Ci ha dato il cielo e le chiare stelle

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CI HA DATO IL CIELO E LE CHIARE STELLE

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Luigi Secco

Ci ha dato il cielo e le chiare stelle Rapporto Scienza-Trascendenza, alla ricerca dell’unità del Reale

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CI HA DATO IL CIELO E LE CHIARE STELLE

© Il Segno dei Gabrielli editori 2017 Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-6099-344-1 Foto di copertina: Cometa Lovejoy ripresa il 22 dicembre 2011 dall’Osservatorio del Paranal, 1° Posto, Categoria “Bellezza del cielo notturno” Jia Hao (TWAN). Stampa, Il Segno dei Gabrielli editori, Luglio 2017

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Indice

Dedica e ringraziamenti 9 Prefazione 11 Premessa 13 Introduzione 15 1. Rapporto Scienza-Trascendenza 1.1 Sui termini del problema 1.2 Posizioni culturali attuali 1.2.1 Posizione 1) 1.2.2 Posizione 2) 1.2.3 Posizione 3) 1.3 Sul postulato dell’Oggettività

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2. Approccio scientifico 2.1 La moderna cosmologia fisica 2.1.1 Alcuni aspetti dell’evoluzione cosmologica 2.1.2 Sez. A – Dalla Teoria del tutto (TOE) alla differenziazione microscopica 2.1.3 Sez. B – La separazione della materia dalla radiazione 2.1.4 Sez. C – Considerazioni termodinamiche

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3. Il Principio Antropico in Fisica ed in Cosmologia 3.1 Cenni storici 3.2 Metodologia 3.3 “Interplay” fra settori e requisiti

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3.4 A) Valori delle costanti fisiche fondamentali 3.5 B) Proprietà globali del cosmo, caratterizzanti la sua storia 3.5.1 Crescita della complessità 3.5.2 La sintonia fine (fine tuning) nell’espansione 3.5.3 Nucleosintesi del Carbonio e dell’Ossigeno 3.5.4 Sul finalismo orizzontale

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4. Scienza-Trascendenza: tappe storiche 53 Introduzione 53 4.1 Dall’esordio della Filosofia a quello della Scienza 53 4.1.1 Ai primordi 53 4.1.2 Platone 54 4.1.3 Aristotele 54 4.1.4 Scuola atomistica 55 4.1.5 Dal mondo pagano al mondo cristiano 56 4.1.6 L’epoca rinascimentale 56 4.2 Nascita della Scienza moderna 57 4.2.1 Sul pensiero di N. Copernico (1473-1543) 57 4.2.2 Galileo Galilei, nascita del metodo scientifico 58 4.2.3 Il “caso Galileo” 59 4.2.4 L’intervento di S. Giovanni Paolo II 62 4.2.5 Il discorso del Papa (31 ottobre del 1992) 63 4.3 L’intreccio fra la Filosofia moderna e la Scienza 65 4.3.1 R. Cartesio 66 4.3.2 Le regole del Metodo 67 4.3.3 L’uomo e le due modalità conoscitive 67 4.3.4 Precedenza conoscitiva 68 4.3.5 Conseguenze 68 4.4 Trasformazione della fede-speranza cristiana 69 4.4.1 Dalla “Spe Salvi” di Benedetto XVI 69 4.5 Neopositivismo 71 4.5.1 La Meccanica Quantistica 72 4.5.2 La Teoria della Complessità 72

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indice

4.5.3 Il versante della Matematica 4.5.4 Il programma neopositivista 4.5.5 K. Gödel 4.6 Conseguenze più ampie 4.7 Appendice 4.7.1 Sul linguaggio Formale 4.7.2 Sul numero di Gödel

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5. Evoluzionismo 81 Introduzione 81 5.1 Darwinismo 81 Premesse Fondamentali 82 5.1.1 Neo-darwinismo 83 5.1.2 Inadeguatezza dell’ipotesi darwiniana 84 5.2 Critiche generali 87 5.2.1 Incompletezze interpretative 88 Teoria Organismocentrica o dell’Autoorganizzazione 88 5.2.2 Alternative 89 5.3 Posizione della Chiesa (cenni) 90 5.3.1 Dichiarazioni recenti 92 Convegno del 2006 93 6. Il “caso” in Fisica 95 7. Metafisica tradizionale 99 Introduzione 99 7.1 Principio Supremo e Manifestato 100 7.2 L’Uomo 101 7.3 Considerazioni generali 106 8. VERSO L'UNITà DEL REALE 8.1 Qualità e quantità 8.2 I limiti della Scienza

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8.3 Dominio della Scienza-dominio della Trascendenza 110 8.3.1 La concezione dei veli 112 8.3.2 Dal come al perché 113 8.4 La cifra della qualità 114 8.4 La cifra della Bellezza 115 8.5 La Rivelazione del Verbo di Dio 116 8.5.1 La Metafisica dell’Amore 117 8.6 Conclusioni 122 Bibliografia 124

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Introduzione della curatrice dell’edizione tedesca

Dedica e ringraziamenti

Il lavoro è dedicato al Prof. Nicolò Dallaporta, che mi ha insegnato ad amare la Bellezza della Fisica e dal Quale ho ereditato, assieme al Corso di Questioni Scientifiche (da me svolto presso la Facoltà Teologica del Triveneto per vari anni) anche molti dei contenuti qui trattati, appresi sia personalmente nelle lunghe conversazioni con Lui, sia dalle Sue conferenze, seminari e opere scritte. Ciò che a prima vista sarei tentato di attribuirmi, riconosco essere solo in parte derivato da riflessioni mie o, sovente, da quelle di eccellenti studenti avuti, tuttavia incardinate sempre al Suo alto nobile pensiero: mi auguro di non averlo storpiato troppo. Affido il lavoro a San Giovanni Paolo. Sapendo quanto a Lui stesse a cuore il rapporto della Fede con la Scienza, confido che la Sua intercessione faccia trasparire, più che i tanti limiti, il sincero tentativo di mostrare la Bellezza di uno sguardo sul mondo con entrambe le “due ali”, Scienza e Trascendenza, come Egli, unitamente a Dallaporta, auspicava. Mi unisco indegnamente a S. Francesco nel Canto di Lode per le meraviglie del Creato, già manifeste in un filo d’erba, ma anche nei colori di molte altre, visibili solo a partire dalla Scienza. Ringrazio gli Amici che hanno avuto la pazienza di leggere per primi il lavoro, dandomi sostegno e suggerendo correzioni, il Dr. Marco Laveder e il Dr. Roberto Caimmi. Particolare riconoscenza devo al Prof. Don Riccardo Battocchio della Facoltà Teologica del Triveneto, che ha letto criticamente il manoscritto, incoraggiandomi, proponendo il sottotitolo ed una importante osservazione, presente nelle Conclusioni. All’Editore, Dr. Emilio Gabrielli e Figlia Lucia, la mia gratitudine per aver incluso l’opera nel loro prestigioso catalogo. Padova, 19 aprile 2017 9


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Introduzione della curatrice dell’edizione tedesca

Prefazione

Confesso al lettore la mia passione per l’orto e anche l’età: ottant’anni. Rimanendo in piedi la terra tende ad apparire sempre più lontana, irraggiungibile e sfuggente alla mia cura. Non mi rimane altro che inginocchiarmi e lavorare sedendomi sui talloni. Pur rimanendo l’orto un’aula scolastica in cui l’universo intero si invera, come sempre la natura maestra, saggia e severa, cambia didattica nella nuova prospettiva. Con la mia necessitata nuova posizione la terra si avvicina, come del resto io mi avvicino alla terra. Sembra che una nuova comunicazione, un nuovo palpito ci prenda entrambi. La terra, pur sempre madre, sembra offrirsi come un’amante invitandomi a divenire in qualche modo suo sposo, quando non padre amorevole. Quel seme di pomodoro viene accolto con un sussulto di dignità dalla terra trasformata in ricca polvere avvolgente: vive il seme in attesa di esprimersi, vive la terra nel sostenere l’apertura del seme stesso e il suo svilupparsi. Pur sempre fragili… pregando l’intero universo di inchinarsi a riconoscerne la bontà all’esistere e dar loro forza. L’unità del tutto si fa presente… e se la pianta del pomodoro vivo testimonia che tutto l’universo è vivo. Puoi scomporlo come vuoi, a volte in maniera così pazza e rozza, sia dagli studiosi delle scienze fisiche che dagli imprenditori di macchine utensili e, soprattutto, dagli economisti senza sostanza… ma il seme di pomodoro e il tuo circondarlo di fine polvere di terra con un po’ di umidità quotidiana, ti ricorderà sempre che tutto è vita e che non abbiamo il diritto di togliere ad alcunché questo valore vitale. Nulla può essere “cosificato” pena, prima o poi, di contribuire al disastro eco11


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logico. Se il seme di pomodoro perde il suo autentico habitat anche la vita dell’uomo camminerà verso il suo spegnimento. C’è un grande cammino culturale da fare e, soprattutto, una grande consapevolezza politica che realizzi un piano educativo per la comprensione della natura che aggiorni i comportamenti quotidiani dei fanciulli, dei ragazzi, dei giovani e degli adulti riottosi affinché sappiano esserne custodi amorosi. Ecco, queste cose ci tramanda il grande prof. Nicola Dallaporta e, in questo libro, uno dei suoi discepoli più attenti Luigi Secco. Per continuare la riflessione: in queste mie semplici righe, più o meno volontariamente, ho “umanizzato” il pomodoro, l’ho reso partecipe al mio cammino personale… Ebbene, questo pensiero può andare oltre e in quella posizione orante sopradescritta va effettivamente oltre. Quell’unità di cui abbiamo bisogno per vivere non può non essere il frutto della forza di un principio personale generosissimo che ci nutre ogni giorno in una gioiosa dinamica universale. Il “tutto” non può essere, forse, riconosciuto come “pane spezzato”? E allora non dobbiamo, in quel programma educativo da costruire, mettere insieme le forze per rendere per prima cosa il Pane veramente Sano? E nel costruire alleanze per ri-salvare il Pane costruire comunità nuove? Emilio Gabrielli per Gabrielli editori

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Introduzione della curatrice dell’edizione tedesca

Premessa

Desidero spiegare perché nel sottotitolo non si parli del Rapporto Scienza-Fede, come solitamente ci si aspetta, ma più propriamente di Rapporto Scienza-Trascendenza. Nella Genesi, infatti, Dio si dichiara “Colui che È”. Quindi ciò che è, è in Dio; la Realtà è in Dio senza coincidere con Lui. Così anche l’Uomo, come parte della Realtà. Inoltre c’è una vocazione sconvolgente della Vita umana: siamo chiamati ad essere come Dio stesso. Gesù infatti dice: «Io sono la Vita» e si è fatto pane e sangue perché avessimo la Vita. La Vita quindi è molto di più che “essere in Dio” come creati da Lui, è Vivere a nostra volta Dio. Avere Fede vuol dire quindi consegnare il nostro Essere a Lui perché la nostra Vita diventi la Sua Vita. Questo è anche il senso dell’essere stati creati a “Sua immagine e somiglianza”. Il problema del rapporto Scienza-Fede non è perciò quello sviluppato qui (se non per un breve cenno finale, a proposito della Metafisica dell’Amore) perché questi due termini non si possono porre sullo stesso piano. Da una parte nel termine Fede c’è il vivere in comunione con Dio (che presuppone l’esperienza personale di Lui), dall’altra il termine Scienza include una descrizione di ciò che la Realtà è come generata da Dio. Mi sembra allora più appropriato disquisire del rapporto fra Scienza e ciò che riguarda gli aspetti dell’Essere intrinseci al Manifestato, cioè al Reale, ambito che appartiene alla Metafisica. All’obiezione che già alcuni di tali aspetti metafisici sono anche oggetto della Scienza diremo, con riferimento alle Metafisica delle Grandi Religioni Tradizionali (Cap. 7), che essi effettivamente lo sono, ma che l’ambito scientifico seleziona solo quelli che si riferiscono al livello 13


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della corporeità e non a tutti gli altri livelli che lo sovrastano e che qui raccoglieremo nel termine di Trascendenza. Concludendo, nel quotidiano, più o meno consciamente, il nostro approccio al Mistero della Realtà possiede sia componenti scientifiche (basate sulle categorie umane della ragione, dell’intuizione intellettuale...) che trascendenti, in misura diversa a seconda della personalità, del cammino interiore, della situazione specifica da fronteggiare. C’è, tuttavia, una sintesi, un vertice a cui ci è dato almeno di tendere, quello propostoci da Maria, la Madre di Cristo. Nell’offerta totale di Sé, Ella coniuga, meravigliosamente, le ragioni della Sua umanità con le “ragioni” di un progetto trascendente di Salvezza, immerso nella insondabile profondità di Dio Amore (ispirato dalla lettera di Giovanni Paolo II, “Alle donne”, 1996). Padova, 9 maggio 2016

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Introduzione

Introduzione

Questo lavoro proviene da una sponda scientifica e non potrebbe essere diversamente data la mia natura di astrofisico, quindi non di filosofo né di teologo. Tuttavia una certa pretesa c’è ed è quella di contribuire, in qualche modo, al dialogo con la Filosofia e con la Teologia sulla ricerca di unità del Reale. Dopo aver posto, in maniera molto schematica, i termini del problema (Cap. 1), come esercizio applicativo del rapporto Scienza-Trascendenza, userò, per la Scienza, la Cosmologia fisica (Cap. 2 e 3) e la Biologia (Cap. 5), per la Trascendenza – usata come sinonimo della Metafisica – quella delle Grandi Religioni Tradizionali (Cap. 7), così come appresa dalla mediazione di Dallaporta (1997, 2000, 2002, 2004). Alcune tappe, particolarmente rilevanti nella storia del rapporto Scienza-Trascendenza, vengono sottolineate nel Cap. 4. L’excursus si conclude con il paradigma dell’Evoluzionismo (Cap. 5), tappa obbligatoria nella considerazione delle svolte, attualmente in corso, nel rapporto Scienza-Trascendenza. Alla prima disciplina scientifica, la Cosmologia, sarà dato uno spazio molto ampio, date le competenze astrofisiche dell’autore; riguardo alla seconda, la Biologia, mi ridurrò alle linee generali seguendo Dallaporta (2002), per la comprensione di alcune criticità che nascono nel rapporto con la Trascendenza. Poiché il Caso sembra sempre essere invocato in antitesi al Progetto, nel Cap. 6 verranno prese in esame le sue diverse accezioni, almeno nell’ambito della Fisica. L’ultima parte, Cap. 8, pone in luce la complementarietà del dominio della Scienza e di quello della Metafisica, alla ricerca di una visuale unitaria della Realtà. In esso sarà inclusa 15


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la parte dedicata alla Metafisica dell’Amore, così come appresa da Sartori (2003), che dota la Metafisica della Realtà di una dimensione ampiamente sovrastante la bidimensionalità tipica dello schema metafisico tradizionale. Inviterei il lettore, che provasse un certo disagio per gli aspetti scientifici dettagliati presenti specialmente nel Cap. 2 e 3, a non lasciarsi condizionare troppo da questo. Ciò che conta, infatti, non sono i singoli aspetti, descritti per rigore con formule e linguaggio specifici della Scienza, ma il messaggio che essi hanno in sé, al fine di dare spessore alle considerazioni sviluppate dopo, in particolare nel Cap. 8. Riconsiderando le linee guida tracciate, ritengo tuttavia che, sia l’iniziale assaggio della cosmologia scientifica moderna (con il sorprendente legame, di recente messo in luce fra la sua evoluzione e l’insorgere della Vita), sia il ripercorrere alcune fondamentali tappe storiche nel tormentato rapporto fra Scienza e Trascendenza (compresa l’attuale prospettiva del Neo-darwinismo), sia l’aver considerato il teorema di Gödel (capace di smontare tutto l’impianto neopositivista), aiuterebbero in realtà poco alla ricerca dell’unità del Reale, se l’enorme sviluppo della Scienza moderna non avesse portato altresì ad una dilatazione dei limiti costitutivi che la Scienza ha in sé. La consapevolezza di muoverci “sopra un grande abisso”, come diceva Heisenberg (1960), e di sapere che ogni fenomeno sceglie il suo spazio-tempo, appreso dalla relatività generale di Einstein, pongono ineludibili domande sul quid che limita la Scienza. Il centenario della nascita della Relatività, ci ripropone un ulteriore interrogativo a quale il suo geniale autore non ha saputo dare risposta (come ricordato anche da Giovanni Paolo II): «quello che c’è, nel mondo, di eternamente incomprensibile, è che esso sia comprensibile» (A. Einstein, 1936). Vale a dire: c’è un ordine nella natura recepibile dalle nostre categorie mentali! C’è qualcosa, inoltre, di iscritto nella Realtà che non ha una stretta valenza scientifica – anche se forse è quanto di 16


Introduzione

più amato e ricercato dallo Scienziato – posseduto non dalla quantità ma dalla cifra indecifrabile che è la Bellezza. Non credo vi possa essere dubbio alcuno che chi fa esperienza della Bellezza fa esperienza di Trascendenza. È un varco da cui traluce, inesorabilmente, lo spessore di Bontà che il Mistero del Reale, di fatto, possiede.

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