione, tutti i grandi interventi di sostegno all’infanzia sono interventi a favore della famiglia e, come ho già detto, di impegno per darne una a chi non ce l’ha. Inoltre, vogliamo avviare politiche che riguardino gli adolescenti, favorendo quelle esperienze educative, come gli oratori e gli altri centri di aggregazione, che al di là della scuola e della famiglia si rivelano decisive in questa età». Magari con un occhio alle nuove tecnologie e a Internet? «Con un approccio a ciò che li appassiona non difensivo, ma positivo. Da “ex prof ”, so che è sciocco scagliarsi in battaglie e proibizioni, e costruttivo, invece, far germogliare dal punto di vista educativo i loro interessi». Renata Maderna

Franca Ciampi: “Sarò vicina ai bambini dimenticati” Amici dei Bambini al Summit della Solidarietà Giuseppe Salomoni, vicepresidente di Amici dei Bambini, ha incontrato Franca Ciampi illustrando le iniziative dell’associazione a favore dei milioni di bambini dimenticati negli istituti del mondo. “Da sempre sono vicina alla realtà dell’infanzia in pericolo, da tempo seguo il dramma dei bambini africani malati di Aids - ha detto la signora Ciampi al vicepresidente Salomoni - ma farò di tutto per sostenere le iniziative a tutela dei minori abbandonati”. Salomoni ha inoltre precisato l’impegno di Amici dei Bambini in tutto il mondo, finalizzato a tirar fuori i bambini dagli istituti e consentir loro di sentirsi finalmente figli. Il colloquio è intercorso in occasione di un incontro tra il presidente della Repubblica Carlo Azeglio

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Ciampi e le associazioni del Summit della solidarietà, svoltosi oggi a Roma. Il privato sociale ha presentato le proprie iniziative in corso, focalizzando l’attenzione sulla necessità di allineare l’Italia con l’Europa in tema di defiscalizzazione delle donazioni. 09/04/2003

Percosse a minori: a processo «Casa Famiglia» Roma Saranno processati il prossimo giugno la titolare e un operatore della casa famiglia «La Foglia», al Portuense, a Roma, accusati di aver sottoposto a vessazioni, botte e umiliazioni quattro minori, due maschi e due femmine di età compresa tra i dieci e i quattordici anni. Lo ha deciso il gup Maria Antonietta Ciriaco che ha accolto la richiesta del pm che aveva evidenziato, oltre allo stato di abbandono e trascuratezza in cui venivano lasciati i ragazzini, anche le condizioni igieniche precarie all’interno dell’istituto. di Emilia Patruno foto Vision

GIUSTIZIA LA PROPOSTA CHOC DEL MINISTRO CASTELLI DI ABOLIRE I TRIBUNALI DEI MINORI CHI LI GIUDICHERÀ? Secondo un progetto di riforma molto criticato, i ragazzi sotto i 18 anni che si macchieranno di reati verranno affidati a magistrati specializzati in problemi della famiglia. «Chi sbaglia ha diritto a essere recuperato, ma senza perdonismo». Il ministro della Giustizia Roberto Castelli, a Collodi, la città dell’autore di Le avventure di Pinocchio e simbolo dell’infanzia, nel corso della Conferenza tematica dedicata alla tutela e alla cura dei minori, ha espresso pochi mesi fa il suo parere sullo spinoso tema della devianza minorile. «Sul piano penale», ha detto Castelli, «i fatti di cronaca più inquietanti ci impongono di prendere atto che il fenomeno deve essere attentamente valutato e non sottovalutato. La lettura dei dati statistici evidenzia come non sia aumentato tanto il numero dei reati commessi da minori, quanto il numero dei reati che vengono commessi con violenza a cose e nei confronti di minori. Sono aumentati, ad esempio, i reati di omicidio commessi per futili motivi ed è aumentato il numero dei ragazzi minorenni con problemi psichici». «Il Governo ha inteso porre equilibrio tra due diverse esigenze», ha detto ancora Castelli. «Da un lato l’esigenza del recupero del minore, dall’altro il bisogno di evitare l’effetto devastante che può derivare da un atteggiamento deresponsabilizzante nei confronti dei minori autori di reati». Castelli ha fatto riferimento anche al caso di Erika, mai nominata direttamente, raccontando di una lettera della ragazza minorenne in cui sosteneva di voler uccidere la madre perché tanto non sarebbe stata perseguita. Un esempio che ha fatto rumoreggiare la platea e ha dato il via alla protesta dei presenti. Sul piano civile, invece, il ministro Guardasigilli ha riaffermato la ratio che sottintende la riforma proposta e ancora una volta ha messo al centro la famiglia: «Nella Conferenza nazionale sull´infanzia e sull’adolescenza viene riservato grande spazio al tema della famiglia. Anche le recenti modifiche a istituti importanti quali quello dell’adozione hanno riaffermato il principio del diritto di ogni minore ad averne una, come tutti. Secondo questa visione dovrebbero essere inquadrati anche i problemi della giustizia minorile». Oggi, secondo il ministro Guardasigilli Castelli, non è così. E da ciò la proposta di abbattere ogni frammentazione di competenze fra Tribunali dei minorenni e Tribunale ordinario. «La priorità individuata da questo Governo, quindi, non è semplicemente quella giuridicamente fondata dalla necessità di razionalizzare le competenze in materia civile presso un unico giudice specializzato, ma anche di affermare il principio ricordato, secondo cui la famiglia e i minori rappresentano due aspetti della nostra società che non possono più essere affrontati separatamente». È stata una delle proposte più shoccanti fatte dal Governo, quella dell’eliminazione dei Tribunali per i minorenni attribuendo le competenze a sezioni specializzate in problemi della famiglia. Polemica l’Unione delle camere minorili: «In questo modo si svilirebbe una centenaria strutturazione specialistica e multidisciplinare per trasferire la competenza in materia di diritto minorile,

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lontana da qualsivoglia specificità e autonomia, nel calderone della giustizia ordinaria, arrivando persino a ipotizzare un pubblico ministero minorile non specializzato, privo di autonomia e accorpato agli analoghi Uffici istituiti presso i Tribunali ordinari». Perplessi e preoccupati gli operatori più a contatto con il disagio giovanile. Molto preoccupato si dice don Virginio Colmegna, responsabile della Caritas lombarda, che aggiunge di condividere con tutti gli operatori a contatto con i minori la sua contrarietà: «La prospettata abolizione del Tribunale per i minorenni fatta in questo contesto presuppone un aumento delle professionalità sociali, anche e soprattutto in materia penale, dato che occorre una responsabilità che non prende in considerazione solo il carcere, ma che interpella la società nel suo insieme».

Buttati a mare 70 anni di diritto Sulla “qualità” dei giudici si interroga anche il presidente del Tribunale dei minori di Milano, Livia Pomodoro: «Dove trovare 500 giudici specializzati in problemi della famiglia, destinati a occuparsi, oltre che di giustizia minorile, anche di civile, penale, amministrativa, separazione, divorzi, tutela della persona, handicap, interdizione? Non sono contraria in linea di principio a riformare tutto quello che non funziona. Ma prima di buttare a mare settant’anni di esperienza e di cultura dell’infanzia che si sono radicate nei Tribunali per i minorenni, forse si dovrebbe pensare se non vale la pena di concentrare nei Tribunali dei minori anche le attività che si svolgono in quelle poche sezioni distaccate, se il bisogno è quello di andare sul territorio in modo da essere più vicini ai cittadini». «I problemi per l’attuazione del progetto del Governo», prosegue la Pomodoro, «non sono semplicemente teorici ma gravemente ostativi. Oggi ci sono 180 giudici minorili su trenta Tribunali in Italia. Se si dovessero costituire sezioni specializzate con compiti così considerevoli, ognuna di cinque componenti, dove trovare i giudici con tali competenze? A meno che non si voglia buttare a mare la specializzazione». Emilia Patrono fonte Famiglia Cristiana settimanale Mercoledì 22 gennaio 2003

Bambini in istituto, un futuro in famiglia Da Rimini Quinto Cappelli «Vogliamo la chiusura degli istituti per minori, per dare una famiglia ad ogni bambino, sfidando la complessa realtà. Per far questo occorre un patto sociale serio fra politica, cultura e associazioni. A questo scopo occorre una politica vera per la famiglia, perché la cellula fondamentale della società si apra al futuro e alla vita. L’affido dei bambini che ora sono ancora in istituto sarà possibile, se le strutture pubbliche sosterranno concretamente, con mezzi e servizi chi ha voglia di fare famiglia e figli. Inoltre, occorre sostenere le associazioni familiari che supportano le famiglie affidatarie, che sono libere aggregazioni di famiglie a sostegno di altre famiglie. Insomma, vogliamo chiuder gli istituti per minori, ma non vogliamo fare una “Basaglia-bis”, per abbandonare i minori a se stessi o alle famiglie». Questa specie di manifesto è «firmato» da don Oreste Benzi, fondatore dell’Associazione Giovanni XXIII di Rimini, Luisa Santolini di Roma, presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari, Alda Vanoni di Milano, presidente nazionale Famiglie per l’Accoglienza e altri rappresentanti di varie associazioni e case famiglia, che hanno partecipato ieri a Rimini al convegno nazionale «Verso il 2006: la chiusura degli istituti per minori, il ruolo di famiglie, comunità e associazioni». Per don Benzi i minori devono essere tolti dagli istituti, «perché come ogni ragazzo ha il diritto alla vita, così ha diritto ad una madre e ad un padre più che a servizi e assistenza». Paola Egidi di Ancona, referente del Coordinamento nazionale Servizi affido di enti locali e Asl, ha concordato che, tramite l’affido, «la famiglia resta la soluzione migliore per la crescita equilibrata dei bambini. Il problema però è che le famiglie affidatarie sono in calo». L’allarme arriva a questo proposito dal disegno di legge 791, presentato da 55 senatori del Polo (tutti del sud), per mantenere aperti e funzionanti gli istituti. La volontà del governo di varare un Piano straordinario per la chiusura degli istituti (legge 149 del 2001) rischia di

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rimanere lettera morta? Giovanni D’Averio, direttore generale delle problematiche familiari e diritti dei minori, ha rassicurato che il ministero del Welfare è impegnato su quattro fronti per affrontare il problema chiusura istituti. Primo. È stato affidato all’Istituto degli Innocenti di Firenze il compito di fotografare l’entità del fenomeno, che entro ottobre dovrà dire quanti sono i ragazzi negli istituti. Secondo. Formazione entro giugno il Tavolo di lavoro «per linee guida delle ipotesi di attuazione», dove sono già 85 le adesioni di enti e associazioni («già troppe» per D’Averio). Terzo. Trovare «consistenti fondi», fra ministero e Regioni. Quarto. Promuovere una campagna di spot rivolta alle famiglie, per «convincerle» all’affido. Una proposta di don Benzi è ancora più radicale: «Donare ad ogni coppia cristiana un bambino in affido»

Minori: don Benzi, si decida per chiusura di istituti di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it) 05/05/2003 La dichiarazione del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII Il 2006 è l’anno previsto dalla legge per la chiusura definitiva degli istituti per i bambini. Siamo ad una svolta. Si o no ! Le dinamiche interne della vita dei bambini ci indicano i passi da compiere. La necessità di una base sicura che crei la relazione ci dice che non si possono dare le soluzioni che fanno comodo agli adulti o al sistema. In Italia siamo in una situazione di passaggio. Quanto pesa il Disegno di Legge 791 presentato da 55 Senatori per mantenere aperti e funzionanti gli Istituti ? La volontà dichiarata dal Governo di un Piano straordinario per la chiusura degli istituti rischia di rimanere lettera morta? O le risposte di tipo familiare – l’affidamento, l’adozione aperta, le Case Famiglie- avranno il sopravvento o si ritornerà alle logiche delle strutture, degli istituti camuffati. Al Convegno spiegheremo le ragioni ed i modi per attuare un reale superamento dell’istituto affinché il grido “portami a casa tua” di ogni bambino, ancora fin troppo attuale, diventi realtà. Il sogno è possibile, non può essere sciupato.

I Numeri Fenomeno che coinvolge migliaia di minori Quanti sono i minori negli istituti italiani? C’è chi dice 30-40 mila, chi la metà. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 1999 i minori ai servizi sociali erano 28.148, di cui 941 nei centri pronta accoglienza, 2725 in comunità familiari, 1424 in comunità riabilitative, 2392 in comunità alloggio, 10626 in istituti, 1060 in centri d’accoglienza immigrati, 1044 in altre sistemazioni. Gli istituti erano 500, in gran parte al sud, fra cui pochi con 60-70 ragazzi. Per l’Associazione Giovanni XXIII, i bambini in affido nelle case famiglia sarebbero intorno ai 10mila. Secondo Ermenegildo Cicciotti dell’Istituto Innocenti di Firenze, i circa 10mila minori degli istituti potrebbero essere collocati al 50% in affidi intrafamiliari (a parenti) e l’altra metà ad affidi eterofamiliari (famiglie). Mentre però diminuiscono le famiglie che chiedono l’affido (temporaneo), crescono le domande d’adozione di minori: 11856 nel 2000, contro i 1716 decreti d’adozione del tribunale. (Q.C.)

Adozioni: manca ancora la banca dati “Occorre lavorare per ridurre i tempi di attesa” L’assenza della banca dati dei bambini adottabili e dei genitori disponibili all’adozione è forse il tassello mancante più evidente della legge 149/2001, che sta incontrando numerose difficoltà nell’attuazione. È’ questo il punto di partenza di un articolo uscito oggi sul Sole 24 Ore, che riassume la situazione attuale del nuovo sistema delle adozioni. La banca dati nazionale doveva essere attuata entro 180 giorni dall’entrata in vigore della riforma: la prospettiva della chiusura degli istituti, al 31 dicembre 2006, prevede infatti la soluzione dell’affido, della comunità di tipo familiare e dell’adozione. Tuttavia in Parlamento si parla di proroga., mentre è del tutto imprecisato il numero effettivo dei minori in istituto (da 15mila a 28mila) Sul fronte delle adozioni internazionali, Jean Marie del Bo, autore dell’articolo, analizza la situazione degli enti autorizzati, il cui numero è notevolmente cresciuto negli anni (oggi sono 67). “Non sempre gli enti riescono a svolgere nel modo migliore l’attività preparatoria all’adozione – spiega Del Bo – Inoltre, dopo il ritorno in Italia, il sostegno dei servizi resta facoltativo. Con il rischio che le fami-

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glie preferiscano affrontare da sole anche difficoltà rilevanti”. Giulia De Marco, presidente del tribunale per i minorenni di Torino dal 1997, ritiene che “il superamento degli istituti non avverrà con le adozioni: ci si augura che arrivi con l’affidamento – spiega il magistrato – La disponibilità delle famiglie arriva fino ai sei/sette anni di età del bambino e non per gli adolescenti che avrebbero bisogno di due figure stabili ed esclusive.” De Marco, che si dichiara favorevole alla gestione delle adozioni “attraverso gli enti autorizzati per evitare i rischi di compravendite”, auspica che si arrivi ad accorciare “i tempi dell’abbinamento nell’adozione internazionale, mentre per quella nazionale bisognerebbe ridurre i tre anni di efficacia della dichiarazione di disponibilità”. (fonte: Il Sole 24Ore)

Don Benzi richiama alla svolta del 2006. 10mila bimbi da liberare di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it) 14/05/2003 La Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato un incontro tra istituzioni e privato sociale per parlare del piano di chiusura degli istituti. E del rilancio dell’affido. Sono più di 10mila, sparsi in più di 400 istituti in tutta Italia. Sono piccoli, ma anche adolescenti, con una storia familiare di abbandono e sofferenza alle spalle. Per loro, la legge 149 sulle adozioni ha decretato una svolta storica: la chiusura degli orfanotrofi dove sono ospitati, per una soluzione di accoglienza in famiglia o comunque coerente con le loro necessità. Il tema è stato affrontato a Rimini, l’8 maggio scorso, nel convegno Verso il 2006: la chiusura degli istituti per minori con il quale la Comunità Papa Giovanni XXIII ha voluto chiamare a raccolta rappresentanti del governo e delle Regioni, dei servizi pubblici e delle organizzazioni del privato-sociale per fare il punto della situazione. Nel novembre scorso, infatti, alla Conferenza nazionale dell’Infanzia e dell’adolescenza, il sottosegretario Grazia Sestini aveva annunciato un Piano straordinario per la deistituzionalizzazione dei minori, e un programma di promozione dell’affido. “In quell’occasione c’era stato un primo incontro per creare un Tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, chiamato a definire dei percorsi operativi. Da allora, però, non siamo più stati riconvocati”, dice Valter Martini, responsabile del Servizio minori e affido della Comunità Papa Giovanni XXIII. “Ci sarà una convocazione entro l’estate”, assicura Giovanni Daverio, direttore generale delle politiche familiari del ministero del Welfare. “Il Piano straordinario”, spiega Daverio, “passa anche attraverso un lavoro capillare di monitoraggio degli istituti ancora aperti”. La ricerca è stata affidata all’Istituto degli Innocenti di Firenze, che sta svolgendo un’indagine sulle strutture ancora aperte (tipologia, personale, progetto di riconversione) e sui minori ospitati (età, storia, possibilità di accoglienza). La questione della riconversione degli istituti, alcuni dei quali sono retti da congregazioni religiose, è decisamente spinosa. Come è noto, è stata anche oggetto di una proposta di legge di un gruppo di senatori della maggioranza che vorrebbero salvaguardarne il valore educativo ed evitarne la chiusura. Al convegno di Rimini è intervenuta anche suor Manuela Latini, responsabile dell’Usmi-Firas, la federazione delle religiose operanti nel sociale, che “ha assicurato una collaborazione attiva per partecipare al percorso di chiusura di queste strutture”, dice Walter Martini. Ma basta che una struttura non sia classificata come “istituto” per poter dire che rappresenta una risposta valida ai bisogni di un bambino? Per don Oreste Benzi certamente no: “O le risposte di tipo familiare avranno il sopravvento o si ritornerà alle logiche delle strutture, degli istituti camuffati. Il 2006 è l’anno previsto dalla legge per la chiusura definitiva. Siamo a una svolta. Sì o no !”, ha dichiarato, portando ad esempio la straordinaria esperienza della Comunità, che conta 186 case famiglia in tutta Italia (rette da vere famiglie), oltre alle famiglie aperte e alle tante altre esperienze di condivisione che hanno salvato migliaia di persone in difficoltà. Ma oltre a questa risposta, per gli oltre 10mila minori in istituto sarà necessario rivitalizzare la sensibilità delle altre famiglie italiane: “Sono in previsione delle campagne informative e di sensibilizzazione”, assicura Daverio. E combattere la frammentazione delle politiche di sostegno all’affido che, in questi anni, sono state lasciate “alla lungimiranza degli amministratori locali o alla buona volontà degli operatori, creando una enorme disparità territoriale, con aree in cui l’istituto è ormai un ricordo del passato e altre nelle quali l’affido non esiste o è riservato a famiglie lasciate sole nella gestione dei problemi”, avvertono dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Le risorse

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necessarie a risolvere tutto questo? Dovranno essere recuperate tra i fondi del ministero, previsti nel Fondo sociale appena approvato.

Oreste Benzi Religioso. Nato a San Clemente (Rimini) il 7 settembre 1925 Settimo di 9 figli entra all’età di 12 anni in seminario a Rimini. Il 29 giugno del 1949 viene ordinato sacerdote e il 5 luglio diventa cappellano della parrocchia di San Nicolò a Rimini. Inizia ad insegnare in seminario e viene nominato vice assistente della Gioventù Cattolica di Rimini, di cui diviene assistente nel 1952. Si sviluppa la sua attenzione particolare per i preadolescenti e il suo impegno per far fare loro un “incontro simpatico con Cristo”. Diventa direttore spirituale nel seminario di Rimini (1953) per i giovani nella fascia di età dai 12 ai 17 anni. Questo compito, che svolge fino al 1969, gli dà l?opportunità di approfondire più intensamente la conoscenza dell’animo giovanile. Nel 1958 è autorizzato dal vescovo Biancheri e parte per gli Stati Uniti in cerca di fondi per costruire una Casa di vacanze ad Alba di Canazei, convinto che il paesaggio stupendo delle Dolomiti possa favorire negli adolescenti e nei giovani l?incontro con l?Infinito.

Nel 1959 continuando l?ufficio di padre spirituale in seminario e la presenza fra gli adolescenti in Diocesi, inizia ad insegnare religione in vari Licei di Rimini e Riccione. In questi anni sperimenta nuove modalità per far incontrare i giovani con Gesù e con le situazioni concrete di povertà. Con lo slogan “là dove siamo noi lì anche loro” lancia (1968) la prima vacanza di condivisione presso la Casa Madonna delle Vette di Canazei, coinvolgendo alcuni suoi studenti ed altri giovani assieme a diversi ragazzi handicappati, sotto la guida di don Elio Piccari. A questa esperienza si fa risalire la nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII che ottiene poi il riconoscimento della personalità giuridica nel 1972. Il primo settembre diviene parroco della Parrocchia La Resurrezione di Rimini, condividendo fino ad oggi la responsabilità della parrocchia con don Elio Piccari. Segue direttamente l?apertura della prima casa-famiglia (1973), struttura-simbolo della Comunità Papa Giovanni XXIII che oggi ne conta circa 200 in varie parti del mondo.Assieme a quanti si sono aggregati al gruppo, stende lo “Schema di Vita” della Comunità Papa Giovanni XXIII (1980): il documento su cui il vescovo di Rimini mons. Locatelli concederà il riconoscimento ecclesiale nel 1983. Nello stesso anno inizia l?attività a fianco dei tossicodipendenti che ha portato alle attuali 27 comunità terapeutiche con circa 450 ragazzi in programma. Il 24 maggio 1986 inaugura a Ndola, in Zambia, la Holy family home for children: è la prima casa-famiglia in terra di missione. Da allora si moltiplicano continuamente i suoi viaggi all?estero per aprire nuove presenze in missione o per visitare quelle già avviate, che si trovano attualmente in Zambia, Tanzania, Kenya, Sierra Leone, Cile, Bolivia, Brasile, Russia, India, Croazia, Kosovo, Albania, Bangladesh, Chiapas, Sri Lanka. Il 1991 è l’anno in cui inizia la presenza “sulla strada” tra le donne straniere schiavizzate e i viados, che diventa progressivamente uno dei campi di intervento in cui maggiore è il suo impegno personale diretto per liberare le “nuove schiave” e denunciare il silenzio delle istituzioni. Il 24 ottobre 1998, con grande gioia e commozione, riceve dalle mani del cardinal J.F.Stafford il decreto del Pontificio Consiglio per i Laici che riconosce la Comunità Papa Giovanni XXIII come ?associazione internazionale privata di fedeli laici di diritto pontificio?: è la conferma della Chiesa universale delle intuizioni che lo Spirito gli aveva suggerito 30 anni prima. Il nuovo statuto per la prima volta lo definisce ufficialmente “fondatore” dell?associazione e lo nomina “responsabile centrale a vita”. Dal 2001 Don Oreste Benzi suggerisce di attuare in tutta Italia il “modello Rimini” contro la prostituzione, chiedendo al Governo un decreto legge che punisca i rapporti sessuali a pagamento con immigrate clandestine. Quando parla di “modello Rimini” il sacerdote si riferisce a quella collaborazione tra Comune, Questura e l’Associazione Giovanni XXIII che presiede: una collaborazione che affida una funzione preventiva alla polizia sul territorio, con una squadra anti-prostituzione che avvicina le ragazze e funge da deterrente verso i clienti con la propria presenza costante. Il Comune è stato invece precursore delle ordinanze per le multe alle auto d’intralcio al traffico, secondo il codice della strada, mentre l’Associazione lo è stata nell’accogliere le donne che decidono di cambiare vita.Don Benzi ha più volte ripetuto che il “modello Rimini” ha funzionato. A margine della presenta-

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zione dell’indagine parlamentare sulla tratta di esseri umani, nel febbraio 2001, il sacerdote afferma che “i clienti sono i primi e veri colpevoli’’” e “se si introducesse per questo comportamento il reato penale, non avremmo più le schiave”: “Se tutte le questure d’Italia facessero come si fa a Rimini, dove la polizia, i vigili urbani e le associazioni collaborano intensamente, e dove da tre anni – disse don Benzi allora - non c’è piu’ prostituzione schiavizzata su strada, le donne sarebbero liberate. La prostituzione a Rimini è stata sgominata anche nei locali”. (Fonte Associazione Giovanni XXXIII e Ansa) Grandinotizie.it/ 18/gennaio/2002

Auguri al Papa che compie 83 anni Domenica prossima - 18 maggio - Papa Giovanni Paolo II compirà 83 anni. Un lungo percorso di vita lo ha condotto dalla nativa Wadowice, città a 50 km da Cracovia, fino al soglio di Pietro, consentendogli di introdurre la Chiesa nel terzo millennio, dopo aver attraversato le più grandi tragedie del XX secolo. Avvenire apre un Forum online e le sue pagine per consentire ai lettori di rivolgere il loro augurio al Pontefice da venticinque anni alla guida della Chiesa. 19/05/2003 Auguri al Santo Padre Gabriele Cervi

Auguri al Papa che compie 83 anni Santo Padre, a nome di tutti gli orfani di questa nostra martoriata terra, le formulo i miei più sinceri auguri. Grazie di esistere. Gabriele Cervi (www.aiutobambini.it sito dedicato a Lei Santo Padre) Caro Direttore, recentemente ho ricevuto una gradita lettera da parte del Ministero Direzione Generale per la tutela dei minori (servizio minori), dove il Direttore Generale Dott. Giovanni Daverio mi comunica ,rispondendo ad una mia interpellanza sulla chiusura degli orfanotrofi e su alcune irregolarità riscontrate nei medesimi, che il Governo si impegna in riferimento alla chiusura dei medesimi entro il 2006, per: promuovere l’affidamento familiare, promuovere l’adozione , diffondere lo strumento dell’adozione mite, riconoscere particolari requisiti per le realtà comunitarie preposte all’accoglimento di bambini vittime di esperienze traumatiche familiari, incentivare comunità in cui è prevista la presenza di famiglie come responsabili educativi, favorire la sperimentazione di altre forme innovative, rendere effettivo il divieto di collocare i minori sotto i 6 anni in istituto. Si impegna ,inoltre, per l’attuazione di questi programmi, a valutare l’utilità di costituire un fondo speciale con apposita dotazione finanziaria a partire dal 2004. Questa lettera è molto importante in quanto firmando quanto sopra dichiarato il Direttore Generale sottoscrive e palesa la decisione che il Governo ha preso per venire incontro e risolvere una volta per tutte le varie endemiche problematiche che investono l’infanzia abbandonata e istituzionalizzata. Sono certo, comunque che tutto quello che è stato sottoscritto , sarà molto difficile portarlo a termine, in quanto nella stessa maggioranza di Governo ci sono forze potentissime che remano contro per conservare l’attuale status istituzionale fonte di ormai consolidati interessi, che vedono i minori istituzionalizzati come merce di scambio.bacino di voti, posti di lavoro tutto imperniato su un falso scopo sociale. Per info : www.aiutobambini.it Gabriele Cervi Lettera pubblicata dal quotidiano La Cronaca di Cremona Lunedì 16 giugno 2003

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CORAGGIOSI COSTANZO E LA DE FILIPPI NELL’ADOTTARE Caro Direttore, ho letto recentemente una intervista rilasciata dalla famosa coppia della TV privata, Costanzo/Maria De Filippi dove hanno dichiarato di aver in affido un giovane.. Il minore è attualmente in preadozione, ha undici anni e i coniugi Costanzo stanno completando le pratiche che gli consentiranno di tenere per sempre il ragazzo, che vive già da un po’ di tempo con loro. Bisogna dire che è stato coraggioso da parte di questa famosa coppia, adottare un bambino già grande in quanto è risaputo che l’età della preadolescenza non è facile da gestire... Si è calcolato che ogni anno ci sono più di ventimila domande di adozione (a fronte di circa 30mila bambini rinchiusi negli orfanotrofi) e solo poche centinaia vanno in porto. Le coppie italiane molte volte sono scoraggiate non tanto per la scarsità di bambini adottabili ma per la loro età… la burocrazia poi fa il resto….Infatti la maggior parte delle coppie tendono a chiedere bambini piccoli di due/tre anni al massimo….Ed è per questo futile motivo, ( DICO FUTILE MOTIVO IN QUANTO E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE PER MOLTE COPPIE I BAMBINI DEVONO AVERE CERTI REQUISITI… E QUESTO DIMOSTRA GIA’ IL LORO EGOISMO DI FONDO) optano per una costosa adozione internazionale dove c’è più possibilità.. In aiuto degli orfani italiani c’è però la nuova legge del 2001 che ha innalzato l’età fra genitori e figli che è stata portato da 40 a 45 anni. E fino a 55 anni per il coniuge più anziano. Inoltre sono state ammesse deroghe, qualora il tribunale dei Minori accerti che dalla mancata adozione derivi un danno grave e non altrimenti evitabile per il minore. Per ulteriori informazioni sulle adozioni e sugli istituti si può consultare il mio sito www.aiutobambini.it dove oltre ad alcune storie di istituti Lager, c’è la possibilità di informarsi realmente (senza alcun tipo di censura) sul mondo variegato degli orfanotrofi e degli orfani istituzionalizzati. Gabriele Cervi Lettera pubblicata dal quotidiano La Cronaca di Cremona Giugno 200

BAMBINI IN BASE ALLA LEGGE 149, FRA QUATTRO ANNI TUTTI A CASA. MA QUALE? E PER L’ANNO 2006 FUGA DAGLI ISTITUTI Sono più di 10.000 i bambini che non vivono in famiglia. L’alternativa al ricovero è l’affido. Che va potenziato. Chissà se loro, i diretti interessati, lo sanno. Se guardano il calendario e contano quanti giorni li separano da quel 31 dicembre 2006, che una legge, la 149 del 28 marzo 2001, definisce il limite estremo per “tornare a casa”. La porta degli istituti, racconta quel che pare un sogno e invece è scritto, si chiuderà per sempre quel giorno e tutti avranno una famiglia. Maria, che non poteva più vivere con il padre tossicodipendente; Hasam, la cui mamma, che fa la colf, non si può prendere cura di lui; e Giuseppe, che avrebbe sia una madre sia un padre, ma sono troppo poveri e senza una casa; e poi Lucia, Pietro, Salvatore... Bisognerebbe scrivere tutti i nomi uno in fila all’altro per evocarne i volti in modo più realistico di quanto possa fare la cifra, 10.626, che l’indagine del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza dell’Istituto degli innocenti di Firenze dà per quantificare gli abitanti dei circa

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500 “istituti per minori” italiani. Diecimila bambini che secondo i dati Istat sarebbero ben di più, oltre 28.000, una differenza che alcuni spiegano con i diversi criteri di rilevazione, ma che, secondo molti, dovrebbe spingere a contare un po’ meglio. E anche più di frequente. «Sarebbe un primo passo urgentissimo», spiega Frida Tonizzo, dell’Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie). «Solo tre Regioni, il Piemonte, la Lombardia e il Veneto, hanno istituito un’anagrafe, mentre il costante aggiornamento della rilevazione consentirebbe una corretta valutazione dell’andamento dei ricoveri e l’individuazione degli interventi alternativi». Sono 10.200 i bambini che hanno potuto avere un destino diverso, l’accoglienza in un ambiente familiare che, per sua natura, è già di principio diverso anche dal miglior istituto, in cui si impegnino le persone più volenterose. Nel 52 per cento dei casi si tratta di affidamenti a familiari, nonni e zii, che si occupano dei bambini al posto dei genitori, mentre gli altri sono ospitati da famiglie affidatarie, con realtà assai differenti a seconda delle varie zone geografiche. Quelli che sono usciti da un istituto per entrare in una “vera” casa sono il 48 per cento, uno spostamento che è stato possibile soprattutto in quelle zone dove funzionano da tempo nei Comuni efficienti Servizi affidi, uffici che in molte aree del Sud non esistono neppure. Il dato nazionale è di un bambino in affidamento su mille minori, con punte di 2,6 in Valle d’Aosta e 0,3 in Calabria. Al Sud è predominante l’affidamento ai parenti, il 68 per cento rispetto al 32 per cento degli “eterofamiliari”, mentre al Nord prevalgono questi ultimi nel 53 per cento dei casi. La ricerca sottolinea che i bambini affidati hanno soprattutto tra i 6 e i 10 anni, mentre pochi, intorno all’8 per cento, hanno tra i 14 e i 17 anni. L’11 per cento sono stranieri: la metà africani e un terzo dei Paesi dell’Est. «L’elemento che accomuna le famiglie d’origine», spiegano i ricercatori, «sono la fragilità e la disgregazione del nucleo, caratterizzato da situazioni di separazioni e divorzi, o costituite da un unico genitore. La presenza di famiglie in senso tradizionale appare decisamente ridimensionata al confronto con le altre realtà». E si torna alla famiglia. Se da una parte, infatti, nel prossimo futuro sarà importante trovare nuovi padri e madri disponibili ad accogliere temporaneamente un bambino, altrettanto urgente, continuano a ripetere le associazioni del coordinamento nazionale “Dalla parte dei bambini”, sarà un progetto che preveda standard di interventi e controlli. Per evitare quello che è già successo, che un grande istituto venga fatto “sparire sulla carta”, semplicemente spacciando per la nascita di tante case-famiglia la ridenominazione dei singoli piani della grande e anonima casa. Renata Maderna fonte Famiglia Cristiana quotidiano

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Una preghiera per i bambini abbandonati A Banja Luka i volontari di Amici dei Bambini hanno incontrato Papa Giovanni Paolo II In occasione della visita papale a Banja Luka, domenica 22 giugno, una delegazione di volontari espatriati di Amici dei Bambini è stata invitata a un incontro in un monastero a circa 30 km dalla città. Nel corso della funzione religiosa, è stata letta la preghiera che riportiamo, dedicata ai bambini abbandonati di tutto il mondo.

PREGHIERA Nostro Signore, Che guardi a ogni uomo Come a un figlio, Ricordati di noi, Bambini senza famiglia, Esclusi perche’ diversi. Apri i cuori Di chi ci sta attorno, Perché anche chi non conosce la croce Possa riconoscerti Nei nostri occhi. Padri e madri Non si nasce, Si diventa. Ora e sempre, Nel Tuo nome. Amen.

Fonte Amici dei Bambini 23/06/2003

“Adozioni? Una barzelletta che non fa ridere” La denuncia di Amici dei Bambini rispetto ai ritardi del governo Amici dei Bambini ha divulgato un comunicato stampa che riportiamo e che punta l’attenzione sui ritardi nell’applicazione della legge 149/01 e la conseguente confusione creata. La Banca dati - Secondo la legge 149/01 entro l’ottobre del 2001 doveva essere pronta una banca dati per censire il numero di minori dichiarati adottabili negli istituti italiani. Ad oggi, 24 giugno 2003, nulla di tutto questo esiste, né è chiaro quando la banca dati sarà disponibile. Intanto, centinaia di minori adottabili rimangono in istituto. Tabelle costi per l’adozione internazionale - Il documento costi è stato approvato. Le nuove tabelle, con i costi minimi e massimi che le famiglie devono sostenere in Italia e all’estero per adottare un minore straniero, sono state pubblicate in primavera. Ma non è stato ancora approvato dal ministero il decreto attuativo. “In questo modo le tabelle rimangono senza valore, gli enti fanno quello che vogliono, perché solo 52 su 67 le hanno rese note – spiega Marco Griffini, presidente Amici dei Bambini – In più le coppie sono sempre più disorientate” “Adozione in Italia oggi fa rima con confusione – aggiunge – Una coppia di genitori non sa se le tabelle sono applicate, se gli enti pos-

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sono applicarle. Alcuni enti hanno dimostrato grande professionalità nel lavorare con la Commissione per le adozioni internazionali e nel proporre le tabelle. Il connubio tra la Commissione, istituzione creata per fare ordine, e Ministero delle Pari opportunità, che ha la delega per le adozioni, ha generato confusione e ritardi”. 25/06/2003

Non c’è responsabilità più sacra di quella che il mondo ha verso i bambini. Non c’è dovere più importante di garantire che siano rispettati i loro diritti, che il loro benessere sia tutelato, che le loro vite siano libere dalla paura e dal bisogno e che essi possano crescere nella pace. Kofi Annan

IL MIO SITO NON PROFIT: WWW.AIUTOBAMBINI.IT LA FAMIGLIA NEGATA - LETTERE A UN PARLAMENTO INCIVILE (1995 – 2003) UN CRIMINE SOCIALE di CERVI GABRIELE CONTRORAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEI MINORI ITALIANI E NON ABBANDONATI E ISTITUZIONALIZZATI L’idea iniziale era quella di scrivere un libro cartaceo, poi però mi sono detto, che un libro cartaceo, se non adeguatamente sponsorizzato, se non adeguatamente propagandato, se non adeguatamente finanziato, sarebbe servito a ben poco ...Ecco dunque l’idea di un “libro web” che mi permette oltre ad una divulgazione maggiore di poter interagire con chicchessia. Il mio obiettivo è quello di far conoscere la realtà drammatica dell’infanzia abbandonata nel nostro paese, mettendo a disposizione il materiale da me raccolto in anni di ricerca e iniziative e di fare di questo sito un punto d’incontro tra tutte le persone sensibili a questo problema. Contattandomi e inviandomi i vostri contributi potrete aiutarmi in questo impegno a favore dell’infanzia abbandonata, perchè è una battaglia che bisogna vincere a tutti i costi.

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La famiglia è la prima scuola, anzi una scuola permanente in cui l’educazione all’amore non avviene con aride nozioni, ma con la forza incisiva dell’esperienza. - Giovanni Paolo

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