Domenico Pizzuti. Cercasi popolo - a cura di Giacomo D'Alessandro

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Domenico Pizzuti

CERCASI POPOLO a cura di Giacomo D’Alessandro

I populisti che ammaliano la società, i clericali che soffocano la Chiesa. Analisi e visioni di un gesuita sociologo, “influencer” a 90 anni. Prefazione di GIACOMO COSTA

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Domenico Pizzuti

CERCASI POPOLO I populisti che ammaliano la società, i clericali che soffocano la Chiesa. Analisi e visioni di un gesuita sociologo, “influencer” a 90 anni a cura di Giacomo D’Alessandro Prefazione di Giacomo Costa sj

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© Il Segno dei Gabrielli editori 2021 Via Cengia 67 37029 San Pietro in Cariano (Verona) Tel. 045 7725543 - fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-468-4 Stampa Mediagraf Spa (Padova), Giugno 2021

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Indice

Introduzione Giacomo D’Alessandro 9 Prefazione Giacomo Costa sj 11 Prima parte POPULISMO L’Italia dei politicanti sotto osservazione

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1. Il mondo sotto osservazione

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1.1 Che cos’è il populismo? 1.2 Di lotta o di governo 1.3 Un popolo informe 1.4 Semplicemente “uno” 1.5 Cosa ci ha condotti a questo 1.6 Il tempo della fragilità 1.7 Partiti pigliatutto

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2. L’Italia del cambiamento

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2.1 La voglia e l’attesa 2.2 Da movimento a istituzione 2.3 L’eruzione dei sottoprivilegiati 2.4 La bellezza che non c’è 2.5 Tornare in piazza da “big”

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3. A destra: Salvini sotto osservazione 51 3.1 Contro i Rom 3.2 Contro i naufraghi 3.3 Sodoma e Gomorra

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3.4 Not in my name 3.5 Distrazione di massa 3.6 La retorica del mandato 3.7 Estrema destra 3.8 L’uomo forte al comando 3.9 Risentimento e paura 3.10 Chi può giudicare

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4. A sinistra: De Luca sotto osservazione 77 4.1 Una visione per i Rom 4.2 Abusivismo eterno 4.3 Pandemia senza voci 4.4 La nebbia dei diktat 4.5 Periferie ed elezioni 4.6 Appetiti personali 4.7 Arroganza da vicerè 4.8 Una società sonnolenta

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Seconda parte CLERICALISMO La riforma della chiesa nella palude

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1. La sfida del popolo

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1.1 Le priorità dei cristiani 1.2 Il timore del papa 1.3 Una chiesa dei laici 1.4 Il celibato blindato 1.5 Alla prova della pandemia 1.6 Celebrazione domestica 1.7 Preti virtuali 1.8 I laici dopo la pandemia 1.9 DPCM ad ecclesiam

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2. La sfida delle donne 2.1 L’onda Amazzonica 2.2 Contraddizione di genere 2.3 Ministeri creativi 2.4 L’ora delle donne 2.5 La soluzione tiepida 2.6 Maternità nel sacerdozio 2.7 Paternità sterile 2.8 La violenza di genere 2.9 Si apre uno spiraglio 2.10 Per il sacerdozio femminile

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3. La sfida dei gesuiti

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3.1 Tre strade 3.2 Ci siamo messi comodi? 3.3 Tempo di fedeltà creativa

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Due appelli 147 Lettera aperta al nuovo vescovo di Napoli Lettera aperta al nuovo provinciale dei Gesuiti

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Biografia autore 152 Biografia curatore 152

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Introduzione Giacomo D’Alessandro Alla luce dei tempi che viviamo sembra ancora più urgente imparare a leggere la realtà con competenza, saggezza e speranza. Senza dimenticare da un lato che spesso le domande aperte sono più importanti delle risposte chiuse. E dall’altro che interpretare la realtà, formarsi un pensiero, non è il fine ma lo strumento per intervenire anche radicalmente a servizio delle cause più significative, dei diritti più indifesi, delle relazioni che amiamo. Chiunque oggi si cimenti con l’arte della Politica, l’impegno dell’attivismo, la dedizione del volontariato e l’annuncio evangelico, sa che molto spesso non è il proprio giudizio sulla realtà a promuoverne il cambiamento, ma l’individuazione delle “chiavi di volta”, anche molto piccole, che consentano a chi detiene una visione fondata su valori sinceri e inclusivi di avviare piccole trasformazioni, di “aprire processi”, molto più che “occupare spazi”, per riprendere un principio caro a papa Francesco. In questo libro c’è tutto questo e molto altro. C’è la Presenza autorevole e senza filtri di un novantenne, Domenico Pizzuti, gesuita e sociologo, che dall’osservatorio di Napoli (dopo 20 anni a Scampia) offre riletture importanti: di frammenti della vita politica italiana al tempo dei populismi, e del mondo ecclesiale non solo italiano al tempo di Papa Bergoglio. Lo fa settimanalmente da un piccolo blog, Pensieri in Libertà (domenicopizzuti.blogspot.it), che insieme abbiamo aperto nove anni fa, nella sfida di traghettare “in pillole” sui nuovi media digitali quel mix di esperienze umane 9


e pastorali nelle periferie dell’esistenza (il gesuita), e di riflessione sociologica ed ecclesiale (il professore). Con il libro-intervista Ripartire dalle periferie (Linkomunicazione, 2014) avevamo esplorato le realtà di Scampia, di Napoli, della Camorra, dei Rom e della Chiesa, le dinamiche sociologiche che le attraversano e che sono espresse dai fatti dell’attualità, arrivando alle lacune da colmare e alle responsabilità necessarie per farlo. Con il presente volume, a sette anni di distanza, vogliamo puntare i riflettori sugli sviluppi del “populismo” nella politica italiana ed europea, le sue dinamiche tra eletti ed elettori, tra racconto mediatico ed intervento politico-economico; e sulla riforma della chiesa “nella palude” del clericalismo, riavviata bene o male dall’arrivo del papa argentino, ma anche in più processi arenata tra le sabbie di una cultura del potere, del controllo, del formalismo e del monopolio, che ai richiami dello Spirito preferisce senza dubbio la difesa dei “puri”. In queste pagine troverete le “pillole” più significative pubblicate da padre Pizzuti sul blog e sui social negli ultimi tre anni, riorganizzate in percorsi coerenti di rilettura e analisi sempre affiancate da prospettive e proposte anche molto concrete. E se molti sono i “fili rossi” che tengono insieme questo volume, il centro è il bisogno di un popolo, con plurima accezione: il bisogno insano e continuo di un consenso vorace e superficiale, nella retorica politica e digitale; il bisogno di un popolo cosciente che disinneschi gli inganni degli “arruffa-popoli” e imprima svolte incisive alla società; il bisogno di un popolo ecclesiale a tratti invocato dall’alto ma spesso disatteso nella capacità decisionale collettiva; il bisogno del Popolo di Dio in cammino che si faccia “chiesa” per aprire prospettive evangeliche non più rimandabili. 10


Prefazione

Giacomo Costa sj * 1

Occhio azzurro, voce rauca, parlantina animata e inarrestabile. Fin dalla prima volta in cui, come giovane studente gesuita, l’ho incontrato, ho capito che p. Domenico Pizzuti, o meglio Mimì, sa guardare lontano e in profondità, aiutando noi altri a fare lo stesso. In termini che in tanti casi – ma non in questo – sono un abuso retorico, Mimì è un profeta e, come ogni profeta che si rispetti, sa essere anche fastidioso, inopportuno, insistente e invadente. Anzi è proprio questo il suo compito: svegliarci, provocarci, metterci in movimento. E poi, come ogni vero profeta, Mimì non se ne sta seduto su uno scranno a dire agli altri che cosa fare: crede in quello che dice e lo fa, mettendosi in gioco in prima persona e, come si usa dire, “sporcandosi le mani”. Per questo anni dopo, e con una ben maggiore esperienza sulle spalle, in primis quella di direttore della rivista Aggiornamenti Sociali, di cui Mimì è stato una firma in tempi passati e su cui continua di tanto in tanto ad apparire qualche sua riflessione “da sociologo”, non ho potuto che rallegrarmi quando, grazie anche a un comune giovane amico genovese, ha cominciato a pubblicare il suo blog (e il suo canale Facebook), i cui post sono qui raccolti. Non mi hanno stupito né l’audacia né il contenuto: l’instancabile impegno, portato avanti con qualsiasi mezzo disponibile, e la qualità del1* Gesuita, Direttore di «Aggiornamenti Sociali», Presidente della Fondazione Culturale San Fedele e membro della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.

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le riflessioni sono quelli di sempre. Non solo permettono di rileggere questi ultimi anni, ma offrono stimoli preziosi per guardare avanti e ripartire oggi. Poco importa che molti di questi testi siano stati scritti quando pandemia era un termine da libro di storia o da film di fantascienza, e non da cronaca quotidiana. L’emergenza da Covid-19 ha fatto venire più velocemente al pettine una serie di nodi della vita politica, sociale ed ecclesiale su cui da tempo Mimì, osservatore competente e lucido anche a 90 anni suonati, insisteva. Oggi è a tutti evidente che non possiamo più far finta di non vedere quanto fosse insostenibile il futuro che ci stavamo costruendo con le nostre azioni e le nostre scelte. La realtà ci chiede di cambiare, ma quello che non è chiaro è se siamo disponibili a farlo: proprio per mettere a fuoco le dimensioni della sfida che abbiamo di fronte e decidere di affrontarle le riflessioni raccolte in questo volume sono uno stimolo prezioso. Non possiamo rimanere in silenzio. La pandemia ha reso le situazioni di ingiustizia e di degrado ancora più esasperate e drammatiche: dalla disoccupazione al disagio mentale, dalla povertà alla solitudine, dalle disparità locali e regionali alle ingiustizie internazionali. Per questo non possiamo non sentire ancora più forte un rinnovato bisogno di governo, cioè di una istanza capace di fare scelte, dare indirizzi e assicurarne l’attuazione, soprattutto attraverso un efficace coordinamento tra i livelli di intervento e i molti attori chiamati a partecipare ai processi. Non bastano i meccanismi di autoregolazione, le mani invisibili e ancora meno gli algoritmi. Scopriamo di avere ancora bisogno di politica, nel senso pieno di esercizio responsabile dell’autorità in vista del bene comune e non solo di apparato di gestione (o di manipolazione) 12


del consenso a servizio del mercato e della sua sacralizzazione. In questa luce è di grande ricchezza il modo con cui p. Pizzuti affronta i populismi italiani ed europei di questi anni, incrociando studi di sociologia e scienza politica a una vivace analisi della rappresentazione mediatica, locale e nazionale. Una politica sana resta un’azione corale che, nella diversità dei ruoli e delle funzioni e nella varietà delle forme, chiama in causa tutti, i singoli cittadini così come gli attori sociali collettivi: istituzioni, imprese, media, mondo della scuola e della ricerca, associazioni, organizzazione della società civile e tutti quelli che un tempo venivano chiamati “corpi intermedi”, a partire da partiti e sindacati. Da questo punto di vista, la ripresa e la resilienza che danno il titolo al piano redatto per l’accesso ai finanziamenti del NextGenerationEU, non sono una faccenda che riguarda solo i politici e gli alti funzionari, ma ci chiamano in causa tutti. A partire dalla comunità ecclesiale, sollecitata e incoraggiata a fare la propria parte, mettendosi “in mezzo” ma non “al centro”, in reale spirito di servizio. Ma quale Chiesa ha in mente Mimì? Lo scopriamo nella seconda parte del volume, dedicata al processo di riforma che papa Francesco sta portando avanti, attraverso le parole dei suoi interventi, i suoi gesti tanto simbolici quanto concreti, e i percorsi sinodali che apre. Emerge con forza il richiamo a camminare tutti insieme – nessuno escluso! – testimoniando una fraternità autentica in tutte le articolazioni della vita ecclesiale. È la prospettiva che traccia, ad esempio, il Documento finale del Sinodo sui giovani del 2018: «Un tratto caratteristico di questo stile di Chiesa è la valorizzazione dei carismi che lo Spirito dona secondo la 13


vocazione e il ruolo di ciascuno dei suoi membri, attraverso un dinamismo di corresponsabilità. Per attivarlo si rende necessaria una conversione del cuore e una disponibilità all’ascolto reciproco, che costruisca un effettivo sentire comune. Animati da questo spirito, potremo procedere verso una Chiesa partecipativa e corresponsabile, capace di valorizzare la ricchezza della varietà di cui si compone, accogliendo con gratitudine anche l’apporto dei fedeli laici, tra cui giovani e donne, quello della vita consacrata femminile e maschile, e quello di gruppi, associazioni e movimenti» (n. 123). È questa la strada per resistere tanto alla frammentazione individualistica quanto alla globalizzazione massificante che ci riduce a puri consumatori, anche di sacro, partecipando invece alla «costruzione di un popolo in cui le differenze si armonizzino all’interno di un progetto comune» (Evangelii gaudium, n. 221). Questo sogno di fraternità e di amicizia sociale papa Francesco lo propone alle società dei singoli Paesi e anche alla famiglia umana nel suo insieme: è al cuore della Laudato si’ così come della Fratelli tutti. Ma interpella anche il Popolo di Dio. Entrare in questa dinamica richiede un rinnovamento delle forme di esercizio dell’autorità, nella linea della promozione della crescita personale di ciascuno e del presidio dell’unità come comunione delle differenze e non come omologazione uniformante. Ma richiede anche di ricomprendere che cosa significa partecipare: ogni cristiano è chiamato ad assumere fino in fondo la propria vocazione battesimale, che include la responsabilità di contribuire attivamente alla vita della comunità e all’esercizio della missione. In questo modo si aprono spazi e percorsi di partecipazione ordinata, che evitano sia la trappola mortale del clericalismo, sia una interpretazione della 14


sinodalità in chiave assemblearista e formale, sulla falsariga delle procedure della democrazia parlamentare. Proprio in questa luce sono grato a Mimì per lo slancio coraggioso, irruento e argomentato con cui da sempre stimola la riflessione sulla religiosità, la devozione popolare, le pratiche ecclesiali (e clericali) e l’organizzazione della vita della Chiesa, mostrando in concreto e in modo efficace come quella sorgente inesauribile che è il Vangelo sia fonte di uno sguardo diverso, libero e profondo, sulla vita quotidiana, le relazioni tra le persone e tutte le vicende umane.

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