Volti di fuoco

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Le vie della Sapienza 2

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VOLTI DI FUOCO Matriarche, Profetesse, Benedette‌ Mirjam di Nazareth

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© Il Segno dei Gabrielli editori, 2017 Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-6099-327-4 Stampa Il Segno dei Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR), giugno 2017 Immagine di copertina: Pinterest.com Per la produzione di questo libro è stata utilizzata esclusivamente energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ed è stata compensata tutta la CO2 prodotta dall’utilizzo di gas naturale.

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INDICE

Presentazione 9 Introduzione FUOCO CHE ACCENDE ALTRI FUOCHI Una lettera personale scritta per me Il volto delle donne del Tanak

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volti di fuoco: le matriarche

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SARAH - Il canto di Sarah, Principessa, nel pensiero della gratuità 23 I nomi di Sarah 23 I diversi ruoli di Sarah 25 I tratti del Volto di Fuoco 32 REBECCA - Il primato dell’altro Rebecca la rosa

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DUE SORELLE RACHELE E LIA

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Rachele - Nostra madre, madre della speranza

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Il baldacchino nuziale

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La sterilità

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Le lacrime di JHWH e le lacrime di Rachele 49 I tratti del Volto di Fuoco 51 Lia - Madre benedetta della preghiera La prima che ringrazia JHWH Gli occhi di Lia

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I figli di Lia 54 Due sorelle in conflitto aperto. Il ritrovamento delle Mandragore 57 I tratti del Volto di Fuoco 58 Il volto delle donne profetesse e benedette 61 MIRJAM - Il vero protagonista è Jhwh 65 Dall’ottica delle donne 71 I tratti del Volto di Fuoco 73 DEBORAH E GIAELE - Madri in Israele nella fede Deborah donna e profetessa La palma di Deborah Il shir di Deborah Giaele

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CULDA, La ne’viah Garante della parola di JHWH Il contesto storico

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GIUDITTA L’incarnazione della fede autentica di Israele 95 Il contesto storico 95 I personaggi 96 Il progetto di Giuditta 97 La preghiera di Giuditta 99 Il cantico di Giuditta 102 I tratti del Volto di Fuoco 103 ESTER - Il primato dell’altro

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I personaggi della Meghillà 106 I tratti del Volto di Fuoco 111 ABIGAIL - Lo spirito di profezia

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La richiesta di Davide 113 La reazione concreta di Abigail 115 Il discorso di Abigail 116 Abigail profetizza 117 La morte di Nabal 118 Il matrimonio con Davide 119 I tratti del Volto di Fuoco 120 RUTH - La donna hesed

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I nomi dei protagonisti 122 Hesed 127 I tratti del Volto di Fuoco 129 Le altre - di donna in donna 131 BETSABEA - La pienezza della regalità messianica e l’anticipo della redenzione

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I nomi 135 Moglie di Uria 136 Davide alla prova? 140 Lettere di divorzio 140 Moglie di Davide 141 Madre di Salomone 141 L’educazione di Betsabea 143 I tratti del Volto di Fuoco 144 volti di fuoco: mirjam di nazareth

MIRJAM DI NAZARETH

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Bellezza Israele e Bellezza Mirjam

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per diventare cercatrici di tracce sul volto di fuoco di

MIRJAM DI NAZARETH

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La harizah: le perle della collana

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La questione dei metodi e del metodo Nella postura dello specchio Premessa storico-teologica: The Third Quest Premessa metodologica La harizah si dispiega: i due verbi I due verbi, i grani della collana, le occorrenze Il Secondo Testamento A harizah completata

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BIBLIOGRAFIA 184 LESSICO

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PRESENTAZIONE

Come cogliere i tratti del Volto delle donne che si incontrano mentre ci si china a scrutare la Parola? Da un’ottica di donna che si lascia interrogare e si interroga sul ruolo di ogni singola donna all’interno dell’episodio narrato, sul peso decisionale ed esistenziale delle sue scelte, per comprendere quali tratti stia scolpendo su quel Volto il grande Scultore, lo Spirito Santo. Troppo spesso l’attenzione è puntata sui personaggi maschili e le donne sembrano solo essere collocate a cornice o al margine. Osservandole più da vicino e senza pregiudizi balzano improvvisamente dei Volti di Fuoco e si scoprono le Matriarche le Profetesse le Benedette e tutte Le Altre che vibrano di luce propria e proprio questo Fuoco propagano, non solo nel loro momento storico ma nei secoli. Volti di donne che, se hanno plasmato la storia, continuano a plasmarla nella misura in cui noi stesse ci lasciamo contagiare. Le quattro Matriarche, le sette Profetesse, le tre Benedette premono per comunicarci la loro vita, le loro scelte, certe di vivere nel grembo della berith, dell’alleanza, e di schierarsi sempre dalla parte di JHWH perché il suo piano di salvezza per Israele giunga dove deve giungere e si dimostri l’indefettibile Sua fedeltà. Si apre costantemente nella storia dell’umanità un solco in cui fiorisce la Bellezza. 11


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Donna dopo donna, nella storia del popolo eletto, fino a giungere a Mirjam di Nazareth che incarnerà la Promessa. Proprio per cogliere i tratti autentici, reali e non quelli incrostatesi nel corso dei secoli e dovuti alla mentalità del momento cronologico, si impone un ascolto rigoroso e serio delle fonti ebraiche. Tutte queste donne, di cui ammiriamo i Volti di Fuoco, sono donne di Israele e da questa grande tradizione perciò è necessario partire. Il taglio prescelto è quello meditativo, della lectio che si pone in ascolto in primo luogo del testo del Tanak, della Bibbia ebraica porge l’orecchio alla voce dei Maestri in Israele lascia che si delinei il Volto di Fuoco di ogni donna nell’accoglienza della Parola nello stupore nel silenzio. Un percorso che si lascia avvincere, riscaldare e, alla fine, tocca con mano i tratti essenziali di ogni Volto per poterli fare propri e diventare nella propria storia, in quell’arco di tempo e di spazio donato nell’esistenza, a propria volta Volto di Fuoco.

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INTRODUZIONE

FUOCO CHE ACCENDE ALTRI FUOCHI1

«Questa è un’opinione mia: le donne sono più coraggiose degli uomini.» Con queste parole Papa Francesco ha strappato un applauso nel corso dell’udienza generale del 26 gennaio 2017. “Mia” afferma. Pure “Mia”, di me che ho condotto questa ricerca sui Volti di Fuoco delle donne del Primo Testamento2 che sfocia su Mirjam di Nazareth con lo sguardo su Gesù Cristo. Ogni lettore e ogni lettrice dovrebbe, a conclusione di questa lunga lectio, poter dire “mia”, affermando così l’intenso desiderio di chiedere che la Parola di Dio sia sempre per tutti fuoco che brucia, cioè qualcosa che non possiamo prendere tra le mani, ma da cui possiamo lasciarci scaldare e illuminare, Cfr. «Zenit» 17 novembre 2016, discorso all’assemblea Cism, (Conferenza italiana superiori maggiori) di Mons. José Rodriguez Carballo, Segretario della Congregazione per gli istituti della vita consacrata. 2 Primo Testamento: preferisco questa denominazione, senza tuttavia escluderne altre, perché «la prima parte della Bibbia cristiana costituisce il fondamento fondante, quello che è stato posto per primo e sul quale poggia l’agire di Dio in Gesù e in tutti coloro che seguono Gesù: quale sua attualizzazione rinnovata e rinnovante» (E. Zenger, Il Primo Testamento. La Bibbia ebraica e i Cristiani, Queriniana, Brescia 1997, pp. 172173); fu J. A. Sanders a proporre nel 1987 questa dizione nell’articolo First Testament and Second, in «Biblical Theology Bulletin» 17/2 (1987), pp. 47-49; mentre quella di Antico Testamento, non biblica e risalente al II secolo d.C., presta il destro a fraintendimento. 1

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qualcosa che sempre è al di sopra di noi, che ci rappresenta Dio come sempre più grande, di cui non possiamo mai capire abbastanza.3

I Volti di Fuoco delle donne del Primo Testamento abbagliano per la loro Bellezza, contagiano appunto per il loro coraggio, animano per aver plasmato il destino del popolo d’Israele. Scorrono nei secoli e costituiscono quel lungo solco da cui fiorirà Mirjam di Nazareth, la donna più coraggiosa della storia del Cristianesimo. In Lei i bagliori dei Volti di Fuoco delle Matriarche, delle Profetesse, delle Benedette e di tutte Le Altre, si riverberano in una luce che fora i secoli e risplenderà fino a quando Gesù Cristo porgerà al Padre la creazione e tutta l’umanità trasfigurata. Una lettera personale scritta per me Quale è, per la donna di oggi, il significato di tutte quelle donne pervase dal fuoco dello Spirito che la hanno preceduta? Chi sono, in concreto, le grandi testimoni della fede biblica? I Maestri d’Israele ritenevano che la Torah si dovesse leggere come una lettera personale scritta da JHWH per loro. Con la stessa postura entriamo nel vivo di questa lettera, direttamente ed oggi, destinata a me e a ciascuna donna, in quei versetti che ci dicono “spiegami”! Perché la fede viene dall’udire, e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo (v. 17). L’esigenza scientifica di determinare in primo luogo mediante il metodo storico-filologico, che cosa il testo ci dice di nuovo e forse di radicalmente “straniero”, coincide dunque con l’esigenza teologica di ascoltare la parola scritturale come una rivelazione che mi è del 3

C.M. Martini, Il sole dentro, Piemme, Milano 2016, p. 193.

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tutto nuova, e di lasciare che essa determini per me nuovi problemi.4

La saggezza levita nella misura in cui si conosce meglio la Scrittura, non nel senso di cognizioni accumulate ma in quello dell’approfondimento che conduce a riconoscere JHWH che abita in noi, nel profondo di ogni persona, ed è lo stesso JHWH che agisce sempre e continuamente nella creazione e nella storia dell’umanità. Il diuturno chinarsi nell’ascolto della Scrittura riporta continuamente al centro, al mistero trinitario manifestatosi nell’Incarnazione del Figlio, a Gesù Cristo centro della relazione fra umano e divino, Infinito e finito. Lo Spirito Santo è sempre all’opera nella creazione e nella storia del mondo e di tutte le creature, dona carismi alla Chiesa attraverso le donne, carismi che bisogna saper riconoscere e lasciare fruttificare. Il “come” va ricercato nelle donne che la rivelazione della Parola di JHWH ci ha fatto conoscere. In modo specifico in quelle del Primo Testamento per poi giungere, alla fine del percorso, a Colei cui guardiamo come testimone per eccellenza di questo cammino: Mirjam di Nazareth ai piedi del Crocifisso, che incarna la dedizione personale più alta e più piena, che realizza la risposta di ogni donna e di ogni vita consacrata al dono di Cristo. Non è una risposta chiusa e rivolta solo a se stessi, ma indicazione reale nella Chiesa della risposta di ogni cristiano dinnanzi all’irruzione di Dio. È perciò annuncio profetico, richiamo inesausto per chi cammina nella storia da peccatore e anela alla redenzione. L’eschaton, la definitività che tutta l’umanità brama, si è scavata un varco e può magnetizzare ogni libertà orientandola. O. Cullmann, Il Mistero della Redenzione nella Storia, Il Mulino, Bologna 1966, p. 88. 4

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Il volto delle donne del Tanak La tradizione d’Israele ci ha tramandato la presenza delle donne nel Tanak e il loro Volto, ha narrato le loro vicende in saghe colorite e dinamiche, drammatiche e liete, non in racconti morali. Come assumere e fare propria la luce che promana dai Volti di Fuoco delle Matriarche, delle Profetesse, delle Benedette e di tutte Le Altre? Quelle donne note dal Tanak e che la tradizione cristiana ha fatte sue, le conoscono davvero le donne oggi? Accettano la sfida del Volto come soggetto umano? Il punto prospettico è l’ascolto del vissuto ebraico per comprendere la teologia cristiana e la vita teologale, per vivere l’elezione di Israele, la berith, in Cristo Gesù da credenti nella e per la Chiesa. Il mistero della donna si illuminerà guardando alle donne del Tanak per fondare la donna credente e quella consacrata oggi, in questo preciso momento e frangente storico. Nella viva tiqvah, nella speranza, che rende l’attesa escatologica feconda di amicizia e di condivisione. Chi sono in realtà queste donne? Personaggi? Una sorta di nozione che si riferisce ad una persona non reale ma creata letterariamente per rappresentare la propria visione? Figure? Una rappresentazione non limitata ad una persona ma che la supera e che si lascia sufficientemente indeterminata per costruire l’opera letteraria? Paradigmi? Una schematizzazione dalla quale non allontanarsi per rispondere correttamente a delle norme fissate a priori?

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Testimoni, martiri? Di una vicenda che, in un qualche modo, le ha investite e costrette a procedere? Presenze simboliche? Nel senso di irreali e costruite ad arte per rispondere alla necessità di condurre la trama a buon esito? La risposta è indubbiamente legata alla filosofia e al linguaggio sotteso in ogni biblista o teologo e nelle loro ricerche. Sono, fuor di dubbio, donne pervase dal fuoco dello Spirito che rivelano nelle vicende di cui sono protagoniste e nel ruolo affidato, il loro Volto, il Volto di Fuoco. È essenziale descrivere lo svolgimento delle vicende bibliche, ma è strettamente necessario anche chiedersi “perché” in quanto concorre per afferrare il non detto e lasciato al personale scrutare, al chinarsi, al vivere sotto la Parola. Giovanni Paolo II le definisce Donne impegnate nella salvezza del popolo: L’Antico Testamento ci fa ammirare alcune donne straordinarie che, sotto l’impulso dello Spirito di Dio, partecipano alle lotte e ai trionfi d’Israele o contribuiscono alla sua salvezza. La loro presenza nelle vicende del popolo non è né marginale né passiva: esse appaiono come autentiche protagoniste della storia della salvezza. Ne tratteggia le caratteristiche: Mirjam Dopo il passaggio del mar Rosso, il testo sacro mette in rilievo l’iniziativa di una donna ispirata per celebrare festosamente questo evento decisivo: «Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze. Maria fece loro cantare il ritornello: Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere» (Es 15,20-21). Questa menzione della in-

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traprendenza femminile in un contesto celebrativo pone in risalto non solo la rilevanza del ruolo della donna, ma anche la sua particolare attitudine a lodare e ringraziare Dio. Debora Un’azione ancora più importante svolge, al tempo dei Giudici, la profetessa Debora. Dopo aver ordinato al capo dell’esercito di radunare degli uomini e di scendere in campo, ella con la sua presenza assicura il successo dell’esercito di Israele, annunciando che un’altra donna, Giaele, ucciderà il capo dei nemici. Giaele Inoltre, per celebrare la grande vittoria, Debora intona un lungo cantico con il quale loda l’azione di Giaele: «Sia benedetta fra le donne Giaele,… benedetta fra le donne della tenda!» (Gdc 5,24). A questa lode fanno eco, nel Nuovo Testamento, le parole che, nel giorno della Visitazione, Elisabetta rivolge a Maria: Tu sei benedetta fra le donne… (Lc 1,42). Culda Il ruolo significativo delle donne nella salvezza del popolo, messo in luce dalle figure di Debora e di Giaele, è riproposto nella vicenda di un’altra profetessa di nome Culda, vissuta al tempo del re Giosia. Interrogata dal sacerdote Chelkia, essa pronuncia degli oracoli che annunciano una manifestazione d’indulgenza per il re che temeva l’ira divina. Culda diventa così messaggera di misericordia e di pace (cf. 2 Re 22,14-20). Giuditta Il libro di Giuditta, in particolare, riferisce di un temibile esercito inviato da Nabucodonosor a conquistare Israele. Guidata da Oloferne, l’armata nemica è pronta ad impadronirsi della città di Betulia, tra la disperazione degli abitanti che, ritenendo inutile ogni resistenza, chiedono ai capi di arrendersi. Ma agli anziani della città che, in assenza di aiuti immediati, si dichiarano pronti a consegnare Betulia al nemico, Giuditta rimprovera la mancanza di 18


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fede, professando piena fiducia nella salvezza che viene dal Signore. Dopo aver a lungo invocato Dio, lei che è simbolo della fedeltà al Signore, dell’umile preghiera e della volontà di mantenersi casta, si reca presso Oloferne, il generale nemico, orgoglioso, idolatra e dissoluto. Rimasta sola con lui, Giuditta, prima di colpirlo, si rivolge a Jahvè dicendo: «Dammi forza, Signore Dio d’Israele, in questo momento» (Gdt 13,7). Poi, presa la scimitarra di Oloferne, gli taglia la testa. Anche qui, come nel caso di Davide di fronte a Golia, il Signore si serve della debolezza per trionfare sulla forza. In questa circostanza, però, a riportare la vittoria è una donna: Giuditta, senza farsi frenare dalla pusillanimità e dall’incredulità dei capi del popolo, raggiunge ed uccide Oloferne, meritando il ringraziamento e la lode del Sommo Sacerdote e degli anziani di Gerusalemme. Questi, rivolti alla donna che ha vinto il nemico, esclamano: «Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall’onnipotente Signore» (Gdt 15,9-10). Ester In un’altra situazione di grave difficoltà per gli Ebrei si svolge la vicenda narrata dal Libro di Ester. Nel regno di Persia, Amàn, l’intendente del re, decreta lo sterminio degli Ebrei. Per allontanare il pericolo, Mardocheo, un giudeo che vive nella cittadella di Susa, ricorre alla nipote Ester, che vive nel palazzo del re dove ha raggiunto il rango di regina. Essa, contro la legge vigente, presentandosi al re senza essere stata convocata, e rischiando la pena di morte, ottiene la revoca del decreto di sterminio. Amàn viene giustiziato, Mardocheo accede al potere, e i giudei, liberati dalla minaccia, hanno così ragione dei loro nemici. Giuditta ed Ester mettono ambedue a repentaglio la vita per procurare la salvezza al loro popolo. I due interventi 19


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però sono molto diversi: Ester non uccide il nemico, ma, fungendo da mediatrice, intercede in favore di coloro che sono minacciati di sterminio. Abigail Questa funzione di intercessione è attribuita poi ad un’altra figura di donna, Abigail, moglie di Nabal, dal primo Libro di Samuele. Anche qui, è grazie al suo intervento che si realizza un altro caso di salvezza. Ella va incontro a Davide, che ha deciso di annientare la famiglia di Nabal, chiedendo perdono per le colpe di suo marito, e libera così la sua casa da sicura sciagura (1 Sam 25). Mirjam di Nazareth Come è facile notare, la tradizione veterotestamentaria pone in evidenza più volte, soprattutto negli scritti più vicini all’avvento di Cristo, l’azione determinante della donna per la salvezza di Israele. In tal modo lo Spirito Santo, attraverso le vicende delle donne dell’Antico Testamento, tratteggiava con sempre maggiore precisione le caratteristiche della missione di Maria nell’opera della salvezza dell’intera umanità.5

Alla ricerca quindi della Esheth chail, della donna di valore del capitolo 31,10 del libro dei Proverbi. Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. Con i tratti però del Volto della donna oggi, qui nella nostra società, con i suoi interrogativi cui dare risposta, con i suoi problemi da sciogliere, nello stesso solco della scansione biblica. I Maestri d’Israele, nei loro commenti e riflessioni sulla Parola rivelata, hanno tracciato una progressione esistenziale preziosa e disegnato dei volti, considerando tre gruppi fondamentali: 5

Giovanni Paolo II, Udienza generale 27 marzo 1996.

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Le madri d’Israele -- Sarah -- Rebecca -- Rachele -- Lia Le quattro matriarche vengono chiamate “incenso” da Rashi6 per la preziosità del loro apporto nello scegliere sempre la berith e l’edificazione della casa di Abramo, in quella continua teshuva, in quella conversione, che prende forma ontologica nella storia, nella quotidianità concreta. Le profetesse -- Mirjam -- Deborah -- Giaele -- Culda -- Giuditta -- Ester -- Abigail Le tre benedette -- Giuditta -- Ruth -- Giaele Ogni donna è luogo di rinnovamento, luogo di esperienza che si prolunga in altre vite. Affermava Nachmanide (11941270) che gli eventi degli antenati sono un segnale per i discendenti. Donne che hanno deciso la linea della benedizione divina, hanno plasmato il popolo e ne hanno fatto nascere la cultura. Abbiamo ricevuto la grande eredità infuocata delle Matriarche: la testimonianza del loro servizio a JHWH e al popolo d’Israele. 6

Cfr. Lessico.

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Ognuna servì e testimoniò in modo unico nel suo arco di tempo e lo lasciò come impronta nella storia. Sta alle donne d’oggi rilevarla e farla diventare propria. La avodah, il servizio a JHWH, si impara dalle Matriarche, dalle Profetesse e dalle Benedette e da tutte le Altre. Si impara a conoscere i livelli psicologici e relazionali nel dipanarsi dei Volti nel loro rapporto con JHWH e le caratteristiche della preghiera ebraica femminile. Nella salvezza di Israele che, se conta sulla mano protettrice di JHWH, attende anche gli apporti concreti della persona. Balza evidente l’autoironia di Israele che racconta di sé, JHWH entra in queste famiglie e vicende contraddittorie e veniamo così a conoscenza di come le donne fossero percepite nella tradizione semita del tempo. Queste Madri fondatrici in Israele simbolizzano il paradigma delle Madri e della Donne? Sono passive o attive? Solo funzionali alla storia patriarcale? Diventano, senza dubbio, esseri emblematici che superano la persona e diventano collettive, sia per il popolo intero sia per la loro diretta discendenza. Di più però, sono dei Volti propri e non delle figuranti su di un palcoscenico in cui si gioca uno spettacolo di vita e di morte e in cui risultano ininfluenti e solo decorative. Queste donne conversano con JHWH e gli tengono testa, dimostrano di possedere un vivo linguaggio emozionale. Tanto da poter trapassare da figure a personaggio, da personaggio paradigmatico a Matriarca, Profetessa, Benedetta con un Volto proprio ed individuale. La verità emozionale sperimentata da ciascuna viene poi vissuta collettivamente, disegnano così con le loro vite e le loro imprese uno specchio della società giudaica del loro tempo. Tuttavia, come e perché superano l’aneddotica e la semplice vicenda di ogni persona umana e forano i secoli? 22


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Perché, come asserisce il biblista A. Schökel, le immagini sono la lingua della speranza ed è questa la lingua parlata dalle donne del Tanak. Diventano quindi le Immaot Israel, le Madri d’Israele. Si entra perciò nella “teologia della storia” non con il “tema” delle madri, animati da una ricerca trasversale, fondata e dotta senza dubbio, ma in quella teologia della storia che vede scorrere i volti, il Volto di ciascuna: irrepetibile, personale, scolpito dal Fuoco, dallo Spirito Santo. Attingendo alle radici di questi Volti delle antenate, la fede si alimenta e diventa fervida. Il termine madre, inteso come matriarca, risale alla tradizione successiva al 70 d.C. fino al 135 d.C. ed è tipica del giudaismo farisaico. Le Matriarche, le Profetesse, le Benedette e tutte le Altre non sono solo madri di un essere vivente ma di un intero popolo per generare la responsabilità di assumersi l’alleanza e non solo nella storia ma Madri, Profetesse, Benedette per l’eternità, che vigilano su chi vuole procedere nel solco da loro tracciato. Proteggono ed intercedono. Donne inizialmente passive ma che, nel seguito dello svolgimento della storia narrata, diventano attive, in ascolto di JHWH, protagoniste che insegnano il linguaggio della fede. Vite integralmente vissute sotto la Parola. Pietre vive di una redenzione che avanza nella storia del popolo d’Israele. Tutte rimangono sorgente viva, acque viventi, anche quando non sono più presenti. Tutte sono Volti che testimoniano e comunicano il primato della Torah e della santità del Nome. Volti di identità personale, unica, irrepetibile, cui faccio appello per catturare alcuni tratti della loro personalità, non sottratti alla storia e che, sprigionandosi, diventano performativi in linee aperte al presente e al futuro. Vita espressa nello Spirito: tutte Volti di Fuoco che accendono altri fuochi. 23


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