Evviva la costituzione

Page 1

annalisa strada

evviva la... Raccontami... Costituzione I nostri 12 segreti per vivere felici insieme

Raccontami...


Collana “Raccontami una storia” diretta da Annalisa Strada 1. Maria Mazzoni, Due gatti Bon-Ton. Parola di Vanessa 2. Maria Rossi Storti, Taccobasso. Racconti per ragazzi 3. Francesco Razzetti, Storia di un passero e dell’uomo che gli insegnò a volare 4. Maria Mazzoni, Fagotto l’ingenuo. Un gatto che non conosceva i topi 5. Annalisa Strada, Io sono il re! 6. Maria Mazzoni, La discesa in campo del “Grigio” 7. Guido Sperandio, Il ragazzo del fiume 8. Annalisa Strada, Una mosca non è un ragno 9. Christos Kafteranis, Lo Spaventapasseri che diventò Aquilone 10. Annalisa Strada, evviva la... Costituzione


Raccontami...

annalisa strada

evviva la... Costituzione

I nostri 12 segreti per vivere felici insieme

Testi di approfondimento a cura di Donata Gottardi


© Il Segno dei Gabrielli editori, 2008 Via Cengia 67 – 37029 Negarine di S. Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 e-mail scrivimi@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-054-9 Stampa Litrografia de “Il Segno dei Gabrielli editori” S. Pietro in Cariano (Verona) 1a edizione maggio 2008 2a edzione giugno 2008 1a ristampa febbraio 2009 2a ristampa gennaio 2011 Progetto copertina Roberta Ceschi (Verona) Illustrazione copertina e disegni interni di Carla Manea (Vicenza)


Indice Presentazione dell’Editore 1. Ora c’è un solo sovrano a Litala 2. Una nazione giusta e felice 3. Siamo tutti uguali! 4. Il lavoro e i talenti 5. La coda è troppo lunga!! 6. I Noubiani 7. Un solo matrimonio “sa da fare”! 8. Una goccia d’acqua per la pace 9. Ma quanto è bella Litala 10. Zuk cerca patria 11. Guerra?! No, grazie… 12. La bandiera… la tua squadra Ringraziamenti

7 11 19 25 37 44 53 60 68 74 81 89 95 101

5



Presentazione dell’Editore Cari ragazzi, ciascuno di voi vive ogni giorno l’esperienza della fatica di stare insieme, tra amici, tra compagni di classe, con ragazzi più grandi o, addirittura, in famiglia. Immaginate un po’ quanta fatica e quante difficoltà si devono superare per far andare avanti la convivenza di un intero popolo e di questo con altri popoli e con l’universo di donne e di uomini che vivono in tutto il pianeta. Ma se è fatica vivere e stare insieme, quando ci si riesce – sia nelle vostra realtà che in quelle più ampie – si vive un’esperienza molto bella e gratificante… come si vorrebbe che fosse così per ogni giorno della nostra vita! Se andate ad analizzare che cosa ha reso possibile quel risultato, vedrete che si sono verificate alcune condizioni importanti: unità di prospettive e di sentimenti, che poi sono diventate “regole” di comportamento condivise… Tuttavia, non sempre accade così. Allora, come si può fare? È tutta qui la storia faticosa di ogni 7


popolo e nazione: quando ci si riesce, si vive in pace, quando ciò non accade, c’è la prospettiva della guerra, più o meno cruenta. I nostri nonni hanno vissuto una grande e dolorosissima guerra: la seconda guerra mondiale (1939-1945) con milioni di morti e la dissoluzione tragica dei rapporti tra individui, famiglie, gruppi. Perché? Perché alcuni avevano imposto le proprie regole di convivenza su tutti: ecco il fascismo e il nazismo, in Europa, e il comunismo in altri paesi. Di fronte a quella distruzione della convivenza dove, spessissimo, le questioni tra persone e gruppi si risolvevano con le armi e i coltelli, il nostro popolo ha potuto contare su donne e uomini che, con civilissima passione, in quel momento hanno pensato a come vivere insieme in pace. Come? Indicando un ordinamento di regole tramite cui ogni persona potesse esprimere, nella libertà e nel rispetto di quella altrui, le proprie energie, i propri positivi valori; potesse partecipare con pari opportunità alla costruzione della vita culturale, economica della nazione e dare, così, speranza ai propri cari… Se non avessimo avuto queste donne e questi uomini, oggi, saremmo ancora in una permanente guerra. Questo “ordinamento” superiore i nostri nonni 8


ce lo hanno donato attraverso la Costituzione Italiana approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e divenuta il 1° gennaio 1948 la Carta fondamentale della nostra Repubblica. In forza della Costituzione nasce la possibilità di poter vivere “democraticamente”… e vivere democraticamente significa che ogni cittadino è “Sovrano”, è “Re”, e in quanto tale, soggetto di diritti inalienabili per poter crescere come persona e poter esercitare, di conseguenza, i propri doveri nei confronti dell’intero corpo sociale. Se, dunque, la Costituzione è a fondamento della nostra convivenza, tutte le ragazze e i ragazzi d’Italia non possono crescere e camminare verso la vita adulta senza far crescere, di pari passo, la Costituzione e i suoi valori nel proprio cuore. Da questa nostra preoccupazione e dal nostro rispettoso amore per la Costituzione Italiana, è nato questo libro che con trepidazione poniamo nelle vostre mani, con l’esortazione a volerlo usare, in un serrato dialogo, con i vostri compagni, con i vostri insegnanti, e, soprattutto, con i vostri familiari. Ve ne tornerà in benessere nel presente e nel futuro. Per la Casa editrice Emilio Gabrielli 9



Ora c’è un solo sovrano a Litala Articolo 1: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Molto, molto tempo fa esisteva un’isola che tutti chiamavano Litala, anche se erano in pochi a ricordarsi perché. Sostenere che fosse solo un’isola, in realtà, è riduttivo. Si trattava, infatti, di un arcipelago: una grande isola con attorno alcune altre isolette, due delle quali erano anche abbastanza grandi. L’isola di Litala era percorsa da alcuni rilievi montuosi e solcata da una fittissima rete di fiumi. Alcuni erano appena accennati, tanto che i Litalani li avevano superati senza difficoltà; altri, invece, erano profondi e con le rive scoscese, ed erano diventati i confini naturali di molti piccoli stati. Siccome a Litala le piogge non erano regolari, capitava che a volte i corsi d’acqua fossero così impetuosi e travolgenti da tenere tutti bene alla larga; altre volte, invece, se pioveva meno, sembrava facile costruire ponti. Era in queste stagioni più asciutte che alcuni staterelli più forti cercavano di unirsi tra loro con lotte o con accordi. Fu sempre in un periodo in cui l’ac11


qua scarseggiava parecchio che accaddero una serie di fatti che consentirono a Litala di unificare i suoi territori. Quello dell’unificazione fu un gran bel periodo, anche se non mancarono i grattacapi. Insomma, quando non si è abituati a stare tutti insieme, si commettono alcuni errori prima di trovare la via giusta, proprio come un funambolo che mette per la prima volta il piede sul filo teso nel vuoto: oscilla un po’ con la sua lunga asta per trovare l’equilibrio che gli consenta di avanzare spedito. E così fu anche per Litala. La fase dei tentennamenti fu superata non senza sofferenze e si concluse con la nascita del Gran Consiglio, che promulgò le leggi fondamentali per il giusto mantenimento dello stato. La prima di queste leggi doveva essere come la fotografia sulla carta d’identità: qualcosa per guardarsi in faccia, riconoscersi e dirsi: “Questo sono io!”. 12


L’idea venne a uno dei capi del Gran Consiglio. Stava andando, come gli accadeva sempre più spesso, alla sede dove si riunivano tutti insieme. Uscì di casa e salutò la donna delle pulizie. Poi fece un cenno di saluto ai muratori che stavano sistemando un’impalcatura sulla casa di fronte alla sua. Si fermò a fare due chiacchiere con il suo fruttivendolo di fiducia e fu interrotto dalla portalettere che gli doveva far firmare una raccomandata. Aveva giusto ripreso la via di casa quando una voce alle sue spalle lo aveva chiamato: “Bella giornata, vero? L’ideale per una passeggiata!”. “Oh, buongiorno! E buona passeggiata!” Quello che aveva salutato era il Presidente della cooperativa vinicola che aveva dato lustro alla regione con il suo ottimo vino, che esportava in mezzo mondo. Continuando la passeggiata, il consigliere del Gran Consiglio meditò: “E pensare che la mamma di Ferdinando era la balia di mia zia e viveva in una casetta piccola piccola, molto fuori dalla città... Ne hanno fatta di strada!” e mentre pensava si grattava la barba. Intanto, i pensieri continuavano a frullargli in testa: “Ma come hanno fatto?”. Gli bastò qualche istante per rispondersi da solo: “Hanno lavorato sodo!”. Quando arrivò a questa conclusione, tirò un bel 13


sospiro di sollievo, profondo e liberatore: “Ah, che bello! Tutti a Litala, grazie al proprio lavoro, possono fare qualcosa per se stessi e per gli altri. Siamo una nazione fondata sul lavoro... Devo ricordarmi di farlo notare anche ai miei colleghi!”. Ormai il grande palazzo in cui si riunivano iniziava a intravvedersi in fondo alla via. Era proprio una costruzione magnifica. E non a caso! Era stato fatto costruire dal re, quando Litala aveva avuto un re. Eh già, un passato recente e molto sgradevole. Perché se un re è buono e giusto e generoso e attento a quello che succede al suo popolo, allora può darsi che anche il suo regno renda felice i sudditi. Ma se un re non è attento a quel che succede intorno e non è abbastanza coraggioso da prendere le decisioni che servono per far star bene il popolo che gli si è affidato... allora sono guai! I Litalani il re non lo avevano più voluto e lo avevano detto chiaro. Ma bisognava metterlo nero su bianco che il re non doveva più tornare... Il consigliere decise che si sarebbe ricordato anche di questo. Stava varcando la soglia del palazzo quando un’idea gli attraversò la testa chiara, precisa e veloce come un lampo: “Ora c’è un solo sovrano e sono i Litalani tutti insieme. Insomma, sì: c’è un solo sovrano, ed è il popolo di Litala”. 14


Doveva ricordarsi di dire anche questo ai suoi colleghi. Quella giornata fu lunga e la riunione del Gran Consiglio intensa e interessante. Il consigliere si era ricordato di raccontare tutto e i suoi compagni di seduta avevano condiviso il suo pensiero. Anzi, la pensavano proprio come lui. E fu cosĂŹ che da allora Litala usò come presentazione di se stessa le definizione di una nazione fondata sul lavoro, di cui l’unico sovrano era il popolo che la abitava e che eleggeva liberamente i propri rappresentanti.

15


Per approfondire... Cosa significa ‘fondata sul lavoro’? Il nostro Paese va avanti perché le persone lavorano e i lavori sono tanti e diversi, il lavoro subordinato come quello autonomo, il lavoro in agricoltura come nei servizi, nel privato come nel pubblico. È il lavoro che fa crescere e progredire un Paese e non il censo, le proprietà, la ricchezza economica e finanziaria. Dobbiamo fare in modo che tutti i lavori siano di qualità, siano svolti nel benessere e non nel malessere, siano fonte di reddito e di realizzazione, consentano a ciascuna e ciascuno di noi di condurre una vita dignitosa e felice. Solo così tutte le attività porteranno prosperità e sviluppo sostenibile, non solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo. Cosa significa ‘Repubblica’? E ‘sovranità popolare’? La sovranità popolare è il sale della democrazia. Siamo un Paese democratico perché sono le cittadine e i cittadini cha hanno il potere di decidere, attraverso i loro rappresentanti eletti nelle assemblee parlamentari, a tutti i livelli, da quello europeo, a quello nazionale, a quello regionale, provinciale, comunale, circoscrizionale. Ecco cos’è una Repubblica: il modo più moderno di organizzare la vita di un Paese, con le cittadine e i cittadini che affidano il governo e la scrittura delle regole (le leggi) ai loro rappresentanti. Questi rappresentanti hanno idee 16


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.