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Agorà “tra fede e laicità” Monastero di Fonte Avellana – Gabrielli editori
Il futuro dei giovani tra Costituzione, cooperazione e fractio panis
a cura di
Lucia Spinozzi Emilio Gabrielli
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© Il Segno dei Gabrielli editori, 2014 Via Cengia 67 − 37029 San Pietro in Cariano (Verona) Tel. 045 7725543 − fax 045 6858595 mail info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-229-1 Stampa Litografia de “Il Segno dei Gabrielli editori” San Pietro in Cariano (VR), Maggio 2014
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Indice
PreMESSA EDITORIALE
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PRESENTAZIONE
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Prima parte Seconda Agorà “tra fede e laicità”: il futuro dei giovani 1. L’esercizio permanente della profezia come fonte di vita per i giovani (documento di indizione dell’Agorà) 2. Se sulla fede non irrompe il vento di una sana laicità, la fede evapora! (apertura dei lavori) 3. Sintesi dell’intera Agorà
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Seconda parte Tornando a casa: approfondimenti
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1. Crisi economica, risentimento sociale e Fractio panis di Gilberto Squizzato
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2. Repubblica democratica, fondata sul lavoro di Pierluigi Castagnetti
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3. Leggendo, meditando, pregando, lavorando. Il contributo millenario dei monaci nella genesi del concetto di Costituzione di Gianfranco Maglio
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4. Lavoro in cooperazione di Paolo Tonelli
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5. Etica e cooperazione nella politica e nelle istituzioni di Gianfranco Postal
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Terza parte A partire dall’Agorà per un oltre
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Abbiamo arato un campo di Gianni Giacomelli osb cam
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Padre nostro e debito pubblico. Solo un libero giubileo può salvare il popolo italiano di Emilio Gabrielli L’esperienza giubilare degli Indios in America Latina (XVI secolo) di Emilio Gabrielli Appendici
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Prima appendice Meditando sul titolo della seconda Agorà di Alessandro Pucci
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Osservazioni intorno alla sintesi della seconda Agorà di Stefano Zanardi
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Seconda appendice Documento di fondazione delle Agorà
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Andate a servire la Re(s)pubblica senza bisaccia e senza calzari
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Per un nuovo ethos condiviso
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PREMESSA EDITORIALE
Il giornale “la Repubblica” di domenica 4 maggio 2014 a pagina 8 presenta il seguente titolo: Dieci paperoni valgono 500 mila operai. In parole povere, la ricchezza che va nelle mani dei dieci più ricchi d’Italia è equivalente alla ricchezza (non prodotta... che è molta, molta di più) che va nelle mani di 500.000 operai. Se assimiliamo quattro persone per ogni percettore di reddito, possiamo dire che 40 persone dispongono della stessa ricchezza di circa 2.000.000 di persone. Dai dati riportati dal quotidiano risulta che «dal 2006 al 2012 il reddito di un operaio si è ridotto all’82,9% della media nazionale, quello di un impiegato è salito al 128,4%, quello di un dirigente al 183,6% e quello di un imprenditore al 174,4%». Se tali “assurde” situazioni di rapporti tra cittadini si sono raggiunte attraverso “lecite” operazioni economiche e finanziarie, dobbiamo “confessare” apertamente che nella concretezza è saltata tutta la Costituzione; che le leggi finanziarie di questi anni di riferimento hanno prodotto legislazioni che toglievano ai poveri per dare ai ricchi, non realizzando i principi fondamentali di libertà e uguaglianza sostanziale dei cittadini, contraddicendo de facto lo stesso spirito costituzionale. Ciò significa che dieci famiglie hanno tolto per anni futuro a 500.000 famiglie e, soprattutto, ai giovani che di esse fanno parte e di conseguenza al Paese. Chiediamoci: tali persone possono essere la nostra classe dirigente? È dovere e impegno di tutti uscire dagli schemi economici che producono tali aberranti situazioni attraverso una conversione culturale e spirituale. 7
La seconda Agorà, che è il contenuto del presente volume, realizzata in collaborazione tra Gabrielli editori e la comunità monastica di Fonte Avellana, con acutezza profetica coglie e propone una direzione nuova per uscire da questa spirale di morte delle relazioni tra gli uomini del nostro Paese, che giorno dopo giorno fanno a gara per togliersi i panni della solidarietà cercando di nascondere i diritti e la dignità delle persone. 1) Si tratta di rimettere al centro della formazione culturale del nostro popolo la Costituzione e lo spirito di solidarietà e di cooperazione che la innerva; 2) in attuazione di essa si tratta di passare dall’impresa alla co-impresa attraverso una rivisitazione culturale della cooperazione sia tra persone che tra enti; il suo rilancio operativo va rinvigorito su vasta scala per non dover aspettare lo Stato che opera la giustizia redistributiva riuscendo a vivere nella concretezza, proprio mentre si lavora, la socializzazione della proprietà d’impresa e dei suoi profitti; 3) infine, per “tagliare le unghie” alla speculazione finanziaria che genera le situazioni ingiustificabili di cui all’apertura di queste pagine, si tratta di riprendere in mano – non solo da parte dei credenti, ma anche dei non credenti – la preghiera del Padre nostro in una visione giubilare. Nell’invocazione al Padre di “rimettere a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” possiamo ritrovare la base per una rieducazione al prestito senza interessi sul capitale, per una rivoluzione dei rapporti interpersonali e sociali in vista del raggiungimento di una visione complessiva del Bene Comune dentro un piano di solidarietà intergenerazionale. Si tratta pertanto di un libro contenente messaggi ancorati all’utopia del regno di Dio, che va passato di mano in mano per accendere speranze concrete. Il desiderio di tutti è di poter scorgere il regno di Dio ancora in mezzo a noi e anche nelle varie Chiese cristiane, che si confrontano nel quotidiano con la vita del laico Gesù di Nazareth. 8
Il libro, già a partire dal titolo Il futuro dei giovani tra Costituzione, cooperazione e Fractio Panis, può dunque diventare un “libro-manifesto” per un itinerario di conversione personale, comunitaria, sociale. Allo stesso modo, i prossimi libri partiranno dalle ricche esperienze delle future Agorà che continueranno a cadenzare, ogni sei mesi, il tempo dei Gabrielli editori e del monastero di Fonte Avellana, ma anche di molte persone sempre più motivate. Nella seconda appendice il lettore trova il documento di avvio dei due appuntamenti del 2014 intorno al tema del lavoro. Buona lettura! Emilio Gabrielli, editore e dom Gianni Giacomelli, priore di Fonte Avellana
Alla seconda Agorà “tra fede e laicità”, svoltasi nel Monastero di Fonte Avellana (PU) dal 6 all’8 settembre 2013, hanno partecipato le seguenti persone che, a pieno titolo, possono essere considerate i veri autori ed ispiratori dell’intero volume, dando forza e coraggio espressivo a quanti hanno offerto il proprio contributo di approfondimento: Adele Formica, Alessandro Pucci, Andrés Lonardi, Angelo Cifatte, Cecilia Gabrielli, Cesare Bovinelli, Consuelo Tanucci, Cristina Ferrio, Daniela De Ciccio, Elena Donini, Elpidio Spinozzi, Emilio Gabrielli, Federica Spinozzi, Flaviano Carosi, Francesco Carosi, Gianfranco Maglio, Gianfranco Postal, Gianni Giacomelli, Gilberto Squizzato, Giulio Ardinghi, Lidia Bertocci Magrini, Lucia Gabrielli, Luigi Patuzzo, Maria Novaro, Maria Porta, Mario Zanotti, Mauro Balducci, Mauro Sessarego, Morena Torreggiani, Paolo Tonelli, Pierluigi Castagnetti, Stefania Cicetti, Stefano Ferrio, Stefano Lonardi, Stefano Zanardi.
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Presentazione
Il volume Il futuro dei giovani tra Costituzione, cooperazione e Fractio panis, che abbiamo tra le mani, non è paragonabile ad un qualsiasi testo di atti di un convegno. Preferiamo definirlo uno “zibaldone”, dove abbiamo cercato di riunire le molteplici voci che hanno dato colore all’Agorà “tra fede e laicità”. Chi è partito da varie parti d’Italia per raggiungere il monastero di Fonte Avellana e partecipare all’Agorà, si è reso conto che non è stato un “semplice” ascoltatore di conferenze o riflessioni di persone esperte e competenti sull’argomento trattato. Anzi, ciascuno si è ritrovato e riscoperto “parte attiva” dell’iniziativa, offrendo il proprio contributo con libertà e spontaneità. Tutto ciò è avvenuto proprio come in una piazza – dal termine greco agorà, appunto –, dove s’incontrano volentieri altre persone, più o meno conosciute, e ci si ferma con gioia ed interesse a scambiare le proprie idee. E così si cresce come cittadini del mondo, come popolo che vuole maturare insieme, cercando di comprendere la realtà quotidiana che ci circonda e ci caratterizza all’inizio del Terzo millennio. Noi dell’Agorà siamo fieri dell’esperienza svolta, dichiarandoci innanzitutto parte del popolo italiano. Non possiamo però porre in secondo piano l’aver sperimentato la storia e la spiritualità evangelica tra le mura di Fonte Avellana. Tutti noi, accompagnati nel cammino dai nostri fratelli monaci del monastero, abbiamo cercato di metterci in ascolto dell’umanità sofferente soprattutto nei giovani e del vangelo dei poveri. Abbiamo bisogno che tutto ciò che di vero, di bello e di buono che viene dal passato sia da noi liberato dalle incrostazioni e vissuto in ogni si11
tuazione personale ed istituzionale in cui ci troviamo ad essere. Possiamo dunque dimenticare, dal passato, chi si è presentato all’umanità come Maestro buono? Veniamo ora alla struttura del volume: esso si compone di tre parti e di due appendici. Ogni parte ha una breve introduzione dei vari contenuti. La prima parte, intitolata Seconda Agorà tra fede e laicità: il futuro dei giovani, contiene la premessa e la sintesi dell’Agorà di settembre 2013. La seconda parte, dal titolo Tornando a casa: approfondimenti, è ricca di cinque contributi che sono il frutto più maturo di alcuni partecipanti all’Agorà che, continuando la riflessione, hanno sentito il bisogno di trasferire nello scritto le proprie convinzioni più profonde, conservando però la sostanza già emersa nei tre giorni di lavoro. In tal modo essi sono l’espressione più ampia e più puntuale dei temi trattati, che pongono nella giusta luce la sintesi proposta nella prima parte. La terza ed ultima parte, col titolo A partire dall’Agorà per un oltre, dimostra come l’Agorà possa diventare un trampolino di lancio, capace di portare dei frutti che possono incidere sulla vita di ciascuno e sulle strutture della società. Si tratta di tre testi che, forse, non sarebbero mai stati pubblicati e sarebbe stato un peccato, perché offrono due proposte molto concrete per la conversione personale e collettiva. Nelle appendici del volume presentiamo dei testi che dimostrano come “le cose buone” hanno bisogno di una lenta evoluzione. Il lettore può ritrovare la strada che ci ha condotto fin qui e cogliere lo spirito che ha animato il cammino delle Agorà e farlo, intimamente, proprio. Eccoci ora a consegnare il presente volume nelle mani di chi è attratto dalle nostre Agorà e, magari, desidera entrare nel vivo delle nostre riflessioni condivise. Ringraziamo uno ad uno non solo chi si è messo in gioco in prima persona donandoci il proprio contributo, ma anche chi ci ha accompagnati nel percorso agoriale con la preghiera, l’incoraggiamento, la critica costruttiva e la vicinanza – anche aspettandoci nel ritorno a casa, da veri fratelli e sorelle. 12
*** Per cogliere lo spirito dell’Agorà, riportiamo a mo’ d’introduzione, il testo che Federica Spinozzi ha sentito il bisogno di comunicare, cercando di rappresentare il sentimento di tutti i dialoganti nella “piazza”. L’inizio di settembre, la ripresa delle varie attività sociali e pastorali, soprattutto il rientro a scuola, è un tempo di ricarica e ricerca di passione ed entusiasmo per partire con il piede giusto. Così la possibilità di partecipare – seppure nella sola giornata di sabato 7– all’Agorà di Fonte Avellana sul tema Il futuro dei giovani tra Costituzione, cooperazione e Fractio panis si è perfettamente collocata in questa fase d’inizio d’anno, offrendomi numerosi spunti di riflessione e piste concrete di lavoro. Avevo preso parte anche alla prima Agorà, svoltasi ad aprile; tornando a casa arricchita dalle preziose riflessioni, mi ero riproposta che, nei limiti del possibile, avrei cercato di essere presente anche alla seconda. L’aspetto che più mi ha colpita nei vari interventi, tanto da farmi tirare un vero sospiro di sollievo, riguarda il giudizio positivo espresso nei confronti dei giovani. Scuola, Chiesa, società civile sembrano tutte alleate nell’esprimersi in termini sempre e solo negativi nei confronti delle giovani generazioni: superficiali, incostanti, viziate, vuote, confuse… sono gli aggettivi che risuonano nei vari ambienti educativi. Vivo tra i giovani sia nell’ambito lavorativo che in quello familiare e sono profondamente indignata da tali giudizi negativi e approssimativi, che rimbombano ovunque nei loro confronti. Ascoltare parole diverse mi ha fatto davvero bene! Spostare l’attenzione sul disagio degli adulti incapaci di stare con i giovani, sottolineare l’ipocrisia e l’incoerenza dei primi è l’inizio di una rivoluzione sociale e religiosa ormai irrinunciabile. Il richiamo all’umiltà degli adulti verso i più giovani, partendo dalla consapevolezza che chi viene dopo sta inevitabilmente avanti, è molto importante ed incisivo. 13
Un altro tema sottolineato più volte riguarda il valore fondamentale della memoria nell’educazione. Si suol dire “fare memoria”; Gesù stesso ha usato tale espressione: non c’è altro verbo che possa sostituire il “fare”, proprio perché la memoria richiede un’azione concreta, un lavoro manuale, che porti segni tangibili di ieri nell’oggi. Come se memoria e azione fossero inscindibili, come due facce di una stessa medaglia. È Gesù, ancora una volta, maestro supremo di pedagogia: egli stesso ci ha indicato la via dell’amore testimoniandola, percorrendola per primo. Educare facendo memoria è trasmettere azioni che s’imprimono nella mente dei più piccoli; non è un semplice travaso d’informazioni e conoscenze, ma testimonianza e condivisione vive ed appassionate di ciò che si è, di ciò che si sa fare. Se il messaggio di Gesù non fosse stato seguito dalla croce, sarebbe rimasto solo una parola affascinante, di cui forse nessuno oggi farebbe memoria; è il sangue e la carne viva di Gesù che rendono quel messaggio vivo, vitale, eterno. Se le nostre aule scolastiche risultano parcheggi, luoghi apatici dove regnano disimpegno e scoraggiamento, se le nostre chiese sono sempre meno frequentate e la Cresima la tappa “conclusiva” di un cammino, non possiamo certo incolpare i giovani.
*** E allora, invitati e sostenuti dallo spirito di Federica, auguriamo a tutti un’attenta lettura! I curatori Lucia Spinozzi Emilio Gabrielli
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