L'elemento femminile nel pensiero di Pierre Teilhard De Chardin

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Giambalvo Dal Ben e Michela Pereira

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Annamaria Tassone Bernardi

L’ELEMENTO FEMMINILE nel pensiero di PIERRE TEILHARD DE CHARDIN

Prefazione di Gianfilippo Giustozzi

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© Il Segno dei Gabrielli editori 2023

Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona)

tel. 045 7725543

mail info@gabriellieditori.it

www.gabriellieditori.it

Tutti i diritti riservati.

ISBN 978-88-6099-525-4

Prima edizione, aprile 2023

In copertina

Marc Chagall, La sposa con il ventaglio

Stampa

Mediagraf spa, aprile 2023

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5 IndIce PREFAZIONE di Gianfilippo Giustozzi 7 Capitolo primo PIERRE TEILHARD DE CHARDIN CENNI BIOGRAFICI INTRODUTTIVI 17 Capitolo secondo DALL’INDAGINE SUL REALE ALLA RICERCA SPIRITUALE 23 Capitolo terzo LE AMICIZIE FEMMINILI DI TEILHARD 29 «Uno strano ritardo» 29 Viaggio a Poughkeepsie 38 Capitolo quarto L’ETERNO FEMMININO 43 Testo di L’Eterno Femminino 46 Commento 56
6 IndIce Capitolo quinto PADRE TEILHARD E LA DEVOZIONE MARIANA 65 Teilhard e il dogma dell’Assunzione 69 Capitolo sesto L’EVOLUZIONE DELLA CASTITÀ 75 Testo di L’evoluzione della castità 77 Commento 100 Rinuncia o sublimazione? 106 Capitolo settimo ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL MATRIMONIO 109 Primo discorso matrimoniale 112 Secondo discorso matrimoniale 117 Terzo discorso matrimoniale 120 CONCLUSIONE Verso un “amore universale” 123

prefazIone di Gianfilippo Giustozzi

Nell’esergo di La Vie cosmique, scritto redatto nel marzo del 1916, che è il primo dei venti saggi composti nel corso della permanenza al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, Teilhard sintetizza la propria posizione in questi termini: «C’è una comunione con Dio, e una comunione con la Terra, e una comunione con Dio attraverso la Terra».1

Egli intende in tal modo dar forma ad una visione della pratica cristiana radicalmente antidualista e antiascetica. Si propone, infatti, di integrare nel bagaglio teorico e pratico del Cristianesimo i due contrassegni più tipici della sensibilità culturale moderna, vale a dire, il radicamento della vita umana nel divenire della natura, e l’identificazione dell’uomo come potenza di agire capace di trasformare la natura, e di mutare anche gli assetti più consolidati del costume e dell’organizzazione sociale della vita umana.

In questa figura di Cristianesimo prende forma una visione del mondo in cui nella teoria, come anche nella prassi, coabitano, in maniera non conflittuale, mistica e illuminismo, scienza e fede, materia e spirito, amore di Dio e impegno di trasformazione della realtà.

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1 P. TeIlhard de chardIn, La Vie cosmique, in Id., Écrits du temps de la Guerre, Éditions du Seuil, Paris 1965, p. 19.

Nel contesto di questo paradigma teologico, che intende dar corso ad una vita cristiana non de-mondanizzata e non de-mondanizzante, capace di fare spazio al positivo apprezzamento delle realtà terrene, Teilhard si pone ripetutamente il problema della collocazione della castità. Quest’ultima appare, infatti, come una pratica non facilmente integrabile in una visione dell’esperienza cristiana in cui l’amore di Dio non risulta isolabile dai legami con la Terra e con la storia condivisa con altri uomini e donne.

Nel diario ci sono quarantadue note2 in cui il gesuita cerca una via per ripensare la pratica della castità/verginità in un orizzonte non dualista, difforme da una spiritualità che privilegia la «mortificazione» dei corpi e la fuga dalla sessualità.

Nella nota di diario del 12 marzo 1916 rivolge a se stesso l’«obiezione delicata» circa il significato della pratica della castità nello stile di vita cristiana da lui proposto, nel quale l’amore verso Dio passa attraverso l’insieme degli elementi e delle pratiche che definiscono la vita umana, quindi anche attraverso il rapporto con la donna.

Scrive infatti:

Io debbo amare Dio, N. S., con tutta la mia anima. Ora, le potenzialità dell’amore dell’uomo non sono completamente separabili da certi oggetti determinati. Ecco perché non ameremmo assolutamente Dio che unendolo a certi oggetti ai quali è legato indissolubilmente il nostro cuore [...] Ora tra questi oggetti bisogna enumerare, innanzitutto, il mondo, il suo Progresso, la conquista terrena del Vero, il miglioramento del Mondo e della Società. Qui arriva un’obiezione delicata, ma che debbo formulare: se la mia idea è esatta, non bisognerebbe concludere che, per un uomo, Dio deve essere amato anche attraverso la donna, servendosi di essa? Il che è

2 Per l’elenco delle quarantadue note di diario cfr. G. GIusTozzI, Teilhard de Chardin. Geobiologia/Geotecnica/Neo-cristianesimo, Edizioni Studium, Roma 2016, p. 79.

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contrario alla dottrina della verginità. Qui si potrebbe rispondere che nel piano divino c’è la Santissima Vergine.3

Contrariamente alle indicazioni provenienti da una spiritualità molto diffusa tra clero e religiosi, a partire dal momento in cui, attorno ai trentanni, si emancipa dall’ossequio verso i modelli convenzionali di vita religiosa ereditati dalla famiglia e dalla formazione gesuitica, Teilhard, fatta salva l’osservanza dei propri voti, non sfugge il contatto con la donna, perché convinto dell’esaurimento del paradigma ascetico, che in essa vede per lo più una minaccia alla virtù del religioso. Egli sostiene, in tal senso, che nella spiritualità cristiana è necessario aprire la «questione femminile», si deve cioè dar corso ad una riflessione sulla sottovalutazione del ruolo della donna nella vita della Chiesa, e sulla sua esclusione dal sacerdozio.

L’emancipazione femminile, e la non esclusione del rapporto con la donna nella forma di vita del religioso, sono temi sui quali ritorna in diversi passi della corrispondenza con la cugina, e in numerose annotazioni di diario dedicate alla riflessione sul «femminino».

Nella nota del 16 agosto 1917, nell’ambito di alcune considerazioni sul problema dell’evoluzione del Dogma, accenna all’esistenza di «idee caduche» che si sono introdotte nel Cristianesimo nel campo del diritto e dell’antropologia, privandolo del suo sentire più autentico e universalizzabile. Tra gli elementi caduchi, affermatisi nel Cristianesimo per contaminazione con altre culture, il gesuita accenna alla condizione di inferiorità sociale della donna e all’interdetto che le impedisce l’accesso al sacerdozio. Scrive infatti: «Una manifestazione di questa caducità si osserva, forse, nell’idea della donna nel Cristianesimo. Malgrado il posto nobile che le è

3 p. TeIlhard de chardIn, Journal, Tome I (Cahiers 1-5): 26 août 1915 – 4 janvier 1919, Fayard 1975, p. 56.

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assegnato, la donna cristiana è una inferiore (per esempio: per il sacerdozio...): non è una traccia di idee giudaiche o romane? Cioè qualcosa di temporaneo, caduco, non universale nelle concezioni umane?».4

Questa tematica viene ripresa nella lettera del 7 ottobre 1929 indirizzata al sacerdote e docente di mineralogia Christophe Gaudefroy, nella quale Teilhard sostiene che il perdurare, nella cultura cattolica, del codice patriarcalista, che identifica la donna come figura confinata nella riproduzione, nell’accudimento della prole, e in attività domestiche, costituisce una delle «tre pietre friabili», le altre due sono l’assenza di democrazia nella vita della Chiesa, e la presenza di una gerarchia che esercita un magistero dottrinalistico e autoreferenziale, privo di profezia, sulle quali poggia la cultura e l’ordinamento di una Chiesa che va profondamente riformata

Talvolta mi sembra – scrive il gesuita – che nella Chiesa attuale ci siano tre pietre friabili pericolosamente utilizzate nelle fondamenta: la prima è un governo che esclude la democrazia; la seconda è un sacerdozio che esclude e minimizza la donna; la terza è una Rivelazione che esclude, per il futuro, la Profezia.5

Continua...

4 TeIlhard de chardIn, Journal, p. 213.

5 p. TeIlhard de chardIn, Lettres inédites à l’Abbé Gaudefroy et à l’Abbé Breuil, Éd. du Rocher, Monaco, 1988, p. 80.

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