1
2
3 Collana Storia della Chiesa in Europa centro-orientale Diretta dal prof. Jan Mikrut
4
Piano della Collana
La Chiesa cattolica e il Comunismo in Europa centro-orientale e in Unione Sovietica
(1a ed. Marzo 2016 - 2a ed. Novembre 2016 - 3a ed. Aprile 2019)
Il governo e la Chiesa in Polonia di fronte alla diplomazia Vaticana (1945-1978) (1a ed. Aprile 2016)
Testimoni della fede. Esperienze personali e collettive dei cattolici in Europa centro-orientale sotto il regime comunista (1a ed. Marzo 2017)
La Chiesa cattolica in Unione Sovietica. Dalla Rivoluzione del 1917 alla Perestrojka (1a ed. Novembre 2017)
La Chiesa cattolica in Europa centro-orientale di fronte al Nazionalsocialismo 1933-1945 (1a ed. Aprile 2019)
Perseguitati per la fede. Le vittime del Nazionalsocialismo in Europa centro-orientale (1a ed. Maggio 2019)
Sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa. Il pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) e le Chiese in Europa centro-orientale. Nel centenario della nascita di Karol Wojtyła (1a ed. Ottobre 2020)
Giovanni Paolo II e la Chiesa cattolica in Unione Sovietica e nei Paesi sorti dalla sua dissoluzione. Nel centenario della nascita di Karol Wojtyła (1920-2020) (1a ed. Aprile 2021)
5
Giovanni Paolo II e la Chiesa cattolica in Unione Sovietica e nei Paesi sorti dalla sua dissoluzione Nel centenario della nascita di Karol Wojtyła (1920-2020)
a cura di Jan Mikrut Prefazione del cardinale Sigitas Tamkevičius
6 Questo volume è stato realizzato anche con il contributo di: Fondazione Giovanni Paolo II. Centro di documentazione e studio del pontificato Fondazione Romana Marchesa J. S. Umiastowska Recensione del volume: Prof. Dr. Roman Dzwonkowski SAC (Lublino) Prof. Dr. Stefano Caprio (Roma)
© Il Segno dei Gabrielli editori, 2021 Via Cengia 67 − 37029 San Pietro in Cariano (Verona) Tel. 045 7725543 − fax 045 6858595 mail info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Prima edizione, aprile 2021 ISBN 978-88-6099-456-1 Foto di copertina: © Vatican Media Stampa Mediagraf spa (Padova), Aprile 2021
Indice
7
INDICE
Prefazione del cardinale Sigitas Tamkevičius, arcivescovo emerito di Kaunas in Lituania – Giovanni Paolo II, voce della “Chiesa del silenzio”
13
Introduzione – Giovanni Paolo II costruttore di ponti fra l’Est e l’Ovest nella svolta epocale del crollo e della dissoluzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche Jan Mikrut
17
Russia Giovanni Paolo II e la rinascita delle strutture della Chiesa cattolica in Russia Tadeusz Kondrusiewicz
55
La politica ecclesiastica russa nello scorcio del XX secolo Giovanni Codevilla
81
Il cardinale Karol Józef Wojtyła, padre della Chiesa nell’impero sovietico Stefano Caprio
103
Giovanni Paolo II e i martiri dell’Unione Sovietica Jonathan Luxmoore
135
Giovanni Paolo II e il millennio di cristianesimo della Russia Luigi Geninazzi
161
Le visite di Michail Gorbaciov in Vaticano nel 1989 e 1990 Francesco Lanza
187
L’avvicinamento dell’Unione Sovietica al Vaticano e lo stabilimento delle relazioni diplomatiche secondo i materiali dell’Archivio di Stato della Federazione Russa Vadim Volobuev
209
Le visite in Vaticano dei presidenti della Federazione Russa: Boris Eltsin (1991 e 1998) e Vladimir Putin (2000 e 2003) Alessio Aira
235
Il papa come catalizzatore dei cambiamenti: Giovanni Paolo II e la politica di informazione in URSS sulle questioni religiose Boris Filippov
259
Giovanni Paolo II e la rinascita della vita religiosa in Russia negli anni ’90 Stefano Caprio
283
8 Indice Giovanni Paolo II: il rinnovatore e protettore della Chiesa cattolica armena in Russia Petros Yesayan
315
L’icona miracolosa di Nostra Signora di Kazan: il dono di Giovanni Paolo II alla Chiesa ortodossa russa (28 agosto 2004) Stefano Caprio 327 Giovanni Paolo II: sguardo dalla Russia con carità, fede e speranza Miсhail Fateev
365
“Il papa vi segue con il pensiero”. La vicinanza di Giovanni Paolo II al Seminario maggiore cattolico “Maria Regina degli Apostoli” di San Pietroburgo Luca Zanotto
385
Paesi Baltici Estonia La Chiesa cattolica in Estonia. Dalla dichiarazione di indipendenza nel 1918 fino alla storica visita di Giovanni Paolo II del 1993 Jan Mikrut
407
Lettonia Il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Lettonia: “Il vescovo di Roma viene nello spirito di pace e di fratellanza” Mihails Volohovs
445
Giovanni Paolo II nel rinnovamento dell’Episcopato della Chiesa cattolica lettone Andris Priede
471
“Sono molto felice che il papa sia stato eletto da un Paese vicino al nostro e da uno Stato democratico”. Giovanni Paolo II nel diario del cardinale lettone Julijans Vaivods Inese Runce
495
Il papa che creò molti problemi: documenti su Giovanni Paolo II negli archivi della Lettonia Solveiga Krūmiņa-Koņkova
505
L’eredità di Giovanni Paolo II in Lettonia: identità e memoria per il futuro Māra Kiope
519
Lituania La liberazione della Lituania dalla coltre di oblio ed isolamento: Giovanni Paolo II e la sua politica della memoria storica del Paese baltico (1978-1991) Kęstutis Smilgevičius
547
Indice
L’influenza del pontificato di Giovanni Paolo II sulla Chiesa cattolica in Lituania alla luce dei documenti dell’archivio del KGB della Repubblica Socialista Sovietica Lituana Irena Mikłaszewicz
9
573
Bielorussia Chiesa romano-cattolica Rinascita della “Caritas” in Bielorussia Larysa Michajlik
593
Il pontificato di Giovanni Paolo II e la Chiesa in Bielorussia: l’aspetto mariano Yauhen Vintou
625
L’immagine di Gesù misericordioso in Bielorussia negli anni 1956-1986 Andrzej Steckiewicz
643
Chiesa greco-cattolica Le Chiese orientali cattoliche nella visione dell’Europa di Giovanni Paolo II Sergiusz Gajek
675
La ripresa della vita liturgica e pastorale della Chiesa greco-cattolica in Bielorussia Andrei Ablameika
695
La rinascita della Chiesa greco-cattolica in Bielorussia durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Panorama cronologico Siarhei Verameyeu
717
Moldavia Giovanni Paolo II e la Chiesa cattolica della Repubblica di Moldavia Petru Ciobanu
729
Ucraina Chiesa romano-cattolica Un pellegrinaggio di incoraggiamento e di speranza per l’Ucraina dal 23 al 27 giugno 2001 a Kiev e a Leopoli Jacek Waligóra
739
Giovanni Paolo II e l’arcidiocesi di Leopoli di rito latino Marian Buczek
765
10 Indice Il ripristino della gerarchia romano-cattolica in Ucraina nel 1991 da Giovanni Paolo II e le nomine vescovili fino al 2003 Marian Buczek 795 Chiesa greco-cattolica Dalle catacombe alla rinascita: la Chiesa greco-cattolica ucraina e il pontificato di Giovanni Paolo II Augustyn Babiak
823
Gli incontri e i ricordi di un vescovo greco-cattolico con papa Giovanni Paolo II Irynej Bilyk
853
Il pontificato di Giovanni Paolo II e l’Ucraina Augustyn Babiak
869
Le Repubbliche Asiatiche Kazakhstan La storica visita di Giovanni Paolo II in Kazakhstan (22-25 settembre 2001) e il suo significato per la Chiesa e per lo Stato Tomasz Peta
893
Kirghizistan La storia della Chiesa cattolica in Kirghizistan Anthony Corcoran
915
Tagikistan Alla ricerca delle tracce cattoliche sul tetto del mondo. La Chiesa in Tagikistan e il pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) Nicola Spinato
945
Turkmenistan Il cammino della Chiesa cattolica in Turkmenistan tra slanci e silenzi fino al pontificato di Giovanni Paolo II Łukasz Bankowski
969
Uzbekistan Chiesa in rinascita sulla via della seta, avanguardia ecumenica e interreligiosa. Le attività cattoliche in Uzbekistan durante il pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) Nicola Spinato
991
Indice
11
Le Repubbliche del Caucaso Armenia La causa della pace per il popolo delle croci. Le relazioni con gli armeni e con la Repubblica di Armenia nell’orizzonte geografico ed ecumenico di Giovanni Paolo II Nicola Spinato
1043
Azerbaigian La porta fra l’Oriente e l’Occidente. Giovanni Paolo II e l’Azerbaigian per la tolleranza religiosa e la convivenza fra i popoli nel clima mondiale da scontro di civiltà Nicola Spinato 1089 Georgia Ricercando l’incontro. Viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Georgia Giuseppe Pasotto
1139
Indice delle abbreviazioni
1164
Indice dei collaboratori
1166
Indice dei nomi
1173
Indice dei luoghi
1200
Prefazione del cardinale Sigitas Tamkevičius, arcivescovo emerito di Kaunas in Lituania
Giovanni Paolo II, voce della “Chiesa del silenzio”
La “Chiesa del silenzio”: con questo epiteto, usato più volte dal papa Giovanni Paolo II, è possibile descrivere la situazione della Chiesa nell’Unione Sovietica. Anche se il libro, di cui sono stato invitato a scrivere la prefazione, riguarda l’influsso del pontificato di Giovanni Paolo II su tutti i Paesi dell’Unione Sovietica, ciò nonostante, desidero condividere con i lettori le mie riflessioni sulla “Chiesa del silenzio” in Lituania. Farò un breve excursus sull’influenza di papa Giovanni Paolo II sui fedeli della Lituania repressa, poiché conosco meglio questa situazione. Indubbiamente, il suo influsso è stato simile per tutti i Paesi oppressi del blocco sovietico nell’Europa dell’Est. In cinquant’anni di oppressione, la Chiesa cattolica in Lituania subì dei durissimi colpi. Centinaia di sacerdoti furono condannati dalle autorità comuniste e mandati nei numerosi gulag. Pressoché tutti i vescovi subirono la repressione, il vescovo Vincentas Borisevičius fu persino fucilato. La vita religiosa nel nostro Paese era forzatamente adattata al “letto di Procuste”. Noi sacerdoti non avevamo nemmeno il diritto di insegnare il catechismo ai bambini, e in caso di disobbedienza vi era il rischio reale dell’incarcerazione. Oltre a ciò, il KGB si sforzava in tutti i modi di arruolare il clero, vescovi e sacerdoti, come collaborazionisti. E tutto questo durò non un paio d’anni, nemmeno un decennio, ma ben cinquant’anni! Eravamo come dei malati gravemente feriti, bisognosi di un aiuto possente. In quel periodo, quando eravamo oppressi del potere sovietico, il mondo libero sapeva davvero poco di noi, e parlava poco di noi. La propaganda sovietica aveva convinto parecchie persone in Occidente che in Lituania, come in tutte le Repubbliche socialiste sovietiche, vi fosse piena libertà religiosa. Noi eravamo la “Chiesa del silenzio”, che non sentiva la solidarietà del mondo libero. Papa Giovanni Paolo II manifestò solidarietà alla “Chiesa del silenzio” di queste terre, fin dall’inizio del suo pontificato. Appena eletto papa, fece visita al nostro collegio lituano di S. Casimiro a Roma, e assicurò di voler essere la voce della “Chiesa del silenzio”. Queste parole di Giovanni Paolo II furono per noi un grande conforto in quel momento difficile, furono per noi un’ottima notizia: il papa non solo conosceva molto bene le nostre difficoltà, ma ne parlava apertamente e a gran voce in diverse occasioni. Ebbero poi un grande significato due giubilei celebrati a Roma: i 500 anni dalla morte di san Casimiro (1984), e i 600 anni dal battesimo della Lituania (1987). Queste due celebrazioni ricordarono al mondo la Lituania occupata dai
14 Sigitas Tamkevičius - Giovanni Paolo II, voce della “Chiesa del silenzio” sovietici, come anche la repressione dei suoi credenti. Celebrando il giubileo per i 600 anni del battesimo della Lituania, Giovanni Paolo II proclamò beato il vescovo lituano Jurgis Matulaitis. Alla vigilia poi della caduta del sistema sovietico, il pontefice manifestò un altro gesto di attenzione verso la Lituania, con l’elevazione del vescovo Vincentas Sladkevičius al rango cardinalizio. Per molti anni Giovanni Paolo II, purtroppo, non poté venire in Lituania. Noi, a quel tempo, seguivamo con attenzione i suoi viaggi nella vicina Polonia: con ogni suo viaggio fuori Roma si rafforzava il desiderio di libertà, non solo nella patria del papa, ma anche qui da noi in Lituania. I sacerdoti e religiosi lituani, incoraggiati dalle parole del papa, incominciarono a difendere i diritti dei credenti ancora con più forza. A novembre del 1978 fu fondato il Comitato lituano per la difesa dei diritti dei credenti cattolici, che per ben cinque anni diffuse le notizie sulla persecuzione religiosa in Lituania, che il governo sovietico cercava di nascondere al mondo libero a tutti i costi. Giovanni Paolo II desiderava molto fare visita alla Lituania, ma non vi erano ancora le condizioni. Per questo motivo, nell’estate del 1991, durante una visita nella città di Łomża (Polonia), egli invitò i vescovi lituani a un incontro con lui, e a celebrare insieme la Santa messa. Per noi vescovi lituani, e per tutti i nostri fedeli, quello fu un gesto di solidarietà e di attenzione molto significativo. I primi passi per la Lituania indipendente furono molto faticosi. Non solo per lo Stato, ma anche per la Chiesa. La libertà conquistata sembrava incompleta: i carri armati russi che ancora stazionavano nella nostra Patria rendevano la gioia solo parziale, mentre le persone non avevano ancora curato le ferite dell’animo di un’occupazione così lunga. Per noi tutti era necessario rafforzarci spiritualmente, come anche avere delle risposte chiare su quale direzione prendere, per pianificare un futuro radioso. Alla fine di agosto del 1993 uscivano dal territorio della Lituania gli ultimi carri armati russi, e dopo pochi giorni, a settembre, giunse in visita apostolica Giovanni Paolo II. Per noi, che avevamo sopportato per cinquant’anni il giogo dell’occupazione sovietica, sembrava fosse un vero miracolo. Non riusciremo mai a dimenticare gli incontri con il papa nella capitale Vilnius, e a Kaunas, e nel santuario mariano nazionale di Siluva, e a Kryziu Kalnas, la collina delle croci. Ogni incontro fu una vera festa per lo spirito. Il papa ci infuse il coraggio di rialzarci dopo tanti anni di repressione, e di creare il futuro della Lituania e della Chiesa lituana. Il papa notò le nostre ferite dell’animo e ci diede indicazioni sul modo di curarle. Egli baciò la terra della Lituania, che era stata bagnata dal sangue dei partigiani, ci invitò a vivere responsabilmente nella libertà, e a diventare persone nuove. Egli ci disse: “L’onestà, l’onore, la laboriosità, il rispetto, la giustizia, il senso della responsabilità, la mitezza e la sincerità: ecco quali sono le virtù dell’uomo nuovo!”. L’influsso di Giovanni Paolo II nel cammino di liberazione della Lituania e di tutti i Paesi dell’Europa dell’Est fu immenso: egli non solo operò per la caduta del blocco comunista, ma indicò anche la direzione per il futuro. Di tutto questo
Sigitas Tamkevičius - Giovanni Paolo II, voce della “Chiesa del silenzio”
15
noi gli siamo molto riconoscenti e debitori. Mi auguro che questa pubblicazione, che avete tra le mani, non solo vi ricordi il passato e il ruolo di san Giovanni Paolo II nella storia, ma vi aiuti anche a creare un futuro, simile a quello auspicato continuamente dal medesimo papa: un futuro aperto a Cristo.
Jan Mikrut
Giovanni Paolo II costruttore di ponti fra l’Est e l’Ovest nella svolta epocale del crollo e della dissoluzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
Giovanni Paolo II e la Chiesa cattolica in Unione Sovietica e nei Paesi sorti dalla sua dissoluzione. Nel centenario della nascita di Karol Wojtyła (1920-2020). Il titolo rende nella maniera più espressiva il guadagno del frutto delle ricerche storiografiche su questo argomento. Un argomento che porta un’analisi dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, dalla sua nascita alla sua dissoluzione, e al suo rapporto nel confronto della religione; tutto ciò, chiaramente, non in maniera generalista, ma precisamente tenendo conto del pontificato di Giovanni Paolo II, al suo rapporto con le Chiese dei Paesi sovietici, e al suo personale apporto per la loro sopravvivenza. La società russa e lo scontro con il bolscevismo La presa del potere da parte dei bolscevichi in Russia nel novembre 1917 ha cambiato in modo definitivo la situazione delle comunità religiose in Russia. La società del secolare Impero Russo fu rovesciata radicalmente in ogni espressione della vita quotidiana. Da secoli nella parte europea della Russia prevaleva la popolazione di fede ortodossa, ma esistevano anche diverse minoranze nazionalconfessionali, tra le quali i cattolici di rito latino, di rito greco-bizantino e di rito armeno. La tradizionale politica degli zar verso la popolazione non ortodossa fu caratterizzata per un lungo periodo dallo spirito di tolleranza; per loro furono emanati adeguati decreti giuridici che stabilirono obblighi e privilegi per i credenti al fuori della Chiesa ortodossa. Nel maggio 1917 si svolse il Sinodo della Chiesa greco-cattolica russa, che decise di fondare un esarcato autonomo, in seguito legalizzato dal Governo di transizione. Un cambiamento sostanziale però avvenne per la Chiesa ortodossa, che era stata sempre la confessione principale e privilegiata nell’Impero Russo: nel mese di giugno fu sospeso il controllo statale sulla Chiesa ortodossa, che ottenne così l’autonomia e il ritorno dell’ufficio del patriarca, che era stato soppresso per motivi politici nel 1700 dallo zar Pietro I. La Chiesa ortodossa poteva svolgere le attività pastorali, nominare i vescovi e preparare l’elezione del nuovo patriarca. I gruppi nazionali e confessionali presenti sul grande territorio nazionale vivevano in pace, la loro cultura, tradizione e religione erano rispettate. Questa pacifica convivenza delle diverse nazionalità e religioni finì improvvisamente con l’inizio della rivoluzione dei bolscevichi. L’anno 1917 fu dominato da particolari eventi politici, le cui conseguenze avreb-
18 Jan Mikrut - Giovanni Paolo II costruttore di ponti fra l’Est e l’Ovest bero dominato per decenni non solo la storia della stessa Russia ma anche di altri Paesi europei. Fra il 6 e l’8 novembre l’armata dei bolscevichi conquistò il palazzo d’Inverno di Pietroburgo, furono arrestati i membri del governo transitorio. Il 9 novembre 1917 il Secondo Congresso dei Soviet dei deputati operai e dei soldati proclamò la presa del potere. Fu nominato presidente Vladimir Ilič Uljanov Lenin, un personaggio ancora poco conosciuto in Russia, poiché aveva trascorso una parte della sua vita prima in Siberia e poi all’estero, da dove coordinava le attività politiche in Russia. Scoppiò una guerra civile, vinta dopo tre anni dai bolscevichi. Lo scopo di Lenin era quello di instaurare la dittatura del proletariato e la conquista del potere in Russia costituiva solo una prima tappa di quel processo. La decisione dell’esecuzione dell’intera famiglia fu presa dai bolscevichi, su suggerimento dello stesso Lenin, il 16 luglio 1918. Poco dopo la mezzanotte del 17 luglio 1918 l’intera famiglia Romanov fu fucilata dai bolscevichi nella cantina della casa, dove erano stati trasferiti da San Pietroburgo. I loro corpi furono gettati in un pozzo, cosparsi di acido solfidrico, poi bruciati e i resti sepolti in un luogo isolato. Il 16 luglio 1998 la famiglia imperiale fu inumata con esequie di Stato nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo, accanto alle tombe degli altri Romanov. Nel 2000 lo zar Nicola II e i suoi familiari furono dichiarati martiri e canonizzati dalla Chiesa ortodossa. Il nuovo potere politico cercava con determinazione i sistemi più efficaci per ridurre l’influenza della religione nella società e introdurre una visione atea del mondo. La Rivoluzione d’ottobre diede l’avvio a un periodo di grandi persecuzioni delle Chiese e i suoi rappresentanti. Con i primi atti normativi, emanati agli inizi del 1918 e riguardanti tutte le confessioni religiose, si diede l’avvio alle limitazioni nella sfera della vita religiosa. La comunità più numerosa dei cristiani era composta tradizionalmente dai fedeli della Chiesa ortodossa. Il Decreto sulla proprietà della terra del 26 ottobre 1917 prevedeva la nazionalizzazione delle terre di proprietà della famiglia imperiale e dei monasteri; tutte le competenze in materia passarono ai Comitati agrari e ai Soviet distrettuali dei Deputati dei contadini, sino all’Assemblea Costituente. Il diritto di proprietà privata sulla terra veniva così soppresso per sempre: la terra diventa proprietà statale e viene assegnata a tutti coloro che su di essa lavorano. A dicembre fu adottato dallo Stato l’obbligo di registrazione delle nascite, dei matrimoni e dei decessi. Da quel momento il potere legale consentì solo i matrimoni civili. Si moltiplicarono in quel periodo le aggressioni contro i sacerdoti contrari a queste statuizioni. A quell’epoca in Russia vivevano circa 2 milioni di cattolici con circa 1.000 sacerdoti, 6.400 chiese, 2 seminari e una facoltà teologica. La maggior parte dei cattolici-romani erano cittadini di origine polacca, da secoli presenti nella parte occidentale del Paese vicina ai confini con la Polonia. Questo fatto aveva ragioni storiche legate con gli spostamenti forzati di quelle popolazioni in Siberia e nei territori molto lontani dalla parte europea dell’Impero Russo, come una determinata reazione alle rivolte nazionali dei polacchi contro l’occupante russo di
Jan Mikrut - Giovanni Paolo II costruttore di ponti fra l’Est e l’Ovest
19
gran parte del territorio nazionale della Polonia nel periodo 1772-1918 o delle attività politiche dei gruppi patriottici per ottenere l’indipendenza del loro Stato. Nel periodo 1917-1939 i cattolici rimasti sul territorio dell’Unione Sovietica subirono molte vessazioni, sia per motivi politici sia religiosi. Le persecuzioni da parte dei sovietici avvennero in vari modi e, in particolare, oltre alla prigione, la popolazione cattolica fu costretta a sopportare la deportazione in Siberia e in Asia centrale, specialmente nel territorio dell’attuale Kazakhstan, dove visse in diaspora, tra molti altri popoli. L’insegnamento della religione ai minori presso le scuole divenne reato, punito con una pena minima di un anno di lavori forzati. Lo stesso anno fu chiusa l’Accademia Ecclesiastica Cattolica a Pietroburgo, che aveva formato dal 1842 i futuri sacerdoti cattolici per l’intero Impero Russo. Furono vietate le pratiche religiose ai minori di 18 anni, nonché le pratiche religiose comunitarie presso le abitazioni private. Il 29 aprile del 1919 arcivescovo metropolita di Mahilëŭ Eduard Ropp fu arrestato: era il primo vescovo cattolico nella Russia sovietica a venire arrestato e poi espulso il 29 aprile 1919 in Polonia, morì il 25 luglio 1939 a Poznań. In ricordo alla guerra polacco-sovietica Nel 1920, quando nacque Karol Wojtyła, il futuro papa Giovanni Paolo II, ebbe luogo la guerra polacco-bolscevica, assai sanguinosa e tragica per la nazione polacca. Karol Wojtyła non poteva avere ricordi personali di questo conflitto militare, ma grazie alla testimonianza di suo padre, un ufficiale dell’esercito polacco, l’importanza di questo conflitto fu trasmessa al figlio, e questo tema era spesso presente nei loro discorsi. L’inizio della sua formazione patriottica dobbiamo cercarla già nell’infanzia, nella casa dei genitori. Wojtyła era nato e cresciuto nella Polonia indipendente, sapeva cos’è la libertà della nazione. Nella sua casa il padre, un ex soldato asburgico, aveva condiviso con il figlio il mito della monarchia austro-ungarica e del suo imperatore Francesco Giuseppe I e poi il breve periodo del governo dell’ultimo degli Asburgo, l’imperatore Carlo I d’Austria. Probabilmente la scelta dei nomi di battesimo Karol Józef, da parte dei suoi genitori, fu legata a questa stima verso gli ultimi imperatori della monarchia danubiana. Dalla guerra del 1920 dipendeva il fatto di esistenza del nuovo Stato indipendente dei polacchi dopo 123 anni, cioè dall’ultima spartizione tra Russia, Prussia e Austria, avvenuta nel 1795. L’inizio di una nuova forma dell’indipendenza significava per i polacchi sparsi in diversi Paesi – non solo europei, anche in America del Nord e del Sud – la realizzazione di un sogno secolare: poter vivere liberamente in uno Stato indipendente. La ragione principale dello scoppio della guerra fu causata dalla minaccia dell’indipendenza della Polonia in conseguenza della Prima guerra mondiale, nel novembre 1918. L’ideologia del comunismo internazionale cercava i modi per esportare la rivoluzione comunista in tutta Europa. I primi tentativi furono fatti dai bolscevichi già nel 1918 in Finlandia, dove scoppiò la guerra civile,
20 Jan Mikrut - Giovanni Paolo II costruttore di ponti fra l’Est e l’Ovest e negli Stati baltici. Nel 1919 si tentò di provocare una rivolta a Berlino, mentre in marzo in Ungheria si formò un Governo con la partecipazione dei comunisti e nel giugno 1919 si tentò di provocare un colpo di stato a Vienna. Per trasferire l’idea della rivoluzione in altri Paesi europei, nel marzo 1919 i bolscevichi crearono un movimento internazionale: l’Internazionale Comunista III dei lavoratori, che in pratica attuò tra i membri del movimento le linee guida del Partito comunista bolscevico. Dal punto di vista dell’indipendenza della Polonia, una questione molto importante era il percorso del confine orientale dello Stato. L’11 dicembre 1918 i bolscevichi occuparono Minsk, il 17 dicembre 1918 annunciarono la costituzione della Repubblica Sovietica Lettone e il 1° gennaio 1919 la Repubblica Sovietica Bielorussa. A gennaio occuparono Vilnius e a febbraio istituirono la Repubblica Socialista Lituano-Belorussa, con capitale Vilnius. A cavallo tra il 1918 e il 1919 le truppe bolsceviche attaccarono la Polonia e l’Ucraina e già nel gennaio 1919 proclamarono la creazione della Repubblica Socialista Ucraina dei Consigli con la capitale a Charkiv. All’inizio di febbraio i bolscevichi catturarono Kiev. Queste azioni dell’esercito sovietico furono intese dalle autorità polacche come un atto di aggressione. Dopo tentativi infruttuosi di trattative polacco-bolsceviche, nell’aprile 1919 iniziò l’offensiva polacca per far sollevare Vilnius e la Volinia. Il 7 maggio 1920 l’esercito polacco e quello ucraino occuparono Kiev. Il 14 maggio le truppe sovietiche partirono al contrattacco. Le truppe polacche si trovarono in ritirata. La situazione era pericolosa per la Polonia. Nelle aree occupate dai bolscevichi fu sviluppata l’azione di propaganda politico-ideologica con la attiva partecipazione dei comunisti polacchi, i quali sognavano in Polonia uno simile Stato fondato sui criteri dell’ideologia sovietica. continua...